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giovedì 20 marzo 2025

Roberto Benigni e l'Europa?

 https://www.quotidiano.net/magazine/benigni-ventotene-f1gl8hs5

Purtroppo discutibili e anche strane affermazioni di R Benigni sull'Europa, il suo senso storico, elogiiata come in una dittatura! Sorrprende per il livvelo certamente storico invece dello steasso Benigni, da certo film famoso  splendido commovente e non retorico sul nazismo e l'infanzia....ai tempi di Berlinguer e Froisi...   

L'Ue è la più grande istituzione degli ultimi 5.000 anni realizzata sul pianeta terra dall'essere umano  !

 



venerdì 12 aprile 2013

L'era postlunare di Lilith


Lilith, mater diabolica
Vampirismo, femminismo e spreco erotico nella dea dei succubi.

di Marco Benoit Carbone




"Il puro e semplice pericolo allontana, mentre solamente l'orrore del proibito mantiene nell'angoscia della tentazione" - Georges Bataille


Non è certo che il diavolo sia donna, ma è probabile che il vampiro sia nato femmina. Lilith, regina del seme sprecato, progenitrice di demoni e succubi e lasciva incarnazione della ferina sovranità femminile, è una sorgente fondamentale per il fenomeno erotico-sacrale del vampirismo. Lilith è un agglomerato, un demone-moltitudine in cui si agitano pulsioni e ansie profonde. Umano, divino e animale convergono in un radicale movimento erotico che evoca le origini dei diritti e dei doveri sessuali e sociali, il sentimento dell'osceno e della morale, la falsità tragica della cesura tra uomo e animale, la necessità della convivenza tra la regola e la trasgressione.

La dea-civetta reclama così un'origine più antica per il vampirismo e letture più mature, capaci di andare oltre la sola matrice decadente e romantica. Questo lavoro, restando nel solco della storia delle civiltà cosiddette indoeuropee, tenta di affacciarsi sulla complessità antropologica ed erotica del mito e sulla sua rilevanza per il vampirismo. Affrancato dalle logore messe in scena contemporanee, che troppo spesso lo ingabbiano in generi e formule stantie, il vampiro cessa di essere uno stereotipo funzionale alla trasgressione prêt a porter e si riafferma in una la propria pericolosità e universalità. Lilith è la sua manifestazione femminile per eccellenza e percorre direttamente, o "per interposta divinità", tutte le narrazioni principali del demoniaco; fino ad arrivare alle recenti rielaborazioni femministe, che hanno fatto della dea un idolo anti-patriarcale, in un progetto di contestazione della ragione dominante.

La dea-civetta è uno degli idoli di un pantheon malefico in cui al Male è possibile assegnare la pars detruens di ideologie, retoriche e idealismi liberticidi. Eppure, questo non si deve a un orizzonte di senso alternativo ai vari finalismi delle teocrazie, alle metafisiche religiose o finanche a un progressismo positivista; ma avviene perché il Male, attraverso le sue figure, non è mai reificabile, e porta l'umanità alla lacerante consapevolezza dei limiti, al contempo tragici e ridicoli, delle speranze sulle proprie origini, identità e destini. Speranze che la dea-civetta rappresenta, nega e scatena spietatamente rovesciate, in un crudo rimando alle vere radici dell'umanità.....C

lunedì 15 agosto 2011

Il Principio

*by Filippo Venturini
Un po’ di giorni fa, parlando dell’evoluzione del manifesto e delle iniziative a questo legate, Sandro mi ha detto della sua volontà di uscire da chiusi e paludati luoghi di assemblea, per presentare l’opera in una cornice, magari naturale, suggestiva, coinvolgente. Questo ha suscitato nel sottoscritto alcune immediate idee, sulle quali ho poi meditato, in verità, non troppo a lungo, come si potrà capire da quanto segue.
Secondo un’antica tradizione attestata presso diversi autori(1), il centro di irradiazione delle popolazioni italiche sarebbe stato il lago Cotilia, che alcuni oggi riconoscerebbero, dall’allargamento della valle del Velino, presso la stazione di Castel S. Angelo della ferrovia Rieti-Androdoco. Il lago sarebbe ancora esistito nel 1873(2) , ma non l’isola natante che secondo la tradizione vi sarebbe stata. L’oracolo prellenico di Dodona avrebbe così ingiunto ai Pelasgi:
“andate in cerca della terra dei Siculi e degli Aborigeni, Cotilia, ove galleggia un’isola”(3) . In
questo luogo i Pelasgi si sarebbero uniti agli Aborigeni per cacciare i Siculi e i Liguri da Saturnia, nome del Campidoglio della futura Roma. Il lago di Cotilia era sacro alla Vittoria e il dio Tiora Matiene vi vaticinava per mezzo del picchio, uccello sacro a Marte, che dunque avrebbe rappresentato presso gli antichi Italici ciò che Apollo era per i Greci: dio vaticinatore e legato ad un luogo con un’isola natante. Non sfuggirà infatti l’analogia fra il lembo di terra mobile nel lago Cotilia e l’isola di Delo, patria di Febo. Anche un altro dio della tradizione più antica italica ha affinità stringenti con Apollo: Fauno. Questi è infatti un dio oracolare, ha tratti lupeschi come Apollo, e come questo è anche guaritore e legato ad agoni di giovani (lupercalia), ma è detto
“lupo di Marte”, il che conferma che il corrispettivo italico di Apollo era Marte e che, come è stato giustamente notato, il Marte romano abbia poco o nulla a che vedere con l’Ares greco(4).
Il luogo ove il lago si sarebbe trovato, sarebbe quindi vicino a Rieti e geograficamente corrisponderebbe al centro esatto della penisola: umbelicus Italiae.
Centro d’irradiazione è anche Cortona (Corythum), dalla quale secondo la tradizione sarebbe partito Dardano per andare a fondare Ilio, come ricordano gli dei Penati ad Enea quando gli
ingiungono si cercare l’Italia(5) . Italiam quaero patriam (cerco la patria Italia) dirà lo stesso Duce dei Troiani, frase che potremmo ripetere anche oggi, iniziando a porre fine a questa ricerca, proprio ridando valore a questi luoghi ancestrali: cosa di meglio per una “Nuova Oggettività”?, ove per “Nuova” s’intenda “Rinnovata”, “Rigenerata”. Questi luoghi dimostrano anche una mitica, dunque sempre vera, unità dei popoli italici. Non sfuggirà quindi anche l’uso più banale, pratico, che se ne potrebbe fare, di contro all’artefatto simbolismo dei celti nostrani. “Nuova Oggettività” non può che rifarsi ad un principio, che in quanto tale sia inizio, quindi sacro a Giano: la più antica divinità indigena dell’Italia(6) , Dio degli inizi nel tempo e nello spazio. Un principio è anche, in quanto tale, una sommità, dunque sacro a Giove, e anche la sommità non è solo spaziale, “vetta”, ma anche temporale, kairós=eternità.
“Il principio è la distruzione del mito umano
Il principio è la riconquista della coscienza cosmica
Il principio è il ritorno dell’uomo all’ordine delle cose che sono, là dove vivono le grandi forze e le grandi luci, là dove reintegrato (…) potrà dire: «mai tempo fu, in cui non fui e mai tempo sarà, in cui cesserò di essere. Io sono l’ieri, l’oggi e il domani e il signore della rinascita. Conosco gli abissi, è il mio nome»” (7)


(1)Sull’argomento si veda: R. Del Ponte, ‘Teofanie animali e “primavere sacre” italiche’, in Arthos, XXII-XXIV 1981; Idem, La religione dei Romani, Milano 1992, p, 25, con relativa bibliografia anche delle fonti antiche.
(2)A. Vannucci, Storia dell’Italia antica I, Milano 1873, p. 78.
(3)Macr., Sat. I 7, 28; Dion, I 19, 3.
(4)G. Casalino, Il nome segreto di Roma, Roma 2003, pp. 47-57.
(5)Verg. Aen, 147-171.
(6)G. Dumézil, La religione romana arcaica, Milano 2001, p. 293.
(7)J. Evola, La torre, Milano 1977, pp. 61-62.

lunedì 24 maggio 2010

Il mito di Pigmalione di Pierluigi Casalino

ovidio.jpg IL MITO DI PIGMALIONE

Il mito di Pigmalione suscita ancora oggi un fascino notevole per le implicazioni estetiche e psicologiche che contiene. Numerosi sono i personaggi con questo nome nella mitologia classica. Le vicende di alcuni di loro furono segnate da eventi drammatici. Il più noto tra loro fu, tuttavia, Pigmalione, leggendario re dell’isola di Cipro. Innamoratosi di una statua di bronzo della dea Afrodìte (la Venere dei latini), la colmava di affetto e di tenerezza come se fosse una donna reale, in carne e ossa. Ma un’altra versione del mito fa di Pigmalione uno scultore che, creata con le sue stesse mani una meravigliosa statua di Afrodìte, se ne invaghì al punto da pregare la divinità di dargli una moglie somigliante alla statua. Afrodìte lo esaudì oltre ogni più ardita aspettativa o speranza, traendo dal bronzo una straordinaria creatura. Fu così che Pigmalione ebbe in dono la sua sposa, che gli generò una figlia di nome Pafo (come narra Ovidio nelle Metamorfosi, X, 243 e segg.). Il significato del racconto trascende i limiti del mito e si presta a interpretazioni simboliche e allegoriche. Chi ammaestra e indirizza qualcuno, specialmente una donna, affinandone e sviluppandone le facoltà intellettuali e il comportamento è, infatti, secondo l’uso corrente, un Pigmalione. Nella circostanza, peraltro, il riferimento al leggendario re di Cipro e, ancor più all’artista innamorato della sua opera, evoca una condizione dello spirito tra l’etica e l’estetica, uno stato di particolare grazia che sfiora il narcisismo. Un amore di se che si specchia nell’opera d’arte, in cui ci si riconosce. L’arte, al pari della storia, costituisce il momento più elevato della conoscenza. L’uomo non può che conoscere, infatti, solo ciò che fa.

Casalino Pierluigi.

 

lunedì 17 maggio 2010

Lemuri

DOMUS AUREA.jpgTra fiori che sbocciano, soleggiate giornate che si allungano, è proprio in questi giorni che i Lemuri, gli spiriti dei defunti, decidono di lasciare le loro tombe per assaltare le case dei vivi.

Lo fanno in tre giorni, 9, 11 e 13 di questo mese. Così con timore reverenziale e rispetto il Paterfamilias si sveglia a mezzanotte e mentre attraversa la casa, a piedi scalzi, fa scocchiare le dita per allontanare gli spiriti maligni, e dopo essersi lavate le mani con acqua di fonte prende le fave nere e le getta alle sue spalle dicendo per nove volte di seguito:

HÆC EGO MITTO, HIS REDIMO MEQVE MEOSQVE FABIS (queste io lancio e con esse redimo me e i miei!)
Ancora lava le mani e percuote i piatti di bronzo, il cui suono allontana le malignità, e ripete altre nove volte, sempre senza girarsi:

MANES EXITE PATERNI (uscite Mani dei miei Padri!)
Fatto ciò si gira: il rito è compiuto.

ENRICO GHERARDI

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giovedì 6 maggio 2010

La Poesia del Kalevala

fribrg_kalevala.jpgda IL GIORNALE

Nel primo cinquantennio dell’Ottocento, un medico e filologo, cultore appassionato della mitologia e della lingua del suo popolo, quello finlandese, vaga per i villaggi più sperduti e raccoglie dalla viva voce di cantori leggende e cosmogonie, per poi trascriverle e ordinarle in un complesso grandioso che rappresenta l’ultimo tra i poemi epici e tra i libri sacri dell’umanità. Il medico filologo si chiama Elias Lönnrot. Il poema è il Kalevala, che oggi riappare in una nuova traduzione integrale presso le Edizioni Mediterranee (Kalevala, pagg.378, euro 24,50; a cura di Marcello Ganassini).
Vale davvero la pena di immergersi in questo flusso straordinario di avventure cosmiche, guerriere, magiche, sciamaniche. Il mito dimostra ancora qui la sua potenza fondatrice. Ai tempi di Elias Lönnrot la Finlandia faceva parte della Russia imperiale, e vi si parlavano, come lingue ufficiali, il russo e lo svedese. Fu il lavoro apparentemente impossibile, quasi assurdo di Lönnrot e di un gruppo di intellettuali imbevuti di spirito romantico a creare il finlandese moderno e la Finlandia come Paese indipendente...

cont. http://www.ilgiornale.it/cultura/ritorna_lepico_kalevala_il_poema_che_ha_reso_finlandia_nazione/03-05-2010/articolo-id=442356-page=0-comments=1

lunedì 3 maggio 2010

Floralia

http://lasinorosso.myblog.it/media/00/01/1923050973.jpg

Dal 28 Aprile al 3 Maggio si onora con giochi e spettacoli la Dea dei fiori e della natura. La festa è allegra e divertente, uomini e donne vestono colorati e portano corone di fiori in una profonda aria di libertà e lascività, ma tratto particolare è il turpiloquio e l'oscenità che domina ogni manifestazione. Il culmine - o al almeno sicuramente il momento che i cittadini attendono con più entusiasmo - sono le prostitute che accompagnate da schiamazzi vari si denudano completamente. Insomma, in questi giorni tutto è concesso, persino quelle oscenità che nella puritana società romana sono spesso combattute.

Tutto si spiega nel nome di Flora e nel simbolismo sessuale che è collegato alla fertilità della natura in un rito così arcaico che qualche volta sembrava incomprensibile agli stessi antichi. Da ricordare quando l'austero e severo Catone capitò un giorno proprio sotto il palco dove dovevano spogliarsi le donne: nessuno provò a cacciar fuori un solo fiato per timore del rigido Censore!



ENRICO GHERARDI
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lunedì 12 aprile 2010

Mese d'Aprile, mese di Venere.

http://lasinorosso.myblog.it/media/01/02/712091736.jpghttp://lasinorosso.myblog.it/media/00/01/1077085652.jpgAprile, mese della primavera e della rinascita, è dedicato a Venere la divina madre di Enea da cui discende Romolo: la Madre di tutti i Romani. Non a caso il primo Re le dedicò il secondo mese dell'anno, dopo quello del padre Marte.

In questo primo giorno le donne sposate celebrano Venus Verticordia (che cambia i cuori) e con le chiome cinte da corone di mirto lavano la statua della Dea. Tutte le altre donne invece, anche quelle di più modesta estrazione, in onore della Fortuna Virilis si radunano per un bagno alle Terme (luogo per soli uomini), affinché sia solo la Fortuna e le compagne a vedere i nudi corpi: si dice che la Dea in cambio di un po' di incenso e di pie preghiera possa far scomparire ogni difetto!


Ma Venere è anche una colonna per questo cosmo, regola e regge l'intero Universo tramite la sua legge: l'Amore. Sotto la sua arte gli uomini si sono civilizzati e raffinati, e spinti dal desiderio di conquistare la loro amata hanno inventato ogni stratagemma, dall'arte, alla poesia alla musica. Non esisteremmo, senza l'Amore.

Enrico Gherardi

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giovedì 18 marzo 2010

Festa di Liber Pater - Bacco

http://lasinorosso.myblog.it/media/00/02/1335619616.jpg

In questi giorni si onora Liber Pater/Bacco. Corrisponde questo Dio al greco Dyoniso, anche se non è corretto identificarlo con Esso, poiché non possiede la medesima iconografia e le medesime qualità.Gli si offrano focacce con miele. Il Dio ama questo dolce nettare (dalla cui fermentazione si ricava l'idromele) che lui stesso scoprì.

La caratteristica comunque di questo giorno è che i ragazzi abbandonano la "toga pretesta" per indossare quella "virile": entrano ufficialmente nel mondo degli adulti. Diventano cittadini a tutti gli effetti.

L'età per diventare maggiorenni erano i 17 anni. In questo rito di passaggio e trasformazione si bruciava la bolla (il talismano protettivo che veniva messo al collo al neonato) e simbolicamente i propri giocattoli: nel mondo dei grandi non serviranno più.




ENRICO GHERARDI

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VIDEO

domenica 27 dicembre 2009

Il Natale Pagano precristiano

 

HORUS.jpgda GORGON MAGAZINE

Yule Natale Pagano


Il Sol Invictus d'inverno prima dell'impianto cristiano


Forse non tutti sanno che la data del 25 Dicembre è originariamente legata alle feste di Yule o del Sol Invictus – giorni della “nascita” del sole, celebrato poco dopo il solstizio d’inverno - e non alla Natività cristiana. La festa cattolica, infatti, a dispetto di una diffusa e incorretta opinione comune, è stata impiantata sulla data del Sol Invictus solo in un secondo momento, con una serie di atti storicamente ben documentata.


I surrogati cattolici della festa del Sol Invictus sono stati animati da finalità prettamente politiche, e la loro dimensione storicamente determinata cozza in maniera stridente con la pretesa di universalità che ad essi si accompagna. Dal canto suo, il solstizio d’inverno è davvero un fatto umanamente universale e oggettivabile: i giorni tornano più lunghi delle notti, con tutte le ricadute simboliche di questo fenomeno sulla festa e sul mito.

 

La rinascita del Sole


Il termine "solstizio" deriva dal latino solstitium e si riferisce all'apparente stasi del percorso che il Sole compie in cielo. Nell’emisfero nord del pianeta, tra il 22 e il 24 Dicembre, la stella sembra non cambiare da un giorno all'altro il suo moto giornaliero, come se fosse ormai “ferma”.


Il fenomeno, tanto più evidente quanto si è prossimi all’equatore, astronomicamente parlando è quello dell’inversione del moto percepito del Sole nel senso della sua declinazione. L’astro si trova nel suo punto di massima distanza dal piano equatoriale, cosicché il buio della notte raggiunge la massima estensione rispetto alla luce del giorno. Nel solstizio d’inverno si registrano dunque la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno. Subito dopo il solstizio, tuttavia, le ore di luce tornano ad aumentare gradualmente mentre quelle di buio diminuiscono – e così fino al momento del solstizio d’estate, in cui il processo si inverte nuovamente.


Il giorno del solstizio cade in genere il 21 Dicembre, ma i suoi effetti iniziano a essere visibili intorno al terzo o quarto giorno successivo, come attestano le mitologie, i calendari e le narrazioni di civiltà diversissime tra loro, accomunate dalla registrazione dell’effetto simbolico di un Sole che pare precipitare nell’oscurità, poi fermarsi, infine riprendere forza e rinascere.

 

Da Yule ai culti solari

La festa di Yule, di origine germanica e pre-cristiana, è una delle più antiche manifestazioni a oggi note a testimonianza dell’impatto culturale del solstizio d’inverno. Parziali resoconti sulle celebrazioni di questa festa riportano di danze e riposi, sacrifici animali e libagioni, continuate in Islanda per tutto il Medioevo in onore del dio pagano Freyl, che il clero cattolico avrebbe frainteso come Jul nella sua denuncia contro quelle pagane e demoniache giornate.


L’etimologia della parola Yule (Jòl) non è chiara, come anche la sua origine per alcuni nordica, per altri pre-indoeuropea. Sia come sia, Yule è un termine arcaico per Natale ancora in uso nei canti di natale antichi inglesi, in alcuni dialetti scozzesi, nei linguaggi scandinavi - dove viene usato per indicare altre festività di dicembre – e, per diffusione successiva, nelle lingue finniche.

Yule, tuttavia, non è l’unica risposta culturale alla percezione del fenomeno astronomico del solstizio.

La predominanza della luce sul buio (o simbolicamente del bene sul male) è un tema che accomuna pressoché ogni cultura e mitologia, e i giorni successivi al solstizio sono una data comune di nascita di altri personaggi divini o semidei accomunati dalla discendenza solare, dall’accadico Shamash al babilonese Tammuz fino al dio egizio Horus.....


continua

http://www.sabbatica.org/gorgonmagazine/pagine/sabbatica_yule.html


video

 http://www.youtube.com/watchv=kcTPy4g6Tvo

 

mercoledì 28 ottobre 2009

DRAGONI CHIMERE E FUTURISTI di Pierluigi Casalino

GOLDRAKE.jpgFUTURISMO:NON SOLO DRAGONI E CHIMERE

Conoscete il club inesauribile dei cacciatori dello strano? Il futurismo mai morto appartiene a tale club esclusivo e magico. Questo magnifico album dello straordinario e dell’immaginario popone da sempre alla nostra curiosità i quaderni delle spedizioni della mente. Una ricerca del fantastico e dell’ignoto nei percorsi dell’astrazione e dell’illusione, regno invisibile, indefinibile, certamente irrinunciabile Risultati evocativi e poetici di grande effetto, un itinerario verso nuovi incontri, oltre la dimensione del reale. La ricerca dell’irreale, che non è poi tale, ma che costituisce in fondo la radice autentica del reale. Sogni e rappresentazioni del virtuale e dell’immaginato si trasformano nella base concreta delle nostre convinzioni. Protagora già prefigurava in tempi lontani i sentieri della coscienza. L’uomo – diceva l’antico sofista – è la misura di tutte le cose, di quelle che sono, in quanto sono, ma anche di quelle che non sono, in quanto ancora non sono. Ecco la ragion d’essere del nostro fantasticare e, perché no, del nostro creare. Non è forse la realtà una proiezione del possibile? Serpenti di mare, dragoni, chimere, fenici, liocorni e altre mitiche figure dell’eterna favola dei labirinti del pensiero si ritrovano tra gli spicchi del frutto dell’intelligenza. Disegni e fotografie di un mondo che ci auguriamo resti ancora l’unica speranza per sopravvivere al piatto conformismo di un senso comune senza senso. Il significato autentico del futurismo è quello della ricerca dell’avvenire, del suo costruirlo, del suo prefigurarlo, del suo inventarlo. Il futuro nella sua dinamica, inesauribile sete di spazi senza fine, anticipo di civiltà ancora lontane da noi nel tempo. L’homo novus del futurismo è e sarà protagonista di quell’epoca.

Casalino Pierluigi, 27.03.2009.

video http://www.youtube.com/watch?v=rO2sHdDO6cw

sabato 27 dicembre 2008

L'ANTICO FUTURO DI CLAUDIO CAZZOLA

 

omero.jpgC’ERA UNA VOLTA OMERO-CLAUDIO CAZZOLA

…Non è certo un caso che C’era una volta Omero (Quaderni del Liceo classico “Ariosto”, disponibile presso la vicepresidenza del Liceo),  dottissimo libro di Claudio Cazzola, sia composto, strutturato come un testo teatrale, concepito per la recitazione in forma di “dibattito” oltre che per la lettura. E non poteva essere altrimenti, infatti il professore di greco e latino Cazzola sa benissimo che il dialogo è la forma filosofico-letteraria per eccellenza (si pensi a Platone, a Galileo), dalla quale scaturisce l’autentico confronto, strumento di rivelazione della verità intrinseca delle cose.

 

 L’autore stesso chiarisce: «Si tratta di un sogno - elemento classico quanto mai della cultura vastamente intesa. A partire da quello di Penelope, nel diciannovesimo libro dell’Odissea, quando svela allo straniero dai molti nomi di aver visto, con gli occhi chiusi nel sonno, un’aquila piombare sul cortile del palazzo, e spezzare il collo a venti oche; ma non un’aquila qualsiasi, bensì un possente rapace dalla voce umana, profeta del ritorno a casa di Odisseo vendicatore. Allo stesso modo, ma privo di scene così cruente, avviene l’incontro notturno fra un’ipotetica studentessa di liceo classico ed un misterioso personaggio (Tigrane, nome inventato dalla fantasia inesauribile di Luciano di Samosata)….” 

 

Vi è un luogo letterario privilegiato attorno al quale ruotano tante leggende del repertorio mitologico antico, che è diventato un luogo dell’anima nella tradizione occidentale. Si tratta della battigia, o bagnasciuga, ovvero «il frangente del mare», scrive Omero. Qui, in uno spazio mai uguale a se stesso, sempre incerto fra la saldezza della terraferma e l’incostanza insidiosa delle onde, avviene il miracolo, vale a dire l’epifania di un dio: egli all’improvviso ti appare, e ti “strega”, come Odisseo strega il guardiano dei porci Eumeo con il mezzo umano a sua disposizione: la potenza della parola. Ecco che la metamorfosi provocata dalla parola salva il mondo dalla distruzione completa: peculiarità esclusiva della poesia, che ancora oggi può parlare con autorevolezza agli uomini del presente. E questo prezioso libro di Claudio Cazzola ce lo insegna.

RICCARDO ROVERSI

http://it.wikipedia.org/wiki/James_Hillman