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domenica 11 aprile 2010

Apple Arriva il multitasking

DA ESTENSE COM

Apple ha presentato oggi in anteprima il software iPhone OS 4 e rilasciato una versione beta dello stesso ai membri dell’iPhone Developer Program. La versione beta di iPhone OS 4 include un aggiornamento per il Software Development Kit (SDK) con oltre 1.500 nuove Application Programming Interfaces (API) e oltre 100 nuove funzionalità che saranno disponibili per gli utenti di iPhone e iPod touch questa estate. Le nuove funzioni comprendono il Multitasking per le applicazioni di terze parti; Cartelle per organizzare e gestire al meglio le applicazioni; l’applicazione Mail migliorata con inbox unificate, passaggio rapido tra le caselle e messaggi organizzati per discussione; un miglior supporto Enterprise con ulteriori migliorie per la sicurezza dei dati, la gestione dei dispositivi mobile, la distribuzione wireless delle applicazioni; iAd, la nuova piattaforma Apple di pubblicità mobile; e iBooks, il nuovo splendido ebook reader e bookstore online che ha recentemente debuttato sull’iPad™....

http://www.estense.com/iphone-os-4-040999.html

lunedì 13 luglio 2009

BLOG E COZZE...

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I blog, il web sociale e il filtro delle cozze

Dai blog ai social network: il web “abitato” è cambiato molto negli ultimi anni. Sono cambiati gli strumenti di pubblicazione, i luoghi di discussione, le persone che via via hanno scoperto questi luoghi e questi strumenti e li hanno piegati ai propri bisogni (narrativi, giornalistici, culturali, identitari, ecc). Qualcosa si è perso, qualcosa si è guadagnato in questo passaggio da un web dominato dai blog a quello attuale, che sembra modellarsi intorno ai social network di nuovissima generazione, e di questo parliamo con Maximiliano Bianchi, noto in rete come Strelnik, web designer, bit worker e blogger dal 2001. «A novembre del 2001 eravamo in Italia una ventina a scrivere in rete attraverso un blog. E ovviamente ci leggevamo più o meno tutti vicendevolmente: una delle cose che può sembrare strana o pleonastica oggi, e che subito mi colpì della prima blogosfera, che chi scriveva un blog leggeva anche gli altri blog, e li riprendeva spesso nei propri post citandoli. C’era – mi pare adesso – una propensione maggiore al link all’esterno, a citare gli altri di più e con più piacere. Il link era una specie di omaggio, ad un contenuto o ad uno stile che si scopriva: una sorta di sorpresa continua verso ciò che si trovava in giro che poi è in parte diventata, vista dall’esterno, un’accusa di autoreferenzialità della blogosfera stessa».

COLLABORAZIONE E AGGREGAZIONE
La vita sul web non è una vita solitaria, o passiva: «La vera natura del web è secondo me una natura collaborativa, di condivisione di un obiettivo e di un fine preciso verso cui lavorare insieme a più teste e più mani, per esempio anche aggregando varie fonti e contenuti. Condivisione e collaborazione vuol dire anche competizione, nel senso originario: “cum petere”, chiedere insieme, avere lo stesso obiettivo. Fare le cose insieme è la cosa che a me piace di più, un rovesciamento copernicano rispetto ad altri contesti tradizionali. Due teste pensano meglio di una, come si diceva una volta e dovrebbe dirsi anche oggi e a maggior ragione. E anche se non c’è un immediato o concreto risultato economico a breve: l’essere umano non è un uomo economico, ha bisogno anche di altro». E le cose cambiano solo relativamente con l’avvento del web sociale: «Molto si è fatto con e attraverso i blog, e molto può essere ancora fatto con i social network: non c’è una vera differenza in tal senso. Indie content producers never die, chi vuole produrre contenuti, chi fa i contenuti, indipendentemente da tutto e da tutti, dagli strumenti o dal contesto tecnologico esterno, non morirà mai, troverà sempre la strada verso gli altri, verso chi è interessato a quel contenuto. Il web finora ha sempre trovato il modo di piegare gli strumenti ai bisogni di chi li usava e arrivare alle persone: per esempio il caso degli “hashtag”, i tag “sociali” che su Twitter e altri social network servono a trovare e riaggregare i contenuti prodotti dagli utenti».

NEWS DAL BASSO, FILTRARE LE NOTIZIE
In alcuni casi tragici e terribili, i semplici cittadini, testimoni oculari dei fatti, sono anche quelli che possono raccontare prima di tutti gli altri quello che accade grazie a cellulari sempre connessi, fotocamere e videocamere digitali. E’ il cosiddetto “citizen journalism” che negli ultimi tempi è molto alimentato (da una parte complicato, dall’altra facilitato) dai social network e del web 2.0 evoluto. Nelle scorse settimane ne abbiamo parlato con alcuni protagonisti ed esperti, da Giuseppe Tempestini a Luca Alagna (aka Ezekiel): entrambi intorno alla protesta in parte analogica e in parte digitale in Iran. E successivamente, intorno alla tragedia di Livorno e del racconto che ne è stato fatto sul web con Alberto Macaluso. Anche Maximiliano collabora con alcuni di questi progetti, che ora si sono aggregati, da varie room di friendfeed, in un tumblr che ne garantisce una fruizione cronologia e “taggata”: iNews, i fatti raccontati attraverso i social media: «Chris Anderson dice che è possibile che nel futuro il direttore di un giornale sarà una specie di community manager, che filtra le notizie prodotte da altri. Il giornalismo rimarrà anche la pratica di chi consuma le suole e batte le strade alla ricerca della notizia; ma sarà sempre più la capacità di filtrare il mare magnum delle notizie provenienti da tutti, protagonisti compresi e dargli un senso. Come sta accadendo con le room su friendfeed o con altri esperimenti di aggregazione di notizie dal basso intorno alle proteste Iran, o in Honduras o in altre parti del mondo, più o meno carenti quanto a libertà di informazione. E’ un po’ il ruolo della cozza, che filtra l’acqua più o meno sporca e la rende più o meno pulita e bevibile. Chi fa questa opera di filtraggio fa un’opera di depurazione delle notizie che arrivano, che spesso sui social media sono confuse, oppure dei falsi volutamente diffusi per controinformazione: è un’opera meritoria, spesso complicata ma sempre più necessaria».

From www.apogeonline.com

(a cura di David Palada)

 

sabato 31 gennaio 2009

SCIENZA E COMUNICAZIONE

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FROM ESTENSE COM QUOTIDIANO ON LINE DI FERRARA

Gli scienziati comunicano perché è ‘necessario’

 

Roma. Gli scienziati comunicano, soprattutto per trasferire i risultati delle proprie ricerche al mondo produttivo e per dialogare con gli studenti. Coinvolgono direttamente il pubblico di rado, e soprattutto nei settori di maggiore attenzione sociale, come ambiente e salute. E’ quanto emerge dai dati di un’indagine condotta dal gruppo di ricerca “Comunicazione della scienza ed Educazione” del Consiglio Nazionale delle Ricerche all’interno della rete scientifica dell’Ente. I ricercatori ritengono che sia più utile comunicare con mondo produttivo, amministratori e politici, anche se questi ultimi sono coloro con cui è più difficile avere un dialogo. Infine, si sentono più compresi dal pubblico generico che dai mass media.

I risultati dell’indagine, condotta da Alba L’Astorina dell'Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell'Ambiente (Irea-Cnr), sono stati presentati nel corso della giornata “Ricercare e comunicare: teorie e buone pratiche negli enti di ricerca”, che si è svolta nell’Area di ricerca Milano1 del Cnr. A fare da “osservatorio”sono stati gli stessi istituti del Cnr, ai quali tra il 2007 e il 2008 sono state poste domande relative alle modalità e agli obiettivi delle loro attività di comunicazione. Ha risposto il 60,5% degli istituti.

La maggior parte della comunicazione attivata (il 57%) è finalizzata alla diffusione dei risultati e alla divulgazione dei contenuti delle attività scientifiche, il 21% a stabilire contatti con il mondo produttivo tramite il trasferimento tecnologico, il 15% è diretta alla scuola. In minima parte (5%) la comunicazione è invece mirata alla partecipazione diretta del “pubblico”, limitatamente ai settori di maggiore attenzione sociale (ambiente e salute).

Il livello di consapevolezza dell’importanza della comunicazione è senz’altro alto. La maggior parte dei ricercatori intervistati la ritiene “necessaria” (oltre il 25%); molti la ritengono “utile” (20% circa) o “doverosa”, qualcuno ritiene sia “interessante”. Pochissimi la considerano “facoltativa” e nessuno “una perdita di tempo”.

I primi soggetti con cui gli scienziati ritengono sia utile comunicare sono il mondo produttivo e gli amministratori, entrambi indicati da circa un terzo del campione, seguiti da insegnanti, studenti e mass media. I politici sono i referenti con i quali risulta più difficile stabilire un dialogo; mentre i ricercatori si sentono maggiormente compresi dal pubblico “generico” (con cui è più “facile” parlare).

Un’altra indagine dello stesso gruppo di ricerca dell’Irea-Cnr si concentra invece sulla definizione di comunicazione della scienza data da coloro che, negli istituti di ricerca, se ne occupano o vorrebbero farlo. I fattori considerati più importanti sono: comunicare soluzioni scientifiche e tecnologiche di rilevanza nella vita di tutti i giorni (49%), trasferire conoscenze attendibili (47%) e aprire un dialogo con le diverse parti sociali (36%).

I dati indicano anche gli ostacoli incontrati nella comunicazione: il 48% dei ricercatori trova difficile esprimersi in modo chiaro e semplice, mentre il 44% accusa gli operatori dei media di imprecisione; meno sentita la percezione che il pubblico dei cittadini non sia preparato a recepire i temi scientifici (31%). Questo conferma che per i ricercatori è più facile comunicare con il cittadino “medio” che con i professionisti dell’informazione.

Le ricerche sono state presentate nell’ambito di una tavola rotonda su questi temi alla quale sono intervenuti addetti ed esperti di alcuni enti di ricerca italiani e stranieri (Tommaso Maccacaro, presidente dell’Inaf, Angela Pereira del JRC, Federico Neresini dell’Università di Padova, Chiara Pesenti del Politecnico di Milano e Giovanni Caprara del Corriere della Sera).

http://www.estense.com/?module=displaystory&story_id=47100&format=html

lunedì 22 dicembre 2008

I MASS MEDIA SONO MORTI?

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Questo articolo scritto da Claudio Vaccaro è stato pubblicato sul sito Socialware (www.socialware.it). L’Asino Rosso lo ripropone nella sua versione integrale.

A cura di David Palada



L’era del Socialware di Claudio Vaccaro

Possiamo prenderla come una provocazione, ma i mass-media sono morti. O, perlomeno, sono palesemente agonizzanti. Scalpitano per cercare di sopravvivere, cercano di adeguarsi alla modernità, si confondono. Ma la concezione originale/storica del termine, ovvero quel sistema dis-aggregato di tecnologie che veicolano comunicazione in una logica "Push", "Broadcast", da uno a molti (o meglio, da pochi a molti) sta per essere definitivamente superata. Questa è l'età della comunicazione da molti a molti, della fruizione "pull" dei contenuti (li scelgo, non li subisco) e della fusione delle funzioni dei vecchi media in un'unico media globale e capillare.
Contrariamente a quanto spesso viene sostenuto, non è stata la nascita di Internet come medium a decretare il superamento effettivo dei media tradizionali: la Rete ha solo (solo?) fornito la tecnologia e il territorio per ripensare gli strumenti del comunicare, per abbattere le ultime barriere che lo spazio e il tempo imponevano alle relazioni umane.
Prova ne è il fatto che, se parliamo di contenuto e fruizione dello stesso, la prima era del WWW (quella soprannominata "Web 1.0"), proseguiva in forma diversa la filosofia dei mass-media, imponendo contenuti premasticati, adattati al pubblico, confezionati da pochi "addetti ai lavori". I siti e i portali informavano, educavano e intrattenevano, esattamente come i giornali, la radio, la tv.
Il vero salto in avanti è stato compiuto proprio in questi ultimi anni, grazie all'apporto di diversi attori (chi più in maniera "pionieristica", chi più solidamente strutturata), che hanno cambiato radicalmente l'APPROCCIO nel "fare internet", capendone e realizzandone concretamente le potenzialità in termini sociali, comunicativi, di interfaccia. Il tanto nominato "Web 2.0" sta spostando l'attenzione dal concetto di sito-contenitore (logica verticale) al concetto di servizi che mettono in condizione l'utente di produrre, condividere, fruire contenuti da sé, per sé, per gli altri (logica orizzontale). Parliamo, di blog, di nanopublishing, di social networks, di knowledge management. Per la prima volta nella storia della comunicazione umana, l'uomo può farSI mass-media. Diventare un trasmettitore di massa. Condividere contenuti (informazioni, consoscenze, messaggi) senza confini apparenti e senza mediatori "invasivi".
I mass-media, filtrati attraverso la Rete, vengono masticati, scomposti, ricombinati e diventano Social-Media. Vengono resi portabili e diventano Personal Media.
Ma se lo user-generated content è la novità del decennio, non è una novità la produzione di contenuto. La gente ha sempre prodotto contenuti. Ha sempre scritto, fotografato, composto musica, scambiato opinioni. Ciò che sta cambiando davvero è il mezzo, l'interfaccia, che facendosi sempre più human-friendly consente di rendere pubblico ciò che le capacità e le
creatività individuali producono, in maniera semplice e immediata. E' il concetto stesso di "media" a entrare in crisi, a modificarsi: il medium si scioglie, cerca l'invisibilità, con interfacce il più simili possibile a quelle naturali. Con il plus della rete, che rende il tutto virtualmente possibile e senza barriere fisiche.
Un salto possibile grazie al fattore tecnologico, indubbiamente, ma a noi preme sottolineare le conseguenze che investono il piano mentale (di approccio al medium), sociale, culturale, economico. Possiamo ridurre questa svolta (possiamo anche non chiamarla rivoluzione, ma comunque sia, evoluzione storica), a mera invenzione tecnica e analizzarla separatamente da tutto il resto? Noi pensiamo di no. Come in ogni periodo storico in cui la tecnologia mette a disposizione del mercato un nuovo media, esso interviene e modifica profondamente le dinamiche delle relazioni sociali e delle modalità di fare comunicazione, compresa quella finalizzata alla vendita. E'successo col telefono, con la radio, con la televisione, con i cellulari. Sta succedendo anche ora. Il tutto con i tempi che si addicono alle ri-voluzioni permanenti: lentamente ma in maniera inesorabile.
Ma come cambiano queste dinamiche? La celebre dicotomia operata da Umberto Eco riguardo i media di massa ("Apocalittici e Integrati") risulta più che mai attuale e applicabile ai nuovi media. Non esiste un'univoca interpretazione positivista alle opportunità che ci offre questa evoluzione. Problemi quali la sovabbondanza di contenuti, la sempre più difficile selezione delle fonti e la ridefinizione del ruolo pubblico-privato, sono lì a testimoniare che c'è sempre l'altra faccia della medaglia. Riteniamo però che non si possano affrontare questi "pericoli" con uno spirito di negazione dell'incredibile salto qualitativo che la comunicazione umana sta compiendo.
L'ambizione di questo blog (Socialware) è quella di analizzare e cercare di comprendere, criticamente, come cambiano e come dovrebbero cambiare le tecnologie e le interfacce per comunicare e informarsi, l'approccio dell'individuo ad esse, le dinamiche della comunicazione e dei rapporti sociali, il mercato e le modalità di fare Marketing, nell'epoca in cui tutto si contamina e converge. Ne parliamo quindi come un'unicum in evoluzione parallela: noi sosteniamo che oggi non sia più lecito né tantomeno realistico parlare separatamente di media tecnologici e di comunicazione, perché se è vero che l'uomo è un essere sociale, il software e il marketing devono essere sociali per esprimere al meglio le loro potenzialità.

Benvenuti nell'era del Socialware.

(CLAUDIO VACCARO)

http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna/kerckhov.htm

sabato 29 novembre 2008

LA SCRITTRICE ANTONELLA CHINAGLIA

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 Raccontare per e & È and et por Comunicare 12 racconti

 Opera d'esordio per l'ancor giovane scrittrice ferrarese Antonella Chinaglia, tra i curatori anche della bella rivista on line Spigolature www.spigolature.it., ma non sembra affatto un'opera prima. La fluidità delle pagine è già ben pilotata ed espressa dall'autrice: una scrittura dis-armonica, tra parole nuove e parole atemporali, un originale bricolage tra futuro e 'passato', laddove i cosidetti significanti si autogenerano in una sorta di bacio della comunicazione. Dalle labbra le parole e - per dirla con Lacan - la Parola o la Scrittura annullano - ma è un gioco virtuale,  il Poeta... la Poetessa: il destinatario è catturato come in uno schermo televisivo (più evoluti di quelli reali...) , come in un brano musicale nello... spartito della narrazione. Alla fine, nel punto... zero della scrittura (quando il racconto sogno-rem s'interrompe..) si desta appagato. Il futuro della scrittura, nell'era di Internet, presuppone scansioni inedite della Parola. Come già evidenziato da alcuni critici (ad esempio la davvero eccellente critica di Gianna Vancini), la Parola torna credibile e appagante, quando suffragata ance da input contemporanei che la Chinaglia estrae trasparentemente da certa rivoluzione linguistica contemporanea. La sua elaborazione letteraria è ulteriormente interessante, perchè anche al passo, poi, delle ricerche ultime di semiotici e linguistici (da Barthes a Gremais a Lacan), tutti -dopo la scienza e magari certo strutturalismo-anche-originari- via via hanno relativizzato il tutto, rivalutando proprio la cosiddetta Azione della Parola più evoluta, vale a dire la dimensione letteraria, il Territorio... come si parla, come si scrive, come si comunica..  sulla pur fondamentale Mappa, dei segni, dei sogni, delle regole linguistiche.  E in uno dei racconti, l'Automobile che parla, nientaffatto un residuo fiabesco o meramente fantastico, tale mossa poetica della Chinaglia appare alla luce del Sole. Una sorta di surrealismo dell'era elettronica, meno onirico o ridondante, ma numeri-parole-suoni-password, quasi una microsinfonia del Bach matematico.

www.spigolature.it