Visualizzazione post con etichetta marshall mcluhan. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta marshall mcluhan. Mostra tutti i post

venerdì 28 ottobre 2011

Netfuturism- Ha ancora senso il ruolo del giornalista nell'era Blog? Centenario di Marshall McLuhan

 Marshall McLuhan

http://marshallmcluhan.com/

*from "Demassificare"

 

 

Nell'intervento “assenza di autorialità e conseguente capacità critica nel web” ho illustrato in breve i cambiamenti che l'utilizzo del web 2.0 sta producendo sul modo di ricevere e fare informazione. Cambiamenti importanti che agiscono e riguardano in primis il giornalismo, che viene posto di fronte ad una domanda piuttosto tagliente ed esistenziale: “Ha ancora un senso il ruolo del giornalista nell'era dei blog?”

Iniziamo le nostre considerazioni dividendo il giornalismo in due branche: giornalismo d'opinione, che dà un giudizio sui fatti, e giornalismo di cronaca (tra cui quello d'inchiesta), che racconta i fatti. Mentre il primo è facilmente intuibile che è e sarà uno dei bersagli maggiormente colpiti dalla rivoluzione blog, che ne porterà ad un forte ridimensionamento (ma non ad un annientamento) il secondo ha un destino probabilmente più roseo, a patto che si rimodelli e si adatti al nuovo contesto. I blog infatti fanno le opinioni, e le opinioni si formano sui fatti. Maggiore è la conoscenza di questi fatti, maggiore è la capacità di formarsi un opinione razionale su di essi. E quindi arriviamo al punto: per avere una buona informazione sui fatti non si può prescindere da un buon giornalismo di cronaca. Il blogger infatti ha bisogno di qualcuno che gli metta sul piatto i fatti in maniera da lui consultabile, qualcuno che gli porti voci e fonti difficilmente ritrovabili, che riassuma e pulisca le notizie rimuovendovi lo spam che vi è intorno ecc. L'esempio più semplice che possiamo fare lo abbiamo prendendo come riferimento l'informazione riguardo gli stati esteri, magari anche poco digitalizzati. Senza giornalisti di cronaca che ci informino su quello che succede ogni nostra opinione rimarrebbe una pura supposizione senza fondatezza!

Abbiamo così dimostrato come ci sia ancora bisogno di un giornalismo di cronaca e di inchiesta per avere un buon livello di critica d'opinione (dell'importanza di questa abbiamo già parlato nei post precedenti). In apertura, però, abbiamo sottolineato come tale forma di giornalismo possa essere veramente d'aiuto alla crescita della società ed alla sua demassificazione soltanto se si rimodelli e si adatti alle nuove situazioni. Soltanto, insomma, se diventerà altro da quello che è adesso. Il giornalismo di cronaca infatti, specialmente in Italia, si è ammalato di relativismo (nel senso puramente negativo di assenza di criteri di giudizio) tanto da arrivare a narrare non gli eventi in sé, ma il modo con cui i vari protagonisti (tutti autoriali) interpretano e giudicano gli eventi. La cronaca oggi è stata ridotta a narrazione delle varie opinioni “che contano” tralasciando una vera cronaca sui fatti! Quello di oggi è, in conclusione, un giornalismo ridotto a mezzo di ripetizione e di amplificazione di “alcuni”, totalmente snaturato della sua natura cronachistica e per questo necessitante di un profondo rinnovamento, per tornare a svolgere un ruolo positivo nella società.

http://demassificare.blogspot.com/2009/01/ha-ancora-senso-il-ruolo-del.html

domenica 23 ottobre 2011

Il pensiero globale di Marshall McLuhan. Tra cultura,tecnologia e religione. Nuovi Libri inediti a cura di Armando Edtore (Roma)


Omaggio a Marshall McLuhan- centenario della nascita del rivoluzionario studioso dei Media, pecursore di Internet e della cibercultura contemporanae, Lo scorso mercoledì 19 ottobre 2011 - ore 11 a Roma (Università Roma Tre).

Nell’ambito dell’incontro... sequenze dai filmati Il Villaggio elettronico di McLuhan di Gianpiero Gamaleri e Incontro con McLuhan di Empedocle Maffia e - una Conversazione impossibile con McLuhan a cura del laboratorio teatrale diretto da Gennaro Colangelo, con la presentazione di Donatella Pacelli, Università Lumsa.  Per la cronaca la Casa Editrice Armando (Roma), storica editoria in Italia dagli anni '50 del Novecento specializzata nelle scienze umane (Lanciò, pubblicò per prima Marshall McLuhan stesso, Karl Popper, il celebre filosofo della scienza, eccetera), proprio per il centenario edita diversi inediti dello stesso libero pensatore canadese, dal quale icone ormai.. del computermondo e della società dell'informazione attuali, quali  "Il mondo è un Villaggio Elettronico" (o "Globale"),  "Il Medium è il Messaggio", e molti altri.

 

http://terzapaginarivista.blogspot.com/2011/06/libri-novita-armando-editore-per-il.html

 

La giornata di studio Il pensiero globale di Marshall McLuhan. Tra cultura, tecnologia e religione è stata organizzata nella ricorrenza del centenario della nascita di Marshall McLuhan, nell’ambito della cattedra di Sociologia dei processi culturali e comunicativi del Prof. Gianpiero Gamaleri.

L'incontro ha avuto l’obiettivo di presentare il pensiero dello studioso canadese agli studenti del primo anno del corso triennale DAMS e di individuare i nodi essenziali della riflessione mcluhaniana capaci di interessare giovani agli inizi dei loro studi universitari, in chiave sia di interpretazione del presente che di indicazioni sul futuro.

Interventi di:

Alberto Abruzzese, IULM
Giovanni Boccia Artieri, Università di Urbino
Derrik De Kerckhove, Università di Toronto
Emiliano Ilardi, Università di Cagliari
Andrea Miconi, IULM
Mario Morcellini, Sapienza Università di Roma
Giovanni Ragone, Sapienza Università di Roma
Fabio Tarzia, Sapienza Università di Roma
Laura De Luca, Radio Vaticana
Maurizio Gianotti, autore RAI
Gian Piero Jacobelli, Direttore Technology Review
Maria Liguori, editore
Maria Pia Rossignaud, Direttore Media2000
Saverio Simonelli, giornalista TV2000

Francesco Ventimiglia, autore Radio1

Coordinatore e moderatore Gianpiero Gamaleri, Università degli Studi Roma Tre

 

continua:
http://www.uniroma3.it/news2.php?news=848&p=1

lunedì 24 gennaio 2011

Ferrara: DIEGO MARANI RISCOPRE SE' STESSO

 

 


Lo scrittore Diego Marani, europeista doc, riscopre sé stesso. In anteprima su La Nuova Ferrara, dove ormai in pianta stabile delizia i ferraresi con editoriali al succo di Mandarino doc spiritualmente sponsorizzato dalla casta rossa ferrarese e dal PD, una pagina intera dedicata al suo nuovo libro in rigoroso vernacolo doc ferrarese...

Non bastava, nella casta anche culturale locale, lo stesso politico scrittore Dario Franceschini, edito dalla Bompiani, esempio conclamato di certa mistificazione editoriale italiana contemporanea.

Ora anche il Saviano ferrarese, da tempo appunto puntuale- su La Nuova di Paolo Boldrini- la Pravda ferrarese e il suo Makarenko pennivendolo- clone nostrano dell'antiberlusconismo, sempre fedele alla linea, persino di Sateriale con lo scandalo Ronconi, mai una parola naturalmente contro la camorra del Palazzo degli Specchi, del quadrante Est, di Cona, di Argenta, dell'Idrovia, si autoincorona salamina doc della tradizione letteraria ferrarese con un improbabile lavoro dialettale.

Ma una volta tanto l'impresa è ammirevole. Visto lo standard culturale di Marani, improntato fin nella cifra imprinting stilistica in certo storicismo e sociologismo ancora ultraideologico e del novecento terminato, con le solite sentenze sul consumismo, la crisi dei valori, la degenerazione culturale dei media (in Italia secondo lui e certa intellighenzia rossa colpa di Drive In e di Berlusconi), come se Morin, Eco, McLuhan e De Kerkove non avessero mai scritto una riga sui media stessi, il suo ritorno letterario a casa.. ne rivela il concreto autentico spessore conoscitivo.

D'ora in poi continui così. Magari solo così. Lasciando perdere il suo ruolo di pedagogista intellettuale per cui è stato ingaggiato dalla casta per l'informazione ferrarese. In tal caso, lo facesse, si può anche sorvolare su altre reinvenzioni del dialetto, sperimentali ed affascinanti, di cui a suo tempo furono protagonisti alcuni cosiddetti poeti totali o sonori (a Ferrara un certo Sergio Altafini e lo stesso recentemente Giovanni Tuzet, con Male Lingue americane, scritto peraltro quasi in slang soggettivo friulano, mitteleuropa.. quella di  Kraus, Musil o Svevo, non quella di Prodolini!).

 

Marco Cremonini Neuchatel Svizzera

venerdì 19 febbraio 2010

PERFORMATIVI SEMPRE... di Antonio Saccoccio

LOGO-NETFUTURISMO[1].jpgPerformativi sempre: oralità, scrittura, elettricità

In pochi si sono resi conto di quanto l'esplosione dei media elettrici abbia riabilitato la dimensione orale, interattiva e performativa della parola. La scrittura, nelle due versioni a mano e a stampa, ha sicuramente permesso agli uomini di raggiungere livelli di analisi ed elaborazione del pensiero sconosciuti nel mondo orale. Ma la scrittura, e la conseguente lettura, ha portato anche gli uomini a mettere in secondo piano il momento performativo e agonistico della parola e a privilegiare l'introspezione e l'isolamento.
Oggi, dopo oltre un secolo di sviluppo continuo dei media elettrici, si ha la possibilità finalmente di integrare la dimensione orale e quella scritta, l'aspetto performativo e quello riflessivo della parola.
E' evidente che l'uomo tipografico gutenberghiano vede ancora i nuovi linguaggi audiovisivi e multimediali come un ritorno alla barbarie. E in un certo senso è proprio così, a patto di togliere ai barbari la consueta connotazione negativa, poichè questa nuova oralità ci costringe a ritornare all'agone, alla sana performance primitiva, che l'uomo isolato nella scrittura/lettura a mano/a stampa aveva quasi completamente abbandonato.
Ecco perchè gli accademici sono da sempre i nemici di ogni innovazione tecnologica e da un secolo i nemici di ogni avanguardia. Sono proprio loro, con il loro studio e le loro analisi così sganciate dalla vita, gli emblemi del vecchio paradigma chiro-tipografico, da decenni messo in crisi dal prepotente ritorno di un nuovo momento orale (che uno studioso raffinato come W. Ong chiama proprio "oralità secondaria").
Per questo motivo oggi i net.futuristi preferiscono (e i futuristi preferirono un secolo fa) l'agonismo tipico della comunicazione orale, capace di rivitalizzare la parola, chiusa altrimenti nelle stanze polverose della riflessione accademica.
I tratti caratteristici della comunicazione scritta e di quella orale oggi si confondono.
La scrittura di oggi su un blog, in un social network, su un forum, in una chat si presenta in superficie come un'evoluzione della scrittura tipografica, ma in profondità ripresenta l'agonismo tipico della vecchia oralità. Si sviluppa così un nuovo tipo di agonismo linguistico, che ha la viva immediatezza dell'oralità e la pienezza riflessiva della scrittura. Ed è per questo che blog, forum, chat sono graditi ai veri avanguardisti.
Per questo motivo, il Net.Futurismo adotta da tempo lo slogan Performativi sempre. Il recupero (con evidenti trasformazioni) dell'aspetto performativo, partecipativo e agonistico della parola è davvero una delle più solide, radicali e gradite sorprese dell'ultimo secolo.
Certo, reggono ancora le palizzate erette dagli arroccati difensori del sapere solitario, isolante e isolato.
Sta a noi, avanguardisti del terzo millennio, buttare giù quelle fortificazioni.
Antonio Saccoccio

giovedì 5 febbraio 2009

LA TV MULTIMODALE

MCLUHAN2.jpg 

Questo articolo è tratto da www.apogeonline.com. L’Asino Rosso lo ripropone in versione parziale per motivi di spazio.
A cura di David Palada (david.palada@libero.it)

Giro, faccio cose, vedo gente
di Umberto Santucci


La famosa frase del film di Nanni Moretti sintetizza bene un’alternativa emergente rispetto alla fruizione passiva e caotico-puntuativa della tv broadcast, un mix di comportamenti mediatici completamente diversi, che dal modello grande fratello (orwelliano) va verso il modello villaggio globale/locale anticipato da Mc Luhan

Per fortuna emerge un comportamento mediatico diverso, se non addirittura opposto, rispetto a quello caotico-puntuativo che ho descritto in un precedente articolo. Accanto o in antitesi con la tv che si accende in salotto o in cucina e si lascia lì continuando a fare le proprie faccende, c’è un mondo articolato e variopinto di altri media: tv satellitare e digitale terrestre, pay tv, business tv, streaming video local e web, tv prosumer di YouTube e simili, i podcast, l’universo dei blog, wiki e social network, l’iPod e i telefoni Mms, i passaparola virali. Quali sono le modalità di comunicazione di questo mondo? Come si emettono i messaggi? Come si ricevono? Che cosa succederà quando queste modalità avranno preso il sopravvento sulla televisione così come la conosciamo ora?

Nel Grande Fratello di Orwell c’è un solo emittente che parla a tutti da una sola rete, e impone lingua, opinioni, modo di pensare e di agire. Tutti devono uniformarsi, perché il Grande Fratello può spiare e controllare ogni persona. Per fortuna, con la liberalizzazione delle emittenti le cose non sono andate proprio così, anche se in Italia ci sono i due blocchi dominanti Rai/Mediaset con tutti gli altri dietro. La fusione fra tv, telefonia e informatica, prevista da Negroponte già nei primi anni ’90, è ormai avvenuta, creando un insieme di linguaggi e di media completamente diversi da quelli precedenti.
La tv induce a una fruizione piuttosto stupida perché agisce in modalità stupida: usa un solo canale per volta, è lineare, verticistica, rigida, un palco da cui gridare, non un ambiente a risorse illimitate in cui interagire. E se c’è una sola persona che parla senza ascoltarmi, io posso solo distrarmi, far finta di ascoltare ma pensare ai fatti miei, o cambiare canale dove c’è un altro che parla senza ascoltarmi. Per accontentare tutti, chi parla deve livellarsi verso il basso – aprire un pacco per vedere che cosa c’è dentro – e ripetere sempre le stesse cose, in modo che i distratti prima o poi ne colgano qualcuna.

La rete, un termine con cui vogliamo significare l’insieme mediatico di internet, web, telefonia multimediale, home, pay e cable tv, televisione e localizzazione satellitare, si serve di canali illimitati e tutti condivisi. In rete avvengono scambi di dati bidirezionali, senza orari, inizio, svolgimento e fine. È topologica e ipertestuale, non temporale e sequenziale. Tutto quello che sta al di fuori della rete si legge in sequenza ed è venduto in un pacchetto con inizio e fine, quello che funziona in rete è non confezionato, non lineare, senza inizio, senza fine, senza svolgimento. Ognuno si fa la sua sequenza personale, si impacchetta da sé il prodotto o il pezzetto di informazione che gli interessa al momento, lo fruisce in tempo reale o lo scarica e lo conserva, se lo tiene per sé o lo condivide con colleghi, amici, perfino con sconosciuti.
Don Tapscott, autore di Wikinomics, dice che per i giovani la tv sta andando sempre più nello sfondo di fronte agli altri media, perché i giovani si orientano verso la scelta e la personalizzazione (choice&customization), e si muovono in un ambiente unico e interattivo di fun/working/learning/playing, ossia divertimento, lavoro, studio, gioco, in cui amano prendere e dare, conoscere e farsi conoscere, sapere e far sapere. Le mie nipotine (11-13 anni) hanno il loro blog personale che condividono con le amiche e gli amici. Ciò significa che quello che per una ragazza era lo strumento più segreto e più intimo, che neanche la mamma poteva guardare, e cioè il proprio diario, ora diventa un blog praticamente pubblico, che si scosta dal diario segreto per diventare lo scambio di confidenze fra amichetti.[…]

La tv multimodale dunque non è più broadcast, ma conversazione. Non più rapporto unidirezionale fra un emittente e un ricevente che non si conoscono, ma rapporti pluridirezionali fra soggetti che si conoscono e si scelgono. Ora, se scelgo qualcuno o qualcosa, poi lo sto a sentire, anche perché devo rispondergli, interagire con esso. Ecco dunque un’alternativa molto significativa a quella fruizione della “vecchia” tv distratta e casuale, passiva e “ignorante” (nel senso che ascolto qua e là senza sapere chi parla, che cosa dice e perché). E per fortuna è un comportamento mediatico molto diffuso fra i giovani.
Sempre Tapscott dice che John Fitzgerald Kennedy fu il primo presidente della tv e che Barack Obama è il primo presidente del web. Che sia la vittoria dell’atteggiamento selettivo/personalizzato rispetto a quello caotico/puntuativo della baby boom generation? Che le elezioni dei tempi che verranno ci diano risultati migliori di quelli attuali?[…]

Umberto Santucci si occupa da più di trent’anni di comunicazione multimediale, con realizzazioni di grandi multivisioni e soluzioni creative per eventi culturali e convention. È coach di problem solving creativo, certificato dalla Scuola di Problem Solving Strategico di Arezzo. È consulente e formatore di agile project management, chaos management, pensiero sistemico, mappe mentali e altri metodi di organizzazione e rappresentazione dei processi mentali. Insegna all’Accademia dell’Immagine dell’Aquila e all’Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata. Fa parte dello staff di Amicucci Formazione ed è partner creativo di Danny Rose, per la spettacolarizzaazione di grandi eventi fra cui “Giulietta e Romeo” di Cocciante. Ha scritto Fai luce sulla chiave, (L’Airone, 2008).

www.umbertosantucci.it

http://www.youtube.com/watch?v=p0N_DmuM-_8