sabato 14 marzo 2015

Correre della Sera, Dino Marsan, tra il nuovo Ippogrifo e Maialik per Ferrara città d'arte Pop

Roby Guerra

Primavera particolarmente creativa per Dino Marsan, noto illustratore di fantascienza (vedi anche wikipedia), artista speciale, diversi liberi per Este Edition, tra libri d'arte e persino areoletteratua,  video maker ecc.
Nello specificio attiale, tra i protagonisti  con lo stesso A. Samaritani e diversi altri - e  riprese video anche con droni-camere.., del grande pogetto, promosso anche dall'Unione Europea - progetto Herman, commissionato dalla stessa Provincia di Ferrara- in tal caso encomiabile e prospettico-futuribile.  "In volo con l'Ippogrifo": project nascente destinato a innestare svolte per Ferrara città d'arte  marketing finalmente evoluto 2...anzi già 3.0, stranamente ancora non culturalmente evidenxziato dalla metafisica  e intellighenzia ferrarese..tranne eccezioni, per non parlare lateralmente  del Corriere della Sera! vedi link.  Un nuovo volo de L'Ippogrifo, mirato come focus sul nascente polo museale ferrarese e territoriale,  spendido zoom estetico informatico sociale,  un grande spot alla Andy Warhol di grande, come accennato potenzialità memetico-turistica, altro che inutili e vani depillant o - altrove- siti web da marketing paleolitico 1.0 quando va bene...                                                                                                                                http://archiviostorico.corriere.it/2005/settembre/25/Con_Astolfo_volo_sull_Ippogrifo_co_9_050925007.shtml


*a sinsitra, autoritratto elettronico DINO MARSAN - a destra  A. Samaritani Photo

 
 
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Contemporaneamente, Dino Marsan sta lanciando come ben segnalato da Estense com, con  il collega cuiratore Bersanetti   un  nuovo progetto che nasce da un personaggio che ho inventato che prende il nome di "MAIALIK". Vedi  spazio su facebook  un fumetto assai intrigante  con personaggi elaborati con programmi 3D inseriti in contesti reali di Ferrara. Un modo scherzoso ma originale di valorizzare le tradizioni e le peculiarità di questa città spesso ingrata, in certa otticaa persino futurista, . Una sorta di supereroe che ha origini non umane ma, allo stesso tempo, esiste grazie alle tradizionie al gergo popolare delle  zone. di Ferrara e territorio. L'intento è  quello di farlo diventare - MAIALIK! un simbolo riconoscibile  e futuribile di Ferrara finalmente negli anni duemila, rilanciando naturalmente la Ferrara archetipo, dal 1000 all'avvenire prossimo 

Estense com

VIDEO   IN VOLO CON L'IPPOGRIFO...

Pierfranco Bruni, autore per La Carmelina, candidato al Nobel per la Letteratura

 Roby Guerra

Nel 2014, La Carmelina Edizioni a cura di Federico Felloni, sede a Ferrara, del Gruppo editoriale Este Edition, ha edito l'ebook AA.VV., Urfuturismo (Al di là della destra e della sinistra eBook version), info link, 2014 a cura di Roberto Guerra e Sandro Giovannini - (Scuola romana di filosofia poltica).-  Tra i numerosi autori, alcuni di Ferrara ( Emilio Diedo,  Sylvia Forty, Zairo Ferrante, Raimondo Galante, Maurizio Ganzaroli, Riccardo Roversi, Marco Tani  ecc),  alcuni ben noti nel panorama nazionale, i vari Sandro Battisti, Mauro Biuzzi, Pierfranco Bruni, , Riccardo Campa, Giuseppe Casale, Vitaldo Conte, Antonio Fiore, Luca Gallesi, Miroslava Hajek, Giuseppe Manias, Giancarla Parisi, Daniela Rispoli, Antonio Saccoccio, Giovanni Sessa, Luca Siniscalco,  Stefano Vaj e lo stesso Pierfranco Bruni, vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani, giornalista, poeta, biografo, Direttore archeologo coordinatore del Ministero dei beni e delle attività culturali.  Ebbene, come comunica il Sindacato stesso - info link (storicamente tra i protagonisti  Corrado Alvaro, Ettore Paratore, Giuseppe Prezzolini, Diego Fabbri  Augusto Del Noce,  Antimo Negri),  lo scrittore italiano, di origini calabresi- Pierfranco Bruni -  è  candidato nella Rosa per il premio Nobel per la Letteratura.. Un dato rilevante di Bruni sono le traduzioni dei suoi lavori. È tra gli scrittori  italiani maggiormente tradotto nei Paesi Esteri: dall'Albania alla Tunisia, da Santo Domingo in Francia, dall'Inglese addirittura alle lingue minoritarie. È spesso ospite nelle Reti Rai per parlare della sua letteratura.  Tra i suoi numerosi  libri e raccolte poetiche l'ultimo La Pietra d'Oriente è stato appena presentato a Madrid.   La Presentazione ufficiale della Candidatura al Nobel è fissata per il prossimo 24 Marzo.

Future Shock: Trinomio

 Antonio Scacco

numero 68 Future Shock don Gino Corallo umanesimo scienza fantasia
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L'unica fanzine al mondo di fantascienza umanistica
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FUTURE SHOCK, OVVERO TRINOMIO
UMANESIMO-SCIENZA-FANTASIA

Segnalo l'uscita del n.68 (febbraio 2015) della rivista di critica e narrativa di fantascienza "Future Shock". In questo link, quanti interessati troveranno esposto nei dettagli il sommario. La linea editoriale seguita in questo numero trae ispirazione dal pensiero del compianto pedagogista don Gino Corallo (1910-2003), di cui ho avuto l'onore di essere stato discepolo, negli Anni Ottanta/Novanta, all'ex Magistero di Bari e che sulla fantascienza così si espresse: «... anche questo genere è, e deve restare, un prodotto dell'uomo, pur senza venirne con ciò mortificato: tutt'altro! Nel binomia: "umanesimo e scienza", o se vuole anche, nel trinomio: "umanesimo, scienza e fantasia", nessuno degli elementi deve prevalere, e nessuno deve essere declassato al servizio di un altro. Questa è, come l'ho vista io, la sua tesi luminosa, e l'indicazione che la fantascienza deve seguire per non perdere l'uomo, diventando uno sterile esercizio di fantasticheria».

P . Ricordo che è ancora valida l'offerta-omaggio di Critica pedagogica della fantascienza, di Fantascienza umanistica (Primo Premio per la Saggistica 2014 - Città di Vecchiano), di Racconti del Venticinquennale e di Alieni, astronavi, robot... a quanti decidessero di sostenere "Future Shock"

Considerazioni sul diritto alla ribellione.

 Casalino Pierluigi,

Contro i tiranni è lecito prendere le armi, scriveva San Tommaso d'Aquino. Ma non sempre è possible farlo. Non sempre, infatti, è praticabile il diritto alla ribellione. E di prove di tale difficoltà è piena la storia, salvo smentite dovute all'insostenibilità estrema della situazione. Uno degli ostacoli alla ribellione spesso deriva dall'assenza di mezzi legali per resistere al governo, ancorché ci si possa opporre adeguatamente legalmente, come avviene in consolidate democrazie rappresentative. L'assenza di mezzi legali alla ribellione è, in realtà, un'importante caratteristica del dispotismo. Quando questi mezzi mancano, in ogni caso, gente scontenta, spinta dalla disperazione hanno spesso imbracciato (ed imbracciano) le armi per cause in fondo nobili e, in certe particolari condizioni, è anche riuscita a rovesciare il tiranno o dittatore o il governo dispotico-oppressivo. In seguito i nuovi governanti hanno giustificato (e giustificano) il loro comportamento, contrapponendo la positività della loro causa all'indegnità del precedente.governo o regime. In tale contesto gli storici e i filosofi hanno spiegato analogamente i periodici cambiamenti dinastici o politici. In effetti da eventi e da idee di questo tipo è derivato il cosiddetto diritto di ribellione. L'espressione "diritto alla ribellione" è comunque poco felice, dal momento che implica una confusione tra aspetti legali e aspetti morali. Le analisi ufficiali dell'emergenza e della caduta del potere dinastico erano presentate come ammonimento contro atti di ribellione piuttosto che come guide ad essi, e non erano certo inserite in nessuna regolamentazione o legge costituzionale ufficiale. Il diritto alla ribellione poteva essere esercitato soltanto quando le leggi vigenti venivano violate e con il rischio di completa distruzione per chiunque se ne facesse promotore. Tracce del cosiddetto diritto alla ribellione si trovano in tutte le società, anche non sempre tempestivo è il ricorso ad esso, se non in forme differenziate e non di rado di minor intensità o di pari efficacia. In tal caso si tratta di un'evoluzione dello spirito democratico, che rigettando la violenza, comporta il crollo di un sistema senza particolari azioni violente, ma per intima cachessia del precedente sistema. 
 24.02.2015 

Moana e la fiction 1992 a c. di Stefano Accorsi

 
Mauro Biuzzi/Partito dell'Amore
 
 
Il Partito dell'Amore nella nuova fiction "1992"
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   Dal 24 febbraio alle 21,10 su Sky Atlantic e Sky Cinema 1. + Info

Grazie al Partito dell'Amore, Moana entra nella storia italiana, nell'anno cruciale che segnò il passaggio tra Prima e Seconda Repubblica.

 Abbiamo ceduto alcuni materiali originali del PdA alla produzione della serie tv 1992, in dieci puntate interpretate e ideate da Stefano Accorsi.

 L'avventura politica del PdA di Moana verrà incastonata tra le vicende di Mario Chiesa, dei giudici Falcone e Borsellino, di Antonio Di Pietro e di Silvio Berlusconi, in un anno cruciale che vide la morte e la resurrezione di un paese che in quell'anno uscì dal dopoguerra e si avviò verso il terzo millennio.

 Vedremo come a partire dal 24 febbraio, su Sky Atlantic e Sky Cinema1 alle 21,10.


 
   In intestazione: Moana Pozzi mostra la tessera del PdA © 1992 Partito dell'Amore

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Sardegna, ASUNI: Visione de La casa delle stelle di Antonello Carboni



Venerdì 20 marzo 2015 alle ore 18,30 presso la sala Convegni-Teatro del comune di Asuni ci sarà la Visione de La casa delle stelle. Film su Antonio Amore con la presenza del regista Antonello Carboni. Quarto degli otto appuntamenti culturali della rassegna sei mesi di immagini e parole. Nella stessa giornata dalle 15,00 sino al termine dell'evento si potrà in biblioteca visitare la mostra Vittima e carnefice sarà presentel'artista Massimo Spiga. 
Il film narra la vicenda umana e artistica di Antonio Amore, pittore e artista catanese, classe 1918. Amico di Renato Guttuso e tanti altri intellettuali del tempo, dopo avere riscosso importanti successi improvvisamente decide nel 1964 di abbandonare Roma ed esiliarsi in Sardegna.
Antonello Carboni. Nella sua carriera di cineasta Antonello Carboni ha fatto prevalentemente dei documentari senza voce over e senza parole in scena. Immagini, solo immagini, silenzi e gesti. In "Voci della Montagna" (1998), premiato al Bizzarri, il gesto assoluto del fare il formaggio, in "Geronimo" (2000) il pittore Salvatore Garau nell'atto della creazione artistica, in "Parlami di te" (2003) una discesa fortemente ritmica nella laveria del pozzo Sanna, in "Sisters" (2004), gli antichi metodi della lavorazione del pane in Kurdistan. Sono queste le tappe di un lungo apprendistato e di una ricerca inconclusa i cui risultati sono: l'attenzione alla natura, ai luoghi, ai gesti, ai dettagli più minuti, l'osservazione partecipante dell'etnografo, la fotografia esatta e significante, attenta a rendere levigatezze e increspature della realtà. E' stato per anni direttore artistico dell'Asuni Film Festival.

SEI MESI DI IMMAGINI E PAROLE.
L'attività che si propone quello di una pluralità di eventi continuativi per 6 mesi, organizzati in collaborazione col comune, che servono per vivacizzare la locale biblioteca (inaugurata a maggio scorso) . Le attività che si svolgeranno a partire dal Dicembre 2014 sino al maggio 2015 sono costituite da 4 mostre di vari indirizzi e argomenti formali e sostanziale e da altrettanti incontri anche quelli di vari argomenti.

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: biblioasuni@libero.it COMUNE 











Farfalle e scorpioni, la narratrice Carla Sautto Malfatto

Emilio Diedo  recensione

Carla Sautto Malfatto
Farfalle e Scorpioni
Foto di copertina della medesima autrice, Farfalla e scorpione, tempera e permanent su carta
Este Edition, Ferrara 2015, pp. 128, € 12,00


Finalmente – ne valeva davvero la pena! – anche Carla Sautto Malfatto ha inteso portare in mano al pubblico fruitore di libri un assaggio, solo un piccolo tassello, della sua creatività di narratrice e di figurativa.
Nello specifico, sono proposti una quindicina di racconti, solo una piccola cernita fra i tanti bellissimi, pregevoli del suo repertorio, ed appena sette – copertina e prima patella incluse – tra le altrettanto meritorie, qualitativamente e quantitativamente, opere di pittura.
Ma, in campo letterario, è doveroso far sapere che l’autrice vi si dedica, mossa da autentica passione ed intensa verve, con apertura a tutto tondo, essendo anche ottima poetessa e all’occorrenza valida saggista. Ambiti che, nessuno escluso, le hanno procurato esiti più che lusinghieri. Ha di fatto ottenuto riconoscimenti a iosa. Basti pensare che – lo evidenzia la nota curricolare nella seconda aletta – quest’opera prima ha anche l’encomiante, simbolico significato del festeggiamento della sua centesima affermazione artistica. Una vera soddisfazione, al di là del varo di questa stessa pubblicazione. Appare persino superfluo dire che sia, questa, una pubblicazione inclusiva di opere premiate, quasi tutte, letterarie e figurative. Non poteva che essere così. Inevitabilmente. È difficile che un centinaio di premi non riguardino pressoché la globalità dell’operato della nostra autrice, per quanto ampia possa esserne la produzione.
La raccolta, oltre alla dedica, di natura domestica, in prima pagina, cita ad esergo un azzeccatissimo dialogo tratto da un brano di narrativa del giornalista-scrittore nonché sceneggiatore Carlos Ruiz Zafón, spagnolo di nascita (Barcellona, 25.09.1964), ora residente a Los Angeles. La sostanza dell’epigrafe è che ogni libro rispecchia l’Io di chi lo scrive, ma – lo si può evincere implicitamente – anche di chi lo legga.
Intanto, come primo spunto, è il caso di dire che la narrazione d’insieme è valorizzata da un ampio metaforeggiare.
Nonostante un contesto narrativo tematicamente vario, purtuttavia non scevro di coerenza di stile, di metodo, d’affabulanti spunti originali nonché di note di vivacità, Carla Sautto ha preferito darne struttura in base ad un’impostazione di fondo consequenziale. Di modo che esordisce con un Prologo e termina con un Epilogo, scegliendo cioè per l’uno e per l’altro due autonomi racconti, logicamente ad inizio e in chiusura.
Sono convinto anche per altro che la quindicina di racconti, variegato insieme del libro, non siano stati collocati casualmente. Agevolmente si deduce che, partendo dai basilari valori, prioritari e fondanti, della localizzazione geografica ed etnografica – cfr. Cappellacci alla zucca – dei luoghi, primi veri protagonisti del narrato – le terre del Po ed i suoi agresti dintorni ferraresi, dove l’eclettica autrice da sempre vive, cfr. Io e il fiume –, sono proposti argomenti via via più generici, che a poco a poco smuovono la tipicità topografica – idrogeografica, florofaunistica nonché antropomorfa, in particolare culinaria –, fino a farla divenire, e senza che il lettore se ne accorga, insignificante tematica. Il filo viene così ad avere un definitivo ordito affatto introspettivo. Talché le iniziali coordinate, che ormai hanno indelebilmente fissato il plateau della fiction, in un itinerario che si avviluppa frenetico nella tendenza all’esclusione delle medesime coordinate d’origine – ne è anticipata la precisazione fin dall’inizio, nella noterella in calce a p. 5 –, s’espandono poi in icone dall‘indubbia doppia natura etica e psicologica: cfr. (Mettere il titolo), La baby-sitter, L’abete di destra, La spazzolina, Che differenza fa, La collezione d’insetti, Sandra, Il tempo delle piccole cose. Ecco che la ben determinata e determinante realtà – tale da far avvertire, nell’icastica lettura, il concreto stazionamento dei propri piedi per terra – riserva emozioni dirompenti, con animali ed addirittura mere vite uterine (cfr. Naviganti) che, nella tenuta esplicativa d’un sovrano io-narrante, diventano autori di loro singolari, quanto improbabili ma avvincenti, diari. Risaltano isole-non-isole – in quanto contesti d’un unico ensemble, ben concepito nella sua evolvente trama – d’elevata quintessenza, vere lodi all’Uomo, predestinata creatura tra le creature ed espansione allo stesso Creatore e alla Natura nuda e cruda, intesa quale mezzo di vita e di continuità – cfr. La testa; ancora Naviganti; La promessa; L’ultima occasione d’un gatto penitente che comunque riconosce la forza dell’umana presenza e la sua necessità di sottomissione ad essa; come pure Sandra; ed Il tempo delle piccole cose; nonché la terrificante testimonianza che perviene da Una stretta di mano, in cui il male risulta essere compresso nel dna dell’individuale esistenza.
Farfalle e Scorpioni è titolo plastico che rimarca esattamente un’ossimorica scrittura. Agglutina ma nel contempo contrappone la diafana, aggraziata delicatezza dell’esile volo dell’esistere alla riprovevole, pungente bruttezza, intesa nel suo doppio senso, morale e fisico. Antitesi volta alla coscienza che la doppiezza contribuisce a rendere l’esaustività delle vicende, avventure o disavventure, che supportano il vivere quotidiano.
Detto ciò, crederei fosse già insito che la raccolta della nostra scrittrice trasformi in ‘bellezza’ le aneddotiche dell’umano vivere e convivere. Perciò, è ponendo in primo piano la filosofia dell’esistere, focus d’una metafora, e nel contempo allegoria, che il raccontare assorbe materiale dovizioso d’allettanti baluginii scritturali, carico d’acchitali misteri, d’itineranti sorprese e finanche d’inattese conclusioni. Esperimentando, alla fin fine, l’unitaria consapevolezza dell’autrice, in primis, e del lettore, di conseguenza, si trova anche conferma alla surriferita versione dell’esergo: il libro appartiene all’autrice ma poi diventa patrimonio del lettore. Altrimenti, in extenso, potrebbe essere affermato che ‘fare arte’ e di conserva ‘interpretare l’arte’ siano un univoco flusso d’estetica chiarezza, la cui portata, demarcantesi specialmente nella gittata qualitativa, sta in un giudizio obiettivo assoluto, oggettivo piuttosto che soggettivo: il bello è bello perché indice d’assiomatica bellezza.
È pure implicitamente chiaro che Carla Sautto, oltreché consapevole del concetto del bello, sia altresì e, nella sua singolarità, eloquentemente capace d’esprimerlo. Lo certificano i risultati ottenuti sul campo.
Significativo, esatto riscontro di quanto ora asserito sul piano stilematico che la riguarda si rileva invariabilmente, per intensità di metafora e per bravura tecnica, nelle foto riproduttive delle sue opere d’arte visiva. Tecnica qui ancora più in risalto rispetto alla scrittura, proprio per l’ovvia difficoltà che tale disciplina in sé richiede. In proposito si considerino: la già citata Farfalla e scorpione, in prima di copertina; Mi esprimo, nella prima aletta; Ecco che s’anima…, p. 4; Si raccoglie quel che si semina (?), p. 6; La mia fantasia, p. 122; Voli d’arte, p. 124; La mano del destino, p. 126.
Riproduzione d’opere che, rispetto alla contestuale narrativa, esprimono forza psicologica pura, avvalendosi d’una stratosferica metafora che, nell’espressione pittorica non può altro che avere massimo significato di allegoria. Allegoria altrettanto elevata, naturalmente.
È solo un peccato che, a parte le due di copertina, le immagini siano godute dal fruitore in bianco e nero.


giovedì 12 marzo 2015

Transumanesimo 3.0

Transumanesimo? Per la Scienza contro ogni oscurantismo

Soprattutto in Italia, non si scherza con gli archetipi, qua ogni parola, pensiero, azione, è filtrata, piaccia o meno (e questo il vero limite del transumanesimo italiano, soprattutto di matrice postpositivista e ancora troppo poco letterario culturale) da alcune costanti neppure oscure:
l’archetipo “umanistico” cattolico, quello stesso pseudoliberal post Benedetto Croce, la vulgata paragramsciana e recentemente (tutte confluite anche tali matrici come il delta di un fiume) certo ambientalismo neoluddista. Tutte dinamiche che si caratterizzano per una netta ostilità preconcetta contro la scienza, la tecnologia, la rivoluzione scientifica, la rivoluzione industriale stessa, la rivoluzione elettronica, figurarsi il futurismo radicale transumanista.
Ebbene tempo di parole chiare… dalle cellule staminali all’eutanasia, a OGM; crionica, clonazione, mind up loading, ogni ipotesi concreta o comunque avveniristica non c’entra in certo senso nulla con le urla inquisitorie o apocalittiche del purtroppo prevalente in Italia esercito passatista e fondamentalmente religioso: ogni chiesa, compreso l’economicismo liberale e quello socialista, parliamoci chiaro odiano lo spirito scientifico, da Galileo in poi: poco importano anche possibili indubbie conciliazioni, persino avallate dai transumanisti, il vero bersaglio è semplicemente lo spirito scientifico, l’uomo autonomo e libero e creativo che non viola mai la Natura semplicemente astratta, come delirano i sacerdoti di ogni chiesa e partito o filosofia che nega valore alla scienza in sé, ma – essendo l’uomo animale in primis tecnologico, la ottimizza e la potenzia, storicamente per sopravvivere e a partire da un certo livello storico, per sopra-vivere.
I transumanisti tutto sommato sono l’avanguardia scientifica, esplicitano quel che la comunità scientifica esplora e ricerca, gli stessi obiettivi, ma in formule e comunicazione più socialmente accettata. I sogni futuristi dei transumanisti svelano l’essenza non solo pretesa ancora naturale esatta delle scienze pure, ma la scienza come visione del mondo globale, cervello e cuore, logica e immaginazione, piaccia o meno… Nella nostra era la parola esplicita transumanista è apparsa in quanto, da un lato mai un’epoca come quella attuale con certa accelerazione del discorso scientifico conoscitivo di tale ampiezza, anche esponenziale, con virtualmente tutte le macchine, le tecnologie per creare davvero un mondo nuovo basato finalmente sul sopra-vivere e la creatività umana maggioritaria; dall’altro tale accelerazione purtroppo non ha ancora generato una evoluzione sociale media al passo con l’attuale trend conoscitivo, anzi forse persino due guerre mondiali, la guerra fredda, l’attuale crisi occidentale, il ritorno del fondamentalismo islamico, scomparso su scala globale da secoli, sono storicamente l’ultimo shock del futuro generalizzato.
Per quello negli ultimi anni, è emerso il Transumaneismo:  a partire soprattutto dalla comunità scientifica, la fonte principale di molti transumanisti (genesi che spesso i media, per non parlare dell’oceano anche delirante del web, trascurano in malafede, demonizzando il transumanesimo, ovvero l’uomo potenziale tecno scientifico contemporaneo (e conoscitivo!) con i soliti quasi millenari se non ancestrali copioni:
se bioetici fondamentalisti, cattofascisti e catto comunisti e catto ambientalisti, anche islamofascisti ecc., da qualche anno, fossero esistiti agli albori dell’umanità, beh persino per la scoperta del fuoco si sarebbe invocato l’abusatissimo principio di precauzione, perché il fuoco scotta e brucia persone e alberi ecc. Dietro il luddismo di tutte le etnie le chiese i partiti ecc, sempre un banale mito dell’oro mai esistito o della Natura immacolata, come se terremoti, animali feroci, virus, tempeste, tornado, la morte stessa fossero costruzioni artificiali!
La parola transumanista sta emergendo perché ogni altro linguaggio conoscitivo antecedente il discorso scientifico globale, intendendo scienze cosiddette esatte e scienze sociali (arte inckusa) non funziona più e già da secoli. E perché la vittoria o meno dello spirito scientifico, di cui il futurismo sociale o transumanesimo è oggi avanguardia come già delineato, decide già il futuro o meno dell’attuale umanità. Altro che paventare effetti collaterali degli ogm o dei liberi potenziamenti che ogni essere umano deciderà o meno di utilizzare, da quelli già concreti da secoli e impercettibili (persino il mais!) quasi a quelli più radicali del futuro prossimo: solo un depistaggio delle forze passatiste per non cedere il passo all’unica ricetta decisiva per non solo il sopra-vivere ma anche, anni duemila la sopravvivenza della civiltà… Potrebbe anche vincere il cosiddetto Medioevo.. e sia ben chiaro senza le secondarie meraviglie dei vari Le Goff e altre nostalgie :–stesso copione- dell’età dell’oro mai esistita, naturalmente sempre ad personam per stregoni, re , imperatori, duca, preti di tutte le chiese, capipopolo nazisti o comunisti, figurarsi guru verdi o imam/califfi maomettani…Per quello il pascolo… è sempre centrale in ogni distopia e orizzonte antiscientifico, antitecnologico, antiprogressista.
Per vincere la guerra, la vera guerra in corso da alcuni se non parecchi decenni, è come già delineato succintamente in queste poche righe, è urgente una comunicazione globale futurista e transumanista esplicita nel senso sopraindicato: certe possibili conciliazioni tra ogni Tradizione e lo spirito scientifico pur auspicabile a medio lungo termine per una maggiore complessità e estensione di orizzonti, va considerata secondaria: un mix presentista è ancora alla fine più simile a un virus che contamina il registro di sistema che un download secondario appunto potenziante.
Se proprio abbiamo bisogno di trascendenza e oggetti o bisogni di devozione, allora in tali dinamiche è l’arte in sé e l’immaginazione l’antivirus alla storia sempre involutiva prima o poi di ogni filosofia non scientifica raramente in progress e dialettica,. si chiamino tali filosofie pres.scientifiche, religione o magia o filosofia…persino! Si riparta, onde evitare veri e propri mix fuorvianti e incompatibili in sé, dalla religione cosmica sognata da un Einstein o da un Tehilard de Chardin, anche da molti filosofi ma circoscritta alla sfera culturale o interpersonale. La futura democrazia dopo la scienza, altro non potrà basarsi che sull’etica e la pragmatica, meglio cibern-etica sociale della conoscenza (e dell’immaginazione) scientifica! Soprattutto in ogni caso dall’arte come principale alleata anche mediatica per la sua persuasione creativa e non totalitaria dei popoli come vera e propria educazione scientifica. Una volta completato e pilotato l’attuale divenire caotico se non avviato pericolosamente in senso opposto, invertendo pertanto la rotta attuale generale, verso orizzonti di libera democrazia scientifica, per poi la società stessa aperta di memoria popperiana (poi poco importa se una minoranza e-o una nicchia rifiuteranno il nuovo modello sociale vincente, saranno relativamente innocue e comunque fuori dalle stanze dei bottoni che invece attualmente sembrano comandare, visti i semidefault ricorrenti e la sempre incompiuta democrazia planetaria attuale), allora in quadri paradigmatici ben diversi, come l’etnologo e l’antropologo o lo psicologo che studiano e esplorano la storia dei popoli e della mente umana, sarà concretizzabile anche la religione, magia cosmica di cui prima, al passo con la forza rivoluzionaria e la libertà della Scienza, di cui la Tecnologia è macchina sempre più senziente e prima o poi ugualitaria a tutti gli effetti per finalmente realizzare il Regno della Scienza sulla Terra e perché no a livello spaziale e siderale. Ovvero le utopie stesse dell’infanzia dell’umanità, religioni incluse, finalmente non più bisogno impossibile ma sogno desiderabile e fattibile per la maggioranza degli esseri umani e eventualmente dei nostri fratelli postumani, cyborg, robot, computers intelligenti ( e affettivi!) destinati a venire alla luce. Ecco il ruolo e il vero significato del Transumanesimo come avanguardia futurista della comunità scientifica internazionale e – prima si sviluppa questo scenario meglio è in Italia- italiana. Tutto il resto sono allo stato attuale timori eventuali non necessariamente paranoici, ma dipende essenzialmente non dal divenire tecno scientifico e postumano attuale e futuro, ma dal registro umano di sistema: se l’hardware umano è stupido, dominato ancora da superstizioni oscurantiste è semplicemente come una scimmia in cabina di pilotaggio su un aereoplano o una astronave. Il rischio inoltre, oltre al necessario piacere e alla necessaria quiete è essenza della pur dinamica natura umana: la pace eterna e il Nirvana non rettamente inteso, è soltanto il regno della morte e dei cimiteri. Il Transumanesimo come la scienza e l’arte ama la vita e l’eternità virtuale almeno, odia la morte e la sofferenza, non per atrofizzare l’anima cosiddetta ma per elevarla, con la riduzione al minimo delle lacrime e del dolore, all’azzurro del cielo, dal pianeta Terra alle stelle. Scopo della vita non è solo il sopravvivere, altrimenti saremmo ancora scimpanzé’, ma sopra- vivere, non piangere, ma raggiungere la gioia, la felicità, il piacere, la bellezza, la libertà. Vi pare una “filosofia” non condivisibile e antiumana? 

Roby Guerra

info
Futurismo e Transumanesimo3.0 La Poetica di Internet  La Carmelina ediz. ebook 2014 

METEOWEB EU 
"Il fenomeno transumanista"



Futurismo secolo 21

FUTURISMO SECOLO 21

Il Futurismo non è mai morto, ma continua, aggiornato uploadato, la sua
rivoluzione estetico-scientifica. Dopo il rilancio boom mediatico di Graziano Cecchini, dal blitz della Fontana Rossa di Trevi (19-10-2007), il centenario futurista del 2009 è la prova storica. Sia a livello generale, neppure il bicentenario di Darwin contemporaneo così celebrato in tutto il mondo. Sia a livello specifico con centenari significativi in Italia a cura non di storici e critici d’arte, tranne eccezioni, Tallarico ecc., ma dei promotori del futurismo del duemila. A Ferrara (20-02-2009) Futurismo Live a cura di Guerra, Cecchini, FTM Azione Futurista( tra i relatori i transumanisti Riccardo Campa e Stefano Vaj, gli stessi Baldo Savonari e Valerio Zekkini), rilanciato anche da RaiDue in “Il Futuro del Futurismo”. A Cagliari e Torino (ecc.), Net.futurismo di Antonio Saccoccio, Gianluigi Giorgetti, Stefano Balice, Marco Raimondo, Klaus Peter Schneegass (e altri, disseminati in Italia e anche all’estero), supportati da Francesca Barbi, nipote di Marinetti. A Lecce, Antonio Fiore, Luigi Tallarico, “ex” Futurismo Oggi di Enzo Benedetto, 1967-1993, (periodico storico al quale collaborarono Guerra e lo stesso futuribile virtuoso... Riccardo Roversi). Del 67 anche il Manifesto Dichiarazione. Compagni della resistenza in certo senso di Futurismo Oggi e Benedetto, furono gli stessi Mino delle Site, Sante Monachesi, il già citato Fiore, tutt’oggi attivissimo (anche alla Biennale sgarbiana 2011), spesso spalleggiato da uno dei migliori
critici (con lo stesso Tallarico) del futurismo, Giorgio Di Genova (suo il bellissimo quasi motto, futurismo post 1944).  Netfuturismo inoltre è in sinergia oggi con il Movimento Transumanista che ha codificato la continuità... con la rivista editoriale Divenire - speciale 3 dedicato al Futurismo, nel 2009: tra i diversi autori, gli stessi Guerra e Cecchini, e con il convegno Transvision 2010 a Milano - ottobre 2010 - tra gli ospiti conferenzieri Saccoccio, Guerra e Cecchini(via video).
Futurismo Oggi, preceduta da Arte Viva negli anni 50/60 (sempre con Benedetto
Record) è la prova della continuità futurista nel secondo novecento: aderenti ufficiali il Moma di New York e il Centre Pompidou di Parigi!
Nel 1951(!) Bologna fu evento di una fondamentale mostra futurista con Benedetto e altri futuristi “sopravvissuti” (anche Depero...).
Sintetizzando: il Futurismo oggi? Il futurismo come estetica scientifica ante litteram, Umanesimo tecnologico, essenza rivoluzionaria del futurismo già consapevole in Marinetti e i futuristi storici, al di là delle contingenze storiche e della dimensione estetica. Il futurismo come Umanesimo “scientifico”, la grande rimozione della storia dell’arte sul... Futurismo.

Non ultimo, attorno e oltre il futurismo, in Italia numerosi percorsi paralleli e legittimamente differenti, tra neo e postumanesimo, oltre ogni… ismo, la nuova estetica del futuro e della tecnoscienza: la nuova fantascienza dei Connettivisti (Sandro Battisti; Marco Milani, Francesco Verso e altri), l’arte digitale contemporanea dei vari Alessandro Amaducci, Laurina Paperina,
Claudio Castelli, Roberto Carraro (e altri - non ultima proprio... Ferrara, grazie a The Scientist, video festival internazionale, a cura di Vitaliano Teti e Filippo Landini).

*Aggiornamento 2015) Infine, dowload recente, il futurismo è tornato alla ribalta intrernazionale con la grande retrospettiva del Guggenheim Museum  del 2014 sul futurismo storico globale  a cura di Vivien Green, mentre in Italia il cerchio della necessaria revisione storica critica, si è chiuso con Marinetti 70 Sintesi della Critica Futurista a cura proprio di A. Saccoccio e di R. Guerra (chi scrive)- Armando, Roma, con saggi e-o interviste di/su i (alcuni almeno) principali storici del futurismo internazionale: ovvero:
Enrico Crispolti, Paolo Valesio, Simona Cigliana, Günter Berghaus, Gino Agnese, Giordano Bruno Guerri, Giorgio Di Genova, Riccardo Campa, Pierfranco Bruni, Vitaldo Conte, Massimo Prampolini, Patrizio Ceccagnoli, Giancarlo Carpi, Luigi Tallarico, Miroslava Hajek, Giovanni Antonucci, Massimo Duranti, Francesca Barbi Marinetti.
Da segnalare inoltre tra ulteriori pubblicazioni dowload fondamentali gli stessi Pulsional Gender Art di Vitaldo Conte (2011, Avanguardia 21),  Il Futurismo e Oltre- Futurismo Elettronico di Tina Saletnich Tonelli (con appendice dello stesso Video Artista  Claudio Castelli), Manifesti Netfuturisti a cura sempre di Saccoccio (Avanguardia 21), Divenire 3 Futurismo (a cura di R, Campa), Sestante, 2009,  Futurismo per la Nuova Umanità. Dopo Marinetti di chi scrive (Armando, 2012),  Manifetso del Futurismo Smodato (Avanguardia 21, 2014. ecc. Oltre alla piu grande band elettronica doc, futuristi dichiarati, i Kraftwerk, in azione futurista dagli anni '70, culminata con un toir mondiale recente che gli ha visti ospiti protagonisti alla Tate Modern Gallery di Londra e al MoMa di New York (eccetera), tanto per intenderci)
 
E l’Informazione - più nello specifico - la battaglia decisiva per il futuro del futurismo. Ieri per passatismo congenito e motivi ideologici, tutt’oggi persistenti. Oggi, anche per netanalfabetismo, vedi la… neolingua dei cosiddetti a suo tempo  finiani futuristi rilanciata dai media e dai paleopolitici. In ogni caso per malafede della casta culturale italiana. E la scomunica politica stessa persiste...
Zombies o Acari, poco importa. Nel 2109, Noi futuristi ci saremo, storici, critici d’arte, giornalisti, addetti alla Kultura e batteri vari no! Eravamoprimitivi di una civiltà sconosciuta”: oggi siamo in volo nel Regno della Scienza, “futuristi di una civiltà umana-postumana im-prevedibile!”. Sempre assolutamente irreversibilmente “geneticamente” moderni e rivoluzionari! Tecno-anarchici e mutanti felici…
Noi futuristi e-o futuribili o innovatori (qualsiasi griffa in tal senso) siamo gli Umanisti autentici del terzo millennio!



 *estratto da Nuovi Futuristi  Nuovi Umanisti (Este Edition, 2011)

mercoledì 11 marzo 2015

Jacopo Masini e il realismo liminare postweb

  

Jacopo Masini, di Parma, 1974, scrittore di punta della new wave letteraria italiana contemporanea: scrittore eclettico, tra minimalismo evoluto, sperimentalismo antimanierista e antiliquido, evidenziato dalla critica anche come postrealista e neosituazionista "elettronico", (segni semiotici letterari  al di là di ogni ismo)
*Polpette
EPIKA 2010

'Polpette' è un libro che si intitola così perché l'autore aveva bisogno di una parola che riassumesse in maniera immediata la consistenza delle storie che contiene. Aveva bisogno di una parola che desse anche un'idea di quantità. Un vocabolo che avesse un profumo e anche un gusto. Una parola che si potesse toccare. Perché dentro 'Polpette' ci sono 145 storie lunghe al massimo una quindicina di righe. Sono storie che si possono mangiare, si possono portare nello zaino quando si va in gita, si possono leggere in un boccone, si possono far rotolare, ma è meglio non domandarsi cosa c'è dentro. Perché dentro non c'è quel che si vede da fuori. Dentro ci sono personaggi che fanno fatica a prendere la vita per il verso giusto, sentimenti sbilenchi e certe storie avanzate la sera prima. Tutta roba che, impastata, può dare le vertigini." (Jacopo Masini) 

*La Bambina più bella della scuola
 EPIKA 2011

La Bambina più bella della scuola. è un libro pubblicato a puntate sul magazine on-line Opsss.it. Scritto nel corso di sette mesi, in 25 capitoli, raccoglie le avventure del Bambino del secondo banco. O meglio, raccoglie le lettere che il bambino ha scritto alla maestra nel corso della sua prima elementare. Un bambino che sa già scrivere in prima elementare? Sì. Scrive come un grande, ma pensa come un bambino di sei anni. Cioè come un piccolo

corpo che si innamora della Bambina più bella della scuola, delle scoperte che gli scoperchiano la vita e che non può fare a meno di dirlo a qualcuno. Per esempio, a tutti quelli che compreranno questo libro.

*Lo stagionale
EPIKA 2012

"In fabbrica, nonostante gli orari regolari e sani, le cose accadono in disordine, un giorno alla volta. Provi a dargli una forma, ma tutto sfugge via in una monotonia incontrollata, e dentro a quella monotonia passano gli odori, le parole, le persone, veloci come un vortice e ti sembra che non è successo niente. Poi, quando è finito tutto e la stagione si conclude, come per miracolo, pensi: 'È uno dei periodi più belli che ho vissuto' e arrivi quasi a rimpiangere il mormone, figlio del dio dei carrelli omicidi". 

 "Il terribile caso di bone. Con espansione online"   
LOESCHER 2014
....."Veramente un libro delizioso, si legge velocemente e alla fine dispiace averlo terminato...."

 " L'Amore prima della fine del mondo"   Baldini & Castoldi

" Dei luoghi comuni"  Feltrinelli/Zoom Accademy/Scuola Holden

info  Critica Impura 










martedì 10 marzo 2015

Cafè Schifanoia? Artisti scrittori di tutta Ferrara scioperate!




L'affaire Bavia  Cafe' Schifanoia? Vi è dell'altro e sarebbe ora che la stampa  si evolvesse a Ferrara, da Ponzio Pilato a dalla parte del popolo contro gli abusi di potere e gli addetti alla cultura ISTITUZIONALI  per dirla con Battiato. Ottimo estense com sia ben chiaro (e simile stampa made in fe eventualmente), la parola a Simone Bavia, ma è mai stato bannato un cstampa del sindaco o è obbligatorio pubblicarlo?  Per solidarietà con Simone, poeti artisti di tutta Ferrara sospendete ogni incontro pubblico, presentazione mostra performance ecc. previsto fino a una soluzione positiva per Bavia nel CAFE' SCHIFANOIA!   Siete liberi Artisti o mandarini tecnodioti di Corte? Questo l'aut aut! Ecco la microstoria indicibile degli abusi di potere a Ferrara contro poeti, operatori artistici, più o meno poi noti eccome a livello nazionale,  qua a Ferrara , in quanto comunque politicamente liberi e  mai mandarini, quindi azzerati.  A parte Sgarbi, la famosa mostra in tour mondiale rifiutata in Castello da Madame Zappaterea…, Carnevale rinascimentale? Inventato da R. Argentesi e poi da S. Tartari e poi espropriato . mobbizando i creatori o resettandoli,  dalle Istituzioni.  Ex Dazdramir rigenerato a suo spese da M. Slener e poi ferraresizzato e nazionalizzato dalle Istituzioni. Video Arte anni duemila  rilanciata dal sottoscritto e poi costretto a andarmene per azioni soviet delle Istituzioni  e per non danneggiare un grande arte director che almeno ha poi fatto eventi di livello internazionale nonostante sostegni istituzionali ridicoli.   High Foundation? Procedimento storico in atto, per riconvertire il Parco Urbano in chiave Arci/Case del Popolo riciclate,  tra breve le news...  Café dell'Amore Schifanoia, un  pollaio (e anche anche qua come in centro mai fatti bagni pubblici dalla Versailles PD local) trasformato a suo spese dal poeta imprenditore Bavia...in un giardino e oggi, tutte palle i dettagli morosità ecc., ( e poveracci certi ferraresi ridotti a difendere il sindaco per garantirsi probabilmente la pensione pubblica…), vittima di nuovi business plan sempre in chiave arci/case del popolo… Mai visto nel sindaco certo zelo  e ACCIDIA da pretaccio isterico con extracomunitari  molestatori AREA GAD, nei parcheggi, abusivi sempre sui tram, o con le ombre di Camelot., et similia er Grisu… ecc. ecc.  (questi l'affitto mai l'han pagato PER GIUNTA!).  Perchè Ferrara città d'arte, appartiene prima che ai politicanti o al ferrarese dipendente pubblico dico psicologicamente non banalmente in senso letterale- anche se in parte anche letterale  (ecco la matrice di 70 anni di pensiero unico!) quindi mandarino, ignorante, servile, invidioso della statura morale sempre superiore - piaccia o meno- di poeti e artisti (basta con l'apologia del sign. Tiziano uomo comune, la storia anche la microstoria la fanno i creativi, mai i funzionari mediocri pubblici!), A ARTISTI E POETI, da Ludovico Ariosto e Biagio Rossetti a  C. Govoni, G. Bassani, M. Antonioni, R. Pazzi, C. Rambaldi ecc.   Ferrara (PD)  Art Attack! 


 



Occidente e Futuro

Casalino Pierluigi, Spesso ci si è chiesto e ci si chiede oggi ancora di più (in presenze di rinnovate minacce) se l"Occidente sia in grado di impedire lo sviluppo di un sistema schiavistico-burocratico o peggio di un sistema totalitario di diverso e più accentuato asservimento, di questa o quell"altra natura. La storia della Russia pre-bolscevica (e forse, ma con riserva, anche quella post-sovietica) mostra che paesi di tipo orientale che sono indipendenti  e in stretto contatto con l"Occidente possono vigorosamente avviarsi verso la realizzazione di una società democratica e policentrica. Tuttavia la condizione dell"Occidente non è più in grado di promuovere tale processo liberante, anche a causa delle innumerevoli compromissioni con società di tipo dispotico, fondate sulla tradizione asiatica o orientale. Salvo alcune eccezioni, come l"India (almeno nelle apparenze), il Giappone (ed altri minori), paesi orientali , ma moderni e democratici nelle loro istituzioni rappresentative, il resto dei paesi obbedisce a forme tendenzialmente dispotiche, non democratiche e non pluraliste. Un processo di cambiamento serio, se pur lento, cerca di cominciare, ma incontra ostacoli e rallentamenti, se non addirittura pericolosamente in contro tendenza. Nel frattempo sorgono e si consolidano organismi non statali, gruppi di privati, che puntano a creare nuove forme di stato sovranazionali, come è d"esempio il fanatico califfato islamista. Il rischio che queste oligarchie élitarie e tiranniche si trasformino in organizzazioni di massa , tramite il reclutamento di soggetti sul piano transfrontaliero nel nome di un Islam di contrasto ai valori della modernità e dell"idea di democrazia e di tolleranza. In altri termini un movimento che mira a minare alla base il senso stesso della civiltà occidentale. Forse nella speranza di evocare reazioni sempre più dure e giustificare così nuove e più efferate gesta di sfida alla pacifica convivenza civile. L"Occidente deve quindi fare un esame di coscienza molto serio e riflettere sulle ragioni di questa deriva, spesso ricondotta a responsabilità dello stesso Occidente (nel quadro delle scelte delle alleanze), in vista di una riaffermazione di quei principi che difendono tutti e tutto e non una parte sola di tutto. Il margine di tempo va già riducendosi e pertanto l"Occidente deve assumere un atteggiamento cosciente e chiaro nei confronti dei vecchi e nuovi totalitarismi. In che modo possiamo fidarci di maestri e di politici occidentali che non comprendono a pieno il significato del nostro lascito culturale e si addormentano nella vana speranza che sorga un nuovo Leone Magno che si porti direttamente davanti ad Attila per fermarlo.  L"atteggiamento dell"Occidente non sembra ancora sufficientemente cosciente e chiaro, dimenticando che in questo modo, nella situazione di emergenza, si andrà a suscitare un contro-totalitarismo che potrebbe mettere in causa le conquiste di milioni di cittadini del Vecchio Continente e dell"intero mondo libero.  E se è vero che da tale cecità si potrebbe arrivare al "cives ad arma ruant", è anche vero che senza un risveglio dell"amore della libertà, il cieco nuovo totalitarismo finirebbe per assestare un colpo mortale alla nostra civiltà. Ma se l"ambito della libertà andrà rapidamente restringendosi in conseguenze del pericolo totalitario fanatico, andrà pero crescendo il desiderio di difenderlo e di espanderlo in quelle società dove ha facile e fertile terreno. Costretti dalla forza degli eventi, possiamo, per concludere, trasformare la sconfitta in vittoria. Soccorrono a questo punto le parole che, secondo Erodoto,  i messaggeri spartani Spertia e Buli pronunciarono, in risposta al dignitario persiano Idarne, che prometteva loro di renderli potenti se si fossero schierati con il Gran Re,suo dispotico padrone: Idarne, dissero, tu sei consigliere unilaterale. Tu hai esperienza di mezza realtà soltanto e ignori l"altra metà. Tu conosci la vita dello schiavo, ma non avendo mai provato la libertà, non puoi dire se essa sia dolce o no. Ah se tu sapessi cos"è la libertà, ci avresti invitati a batterci per essa, con solo con la lancia, ma anche con l"ascia".
20.02.1015

Roma, Giovanni Sessa, presentazione a Fiuggi di Itinerari nel pensiero di Tradizione


A Fiuggi -Venerdì 13 marzo, presentazione dell'ultimo libro di Giovanni Sessa, Itinerari nel pensiero di Tradizone. L'Origine o il sempre possibile- ediz. Solfanelli ore 17.30, presso la Sala Consiliare del Comune di Fiuggi.
estratto Centro Studi La Runa
L'intento fondamentale che muove le pagine di questo libro è da individuarsi nel tentativo di trovare delle uscite di sicurezza, per usare un'espressione di Ignazio Silone, che consentano all'uomo contemporaneo di lasciarsi finalmente alle spalle il senso di apatica impotenza e di soggezione psicologica nei confronti dell'immaginario e della ideocrazia che sostiene gli esiti politico-sociali della Forma-Capitale contemporanea, quella della governance. Più in particolare, i saggi che seguono, si rivolgono a quanti, per scelta intellettuale e/o retaggio spirituale ed esistenziale, si pongano in posizione critica rispetto allo stato attuale delle cose. Inutile dire che, come il titolo in qualche modo esplicita, trattandosi di Itinerari nel pensiero di Tradizione, il carattere costitutivo che maggiormente connotata il testo è quello della viaticità: ciò evidenzia un'adesione convinta alla constatazione heideggeriana relativa all'impossibilità di costruire, nella fase attuale, un sistema di pensiero. L'ultimo lascito del pensatore svevo, infatti, è un esplicito invito a produrre: "Itinerari non opere"..... (......)

info
http://www.fondazionejuliusevola.it/Convegni.htm




Ferrara, Giuliana Berengan sul Wall Street International

Segnalazione:
estratto da Wall Street International


Giuliana Berengan  Parole per Nostalgia

"Quello che porta alla creazione della parola è un processo lungo, accidentato, denso di fratture, di lacerazioni e di ricuciture, spesso lento, impercettibile e proprio per questo difficile, talora incomprensibile, fatto di entusiasmi e di malinconia, di attimi drammatici e di gioie improvvise e dirompenti, di silenzi e di ascolto, di attese e di slanci, di visioni e di fantasmi, di immaginazione e di rimandi apparentemente senza legame alcuno, di associazioni di pensieri, di giustapposizioni di suoni, di segni, di percezioni, di viaggi con o senza ritorno, di prigionie e di evasioni, di lacrime e di sorrisi guardati soltanto allo specchio, di animalità e di raffinatezza, di falsità e di verità, di concessioni e di rigorosi dinieghi, di ammissioni e di rifiuti, di percosse e di carezze, di tenerezza e di violenza, di follia e di lucida coerenza, di piccole sfumature e di forti colori, di morte e di rinascita, un processo che non ha fine come non ha fine il respiro, il soffio che dà nutrimento e crea la trama sonora sulla quale la voce tesse le forme della parola, un processo che contiene il mistero della vita.
Per questo il tessuto della scrittura ha a che fare con la fatica della nascita, con la pazienza che ne accompagna l'attesa, con la capacità di percepire i segni che ne sono preludio: parole come semi che devono essere accolti, deposti, ascoltati crescere fino a transumanarsi in emozioni che alimentano e sono alimentate dalle vibrazioni dell'anima. Nella tradizione indù la Parola assume le sembianze di Vac, la sposa di Brahma ed è Lei che si fa portatrice del doppio nutrimento, quello corporeo e quello che passa attraverso le sillabe prime e dà vita al linguaggio, a mostrare così l'intreccio originario della materia sottile con la fisicità ed a testimoniare la sacralità della parola e il suo legame ancestrale con la potenza generante.
La parola fatta nascere con amore invade i sentimenti, induce la commozione poiché al di là dei segni che vediamo distendersi a disegnare il testo c'è l'infinito, invisibile universo di sentire e di sapere che sottende all'esperienza creatrice, un mondo di sensazioni che rimanda a memorie lontane, che passa attraverso il gesto della mano che scrive srotolando e facendo scorrere tra le dita il filo dei ricordi come su un antico telaio. La capacità di ricordare ovvero, secondo la bellissima etimologia di questa parola, di 'riconsegnare al cuore' le caleidoscopiche immagini che la memoria ci rimanda, è un dono prezioso, capace di contrastare la tirannia del tempo e dello spazio. I ricordi, come energie sottili partite chissà da dove, alimentate da fonti misteriose, ci attraversano come linfa vitale, toccano i nostri sensi assuefatti ad odori globalizzati e sapori seriali per ricondurli in giardini segreti, profumati di malinconia dove si può assaporare la dolcezza di frutti proibiti.
Attraverso questa rete del cuore il tempo dell'intensità che non ha durata prende la sua rivincita, i confini angusti della vita reale si dilatano, possiamo accogliere cose, figure, voci, sentimenti che si presentano a noi per annodare i fili che ci tengono fortemente attaccati alla nostra matrice. Mi piace usare questa parola di un lessico fortemente connotato al femminile poiché la memoria ha origine in un corpo di donna. Mnemosine, la dea che nell'Olimpo greco la personifica, è la figlia del Cielo e della Terra ed è a lei che Zeus si unisce per generare le Muse, e dunque voglio pensare che non ci sia arte senza ricordi e che non ci siano ricordi senza il prezioso "lavoro di cura" che sempre le donne hanno fatto per custodire la lingua del cuore. I ricordi sono i fili dell'ordito sui quali va ad intrecciarsi la trama di altri ricordi a formare il tessuto ossia il testo sul quale sono tracciati i segni che testimoniano il nostro essere nel tempo, ma anche la nostra capacità di condividere e raccontare mondi che, attraverso la memoria dei sensi, si sono depositati nel nostro corpo e lo percorrono come il reticolo del sangue.
Memoria antenata che si batte per sopravvivere all'ideologia del presente che cerca le proprie ragioni in sé; memoria emozionale che è anche bisogno di immergersi nelle sorgenti del nostro essere e del nostro sapere: un incontro empatico che si accompagna ineluttabilmente alla nostalgia, una parola che vorrei riammantare di tutta la sua intensità. Nostalgia è il desiderio doloroso del ritorno, è un sentimento forte e tenero, un impasto di dolcezza e di malinconia, di tristezza e di gioie fuggite lontano, una teoria di ombre che sfilano davanti agli occhi della memoria come le piccole sagome delle miniature di Norimberga. Attraverso la nostalgia luoghi e persone ritrovano l'innocenza nel senso originario della parola: non possono più nuocere ma soltanto suscitare rimpianto per ciò che si è perduto e di cui ancora si sente il desiderio. E se il rimpianto è un 'rammentare piangendo' allora la nostalgia ha anche il compito di saziare la sete di lacrime che Platone riconosceva come parte della nostra anima: un piacere liberatorio che è compito del poeta provocare"..... (..................Continua )