Roby Guerra : la biopolitica controculturale di Stefano Vaj- recensione da Supereva.it

Dal postmoderno al postumano e verso la ciberpolitica

Stefano Vaj libro Edito alcuni fa (SEB) , tuttavia ancora in primo piano in certo dibattito futuribile contemporaneo, Biopolitica-il nuovo paradigma di Stefano Vaj, docente di tecnologia a Padova, neofuturista, sovraumanista, tra i leaders del movimento transumanista e futurologico nazionale, è opera aperta che ha ante litteram inaugurato orizzonti sociopolitici inediti, destinata ad amplificazioni prossime sorprendenti.
Esito di un background soggettivo originalmente postmoderno e neonietzchiano, alla francese tra Lyotard, Derrida, Baudrillard, Onfray, Faye e lo stesso Alain de Benoist, Vaj trascende certo necessario tecnonichilismo del secondo fine novecento, la frattura dal moderno, la fine dell’ideologia, della storia e della politica stessa, del pensiero a una dimensione, filosofico o sociale, di destra o sinistra, poco importa.
Biopolitica è uno dei tentativi, delle trasmutazioni al quadrato più affascinanti in circolazione: la fusione della critica radicale postmodern autentica (poco percepita in Italia, dove il postmodern è stato al massimo volgarizzato da certi epigoni del 77 o esorcizzato dal modernismo ideologico postgramsciano) con le nuove pulsioni conoscitive tecnoscientifiche, l’avvento dell’informatica di massa, delle biotecnologie e di Internet.

Vaj scommette, nell’epoca dove caos , relativismo e forme di pensiero alienari e stocastiche quasi diventano assiomi propulsivi ma ambigui nella dimensione conoscitiva ed esistenziale (indirettamente nella sfera politica e mediatica), un al di là, un Sì al mondo, nonostante l’ombra della mercificazione e della reificazione assurti a paranormalità socialmente condivisi…
E lo fa in Biopolitica…, senza alcun proclama metafisico o new age: al contrario, la scrittura è un medium freddo, intriso di estetismo inedito, un bolero techno dove la storia della nostra cultura è attraversata e riformattata alla luce di scanner a zig zag o a spirale, spesso culturalmente e politicamente alternativi, controculturali rispetto anche al pensiero alternativo stesso…
Ne deriva il ruolo della techne , della tecnoscienza, strutturale fin dai vagiti dell’Occidente, in tale surf psicotorico, quasi, tra gli echi stessi di McLuhan e oggi De Kerckhove; la denuncia di certo ruolo ambiguo dell’archetipo cristiano (ma in ottiche critiche non riducibili a certo storicismo o laicismo anche positivista), poi virus nello stesso liberalismo o socialismo di certo universalismo che confonde i codici, pericolosamente, identificando la libertà e l’uguaglianza giuridica fondamentali in democrazia (Toqueville sullo sfondo anche), con la ineluttabile diversità genetica e anche culturale-identitaria, differenze alla base di qualsiasi progresso e autentica dialettica non banalmente o soltanto verbale o storicistica.
Nello stesso tempo Vaj rilancia come antivirus, un altro archetipo sempre parallelo e ombra del logos occidentale dominante, certo paganesimo, dionisiaco ed apolinneo, puer aeternus ai giorni nostri, sulla scia qua dello stesso Jung e altri, lo stesso Colli oltre a Nietszche e anche i futuristi italiani.
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continua
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ROBY GUERRA