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lunedì 16 giugno 2025

Stefano Vaj-Heidegger e Transumanesimo...

 StefanoVaj

 






Heidegger e transumanismo (immediate credit: @Lorenzo Di Chiara):"Quando invece Heidegger, da pensatore moderno, postcristiano, parla dell'esistenza umana come esistenza storica, e si attende un mutamento nell'essenza dell'uomo in seguito ad una svolta nella ventura dell'Essere, presupposto di tutto ciò è che una natura dell'uomo sempre uguale a se medesima non esista affatto. L'uomo ec-siste in quanto è in cammino verso qualcosa. E a ciò il pensiero di Heidegger non è meditazione orientale o contemplazione greca dell'Essere sempre identico, ma è e vuole essere un essere-in-cammino moderno e storicamente condizionato".(Karl Löwith)

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Ada Cattaneo e altri 13

martedì 20 maggio 2025

STEFANO VAJ-Elogio di S Giovannini

... Sandro Giovannini, personaggio talora più impegnato a promuovere il lavoro di amici e sodali in un idem sentire che il proprio, e che meriterebbe più attenzione e riconoscimenti di quanti ne abbia ottenuti sinora. 

Giusto elogio per Giovannini, da Stefano Vaj, filosofo-i a volte anche collaboratore, nelle varie iniziative, della rivista storica e da molti anni Heliopoli, sempre quasi cronnaca della miglior destra e Europa controculturale... R.G. 

 https://asinorossoferrara.blogspot.com/2025/05/stefano-vaj-elogio-di-s-giovannini.html


 


 

giovedì 17 aprile 2025

martedì 25 febbraio 2025

Stefano Vaj-Biopolitcs-Prefazione a c. di Roby Guerra e Catarina Lamm

 Stefano Vaj FACEBOOK

 Nel ventesimo anniversario dell'apparizione grazie all'interesse di Maurizio Ulisse Murelli di "Biopolitica. Il nuovo paradigma", testo oggi più attuale che mai, condivido la prefazione a firma di Waldemar Ingdhal alla sua traduzione inglese a cura di Catarina Lamm e Roby Guerra apparsa con il titolo "Biopolitics. A Transhumanist Paradigma" nel 2014, prefazione che verosimilmente i miei lettori italiani non avranno mai visto. Entrambe le versioni restano disponibili sia su carta sia in formato Kindle. Enjoy!

Libro anche l 'ediz italy, non datato (Ferrara) , infatti geopolitico evoluto,ma persino transumanista e  futurista di ottimo livello  e originale...Un libro ricco di informazioni, che approfondisce le prospettive future legate alle tecnologie e alla loro influenza sull'uomo e sulla vita organica. Un testo provocatorio che apre orizzonti storici inediti e di vitale importanza.


 

 

martedì 21 gennaio 2025

Stefano Vaj, AI traduzioni, Francia ecc...

 

 https://asinorossoferrara.blogspot.com/2025/01/stefano-vaj-ai-traduzioni-francia-ecc.html

"Artificialità intelligenti. Chi ha paura delle IA e perché", già disponibile in inglese oltre che ovviamente in italiano, è ora uscito anche in francese - in questo caso purtroppo solo in versione cartacea. 🙂 Grazie anche in questo caso a Catarina Lamm per il suo contributo prezioso come sempre alla traduzione.
https://amzn.eu/d/dlBMEz6

Ada Cattaneo Facebook ecc. 

Ottime traduzioni,anche francese, per il bel libro e davero insolio per ampiezza e profondita' anche eretica per il futurista contemporaneo e transumanista Stefano Vaj...fuori dal coro  della banalita' mainStream...Futurismo Space



Stefano Vaj, Verticali Cerebrali, Roby Guerra e altri, Ugo Spezza ecc. Scudo editore

 Racconti Sci Fi di Roby Guerra e altri, Ugo Spezza ecc.

 https://www.facebook.com/photo/?fbid=122110163384706725&set=a.122104495394706725&notif_id=1737461167743537

Della serie "raccomandazioni di lettura", finalmente ho avuto il tempo di dare un'occhiata a "Short Stories. Rivista Illustrata di Letteratura Fantastica n. 24: Labirinti cerebrali", che contiene tre contributi di personaggi ben noti alla mia bolla, Ugo Spezza, Fabio Calabrese / Fabio Calabrese e sopratutto l'amico e collega transumanista Roby Guerra, compagno di tante iniziative e instancabile divulgatore delle idee comuni. Un'ottima dimostrazione che qualcosa continua a muoversi nella letteratura del genere anche al di fuori dell'anglosfera. Peccato che almeno per il momento non esista in Kindle, ma non si può avere tutto. https://amzn.eu/d/d372IEA

 


 https://asinorossoferrara.blogspot.com/2025/01/stefano-vaj-verticali-cerebrali-roby.html


 

sabato 7 settembre 2024

Kate Wiley, libro transumanista, Mind Up Lading---

 prefazione di Stefano Vaj....Moira editions

 

Che cos'è l'identità, personale come collettiva? Cosa significano davvero coscienza, mente, anima, sopravvivenza, intelligenza? Alle questioni sottese a tali tradizionali interrogativi, Keith Wiley porta un originale contributo fondato sull'analisi della metafisica inerente ad un tema caro alla fantascienza, al mito ed alle speculazioni transumaniste, il trasferimento e la reincarnazione della personalità su un supporto diverso dal cervello originale. Uno scenario puramente teorico, ma che i progressi delle neuroscienze e della tecnologia dell'informazione suggeriscono potrebbe prima o poi divenire anche pratico.
Nel primo commento il link per il libro in versione cartacea ed ebook.
 

 

giovedì 11 maggio 2023

Futurismo, Stefano Vaj, Artificialità Intelligenti, new book

 


Stefano Vaj Facebook

"Rullo di tamburi, il mio libr(ett)o sulle intelligenze artificiali, con prefazione di Riccardo Campa, è ora disponibile su Amazon in versione cartacea e Kindle - e dai prossimi giorni nelle altre solite librerie virtuali e fisiche selezionate. 🙂
Dopo essermi cimentato con saggi, libri-intervista, antologie e dissertazioni questa volta provo la mano su un instant book di novanta pagine, che ho insistito anche fosse offerto in venduta ad un prezzo stracciato, e che spero in molti trovino voglia e tempo di leggere, non necessariamente per ritrovarsi d'accordo alla fine.
Grazie anticipatamente a chi volesse commentarne il contenuto, o anche solo aiutarmi a promuoverli."

Nota di Roby Guerra

Stefano Vaj, esponente italiano di spicco del Futurismo/Transumanesimo  , interviene con il classico..stile "diversamente" prometeico e con competenza , libri collettanei  futuribili con Divenire e personali vari,  tra cui I Sentieri della Tecnica (Independently Published) nel dibattito attuale tecnologico in primo piano, sulle AI (Intelligenza Artificiale o Artificial Intelligence)...

 http://www.divenire.org/autore.asp?id=3

 https://www.amazon.it/Artificialit%C3%A0-intelligenti-paura-diffusione-perch%C3%A9/dp/B0C4MMZYYS/ref=sr_1_1?qid=1683810616&refinements=p_27%3AStefano+Vaj&s=books&sr=1-1


giovedì 6 novembre 2014

Accellerating Intelligence, Il grande futurologo Raymond Kurzweil segnala La Carmelina edizioni


INFO
http://www.kurzweilai.net/biopolitics-a-transhumanist-paradigm
http://it.wikipedia.org/wiki/Raymond_Kurzweil
http://www.corriere.it/scienze/09_febbraio_03/universita_singolarita_nasa_google_e8451594-f1d9-11dd-9d2c-00144f02aabc.shtml


PER IL LIBRO INTERNAZIONALE DI STEFANO VAJ TRANSUMANISTA

Prestigiosa segnalazione internazionale per La Carmelina edizioni (sede a Ferrara e filiale anche a Roma Capitale), fondata dal compianto scrittore e regista Marco Felloni, poi diretta dal figlio Federico Felloni.  Il libro del transumanista Stefano Vaj (Associazione Italiana Transumanisti, Milano)  in inglese, BIOPOLITCS: A Transhumanist Paradigm, recentemente edito nel 2014 dalla casa editrice ferrarese (saggio futuribile e geopolitico), è stato infatti significativamente segnalato nel suo AI  (ACCELARATING INTELLIGENCE) sito dal celebre Raymond  Kurzweil, futurologo di fama mondiale per la sue teorie anche sulla Singolarità tecnologica (autore de La Singolarità è vicina, Apogeo, del besteller "The Age of Spiritual Machines", ecc.) collaboratore della Nasa e di Google! Lo stesso Stefano Vaj recentemente  è stato tra i relatori al primo congresso italiano a Milano per Space Renaissance Italia (Umanisti cosiddetti Spaziali) a cura di Adriano Autino e Gennaro Russo Ecco, dal sito di Kurzweil, in inglese vediLINK




mercoledì 2 aprile 2014

Giancarla Parisi, Omegalfa The Nemesis Paradeigma, Milano

Studio legale Sutti, via Montenapoleone 8, dal 10 al 17 aprile, vernissage 10 aprile 18 a cura AIT, con interventi di Marcello Francolini, Graziano Cecchini Special Guest, Roby Guerra 

Giancarla Parisi... "Omegalfa "The nemesis paradeigma... Vuole esprimere quel misto di speranza e paura tipica degli "ultimi giorni dell' impero", quando tutti, più o meno consapevolmente, stanno traghettando attraverso quel periglioso tratto di mare che conduce verso una nuova e misteriosa epoca della nostra storia, che per la prima volta potrebbe diventare finalmente transumana e postumana, sperando altresì che non diventi inumana..."


Graziano Cecchini RossoTrevi "Arte è vita cosi fu definita l'avanguardia futurista…….il transumanesimo è la vita…la perfezione geometrica tra l'elemento uomo e la possibilità di continuare il percorso verso mete considerate impossibili….arte + meccanica + genetica=vita ecco come mi piace definire l'arte di Carla Rhapsody……basta soffermarsi sulle sue opere e riflettere"

Roby Guerra... "....la stessa tecnosibilla Giancarla Parisi (Carla Rhapsody) in modulazioni d'arte contemporanea anche 3D prossimo transumaniste, quasi perfetto microanello di Saturno, tra il segno/sogno multicolore pre-post-internet, sublime postmoderno


*segnalato da Luigi Sgroi


martedì 4 marzo 2014

Futurology Intervista a Stefano Vaj per Biopolitics *Video




Stefano Vaj, Biopolitics. A transhumanist paradigm La Carmelina (Ferrara-Roma, 2014) **Cartaceo e eBook.   …This seminal and controversial essay, the Italian original of which appeared in print  in 2003, contains a coherent and passionate pro-tech discussion of most issues  relevant to biopolitics and “wet” transhumanism, in the light of continental philosophies of Becoming – namely those of Nietzschean, Futurist and posthumanist descent, as the crucial questions of our age and collective destinies. 


As such, it offers a transhumanist and Promethean perspective on what we should think and make of GMOs, environmental policies, eugenics, cyborgisation, demography, biodiversity, reproduction technologies, genetic engineering, medical research, cloning, national health programmes, life-extensionism and self-directed evolution. 

D- Stefano, una ristampa particolare, esatto? Anche aggiornamenti?
R – Non è necessariamente facile tradurre in inglese un libro che, benché contenga ampie illustrazioni delle prospettive tecnoscientifiche della nostra epoca, concerne in realtà essenzialmente che cosa ritengo se ne debba pensare da un punto di vista “filosofico”, alla luce anche di una tradizione di pensiero che innegabilmente è in essenza “continentale”. Il grande lavoro fatto al riguardo con la traduttrice, Catarina Lamm, mi ha dato comunque l’opportunità di rivedere al riguardo il modo in cui avevo espresso originariamente in italiano il mio pensiero . Non ho tanto cercato perciò un’accuratezza filologica rispetto alla versione originale, ma soprattutto un’aderenza con quello che davvero voglio comunicare. Che poi non è cambiato dall’epoca in cui il libro è stato scritto, così che le modifiche in realtà sono minime.

D- Stefano, comunque una lunga storia questa esplorazione biopolitica… uno zoom ?   
R – Il saggio è uscito in una prima versione su un trimestrale nel 2003, poi in versione notevolmente ampliata nel 2005 in volume per la Società Editrice Barbarossa, ed oggi è online in una versione ipertestuale e ulteriormente arricchita a http://www.biopolitica.it - che ha poi costituito la base per l’attuale traduzione inglese. In inglese era già stata del resto tradotta e pubblicata sul Web all’indirizzo http://www.biopolitix.comla lunga intervista che avevo rilasciato ad Adriano Scianca sulle reazioni e sul significato del primo libro, a sua volta pubblicata in volume nel 2008 dal Settimo Sigillo. 
Credo che quest’ultima intervista rappresenti un complemento indispensabile a quello che è un libro che ha avuto una certa influenza sul postumanismo e transumanismo italiano, in particolare sotto il profilo “wet”, grazie anche ad una trentina di recensioni sulla stampa italiana, di cui quattro su quotidiani nazionali e una sul GR2, e il cui ruolo se non altro “storico” può oggi essere apprezzato anche dal pubblico anglofono che ne conosceva sinora i contenuti solo per sentito dire, talora da parte di “interpreti” non esattamente benevoli.

D- Stefano, biopolitica, focus moderno, postmoderno o posthuman?
R - A dieci anni dalla primissima versione del saggio, mi sembra che risulti più che confermato da un lato come la “biopolitica” come io la intendo rappresenti lo snodo cruciale delle scelte fondamentali cui la nostra epoca è posta di fronte, dall’altro come la cultura dominante resti grottescamente inadeguata rispetto alle sfide relative, al punto da mancare una dopo l’altra le aspettative che l’epoca “futurista” di cui i manifesti di Marinetti rappresentano l’epicentro simbolico avevano suscitato, almeno nell’ambito di minoranze visionarie. 
Sotto tale profilo, il messaggio fondamentale del libro di cui stiamo parlando direi che resta sempre attuale: non è possibile pensare ad una trasformazione postumana che non sia accompagnata, anzi preceduta, da un cambio di paradigma in senso postumanista.

D- Stefano,  aveva ragione il compagno Baudrillard? Tutto un simulacro perpetuo il mondo oggi?
R - Certamente. Se molti dei progressi tecnoscientifici recenti appartengono al novero di quelle che sono state più volte caratterizzate come gesta di nani ritti in piedi sulle spalle di giganti – in particolare di coloro che hanno davvero creato giganteschi breakthrough filosofici, scientifici, tecnologici, culturali, politici artistici nel periodo dal 1870 al 1970 -, ancora più inquietante è constatare come gran parte di essi riguardino una dimensione puramente virtuale, non assunta come mito, esempio, rappresentazione, esperienza o progetto di una appropriazione reale del mondo fisico, ma come sua sostituzione e surrogato. La tecnologia aerospaziale, ad esempio, ha conosciuto progressi incredibili… negli effetti speciali dei film e dei videogames. Mentre, nella realtà, le nostre capacità in tale campo sono stagnanti, se non in decadenza rispetto a quello che era esperienza quotidiana all’epoca delle missioni Apollo o dei Concorde, epoca in cui il primo sbarco umano su Marte veniva previsto – allo stato delle capacità contemporanee! – per il 1982.
Fa eccezione unicamente la legge di Moore, per ciò che riguarda le crescente capacità di elaborazione rispetto a costo e dimensione dei nostri dispositivi, e quello che da essa è strettamente dipendente, come la genomica e le biotecnologie da essa dipendenti. Ma anche qui, legislazione proibizionista, la mancanza di fondi per la ricerca fondamentale, il pregiudizio ideologico ed una prospettiva miope e puramente mercantilistica hanno fatto sì che ciò che è stato davvero realizzato, rispetto alle aspettative di cui il mio libro dà atto, è stato molto poco rispetto a quello che si sarebbe potuto e si potrebbe fare.

D- Stefano,  Popper o Feyerabend (quello de La Scienza come Arte e Contro il Metodo, non quello forse regressivo) il metodo o antimetodo per  superare la crisi…. Il Transumanesimo ricetta doc possibile? 
R – Parlando di tecnoscienza, tecnologia ed implementazioni soffrono dei loro problemi, ma anche la ricerca scientifica fondamentale subisce oggi difficoltà e impasses che non sono solo economiche e/o legali, ma che hanno a che fare con una sorta di inaridimento accademico della prospettiva popriamente 
poetica e visionaria della grande scienza del passato recente, inaridimento che tende a premiare l’erudizione o il virtuosismo conformista più che il pensiero trasversale capace di aprire nuove strade. La cosa è naturalmente drammatizzata dall’enorme eco che di converso Internet si presta a dare a quella che invece è semplicemente ciarlataneria. Sotto questo profilo, gli esempi naturalmente abbondano anche nel campo delle hard sciences; ma le scienze umane, mediche e biologiche rappresentano un campo di elezione per tutte le peggiori stupidaggini, che di riflesso rafforzano un’”ortodossia” peer reviewed che ormai da decenni si dimostra incapace di fare veri salti di qualità rispetto a varie questioni fondamentali. 
Sotto questo profilo, il transumanismo quanto meno si pone il problema di pensare e indicare alcuni obbiettivi – vedi l’estensione delle capacità cognitive e fisiche degli esseri umani o il loro lifespan – come concettualmente possibili, anziché accettare meccanicamente le limitazioni attuali come “naturali”, e rifiutare a priori come illusoria, se non blasfema, ogni ipotesi di superamento delle medesime.
Questo naturalmente, se non dà di per sé alcuna garanzia di risultati concreti, è il presupposto perché tali risultati vengano quanto meno attivamente ricercati, cosa che potrebbe essere considerata come già un fine in sé nell’ambito di un’etica del “superamento di sé” che a mio avviso rappresenta il vero nocciolo di quello che l’identità europea e faustiana ha sinora rappresentato e può ancora rappresentare come destino collettivo di chi non riconosce il Brave New World contemporaneo come il migliore dei mondi possibili. 

INFO fonte originale La Notiziah24 Roma...
Stefano Vaj  biografia
Biopolitica recensione Controcultura
Transvision 2010http://www.ebookizzati.it/ebook-biopolitics-stefano-vaj-edizioni-la-carmelina-idprd530877.html

lunedì 9 dicembre 2013

Letteratura-Tradizione (2009) Stefano Vaj interview



Intervista di Sandro Giovannini a Stefano Vaj per "Letteratura-Tradizione"

Sandro Giovannini
A pag. 7 del libro (“Dove va la biopolitica” intervista a Stefano Vaj a cura di Adriano Scianca - Settimo Sigillo) usi la metafora della barca nel mare magnum e dei tre uomini, di cui uno propone di buttarsi a nuoto, un altro di amministrare al meglio l’attesa, il terzo di usare la barca per raggiungere un ipotetico approdo. Ed è chiaro chi scegli per te e proponi per gli altri. Ora ti prego di fare un piccolo (o grande) sforzo e di leggere questa mia poesia e di rinvenirne potenziali consonanze o dissonanze… 

(Misure epiche, input-output) 

L’inefficienza contro l’efficienza 
se un cavallo un treno un aereo 
era poesia 
anche poesia 
e questa macchina 
ora 
che ingoia 
clear-cut 
non c’è guadagno 
a fare in un giorno un motore 
che si fa ora in un ora 
né utilità spirituale. 

Allora siamo al punto 
rivoluzione ha posto il suo limes 
che dal linguaggio 
ha sciolto il lavoro 
dal peso e dalla condanna. 

Al di là 
resta 
prevaricazione fame miseria 
di qua forse 
l’intelligenza rubata da restituire 
all’uomo 
la scelta che libertà 
per 
comunque per noi 
è un dovere. 

Stefano Vaj 
Che posso dire? Tecnica, prima ancora di ogni "tecnologia", significa "metodo per raggiungere un risultato". Significa cioè libertà non solo di scegliere un obbiettivo, ma anche di raggiungerlo. Perché il senso del tragico, dal Mahabharata e da Omero in poi, significa accettare un destino che ci impone non solo delle scelte, ma anche quanto tali scelte rendono necessario - e possibile. Questa per taluni è grandezza, questo è il rein-menschliches, lo specificamente-umano; questo è ciò che oggi ci impone il postumanismo e l'emancipazione dalle catene della contemporaneità, prosaica, dal sogno di una "fine della storia" e prima ancora di un'immutabilità a-temporale che tale fine della storia sarebbe chiamata a ripristinare contro ogni divenire. Se ha ragione Faye (cfr. Per farla finita con il nichilismo. Heidegger e la questione della tecnica, SEB, 2007) questo è del resto il vero messaggio della riflessione di Heidegger - così come lo è dell'Operaio di Jünger. Un messaggio esigente, un messaggio rivoluzionario, che non consente alibi per rimozioni e compiacenze reazionarie che servono solo a renderci schiavi. Schiavi insoddisfatti e frustrati, e per questo ancora più schiavi - in particolare di un mondo inteso come emanazione e dominio di leggi "divine", siano esse connotate in termini metafisici, o in termini secolarizzati sotto la specie di leggi "universali ed eterne" di natura economica, giusnaturalista, utilitaristica, etc., che all'Operaio - colui che crea "opere" - e all'Artista - colui che crea l'"artificiale", il mondo-fatto-arte - sostituiscono prosaicamente il "lavoratore" - colui che si identifica invece nel suo agire la sorte e maledizione biblica che gli impone di "laborare" ("soffrire") per garantirsi le condizioni di una sopravvivenza senza scopo. Questione tra l'altro che si salda con quella squisitamente politica che riguarda il dibattito tra la liberazione del lavoro (inteso appunto gentilianamente come attività specificamente umana, come slancio prometeico collettivo) e l'aspirazione messianica e piccolo-borghese di una liberazione dal lavoro, magari in un quadro di decrescita e decadenza consensuali e "controllate"...

Sandro Giovannini
A pag. 13, a fronte della potenziale rivoluzione biopolitica poni un paragone con la svolta del neolitico e la risposta differenziata di alcune società storiche. Tra le quali “La risposta (indo)europea e del mito che ad essa dà luogo”. Il genoma stesso, con il suo incredibilmente e necessitatamente lungo processo trasformativo, va ben al di là persino di una visione da Annales… forse si avvicina di più ad una logica ciclico-mutante? (Anche perché nella società post-neolitica ed in quella o questa post-moderna - come dici lucidamente a pag. 18 - è la massa e non l’élite - e quindi l’insieme e la risultante di una società o di una civiltà - a “subire” più profondamente il paradigma del cambiamento). 

Stefano Vaj 
Esistono cicli nei cicli, le sfide ritornano eternamente a ripresentarsi, e nello stesso tempo come ricorda Eraclito non ci si bagna mai nello stesso fiume, ogni alba ci vede confrontati a un nuovo sole... Le questioni "biopolitiche" che oggi ci stanno di fronte rappresentano forse un punto di incrocio, una sovrapposizione, tra un ciclo relativamente breve - secolare, quello in particolare dell'umanismo giudeocristiano di cui parla Foucault constatandone al tempo stesso l'origine relativamente recente e l'esaurimento contemporaneo - ed uno più profondo, di decine e centinaia di migliaia di anni, che ha a che fare con l'ominazione stessa e le sue fasi: con il "divenire uomini" e il "cosa significa umano". In questo, l'accelerazione (ma d'altro canto la possibilità molto reale di un arresto entropico) della trasformazione culturale e l'accelerazione di quella "biologica" della nostra specie convergono. Ma prima ancora del recente aprirsi, dal marinettiamo Mafarka in poi, della prospettiva di acquisire un crescente controllo diretto e consapevole sulla nostra identica genetica e fenotipica (vedi sotto la rubrica "fyborg"), l'autostrutturarsi delle società umane ha sempre comportato una "artificiosa" direzionalità ed accelerazione nella trasformazione del nostro stesso pool genetico, in particolare attraverso le condizioni di sopravvivenza e il successo riproduttivo differenziale del tutto artificiale che ogni cultura veniva ad instaurare - al punto da istituirsi spenglerianamente in soggetto pseudo-biologico, e da impattare significativamente sulla propria "biologia" etnica (e su quella in generale della specie). Per esempio, al contrario dell'opinione tradizionale sulla relativa stabilità del genoma umano in epoca storia o preistorica recente, sappiamo oggi che varianti genetiche che interferiscono in modo rilevante con le nostre capacità cognitive si sono diffuse nella nostra specie, in modo differenziato ma significativo, non molto prima di seimila anni fa, proprio con l'Europa come epicentro e dopo il maximum glaciale che ridusse la sua popolazione all'orlo dell'estinzione (cfr. Before the Dawn di Nicholas Wade, Penguin Press, 2006). D'altronde, sappiamo oggi che taluni tratti che le società contemporanee selezionano, o viceversa contribuiscono a diffondere cessando di selezionarli, possono ben essere considerati disgenici non tanto in rapporto ad un concetto di ottimalità "oggettivo" o "naturale", ma in rapporto alla stessa norma culturale che la medesima società sceglie di adottare, per ragioni foss'anche solo mitico-estetiche, magari legate ad una valenza darwiniana in via di esaurimento (come la capacità di deambulare facendo uso degli arti inferiori). Dal che l'inevitabilità di farla finita una buona volta con politiche proibizioniste e di rimozione freudiana riguardo agli strumenti presenti e futuri della nostra arbitraria (ed auspicabilmente plurale) autodeterminazione biologica.

Sandro Giovannini
Del “realismo biologico”, tesi sostanzialmente antiegualitaria e differenzialista (il vero passo ulteriore - lo sostieni precisamente tra pag. 29 e 30 - passo di supero del cosiddetto crinale del mondo post-nichilista) tu comunque salvi la verità spingendo appunto all’oltre. Ma sembra di cogliere che la paura della nominazione che assale altri - a tal punto della tua analisi - non assalga te. Ovvero tu parli di una sorta di “fyborg” ("functional cyborg") non facendolo mai divenire, se non all’interno del medesimo processo, “un altro da sé”. Quindi - ma correggimi se forzo il passaggio logico - non morirebbe “l’umano”, “l’umano” si trasformerebbe. E’ corretta questa mia interpretazione? 

Stefano Vaj 
Certamente io rifiuto - e penso vada anzi demistificata, denunciata - la paura dell'"umano". Quella paura dell'umano reale, a favore di un'"umanità" astratta, immaginaria, statica, specista, che rifiuta la dimensione animale quanto quella sovrumana, e che contraddistingue l'umanismo e lo distingue dall'Umanesimo - istigando solo qualche decennio fa la denuncia isterica dei portati dell'etologia, della psicologia evolutiva, della sociobiologia, come inaccettabili e "moralmente inapplicabili" alla nostra specie. Quell'ossessione per la purezza da ogni "ibridazione" che denuncia Roberto Marchesini (cfr. Post-Human. Verso nuovi modelli di esistenza, Bollati Boringhieri 2002, o "Oltre il mito della purezza" in Divenire. Rassegna di studi interdisciplinari sulla tecnica e il postumano, vol. 2, Sestante 2009) e che si rovescia d'altronde nella voluttà e nell'entropia del melting-pot etnico e culturale su scala globale. E rispetto a cui va forse ancora una volta opposta la massima "homo sum; nil humanum a me alienum puto". Ma cosa detta in effetti questa massima? Cosa caratterizza davvero la nostra specie, se non quell'"incompletezza" di cui parla Arnold Gehlen, quell'ansia per il superamento di sé, se non il fatto di essere ciò che Nietzsche - talora poeticamente generalizzando al vivente in genere - vede fare "tutto ciò che può non per conservare se stesso, ma per diventare più di ciò che non sia" (La volontà di potenza, aforisma 302)? Perciò, l'umano "muore" - diventa disumano - esattamente quando cessa di trasformarsi. Oggi, quando rinuncia perciò a diventare "postumano". Attraverso il tentativo di ignorare quella che è la realtà già presente del suo "fenotipo esteso" (cfr. Richard Dawkins, The Extended Phenotype, Oxford University Press 1981), ed a maggior ragione la direzione che tale realtà indica quanto alla sua possibile, futura metamorfosi, in termini biologici e non.

Sandro Giovannini
Del “nuovo inizio” heideggeriano, di un “neo-paganesimo” post-moderno (e quindi, a fortiori, post-antico) tu dai una lettura da “origine esemplare”. E dici che l’“origine esemplare” è post-umana. Ma la poiesis - che tu stesso (necessariamente?) implichi fondante tale processo quanto - al di là della voluta o cogente tassonomia - possiamo appercepirla proprio come “post-umana”, od anche od invece come “ultranovecentista”, nella stessa accezione a cui potevano riferirsi già da tempo, ad esempio, intellettuali mille miglia (e tanti anni) diversi da te per formazione, temperie e gusti, come un Vettori (ultraumanesimo ed ultranovecento)…? 

Stefano Vaj 
Io non mi considero un grande "umanista" (in questo caso intendendo la parola nel suo significato di "esperto di tradizioni letterarie ed artistiche"), ma piuttosto uno studente di diritto, filosofia e politica, e in particolare dei luoghi concettuali in cui tali materie si incontrano con la tecnoscienza e l'antropologia culturale. Non conosco perciò bene Vettori. Ciò di cui sono sicuro è che il "postumanismo" che la tradizione stessa dell'Umanesimo, da Pico della Mirandola a Leonardo a Machiavelli sino a Gentile (cfr. quanto dice Severino riguardo a quest'ultimo), ci impone oggi di declinare, e che la "teoria critica" del postmodernismo accademico (Lyotard, Baudrillard, Deleuze...) in parte traduce, è il presupposto stesso perché sia possibile pensare sino in fondo, in una rottura prima di tutto culturale, quella che si annuncia come una possibile rottura ("postumana") di natura e portata antropologica. In questo senso, la rivoluzione "pagana", e ciò che essa ha comportato in termini di mutamento di paradigma rispetto alla cultura del paleolitico rappresenta davvero un'origine esemplare, la cui eredità e modello ci chiama heideggeriamente dall'avvenire come destino con cui siamo obbligati a confrontarci. E ancora, rappresenta la scelta di un "altro passato", quello che ci vede eredi tra gli altri di Talete, Eraclito, Pitagora, Democrito, Ippocrate, Lucrezio, piuttosto che della pira su cui è stato bruciato Giordano Bruno o del tribunale che ha costretto Galileo all'abiura. Un passato che continua a stendere la sua lunga ombra sul nostro presente, sia nelle sue varianti che conservano una fondazione apertamente metafisica, che nelle propaggini secolarizzate e materialiste ormai per lo più ridotte alla sfera etica ed epistemologica, specie dopo la "crisi delle ideologie". D'altro canto, come dice Faye in "Futurismo e modernità" (Divenire. Rassegna di studi interdisciplinari sulla tecnica e il postumano, vol. 3, Sestante Editore 2009), la prima modernità conosce nel novecento il suo canto del cigno, una "morte trionfale" che ci impone oggi una Aufhebung ipermoderna e perciò "postmoderna" capace di portarci "là dove nessun uomo è mai giunto prima". Oltre la "vecchia" modernità, per una nuova origine.