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lunedì 24 dicembre 2018

Interessi dell’Italia a rischio: tre guerre ci minacciano


Da: ilGiornale.it 

Gentile roberto,

in questi ultimi anni con Gli Occhi della Guerra abbiamo realizzato molti reportage nel mondo, anche grazie all'aiuto di voi lettori.

Proprio ora, mentre leggi questa mail, i conflitti in Medio Oriente sono ancora in corso. Libia, Afghanistan e Siria sono diventati non solo simboli delle crisi internazionali, ma anche punti interrogativi per l'Italia.

Lo spiega bene Gian Micalessin in questo articolo.

Se i media non ne parlano, o lo fanno in maniera superficiale, per noi è importante continuare a raccontarli. Per questo vogliamo tornare in prima linea, e lo vogliamo fare con il sostegno di quanti hanno a cuore un'informazione libera, senza filtri.
Vogliamo continuare ad essere i tuoi Occhi della Guerra. Per tenerti informato non solo sui destini di quei paesi, ma anche sulle sorti dell'Italia e sugli interessi dei suoi cittadini.

Grazie per tutto quello che vorrai e potrai fare per aiutarci a fare giornalismo in presa diretta.




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Il centenario oscurato di Solgenistin



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domenica 8 luglio 2018

Paleopolitica?


Noi e loro
Mentre FI annuncia con il vicepresidente Tajani che Berlusconi sarà il capolista alle elezioni europee del maggio prossimo, analogamente l'assemblea nazionale del Pd oggi conserverà e manterrà Martina nel ruolo e funzione di segretario, congelando la situazione e rinviando quindi il congresso a dopo le stesse elezioni europee. Entrambe le formazioni del passato - in quanto legittimamente e letteralmente ripudiate alle elezioni politiche del marzo scorso - decidono, motu proprio, di non decidere. Non è una novità! Lamentandosi inoltre del fatto che, diversamente, sia il popolo-"populista" a voler decidere. Entrambe codeste formazioni giudicano l'attuale governo del paese "pericoloso". Ma, per chi?
Se decidono di non decidere, se restano immobili rispetto a una volontà comunque di cambiamento del e nel paese, ho la netta sensazione che giudichino l'attuale governo "pericoloso" soprattutto per "loro". Ipocriti e irresponsabili, prescindendo da qualunque cosa accade e accada. A "noi", invece, non resta che augurarci e sperare che accada in bene ...
P.S.: Contrordine: congresso prima delle europee, a inizio anno. Renzi? Ancora lì a dividere i buoni dai cattivi


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sabato 1 luglio 2017

411 d.C. LA CONFERENZA DI CARTAGINE, L'INIZIO DEL DECLINO DEL CRISTIANESIMO IN NORD AFRICA



Nel 411 l'imperatore Onorio convocò nella città africana molti vescovi, tra i quali Agostino, per la pacificazione tra cattolici e donatisti, movimento eretico abbastanza diffuso in quel periodo. A presiedere quel congresso tra ecclesiastici dai molteplici risvolti politici ed istituzionali, oltre che religiosi, l'imperatore inviò il suo delegato nella persona del giudice imperiale Marcellino. Siamo, come ci raccontano gli storici, in un clima rovente, non solo a causa dell'estate subtropicale, ma anche dalla presenza di quasi tutto l'episcopato africano, travagliato dall'ormai secolare scisma di un vescovo proprio di Cartagine,  Donato, iniziato nel IV secolo. Il dibattito serrato durerà per tre giorni e vedrà come mattatore Agostino, il futuro santo berbero e vescovo di Ippona, secondo u rapporto contenuto in un unico codice del IX secolo. Il donatismo era fiorito sul terreno insanguinato delle persecuzioni di Domiziano e di Massimiano e si era attestato su posizioni rigoriste nei confronti di quel clero e di quei fedeli deboli nella fede, posizioni rigoriste su cui il donatismo creò una dottrina apologetica e morale negazionista nei confronti dell'ortodossia cattolica, ma anche del resto del mondo. Il tentativo politico-pastorale di porre fine allo scisma. Agostino si distinse nel sostenere l'episcopato ortodosso a replicare alle tesi avverse, che finivano, peraltro, per rivelarsi complesse e prolisse. In ogni caso l'evento si dimostrò ricco di fermenti ideali e di nuove idee su entrami i lati della polemica. Occorre tuttavia concludere che l'irruzione dei Vandali e il progressivo declino della sostanza del Cristianesimo nordafricano nella sua totalità sia tra i cattolici che i donatisti, stenderanno una sorta di sudario sui cristiani, aprendo lo spazio al successivo sventolare dei vessilli dell'Islam.
Casalino Pierluigi

L'ISOLAZIONISMO DELLA RUSSIA SOVIETICA. L'URSS E L'EUROPA DAL 1918 al 1928



A quel periodo storico non solo su Asino Rosso, lo scrivente ha dedicato numerosi interventi, incentrati, peraltro, sul significato del Rapallo Gheist (1922) e delle vicende che consolidarono il potere di Stalin. A partire dal 1921, infatti, con l'introduzione della NEP e con i riconoscimenti diplomatici dei principali paesi europei (tra cui l'Italia fascista: leggi su Asino Rosso MUSSOLINI RICONOBBE I SOVIET), diverse opzioni si presentarono alla leadership del partito sovietico per superare l'isolamento dei primi anni post-rivoluzionari. Alla politica dei rapporti preferenziali con la Germania, fissata, come sopra ricordato, dal trattato di Rapallo, Bucharin, Rykov e Tomsskijj, i cosiddetti moderati del gruppo dirigente sovietico, riabilitati da Gorbacev prima del crollo dell'URSS, opposero la richiesta di adottare un "orientamento occidentale", che prevedeva lo sviluppo degli scambi commerciali con i paesi più evoluti d'Europa e l'assunzione da parte dell'URSS di maggiori impegni in senso difensivo nel campo delle relazioni internazionali. Questa proposta programmatica raccolse l'adesione anche di influenti settori della sinistra, i quali richiesero un aggiornamento di analisi e una riflessione critica dei postulati elaborati da Lenin in materia di politica estera. Ma alla fine del decennio, il gruppo dirigente del partito adottò una linea di sostanziale accettazione dell'isolamento del paese e coincise con la sconfitta dei sostenitori di un orientamento alternativo allo stalinismo sia in politica estera che interna.
Casalino Pierluigi

lunedì 26 giugno 2017

LA CRISI DEL CONCETTO DI POTERE TEMPORALE DELLA CHIESA NELLA POLITICA EUROPEA A META' DEL XIX SECOLO



Indipendentemente dal fatto che si potesse parlare con ragione di una questione romana, esistevano già, nel concerto della potenze europee a metà del XIX secolo, i presupposti per mettere in discussione il problema del potere temporale della Chiesa romana. E non tanto, o comunque non solo, come problema politico-istituzionale. Infatti, il tramonto del principio di restaurazione, profondamente intaccato a Parigi nel 1856 dall'enunciazione Clarendon del principio di non intervento e della deliberata volontà di Napoleone III di mutare l'assetto europeo precedentemente instaurato dal Congresso di Vienna, era venuto, per l'appunto, a rimuovere i puntelli su cui si reggeva il principato civile del Papa, che difficilmente avrebbe potuto reggere ad una nuova crisi. Ovviamente questo concetto non era perfettamente chiaro, né poteva esserlo, a Parigi nel 1856, dove la diplomazia europea, pur rendendosi conto dell'anacronismo della potestas in temporalibus, non giungeva a teorizzare l'ineluttabile caduta, ed esprimeva ufficialmente la convinzione che l'unico possibile rimedio stesse nell'emanazione di riforma da parte pontificia. D'altra parte sfuggiva anche alla sua attenzione che il Congresso aveva nello stesso tempo idealmente rimosso i principali ostacoli che si frapponevano ad ogni ipotetico mutamento della situazione interna della penisola italiana. Anche qui non sia andava oltre ad una generica condanna dei sistemi ritenuti più repressivi. La questione romana in senso stretto, cioè come problema dell'annessione di Roma ad uno Stato italiano di grandi dimensioni, non poteva che far parte di quest'interna sistemazione peninsulare, e diveniva idealmente proponibile, ma concretamente inattuale.Pur non ritenendo prudente individuare come data d'inizio neppure quella del 1856, sembra lecito affermare che essa costituì una delle tappe comuni e salienti dei problemi risorgimentali italiani e ne evidenziò uun particolare aspetto: dipendevano tutti dal quadro degli equilibri europei di quel tempo.
Casalino Pierluigi


venerdì 16 giugno 2017

MARX VERSO IL BICENTENARIO. UNA RIFLESSIONE

Di Karl Marx mi sono già occupato sul web (anche su Asino Rosso) a più riprese con diverse considerazioni. Ora ad un anno dall'inizio delle commemorazioni (ci sia augura intellettuali e non politicizzate) di un pensatore comunque rilevante non solo nella storia del pensiero dell'umanità, fioriscono analisi e pubblicazioni in ricordo della figura e dell'opera del filosofo di Treviri. Non c'è anno che non si parli di Marx, è vero, però l'anno prossimo se ne tornerà a riparlare in modo torrentizio. Non c'è, infatti, di essere politicamente d'accordo con Marx per capire la cifra del suo patrimonio filosofico e culturale. Per chiunque accetti questa tesi, sarà utile fare un quadro del marxismo dalla morte dello stesso Marx (1883) ad oggi. Come è ovvio non si riuscirà mai ad esaurire in uno studio singolo il senso del lascito marxiano (e non marxista come spesso si tende a dire). Quando si parla di Marxismo, si finisce di discutere di socialdemocrazia, di revisionismo, di rivoluzione, di filosofia e marxismo, di politica e marxismo, di economia e marxismo. Da un tale dibattito a più voci emerge un percorso asimmetrico, in cui il marxismo si tinge di colori diversi e talora inediti o riscoperti secondo le tradizioni in cui si radica l'idea base. La discussione non manca poi del comunismo e delle teorie critiche del secondo Novecento, con particolare riferimento alle esperienze storiche in Asia, in America Latina e nel mondo anglosassone, ma anche in Francia e in Italia. Da ultimo non va trascurata la grande questione che fa interagire il marxismo con aspetti meno militanti quali l'estetica, la psicoanalisi, l'antropologia, il femminismo e altro ancora, soprattutto dopo il crollo delle statolatrie marxiste. Il compito di queste riflessioni dovrebbe essere quello di risolvere non solo dubbi, ma anche sanare qualche incertezza che si può avere sugli sviluppi del marxismo, nonostante tutto, ma anche per recuperare il significato (o meglio un significato adeguato del pensiero di Marx, senza confonderlo con quello dei suoi interpreti o fautori). Ciò posto, sarebbe utile rileggere qualche testo di Marx a fronte di un'analisi critica di temi e problemi dell'economia contemporanea. Opportuno, credo, sarebbe, inoltre, il determinare una valutazione teoretica seria del marxismo ai giorni nostri e dell'importanza che può avere oggi per tutti noi. In un mondo finanziarizzato e globalizzato, segnato da bibliche migrazioni e da conflitti etnico-religiosi, possiamo ancora fare il nostro paradigma di Karl Marx? E, se si,come? Difficile entrare nel merito di queste spinose problematiche, ma forse è ancora troppo presto (e non spetta certamente a chi scrive) assumersi in maniera attendibile in un simile compito.
Casalino Pierluigi

mercoledì 22 marzo 2017

INDIA E PAKISTAN, UNA RIFLESSIONE STORICA ATTUALE

Tra i nervi scoperti degli affari internazionali c'è il sempre il difficile rapporto tra India e Pakistan, che, nonostante le periodiche intenzioni di distensione (come la questione del Kashmir per fare un esempio critico), resta gravato da problemi di non semplice soluzione. Circostanza questa che in inquadra nel sistema di alleanze su cui si appoggia rispettivamente la politica di New Dheli e di Islamabad. Sessant'anni fa circa l'India britannica si vide riconosciuta l'indipendenza e si divise in due: da una parte l'India o Unione Indiana, a maggioranza indù, e dall'altra il Pakistan (a maggioranza musulmana) o Paese dei puri per un acronimo di significati geopolitici che non pè qui il caso di spiegare. Il Pakistan è il Paese di Mohsin Hamid, autore di un libro assai importante, La civiltà del disagio. Dispacci da Lahore, New York e Londra. La descrizione della vita famigliare dell'autore è emblematica per comprendere il senso di un problema che rischia di arricchire di ulteriori tensioni il già squilibrato assetto internazionale. L'indignazione di Hamid colpisce entrambi gli schieramenti e fa risalire kle responsabilità al periodo coloniale, responsabilità che hanno saputo mescolare famiglie ed amuicizie, creando non di rado rivalità artificiali e pericolose nell'intero subcontinente indiano. Hamid ci offre una riflessione non irrilevante su una storia drammatica dei nostri tempi.

Casalino Pierluigi


martedì 10 gennaio 2017

LA STELLA SBIADITA DEGLI STATI UNITI D'AMERICA

Il XX secolo, oltre ad essere stato definito IL SECOLO BREVE, è stato sicuramente anche IL SECOLO AMERICANO. E ciò non solo perché l'America ha vinto le due guerre mondiali che hanno rivoluzionato il mondo, ridefinendo gli assetti mondiali e conferendo agli Stati Uniti un ruolo globale che mai nessuno aveva avuto nella storia. Il riferimento ai valori americani in termini politici e culturali o american way of life, cioè lo stile di vita americano, è diventato egemone, soppiantando quello francese e britannico, affermatisi durante la grande epoca dei nazionalismi. Tale punto di riferimento si è affermato soprattutto all'indomani della seconda guerra mondiale, dopo l'evidente tramonto dell'Europa, suscitando grandi passioni ideali e morali, aspirazioni e non di rado una spinta innovativa ed uno spirito imitativo. Per decenni l'America è stata modello ed esempio di democrazia politica, di rispetto della libertà e dei diritti individuali, di capacità di sviluppo economico e tecnologico, pure attraverso strumenti altrettanto formidabili come il cinema e la musica, che hanno imposto un loro ruolo mondiale non solo di dimensione culturale. Buona parte del costume americano è diventato quello di tutto il mondo. L'idea di Occidente è stata identificata con l'America, dimenticando l'originale intuito del Vecchio Continente, per secoli maestro di civiltà. Nel 1945 l'allora Segretario di Stato Bryan diceva che l'America giungerà alla piena lucentezza nel giorno in cui tutti sapranno che essa colloca i diritti umani al primo posto, confondendo così il bene umano con quello americano. Già Prezzolini aveva individuato nell'America una delle grandi forze del mondo attuale. La determinazione della leadership americana di perseguire tali fini è proseguita in tutto il XX secolo, anche se l'idealismo americano si è andato rivelando come un idealismo diverso da quello europeo. Difficile oggi esprimersi sul futuro americano, dopo una campagna elettorale piuttosto inferiore alla cifra idealista classica che contraddistingue quel confronto e ancora non si sa se il vincitore sarà in grado di esprimere veramente gli umori profondi, le capacità e le prospettive della Repubblica Stellata.
Casalino Pierluigi

lunedì 7 novembre 2016

DEMOCRAZIA E FINZIONE EGALITARIA

Casalino Pierluigi

Si dice che democrazia e mercato sono due cavalli che tirano un carro, due cavalli che non tirano proprio nella stessa direzione: uno tira destra e l'altro tira a sinistra. Dal momento che hanno forza eguale, il carro procede diritto. Se poi uno dei due perde colpi e si azzoppa e gli viene il fiatone, il carro smarrisce la retta via e si perde fino a finire fuori strada. l'itinerario di questi due cavalli è tracciato dal tempo dei Greci antichi e giunge ai nostri tempi della grande crisi economica e politica contemporanea: la democrazia fonda le sue radici sul principio di eguaglianza, tradotto in salsa americana prima (1776) e in quella francese dopo (1789).

domenica 28 agosto 2016

Mafia e Politici e non la Natura, "causa" dei terremoti letali

 fonte Hack the Matrix  a cura di S. Tracchi

*di R. Guerra
http://www.hackthematrix.it/?p=11309


La Mafia dell'edilizia "responsabile" dei terremoti letali


Fantapolitica? Temiamo più realista del RE!  Ovviamente la provocazione del titolo s'intenda, come spiegheremo, in senso traslato, ma assolutamente purtroppo concreto.  L'ennesimo sisma distruttivo di queste ore nel Centro Italia, con un bilancio di morti e macerie che supera persino l'Aquila di anni fa, ancora una volta come da anni denuncia la comunità geologica, si veda...  e anche noi stessi ci abbiamo scritto qualcosa a livello meramente divulgativo ..., rivela che il fato, la natura, gli dei non c'entrano nulla.  E'  l'intera Classe Politica da sempre la prima responsabile con la sua ignoranza scientifica e incapacità di agire nella prevenzione antisismica, ma non solo primitivismo politico ben noto, ben altro anche.... Giappone docet, scosse del genere non avrebbero fatto danni se in Italia si fosse concretizzato un piano antisimico globale con edifici adeguati alle norme antisismiche.  E questo vale anche per molte aree preindustriali se non ancora rurali  o medievali, per intenderci, come ben spiegano i geologi stessi e con spese complessive meno astronomiche di quel che non a caso, politicanti e purtroppo anche il senso comune supponga.Grandi opere che sarebbero investimenti sicuri  (ogni disastro poi la ricostruzione è un pozzo senza fondo e ci sguazzano poi i soliti pescecani, con buona parte delle raccolte fondi cosiddetti di solidarietà che si volatilizzano nei soliti posti...) e che innestrebbero fin da subito volani economici oggettivi e importantissimi, praticamente operazioni di sviluppo concreto di cui l'Italia che non può campare solo d'arte e cultura come si pretende (e poi non si decolla mai...) ha letteralmente fame.  Come accennato i Politici sono nei fatti  i mandanti morali di ogni sisma distruttivo, ma non per sinapsi solo attardate. Spicca un mistero che è poi scoprire l'acqua calda, indicibile. Ma chi condiziona in Italia  soprattutto il business delll'Edilizia,  grande ma anche spesso piccola?  La politica in Italia! è condizionata dalla MAFIA a tutti i livelli, figurarsi in un settore storicamente, come segnalano se non dimostrano indagini pluridecennali, sempre coperto dalle attività criminali e delle varie mafie storiche italiane  in primis!  Decidere un piano nazionale antisismico è impossibile, in quanto trattasi di piani per forza a medio-lungo termine: non conviene mediaticamente ai politici che ragionano solo a breve termine per le proprie velleità elettorali, non conviene economicamente alla Mafia troppo sovraesposta anche in piani di tale tag  e visibilità che alla fine  in una nazione dove non esiste nulla da ricostruire perderebbe tutto il suo brand di grandi medi piccoli appalti e subappalti e così via.  Se anche qualche politico intendesse fare piani del genere, siccome per l'Edilizia, direttamente o indirettamente, il vero business è la Mafia, dovrebbe come minimo patteggiare con i mafiosi e soprattutto avere l'autorizzazione, se non altro perchè la grande macchina concretamente e probabilmente anche più evoluta oggi in Italia (paradossale ma verosimile) è proprio La Mafia Corporation. Ma siccome, riassumendo, per i motivi di cui sopra e anche altri, per la Mafia un piano simile antisismico totale (i geologi parlano dell'80% del territorio italiano a rischio) non conviene, ecco spiegato, al di là dell'ignoranza antiscientica dei politicanti (e delle loro ben note collusioni)  perchè in Italia piani antisismici globali sono impossibili, almeno allo stato e soprattutto nello Stato italiano attuale!

 

domenica 21 dicembre 2014

La Comunicazione quantistica

METEOWEB
Uno studio pubblicato su "Review of Modern Physics" fa il punto su venti anni di ricerche internazionali sulla teoria quantistica della comunicazione, che utilizza i principi e la teoria della meccanica quantistica per trattare il trasferimento e l'elaborazione delle informazioni. Il lavoro è firmato da Filippo Caruso, ricercatore del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Ateneo fiorentino, membro del Laboratorio Europeo per la Spettroscopia non Lineare (Lens) e del centro di ricerca interdisciplinare "Quantum Science and Technology in Arcetri" (Qstar), a cui partecipano l'Istituto Mpq-Max Planck for Quantum Optics (della Mpg), l'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), l'Università di Firenze ed il Lens. La rassegna dei lavori, realizzata insieme a ricercatori della Scuola Normale Superiore di Pisa, del Mit e dell'Università di Camerino, è stata possibile anche grazie ai finanziamenti dell'Unione Europea e a quelli del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca tramite un progetto Futuro in Ricerca (Firb 2010) di cui Caruso è attualmente coordinatore nazionale. "L'informazione e le comunicazioni hanno un ruolo sempre più rilevante nella moderna società – spiega Caruso – La teoria matematica delle comunicazioni fu sviluppata da C.E. Shannon negli anni Quaranta affrontando il problema della riproduzione, con alta fedeltà, in un punto spazio-temporale di un messaggio selezionato invece in un altro punto spazio-temporale. A tal fine il matematico statunitense formalizzò la nozione di canale di comunicazione (linea di comunicazione) e della sua capacità (ovvero il massimo flusso di informazione riproducibile ad alta fedeltà)." "Recentemente si è realizzato – spiega il ricercatore – che ogni processo fisico può essere interpretato come un canale di comunicazione che trasforma uno stato iniziale in uno stato finale di un sistema fisico. Pertanto ogni sistema fisico può essere caratterizzato in termini della sua abilità nel trasferire informazione. Tuttavia nel fare ciò si deve utilizzare la teoria fisica più avanzata, ovvero la meccanica quantistica." "Perciò, avendo contribuito in maniera rilevante a questo campo, siamo stati chiamati – conclude Caruso – a passare in rassegna, sulla rivista scientifica internazionale con il più alto 'fattore d'impatto' nel mondo, la teoria quantistica delle comunicazioni con un approccio molto generale che include gli effetti di memoria (che nascono da azioni che non sono identiche e indipendenti sui segnali inviati). Esso mette in evidenza i limiti ultimi raggiungibili nel trasferimento di informazione, che verranno perseguiti dalle future tecnologie, alcune già in commercio, nonché legami con altre branche della fisica (ottica quantistica e teoria dei sistemi a molti corpi) e della matematica (calcolo delle probabilità e processi stocastici)".

sabato 13 dicembre 2014

La Democrazia è schizofrenica?


Leader plebiscitari per Stati ormai impotenti. L’analisi pessimista di Francesco Tuccari

di Antonio Carioti



La democrazia è gravemente malata, soffre «di un inedito disturbo bipolare» che la sta privando della sua stessa ragione d’essere. Del «Mulino» non si può certo dire che sia una pubblicazione sensazionalista o allarmista. Ma proprio per questo colpisce la gravità della diagnosi contenuta nell’articolo del politologo Francesco Tuccari che apre il nuovo fascicolo della rivista diretta da Michele Salvati. In che cosa consiste la malattia che mina i sistemi rappresentativi? Tuccar

i la definisce «bipolare» perché presenta due aspetti in apparenza contraddittori. Da una parte c’è il crescente successo di leadership personalistiche e carismatiche, dal forte impatto sui media vecchi e nuovi, che hanno conferito all’attività politica un’impronta sempre più spettacolarizzante, con vistose venature populiste. Ma dall’altra i meccanismi della finanza globale hanno sottratto allo Stato nazionale gran parte del suo «potere di decidere», ponendolo in una condizione subalterna rispetto ai verdetti inappellabili dei mercati. Il risultato è una patologica democrazia «plebiscitaria, ma soprattutto acefala», perché governanti apparentemente forti spesso di fatto risultano impotenti, quando non si tratta addirittura di «marionette», espressione dei potenti «comitati d’affari» che pagano le loro dispendiosissime campagne elettorali. Un quadro buio, come si vede: Tuccari scrive apertamente che la democrazia «si sta volatilizzando».

Ma non tutti la pensano così, tra gli animatori del «Mulino». Proprio il direttore Salvati, che analizza in un altro articolo le innovazioni introdotte da Matteo Renzi nella vita del Partito democratico, si mostra più in linea con la teoria del politologo francese Bernard Manin (autore del libro Principi del governo rappresentativo), secondo cui avrebbe preso piede una «democrazia del pubblico», non più fondata sul ruolo centrale delle macchine di partito, ma sulla comunicazione diretta tra leadership e cittadini, con un comportamento nel complesso più fluido e consapevole degli elettori. Un’analisi che, secondo Tuccari, «non convince affatto». Si delinea dunque nella prestigiosa rivista bolognese una dialettica tra «apocalittici e integrati», per usare la famosa formula lanciata mezzo secolo fa da Umberto Eco? Un altro indizio, sempre in questo numero, sembra emergere dal confronto tra un intervento di Nicola Melloni e Anna Soci sulla diseguaglianza, in cui gli autori prospettano per le economie capitaliste un futuro di sempre maggiore iniquità, e il testo della «Lettura del Mulino», tenuta il 18 ottobre dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, nella quale i cambiamenti in corso vengono piuttosto presentati come una sfida, certamente non facile, che presenta tuttavia anche opportunità positive da cogliere. Ma forse si tratta soltanto di fisiologiche manifestazioni del sano pluralismo che al «Mulino», per la verità, non è mai mancato.

 http://www.corriere.it/cultura/14_dicembre_11/democrazia-ha-disturbi-bipolari-f9583c66-8126-11e4-98b8-fc3cd6b38980.shtml

domenica 16 novembre 2014

EURO DAY La Gran Bretagna a un passo dal rottamare l'Unione Europea!

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/diktat-gb-bruxelles-riformi-limmigrazione-oppure-usciremo-1068101.html



La Gran Bretagna "deve prepararsi" a lasciare l'Unione Europea se non otterrà la riforma del sistema di immigrazione interna che chiede da tempo.
A dirlo è il ministro degli Esteri Philip Hammond, esponente di punta dell'ala euroscettica del Partito conservatore, che in un'intervista al Telegraph, si spinge oltre quanto finora evocato dallo stesso premier David Cameron. L'uscita dalla Ue, spiega Hammond, sarebbe l'unico modo che i Tory avrebbero per resistere alla "minaccia esistenziale" rappresentata dall'Ukip di Nigel Farage, che proprio sulla retorica anti Bruxelles e anti immigrati sta costruendo le sue continue fortune elettorali.
I prossimi giorni saranno cruciali per i Conservatori che, nelle elezioni suppletive del 20 novembre nel seggio di Rochester e Strood, nel Kent, secondo i sondaggi sembrano destinati alla sconfitta contro Mark Reckless, ex parlamentare Tory passato con l'Ukip. Le dimensioni della sconfitta potrebbero innescare una crisi all'interno del partito, in vista delle elezioni generali del prossimo maggio, con ulteriori defezioni a vantaggio dell'Ukip. Londra deve ottenere da Bruxelles una "riforma significativa e sostanziale" del sistema che consente la totale libertà di movimento all'interno dell'Unione ai cittadini dei Paesi Ue, in particolare dall'est Europa. E questo deve avvenire prima del referendum che Cameron ha promesso di indire nel 2017, se il suo governo verrà confermato nelle elezioni del prossimo anno", ha aggiunto Hammond.
Nella consultazione verrà chiesto ai cittadini britannici se intendono rimanere o uscire dalla Ue. Un esito, dice Hammond, che "non è affatto sicuro". Il Foreign secretary chiede quindi flessibilità alla Germania, principale oppositore delle riforme chieste dalla Gran Bretagna in materia di immigrazione interna e si dice "molto più ottimista ora di quanto lo fossi prima di assumere questo incarico", rispetto alla possibilità di ottenere dei risultati nel senso auspicato da Londra. Perché, spiega, "avevo l'impressione di andare alla battaglia come una voce isolata (in tema di immigrazione, ndr). E ho scoperto che invece, quando entravo nelle stanze e dicevo, questo è il nostro problema, la gente mi rispondeva, ti capiamo perfettamente, è un problema anche per noi".

sabato 13 settembre 2014

La Donna Sapiens ebraica illumina Ferrara city of art


http://www.ucei.it/giornatadellacultura/

http://lanuovaferrara.gelocal.it/tempo-libero/2014/09/10/news/nella-giornata-della-cultura-ebraica-a-ferrara-spazio-alla-donna-1.9911091

Guida per i curiosi

Custode della famiglia e delle tradizioni, ma tutt’altro che dedita esclusivamente al ruolo di moglie e di madre: “Donna sapiens – La figura femminile nell’ebraismo” è il titolo della quindicesima Giornata Europea della Cultura Ebraica, occasione per discutere di un argomento – la tematica “di genere” nel mondo ebraico e nella società circostante – di grande attualità.
Capofila per l’Italia è quest’anno Ferrara, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO e importante luogo della storia ebraica, dove domenica 14 settembre si darà simbolicamente il via alle manifestazioni in tutta la penisola. Entrare in una Sinagoga, assistere a un concerto di musica klezmer o sefardita, partecipare a una degustazione di enogastronomia ebraica o visitare quell’angolo della propria città di cui si è sempre sentito parlare, ma che non si è mai avuta l’occasione di scoprire: sono centinaia gli appuntamenti e le attività che animano all’unisono trenta Paesi europei e oltre settanta località italiane.
Una giornata nata per “aprire le porte”, per favorire una conoscenza diretta della cultura e delle tradizioni ebraiche. E per offrire una domenica di settembre piena e diversa.
La manifestazione si svolge in contemporanea in tutta Europa. E l’Italia, con il suo ricco patrimonio culturale ebraico, con centinaia di eventi proposti e con la presenza di grandi e piccoli festival locali nati anche grazie al successo della Giornata, realizza una delle edizioni più riuscite: sono quasi cinquantamila ogni anno i visitatori nel nostro Paese, circa un quarto del pubblico europeo complessivo.
Un grande appuntamento di festa, condivisione e conoscenza, per soddisfare la diffusa e crescente curiosità per ebrei ed ebraismo.
Perché questo è la Giornata Europea della Cultura Ebraica: una vera e propria “guida per i curiosi”, utile per ampliare il proprio bagaglio con la voglia di scoprire le tradizioni e i luoghi di una minoranza che ha contribuito a scrivere la storia d’Italia e d’Europa. Nella consapevolezza che incontrarsi, comunicare, e anche contrastare qualche luogo comune di troppo, sia possibile solo attraverso lo strumento più efficace, profondo e universale che abbiamo: la cultura.

mercoledì 9 luglio 2014

Ferrara, il sindaco per i prossimi 5 anni?



Trenta pagine lette davanti ai consiglieri e aperte da una citazione di Giorgio La Pira, parlamentare democristiano e sindaco di Firenze. Lo stile è il suo: nessuna promessa, continuo richiamo a quanto di buono già c'è. Con l'illustrazione delle Linee programmatiche di mandato, il Tagliani bis ieri è entrato nel vivo. Vediamo di cos'ha parlato il sindaco.
Debito. La riduzione a marcia forzata degli ultimi anni è un capitolo chiuso. "Sarà assai difficile ottenere analoghe performance – ha detto Tagliani –: il debito anzi tenderà a mantenersi sostanzialmente stabile, compensandosi il nuovo debito necessario a finanziare gli investimenti con la corrispondente quota di debito via via estinto. In ogni caso le esigenze di investimento, 30 milioni circa nei prossimi 5 anni sia per la manutenzione straordinaria sia per i nuovi progetti quali Massari, viabilità, Idrovia e sicurezza degli edifici richiederà una rinnovata capacità di alienazione di cespiti, immobiliari e mobiliari".
Personale. Sul tema può nutrire speranze chi vorrebbe lavorare nel campo dei beni culturali e della loro valorizzazione: "l'amministrazione dovrà farsi carico di alcune lacune non più rinviabili, ad esempio nel turismo e nelle gallerie civiche di arte moderna" ha detto infatti Tagliani in consiglio.
Partecipate. Sembra in arrivo una concentrazione delle società detenute dal Comune e un tentativo di valicare i confini estensi: "affideremo agli amministratori delle società controllate un mandato quinquennale durante il quale dovranno verificare la convenienza e l'efficienza circa la creazione di una unica società in house per l'espletamento di servizi pubblici, anche mediante la fusione di Amsefc e Ferrara Tua, nonché esplorare la possibile convenienza ed efficienza di un progetto che veda Afm e Amsefc proporre i loro servizi, anche mediante alleanze e/o acquisizioni, su un mercato più ampio di quello locale".
Sport. L'obiettivo sarà quello di renderlo possibile a tutti, puntando dunque sulle palestre scolastiche: "lì dovremo necessariamente concentrare gli sforzi per reperire risorse che andranno trovate nello stesso contenitore generale, quello al cui interno si agitano le più diverse istanze, dai guard-rail, ai marciapiedi, dalle statue ai tribunali, dalla pubblica illuminazione ai grandi palazzi".
Sicurezza. Archiviata la stagione delle ordinanze anti-prostituzione ("Qui come altrove l'approccio alla sceriffo non ha dato grandi risultati" ha riconosciuto il primo cittadino), Tagliani non ha perso l'occasione di tornare, a due anni di distanza, su quella Operazione Bonifica che un paio di anni fa lo mise in frizione con l'allora questore Mauriello: "ci hanno provato anche le forze dell'ordine nell'estate del 2012, con un periodo di intensa attività di presenza in funzione preventiva e repressiva. Obiettivamente una generosa profusione di impegno e risorse ma il problema sfugge, si sposta per un po', assume le forme tutte ferraresi dello spaccio in bicicletta". La ricetta è allora "mettere a sistema, sui Baluardi come al Barco, quella esperienza fatta lo scorso anno: progressiva integrazione fra le azioni delle forze dell'ordine, cittadini che vogliono riprendersi il quartiere, investimenti della amministrazione su pubblica illuminazione e parchi, associazionismo sociale che occupa spazi sottratti all'abbandono, decentramento di funzioni amministrative in spazi che hanno anche funzione di presidio".
Lavori pubblici e commercio nella sua relazione vanno insieme. "Fare della piazza un luogo di incontro come è nella sua natura – ha annunciato –, allargare il centro storico ampliando la zona pedonale (aperta al solo passaggio dei piccoli bus della linea 2) a via Carlo Mayr e fino a piazza Verdi, che immagino pedonalizzata, rifatta e resa meta del passeggio commerciale e del riposo.
I posti auto, che sono riservati ai residenti, troveranno parziale ristoro in nuove aree di piazza Travaglio ed in parte sul medesimo sedime risagomato della Via Castelnuovo. Chissà che la Piazzetta non preluda anche alla funzionale e questa volta definitiva riapertura del Verdi".
Infrastrutture. "La prossima legislatura segnerà, auspicabilmente, da un lato il completamento di opere infrastrutturali significative come la Tangenziale Ovest e la ricostruzione del Ponte Monestirolo sul tratto Ferrara–Consandolo, ma finalmente troverà anche la pratica attuazione della riqualificazione del tratto urbano dalla biconca fino alla Darsena (progetto Idrovia) che, grazie alla collaborazione tra pubblico e privato e ai fondi strutturali, potrà avviare una concreta attività di finalizzazione di questa asta viaria".

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  • Commento molto apprezzato! 
  • M.Teresa.Pistocchi ha scritto il 9 luglio 2014 alle 0:42
    La punta dell'iceberg! Assuefatti alla spudoratezza di un sistema di potere che sembrava granitico, in molti (troppi!),vengono indotti a pensare che le dimissioni di un politico condannato siano quasi un gesto eroico e non semplicemente un gesto dovuto, almeno per rispetto dei cittadini. Renzi e il quartier generale PD che esprime solidarietà e vicinanaza all'ennesimo condannato, invece di vergognarsi una volta di più per lo scempio delle regole e della legalità a tutti i livelli. E infine, incredibile, tutti stupirsi di una condanna( ridicola, peraltro..) legata a finanziamenti della cooperazione rossa in Emilia Romagna????? Ancora una volta va in scena il teatro dell'assurdo.

domenica 22 giugno 2014

Rolling Stones a Roma, Circo Massimo

LA NOTIZIAH24

i è svolta in Questura la riunione del tavolo tecnico per mettere a punto i servizi di sicurezza in occasione del concerto dei Rolling Stones, che avrà luogo domenica prossima nell’area del Circo

Massimo. L’inizio del concerto è previsto per le ore 21 di domenica 22, mentre dalle ore 14 sarà consentito l’ingresso del pubblico all’interno.
I varchi d’accesso saranno 4, situati ai lati della piazza: 1) via dei Cerchi – via di S. Teodoro, 2) via dei Cerchi – piazza di Porta Capena, 3) viale Aventino – viale del Circo Massimo, 4) via della Greca – lato Bocca della Verità.
E’ stata prevista inoltre un’area di prefiltraggio, per una presenza di spettatori che dovrebbe aggirarsi sulle 65 – 70mila unità. I servizi della Polizia di Stato inizieranno alle ore 19 del sabato, con controlli che andranno avanti per tutta la notte e proseguiranno nella giornata di domenica.
Le pattuglie di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, oltre che nell’assicurare lo svolgimento dell’evento nelle condizioni di massima sicurezza, saranno impegnate anche nel prevenire il fenomeno del bagarinaggio e nell’individuazione di eventuali biglietti falsificati.
I controlli all’interno, oltre che dalle Forze dell’Ordine, saranno attuati da circa 1000 steward nonché dal personale della Protezione civile. E’ stato previsto anche un piano per la salvaguardia del patrimonio archeologico, con la presenza di personale della Sovrintendenza nell’area del Palatino.
Dalle ore 7 della mattina di domenica saranno chiuse al traffico alcune strade adiacenti, per facilitare le operazioni di filtraggio e di controlli dell’intera area.
Previste variazioni anche per la metropolitana. Dalle ore 16 sarà chiusa infatti la fermata Circo Massimo, mentre i convogli della metro B proseguiranno le corse fino alle ore 1,30, per permettere un migliore deflusso del pubblico.

martedì 17 giugno 2014

Matteo Renzi: tutti i nani PD localistici ora tremano... rottamazione a settembre! Mose docet


Come e quanto abbiano grattato i mariuoli del Mose ce lo diranno alla fine dell'inchiesta i magistrati che, essendo guidati dal procuratore aggiunto Carlo Nordio, persona seria e capace, sono affidabili.
Noi non siamo in grado di ficcare il naso nelle tasche dei ladri e non ci proviamo neppure. Però, davanti allo scandalo, azzardiamo qualche considerazione politica, ovviamente di carattere generale. La prima è questa: con quale faccia tosta la sinistra ha avuto l'ardire di predicare per 30 anni contro i corrotti quando essa stessa viveva di corruzione? E con quale faccia gli eredi di Enrico Berlinguer - citato ogni due minuti come un santo, addirittura celebrato nel trentesimo anniversario della morte - continuano a minimizzare il loro ruolo nella spartizione di tangenti?
Fingono di non sapere che il mitico segretario comunista, colpito da ictus durante un comizio, s'inventò la famosa questione morale pur essendo consapevole che il Pci campava di rubli illecitamente incassati dall'Urss. Forse è giunto il momento di squarciare il velo d'ipocrisia con cui i progressisti hanno coperto i fatti e i misfatti che, direttamente o indirettamente, li ha visti responsabili. Le vicende veneziane emerse nelle scorse settimane sono talmente chiare nel loro squallore da meritare uno sforzo di sincerità da parte di coloro che si sono impancati a maestri di rettitudine, nonostante abbiano razzolato male per lustri.
Bettino Craxi e Arnaldo Forlani furono condannati alla galera perché il Psi e la Dc lucravano sugli appalti di opere pubbliche. I due leader, secondo le sentenze dei tribunali, «non potevano non sapere» che nei loro paraggi giravano soldi rubati. Il Pci, che pure partecipava alla stessa abbuffata, la fece franca così come si salvarono le gerarchie rosse. La qual cosa autorizzò i postcomunisti a dichiararsi eticamente superiori ai propri avversari, antropologicamente diversi da chiunque bazzicasse in aree politiche di centro e di destra. Che la realtà non fosse questa era noto a tutti gli addetti ai lavori, ma il concetto che gli inquilini (sfrattati) di Botteghe Oscure fossero campioni di onestà si era talmente radicato nella mentalità popolare da resistere ancora (almeno fino a ieri). Tant'è che alle recenti elezioni europee il Pd è stato premiato col 40 per cento (e rotti) di consensi.
Se si tornasse presto alle urne, il Pd confermerebbe il risultato? Forse. Ma oggi se non altro è ufficiale: la categoria dei ladri è trasversale, avendo rappresentanti in ogni partito. E non ci vengano a dire, come accadde in altra epoca, che i vertici democratici ignoravano che le stecche di Venezia fossero destinate a rimpinguare le casse del Pd.
Chi avesse dei dubbi, si rivolga per informazioni a Giorgio Orsoni, ex sindaco della città di San Marco. Sul quale (ormai libero perché ha patteggiato) occorre fare una riflessione.
Egli, pur godendo di un'alta reputazione, si era ridotto a mendicare bustarelle che poi - parole sue - recapitava al partito cui non era e non è iscritto, ma dal quale veniva appoggiato in giunta. Le ammissioni di Orsoni rivelano che la corruzione era stata elevata a sistema, una pratica abituale, al punto che lui stesso si prestava in veste di esattore, senza rendersi conto di commettere un reato. Egli agiva probabilmente come coloro che posteggiano l'auto in seconda fila, i quali, a forza di sgarrare, si persuadono sia un loro diritto violare il codice della strada.
Inoltre, se rispondesse a verità che il grano finiva alla tesoreria del Pd, i dirigenti del medesimo Pd non potrebbero più giustificarsi facendo gli gnorri ovvero dicendo che non sapevano. Non sarebbero credibili. Matteo Renzi è l'ultimo arrivato alla segreteria e non è escluso che sia stato colto di sorpresa dagli scandali, essendone estraneo. Non ce l'abbiamo con lui. Ma gli chiediamo troppo se lo preghiamo di fare luce anche sui rapporti tra il Pd e le Coop, in modo da sgomberare il campo dal sospetto che ci sia sotto qualcosa di non esattamente corretto? Non è, la nostra, una semplice curiosità. Dato che il premier sostiene di volere fare pulizia, la faccia fino in fondo. Magari in fretta.
IL GIORNALE

sabato 14 giugno 2014

Matteo Renzi al Veccho PD: denunciare le illegalità del Partito

Prima della questione morale, per lui c’è la questione legale . «Se c’è qualcuno di noi che sa parli, se c’è qualcuno di noi che ha sbagliato paghi». Non ha dubbi il premier e segretario del Pd Matteo Renzi che parla chiaramente all’assemblea Pd sottolineando che il partito è «garantista» ma non ci sta a «perdere la faccia» e sul tema della giustizia può camminare «a testa alta». «Non accettiamo da nessun punto di vista che sulla giustizia si giochi il derby che c’è da venti anni andando avanti in maniera totalmente ideologica» chiarisce Renzi.
L’altro punto forte della relazione era poi costituito da un impegno preciso: «A settembre, dopo la riforma della legge elettorale, realizzeremo un impegno preso durante le primarie, un impegno vincolante e lo faremo d’accordo con esponenti maggioranza e parlamento: quello sui diritti civili».
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 http://www.corriere.it/politica/14_giugno_14/pd-orfini-la-presidenza-4052517e-f39c-11e3-9746-4bf51e9b4d98.shtml