da IL GIORNALE Per oltre venticinque anni, dalle prime collaborazioni con la Galleria Leo Castelli nel 1961 a New York fino al 1987, quando scompare Andy Warhol, lo stesso Warhol e Roy Lichtenstein si disputano la palma dell’esponente pop americano per eccellenza. Se parliamo di artista a 360 gradi, Andy non ha rivali, poiché entrano in gioco le sue molteplici attività, nel cinema, nella musica, nell'editoria oltre al ruolo sociale. Ma se consideriamo solamente la pittura, allora è probabile che l’autentica rivoluzione sia stata proprio quella di Lichtenstein. Della Pop Art a stelle e strisce Lichtenstein è stato il teorico più lucido. Logico che dopo la grande retrospettiva dedicata dalla Triennale di Milano a Warhol (e ai suoi discepoli Keith Haring e Jean-Michel Basquiat), tutte curate da Gianni Mercurio, sia giunto il tempo di mettere Roy Lichtenstein sotto la lente d’ingrandimento e capire se è veramente destinato al ruolo di eterno secondo oppure se si tratta...