sabato 20 dicembre 2008

FERRARA-L'INFORMAZIONE E' LIBERA ?

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''L'informazione a Ferrara è libera?''*

* intervento pubblicato da Estense Com; non pubblicato da Il Resto del Carlino-Ferrara

La mia e-mail è intasata di numerose denunce di liberi cittadini che si lamentano di certi strani criteri che selezionano evidentemente gli spazi (lettere, cultura, ecc.) messi democraticamente a disposizione da parte dei media locali, quotidiani cartacei e on line e anche periodici (tipo Pm il periodico del Comune).

In effetti, noi stessi, dopo molti anni di documentabili presenze in qualità di scrittore e anche "polemista", abbiamo constatato logiche di accesso in merito perlomeno discutibili (a volte anche in flagrante contrasto con le ben note e legittime "filosofie" politico-culturali). Fermo restando certe tacite difficoltà oggettive di tempestività (ecc.) fisiologiche in qualsivoglia redazione, va da sè almeno un paio di punti- spesso sottolineato dalle e -mail di cui prima (ma anche dalla nostra personale esperienza e da quella di alcuni miei amici o conoscenti noti nell'ambiente artistico e-o politico ferrarese). Più spazio - nelle pagine culturali- magari al Festival della Zanzara in provincia che alla presentazione di un libro di un autore edito dalla Mondadori... di Berlusconi! Oppure omissioni difficilmente giustificabili. Un paio di volte, mi risulta, riguardo un autore come Stefano Zecchi, ignorati dai media locali i comunicati stampa (e il curatore G.Leone di An si è giustamente lamentato sul Nuovo Corriere Padano); oppure (per esperienza personale recentissima) sul futurista Graziano Cecchini, ospitato a Ferrara recentemente per eventi video e incredibilmente censurato dai media locali e on line.... Fin qua, ok, sviste, ma in altro ambito, più strettamente politico e delicato, ci risultano, omissioni non giustificabili con sviste ecc- Insomma, come dichiarato anche dal senatore Balboni di An tempo fa alla Sala Estense in un dibattito del partito pre-elettorale, o altri esponenti del PDL, come suggerito dalle decine di e-mail stesse di cui prima ( e francamente anche per esperienza dal sottoscritto)forse si tratterebbe di anche malcelato condizionamento e veline politiche, comprensibile ma non professionale, da certi media locali notoriamente di parte (filo PD o delle Sinistre) ma anche da blasonati fogli liberali (il che solleverebbe interrogativi significativi).

Noi, in genere oggettivi, al di là delle proprie idee pubbliche e delle proprie legittime antipatie personali (documentato nei miei diversi interventi sui media locali ma anche nelle webzine che curo) purtroppo, proprio per esperienze personali ripetute temiamo la seconda ipotesi, persino denunciata dal sottoscritto nel settembre 2007 nell' ambito del primo congresso nazionale dell'Associazione Culturale Consequenze (di Roma), ospitato a Ferrara (per la cronaca nell'ottobre scorso presente al Festival del Cinema di Roma). Comunicazione inoltrata live all'Assessore Maisto, relatore istituzionale ufficiale, nonchè via e -mail e fax ai vari Cavallini, Balboni, Dragotto, in una giusta ottica bipartisan (fondamentale in tali questioni).

Siccome, a quanto pare, nulla è cambiato, la presente serva, al di là degli interessi "corporativi o di casta (Ferrara non è un 'isola!) da riflessione: l'Informazione a Ferrara è libera? E lo diciamo nell'interesse generale!


Roberto Guerra

http://www.estense.com/?module=displaystory&story_id=43811&format=html

http://www.utoronto.ca/mcluhan/derrickdekerckhove.htm

LIBRI CONTRO I POLITICI

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from ESTENSE COM QUOTIDIANO ON LINE DI FERRARA

http://www.estense.com/?module=displaystory&story_id=46022&format=html 

Giù le mani dagli scaffali

 

Nel XX secolo è successo di tutto, compresa la pubblicazione di J. P. Sartre “L’Essere e il Nulla”, nella quale si svela la fenomenologia dell’Essere, per cui l’Essere è un Essere che, nel suo Essere, ha coscienza del proprio Essere, in quanto implica un Essere diverso da sé inteso come coscienza nullificante. Chiaro, no? Sarà un caso, ma non si può negare che dopo l’insegnamento di Sartre sia venuta meno l’adesione popolare ai dubbi amletici proposti da Shakespeare, poi definitivamente spentasi con la riforma comunicativa in corso basata su faccine Emoticon.

Senza faccine non si riesce a dare un senso compiuto agli odierni messaggi più ricchi di “k” e “x” che di vocali, ragion per cui il lungo monologo privo di faccine di Amleto dell’ “Essere o Non essere?” è diventato inconcepibile per i contemporanei, oltre che incomprensibile. Francamente, era ora, in tempi designati al concreto “Avere” più che allo sterile “Essere”. Ma non bisogna abbassare la guardia: nelle librerie propongono istigazioni a delinquere sotto forma di manuali quali “Essere se stessi al 100%”, o simili, quando è arcinoto che è già sufficiente essere se stessi al due-tre per cento per risultare selvaggiamente nemici del consorzio umano! Siamo in piena crisi, lo sappiamo. Cosa succederebbe se uno di quei volumi finisse in mano ad un politico in crisi, uno di quelli avvezzato da una vita al Concetto Assoluto dell’Avere e a demolire i congiuntivi nei comizi? La merce tassabile è esaurita, le scritte pubblicitarie sono cancellabili, di ospedali da piazzare in posti assurdi con risultati incredibili non se ne possono più fare (per mancanza di soldi, non per carenza di assurdità), di terreni inquinatissimi a prezzo vile su cui edificare altri asili infantili non è che se ne trovino facilmente, le poltrone e sottopoltrone sono tutte occupate… Santo Cielo, che cosa resta a sostenere il Concetto Assoluto della Politica? Il Nulla? C’è da impazzire.

Sarà meglio ritirare dal mercato certa manualistica. I politici che frequentano le librerie sono solo quelli che ci vanno per presentare festosamente i loro libri, ma non si sa mai che a qualcuno scappi di dare un’occhiata fra gli scaffali. C’è (ancora) del marcio in Danimarca.

 

(Paolo Giardini)

http://www.pickwicki.com/Pages/_Book.aspx?BID=2PSWfWFn7TxrSPkQa2x9CA%3D%3D

http://it.wikipedia.org/wiki/Fahrenheit_451_(romanzo)

FIRENZE-ARANCE MECCANICHE FUTURISTE!

firenze futurista.jpg (da Azione Giovani Firenze facebook)

2009 LIBERARE FIRENZE-AZIONE FUTURISTA DI AZIONE GIOVANI

AZIONE GIOVANI REGALA 300 KG DI ARANCE ALLA GIUNTA COMUNALE: "TRANQUILLI, LE ARANCE VE LE PORTIAMO NOI!". TORSELLI (AN-PDL): "AZIONE GOLIARDICA CHE NASCONDE UN MESSAGGIO CHIARISSIMO: LA GIUNTA CHE HA ROVINATO E UMILIATO FIRENZE DEVE DIMETTERSI SUBITO".

Oggi (19 12) alle ore 16, mentre era in corso l'ennesimo consiglio comunale con OdG relativo ai fatti di Castello ed al successivo polverone che ha investito parte dell'attuale giunta comunale, con un centinaio di militanti ci siamo resi protagonisti di un'azione goliardica e futurista, portando in dono, di fronte a Palazzo Vecchio, a Domenici ed alla sua giunta, 300 Kg di arance.

Il gesto rappresenta senza dubbio una goliardata, fatta da giovani che, col sorriso sulle labbra hanno pensato ad un modo originale e fuori dalle righe per esprimere il proprio dissenso verso un Sindaco ed una giunta comunale ormai allo sbando più totale.

"Il gesto é stato senza dubbio un modo umoristico per esprimere il nostro sdegno verso questa giunta comunale e verso gli inquisiti per i fatti relativi all'area di Castello - spiega Francesco TORSELLI, presidente di Azione Giovani e dirigente di Alleanza Nazionale – ma dietro alla goliardia si nasconde un messaggio politico chiaro: la giunta che ha prima rovinato, si pensi agli scempi della tramvia, e poi umiliato, il patetico incatenamento del Sindaco davanti ai cancelli di Repubblica, Firenze e i fiorentini è ormai giunta al capolinea".

Ancora TORSELLI chiede a Domenici ed alla giunta comunale un ultimo responsabile gesto, le dimissioni: "dopo gli avvisi di garanzia per gli appalti a Castello, la pessima figura del nostro primo cittadino in catene e la tragicomica vicenda delle primarie/non primarie che stiamo leggendo in questi giorni sui giornali, questa giunta comunale ha solo un modo per salvare almeno un minimo la propria faccia e tutelare la dignità di Firenze, dimettersi immediatamente chiedendo pubblicamente scusa a tutti i fiorentini ed attendere serenamente il voto del prossimo giugno".

"Solo allora - conclude TORSELLI - sapremo se questi signori godono ancora dell'appoggio della cittadinanza o se anche per Firenze è giunta l'ora di cambiare, come del resto sta avvenendo in tutta Italia grazie a Il Popolo della Libertà".

E... NON FINISCE MICA QUI!!! ALLA PROSSIMA!!! NON GLI DAREMO PACE!!!

http://soarisc.comune.firenze.it/mese/futurismofno.htm

http://www.agfirenze.it/Firenze%202009.htm

SILVIA DONINI ALLA ROCCA DI CENTO

SILVIA DONINI.jpg IL TEMPO QUIETO DI SILVIA DONINI

Si inaugura sabato 20 dicembre alle ore 18,00 presso la Rocca medievale di Cento (prov. di Ferrara) la personale di Silvia Donini, “TEMPO QUIETO”. A cura del Comune di Cento - Assessorato alla Cultura; di Roberto Roda in collaboarzione con il Centro Etnografico. Fino all'8 marzo 2009 (orari- sabato domenica e festivi dalle 10 alle 12 30 e dalle 15 alle 18.30)


Ferrarese con alle spalle un curriculum di rilievo, artista raffinata, Silvia Donini è stata per alcuni anni lontana dall’attività espositiva. Una maternità, vissuta con gioia ma, anche, con consapevole impegno, ha limitato la produzione artistica, ma non la riflessione e la progettuale voglia di fare.

La maternità è nella vita di una donna un momento di straordinaria importanza e di conseguenza non stupisce che abbia poi a riflettersi con vigore sull’agire di donne che sono dotate di sensibilità e creatività artistica.

Il periodo sabbatico di lontananza dai pennelli, ma di vicinanza alle esigenze della figlioletta, è stato per Silvia il tempo per riordinare le idee, per “guardarsi dentro” ed ora eccola di nuovo in parete con un progetto forte, una serie di efficaci dipinti in cui a farla da padroni sono i cartoon, quelli che Silvia aveva conosciuto e amato da bambina e che ha poi ritrovato e riscoperto da adulta insieme alla sua bambina.

Paperino, Paperina, Paperone, il principe della Bella Addormentata, Campanellino e altri eroi dell’animazione disneyana fanno irruzione nella quotidianità dell’autrice, si appropriano dei suoi oggetti domestici in un gioco visivo fortemente intimistico.

I dipinti di Silvia riflettono metaforicamente sul senso di essere adulti e sulle difficoltà e ansie di porci in rapporto con i quesiti che l’infanzia ci pone.

La pittura di Silvia è volutamente “leggera”, non rifinita, quasi incompleta, apparentemente incerta. L’allusione ai disegni infantili è evidente, ma qui l’incertezza è fittizia, adoperata scientemente per ingannare l’osservatore: a ben guardare possiede il gusto divertente del tromp l’oeil. In realtà l’artista ferrarese adopera una tecnica pittorica in grado di fare da antidoto ad ogni possibile pop-ismo e ci riesce efficacemente. Infatti, quando fumetti e cartoon approdano sulla tela, sempre si materializza forte, oggi, il rischio che le intenzioni dell’artista vengano fraintese, a volte devastate dalla diffusione popolare dello stereotipo “Pop Art” . È capitato persino al grande Dino Buzzati, diventato per la critica e per molti “conoscitori d’arte” un emulo nostrano della corrente di Warhol, sebbene l’artista bellunese i suoi quadri-fumetto avesse iniziato a dipingerli, e con ben differente logica, diversi anni prima di Lichtenstein e compagni.

Se il tempo della Pop-Art è stato quello del divertimento e della frivolezza, il tempo di Silvia Donini è, invece, quello pacato,“quieto” dell’affetto familiare, dei momenti passati davanti al video registratore, con la mente forse non totalmente spensierata ma concentrata a mediare e meditare sul divertimento offerto all’affetto infantile, eppur chiedendosi se quello che stava vedendo e affettuosamente provando meritasse di essere comunicato anche agli altri. Non con le parole, ma coi pennelli, forse perché genitori si diventa ma artisti, se si vuol retta ad un aforisma abusato, si nasce. 

(ROBERTO RODA) 

http://www.artstudio.it/titolo/art_2812.htm

http://www.comune.cento.fe.it/sportellicomunali/cultura/pagina182.html

venerdì 19 dicembre 2008

PER UNA DESTRA DEL 2000

jean guitton.jpgDALLA SCONFITTA ABRUZZESE UN FORTE MONITO: CAMBIARE O SCOMPARIRE***


Abbiamo perso. E la sconfitta elettorale in Abruzzo è la cartina di tornasole di un Partito che, come è apparso chiaro in occasione del Comitato Centrale a cui ho partecipato una decina di giorni fa, non ha ancora deciso cosa fare da grande.

Quando La Destra venne al mondo, ormai un anno e mezzo fa, l’obiettivo era chiaro, o almeno a me così era apparso.

Il Partito non nasceva per stare alla destra di AN, ma per prendere il posto di AN, che per motivi legati essenzialmente ad una questione di poltrone, aveva svenduto l’anima e dunque non appariva più in grado di rappresentare credibilmente nella coalizione di Centrodestra quel patrimonio di valori e di ideali che permeano buona parte dell’elettorato moderato, ma che Berlusconi neppure sa dove stiano di casa.

Ecco, questo era il progetto originario de La Destra: fungere da elemento riequilibratore, diventare la nuova destra di governo in una coalizione alternativa alle Sinistre, portandovi idee, entusiasmo, coerenza, moralità. Interpretando in buona sostanza l’ anima critica del nuovo Esecutivo che di lì a breve – era nell’aria - avrebbe inevitabilmente mandato a casa la traballante navicella retta da Romano Prodi.

Quello che accadde poi è cronaca nota a tutti. Il voltafaccia del Cavaliere, il veto di Fini all’apparentamento, la lunga traversava in un deserto sterminato di cui non si intravede la fine. La legittima sensazione, vissuta da molti di noi, di essere stati traditi.

E così, un po’ per volta, il Partito ha cambiato faccia e con essa linea politica, cominciando ad assomigliare sempre più ad una destra anti-sistema, qualcosa di molto più simile, per intenderci, alla Fiamma Tricolore o a Forza Nuova, che non a quella Destra moderna e democratica che aveva l’ambizione di diventare e alla quale molti, anche per questo, si erano rivolti all’origine con curiosità e interesse.

Intrecciando poi pericolose alleanze più o meno sotterranee con elementi dell’estremismo radicale (l’ingresso di Tilgher nell’Esecutivo Politico nazionale è sintomatico in questo senso),  che prima che portare voti e determinare consenso spaventano e preoccupano chi non è disposto, anche a destra, a svendere gli irrinunciabili valori della libertà e della democrazia sull’altare di improbabili e imbarazzanti derive neofasciste.

Oggi dunque il Partito si trova di fronte ad un bivio.

Da una parte, c’è la scelta dell’autoghettizzazione, assolutamente legittima, ma altrettanto sterile, in termini di prospettiva politica.

Dall’altra, quella di un movimento disposto a mettersi in gioco, a confrontarsi con il Pdl sul piano delle idee, competitivo sì, ma non pregiudizialmente chiuso al dialogo e al confronto, nella consapevolezza forte e chiara che il “nemico” sta sempre e comunque dall’altra parte, a sinistra.

Su questo si misurerà, di qui a breve, il futuro politico de La Destra e la sua capacità di attrarre consensi e suscitare speranze, piuttosto che di sfiorire nell’insignificanza di un orizzonte asfittico e senza sbocchi.

STEFANO GARGIONI

*** http://stefano-gargioni.blogspot.com/

http://www.theolabam.it/jean_guitton.htm

INTRODUZIONE AL CONNETTIVISMO

VR.jpgDAL FUTURISMO AL CONNETTIVISMO 

Connettivismo è, ormai, una parte non trascurabile di storia italiana del fandom della fantascienza, vissuta soprattutto su Internet, relativamente ai primi anni di questo nuovo millennio.
Precedentemente, esistevano soltanto frammenti disaggregati d’idee in formazione, embrioni e vaghe sensibilità  che, spesso, non avevano possibilità  di svilupparsi poiché tutto era affidato alla fantasia di uno o pochi altri sviluppatori (il termine informatico usato non è un caso, parlando di Connettivismo non è difficile cadere nel mondo tecnologico e digitale dello sviluppo software). Questi artigiani vagavano, nella Rete come nella realtà  usuale, alla strenua ricerca di una finestra sul mondo per affermare il proprio grido, la propria sensibilità  verso il futuro che doveva essere intriso non più soltanto di tecnologia e software e backup, ma anche di misticismo, di un senso d’oscurità  profonda che affondava le proprie radici nelle ghost stories di inizio ‘900 e anche fine ‘800, pregne di un senso misterico che affondava, a sua volta, nell’antico mondo classico e più indietro ancora.
All’inizio del nuovo millennio, quindi, in moltitudine anonima ed eterogenea, ci si cominciò a ritrovare alla corte di Massimo Ferrara e del suo Club G.Ho.S.T., uno dei principali luoghi di confluenza del fandom internettiano di allora. Inconsapevoli del nostro comune cammino cominciammo a tracciare prima rapporti di amicizia ramificati e poi, sempre più frequentemente, filamenti di feeling creativo comune ma, stavolta, dedicati; così, nel mentre che progetti creativi prendevano rapidamente vita e si sfasciavano con la stessa velocità , si cominciarono a discriminare i contatti, alla ricerca della scintilla definitiva. Verso la fine del 2002 strinsi i legami con Marco Milani e nacquero così, su Internet, il sito amatoriale - gestito da Milani - Domn-mistic-on (evolutosi poi nel più solido ‘Domist.net Letteratura e Pace’) e, quasi contemporaneamente e con funzione orbitante proprio attorno a Domn-mistic-on, il mio sito ufficiale – ufficiale, nel senso che conteneva e contiene tutto il materiale finito di mia produzione. Come collante a queste due realtà  più o meno statiche e con funzione stavolta dinamica, sperimentale e propedeutica al futuro, nasceva poco dopo il blog Cybergoth, gestito perlopiù da me.
Ecco, l’impianto funzionale del Connettivismo era nato. Si era nella primavera del 2003 quando Giovanni De Matteo irruppe nel Club G.Ho.S.T. col suo "Notturno n° 23"; subito fu aggregato nell’organico del blog perché le sue sensibilità  riconducibili al buon Sterling della "Matrice spezzata", oltre che al retroterra emozionale e percettivo descritto all’inizio di questa postfazione, erano irresistibili e chiare.
Da allora, il nome del blog Cybergoth e dei suoi redattori cominciò a correre in Rete; in quanto luogo di sperimentazione presto maturò l’esigenza di guardare oltre. Io e De Matteo cominciammo a confrontarci sugli obiettivi da raggiungere, sul concepire la nuova frontiera che doveva definirsi per mantenere alto il livello sperimentale del blog e della nostra poetica. Era l’autunno del 2003 e, improvvisamente, prese forma per iniziativa di De Matteo il Manifesto del Connettivismo, in una forma non troppo embrionale rispetto a quella definitiva; ma era presto, non si era pronti alla diffusione e, soprattutto, non eravamo pronti all’adesione nemmeno noi. Fu deciso di tenere il Manifesto in stand-by ma, al contempo, De Matteo fondò il blog Junction con lo scopo preciso di farlo funzionare come ulteriore attrattore caotico verso il germe connettivista; si attendeva, così, che le sperimentazioni di scrittura si evolvessero verso un punto qualsiasi, come se un fiore dovesse prima o poi sbocciare, senza averne nemmeno la sicurezza.
Il momento venne un anno dopo, quasi casualmente. Rilessi per caso il Manifesto ed ebbi la folgorazione dell’esattezza delle visioni di De Matteo; era necessario andare oltre il cybergoth per definire non solo la parte tenebrosa del nuovo mondo, ma anche tutto il resto. Eravamo diventati coscienti, nel frattempo, di avere ereditato empaticamente germi del Cubofuturismo russo tramite il completo distacco dalle formule poetiche del passato, con la volontà  di una rivoluzione lessicale e sintattica; ma si era eredi, anche, dei Crepuscolari, laddove si avvertiva la crisi spirituale del tempo attuale come un crepuscolo nell’imminenza del tramonto, e dell’Ermetismo, per via dell'oscurità  e dell'indecifrabilità  della nuova poesia, difficile in confronto alle chiare strutture della poesia classica, in una persecuzione d’intenti che doveva portare alla libertà  non solo dalle forme metriche e retoriche tradizionali, ma anche da ogni finalità  pratica didascalica e celebrativa. Anche il
Surrealismo era diventato il padre del Connettivismo, soprattutto nei tratti della sua costante ricerca di una realtà  superiore così da giungere a una trasformazione delle immagini, che abitualmente siamo abituati a vedere in base al senso comune, in altre immagini che possano trasmettere l’idea di un diverso ordine della realtà . Ultima - ma non ultima - la paternità  del Futurismo si agitava sul nuovo movimento: qualcosa di italiano, prima di tutto, come il Connettivismo nella sua genesi e nel suo tentativo di organizzare la sfilacciata scena della Fantascienza (italiana), forse davvero l’unica branca artistica in grado di incarnare attualmente il concetto d’avanguardia. E poi, Futurismo per la smania di esplorare il mondo del futuro, fatto di parametri quali la modernità  contro l’antico (anche se, per quanto ci riguarda, parzialmente contro), la velocità  contro la stasi, in un’esaltazione della modernità  che passa anche tramite la ridefinizione dei canoni estetici, prescindendo dai deliri bellici e politici che il futurismo si è poi fatalmente portato appresso durante il ventennio fascista.
Il tutto si mescolava, come in un magico crogiuolo, col Cyberpunk che aveva scosso e destato le coscienze degli anni ’80, che aveva dato le coordinate verso cui il mondo si sarebbe mosso, con ogni probabilità , nei venti anni successivi; il Connettivismo si distanziava però da esso, al contempo, con una proporzione che suonava come “Connettivismo che sta al Cyberpunk così come il Romanticismo sta all’Illuminismo”: era come aprire gli occhi non più sul mondo bensì sull’anima. A noi connettivisti premeva, così - improvvisamente e fortemente, come se fossimo stati folgorati dalla nostra stessa visione – dare i punti nodali di un movimento, spesso definito rozzamente e con una punta di mancata conoscenza, come “del post-cyberpunk”: si cominciava, così, a parlare di un mondo in cui le sensibilità  si stavano connettendo in un modo inedito grazie alla Rete e alla tendenza al postumanismo – forse l’unico vero legame che il Connettivismo ha col Cyberpunk – e anche attraverso le sensibilità  espresse nel passato della storia umana, tramite le ultime discipline matematiche (su tutte, quella del caos), della fisica quantistica nonché delle scienze umanistiche che hanno imperversato durante tutto l’arco storico conosciuto.
Da allora è successo quasi di tutto; il Connettivismo è uscito su carta con la rivista trimestrale NeXT, e si è presentato al mondo con un'antologia, con dei fumetti; le richieste di collaborazione ricevute e date si sono moltiplicate a dismisura, si organizzano programmi radio musicali e non, si partecipa a reading, si allestiscono convention connettiviste, si pensa alla TV e si guarda al mondo del cinema dopo aver realizzato un cortometraggio che ha spalancato la nostra fame dell'ottava arte - il primo cortometraggio connettivista, "La trentunesima ora", è stato realizzato grazie anche alla preziosa e insostituibile opera di Francesco Cortonesi della Filmhorror.com, altro figlio prediletto di Ferrara e del suo Club G.Ho.S.T.
Così, sono pronte ora altre sceneggiature, altri clip da realizzare, mentre la comunità  connettivista si allarga come un'infezione (i membri, al momento, sono circa una trentina): a naso e istintivamente dico, dimenticando sicuramente qualcuno, Gianluca "Kremo" Baroncini (che si è aggiunto praticamente da subito - la sua Nazione Oscura è casualmente nata la stessa notte del Connettivismo), Marco "Antares666" Moretti, Domenico "7di9" Mastropasqua, Giorgio Messina, Umberto "Ubi" Bertani, Umberto "2x0" Pace, Fernando "BlackHoleSun" Fazzari, Michele "DottoreInNiente" Nigro, Alex "Logos" Tonelli, Simone "AbateDegliStolti" Conti, Mauro "Dixit" Cancian, Roberto "ro" Furlani, Daniele Cascone, Francesco D’iIsa e tanti altri che sono lì, a sbirciare e assorbire le vibrazioni che salgono dal nuovo portale del Movimento – www.next.station.org.

SANDRO BATTISTI

http://www.realdarkdream.com/articoli/connettivismo.html

http://www.adrianopiacentini.it/CalvinoScienza.htm

IL LATO OSCURO DELLA NET-PAROLA

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Questo articolo scritto da Livio Milanesio - http://liviomilanesio.it/ - è stato pubblicato da Apogeo on line – www.apogeonline.com – e qui presentato integralmente.

A cura di David Palada


IL LATO OSCURO DELLA NARRAZIONE
LE STORIE SALVERANNO IL MONDO?

di LIVIO MILANESIO

La rete è piena di storie. Autorevoli o bizzarre, inutili o fondamentali, vivono nei blog e qualche volta entrano in conflitto con l’informazione “ufficiale” che non sempre è trasparente. Riusciranno i blogger a salvarci?
«Voi siete quelli che chiamiamo la reality-based community, coloro che credono che le soluzioni emergano dalle ricerche, ma il mondo non funziona più così. Noi siamo un impero e creiamo la nostra realtà. E mentre voi la analizzate con i vostri metodi, noi creiamo nuove realtà». Così un anonimo staff member di Bush Junior raccontava la sua visione del mondo a un reporter della vecchia scuola. La storia riportata da Ron Suskind in un articolo del New York Times è rimbalzata nel recente saggio del sociologo francese Christian Salmon, Storytelling, pubblicato in Italia per i tipi di Fazi Editore. La tesi è che una delle più antiche e diffuse forme di creatività umana, l’arte di raccontare storie, sia usata in modo massiccio come potente arma politica e di marketing.
Lo storytelling di cui parla Christian Salmon riguarda l’utilizzo delle tecniche narrative a fini pratici: si trasforma la realtà in un’epica e i cittadini diventano protagonisti di una avventura le cui fila, però, sono nelle mani di qualcun’altro. E così Enron, George Bush, la guerra in Iraq e Nicholas Sarkozy si trasformano nei grandi temi narrativi del ventunesimo secolo, costruendo attorno a sé un’aura mitica nella quale ogni ragione sembra doversi sottomettere. Storie perfette dal fascino irresistibile se solo qualcuno non avesse il vizio di immaginare finali differenti. La felice e inconsistente favola di Enron, azienda proiettata verso un futuro perennemente radioso comincia a vacillare a causa di un punto interrogativo. È il 5 marzo del 2001 quando Fortune pubblica un articolo intitolato Is Enron Overpriced?.
Enron è “raccontata” come una superstar hollywoodiana con qualche lato oscuro di troppo. L’articolo è una vera a propria contronarrazione, che conduce a immaginare un finale diverso. Il dubbio si insinua. Ci si accorge che, affascinati dalle meravigliose avventure dell’azienda di Houston, neppure i più prestigiosi analisti avevano considerato problematico il fatto che intere divisioni di Enron fossero un totale mistero finanziario. Il sipario si strappa, l’azienda vacilla. Nel dicembre dello stesso anno Enron fallisce. Certo non è il singolo articolo di Fortune a fare crollare il castello di carte (o di carta) ma è l’inizio delle numerose domande e rivelazioni che da quel momento sfuggono dal controllo della leggenda Enron.
La rete è piena di domande e rivelazioni. Sono spesso coloro che stanno ai margini i più attivi: non inquadrati, non autorizzati, assenti dagli albi professionali, spesso maniacalmente specializzati, dribblano le narrazioni ufficiali per proporre storie diverse, rivelando con candore che il re è effettivamente è nudo. Sono contronarratori, non protestano in piazza ma scuciono e ricuciono nuove leggende utilizzando il blog come arma d’assalto. Essi sfuggono quasi sempre alla formula “lei non sa chi sono io” perché non hanno bisogno di un editore che certifichi la loro competenza per rendere pubbliche le proprie idee. Una particolarità che fin dagli albori del www è stata percepita come un problema: come faccio a essere certo che ciò che sto leggendo proviene da una fonte credibile ed autorevole? Come faccio a fidarmi di qualcuno il cui “esame di abilitazione” è stato quello di essersi iscritto a un servizio gratuito come Blogger o Wordpress?
Nume tutelare e superstar dei contronarratori italiani è Beppe Grillo. Marginalizzato dal ruolo istituzionale di comico televisivo si reinventa in teatro e sulla rete svelando e nello stesso tempo creando nuove leggende fatte di auto a idrogeno, camicie di canapa e di parole magiche (vaffa) che fanno tremare i potenti. Una storia che sostituisce un’altra storia. C’è da chiedersi a questo punto se dietro a tutta questa narrativa esista effettivamente una realtà.
In un ambiente partecipato quale è la rete non si possono considerare attivi soltanto gli autori ma anche (forse soprattutto) i lettori. La rete offre molto materiale ma è necessario sviluppare un senso critico per poterla utilizzare. Cercare, confrontare, criticare, partecipare sono i nuovi verbi che si aggiungono all’attività del lettore. Il bello è che non è per nulla una novità: come dimostra la tesi di Salmon l’informazione verticistica è spesso vittima di ingerenze e di obiettivi che poco hanno a che fare con l’informazione, quanto con la necessità di avallare certe decisioni (su dài, adesso basta, chi ha fregato le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein è ora che le tiri fuori se no Bush questa volta si arrabbia davvero). E quando non ci si mette di mezzo la malafede può capitare che la consistente massa di informazioni che dobbiamo gestire renda difficile la verifica, come accadde all’autorevolissimo Journal of Statistical Physics che pubblicò alcuni studi del professor Stronzo Bestiale dell’Institute for Advanced Studies di Palermo.
Il motto è sempre e comunque quello di Fox Mulder: Trust No One, non fidarti di nessuno, salvo poi dare la facoltà a chiunque di esprimersi e a noi di credergli.
Intanto Enron è fallita per davvero e i morti dell’Iraq non si rialzano quando si spengono le telecamere e neppure l’inventore dell’auto a idrogeno è stato rapito dalla Spectre, e, i cosiddetti potenti, incassato il vaffa hanno continuato tranquillamente per la loro strada, intessendo una nuova storia da raccontarci. E se i blogger continueranno a raccontare le loro personali realtà alternative, allora avremo ancora la possibilità di catturare un po’ di quella complessità che governa il nostro universo. Con un pizzico di autorevole distacco.

(LIVIO MILANESE)

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=3823&ID_sezione=38&sezione=News

http://www.ibs.it/code/9788833918389/mazzarella-arturo/grande-rete-della.html

MOSTRA "SELVATICA" A CODIGORO

SL730076.JPGMOSTRA "SELVATICA" A LA VELIA DI CODIGORO

 

Si conclude con una mostra “SELVATICA” il ciclo di laboratori artistici aperto al pubblico che si è tenuto ogni sabato per due mesi presso lo studio d’ arte “La Velia” di Codigoro da un guppo autogestito di amici artisti,tra cui anche il gruppo ZODA, particolarmente attivo.


Gli artisti partecipanti sono: Amo, Chiodi, Dany, Fergnani, Grassi, Menegatti, Morelli, Parma, Piva, Tani, Zaghi, Zucconelli, Zonari,Zampini Laura, Zampini Luigi.


La mostra “SELVATICA” si inaugura sabato 20/12/08 alle ore 17.

Presso lo studio d’arte “La Velia” via Buozzi 34 a Codigoro


Il gruppo e gli artisti di cui sopra, alcuni assai noti, risultano l'equipe forse d'arte d'avanguardia più attiva e creativa nella provincia ferrarese e tra le più significative dello stesso panorama ferrarese complessivo: ad esempio, tra gli altri, Marco Tani -poeta visivo e scrittore - Luigi Zampini (anche segnalato da Vittorio Sgarbi), Filippo Parma (performer e attore) lo stesso Alberto Morelli (fotografo), la stessa Laura Zampini (anche designer).


Nel recente passato si è già segnalato per altre iniziative simili sempre a Codigoro e nel 2007 a Ferrara, mostra presso La Galleria dell'UVA, durante il Festival Buskers 2007 e mostra ad esso dedicato. Morelli, Luigi e Laura Zampini, e Tani parteciparono anche sempre nel 2007 all'evento multimediale Futurismo Renaissance (Tiffany Art Club Ferrara 2007, patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna- sezione Mostra; il video relativo Exposition è visibile su You Tube canale Frei Art.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/lanuovaferrara/2007/08/22/UC2PO_UC204.html

giovedì 18 dicembre 2008

2009 UN CONVEGNO PER ITALO BALBO

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L'AEROPOETA ITALO BALBO

Oltre 100 anni fa nasceva a Ferrara Italo Balbo, giustiziato dai precursori di Ustica nell'azzurro cielo di Tobruck, negli anni della rivoluzione fascista.

E anche a Ferrara, nell'odierna democrazia della turbogas... , celebrata con i soliti stuzzichini di Abbado, ancora offerti ai sudditi dal politburo ora rosso verde dopo la fine politica dei grandi promoters Soffritti, Siconolfi, Cristofori... è necessaria la ri-scoperta della "polibibita" Italo Balbo (al di là del talento mondiale di Abbado o dell'intelligenza del Duca o del valore pubblicitario dei Grandi Eventi...).

E di tanto in tanto la questione Italo Balbo ritorna in primo piano a Ferrara, un tempo soprannominata la Nera, poi dalla Resistenza... clonata in Rossa, tra breve solo Bianca!

Ma, incredibilmente, chiedere di dedicare soltanto una via al trasvolatore atlantico (ricordiamo le battaglie di Carlo Ferretti) suscita reazioni sempre eccessive, a Chicago ad esempio esiste da molti decenni una Balbo Avenue, vale a dire in Usa, patria della democrazia occidentale più avanzata.

Che dire? Per ragioni storiche a Ferrara... molti sono naturalmente convinti che gli Stati Uniti sia una nazione solo imperialista, inoltre l'ostracismo a Balbo significa non fare mai i conti con il comunismo... nonostante sguardi diversi suggeriti da storici non banalmente revisionisti ma critici, eretici ed attualissimi come - dopo De Felice- i vari Nolte o lo stesso Giordano Bruno Guerri, sicuramente antipatici non solo alle roccaforti postcomuniste ma anche in ambito universitario.

In realtà Italo Balbo è stato probabilmente, nel bene e nel male, il più grande uomo anche politico di Ferrara nel XX secolo: solo l'ex duca rosso Roberto Soffritti sarà ricordato con lui dagli storici futuri e sicuramente nessuno si opporrà ad una via dedicata in avvenire a quest'ultimo.

Soprattutto, tranne a Ferrara, la storia ricorda già Italo Balbo tra i primi grandi trasvolatori atlantici: per intenderci quasi come i primi uomini sulla Luna (l’Apollo 11!).

Infine, alla luce anche di avvenimenti recenti (vedi l'atteggiamento antiamericano di tutta la sinistra postcomunista italiana...), persino il Balbo fascista e ferrarese domanda oggi revisionismi rivoluzionari: il fascismo ha certamente impedito negli anni del ventennio all'Italia di diventare uno stato satellite dell'Unione sovietica di Stalin, la buona volontà dei comunisti italiani non avrebbe retto allo strapotere dell'ideologia totalitaria di Madre Russia!

Riassumendo...: Fascista di sinistra, pioniere eroe futuristico dell'aeroplano e dell'aviazione mondiale, marinettiano e dannunziano, oppositore alle famigerate leggi razziali e alla suicidale alleanza con Hitler… (persino fascista dissidente e antifascista!),uomo moderno, Italo Balbo è un antidoto a certa normalizzazione reazionaria, arrogante e passatista che attanaglia, neopiovra rossoverde, l'Italia del 2000, da Roma a Ferrara.

E anche a Ferrara... gli intellettuali sono quasi tutti filogovernativi, qua - come noto - è stato anticipato da decenni il compromesso storico ( e per giunta volgarizzato, ben distante dalle utopie elevate di un certo Berlinguer-sintesi tra umanesimo socialista e umanesimo cristiano...)

Oggi, 2009 imminente, Italo Balbo non è più solo una provocazione: Italo Balbo era un fascista scomodo e libertario, così distante dal mondo museale-vegetale delle querce e degli ulivi o dalle margherite da... morire persino in volo, in cielo, forse ucciso dagli stessi fascisti devoluti a bigotti reazionari, come Majakowskij con Stalin o Aldo Moro con la prima repubblica.

Italo Balbo va ri-clonato, non celebrato con liturgie anoressiche o necrofile, il suo spirito moderno, coraggioso, dinamico e aeropoetico (scrisse all'epoca autentici bestsellers!) invita le generazioni nuove a rinnegare il servilismo ferrarese, certa lentezza "antropologica" di un popolo padano ferrarese ....mai ferrarista!

Balbo suggerisce ancora la liberazione di Ferrara città d'arte da certa depressione quasi genetica (il primato dei suicidi, un’economia a pezzi); a salvare il turismo e la città d'arte dai recenti e dai nuovi business catto-comunisti oppure a concretizzare con efficacia tale scommessa, a stimolare infine con convinzione molti giovani e talentuosi artisti (il loro numero è insospettato) prima di volare altrove.

Il misconosciuto eroe atlantico ferrarese, dopo le cadute del Muro di Berlino, dell'Unione Sovietica e di Saddam... esige - ora più che mai - a dire no per il 2009 e  a smascherare l'umanesimo comunquista ortodosso dei paleocompagni al potere, riciclati (leggi probabile vittoria di Tagliani ) in neodemocristiani!!!

Resistenza ciberpolitica a Ferrara, anche in nome di Italo Balbo, pioniere del cielo! E appunto, nel 2009 sia promosso e realizzato - finalmente- un bel Convegno aerofuturista sull'Eroe ferrarese dei cieli!

ROBERTO GUERRA

MANIFESTO DEL CONNETTIVISMO

GIBSON.jpgIl manifesto del Connettivismo

 

Siamo i Custodi della Percezione, Guardiani degli Angeli Caduti in Fiamme dal Cielo, Lupi Siderali. Un gruppo di liberi sognatori indipendenti. Viviamo nel cyberspazio, siamo dappertutto. Non conosciamo frontiere. Questo è il nostro manifesto.

  1. Canteremo la resurrezione dell’anima consumata nella tecnologia. La notte, il sogno, la visione e la connessione. E tutto ciò che sublima le nostre anime a un ordine superiore di conoscenza.
  2. Il deragliamento dei sensi, le corrispondenze analogiche e la rottura del controllo saranno gli strumenti fondamentali della nostra ricerca.
  3. Noi vogliamo scavare a fondo nelle carni dell’universo, penetrare sotto l’epidermide del mondo e raggiungerne il midollo pulsante. La parola, l'immagine e l'equazione sono i virus che trasportano la nostra infezione.
  4. Noi crediamo che il mistero dell'universo sia codificato in una chiave inafferrabile e indistruttibile: l'ologramma. Il principio olografico, il modello olonomico della mente e l'olomovimento: dalla struttura della realtà ai nostri schemi di senso la percezione conosce un solo paradigma, che racchiude le istanze della relatività e dell'indeterminazione.
  5. L'ordine esplicito dischiuso al senso è solo l'immagine proiettata di un ordine implicito irraggiungibile. Non basta dissecare il mondo per svelare la verità che nasconde. Occorre risalire il fascio di luce fino alla pellicola per comprendere da dove proviene l'immagine che vediamo. Vogliamo rimontare il flusso fino a toccare la sorgente che inganna la percezione e staccare la luce: solo così solleveremo il velo.
  6. Ci abbandoniamo al riflusso pronti a catturare l'onda irrequieta del tempo. Sulle spiagge del futuro ascoltiamo la voce dei morti e la musica che emerge da tutte le cose del mondo: il nostro sogno è un rituale di negromanzia quantistica.
  7. Noi siamo quelli che camminano da soli per strada, quelli sospesi tra l'illusione del mondo virtuale e l'inganno del mondo reale. Scorriamo i sentieri eterei della rete, navighiamo nell’oceano dell'informazione, siamo impulsi di adrenalina nei cavi che cablano la realtà. Siamo lupi siderali alla deriva sulle correnti ioniche del vento solare, ombre che cantano alla notte per ascoltare l'eco delle voci risuonare in lontananza. Immersi nel flusso ininterrotto dell’informazione, ci lasciamo guidare da spettri e percorriamo le immense distese silenziose di periferie entropiche adagiate nel crepuscolo dei sensi. Siamo quelli che sostano all’ombra degli alberi, in ascolto del loro respiro avvolgente. E quando dormiamo, esploriamo le Terre del Sogno.
  8. Non abbiamo nomi. Il nostro vero nome è un sussurro nel buio, un rumore nascosto nella radiazione di fondo dell'universo, un segnale immerso nel rumore bianco della materia. Il nostro nome vaga libero nella notte.
  9. Noi siamo rabdomanti cibernetici. Ricerchiamo le connessioni segrete che custodiscono il significato e lo spirito di tutte le cose. Siamo decifratori e vogliamo scardinare il flusso di tutte le cose, risolvere il tempo nella sovrapposizione concorrente degli eventi.
  10. Noi vogliamo cantare le strade deserte della notte, i monumenti congelati nel silenzio, le luci al neon della metropolitana, le periferie spettrali, i cimiteri di campagna, i reperti dell'archeologia postindustriale, le autostrade abbandonate, le città rase al suolo dai bombardamenti, le strade dei briganti, la morbida geometria dei corpi, il silenzio attinico di stanze d'albergo abbandonate, la carica sensuale della promiscuità tecnologica, il caos, le stelle, i pianeti deserti, le sonde lanciate verso la notte, la musica radiante di quasar morte, la tenebra metafisica di un orizzonte degli eventi, la connessione neurale. Il respiro della notte, il ruggito delle novae e i sospiri di stanze che deformano la nostra comprensione dei sogni. Siamo antenne puntate nel vuoto, variabili impazzite, violini male accordati, cronoscopi fuori fuoco. Inseguiamo la condivisione delle anime, dei luoghi, del tempo, usando antichi percorsi mistici. Viviamo nella connessione e siamo protesi verso il futuro. Per questo

NOI SAREMO TUTTO

                                                                                                                                                                                                                                       G.DE MATTEO-E I CONNETTIVISTI

http://www.next-station.org/nxt-ex-1.shtml

IL SINDACATO VERSO IL FUTURO

                                 TRADE UNION.jpgI sì e i no allo sciopero Cgil

Mi chiamo Natascia Cristofori e sono la rappresentante Sindacale della Libreria Feltrinelli di Ferrara, iscritta alla Filcams - Cgil di Ferrara Ho assistito con rammarico allo scambio di “cortesie” avvenute sulla Nuova nei giorni scorsi tra Baiamonte e Guietti, non voglio entrare nel merito dei numeri di adesione allo sciopero, non ho le conoscenze per farlo, posso solo dire che venerdì scorso alla manifestazione a Bologna io c’ero ed eravamo proprio in tanti, sotto una pioggia incessante che avrebbe scoraggiato chiunque.  Ho deciso di scrivere perché il signor Baiamonte fa riferimento alla Cgil come il sindacato dei “No” su tutto che non aiuta i lavoratori e le lavoratrici e tra le altre vertenze sindacali fa riferimento al contratto separato del commercio, rispetto cui voglio dire alcune cose perché è una vicenda che ho vissuto da vicino e di cui pago le conseguenze tutti i giorni sulla mia “pelle”.  Stare al tavolo e trattare nel merito dei problemi della gente, significa trovare le condizioni utili perché ci stiano tutte e tre le Organizzazioni Sindacali e quando una di esse chiede di sospendere la trattativa per poter verificare con i lavoratori il mandato a procedere nella negoziazione poiché le proposte della controparte si discostano notevolmente dai contenuti della piattaforma unitaria, credo sia un modo giusto per difendere i lavoratori e le lavoratrici che si vuole rappresentare.  Non averlo permesso e aver firmato il Ccnl del commercio credo sia uno strappo senza precedenti, perché ci si è divisi sulla parte normativa di quel contratto.  Mi chiedo se si difende i lavoratori obbligandoli a lavorare alla domenica quando non è nel loro contratto di lavoro individuale di assunzione, ci è stato tolto ogni spazio contrattuale, siamo obbligate!!! e per di più per il lavoro domenicale percepiremo meno di salario di quanto ci pagavano prima; e che dire della normativa per i lavoratori con contratto di apprendistato che dovranno lavorare di più per percepire gli stessi soldi di un altro lavoratore della stessa azienda...  E’ un contratto che ha sancito condizioni “in peius” rispetto alla normativa precedente, incidendo negativamente anche sulla mia vita personale e organizzazione familiare.  E mi chiedo perché il Ccnl separato non è stato portato alla consultazione dei lavoratori, perché fossimo noi a decidere se l’esito di questa trattativa difendesse davvero il lavoro, i diritti e soprattutto la nostra dignità di prestatori d’opera ma anche di singoli individui.  Io credo che il sindacato, per essere tale, deve stare al tavolo e trattare, ma non può essere che si debba fare un accordo a tutti i costi a prescindere dal merito, e soprattutto credo che l’ultima parola rispetto ad eventuali intese, raggiunte unitariamente o separatamente, debba essere dei lavoratori e delle lavoratrici che si prova a rappresentare anche in un momento così difficile come quello odierno. Per questo continuo a impegnarmi nel sindacato, perché sono coinvolta nelle scelte, e chiedo alla Cgil di continuare così.  Sono una lavoratrice e come tale mi auguro che le Organizzazioni Sindacali si impegnino in un percorso che recuperi l’unità di azione, mettendo le singole e diverse sensibilità al servizio del loro ruolo di rappresentanza, senza forzature o “tirate di giacca”. Chiedo che, nel rispetto della autonomia di ognuna, le OO.SS. ricerchino con forza i punti di intesa e non di divisione senza lasciarsi tentare dalla facile demagogia, perché se esiste un sindacato del “No” a prescindere significa che esiste un sindacato del “Sì”’ a prescindere........e questo non credo aiuti nessuno. 
(NATASCIA CRISTOFORI)

IL SIGNOR MARIO AL BAR TIFFANY

images FUNGO.jpgMOSTRA AL BAR TIFFANY

Nell'ambito di alcune iniziative attualmente in corso in città, Thc Polimedia (ovvero Mario Slener e altri) presenta all'American Bar Tiffany, una mostra collettiva d'arte contemporanea, seconda edizione del cosiddetto Signor Mario, originale progetto e apologia controcorrente del cosiddetto Uomo Comune o Uomo Medio, figura sociale topica spesso bistrattata da certa intellighenzia nazionale. Una versione del progetto fu già presentata da Thc Polimedia l'estate scorsa nel prestigioso Giardino delle Duchesse (Ferrara Estate, Il Giardino Ritrovato, patrocinio Comune di Ferrara).

Circa una decina gli artisti presenti, nomi anche noti oltre Ferrara (e non solo di Ferrara): i vari Andrea Amaducci (già protagonista nella prima versione), Michele Rio, Luca Benini, Marco Jannotta, Darkan, Marco Montanari, Daniele Mattei e altri: un'esposizione, forse, neosituazionista e neodadaista, anche in certo senso virtuale, per lo spirito anche internautico che caratterizza il gruppo Thc Polimedia, attivo anche nel web.

Thc Polimedia e Mario Slener in particolare, nel panorama culturale ferrarese d'avanguardia, si segnalò addirittura nei lontani anni Ottanta, con la stessa etichetta: gruppo cosiddetto postatomico, composto da oggi noti videomaker (Ferioli), pittrici (Tognazzolo), poeti (Guerra) e musicisti (Croce) e lo stesso Slener (animatore e ufficio stampa); in particolare vanno ricordate -all'epoca- alcune iniziative ragguardevoli curate alla Sala Boldini (ad esempio un concerto dell'allora cultband Diaframma, 1984...) e la partecipazione con un paio di video a U-Tape 84 (Centro Video Arte) alla Sala Polivalente.

Più recentemente, Slener ha rilanciato con altri membri- anche non ferraresi- l'etichetta (il logo è rimasto lo stesso... un fungo nucleare), lo stesso Daniele Mattei (e altri): nel 2007 ha promosso il (1°) Convegno nazionale dell'Associazione romana Consequenze- Sala Boldini; ha collaborato sempre nel 2007 all'evento multimediale futuristico Futurismo Renaissance (Tiffany Art Club 2008- Ferrara, ,patrocinio Regione Emilia-Romagna); nel 2008 ha curato da Zuni il Reading e presentazione editoriale del gruppo su Myspace SCRITTORI SOMMERSI; all'Osteria degli Angeli una serata con il poeta e film-maker Alberto Rizzi; l'estate scora appunto la prima edizione de IL SIGNOR MARIO. Thc polimedia si pone certamente tra le espressioni creative dell'avanguardia ferrarese, tra i pochi gruppi attenti anche al web e capaci di calamitare artisti d'oltre mura.

www.myspace.com/thcpolimedia

http://ferrara.comune.fe.it/index.phtml?id=1275

mercoledì 17 dicembre 2008

LA MEMORIA DEL CORRIERE PADANO

images NELLO QUILICI.jpgALBERTO BALBONI…. LA MEMORIA DEL CORRIERE PADANO 

Oggi, Ferrara è certamente una deliziosa città d’arte e cultura, famosa in Italia e all’estero, come nel Rinascimento, tra Abbado, le grandi mostre del Palazzo dei Diamanti, Buskers, la Video arte e così via. Va da sé – nel duemila.. – la necessità di nuovi orizzonti per una visione della cultura: non più del secondo novecento e ideologica, ma umanista e “cibernetica”, non più realista o materialista volgare, ma neoidealista e postmoderna.
E a Ferrara – in questo inizio duemila- piaccia o no scenari alternativi esistono già, un poco come la stagione sorprendente nel ventennio del Corriere Padano, fondato da Balbo e poi fatto fiorire da un certo Nello Quilici (ad esempio la parola e le iniziative del primo Pazzi, Zamorani, di Giovanni Leone (area An), quelle della Berengan (ex area Sinistra), gli stessi Cirelli o Caputo, Guerra e Garberoglio) e altri.
Il Corriere Padano storico infatti non fu mai conformista, anzi polemizzò spesso con il regime e "ci collaborarono .. , Antonioni, Govoni, Bassani, Ungaretti, ,Quasimodo, ,Visconti, Montale...." , come gìa scrisse il compianto Learco Maietti in Italo Balbo-Un Uomo Scomodo (Este Edition). E questo, in definitiva, è il senso del foglio rinnovato contemporaneo – Il Nuovo Corriere Padano, fortemente voluto da Alberto Balboni (oggi senatore), fin dagli anni novanta, leader storico  della Nuova Ferrara alternativa del nostro tempo.

Il Nuovo Corriere Padano, periodico, è praticamente l'unica voce cartacea alternativa nel panorama mediatico ferrarese: diretto per alcune stagioni da Stefano Gargioni, raffinato e moderno neoconservatore, in seguito è subentrato il giornalista e politico Mauro Malaguti, consolidandone la peculiarità.

http://www.anferrara.it/index.php?pg=63

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cinema/2007/07_Luglio/31/antonioni_michelangelo_morto.shtml

UFAGRA' FUTURISTA INTERVISTA

ANTONIO FIORE.jpgIntervista al Maestro Antonio Fiore*, principale artista del Terzo Futurismo

ed erede delle ricerche di Balla e Boccioni

(* Antonio Fiore, per la cronaca espose anche a Ferrara nel 1985- Galleria d'Arte Moderna Alba) 

Gentile Maestro, parlando per esperienza personale, la mia scoperta personale del Futurismo è stata lenta e tarda. A scuola, mi han trasmesso un'immagine distorta: di tutta la complessità del movimento, non era rimasta che un'ombra grottesca. E parlo degli anni Novanta.

"E’ stata una naturale partecipazione, senza accorgermene. Gino Agnese in una testimonianza ha scritto che incontrando Enzo Benedetto, questi, parlando di me disse”… E’ un giovane, Fiore, che sta nella scia futurista e in tutta evidenza deriva da Balla, ma invece si è formato al fianco di Monachesi. E questa si che è una stranezza….”

 Sospetto che il Futurismo, proprio per la carica eversiva, sia stato vittima di un "genocidio culturale", condannato all'Oblio, eppure, nonostante questo, capace di influenzare l'arte del Novecento. Probabilmente , senza la sua influenza, non avremmo avuto un Burri, un Fontana, uno Schifano, o un Gadda.

Eppure, anche nel Centenario, invece di riflettere sulla sua continuità storica, di cui lei è testimonianza, si continua a considerare il Futurismo come un fossile.

Penso a quanto dichiarato dalla mostra di Parigi,( Il futurismo circoscritto al 1915!) o da Luca Verdone al recente Festival ex del cinema di Roma (il futurismo è morto con Marinetti...).  Lei futurista senza neo e senza post che ne dice? Celebrazione o la rivoluzione continua? Lei, tra l'altro, cosa ha in programma per il centenario?

Il Futurismo è un’idea. Diceva Benedetto”.. Le attività del “Movimento” cessano nel 1944 con la morte del suo fondatore. Mentre la ideologia del Futurismo, questa spinta verso l’avvenire espressa anche nelle tesi del dinamismo plastico boccioniano, questa idea di continuità e propulsione in avanti scoperta da Marinetti esiste ancora nella natura ed è insopprimibile anche nell’arte e nella poesia”.

Si celebra il Centenario del Futurismo e noi celebriamo anche la sua continuità. Infatti il 7 febbraio 2009, alla Galleria Vittoria, Via Margutta 103, Roma, desidero onorare questa importante ricorrenza, a margine delle esposizioni ufficiali dedicate all’avanguardia italiana che ha avuto risonanza internazionale, influendo sulla produzione e concezione di moltissimi artisti del ‘900 di vari paesi europei ed extraeuropei, realizzando per l’occasione il polittico:” 1909-2009: il Futurismo ha cento anni” ed il trittico:”Velocità + aeropittura + cosmo pittura”.

Nella sua biografia si ricorda della sua amicizia con Cangiullo, uno dei sommersi e dimenticati dell'esperienza dell'avanguardia italiana. Può tracciare a parole un ritratto ? Come l'ha influenzata nello sviluppo del suo pensiero artistico ?

Cangiullo, che in effetti è uno dei sommersi e dimenticati, è stato un personaggio notevole nel Movimento Futurista con interventi nel campo della pittura, della poesia, del teatro (con il teatro della sorpresa), delle parolibere, della musica. Alcuni critici d’arte fanno cenno a qualche influenza di Cangiullo nella mia attività. Lo storico dell’arte Giorgio Di Genova in un pezzo critico del 1990 ha scritto:”… In Antonio Fiore, al contrario di quello che fu invece per Francesco Cangiullo, a cui forse vanno fatte risalire le esperienze del nostro di inserire scritte nel contesto dell’opera…” 

Probabilmente nei miei” Quadri-Messaggio” inconsciamente può esserci stata una influenza.

Lei ha vissuto l'esperienza di Futurismo Oggi di Enzo Benedetto durata sino al 1993.la prova scientifica di certa continuità del Futurismo di cui accennavamo prima.

Un Futurismo ovviamente aggiornato, come già l'intendevano l'equipe di ... Benedetto Record, come lo battezzò Marinetti. Che ricordo ha della rivista e degli altri futuristi  che ci contriburono?

L’esperienza di Futurismo Oggi e l’esempio di Enzo Benedetto hanno rafforzato la mia convinzione della continuità del Futurismo nell’attualità. I ricordi sono tanti. Pochi sono i superstiti. Sono in contatto con Luigi Tallarico che come critico d’arte sta organizzando mostre e convegni sul Futurismo e la sua continuità e sul Centenario.

 Girando per mostre, ho notato come molti giovani artisti cerchino di percorrere la strada della fusione tra pittura e parola. Un'influenza, spesso non dichiarata, dei suoi "quadri messaggio" ?

Credo proprio di si. Fu una intuizione ed innovazione quando nel 1978 iniziai a dipingere i “Quadri-Messaggio”.

Molto originali le sue battaglie cosmiche. Sbaglio o nelle sue opere traspare una serenità estetica, simultaneamente gioiosa, giocosa e trascendente, a prima vista distante dal clichet "classico" di certo vitalismo aggressivo dei futuristi storici ?

E’ esattamente così. Amo il colore, la solarità, l’Arte-Vita. Sono più portato a dare un messaggio di pace (anche con le mie Battaglie cosmiche) che “la guerra sola igiene del mondo” degli amati storici.

Dal punto di vista artistico e non solo, la Modernità, come insieme di strumenti concettuali nati dal Barocco per reagire alla crisi di certezze religiose, filosofiche e scientifiche del tardo Cinquecento, è morta da quasi un secolo.

Ciò che rimane, un magma confuso di nostalgie, di pensiero debole e di citazioni che genera il nostro grigiore culturale, è conseguenza non del suo persistere, ma del suo morire, dell'esser rimasti senza bussola. Urge un nuovo Pensiero Forte, capace di dar senso al Reale.

Paradossalmente è il Futurismo, avanguardia assai longeva,  oggi a indicare nuovi valori estetici ?

Non so se il Futurismo possa indicare oggi nuovi valori estetici. Ma come ha detto Kandinsky l’arte oggi, come l’opera d’arte, è figlia del suo tempo.

Più in generale, come sostengono alcuni futuristi contemporanei, ad esempio il futurista ferrarese Roberto Guerra: forse è la Scienza oggi il vero futurismo vincente, dal punto di vista sociale epolitico, la vera igiene del mondo; eppure una sua visione dogmatica, positivista, è una corsa verso un passatismo tecnicista.Non sarebbe auspibile il recupero di un'equilibrio rinascimentale, tra Scienze ed Umanesimo, che ricostruisce un uomo completo e moltidimensionale, non produttore e consumatore, ma creatore ?

Lei condivide questa tesi oppure che cosa Lei gli contrappone?

La Scienza può essere considerata un futurismo vincente nel senso che è in continua evoluzione e in divenire nella ricerca e negli esperimenti. Resta il fatto che l’uomo è e rimane al centro dell’universo con tutta la sua creatività e fantasia.

Tornando all'arte contemporanea, come la vede rispetto alle grandi avanguardie storiche? Internet o postInternet come vede il futuro dell'avanguardia? Quale artista può esser definito un futurista contemporaneo ?

L’artista cerca di inventare una sua realtà che diventi anche la realtà degli altri. In ogni opera c’è il senso di un momento storico, ci sono i segni della propria epoca. L’arte è sempre stata precorritrice dei tempi. Quella dei futuristi è un’idea pragmatica di vivere la vita, appunto, nella realtà.

Qual'è il sue parere sulle azioni come "Rosso Trevi" ? Posson considerarsi come eredi delle serate di Marinetti ? Oppure, recuperando una dimensione ludica, permettono di rompere il diaframma polveroso tra Arte e Vita ?

Le serate futuriste erano delle manifestazioni molto movimentate e chiassose che venivano organizzate per ottenere un rinnovamento totale. Non credo che le azioni in atto oggi possono considerarsi eredi delle serate futuriste di Marinetti, Hanno l’effetto di un happening, di incuriosire l’opinione pubblica, senza togliere nulla alla creatività e bravura di chi le mette in atto (certamente proprio Graziano Cecchini dal punto di vista anche mediatico)

Lo scenario del Futurismo era quello di un’avanguardia totale che ha interessato ogni aspetto della vita sociale e culturale..

ALESSIO BRUGNOLI

www.lav0cefuturista.splinder.com

www.antoniofiore.it

EVENTI ARCHEO 900

 images FUTURIMSO CUCINA.jpgEVENTI ARCHEO 900  2009-2010

1)       Cena Spettacolo Futurista (per il centenario della nascita del futurismo) con lo Chef internazionale Igles Corelli, un “dicitore”, una ballerina che eseguirà danze futuriste e una cantante lirica che interpreterà pezzi di Savinio, Marinetti e Pratella.  (Anteprima realizzata nel ristorante “ Locanda Della Tamerice” dello Chef Igles Corelli)

2)        Travel Italia 250 manifesti autentici sulle città italiane prodotti tra il 1919 e il 1950 e realizzati dai più importanti illustratori dell’epoca.
(Già esposta a Montreal - Canada) (Cam. Comm. It. del Quebec e Consolato Generale)
 
3)       Ivo Sassi 30 sculture in ceramica dal1968 al 2008 del più famoso scultore ceramista vivente faentino. (Inedita)  

4)       Maurizio Bonora Lo Zodiaco del principe e i decani di Schifanoia – Astrologia e Magia ai tempi della Corte Estense (una meticolosa ricostruzione degli affreschi della fascia mediana del salone di Palazzo Schifanoia a Ferrara).(Già presentata a Bruxelles)  

5)       Homespresso 150 macchine da caffè da casa dal 1900 al 1980 – una stupenda collezione di industrial design italiano su uno dei settori produttivi nazionali che è maggiormente conosciuto nel mondo. (Già presentata a Milano)  

6)       Spirit of the wine – L’Anima del Vino – 500 tra insegne, cartelli e manifesti, oggetti promozionali, etichette e carte intestate delle aziende vinicole storiche italiane dal 1900 al 1950 – La storia e la cultura del vino e delle aziende vinicole italiane. (Già presentata a Milano)  

7)       Italian Light Mostra di Design italiano che presenta 50/70 lampade rare e fuori produzione, dal 1950 al 1980 dei più famosi designers italiani e delle più note aziende. (Già presentata a Milano, Bangkok, Hong Kong, Shanghai, Taipei, Beograd))  8)       Italian Hand Bags – Mostra che presenta una straordinaria e unica collezione di borsette da donna delle più note firme dal 1900 agli anni ’70. (Inedita)  

 arch. Alberto Squarcia

Studio Archeo900 - Mostre ed Eventi CulturaliBlow Up - Arte e Design del XX sec. Ferrrara - Italy

www.archeo900.com Skype: albertosquarcia

www.italian-light.eu 

www.italian-light.it

www.mostrasulvinoitaliano.eu

www.mostraborseitaliane.eu

www.homespresso.net

martedì 16 dicembre 2008

IL FUTURISMO SECONDO DE STEFANO

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IL FUTURISMO 

 

…Il futurismo – soprattutto- va studiato dal punto di vista artistico, sia per l’importanza storica delle affermazioni, sia per gli effettivi valori di alcuni suoi esponenti come Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia… Il nucleo centrale intorno al quale si sviluppa la poetica futurista è che l’arte deve rendere il dinamismo della vita moderna. Contro la ricerca cèzanniana e contro la statica del costruttivismo cubista, si riallaccia all’impressionismo francese, al divisionismo italiano, e in scultura aMedardo Rosso. “Il Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Per la persistenza delle immagini nella retina, le cos ein movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così ”un cavallo in corsa non ha quattro gambe: ne ha venti”. Per rendere queste globalità del moto nelle arti visive, immobili per costituzione, il futurismo si serve, in pittura, principalmente delle “linee-forza; poiché la linea agisce psicologicamente su di noi come significato direzionale, essa, collocandosi in varie posizioni, supera la sua essenza di semplice segmento o diventa “forza”, centrifuga o centripeta, mentre oggetti e colori si intrecciano in una catena di “contrasti simultanei, determinando la resa del “dinamismo universale”. In scultura la continuità del movimento nello spazio è resa con la compenetrazione dei piani, sciogliendo le forme che s’inseriscono nell’ambiente come questo si inserisce in esse, con l’”assoluta e completa abolizione delle linee finite e della statua chiusa” e con l’adozione, anche qui, delle “linee-forza” fino a giungere ad una scultura d’ambiente, una scultura in cui forma plastica e spazio si modellano reciprocamente- “… L’opera più compiuta in questo senso. È “Forme uniche della continuità nello spazio” di Boccioni, in cui la forma umana, in movimento veloce, mentre ha già raggiunto una posizione si accinge a procedere oltre , è in qualche modo ancor a presente nello spazio precedente, perché nellal nostra retina restano le immagini e soprattutto perché il moto è continuo e noi lo percepiamo in sintesi….” Per questo Boccioni respinge il parallelo con la cinematografia; questa raggiunge l’apparenza di moto con la proiezione rapida e consecutiva di immagini immobili e diverse; il futurismo invece, dice Boccioni, ricerca “una forma unica che sostituisca al vecchio concetto di divisione, il nuovo concetto di continuità” e cita, per dar forza alle sue parole, la filosofia di Bergson secondo la quale è arbitraria ogni separazione della materia in corpi indipendenti con contorni esattamente determinati.

 

EMIDIO DE STEFANO 

(from Futurismo Renaissance- Writers-2007-Ferrara)

http://www.pianeta.com/map/index.php/idQ21463/tipoQ/shwDAQ/ricercaQ114/shSCQ457/pidQ22

 

IL POETA CRITICO RICCARDO ROVERSI

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RICCARDO ROVERSI – STORIE DIPINTE

 

“Storie dipinte” è uno dei lavori più significativi di Riccardo Roversi (scrittore, giornalista, editore), da anni protagonista della cultura neoestense. Il volume (edito da Este Edition, pag. 75, nota di Gaetano Sateriale, sindaco di Ferrara), tipograficamente assai bello, raccoglie integralmente una rubrica giornalistica curata da Roversi quattro anni orsono (Resto del Carlino), sorta di originale esperimento tra parola e immagine, simultaneamente microdizionario di certa creatività ferrarese rilevante del nostro tempo, percorso inaugurato (quasi una rarità a Ferrara, eccetto Antonio Caggiano, R.Guerra sull'avanguardia e lo stesso Lucio Scardino nelle Arti Visive ) dallo stesso Roversi con il volume-dizionario Percorsi Letterari Ferraresi (Liberty House, 2000).

E 26 autori, 13 scrittori e 13 pittori, tutti assai noti a Ferrara (alcuni molto celebri fuori mura), abbinati per l’occasione, compongono l’opera: … Ivano Artioli-Andrea Zanotti, Giorgio Bassani-Gianfranco Goberti, Giuliana Berengan-Carlo Salomoni, Aldo Luppi-Sergio Zanni, Diego Marani-Nadia Fonzaga, Rita Montanari-Franco Patruno, Giuseppe Muscardini-Gabriele Turola, Monica Pavani-Marcello Darbo, Roberto Pazzi-Michele Rio, Fabrizio Resca-Gianni Cestari, Gianfranco Rossi-Gianni Guidi, lo stesso Riccardo Roversi e Giorgio Cattani, Gianna Vancini-Paola Braglia.

Si spazia –succintamente- in un ideale orizzonte del secondo novecento, tra scrittori prossimi a certo realismo o decadentismo o manierismo o sperimentalismo e pittori d’avanguardia o meno, di matrice anche surrealista, metafisica, pop o tardoinformali, a volte “mixando” parole più “classiche” con immagini più di ricerca e viceversa, con esiti persuasivi.

In tal senso, il binomio immagine e parola (soprattutto teorizzato da Renato Barilli, Lamberto Pignotti e Gillo Dorfless sullo sfondo di certe poetiche e percorsi d’arte stessi di fine novecento) suggerisce l’evocazione quasi, dopo certe fughe in avanti spesso effimere, di nuove parole e nuove immagini desideranti “piene”, il potere tecnico (Tekne)della Parola e del Pennello stessi…oltre certo Concettuale. 

ROBERTO GUERRA

http://www.este-edition.com/prodotti.php?idProd=109

http://www.literary.it/autore_libri.asp?id_autore=1039