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martedì 21 luglio 2009

POSTPRIMITIVI? di Giovanni Balducci

ALIGI SASSU.jpgL'ultima utopia: Primitivizziamoci 

(PHOTO Aligi Sassu)

 

A volte mi domando quali siano stati i vantaggi dell'evoluzione umana, ma non riesco a darmi delle risposte appaganti: Dai libri di storia abbiamo appreso che prima delle varie invenzioni che hanno modificato il modo di vivere dell'animale uomo, esso viveva sereno la sua vita da selvaggio non avendo altri assilli se non quello di appagare i propri bisogni primari: mangiare, bere, riprodursi ecc.

Per soddisfare tali bisogni poi gli uomini, erano divenuti esperti cacciatori, pescatori, e raccoglitori, adoravano le forze della natura, e soprattutto non si facevano scrupoli e seghe mentali come noi moderni riguardo ai rapporti interpersonali per lo più regolati da pulsioni istintuali com'erano.

Molti di noi pensano che quel mondo, quel modo di vivere fossero sbagliati, insomma diremmo oggi, dall'alto della nostra "infinita conoscenza", primitivi;

Ciò, a veder bene, è totalmente sbagliato, infatti, checchè se ne dica, quei trogloditi, quegli uomini più simili a scimmie che all'uomo moderno, spesso raffigurati dalla storiografia progressista ed evoluzionista come esseri animaleschi, brutali e quant'altro, non erano altro che sanamente ingenui, assillati da veri problemi, senza grilli per la testa, insomma scevri da ogni sorta di viltà e vanità, giusti inquanto conformi alle leggi della natura, mentre noi con la nostra voglia di conquistare il mondo, di asservire la natura, di dominare sul creato abbiamo prodotto solo guerre, malattie e schiavitù d'ogni sorta ( soprattutto schiavitù mentali e spirituali), creando leggi che limitassero il comune sentire naturale, nonché ulteriori finti problemi come quelli di accumulare ricchezze, con la sciagurata invenzione del danaro, la brama di successo, e soprattutto le religioni normative nate per regolare i nostri istinti primordiali.

Ecco perché davanti alle catastrofi naturali siamo assaliti da un senso di alienazione e di sorpresa, proprio perché abbiamo perso la nostra qualità di uomini-naturali, divenendo esseri anarchici ed individualisti, a se stanti dal ciclo naturale, a tal punto che quasi ci vergognamo di parlare di sesso o addirittura di sbadigliare in pubblico; siamo coperti con inopportune foglie di fico il basso ventre e siamo diventati così esigenti, così cattivi con noi stessi e con gli altri.

L'uomo moderno è ormai schiavo delle prigioni che si è fabbricato nel corso della storia, del ‘velo di maya’ che egli stesso ha steso sulla realtà delle cose che lo circondano, ma soprattutto sui suoi occhi; fittizie ed ingiuste sono le istituzioni da egli create , falsi e innaturali sono il mito del progresso e della civiltà.

L'uomo dovrebbe ritornare a vivere "selvaggiamente", senza finti moralismi e buonismi di tal sorta atti solo a mascherare una realtà tragica, ovvero, che abbiamo perso i nostri legami con la verità selvaggia, animalesca, e naturalmente giusta, costruendoci falsi miti divenendo più brutali dell'homo-erectus, perché non combattiamo più per la sopravvivenza, ma per impossessarci dei beni della natura e degli altri uomini al fine di accumulare ricchezze, facendolo con armi e con mezzi diabolici, sovrumani, come bombe nucleari, macchine da guerra sempre più sofisticate, trivellando il sottosuolo, creando scompensi geologici, in cerca del fottutissimo petrolio.

Mentendo a noi stessi, ci reputiamo migliori dei nostri progenitori, solo perché presi da un insensato falso pudore abbiamo cominciato a coprirci, solo perché ci siamo agghindati di superficialità snaturando noi stessi.

Non siamo più liberi, ma soltanto sacchi vuoti benché il nostro cervello sia pieno zeppo di congetture (astruse quanto false tra l'altro); siamo dei burattini insipienti che non hanno più il coraggio di esprimere le loro sensazioni, le loro emozioni, celando i nostri volti dietro maschere borghesi foriere di finti sorrisi e coltelli nelle reni.

L'uomo dovrebbe rendersi, invece, conto della sua natura, che è violenta, che è costruttrice e distruttrice al tempo stesso, e ritornare bambino, come lo era qualche miliardo di anni fa, o come lo era, più semplicemente, prima dell'avvento delle religioni normative(ebraismo,cristianesimo,islam). Cioè quello che dico è: Primitivizziamoci, il che non vuol dire tornare all’età della clava, ma riscoprire quell'ormai sopito, ma non del tutto estinto,  fanciullino
pascoliano che è in noi.

Giovanni Balducc
i

http://www.myspace.com/ilcafepeppina


sabato 28 marzo 2009

IL DECALOGO DELLA PAROLA SOFTWARE di Giovanni Balducci

rasoio di occaam 2.jpg

''Il Decalogo della Parola''

Libertà d'espressione sarà la Legge:


1)Convertitevi alla religione della parola, siate i demiurghi della vocabolo,
gli alchimisti dell'allocuzione, i sacerdoti del logos.



2) La parola dev'esser libera di colpire come la folgore, incendiaria, potente,
tremenda, deve scuotere gli animi e bruciare le carni.



3)La parola dev'esser potenza, potenza della comunicazione, potenza   dell'intuizione
espressa a voce.



4)La parola dev'essere scevra da ogni contesto limitante, deve travalicare il
luogo comune, scindere impietosamente la sintassi come lama nel burro.



5)La parola dev'essere veloce, roboante, cadenzata.



6)Essa dev'essere considerata come di per se stessa un' opera d'arte, esentata
dal contesto logico-strutturale del discorso.



7)La parola può anche essere insensata ma emozionante, vivace magnetica,
colorata.



8)Quando parlate dovete sentirvi come Iddio creatore, voi siete i creatori
della parola, col vostro alito infondete vita ai vostri pensieri e ai vostri
non-pensieri, insomma estrinsecate il vostro essere e il vostro non-essere al
momento che la parola è lanciata come un proiettile all'orecchio del vostro interlocutore.



9)Parlare è libertà, parlare rende liberi, scrivere rende liberi, perciò dite e
scrivete di tutto, dai numeri telefonici, alle vostre password internautiche,
dall'indirizzo di casa al passo della Bibbia, dite anche corbellerie, chi ha orecchie
per intendere vi capirà.



10)Manipolate, spezzettate, frantumate e ricomponete tutto,invertite i
significati, create nonsense e neologismi, abstract.

Giovanni Balducci Il Bohemien

http://www.myspace.com/ilcafepeppina

http://www.youtube.com/watch?v=Fdo8x0U1aRo Filmato

 

venerdì 27 marzo 2009

IL DECALOGO DELLA PAROLA HARDWARE

rasoio di occam logo.jpgRiflessioni sulla Verità e Decalogo della Parola


Riflettendo e facendo mio quanto scritto sulla Dottrina delle Idee di Platone, e su alcuni versetti delle Upanishad indù, concordi nel ritenere il mondo sensibile solo  una  derivazione imperfetta del mondo ideale, sono giunto a conclusione che bisogna trascendere i sensi per scoprire la Verità, e che bisogna soprattutto imparare a pensare per immagini e non per parole, liberandoci quindi dal giogo dell’oggettività e della contingenza della sintassi.

Continuando per Platone l'Iperuranio o mondo delle idee, rappresenta l'aspetto autentico della realtà nella sua totalità dunque la verità, mentre il mondo sensibile, rappresentante il mondo dell'incertezza, in cui nulla si può dire di certo che non sia opinione, è un mondo subordinato al primo, solo il mondo delle idee quindi  rappresenta la verità, e la verità si pone in una posizione di superiorità rispetto all'opinione, di per sè relativa.

Poiché dunque, a nessuno di noi è dato di portare la verità in tasca, tranne forse ad alcuni maestri illuminati, tutto ciò che scriviamo, leggiamo, o facciamo è relativo ed irrilevante ai fini della comprensione della Verità, dunque, secondo il mio parere dovremmo imparare a diffidare da talune pubblicità ingannevoli, e soprattutto dai falsi maestri, che si autoconferiscono i crismi di portatori della verità, quando poi nell’oscurità della loro libreria salottiera pensano non già a comunicare la Verità, bensì a come progettare un’opera che sfondi nel mercato, da gettare in pasto alla massa sempre ingannata e sempre ignorante. Come tutti ben sappiamo, ciò che è alla portata di tutti, come ad esempio alcuni libri frivoli ( non faccio nomi, penso avrete già capito), o certa televisione da quattro soldi, è indigesto.

Non mitizziamo quindi un Umberto Eco, o peggio un Moccia , perché di certo, la lettura dei loro testi  non ci porterà mai a comprendere la verità, né tantomeno qualcosa che gli assomigli. Sono uomini come noi, o forse anche peggio, perché giunti ormai alla fama, non fanno altro  che cullarsi fra titoli onorifici e fatturati astronomici, rinunciando a  nuove sfide, perdendosi in fiumi di pedanteria o di indigesto opportunismo nella contemplazione sterile dei loro allori.

A questo punto, farei come Caligola, che fece console il suo cavallo,  io conferirei al mio cane la laurea di poeta e letterato.

Tutta la cultura contemporanea, è sterile e pacchiana, capite...? Perché se non si comunica la verità ma una visione distorta di essa scrivere non ha proprio senso, è solo un’inutile spreco d’inchiostro.

Dunque nella mia contorta e perversa mente di giovane apprendista lettore e scrittore, mi chiedo perchè leggere libri su libri se poi questi non ci comunicano niente, lasciandoci sempre a brancolare nel buio dell’ignoranza di significati? Perchè innalzare a simboli di cultura uomini che la cultura l’hanno stuprata e distrutta, e hanno anche ricevuto riconoscimenti per averlo fatto? Voglio anch’io dunque un titolo per quello che sto scrivendo, d’altronde anch’io voglio distruggere la lingua italiana, se mai ce ne fosse ancora bisogno.

Ma vabè  seguendo il consiglio di Dante dopo aver guardato il lerciume di questi sedicenti maghi e profeti dello scrivere,  passerò oltre...

Dunque vi dirò che la Verità non risiede nell’ordine e nella tecnicità delle parole di un testo, di un libro o di un documento, ma trascende i segni d’inchiostro e le parole vane, gli scarabocchi degli uomini, e si prende gioco di noi standoci innanzi, ma ben coperta dalla coltre di ignoranza che ci separa e ci vuole separati da essa.

Ebbene la Verità, è l’unica cosa per cui vale la pena lottare, e rischiare, e risiede nell’animo di ognuno di noi, e si manifesta  in tutto il suo severo splendore quando siamo a contatto delle cose belle e dell’estremo.

Dunque amici miei se dovete comprar libri, comprate solo quelli che aiutino a trascendere la meschinità e la mediocre saccenteria di un fenomeno da baraccone pubblicizzato e strapagato, solo ‘i libri belli’ meritano d’esser letti, il resto è carta straccia, opera di pennivendoli boriosi che niente hanno da spartire con la Verità, e con questo incoraggio me stesso a farlo, anch’io preda spesso e volentieri del male passeggero ( ma molto spesso cronico) della reclàme e di presunti filosofi barbuti ierofanti.

Dunque, in preda a questo impeto collerico di papiniana memoria (lungi da me paragonarmi a Lui, anzi mi inchino al grande maestro) mi scaglio contro l’arte povera di significato, con questo mio disperato‘’Decalogo della Parola’’, donde  propongo di distrugger la sintassi e gli schemi ordinari e tediosi per dare nuovi contenuti e nuove forme  agli scritti  che verranno. Abbattendo la tapineria e l’ordinarietà tipicamente borghese e perbenista dello scrivere forbito ma arido. Non faciamo anche noi come taluni 'avvocati azzeccacarbugli' solo per acquisire un posto al sole, anzi all’ombra di qualche casa editrice famosa, ma continuiamo pazzamente a rincorrere la verità, che si mostra solo quando non ci sono più parole, quando non ci sono più gesti, anche perchè la verità non si può descrivere nè raccontare, ma percepire, intuire, come una rivelazione, un processo alchemico, un’epifania sciamanica in cui il significato prende forma nella trance dei sensi .

Or dunque prepariamo la pira, spargiamo la paglia, appicchiamo un falò; come si faceva un tempo per celare la Verità, noi faremo ora per affermarla, bruciamo tutto, salvo la Verità, perciò bruciamo i best sellers, i mostri sacri, i dizionari,  e creiamone di nuovi, ribruciandoli a loro volta quando sarà giunto il loro tempo e l’uomo avrà voglia di giocare con nuove parole. Perchè tutto è gioco, tutto è relativo, tranne la Verità che è una e una sola, e nessun libro potrà mai darcela. Giocare quindi con le parole e con i loro significati, il senso compiuto non esiste, il mondo è illogico, è tutto un gioco di specchi, perciò non facciamo schemi, essi muteranno, non facciamo progetti, non si avvereranno o si avvereranno fra anni, non sforziamoci di creare capolavori, ma diventiamo capolavori, perchè sicuramente, se la verità esiste non ha bisogno di pubblicità o di titoli, ma si lascerà cogliere nella naturalezza voluta del genio.

Giovanni Balducci - IL BOHEMIEN

http://ilbohemien.blogspot.com

http://www.youtube.com/watch?v=0Gx-N-kdIXk Filmato