Intervista di Grimaldi a Celant All’orizzonte di Milano, finalmente, il museo d’arte contemporanea che dovrebbe vedere la luce alla vigilia dell’Expo. Come lo vorrebbe? «Idealmente il museo del contemporaneo dovrebbe includere tutti i linguaggi della comunicazione visuale, sonora e tattile. Vale a dire intrecciare tutte le discilpline artistiche con l’architettura, il cinema, il design, la fotografia, la moda, la musica, la letteratura e la televisione. Senza gerarchia, tra alto e basso, maggiore e minore, per affermare una democrazia tra i metodi di espressione. Al tempo stesso, sempre seguendo un progetto ideale, dovrebbe includere tutte le possibili culture etniche, così da risultare uno spaccato del mondo, senza esclusioni. Il museo dovrebbe documentare quanto sta succedendo nel mondo occidentale ed orientale, nel nord quanto nel sud del pianeta. Naturalmente tale progetto si scontra con la dimensione e i limiti del contenitore messo a disposizione, da città a città, per cui biso...