sabato 8 luglio 2017

INTRODUCTION TO THE ETERNAL PROBLEM OF GOVERNEMENT

The fundamental problems of government, like most of the really basic problems of human existence, do not change. They remain essentially the same in all ages and in all places. Since the remote, prehistorical times when men first sought to improve their hard lot by establishing civil government of some kind - how, when, or where, no one can say - the fundamental problems involved must have been present, however dimly realized, as they are still present today. These problems, then as now, are essentially how to reconcile apparently opposite aims and ideals. How to reconcile, without constant resort to force, law with liberty, progress with stability, the State with the individual; how to reconcile government in power to law of some kind;how to reconcile government, strong enough to be effective, with the consent of at least the majority of the governed: these are the fundamental problems, always existent, always in the naturee of things demanding solution. It is not the problem that change; it is the solutions to them that very from age and from place to place. An infinity variety of solutions has been propounded in the course of human history.
Casalino Pierluigi

L'EREDITA' DI ALFARABI

E' assai difficile sottovalutare l'influenza di Alfarabi sulla filosofia islamica. Egli fu il capofila della teoria della struttura del reale e tracciò quelle linee argomentative che, sotto la complessiva designazione di "filosofia greco-araba", furono fatte proprie successivamente da Avicenna (Ibn Sina), Avempace (Ibn Bajjah) e Averroè (Ibn Rushd) e direttamente contribuirono a costruire il castello metafisico e cosmologico del Medio Evo occidentale come disegnato, ad esempio, da Dante Alighieri nel Convivio e nella Divina Commedia. Ma aldilà di queste considerazioni, che meriterebbero ben più ampia trattazione (e sulle quali in ogni caso già chi scrive si è intrattenuto anche su Asino rosso in altre occasioni), si è consapevoli che un'analisi del pensiero alfarabiano è talmente impegnativa che si è lungi da pervenire ad un'interpretazione definitiva del pensiero del filosofo islamico. Non da pochi osservatori, infatti, si è visto in Alfarabi un patrimonio culturale di derivazione sciita, ma, ad onor del vero, pur collocando Alfarabi in un periodo storico delicato e definito, è arduo precisare a pieno le coordinate culturale del pensatore arabo. Altri studiosi hanno creduto di identificare Alfarabi con Platone o Aristotele o di farne un "puro esegeta" dei due pilastri della filosofia ellenica: di Alfarabi, infatti, si è detto che è a tutti i titoli, un filosofo greco. I greci, tuttavia, furono veramente maestri del musulmano, ma in circostanze di spazio e di tempo, condizionamenti educativi e "idola" ideologici diversi, al punto di renderci circospetti nell'identificare Alfarabi totalmente nel pensiero greco. Altro rischio è quello di intravedere in Alfarabi segreti o sottintesi significati. Gli abitanti della sua CITTA' VIRTUOSA mostrano un così vasto, anzi cosmico significato, che la fisionomia di essi, oggi come oggi, ci farebbe sul serio inclinare per un Alfarabi cripto-sciita. Della questione ci siamo già occupati, e, mutatis mutandis, si è finito per cogliere un mix di sciismo e di sunnismo ortodosso nel'evoluzione della filosofia alfarabiana.
Casalino Pierluigi

venerdì 7 luglio 2017

INTERPRETAZIONE DEL FASCISMO

Che cosa fu dunque l'ideologia fascista? In primis, ricorrendo al pensiero di Angelo Tasca, definire il fascismo è anzitutto riscriverne la storia, ricostruendone nel bene e nel male la vicenda politica e sociale. Il fascismo fu un fenomeno dal quale non va disgiunta la consapevolezza di un'analisi storica doverosa. Se, infatti, a Versailles non fossero stati commessi certi gravi errori, se l'Italia fascista non si fosse legata alla Germania nazista, se in Francia avesse prevalso la tesi di coloro che volevano intervenire militarmente a fianco della Finlandia contro l'URSS, se Hitler non avesse stracciato il patto Ribbentrop-Molotov, e altro ancora. Tutti interrogativi a cui è ben difficile dare una risposta adeguata e attendibile. La crisi del 1929, determinata dalla guerra, fu la sola e vera causa dell'irrompere vittorioso del fascismo in tutta Europa. Lo sbocco fascista o autoritario, peraltro già messo in atto dagli eventi immediatamente successivi al primo conflitto mondiale non fu affatto inevitabile, né fu una necessità. Inoltre va sottolineato che il fascismo fu anche movimento di massa, avverso alla grande borghesia e nello stesso tempo al proletariato militante e capace di essere in fondo una terza forza. Su cosa fu il fascismo pesa anche il quesito mai esaurito su che cos'è ancora il fascismo e  se un sistema fascista possa esistere oggi e a che cosa in fondo si possa ispirare un fascismo di domani se mai ci sarà o avrà altri nomi. L'interpretazione del fascismo resta dunque aperta.
Casalino Pierluigi.

Fantozzi e la clonazione: ricordo di Paolo Villaggio

fonte Blasting News Italia

*di R. Guerra


ESTRATTO

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E' scomparso uno degli ultimi grandi comici del cinema e la cultura italiana. Paolo Villaggio, celebre soprattutto per la saga (10 film) cinematografica del ragionier Fantozzi con cui ha magnificamente illustrato la psicologia media e comune italiana per decenni. Ora Fantozzi è volato in paradiso come uno dei suoi ultimi film della serie: purtroppo non tornerà clonato come il suo ultimissimo, "Fantozzi 2000: la clonazione", vero e proprio travolgente volo nel futuro prossimo che merita già una breve analisi retrospettiva.

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Fantozzi, scomparso qualche tempo prima, viene clonato e riportato in vita per delibera del CDA della sua antica azienda che lo rivuole come esempio di impiegato perfetto e "robot" esecutore della politica aziendale. Da cui tutta una serie di eventi e paradossi, gag e battute che ricorda eccome, anche per il tema tecnologico, il migliore teatro di varietà che fu futurista e marinettiano, dello stesso Petrolini. Purtroppo, per i fans di Villaggio, la clonazione non è una tecnologia concreta.


BLASTING NEWS  ITALIA


Pierfranco Bruni da Corrado Alvaro ad Ernest Hemingway sino a raccontare Ovidio: il carisma di una scrittura


di Miriam Katiaka


Uno scrittore che ha rivoluzionato il relativismo di Pirandello. Ha riletto Pavese vicino a Nietzsche. Ha attraversato Alvaro nel labirinto. Vive Ovidio nella perenne solitudine. Cerca il mare come Hemingway. Infatti, di recente ha lavorato su Pirandello, Pavese, Corrado Alvaro, Giuseppe Berto, Ernest Hemingway. Percorsi che raccordano, da molti anni, la vita e la letteratura di Pierfranco Bruni. Di recente ha portato in teatro con l'attrice Imma Guarasci l'Alvaro che si vive in "Il viaggio accanto" (Ferrari editore). Un format che verrà ripreso in autunno per altre serate.

Bruni non è nuovo ad alcune forme di sperimentazione, ma in questi ultimi anni ha deciso di allontanarsi dalla critica letteraria che lo vede ancora tra iprotagonisti "rivoluzionari" e antiaccademici e "antiscolastici" oltre innovativi per dedicarsi completamente al romanzo, alla poesia e al teatro.

C'è stato un mutamento chiaro nel suo percorso letterario. Questo lo si può dire. Guarda alla letteratura, o alle letterature come egli preferisce che si dica, con una attenzione profondamente legata al suo modo di essere e non si lascia modulare da giudizi critici. Ma il suo interesse, comunque, resta sempre tematicizzato sulla metafora del viaggio. 


In Alvaro, appunto, si parla di viaggio accanto. In Pirandello il viaggio che compie è quello alla ricerca della madre. In Berto, sul quale ritornerà, il padre resta un costante confrontarsi. Pavese resta il simbolo e il mito. Hemingway è il suo scavare nel proprio personaggio attraverso un'altra immagine reale e metaforica che è il mare. Il viaggio accanto è il mare.

Abbiamo chiesto a Pierfranco Bruni, sempre riservato e molte volte schivo di parlare di sè, cosa trova nel concetto di Alvaro che dice: "Nessuna libertà esiste quando non esiste una libertà interiore dell'individuo"? 

Ha così risposto: "Ci sono diverse stagioni del nostro tempo durante il quale ci sentiamo invincibili e guaribili da tutto. Quando si arriva alla mia età lo sguardo diventa diverso. Io ho l'età ormai di Ernest Hemingway quando decise di farla finita con la vita. Un'età che ci attraversa e ci indica altre coordinate. Quindi ci si rende conto che si è realmente liberi da tutto. Per essere liberi da tutto questa libertà devi portarla nell'anima. Nulla può interessarti se non la propria vita. Ciò significa che alcun condizionamento mi può toccare. Io sono stato sempre libero. Non ho mai mentito a me stesso. Nella vita e nelle mie passioni. Nella letteratura e nel leggere la letteratura. Sono considerato scomodo anche per questo. Non mi adatto. Soltanto la tradizione mi affascina. Non leggo scrittori e poeti che non mi interessano, ovvero che non rientrano nel mio viaggio. Ho fatto delle scelte rigorose e precise. Ciò significa che non condiziono e non mi lascio condizionare".

La libertà del pensiero diventa così la libertà dell'agire? 

"E' chiaro. Nel mio pensare, sottolinea Bruni, c'è il mio agire e agisco come penso. Sono antico di epoche trascorse ed ho attraversato i naufragi e vivo sempre con l'attrazione del vento d'altura".

Forse anche per questo ritorna spesso nella sua Calabria e nella sua casa?

"La Calabria che vivo è una terra di memorie e di nostalgie che mi vivono. La mia casa è in Calabria. Le mie eredità spirituali sono in Calabria. Il mare di Calabria mi ha inventato e il paese del vento mi ha creato. Ci sono immagini che si fanno storia e la storia è un tempo che non si cancella".

Per questo ha scritto il suo viaggio accanto?

"Il mio viaggio accanto, dice Pierfranco Bruni, è un percorso che avevo la necessità di compiere. In questo libro c'è mia madre, mio padre, la mia terra, il labirinto, il mio giardino".

Anche nel suo viaggiare accanto a Pirandello ci sono frammenti del suo esistere?

"Vede, chiarisce Bruni, in ogni libro ci sono pezzi di vita. Soprattutto quando si abbandona i luoghi della critica e si comincia con i luoghi dell'esistenza".

Però ha dato vita a questo nuovo viaggio con "I cinque fratelli", nel quale racconta, insieme a sua figlia Micol, la storia e il destino della sua famiglia?

"Sì, quello è un libro che resta come il documento di una memoria. Un gioco tra verità e linguaggio giocato intorno alla finzione. È il libro della mia biografia autorizzata. Ma il mio cammino parte da molto lontano: con gli sciamani, i monaci tibetani, gli Orienti… Insomma, chiosa Bruni, è un viaggio dentro e accanto".

Pierfranco Bruni dopo il viaggio accanto e Pirandello?

"Sono già superate nel mio raccontarmi. Bisogna andare sempre oltre e non dimenticare. È uscito in e book una 'profezia' poetica 'ilcanto.vento', con Ferrari, e ora lavorerò per portare in teatro il mio Alvaro e il mio Pirandello. Poi il resto è altra cosa".

Ma nel suo percorso di oggi insiste anche Ovidio. Perché proprio Ovidio?

"Ovidio perché è il vero intreccio tra Occidente e Oriente. Tra la latinità e gli Orienti, non solo la Grecia ma anche il mondo dei Balcani. Poi perché è il poeta che non conosce conformismi mente abita, come Maria Zambrano, l'esilio. Senza Ovidio non ci sarebbe stato Dante Alighieri. Anzi Dante Alighieri non avrebbe capito l'esilio e neppure l'eros di Beatrice, immagine in trasparenza".


Innovatore nella tradizione, Pierfranco Bruni resta un punto centrale, un riferimento, di una letteratura che non si piega alla leggerezza, alla debolezza, alla cronaca, alla scurrilità della parola, del pensiero e ai relativismi che troneggiano. Resta uno scrittore elegante, con un forte stile e carisma, nella tradizione delle vere innovazioni letterarie e linguistiche. Se dovessi raccontarlo oggi direi che il suo modello non può che essere Hemingway, anche se viaggi nella letteratura Bruni ne ha fatti tantissimi.

La sua lettura ovidiana, come quella su Pavese, Alvaro e soprattutto Pirandello, è originalissima perché rilegge Ovidio attraverso sia la Zambrano che Vintila Horia?

"Horia è uno scrittore straordinario, afferma Bruni, e fa di Ovidio un esiliato eccezionale. Usciamo fuori dagli schemi conformistici per dare un senso alle esistenze della vita in viaggio che è la vita in esilio".


  

Kipple Officina Libraria pubblica Poesie, di Guido Antonelli

 


  

Dal 1995 devoti alla Fantascienza, al Fantastico e alla sperimentazione non solo libraria.

Esce Poesie, di Guido Antonelli, per la collana VersiGuasti

Kipple Officina Libraria, con commozione e gioia, presenta nella collana VersiGuasti "Poesie", di Guido Antonelli, artista multiforme dalla vita costellata di eventi avventurosi, al limite dell'incredibile. La sua poesia, unica e intensa, costituisce lo specchio dei suoi lunghi e fantastici anni.

La splendida introduzione – intervista è opera di Alex Tonelli e illustra bene cos'è stato Guido, cosa pensava, quanto il suo cammino sia stato illuminante anche per le avanguardie d'inizio millennio.

Noi di Kipple e i connettivisti tutti vogliamo salutarlo con semplicità e intensità, perché questa pubblicazione è un ricordo struggente di un amico che ci ha lasciati lungo le sponde delle rivelazioni.
 



Dall'introduzione

"Ho capito che se volevo evocare il mistero della poesia dovevo andare oltre il significato, il senso comune, quello della nostra annichilente quotidianità. Volevo, e lo voglio ancora, il trionfo assoluto, incontrastato del suono. Scelgo le parole non per il loro significato, per quel loro figurare che accostato l'un con l'altro crea una catena di senso necessaria.
La condanna ontologica dell'uomo è in questa relazione obbligata alla realtà. Questa non è una concatenazione, è un incatenamento! Le parole per me sono semplicemente suono e io le accosto fra loro non certo liberamente, non certo casualmente ma… musicalmente! Sono note, infinite note, che io suono sulla pagina bianca del foglio. Il lettore le deve leggere, pronunciare ad alta voce. Come si può suonare uno strumento musicale, un pianoforte, un violino, in silenzio? La voce deve modularsi, liberarsi e suonare. Sono note, infinite note, che io suono sulla pagina bianca del foglio. Il lettore le deve leggere, pronunciare ad alta voce. Come si può suonare uno strumento musicale, un pianoforte, un violino, in silenzio? La voce deve modularsi, liberarsi e suonare. Le parole che state per leggere sono come un segnalibro, una puntina su un immaginario mappamondo di ricordi. Io non sono in esse, te lo dicevo prima, le mie poesie vivono per se stesse e nulla portano di me. Non vi è nessuna transustanziazione dal corpo dell'autore, dalla sua carne viva al segno nero tracciato sul foglio. Nessuna! Leggendo ciò che seguirà questa immaginaria conversazione tu, e voi tutti lettori, vi ricorderete di me e tornerete a frequentare i luoghi dei ricordi che avete di me. Saranno piacevoli o spiacevoli poco importa. Io tornerò a occupare la vostra mente e allora, mnemonica metempsicosi, io tornerò a vivere, un numero infinito di volte".


La quarta

Dallo studio pittorico di Guido Antonelli abbiamo recuperato otto libri di poesia. Nessuno di questi volumi, le cui copie sono ora custodite dal Comune di Bellusco (Mb), riporta una data specifica di pubblicazione, ciò rende pressoché impossibile una dettagliata analisi filologica e cronologica dei suoi testi. Solo alcuni volumi presentano una nota temporale o biografica che ci consente di collocarli in un momento preciso della vita dell'Autore. Ma cosa direbbe l'autore di sé, delle sue opere? Forse questo:
"Ho capito che se volevo evocare il mistero della poesia dovevo andare oltre il significato, il senso comune, quello della nostra annichilente quotidianità. Volevo, e lo voglio ancora, il trionfo assoluto, incontrastato del suono. Scelgo le parole non per il loro significato, ma per quel loro figurare che accostato l'un con l'altro crea una catena di senso necessaria. Le parole per me sono semplicemente suono e io le accosto fra loro non certo liberamente, non certo casualmente ma… musicalmente!"


L'autore

Guido Antonelli (1924-2017). Già segretario della Sovrintendenza ai Monumenti della Romagna, fondatore di Neoestetiche e del settimanale Italpubli-Arte e Novità Letterarie (Bologna, 1954/1960). È stato promotore del "Convegno sulla Poesia – Tradizione e Ricerca" tenutosi a Villasanta nel maggio del 2003 e Presidente di giuria del "Premio Nazionale di Poesia – Alfonso Gatti".
Ha dato alle stampe: In odore di falsitàL'EmortaleLe Muse InquietantiIl dubbio mistico e L'oblio e il Caso Pound.
Come poeta ha pubblicato otto raccolte presso l'inesistente casa editrice LIBRIRARI.
Pittore affermato, le sue opere sono state ospitate in importanti esposizioni e a lui sono state dedicate alcune personali.
Si è spento nella notte fra il 6 e il 7 gennaio del 2017 dopo una vita costellata di eventi impensabili. Come quando fu prigioniero a El Alamein, oppure quando conobbe… o quando ancora…


La collana VersiGuasti

VersiGuasti è la collana di Kipple Officina Libraria diretta da Alex Tonelli interamente dedicata alla poesia e alla letteratura lirica in versione digitale, alla costante ricerca di connessioni e poetiche appartenenti al Connettivismo e non solo.

Guido AntonelliPoesie
Introduzione: Alex Tonelli
Kipple Officina Libraria – Collana Versi Guasti – Pag. 107 – 0.95€
Formato ePub e Mobi – ISBN 978-88-98953-80-6

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Kipple Officina Libraria | 2014
Dal 1995 devoti alla Fantascienza, al Fantastico e alla sperimentazione non solo libraria.

 

 

 
 

Fisica. Ricercatori Unife coinvolti nell’osservazione di una nuova particella | estense.com Ferrara

Fisica. Ricercatori Unife coinvolti nell’osservazione di una nuova particella | estense.com Ferrara: Il barione Xicc++ osservato dal Cern. È composto da due quark pesanti



...Alla collaborazione Lhcb partecipa attivamente un gruppo di fisici dell’Università di Ferrara (Roberto Calabrese, Eleonora Luppi, Luca Tomassetti, Massimiliano Fiorini, Luciano Pappalardo) e della sezione di Ferrara dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Wander Baldini, Concezio Bozzi, Stefania Vecchi). Completano il gruppo tecnologi, tecnici, giovani dottorandi e assegnisti. Il gruppo di Ferrara è fortemente coinvolto in numerose e importanti attività all’interno della collaborazione Lhcb, riguardanti sia la gestione della attuale presa dati (che terminerà nel 2018) che le attività di miglioramento e ottimizzazione previste per la futura presa dati ad alta luminosità, che inizierà nel 2020.

DELL'ALLEGORIA POLITICA IN DANTE

Oltre l'allegoria morale, si manifesta nella Divina Commedia di Dante, e specialmente nel primo canto che ne forma l'Introduzione e in qualche altro (Purgatorio, XXXII) un'allegoria politica. La società piena di errori e di vizi (selva oscura), abitata dalle tre fiere, aspetta salute da un principe (veltro), il quale ristabilirà il sacro romano impero, e riporterà il papato entro l'orbita delle cose spirituali. Così l'imperatore (rappresentato scientificamente in Virgilio, il cantore dell'antico impero romano e della pace universale, e, moralmente, in Catone, guardiano del purgatorio), guiderà l'uomo alla felicità della vita attiva (paradiso terrestre). Il papa (rappresentato scientificamente in Beatrice, donna di virtù, e lume fra il vero e l'intelletto, e forse moralmente da Matelda, regina del paradiso terrestre) lo guiderà con i precetti del vangelo della beatitudine e al perfezionamento spirituale (vedi De Monarchia, III, 15). Da ciò prendono loto ragione le frequenti invettive che per tutte e tre le cantiche risuonano contro papi, imperatorio.
Casalino Pierluigi

giovedì 6 luglio 2017

JULES VERNE, L'UOMO CHE INVENTO' IL FUTURO

Una statistica dell'Unesco di qualche decennio fa classificava Verne al terzo posto fra gli autori più letti al mondo dopo Lenin e Shakespeare. Il più popolare dei suoi libri è il Giro del mondo in ottanta giorni. Nel 1895 Edmondo De Amicis si recò ad Amiens per accertarsi se dietro a questo Verne che molti credevano uno pseudonimo si nascondesse in realtà una "industria del romanzo" in grado di sfornare uno dopo l'altro questi straordinari prodotti di successo. Il resoconto della visita in terra francese dell'autore di Oneglia venne pubblicato sulla Nuova Antologia e poi inserito nelle Memorie pubblicate da Treves nel 1899. In Francia recentemente, anche a seguito delle imprese spaziali e soprattutto lunari, si è andato risvegliando l'interesse per Jules Verne, a partire di un speciale "Lecture politique de Jules Verne" dello storico Jean Chesneux (1971), tradotta in italiano dall'editore Moizzi. Altri scritti sono stati dedicati alla figura e all'opera di Jules Verne, in Francia e altrove: Definito dal russo Andrejev "il campione di tutte le libertà", il Verne (dei suoi romanzi) è stato visto dall'americano Ray Bradbury come il "nostro vangelo, il nostro testamento".
Casalino Pierluigi

Italian Institute for the Future. Sali a bordo della stazione spaziale del futuro!


 


27 giugno 2017 - Italian Institute for the Future 

Sali a bordo della stazione spaziale del futuro!

 
Cari amici,
giovedì 6 luglio dalle ore 17.30, ospiti del nuovissimo Planetario della Città della Scienza di Napoli, presentiamo al pubblico il progetto OrbiTecture, frutto di due anni di lavoro del nostro Center for Near Space, e grazie alla campagna di crowdfunding lanciata nelle scorse settimane. Per la prima volta in Italia e in Europa, un'organizzazione no-profit ha sviluppato il concept di un nuovo modello di stazione spaziale, lo SpaceHub, fondato su una metodologia innovativa battezzata "OrbiTecture", per sollecitare l'opinione pubblica, i decisori politici e gli addetti ai lavori a immaginare un nuovo modo di abitare lo Spazio, più aperto e inclusivo. Solo così sarà possibile, riteniamo, avvicinare lo Spazio ai cittadini, renderlo near, come suggerisce il nome del nostro Center for Near Space.

Il concept di SpaceHub, un habitat orbitale che può ospitare fino a 100 persone e simulare la gravità lunare e marziana, sarà presentato in esclusiva il 6 luglio con un evento imperdibile. I posti sono limitati, per cui l'ingresso all'evento è garantito solo previa prenotazione (gratuita). Tutti i partecipanti riceveranno in esclusiva la documentazione illustrativa e il report tecnico del progetto.

L'evento è patrocinato da Comune di Napoli, Consolato USA per il Sud Italia, Associazione Arma Aeronautica Caserta, Istituto di Scienze Applicate e Sistemi Intelligenti del CNR, Distretto Aerospaziale della Campania, Dipartimento di Ingegneria Industriale dell'Università di Napoli Federico II, INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte, Comitato Promotore del Parco dell'Aerospazio e Unione degli Industriali di Napoli.

Stefano Bombardieri a Capalbio grazie a due ferraresi | estense.com Ferrara

Stefano Bombardieri a Capalbio grazie a due ferraresi | estense.com Ferrara



E’ appena stata inaugurata a Capalbio la mostra di Stefano Bombardierinata da una collaborazione tra la curatrice e gallerista Maria Livia Brunelli e il commercialista ferrarese Massimo Masini, all’interno della rassegna d’arte contemporanea “Arte e vino”, alla sua seconda edizione in Maremma.

mercoledì 5 luglio 2017

AGAR, ISMAELE E MAOMETTO (E L'ISLAM)

Alla Mecca il profeta preferito dai musulmani era Mosè; a Medina il suo posto fu preso da Abramo, e Maometto trovò ottime risposte da opporre alle critiche degli ebrei:lui e i suoi musulmani erano tornati allo spirito più puro della fede (hanifiyya) proprio di quegli uomini che erano stati i primi muslim a sottomettersi a Dio. Non sappiamo fino a che punto Maometto abbia condiviso il desiderio di alcuni arabi degli insediamenti di tornare alla religione di Abramo. Nel Corano non viene fatta menzione della piccola setta meccana hanyfiyya;e la figura di Abramo prima delle sure medinesi fu oggetto di scarso interesse. Tuttavia, sembra che in questo periodo i musulmani chiamarono la loro fede hanifiyya, la vera religione di Abramo. Maometto aveva quindi trovato una via per confutare gli ebrei, senza abbandonare l'idea centrale della sottomissione a Dio anziché a una mera espressione terrena della fede, e la rivalutazione dell'importanza di Abramo gli permise di approfondire tale concetto. Gli ebrei e i cristiani che esortavano la gente ad accettare le loro rivelazioni ad esclusione delle altre partivano dall'originaria fede di Abramo e dal messaggio originaria fede di Abramo e dal messaggio originario dei primi profeti, ciascuno dei quali aveva confermato le intuizioni dei suoi predecessori. Era sicuramente idolatria preferire un'espressione umana della fede in Dio stesso. Le rivelazioni non annullavano i messaggi dei profeti precedenti: li confermavano e ne erano una continuazione. La menzione di Ismaele, figlio maggiore di Abramo, nella lista dei grandi profeti è fondamentale. Gli amichevoli ebrei arabi, infatti, raccontarono al Profeta la storia di Ismaele, aggiungendovi alcune leggende locali. Maometto imparò che nel Genesi era scritto che da Agar, schiava egiziana resa la propria concubina, Abramo aveva avuto un figlio di nome Ismaele (Dio ha udito). Ma quando Sara diede alla luce Isacco, divenuta gelosa di Agar (che in arabo significa straniera) e Ismaele insisté perché Abramo li abbandonasse. Abramo fu addolorato di dover perdere il proprio figlio maggiore, ma Dio gli promise che Ismaele sarebbe stato il padre  di una grande nazione. Così Abramo abbandonò tristemente Agar e  il proprio figlio nel deserto, ove Ismaele sarebbe divenuto il capostipite degli arabi e fu tramandato che Abramo avesse portato Agar e suo figlio nella valle della Mecca e insieme costruirono la Kaaba, il primo tempio di Dio in Arabia. Gli arabi, perciò, erano figli di Abramo come gli ebrei. Questo racconto fu probabilmente musica per le orecchie di Maometto, perché conferì un nuovo significato alla Kaaba e dimostrò che Dio non aveva dimenticato gli arabi, i quali avevano fatto parte dei suoi disegni dai giorni della creazione. Maometto stava dunque portando il Libro agli arabi; ora avrebbero portato una loro fede araba radicata nel carattere sacro dei loro antenati. Un discorso questo, peraltro, ben più complesso di quanto non sembri, per le diverse implicazioni storiche, politiche e solo da ultimo religiose, come spesso si crede erroneamente.
Casalino Pierluigi  

Peppino Impastato. Ricordare per continuare a V. Verde.

 

 

Venerdì 14 Luglio presso l'ex frantoio a Villa Verde in Via Notaro Salis, 10 alle 19,00 verrà inaugurata organizzata dal comune di Villa Verde in collaborazione con la biblioteca Comunale (gestita dalla Nur) e con la Biblioteca gramsciana la mostra fotografica a cura di Umberto Santino: Peppino Impastato. Ricordare per continuare allestimento a cura di Maurizio Podda. Rimarrà aperta sino al 17 Agosto.Con fotografie di: Letizia Battaglia, Paolo Chirco, Gabriella Ebano, Stefano Maffioletti, Salvatore Maltese, Pino Manzella, Guido Orlando, Archivio Casa della Memoria "Felicia e Peppino Impastato" di Cinisi, Archivio Centro Impastato di Palermo. La mostra descrive la biografia di Peppino Impastato attraverso 24 poster che vanno dal descrivere la sua nascita in una famiglia mafiosa al suo omicidio camuffato e al fim I cento Passi.
APERTURA MOSTRA: 
14.07 >17.08.2017
Il Giovedì dalle ore 9:00 alle 12:00
Il Martedì e il Venerdì dalle ore 15:00 alle 19:00
Gli altri giorni su appuntamento.
Sabato 29 Luglio sempre a Villa Verde ci sarà la presentazione de Oltre i cento passi di Giovanni Impastato con la presenza dell'autore, coordinerà Pino Tilocca.
Info:
Segreteria bibliovillaverde@tiscali.it; Biblioteca Comunale 0783939187 Comune 0783939000. Biblioteca Gramsciana 3493946245

 

La presenza di Pirandello in Pierfranco Bruni con il tragico e la follia - Marilena Cavallo


 
 


 

La presenza di  Pirandello in Pierfranco Bruni con il tragico e la follia

e il Novecento

 

 

Marilena Cavallo

 

 

 

L'attualità di Luigi Pirandello non è altro che contemporaneità. Ovvero il suo raccontare (tra versi e teatro, novelle e romanzi) è un raccontare tra storia e vita, tra umanità e recita, tra letteratura e personaggi, ma in fondo resta tra le maglie del nostro esistere. Il nostro esistere oggi è contemporaneità. Chi ha affrontato questo percorso in un libro recente che sta ottenendo importanti riscontri è Pierfranco Bruni con "Luigi Pirandello. Il tragico e la follia" (Nemapress editrice con Video di presentazione di Anna Montella: https://www.youtube.com/watch?v=vrzdqIxu5Ws).


Il Video di Anna Montella è un vero e proprio percorso didattico sia sul libro che su Pirandello. Una discussione sul libro si svolgerà il prossimo Tre maggio per l'Università della Terza Età nel Salone della Provincia di Taranto e l'Otto maggio nella sede del Castello di Leporano. Ha visto già da mesi numerosi incontri coinvolgenti: dalla Sicilia alla Calabria, dalla Puglia in Abruzzo, da Milano a Roma (qui ha fatto da scenario addirittura Casa Pirandello di via Bosio).

Il libro di Bruni, oltre alle originalità che presenta (l'Oriente, il mondo sciamanico, il romanzo di Marta Abba e gli articolati intrecci di vita personale di Bruni stesso) si pone alcuni importanti interrogativi: Pirandello, tra uomo e scrittore, riuscirà a far capire quel "…io non potevo vedermi vivere…"? 

Siamo così a Uno, nessuno e centomila del 1925: "'Era proprio la mia quell'immagine intravista in un lampo? Sono proprio così, io, di fuori, quando - vivendo - non mi penso? Dunque per gli altri sono quell'estraneo sorpreso nello specchio: quello, e non già io quale mi conosco: quell'uno lì che io stesso in prima, scorgendolo, non ho riconosciuto".

Pirandello si pone il problema dell'estraneo e Bruni coglie immediatamente questo aspetto. In Pirandello si legge: "Sono quell'estraneo, che non posso veder vivere se non così, in un attimo impensato. Un estraneo che possono vedere e conoscere solamente gli altri, e io no', E mi fissai d'allora in poi in questo proposito disperato: d'andare inseguendo quell'estraneo ch'era in me e che mi sfuggiva; che non potevo fermare davanti a uno specchio perché subito diventava me quale io mi conoscevo; quell'uno che viveva per gli altri e che io non potevo conoscere; che gli altri vedevano vivere e io no. Lo volevo vedere e conoscere anch'io così come gli altri lo vedevano e conoscevano. Ripeto, credevo ancora che fosse uno solo questo estraneo: uno solo per tutti, come uno solo credevo d'esser io per me. Ma presto l'atroce mio dramma si complicò: con la scoperta dei centomila Moscarda ch'io ero non solo per gli altri ma anche per me, tutti con questo solo nome di Moscarda, brutto fino alla crudeltà, tutti dentro questo mio povero corpo ch'era uno anch'esso, uno e nessuno ahimè, se me lo mettevo davanti allo specchio e me lo guardavo fisso e immobile negli occhi, abolendo in esso ogni sentimento e ogni volontà".

La lunga citazione è un messaggio per entrare nel giusto modello interpretativo del testo di Pierfranco Bruni attraversando le geografie dell'uomo – caos.

Il caos, dunque, è la rottura tra il destino dell'uomo e l'uomo che vive la profezia. Pirandello è molto attaccato al caso? Al Kaos? Ma lo scrittore è uno scrittore del destino. Degli inquieti destini tragici che vivono senza alcun rimedio, o scampo o reticenza, la "propria solitudine". In Pirandello, come afferma Bruni, insiste il tempo.  Il tempo, in Pirandello, serve anche a stabilire un rapporto tra i ricordi e la memoria Ma con tutta l'intelligenza possibile non sapremo mai se sono i ricordi a imporci la nostalgia o se è la memoria stessa ad essere nostalgia. Ed ecco le maschere.

Le maschere? I volti i passanti i camminanti sono boschi e lune. Ognuno di noi vive di simboli. Abbiamo bisogno di non conoscere i segni che ci attraversano. Vivremmo la nostra vita rincorrendoli. Invece abbiamo bisogno di dormire. Il sonno dello sciamano. Mai quello della ragione.

Le maschere hanno i nostri viaggi. Le nostre passioni... il mistero... Quella passione e quel mistero che hanno attraversato tutta la vita di Pirandello. Viaggiare in termini di infinito nella scrittura di Pirandello significa viaggiare nel Novecento!