giovedì 26 febbraio 2015
La Cina, prodotto del sistema asiatico.
Da Sanremo IL VOLO sull'Europa.
Futurismo anniversario, giovani da 106 anni
Roby Guerra
http://lanotiziah24.com/2015/02/roma-futurismo-anniversario-giovani-da-106-anni/
Emilio Diedo, recensione di KK, Anima et Infinitum
http://lanotiziah24.com/2014/09/roma-lanimae-infinitum-di-kk-intervista/
20 febbraio 1909–2015: giubileo (≠tiramiSÙbileo) futurista!
"parotavola" già storica, perché elaborata nel
passatistaMente passatissimo ANNO DIABOLI 1985 – proprio dopo aver
iniziato a occuparmi intensaMente del Futurismo. Inoltre, questo qua
è davvero il mio primo collage tutto tagliato colle forbici: una vera
PRIMA!
Tanti saluti a tutti gli amici net.futuristi in questa
giornata celebrerrima festiva festosissima dal Nodo Nord viAndante
avanGuarDante 21
ti/vi manda per traviamento avviato interNautico
Nerone Storico InterFuturista"
Etichette: 1909, 2015, 20 febbraio, anno diaboli 1985, arte
vaporizzata, dadaMarinetti, ecollage devaporizzante, futurdada,
futurismo, futurMarinetti, giubileo (�tiramiS�bileo) futurista,
interfuturismo storico (1985), manifesto fondatore futurista,
Marinetti, MAV, movimento futurista, Nerone storico (1985),
parotavola, partito acratico net.futurista (PANF), partito futurista
italiano, partito politico futurista, sCollage storico neronesco
interfuturista, tavola futurista (1985).
Ben Bova su Future Shock
L'unica fanzine al mondo di fantascienza umanistica
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LA PRESTIGIOSA FIRMA DI BEN BOVA
SULLE PAGINE DI FUTURE SHOCK
Benjamin William "Ben" Bova (nato 8 nov 1932) è un autore americano di numerosi romanzi di fantascienza, tra cui il più prestigioso è Millennium (1976), pubblicato in Italia dalla Sonzogno. E' stato sei volte vincitore del premio Hugo, ex direttore di "Analog Magazine", ex direttore editoriale di "Omni", ex presidente sia della "National Space Society" che della associazione "Science Fiction Writers of America". Attualmente vive in Florida. Di lui ci siamo occupati nella nostra raccolta di saggi Educazione tra le stelle. L'umanesimo scientifico e la fantascienza (Levante Editori, Bari 1992), dedicandogli un capitolo dal titolo: Ben Bova, i giovani e la scienza, in cui abbiamo analizzato i suoi romanzi dedicati alla gioventù (in inglese, juveniles), tra cui spicca la trilogia de L'astronave dell'esilio, dove ampio spazio è dedicato dall'Autore alla polemica contro la scienza e la tecnologia, ritenute responsabili dei tanti guasti presenti nella nostra società. Ma l'accusa, secondo Ben Bova, è ingenerosa e autolesionista anche nei confronti della stessa umanità, la quale non s'avvede di rinunciare, assieme agli aspetti negativi del progresso (imputabili a uomini politici di pochi scrupoli), anche a quelli positivi. Poiché l'Autore ci aveva fatto omaggio di una sua raccolta di saggi intitolata: The Astral Mirror (TOR Edizioni, New York, 1985), gli abbiamo chiesto se ci autorizzava a pubblicare su "Future Shock" un suo saggio, che riteniamo importante soprattutto per smentire l'abusato, sciocco luogo comune tutto italiano: "roba da fantascienza". Ecco cosa ci ha risposto lo scrittore: «Dear Antonio Scacco: You may reprint my essay, Science Fiction and Reality in your fanzine. Please be sure to include the copyright line from the front of the book. Thanks for your interest. Ben Bova». Un sentito grazie anche a nome di tutti i nostri lettori!!!
...... è ancora valida l'offerta-omaggio di Critica pedagogica della fantascienza, di Fantascienza umanistica, di Racconti del Venticinquennale e di Alieni, astronavi, robot... a quanti decidessero di sostenere "Future Shock"
La riscoperta di Pavel Florenskij
Madrid, presentato l'ultimo romanzo d'Oriente di Pierfranco Bruni
AEIOU – AustriEns In secOnd 20th CenthUry, a c. di Miroslava Hajek
A cura di: Miroslava Hájek
28 febbraio – 11 aprile 2015
Opening: sabato 28 febbraio
MLZ Art Dep, ore 17
spazio5, ore 18.30
Info: www.spazio5.net | www.mlzartdep.com
Gradita la prenotazione a spazio5.italia@gmail.com
Saturday 28 February 2015, MLZ Art dep and Spazio 5 present A E I O U - Austriens in second 20Century.
The exhibition, curated by Miroslava Hàjek, held within the two spaces in Trieste presents a selection of documents as well as a number of works by some of the key players of Austria's contemporary art scene in the last few decades of the 20th century. From the great actionists to Jorrit Tornquist's colourist experience with panting, the exhibition aims at showcasing a part of Austrian art throughout the last decades of the 20th century, focusing also on the lesser known periods, such as the Eighties and Nineties, a time when returning to painting was felt as an urgent need, capable of deeply influencing most of Europe's artistic production of that time.
The subsequent return of Austria to the international art scene, through the works of better-known artists such as West, Zoibernig and Erwin Wurm, ends, from a symbolic standpoint, the extensive artistic research carried out by Hermann Nitsch, Arnulf Rainer, Günter Brus and Otto Mühl, who testify, both through photography and painting, the strength and tension of their body experiences, and later on by the Junge Wilde current with Siegrfried Anzinger and Herbert Brandl, who, just like their Italian and German "fellow" artists, successfully interpreted the "sacred" necessity of a return to a pure, rudimental painting, in opposition to the minimalist conceptualization and the contemporary art of the end of the Sixties and onwards.
With the aim of highlighting such path, which begins precisely with the Wiener Aktionism, spazio 5, at no.5, via Giulia, in Trieste, showcases an important documental archive in which a part of the original content testifies, to some extent in the same way it had occurred with the Secession artists, the privileged relationship between the actionists and Trieste. In this vein, spazio 5 will also display an oeuvre by Erika Stocker, an artist who worked in close connection with the Viennese movement and whose creations may be considered as a clear operative link between the Austrian movement and the city.
Also on display at spazio 5 a number of photographs by Günter Brus and Rudolf Schwarzkogler, alongside with Arnulf Rainer's well-known interventions on existing images, and some historic paintings on canvas by Otto Mühl and by Hermann Nitsch, from private collections.
A number of sound artworks will be also reproduced including the recordings of a psychoanalytical self-representation by Otto Mühl.
MLZ Art Dep, at no.14, via Galatti, focusing on the pictorial side of the exhibition, showcases a large oil painting with shirt by Hermann Nitsch, a paper on canvas by Günter Brus, inspired by his body painting performances, a colourist and gestural crucifixion by Arnulf Rainer, alongside with a piece by Sigfried Anzinger, who represented the pictorial primitivism of which Europe's artistic movements of that time were the spokespersons, from Berlin's Neue Wilde like Fetting and Metzinger, to the italian Transavanguardia. The exhibition path ends with the colourist research carried out by Jorrit Tornquist, the Graz-born artist who has been living in Italy for many years, and the cosmogonic explorations by Uta Peyrer, revealed by her pictorial abstractions.
The exhibition, besides, pays homage to one of the greatest Austrian sculptors of the last century, Karl Prantl, who was born in Burgenland and passed away in 2010. Today he is considered one of the most influential figures in the abstract sculpture of the second half of the 20th century. On show also selected works from between the '70s and '80s.
https://www.facebook.com/events/1550128545255319
mercoledì 25 febbraio 2015
La Rivoluzione sovietica e i suoi significati storico-politici, 2, fine.
La Rivoluzione sovietica e i suoi significati storico-politici.
martedì 24 febbraio 2015
Considerazioni sulla coscienza e sull'estensione d'Europa
Miley Cirus e l'art pop ultratrasparente...
Miley Cirus continua l'azione arte vita 2.0, tra musica superpop, video trans art hot e quotidiano provocatorio non stop... Come segnala, cronaca live, Libero Quotidiano:
"I flash illuminano le super trasparenze di Miley Cyrus in abito nero con pizzo per una serata glamour.." (.....) Continua e video
Mero trash della società liquida? Al contrario, arte avantgarde di massa: il sound e i clip sono sempre di ottima qualità e sperimentazione tech, certa apparente facile comunicazione è come Internet off line, interfaccia creativa e non ultimo, a suo modo diversamente elegante e raffinata la giovanissima ancora pop star Girl... e splendidamente sensuale, dionisiaca, eretica erotica...
A Bologna piace Giallo: Autori Vari, con Daniela Rispoli, Vito Introna....
REDAZIONE presso la- Libreria COOP Centro Commerciale Lame, Via Marco Polo 3, Bologna
Presentazione dell'antologia di racconti "A Bologna piace Giallo" (Damster editore). Autori: Nicola Arcangeli, Claudio Bolognini, Katia Brentani, Carmine Caputo, Roberta de Tomi, Massimo Fagnoni, Lorena Lusetti, Andrea Masotti, Francesca Panzacchi, Vito Introna, Daniela Rispoli, Mariel Sandrolini, Viviana Viviani, Paolo Zamparini. Accompagnamento musicale di Lorenzo Masotti.
E... azione performativa brillantissima e significativa sul nuovo panorama letterario bolognese (ma autori di tutta Italia) come spesso, avanguardia 2.0 e antenna delle future tendenze innovative per la parola italiana del nostro tempo.
La lezione di Bruno Dalmasso.
Un pezzo di Riviera se ne va dalla Libia. Bruno Dalmasso e la moglie etiope se ne torna nella sua Bordighera di cui è originario e si arrende alla tragicità dell'inferno libico, nonostante la sua nostalgia e la sua volontà di restare una bandiera di quella che una volta fu definita la Quarta Sponda. Ma, aldilà delle più o meno controverse eredità dell'Italia coloniale, va salutata la figura di questo personaggio d'altri tempi, romantico e non privo di quel fascino che la storia di quel mondo lontano e vicino gli ha accresciuto nel corso dell'ultima dolente parabola degli italiani in terra di Libia: soprattutto nella prima fase del deposto colonnello Gheddafi. Con l'ISIS alle porte di casa, anche della nostra Liguria, diventava difficile restare e resistere, per questo anziano signore del Ponente. La sua strenua difesa delle memorie italiane, che comunque appartengono alla vicenda nazionale, testimonia il valore di gente che come lui non abbandonano mai, se non costretti, la barca che affonda. Prima che sia troppo tardi, la comunità internazionale non può dunque che riprendere la via di un nuovo intervento, tanto più doveroso e legittimo più di ieri, quanto più ineludibile, anche per salvare quel poco che rimane di un patrimonio millenario che ha legato le due rive del Mediterraneo, segnandone un momento rilevante della civiltà. E ciò nell'interesse anche dei libici, che consapevolmente spesso ci ripetono, come mi ha evocato di recente un amico di laggiù. "quando la Libia era in Italia". Alfiere dell'italianità, Bruno Dalmasso merita il nostro plauso per il coraggio e l'ostinata, intrepida scelta che lo ha accompagnato nel corso della sua esistenza. Se ora si è arreso non è certo per paura, ma per metterci tutti di fronte alle nostre responsabilità. Quelle di fermare la marea montante del fanatismo. E non si può fallire.
Carlo Infante e la "Compagnia Anonima Poeti". dopo Palazzeschi
segnaliamo la seguente News rilevante per il poeta scrittore postfuturista Carlo Infante, già in Parlami d'amore Parami di vita, recentemente, antologia neoromantica a cura di V. Pignalosa (e il Circolo Arianna di Napoli).
da Lecce Cronaca (estratto):
POESIA DI STRADA / NATA A FOGGIA LA "COMPAGNIA ANONIMA POETI"
di Carlo Infante______La cosiddetta "poesia di strada" iniziò a diffondersi, nel nostro Paese, oltre dieci anni or sono. Fra i collettivi più conosciuti si annoverano il "Movimento per l'Emancipazione della Poesia" (fondato a Firenze, nel 2010) ed i romani "Poeti der Trullo" (in attività dal 2010).
Nel maggio dello scorso anno si tenne, a Genova, il 2° "Festival Internazionale di Poesia di Strada" (la prima edizione, nel 2013, a Milano).
Anche in Puglia opera qualche poeta stradaiolo, a Lecce e provincia (dal 2010): "Poesia D'Assalto" (http://www.assaltopoesia.tk/); a Bari un collettivo aderente al già citato "MEP" e le "Brigate Poeti Rivoluzionari" (afferenti alle statunitensi "Revolutionary Poets Brigade", di matrice anarco-comunista. Si riuniscono presso la ex Caserma "Rossani", in via Giulio Petroni). (....) In effetti, il grande poeta (e scrittore) futurista Aldo Palazzeschi, ebbe a scrivere che "Il vero poeta moderno dovrebbe scrivere sui muri, per le vie, le proprie sensazioni e impressioni, fra l'indifferenza o l'attenzione dei passanti". CONTINUA
Le minoranze tra mare e terra, dagli Arbereshe agli Armeni di Pierfranco Bruni
Letteratura, cultura e memoriadi Pierfranco BruniEtnie e letteratura. Si incontrano, si intrecciano e non vivono nelle contraddizioni. La letteratura è sempre un incontro. Un incontro nel quale le metafore sono elementi centrali pur in una cultura che può definirsi popolare. Il discorso, comunque, spinge ad una meditazione sulla quale bisogna soffermarsi. Sulle sponde dei Grecanici, Catalani e Arbereshe vivono intrecci di tempo. Comunità di mare, le cui eredità e il senso di appartenenza costituiscono non solo modelli storici ben determinati e definiti sia all'interno dei vari contesti geografici sia all'interno di intrecci identitari che si mostrano con dei processi che sono antropologici, artistici e storici. Un dato dominante è rappresentato dal rapporto tra Rito e Tradizione.A queste comunità va necessariamente aggiunta quella Armena. Di questo ne parleremo a Lecce il prossimo 28 febbraio in una manifestazione organizzata dall'Agenzia Euromed dove presenteremo una ricerca sulla cultura Armena.D'altronde è, tale rapporto, una componente fondamentale per tutte quelle etnie storiche, il cui valore emblematico è dato dai codici culturali. Ancora una volta si ribadisce l'importanza della lingua ma la sua funzione ha bisogno di ulteriori ancoraggi certi che sono, appunto, il rito e la tradizione. O meglio la difesa delle identità espresse dal rito e la tutela e valorizzazione di quelle tradizioni che garantiscono una continuità tra un processo storico vero e proprio e una affermazione di tali identità nella contemporaneità una etnia (o una comunità di minoranza etnico . linguistica) è viva se oltre alla lingua si tiene fede e si continua a trasmettere dimensioni di tradizioni.Da questo punto di vista credo che ogni occasione laica o religiosa sia un riferimento importante e centrale per la salvaguardia di una continuità di valori contenuti nelle tradizioni. Con i Grecanici, i Catalani e gli Arbereshe (ma aggiungerei anche i Sardi e gran parte della cultura Occitana, nonostante il suo costante rapporto con altre aree geografiche e con altri riferimenti territoriali: qui più che il mare c'è un insistere in una "isola" piuttosto ben racchiusa in realtà montuose) e gli Armeni siamo in un campo in cui i parametri della cultura mediterranea sono ben definiti e trovano una loro maggiore completezza se si analizzano proprio la letteratura e l'arte.Un capitolo, dunque, da aprire e da contestualizzare riguarda la questione della etnia e della cultura del popolo Armeno. Bisogna necessariamente, nel primo Centenario del Genocidio, ridiscutere la storia del popolo e della civiltà degli Armeni. La prima Nazione che ha "istituzionalizzato" il Cristianesimo.L'Armenia è un bacino tra il mondo asiatico e Mediterraneo. Una lettura che presenta la sua visione non interpretativa ma storica nella verità della realtà culturale e antropologica.L'influenza delle tradizioni mediterranee trova una chiave di lettura significativa nel rispetto delle cesellature rituali e nelle funzioni delle festività (ripeto: laiche o religiose). Il Mediterraneo trasmette una cultura che è quella del mare inteso in senso geografico e reale ma anche considerato come proposta metaforica nel senso che traccia itinerari di viaggio. Soprattutto queste etnie sono etnie che provengono dall'attraversamento del mare al di là di una definizione prettamente cronologica.La Grecia e i Balcani da un certo punto di vista creano un legame consistente tra l'Adriatico e, appunto, le acque mediterraneo e chiamano in causa le coste italiane. I Catalani e i Sardi (i Catalani sono una etnia dentro una etnia: ed è un dato che non assolutamente dimenticato) sono la sponda opposta pur sempre in una processo culturalmente considerato dentro la storia del Mediterraneo attraverso anche i rapporti con la Liguria e la Spagna. E qui la lingua è un altro di quei tasselli abbastanza forti che permette di consolidare un incontro tra tradizione – arte e letteratura. Un incontro che stabilire un dialogo.La letteratura catalana è un patrimonio non solo di codici semantici ma anche di "reperti" simbolici e interpretativi di una cultura tout – court. Così come l'opera del poeta Italo – Albanese Girolamo De Rada. La lingua catalana e sarda per Grazia Deledda (faccio un esempio) è una straordinaria "officina" nella quale lavorare non solo sul piano semantico e strutturale ma anche in termini di costruzioni di immagini narranti. E le eredità Mediterraneo restano punti nevralgici come restano nodi robusti l'oralità popolare Albanese – Alberese in De Rada. L'unione di queste due letterature è data dalla metafora del mare e delle coste.Lo spazio e il tempo sono dentro la metafora – realtà del viaggio – viaggiare. E il viaggio insiste sul concetto di metafora. Il viaggio in Albania per De Rada è profondamente legato alla metafora della distanza – distacco. In Deledda è metafora – realtà ma l'isola è un crogiuolo di assiomi linguistici e di contenuti ereditari. Non è la stessa cosa con l'Occitano Frédéric Mistral nel quale è ben robusto l'immaginario di una Provenza fatta di terra e di ironia ma ci sono segni che ci possono permettere un raccordo proprio con il testamento letterario di una Deledda che scava nell'anima di un'isola fatta di oralità e arcaismo. Come nei segni emblematici di un De Rada che grazie all'eroe nazionale Scanderbeg sottolinea la biografia di una diaspora che diventa la biografia di un popolo.E' il Mediterraneo che non si concede ad una chiusura ma sottolinea esperienze di contatti con civiltà oltre frontiera. La ritualità e la tradizione sono delle costanti. Il ballo tondo nella cultura Albanese e Arbereshe è il ballo tondo raccontato dalla Deledda. La danza e la musica ora con connotati orientali e bizantini ora con incisi catalani sono nella tradizione di un intreccio la cui metafora del trasportare immagini e movimenti costituisce un essere della cultura. Ma è la religiosità, in questo caso, che richiama forme di liturgia a manifestarsi come espressione di un recupero di arcaico nel moderno. Il ballo albanese è già nel ballo armeno.I racconti e le leggende del Provenzale Mistral hanno un profondo radicamento popolare. Ed è proprio il popolare che lega le culture delle etnie in una dimensione non più o non solo folcloristica ma dichiaratamente antropologia. Ed è qui che l'etno – storia costituisce una premessa chiarificatrice sia per una tensione letteraria sia per una interpretazione rivolta all'arte di queste comunità. Il Mediterraneo con i suoi approcci e la sua memoria resta la centralità di queste etnie. Gli Armeni hanno la favola che raccoglie il fascino della leggenda nel mistero.I Grecanici sia nella visione Bizantina sia in quella Magno Greca passano dentro la storia, nell'umanità e nella conflittualità, di un Mediterraneo che ancora una volta si rivela come destino in una civiltà che è passato ma è soprattutto contemporaneità. Nella contemporaneità sono assorbite le desinenze del tempo.Queste etnie sono memoria e presente che insistono, con la loro straordinaria cultura, nella contemporaneità. Proprio per questo la memoria o il tempo sono un senso e un sentimento che tracciano orizzonti. Le etnie sono i portati di una memoria dentro l'orizzonte di una contemporaneità che raccoglie i segni di quel viaggio che è tradizione, identità e metafora. La letteratura delle etnie vivo questo percorso e in questo percorso.
domenica 22 febbraio 2015
Maurizio Arcieri dei Krisma, il tecnopop italiano
segnaliamo un significativo e brillante, storicamente anche doveroso, tributo di G. MelI (da L'Opinione.. Un Nobel postumo...) a Maurizio Arcieri, ovvero Maurizio dei Krisma (con la moglie) recentemente e preamturamente scomparso. A suo tempo, a parte la già pregevole per la canzone pop italiana produzione anni 69/70, i Krisma (e Maurizio sorta di David Bowie made in Italy, il Bowie electro di Heroes e Low), con almeno un paio di album, Cathode Mama e Hibernation realizzarono album di livello assolutamente internazionale, precursori in Italia con pochi altri della nuova musica elettronica technopo se non semplicemente cyberpunk..
COME SCRIVE MELI...Il 23 febbraio 1978 il “Corsera” augurò, testuali parole, “l’eutanasia per il bene suo e di tutti noi” a Maurizio Arcieri, leader dei Krisma, dopo che il cantante si era tranciato con un rasoio l’indice della mano sinistra in una balera di Reggiolo, troncando la contestazione del pubblico zittito dagli schizzi di sangue. L’augurio “tranchant” non era in realtà dovuto alla follia del gesto quanto a qualcosa di ancora peggio per il giornalismo dell’epoca. Se era indigesta la conversione dell’ugola orecchiabile di “Cinque minuti” all’underground post rock, più inaccettabile era la sua nuova filosofia de “l’italianità del punk”. Ora che Arcieri se n’è andato a 73 anni, è partito un coro di elogi, meritato ma quasi fastidioso per l’evidente ipocrita insincerità.
L’occasione è buona per dare ragione alle idee del leader dei New Dada e dei Krisma. E per porsi qualche domanda sui destini tanto diversi vissuti tutt’oggi nello show business, per esempio dagli eterni Gianni Morandi e Raffaella Carrà e dall’isolato “Krismatico”. Ancora di più per chiedersi chi veramente, nell’area milanese varesotta, meritava il Nobel se Dario Fo, con la moglie Franca Rame, o piuttosto un Arcieri, con la moglie svizzera Christina Moser. I due, divisi da 15 anni di differenza risoltisi a vantaggio del più vecchio, non hanno carriere troppo diverse. I primi 10 anni del biondo Dario sono in Rai tra varietà e “Canzonissima”. Il decennio iniziale del biondissimo Maurizio è diviso tra gruppi beat, fotoromanzi e film leggeri incentrati sulla popolarità dei cantanti. Tra i due non c’è partita. Il cantante è nel ‘68 all’apice del consenso, il più bello in assoluto sulla scena, l’unico all’altezza delle popstar importate e dei David Bowie del momento. Gli impegnati potevano storcere la bocca sia davanti alle canzoni d’amore (le stesse, in italiano, dei Rolling Stones) che agli sketch “simil-Vianello”. Poi Dario e Maurizio sterzano. Il primo si butta in politica, satira impegnata di sinistra ed incomprensibile gramelot. Il secondo da Londra e New York diventa un antesignano del pop punk elettronico, destinato a dominare la scena nei decenni a seguire" (..........)
CONTINUA L'OPINIONE
La rivista Futuri dell'IIF prossimo numero
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Francesco De Gregori, Carmina Burana, Studenti Migranti su Cinquew News
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