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venerdì 18 aprile 2025

GENTILE E MARINETTI-80 ANNI DOPO!

 https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/42298242/giovanni-gentile-80-anni-morte-fa-ancora-paura/


 

Il filosofo Giovanni Gentile neppure a ottant’anni passati dalla morte violenta, avvenuta a Firenze il 15 aprile 1944, può essere ricordato serenamente. L’intitolazione di una semplice «rotonda» nella città dove venne ucciso, suscita contrapposizioni. Così si esprime il primo cittadino di Firenze, Sara Funaro: «Dispiace constatare che la destra italiana abbia ancora uno sguardo rivolto agli anni peggiori del nostro passato». E prosegue: «Il tema non è la statura filosofica di Giovanni Gentile, quanto il suo essere una figura strettamente legata al fascismo, e la volontà di celebrarla in un momento come questo rivela ancora una volta ambiguità da parte della destra a ogni livello sul giudizio storico di un’epoca buia come quella del regime, su cui al contrario dobbiamo essere netti e chiari».

Le risponde il ministro della Cultura Alessandro Giuli: «Negare oggi a Giovanni Gentile l’intitolazione di un luogo pubblico è un atto neoprimitivo, significa rifiutarsi di storicizzare, vuol dire negare la cultura e sottometterla all'ideologia. Che a Giovanni Gentile venga intestato un luogo pubblico nella città di Firenze, dove il filosofo è stato ucciso dai Gap, è un fatto di pura laicità politica e culturale». E chiude con un invito: «È il momento di riconoscere che la sua statura è quella di un classico». Di certe polemiche ne faremmo volentieri a meno. Nessuno ne avverte la necessità. Sin dalla morte Gentile non ha trovato pace. L’assassinio così venne salutato da Palmito Togliatti: il popolo italiano ha chiuso i conti col «filosofo bestione», col «camorrista», col «corruttore» della gioventù.

Il celebre filosofo, e aperto (Scrisse praticamente la  voce Fascismo di Mussolini...in quegli anni), Gentile, persino assassinato alla fine della guerra dai comunisti, osteggiato come il grande Marinetti dalla solita ideoloia e la stupidita Rossa,  dilagante all'epoca...e a quanto pare ancora oggi dopo quasi un secolo!

https://www.blogger.com/blog/post/edit/2397469842572953847/1785291276933139931



giovedì 20 febbraio 2025

20 2 2009 Manifesto del Futurismo-Marinetti e Vivian Green

 https://www.thesocialpost.it/2025/02/19/il-tempo-del-futurismo-e-un-concetto-allargato-in-mostra-unitalia-artistica-unita/

Roma Futurismo  prorogata la Mostra ad Aprile--- La mostra ha un taglio particolare. Comincia prima del Futurismo e finisce dopo. Precursori e successori lasciano intendere quanto l’arte stesse cambiando in Italia all’inizio del secolo, continuando poi a evolversi, fino a Mario Schifano, per intenderci. L’altra caratteristica è che la mostra va oltre le arti figurative e l’architettura, allarga lo spazio visuale. Il Futurismo rincorre la modernità senza limiti. Immagina futuri telefoni senza fili. Ama i motori e  la tecnologia. Dunque si possono ammirare le radio d’epoca, automobili, macchine per scrivere, motociclette, le invenzioni di Guglielmo Marconi. E poi c’è la carta. Nel senso di un vasto apparato di libri d’epoca legati al futurismo, non solo letterario, non solo di Marinetti.


 

 

 

 

domenica 15 dicembre 2024

Milano, Marinetti Giornalista doc!

 https://www.liberoquotidiano.it/news/spettacoli/41135022/filippo-tommaso-marinetti-quando-padre-futurismo-faceva-giornalista-milano.html

A  suo temp, primo novecento, grande Marinetti come giornlista, a 360 gradi, tutt'oggi creativo speciale, e 1000 punti ai mediocri giornalisti del Tempe sopratytutto di Oggi,  infami e acritici! Futurismo Space

«Siamo, a parer mio, in giorni d’incomparabile bruttezza e nulla ricordo d’analogo dacché ho l’età della ragione. Vedo cose che mi ricordano i Borboni». Siamo a Milano è il 1898 e il giornalista nonché ideatore del Corriere della Sera Eugenio Torelli Viollier fotografa quelli che sono stati i moti milanesi che si sono consumati tra il 6 e il 9 maggio di quell’anno. Uno scenario che torna di attualità grazie a Luni editrice che ha pubblicato, con la traduzione di Anna Pensante e il testo francese originale a fronte, il volume I moti milanesi del maggio 1898 (96 pp.; 12 €) firmato da Filippo Tommaso Marinetti. Il genio fondatore del Futurismo lo scopriamo in una veste inedita quella del reporter tra barricate, sangue, pallottole e pezzi di cervello. Effetì all’epoca dei fatti aveva 22 anni e nel 1900 pubblicherà sulla rivista Le Revue Blanche il saggio Les emeutes milanaises de mai 1898. Dopo l’introduzione curata da Arturo Colombo prende vita il reportage di Marinetti che parte rievocando i disordini divampati nei mesi precedenti nel Mezzogiorno. (...)
 

lunedì 2 dicembre 2024

Pierfranco Bruni, 80 anni Marinetti, Oltre gli Schemi...

 https://www.paeseitaliapress.it/storia-arte-cultura/2024/12/01/il-marinetti-futurista-a-80-anni-dalla-morte-una-visione-delle-arti-oltre-gli-schemi/

 l Futurismo rivoluzionario. La guerra come igiene del mondo, metafora nella velocità oltre il tempo e lo spazio nella trasformazione del pensiero contemplante in azione folgorante o meglio fulminante. Uno dei libri che ha posto questioni non solo artistiche ma letterarie profondamente vibranti resta ancora "I Futuristi" di Francesco Grisi edito da Newton Compton nel 1989. Mentre uno dei massimi studiosi di Marinetti e del Futurismo è senza ombra di dubbio Luigi Tallarico. Figure e studiosi dimenticati? Volutamente o involontariamente? 

Ottimo intervento celebrativo... diP. Bruni per Marinetti "vernissage", 2 12 1944-2024;  parole storiche critiche eretiche, nonostante l'attuale mostra futurista a Roma, Gnamm, controversa per la genesi recente e per la scarsita'di futuristi viventi...Futurismo Space


 

sabato 9 novembre 2024

Marinetti, Manifesti Futuristi, Tiemme Digitali, prefazione di Roberto Guerra

 https://www.amazon.it/dp/B078GTQFLD/ref=sr_1_1?s=digital-text

 Trenta “spregiudicate provocazioni” culturali! In questa antologia sono raccolti i Manifesti Futuristi scritti da Filippo Tommaso Marinetti (talvolta in collaborazione con altri) pubblicati fra il 1909 e il 1941. Dall’iniziale celeberrimo Manifesto del Futurismo del 1909 al Manifesto tecnico della Letteratura Futurista del 1912, dalle Parole in libertà del 1913 al Teatro Futurista Sintetico del 1915, dalla Cinematografia Futurista al Manifesto della Aeropittura e così via… leggere per credere. In apertura una preziosa Prefazione del neofuturist a Roberto Guerra.

Riccardo Roversi


 

mercoledì 20 dicembre 2017

I Manifesti futuristi in versione eBook, Tiemme Edizioni-Ferrara

*Con la prefazione del futurista ferrarese Roberto Guerra

Avanguardia pura natalizia per Tiemme edizioni digitali (a cura dello scrittore, critico letterario, editore e giornalista Riccardo Roversi). L'ampia eBook collection (tutti classici o classici moderni, a volte veri "rare" storici, circa 70 ormai) si impreziosise ora con una ulteriore  letterale collection dedicata ai famosi manifesti storici di Marinetti e i futuristi.
Manifesti che confermano dopo decenni e decenni  tutt'oggi la loro sorprendente e rivoluzionaria previsionalità artistica, sociale e finanche futuribile.

"Trenta "spregiudicate provocazioni" culturali! In questa antologia sono raccolti i Manifesti Futuristi scritti da Filippo Tommaso Marinetti (talvolta in collaborazione con altri) pubblicati fra il 1909 e il 1941. Dall'iniziale celeberrimo Manifesto del Futurismo del 1909 al Manifesto tecnico della Letteratura Futurista del 1912, dalle Parole in libertà del 1913 al Teatro Futurista Sintetico del 1915, dalla Cinematografia Futurista al Manifesto della Aeropittura e così via… leggere per credere. In apertura una preziosa Prefazione del neofuturista Roberto Guerra".
 

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dr. Riccardo Roversi
http://www.riccardoroversi.onweb.it/
Sito web di Riccardo Roversi ... RICCARDO ROVERSI. È nato a Ferrara, dove si è laureato in Lettere. Giornalista e critico letterario e teatrale,
Home-page del sito di editoria digitale Tiemme Edizioni
  Info web blog  Scienza e Futuro   Asino Rosso

domenica 24 settembre 2017

Marinetti e La Cucina Futurista, Tiemme edizioni digitali a cura di R. Roversi

*Bonus  "Divagazioni Gastromarinettiane    di Roberto Guerra


Ultima delle «grandi battaglie artistiche e politiche spesso consacrate col sangue» di Marinetti & C., la cucina futurista, considerata come la lotta contro l'«alimento amidaceo» (cioè la pastasciutta), colpevole di ingenerare negli assuefatti consumatori «fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo», prende le mosse da una cena al ristorante milanese "Penna d'oca" (15 novembre 1930). Al termine, Marinetti preannuncia il Manifesto della Cucina Futurista, che sarà pubblicato su "Comoedia" il 20 gennaio del 1931. In questa edizione il testo è seguito da "Divagazioni Gastromarinettiane", un ironico e futurculinario intervento di Roberto Guerra.


https://www.amazon.it/dp/B075HPFKT7/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1505028577&sr=1-1&keywords=la+cucina+futurista

giovedì 9 aprile 2015

Linus e ... Marinetti

Aprile 1965. Ovvero Linus anno 1: la nota rivista italiana di fumetti, fondata da Giovanni Gandini festeggia dunque oggi i suoi cinquant'anni di vita. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, anche e soprattutto in Italia.
Quando Linus (un nome scelto in omaggio ai Peanuts di Schultz) si affacciò per la prima volta nelle edicole di Milano (e poi di tutti il Paese), eravamo nel pieno dei fermenti studenteschi pre-sessantottini che, di lì a poco, avrebbero portato all'esplosione della contestazione. "Sotto le chiome disordinate e gli eskimo consumati, i giovani indossavano le divise dell'anticonformismo tout court e la continua ribellione verso tutto ciò che era conservatore e tradizionale diventava esasperata e assoluta".
Il primo numero costa 300 lire. "Il distributore – racconta alla Gazzetta dello Sport la moglie del creatore della rivista – ci diede dei pazzi. Eppure, in quei primi anni siamo arrivati a vendere più di 100mila copie. Perché alle spalle del mensile c'era un gruppo di amici convinti che i fumetti siano vera cultura e che una rivista a loro dedicata possa ospitare articoli di intellettuali". E parlare quindi, oltre che di fumetti (sulle sue pagine hanno trovato spazio disegnatori divenuti, nel corso degli anni, veri e propri "mostri sacri" del settore), anche di libri, musica, società e politica. Ovviamente di sinistra. Una sinistra che, seppure rivoluzionaria e non ortodossa, sembra sia stata comunque chiusa a tematiche non in linea con un'ideologia militante dimostratasi ancora una volta tutt'altro che libertaria, come dimostra un aneddoto raccontato da Pablo Echaurren.
L'artista, al quale nel 1986 venne data la possibilità di pubblicare su Linus le sue creazioni, presentò ai responsabili della rivista una corposa opera intitolata "Caffeina d'Europa. Vita di Filippo Tommaso Marinetti". Le prime puntate della storia del padre del futurismo italiano uscirono regolarmente. Poi, senza alcuna spiegazione, la pubblicazione venne interrotta. "Il motivo – scrive Giuseppe Contarino su Barbadillo.it - non fu difficile da trovare: la fase della vita di Marinetti che incrociava il ventennio fascista era inaccettabile per il politburo di Linus e veniva quindi decisa la sospensione del fumetto incriminato. La censura operata dimostrava l'incapacità di andare oltre certi schemi, portando a sacrificare la grandezza indiscussa di un personaggio – Marinetti – sull'altare dell'ideologia di parte". Che non ha nulla a che vedere – o per lo meno così dovrebbe essere – con l'arte e la cultura. Anche quella del fumetto.

mercoledì 1 aprile 2015

Marinetti 70, presentazione a Roma, Palazzo delle Esposizioni: con Antonio Saccoccio, Giancarlo Carpi Simona Cigliana Vitaldo Conte (Vitaldix T Rose) Giorgio Di Genova Massimo Duranti Massimo Prampolini....


Giovedì 2 aprile 2015 alle ore 18, presso la Libreria Arion Palazzo Esposizioni, verrà presentato il libro "Marinetti 70: sintesi della critica futurista", a cura di Antonio Saccoccio e Roberto Guerra, Armando Editore 

Interventi di:
Giancarlo Carpi
Simona Cigliana
Vitaldo Conte (Vitaldix T Rose)
Giorgio Di Genova
Massimo Duranti
Massimo Prampolini
Antonio Saccoccio

Nel volume - tra gli autori - oltre a curatori e relatori-  i principali studiosi attuali del futurismo  quali Enrico Crispolti, Paolo Valesio, Günter Berghaus, Gino Agnese, Giordano Bruno Guerri, Riccardo Campa, Pierfranco Bruni, Patrizio Ceccagnoli, Luigi Tallarico, Miroslava Hajek, Giovanni Antonucci, Francesca Barbi Marinetti
Così Pierfranco Bruni -
scrittore e collaboratore del Ministero dei Beni CulturalI  e Vitaldo Conte - teorico dell'arte estrema futurdada e docente Accademia Belle Arti, Roma  (tra gli autori), e i curatori presentano Marinetti 70, libro dedicato all'anniversario 70° della scomparsa del fondatore del futurismo (1944-2014) e che segnala un punto di non ritorno per l'avanguardia italiana rivoluzionaria - dopo decenni di negazionismi culturali ideologici- con - per la prima volta assieme- almeno in chiave pubblicistico editoriale- come accennato figure storiche e internazionali della storia dell'arte del futurismo con i nuovi futuristi (e futuribili) degli anni 2000:

Pierfranco Bruni "Una sintesi attraverso alcune coordinate che pongono al centro la vera arte o le diverse arti che si intrecciano e si combinano in una volontà di rappresentazione che significa non solo innovare quella tradizione che non perde il concetto di spazio ma è lo stesso spazio che ha una sua fisicità tra quelle forme che tali non sono in un linguaggio che è l'universalità degli sguardi. Il Futurismo, certo, è stato censurato. Ma non illudiamoci troppo. Ancora oggi ci sono scuole di pensiero poco intelligenti dal punto di vista critico e storico che cercano di eludere l'unica Avanguardia Nazionale. Non ci sono riusciti. Non ci riusciranno perché il Futurismo non è storia. È la grande visione delle Arti".
Vitaldo Conte "
Il libro Marinetti 70, con il suo variegato panorama di interventi, risulta un qualificante "mettere in circuito" focalizzazioni storiche insieme a ipotesi e proposte. Queste ultime vertono sulla presenza del futurismo marinettiano nel corpo dell'attualità, sia come pensiero e sia come creazione a tutto campo, confrontandosi con le seduzioni di ogni possibile avanguardia di arte-vita
Antonio Saccoccio "Nel 2008 il Manifesto del Net.Futurismo ha individuato nella Rete globale la tecnologia in grado di infliggere un colpo mortale a tutti i nemici storici del futurismo: culto del passato, opportunismo, accademismo, viltà, utilitarismo, servilismo, gerontocrazia, affarismo. La rete diventa il nuovo paradigma capace di sconvolgere dalle fondamenta la paralisi umana e sociale in cui viviamo. Tutte le istituzioni, tutti i dogmi vengono messi radicalmente in discussione: l'ordinamento democratico, la religione del lavoro, l'educazione scolastica e accademica".
Roberto Guerra "Ricordare" Marinetti soprattutto come Poeta, come archetipo vivente.... Un poeta visionario, utopico, rivoluzionario, uno scienziato dell'immaginario, futurista, una volta celeste in 3D oggi: come la Ricostruzione live del 2014 dell'Universo Futurista, in quel di New York al Museo Guggenheim, a cura della grandissima Vivien Greene, ha decretato per i decenni a venire, come noto, riportando tutto il Futurismo storico, alla ribalta internazionale. La grande mostra americana è stata il vero Centenario Post...".


Info
 http://www.armando.it/marinetti-70
https://www.facebook.com/events/423703464458056/
> METEOWEB
> ITALIAN NETWORK
> BARBADILLO

> BOOK TRAILER

mercoledì 31 dicembre 2014

Marinetti 70. Un nuovo libro "compleanno" a cura di Antonio Saccoccio e Roberto Guerra

Redazione



In occasione dei settant’anni dalla morte di F.T. Marinetti, è uscito in questi giorni per i tipi di Armando editore Marinetti 70. Sintesi della critica futurista, raccolta di saggi, articoli e interviste curata da Antonio Saccoccio e Roberto Guerra.
Il fondatore del Futurismo continua a essere una delle figure più discusse e controverse della cultura italiana. In questa pubblicazione alcuni tra i maggiori studiosi viventi dell’artista esplorano aspetti fondamentali della sua opera: il culto della modernità, le ricerche poetiche e parolibere, i rapporti con la politica (nazionalismo, socialismo, anarchismo, fascismo), l’influenza sulle avanguardie europee, l’attualità delle sue intuizioni nel XXI secolo.

All’interno del volume contributi critici di: Gino Agnese, Giovanni Antonucci, Francesca Barbi Marinetti, Günter Berghaus, Pierfranco Bruni, Riccardo Campa, Giancarlo Carpi, Patrizio Ceccagnoli, Simona Cigliana, Vitaldo Conte, Enrico Crispolti, Giorgio Di Genova, Massimo Duranti, Roberto Guerra, Giordano Bruno Guerri, Miroslava Hajek, Massimo Prampolini, Antonio Saccoccio, Luigi Tallarico, Paolo Valesio.

Il volume è inserito nella collana "Avanguardia 21".

sabato 5 luglio 2014

La Nike di Samotracia e Marinetti

IL MANIFESTO Archeologia. Dopo un lungo restauro, a metà luglio, la Nike di Samotracia riconquisterà il suo posto al Louvre. La statua si era deteriorata proprio a causa del suo fascino, attirando milioni di visitatori

Nike di Samotracia
Nel 1863, i fram­menti di un'antica sta­tua fem­mi­nile rin­ve­nuta presso il San­tua­rio degli dèi Cabiri nell'isola di Samo­tra­cia – Egeo set­ten­trio­nale – ven­gono imbar­cati a Costan­ti­no­poli. Da lì tran­si­tano nei porti del Pireo e di Tou­lon e, dopo un lungo viag­gio in treno, nel mag­gio 1864 giun­gono a Parigi. Ini­zia così l'avventura fran­cese della cele­bre Nike di Samo­tra­cia. Con le grandi ali spie­gate e le sedu­centi pie­ghe della tunica che la veste, la dea mes­sag­gera della vit­to­ria è un capo­la­voro asso­luto dell'arte elle­ni­stica. Nel 2013 – a più di un secolo di distanza dalla sua sco­perta da parte di Char­les Cham­poi­seau, l'allora vice­con­sole fran­cese ad Adria­no­poli (oggi Edirne, Tur­chia) – il diret­tore del Lou­vre, Jean-Luc Mar­ti­nez, decide di lan­ciare una rac­colta fondi on-line per il suo restauro. Pic­cole dona­zioni e aiuti gene­rosi arri­vano da ogni parte del mondo, accom­pa­gnati dai ricordi che legano i sei­mila set­te­cento «mece­nati» alla scul­tura.
Quasi fosse la Gio­conda dell'archeologia, la Nike suscita una fasci­na­zione popo­lare. Men­tre la musa di Leo­nardo ipno­tizza il pub­blico attra­verso la pie­nezza del suo enig­ma­tico sor­riso, lo charme della divi­nità greca è nell'assenza del volto. La terra resti­tuì, infatti, tronco, busto e un'ala, ma non la testa. Nel 1875, l'architetto della mis­sione austriaca impe­gnata negli scavi a Samo­tra­cia dise­gna alcuni bloc­chi di marmo gri­gio che Cham­poi­seau aveva lasciato in situ e ne deduce che si tratta della base – in forma di prua di nave – della dea alata. La con­ferma di tale intui­zione arriva dall'analisi di alcune monete datate al regno di Deme­trio Polior­cete, sulle quali com­pare una Vit­to­ria in piedi su un'imbarcazione. Nel 1879, anche i fram­menti della prua e le lastre che ne costi­tui­vano lo zoc­colo per­ven­gono al museo pari­gino, dove si pro­cede a un primo assem­blag­gio del monu­mento: alcune parti del corpo della figura fem­mi­nile (ad esem­pio l'ala destra) ven­gono rein­te­grate in gesso men­tre si sce­glie di non rifare piedi, brac­cia e testa.
Per ricom­porre il drap­peg­gio – infranto in ben cen­to­di­ciotto pezzi – il con­ser­va­tore Adrien de Long­pé­rier si rivolge all'italiano Enrico Pen­nelli, già noto per i minu­ziosi restauri della col­le­zione d'arte del Mar­chese Cam­pana. La sta­tua (alta 2,75 metri) viene posata diret­ta­mente sulla base a forma di nave, i cui bloc­chi erano stati pre­ce­den­te­mente uniti col cemento. Nel 1884 le ope­ra­zioni pos­sono dirsi con­cluse e la Nike con­qui­sta la som­mità della sca­li­nata Darou che fino all'inaugurazione della nota Pira­mide di vetro nel 1989, ha costi­tuito il mae­stoso ingresso al Lou­vre. Una vera e pro­pria «messa in scena», gio­cata sulla gran­deur della com­po­si­zione scul­to­rea edello spa­zio archi­tet­to­nico che l'accoglie, il quale tra­sforma la dea «volante» in un idolo da vene­rare. Il «fana­ti­smo», tut­ta­via, può avere con­se­guenze nega­tive. I circa sette milioni di visi­ta­tori annui che si con­cen­trano in massa attorno al «simu­la­cro», pro­vo­cano ine­vi­ta­bili effetti di degrado. Il cospi­cuo finan­zia­mento otte­nuto tra­mite il cro­w­d­fun­ding e le elar­gi­zioni della Nip­pon Tele­vi­sion Hol­dings, la Fima­lac e la Bank of Ame­rica Mer­ryll Lynch, hanno così dato il via a un restauro neces­sa­rio e gla­mour. La Nike sarà rie­spo­sta a metà luglio in ver­sione «sbian­cata».
La patina leg­ger­mente mar­rone con la quale l'abbiamo ammi­rata finora non era, infatti, il colore ori­gi­na­rio del marmo di Paros in cui è ese­guita, ma la rea­zione di un pro­dotto appli­cato sulla super­fi­cie nel XIX secolo. I lavori intra­presi dal set­tem­bre 2013 sotto l'egida di una com­mis­sione inter­na­zio­nale, hanno susci­tato entu­sia­smo ed emo­zione negli stu­diosi coin­volti, i primi – dalla seconda guerra mon­diale, quando l'opera venne imbra­gata e nasco­sta per sal­varla da bom­bar­da­menti e sac­cheggi – ad avere il pri­vi­le­gio di osser­varla da vicino. Tale pros­si­mità ha con­sen­tito di ese­guire un rilievo 3D, la rico­stru­zione «filo­lo­gica» della nave blocco per blocco e l'aggiunta di fram­menti con­ser­vati nei magaz­zini del Lou­vre o pro­ve­nienti dai nuovi scavi greci e ame­ri­cani a Samo­tra­cia.
All'utilizzo dei raggi ultra­vio­letti si deve invece la sco­perta di tracce di colore sul corpo della dea: blu egi­zio sulle ali (forse per creare un effetto ombra), blu o viola sul bordo dello spesso man­tello che declina sul fianco destro, sve­lando il nudo della gamba sinistra.L'analisi di una mano depo­si­tata al Lou­vre nel 1965 – il cui palmo è curio­sa­mente pro­prietà dello stato greco men­tre le dita appar­ten­gono al Kun­sthi­sto­ri­sches Museum di Vienna – ha per­messo, inol­tre, di esclu­dere che la «mes­sag­gera» bran­disse una lunga tromba. Della Nike non si tra­scu­rano nep­pure i det­ta­gli rela­tivi al con­te­sto archeo­lo­gico in cui fu rin­ve­nuta. Inter­pre­tata al prin­ci­pio come ele­mento di una fon­tana monu­men­tale, l'assenza di tracce di dete­rio­ra­mento dovute a intem­pe­rie sul marmo, farebbe cre­dere che la sta­tua ex-voto o fu tem­pe­sti­va­mente distrutta e poi inter­rata, o soprav­visse all'interno di una strut­tura coperta.
La sua data­zione si col­loca nella prima metà del II secolo a.C. ma non cono­sciamo il nome dello scul­tore. La base in forma di nave pro­viene cer­ta­mente da un ate­lier di Rodi spe­cia­liz­zato nella fab­bri­ca­zione di tro­fei navali e non è escluso che anche la figura fem­mi­nile fu rea­liz­zata nelle regioni del Dode­ca­neso o dell'Asia Minore. Il suo drap­peg­gio par­rebbe ispi­rato – oltre che alle sinuose forme delle dee che deco­rano il fre­gio del Par­te­none – alle vir­tuo­sità della Gigan­to­ma­chia dell'Altare di Per­gamo. Ma più che le ipo­tesi sto­ri­che, è il potere dell'immaginazione – l'unico che può dav­vero avvi­ci­narci al mondo antico dan­doci l'illusione di car­pirne i misteri – ad aver decre­tato il suc­cesso di una opera d'arte mutila, con­ver­ten­dola in una vera e pro­pria «icona». Per­sino Mari­netti, nel Mani­fe­sto del Futu­ri­smo, ne fece il sim­bolo della clas­si­cità, da con­trap­porre però alla moderna bel­lezza di un'«automobile rug­gente». Chissà che il rin­no­vato splen­dore della Nike non segni invece il ritorno all'«immobilità pen­sosa» del bello.

giovedì 12 giugno 2014

Futurismo avanguardia delle avanguardie

Il 20 febbraio 1909 Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d’Egitto, 1876 – Bellagio, 1944) fece pubblicare a pagamento, sulla prima pagina del giornale parigino Le Figaro, il Manifesto di fondazione del Futurismo
Un testo indirizzato «a tutti gli uomini vivi della terra» e nel quale erano contenute, seppur a livello embrionale, tutte le tesi del nuovo movimento: rottura con il passato, polemica contro l’accademismo, celebrazione della civiltà meccanica e del suo dinamismo, ammirazione per ogni tipo di energia e aggressività, distruzione della sintassi tradizionale al fine di ritrovare naturalezza e sincerità nell’espressione.
Le caratteristiche fondanti del futurismo, nonostante l’enfasi e l’irruenza proprie di molte avanguardie (non bisogna dimenticare che tale movimento tentava di dare forma all’importante ed effervescente cultura di una nazione appena uscita dalle lotte risorgimentali), si ritrovano con facilità nelle filosofie della fine del XIX secolo e del principio del XX. Se dall’estetica crociana e dal bergsonismo Marinetti derivava la concezione della poesia libera da strutture logiche e ridotta a pura intuizione della realtà, dalle dottrine di Friedrich Nietzsche e di Georges Sorel ricavava l’esaltazione dell’energia e della volontà di potenza, avvicinandosi inevitabilmente alle posizioni dei trionfanti nazionalismi. Malgrado ciò, allontanandosi dal pensiero di questi lontani maestri, lo scrittore poteva conservare nella sua poetica anche un’ingenua fiducia, di tipo naturalistico e di ascendenza positivistica, nella realtà materiale intesa come essenza della creazione artistica. Tanto che i successivi manifesti, davvero rivoluzionari nel loro genere, portarono precisazioni sempre più determinate sulla tecnica espressiva che il futurismo voleva imporre alla poesia e alle arti. Del 1910 è il Manifesto tecnico della letteratura futurista dello stesso Marinetti, nel quale venne affermato il principio delle parole in libertà, ovverossia di una poesia e di una prosa libere dalle gabbie della sintassi, della metrica tradizionale e della punteggiatura. E in questo modo capaci di orchestrare colori, rumori, suoni e di fondere in sintesi nuove i materiali espressivi della lingua e dei dialetti e, più in generale, tutto ciò che nella realtà è suono espressione e immagine.
Nel medesimo anno uscivano il Manifesto della pittura futurista di Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Luigi Russolo e Gino Severini.
In esso gli autori si proponevano di elaborare un’immagine moderna della vita, esaltandone il dinamismo ed esprimendo la molteplicità delle cose attraverso la continuità del moto. Sempre del 1910 è il Manifesto dei musicisti futuristi di Francesco Pratella, integrato l’anno successivo dal Manifesto tecnico della musica futurista.
Nella prefazione al catalogo della mostra che nel febbraio del 1912 i futuristi tennero nella Galleria Bernheim-Jeune di Parigi, si legge «La simultaneità degli stati d’animo nell’opera d’arte: ecco la meta inebriante della nostra arte. Per far vivere lo spettatore al centro del quadro, bisogna che il quadro sia la sintesi di quello che si ricorda e di quello che si vede».
Fra i raggiungimenti più significativi della pittura futurista sono appunto gli stati d’animo dipinti da Boccioni nel 1911: Gli addii (1911), Quelli che vanno (1911), Quelli che restano (1911), ove il pittore va oltre lo statico impianto cubista.
Sempre del 1912 è il manifesto di Boccioni sulla scultura e del 1913 quello di Antonio Sant’Elia sull’architettura futurista, mentre del 1915 è quello di Marinetti ed Emilio Settimelli sul teatro futurista sintetico. A provare l’importanza del futurismo nella storia della letteratura nonché di arti come la pittura e l’architettura, sta l’adesione data al movimento di scrittori e artisti tra i più rappresentativi del XX secolo quali Aldo Palazzeschi, Giovanni Papini, Ardengo Soffici (quando pubblicarono la rivista Lacerba), Boccioni, Carrà, Russolo e Severini.
Il futurismo ebbe vasto seguito in tutto il mondo, dalla Francia alla Russia: nel 1911, Ramon Gomez de la Serna pubblicò sulla sua rivista il Proclama futurista a los españoles; nel 1912 un poeta ed un pittore giapponesi, Seji Togo e Tai Kambara, tradussero scritti e saggi del noto movimento per il paese del Sol Levante; nel 1914 Marinetti firmò con Cristopher W. Nevinson il manifesto Vital English Art che avrebbe ispirato, pur fra contrasti, la nascita del movimento Vortex di EzraPound e di altri poeti inglesi; nel 1922 nacque a Berlino il periodico Der futurismus. Soprattutto, già nel gennaio/febbraio 1914, in occasione del viaggio di Marinetti in Russia, le intelligenze poetiche di Vladimir Majakovskji, Velimir Chlebnikov, Igor’ Severjanin e Boris Pasternak, riconobbero nello scrittore nato ad Alessandria d’Egitto, il «comandante in capo delle armate futuriste». Da queste esperienze presero avvio, in larga misura, i movimenti artistici successivi.
Tuttavia, gli artisti più innovativi, se si eccettuano Boccioni e Antonio Sant’Elia morti ambedue nel 1916, passarono attraverso il futurismo. Come per un’esperienza che li portò a liberarsi risolutamente da ogni accademismo, per trovare poi, ognuno per vie personali, la più autentica vena creativa.  


Mentre Marinetti e coloro che a lui si tennero fedeli, conclusero la loro carriera come maestri di un nuovo accademismo, assertore, più che di un’arte innovatrice, di un’etica nazionalistica. *nota di Asino Rosso  inerpretazione convenzionale di ben celebre vulgata, nonostante un articolo di buon livello- qualche dowload necessario, magari un semplice sguardo al Guggenheim attuale...

sabato 2 novembre 2013

La Grande Milano Futurista e Tradizionale 2.0




URFUTURISMO: LA GRANDE MILANO FUTURISTA E TRADIZIONALE 2.0

Postumo (o già postumano? Direbbe Stefano Vaj) Marinetti pubblicò una delle sue opere-provocazioni più sottovalutate,
La Grande Milano tradizionale futurista (Mondadori), memoriale e non solo, un testamento quasi.Ebbene, naturalmente, il clima ancora sfavorevole, lo smog antifascista milanese e nazionale, di là da venire certa revisione (De Maria, Salaris, Lista, Tallarico, Verdone, Benedetto, la grande Mostra di Venezia del 1986, fino ai più recenti G.B. Guerri, Di Genova, Campa, Vaj, Conte, Saccoccio, Hayek, Pantano, Cecchini – RossoTrevi, fontana rossa-, Francolini e chi scrive – e la stessa Nuova Oggettività e-o l’urfuturista Sandro Giovannini) occultarono quale tipo di testamento, non ultimo – chiaro fin dal titolo- l’ultimo grande omaggio del Futurismo alla cultura italiana e Milano, sua città simbolo in Italia…. Era un testamento crionico quello di Marinetti e tempo di scongelare anche questo, oltre al Futurismo…. perché oggi – per chi vuole vedere- lampante medium messaggio – nello specifico per la Nuova Milano del XXI secolo: nel 2015 ci sarà l’Expo, ma visto certo andazzo, (con una metafora) forse l’inaugurazione non sarà in italiano, ma in tedesco o arabo…Tempo di amplificare quel testo marinettiano in chiave 2.0… dove il Futurismo con preveggenza chiariva, al di là della miopia di certa criptica, quale Milano (e Italia) continuava a sognare, nonostante le ben note disillusioni del Novecento: una civiltà italiana futurista ben diversa dall’infame principio di realtà (o di mediocrità) che ha vinto e prevale tutt’oggi, nonostante le battaglie artistiche e sociali durate quasi quasi mezzo secolo, per innestare nel cranio degli italiani la rivoluzione del futuro, la nuova libertà possibile venuta alla luce potenzialmente dal divenire storico…. Bastano le architetture di Sant’Elia anche per captare subito come i futuristi non immaginavano certamente puzzolenti grattacieli eternit, cemento amianto degenerato, mammuth Tir nelle autostrade, piogge acide nell’aria, magistrati serial killer, , tecnici industriali dai neuroni di gomma o biscioni che grugniscono anziché sputare fuoco agli eterni passapresentisti…Sia ben chiaro, Milano incarna ancora parzialmente il sogno futurista, capitale del residuo tecnocapitalismo positivo in Italia, dell’arte contemporanea e della moda, delle fiere e del calcio, della Televisione, ma Marinetti sognava ben altro…E nella Grande Milano … alla luce anche del secondo futurismo essenzialmente romano, fase in cui bene o male l’aeropoesia, certo razionalismo, sperimentarono nuove sintesi futuriste e tradizionali, un neonato impero interiore, dopo il trasferimento della consolle futurista nella capitale, suggeriva anche con lungimiranza e autocritica la Nuova Milano 2.0 del nostro tempo..Non il futurismo era mera utopia sociale incompiuta e finita con la degenerazione della rivoluzione fascista, ma necessitava di un Risveglio riformulando per le nuove generazioni i suoi troppo avveniristici manifesti e progetti… avveniristici perché le perle o la divina elettricità futurista in senso esistenziale non si danno ai porci fascisti o comunisti o democratici che siano, alla fine vincono sempre i mediocri, infatti nelle società di massa attuali ha vinto la Mediocrazia al Potere, non l’Immaginazione e-o la Conoscenza , la scienza…Tutte le rivoluzioni, pur innestando un oggettivo reale ma lentissimo progresso storico, falliscono in quanto prima è necessario un cambiamento di cuore e di testa (per dirla con Gian Franco Lami e gli stessi Giovanni Sessa e Luigi Sgroi): un tempo per la rivoluzione e la distruzione dei vecchi valori, ma simultaneamente un tempo parallelo e sinergico per un cuore di scienza; che presuppone proprio quella dialettica danzante promossa da Nuova Oggettività, il ritorno della grande Tradizione, sempre avanguardia aurora, mixata, downloadata diciamo oggi, nell’era della Techno e del Web, con -sia ben chiaro- l’Istinto tecnologico del Futurismo… Perchè, questo DNA nuovo sociale, in Italia, portato alla luce del Sole, con inaudita anticipazione, da Marinetti, non è affatto chiaro nell’Italia del nostro tempo: certo antivirus ecologico va benissimo, ma il Sistema Operativo, va sì riformattato con la Tradizione, neppure spieghiamo, insufflata di volontà di bellezza e potenza, contro nichilismo psicoticopolitico o società liquida economicistica, non può non essere Futurista, come s’intende oggi la Parola, nell’arte ancora ma globalmente nel discorso della scienza umanistica (e persino postumana) contemporanea.Milano è la capitale reale italiana del Progresso potenzialmente 2.0: ma finché i politici resteranno Scimmie e non Scienziati, parafrasando Platone… perché oggi in Italia (e a Milano), oseremo dire in Europa, comandano le Scimmie, non il genio proletario o l’aristocrazia interiore o persino l’Homo pop al quadrato… il futuro, nell’euro default imminente, diventerà un medioevo industriale… si ritornerà davvero a Mediolanum…Ecocieli al posto dei terminali grattacieli per la Milano del futuro, macchine elettriche… autostrade di silicio profumato… uomini e donne figlie del web e della Conoscenza, non di qualsivoglia incesto paleopolitico o di classi dirigenti folli che anziché lanciare Milano su Marte vogliono le moschee sotto Piazza del Duomo o sopra San Siro…L’Expo 2015 non può essere inaugurato da Scimmie, fuggite, come in un tecnonoir, dalle pellicole di un pianeta alternativo..Ecco, risvegliato, il nuovo messaggio rivoluzionario di Marinetti nel suo La Grande Milano Tradizionale Futurista…. 2.0 e del Movimento Nuova Oggettività
Roby Guerra 

sabato 3 novembre 2012

Filippo Tommaso Marinetti contro l'antisemitismo *by A.Saccoccio

    
http://liberidallaforma.blogspot.it/2012/08/filippo-tommaso-marinetti-contro.html


Forse non tutti sono a conoscenza del fatto che Filippo Tommaso Marinetti e gran parte dei futuristi si opposero fermamente alle leggi razziali e alla condanna nazista dell'arte degenerata. Questa loro irriducibile posizione li rese oggetto di numerosi attacchi da parte dei fascisti più intransigenti. In particolare Telesio Interlandi, il teorico dell'antisemitismo in Italia, l'autore del Contra Judaeos, attaccò vigorosamente Marinetti dalle pagine del giornale Il Tevere, accusandolo di compiere "propaganda giudaica". Ricordiamo che in quegli anni Marinetti è già membro della Reale Accademia d'Italia, l'istituzione che ha il compito di sostenere culturalmente e ideologicamente il fascismo (e che avrebbe assorbito anche la pur tricentenaria Accademia dei Lincei), quindi le posizioni del fondatore del Futurismo sono particolarmente coraggiose e molto scomode. Queste notizie sono poco note ai più per un semplice motivo: la maggioranza della critica, soprattutto quella di orientamento marxista, ha provato ripetutamente a stravolgere l'ideologia futurista, mettendone in evidenza soltanto singoli aspetti. Eppure ci sono notizie di diffusione pubblica, come si può vedere dalle seguenti righe tratte nel dizionario biografico della Treccani, che è necessario portare all'attenzione di chi è interessato a tali questioni.
A sostegno della campagna antiebraica, il 5 agosto 1938, Interlandi prese a pubblicare il periodico La Difesa della razza, una rivista che intendeva sostenere il razzismo su basi rigorosamente scientifiche: infatti non mancavano fra i collaboratori esponenti di varie discipline scientifiche (biologi, antropologi, sociologi, ecc.). La rivista partì molto bene, con una tiratura iniziale di 140.000 copie, ma di lì a un paio d'anni la tiratura scese a 20-25.000. In coincidenza con la promulgazione delle leggi razziali, Interlandi dette alle stampe un opuscoletto, Contra Judaeos (Roma-Milano 1938), in cui era contenuto il distillato del suo antisemitismo.
Il libello ricevette, dalle colonne del Corriere della sera, un'entusiastica recensione di G. Piovene, mentre una reazione alle sconce argomentazioni dell'Interlandi venne - nel dicembre di quell'anno - con l'uscita di un numero della rivista Artecrazia, il cui direttore, M. Somenzi, si lanciava con forza contro l'antisemitismo e i suoi sostenitori, validamente appoggiato da F.T. Marinetti che in un altro articolo, apparso nello stesso numero della rivista, accentuava i toni della polemica, bollando la profonda corruzione e ipocrisia degli artefici della campagna contro gli ebrei.
Forse è il caso di farlo notare: in quel periodo il Corriere della sera si esaltava per l'antisemitismo di Interlandi, mentre Marinetti, i futuristi e il loro giornale Artecrazia difendevano gli ebrei. Li difendevano a tal punto che Mussolini ad un certo punto perse la pazienza e affermò: «Marinetti la pianti di credere che il regime voglia lo sterminio degli ebrei. Si tenga i suoi amici, i suoi discepoli ebrei. Nessuno li disturberà mai».

domenica 12 febbraio 2012

Gino Agnese: McLuhan futurista, Marinetti è il Messaggio


".....

Gino Agnese (*biografo di Marinetti e Boccioni)

McLuhan e il Futurismo

 
 


Io sono persuaso della derivazione futurista di Marshall McLuhan, l’ho documentata e però non sono il solo a sostenerla. Sono quello che l’ha sostenuta con un corredo più ampio di citazioni, di riferimenti e di argomenti; però devo dire che anche un mio amico compianto, che collaborò alla mia rivista "Mass media", e cioè il Professor Francesco Iengo dell’Università di Chieti in un suo libro accenna a questa derivazione futurista di McLuhan, e per altro vi ha accennato dopo però che me ne ero occupato io di questo argomento. Vi ha accennato anche un importante studioso d’arte tedesco [Ludwig Seyfart nel catalogo della mostra "Blast", allestita ad Hannover nel 1996].
Il fatto è questo: McLuhan, che non cita mai Marinetti nelle sue opere ma che senza dubbio lo conosceva - e dirò perché -, cita tuttavia Boccioni. Ora è abbastanza singolare che un autore possa citare una frase di Boccioni, che pure fu un teorico dell’arte, e non citi Marinetti. Ma queste sono illazioni, sono congetture. Invece ci sono dei dati oggettivi. Uno dei dati oggettivi è costituito dalla consonanza tra un’opera di Marinetti e un’opera di McLuhan, l’opera di McLuhan è "La sposa meccanica".
.......CONTINUA
http://www.emsf.rai.it/aforismi/aforismi.asp?d=338

mercoledì 18 gennaio 2012

ABC1909 DEF2012 AVANGUARDIA *video by Graziano Cecchini RossoTrevi

*NEW CLIP di Graziano Cecchini RossoTrevi, attualmente in mostra a Roma, RistoArte Margutta, con la prima nuova azione futurista del 2012, Per Graziano Ricevuta- Cecchini e la Ma-Donna, a cura di Francesca Barbi Marinetti, fino al 24 2 2012. La nuova fase creativa di Cecchini, dopo i celebri blitz futuristi dal boom mediatico e epocale de La Fontana Rossa e Piazza di Spagna (2007, 2008...) eccetera: il ritorno della Grande Pittura, new renaissance mixata con certa Street Art contemporanea.

Ora questo nuovo fondamentale clip programmatico per il movimento futurista. supermix video download tra Marinetti, registrazione storica inclusa, la voce neutrinica dal futuro del fondatore del futurismo , zoom su immagini cronostoriche della industrial revolution, tra Parigi, Londra, Milano, New York, e Roma nel 2007 e la storica ormai Fontana Rossa, la transarchittetura ante litteram del poeta maledetto-architetto della città futura-futurista  Sant'Elia (la metropoli  volante senza gravità e tecnosublime, mobile, viva e dinamica sognata dal futurismo- ben diversa dal metropolitismo poi storicamente accaduto...), il manifesto fondatore declamato dal genio di Carmelo Bene, fino alle netgeneration di Antonio Saccoccio e Netfuturismo. FTM Azione Futurista+Net.Futurism: un manfesto netfuturista zoomato, scannerizzato nel clip  in stile quasi Enterprise di Star Treck, un tuffo nel ciber/iperspazio, elogio della giovinezza, DNA darwiniano del futurismo.

Dal 1909, anno zero della rivoluzione futurista e di Marinetti, al 2109 (200 D.F, per dirla con Giorgio Di Genova), un clip neutrinico al gigabyte, verso il Bicentenario, captato nell'anno cronotemporale 2012 (5 D.F.R. dopo la Fontana Rossa!).

by R.G.

martedì 6 settembre 2011

Marinetti, Carmelo Bene e i Nuovi Futuristi

from Antonio Saccoccio- LIBERI DALLA FORMA mercoledì, febbraio 28, 2007

http://liberidallaforma.blogspot.com/2007/02/marinetti-contro-venezia-passatista.html

Marinetti: Contro Venezia passatista

Contro Venezia passatista
27 aprile 1910

 

Noi ripudiamo l'antica Venezia estenuata e sfatta da voluttà secolari, che noi pure amammo e possedemmo in un gran sogno nostalgico.
Ripudiamo la Venezia dei forestieri, mercato di antiquari falsificatori, calamita dello snobismo e dell'imbecillità universali, letto sfondato da carovane di amanti, semicupio ingemmato per cortigiane cosmopolite, cloaca massima del passatismo.
Noi vogliamo guarire e cicatrizzare questa città putrescente, piaga magnifica del passato. Noi vogliamo rianimare e nobilitare il popolo veneziano, decaduto dalla sua antica grandezza, morfinizzato da una vigliaccheria stomachevole ed avvilito dall'abitudine dei suoi piccoli commerci loschi.
Noi vogliamo preparare la nascita di una Venezia industriale e militare che possa dominare il mare Adriatico, gran lago italiano.
Affrettiamoci a colmare i piccoli canali puzzolenti con le macerie dei vecchi palazzi crollanti e lebbrosi.
Bruciamo le gondole, poltrone a dondolo per cretini, e innalziamo fino al cielo l'imponente geometria dei ponti metallici e degli opifici chiomati di fumo, per abolire le curve cascanti delle vecchie architetture.
Venga finalmente il regno della divina Luce Elettrica, a liberare Venezia dal suo venale chiaro di luna da camera ammobigliata.
L'8 luglio 1910, 800.000 foglietti contenenti questo manifesto furono lanciati dai poeti e dai pittori futuristi dall'alto della Torre dell'Orologio sulla folla che tornava dal Lido. Così cominciò la campagna che i futuristi sostengono da tre anni contro Venezia passatista.
Marinetti, Boccioni, Carrà, Russolo

sabato 5 marzo 2011

Pieluigi Casalino: Opere Futuriste Complete di Roberto Guerra-recensione

 Filippo Tommaso Marinetti | http://gritti.provincia.venezia.it/5E%20area%20di%20progetto/MARINETTIvi...

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LA NUOVA STAGIONE DEL FUTURISMO: LA CYBERCREATIVITA’ DI ROBERTO GUERRA.
Il futurismo rappresentò la prima significativa avanguardia culturale del XX secolo. Negli slanci ideali della corrente futuristica presero forma le esigenze di rinnovamento di vasti gruppi intellettuali, volti a stabilire un diverso rapporto tra arte, letteratura, musica da una parte, e ideologia, costume, realtà urbana e industriale, era della macchina dall’altra. Tale relazione doveva esprimersi nella piena adesione della creatività alla vita moderna, con il superamento dei vecchi schemi ideali e la riappropriazione della materia come sostanza del reale, nella visione di un tempo e di uno spazio autentici e in movimento. Di qui il mito della velocità, richiamo ancestrale dell’uomo e sogno di nuove e inesplorate dimensioni della conoscenza.
La sfida del dinamismo e dell’innovazione in un quadro di illimitata fiducia nel futuro che avanza e di apertura alle conquiste della scienza e della tecnica si tradusse in una coscienza estetica ed epocale della modernità. Il profondo senso simbolico non solo visivo, ma anche interiore, attraverso la rivisitazione dell’immagine del mondo e delle sue manifestazioni. L’utopia futuristica esaltò il lato più arcano della fantasia, nella prospettiva del domani, attraverso il risveglio dell’umanità e delle sue ansie di rinnovamento integrale: una scalata al cielo che, muovendo da una geopolitica rinnovata nei valori del futuro, si sarebbe affermata come scelta protagonista del destino. Uno scenario fantastico e impressionante, che, come un fiume in piena, infinito e inarrestabile, avrebbe portato alla grande civiltà futurista, libera dai demoni perversi dell’ignoranza.
A questo filone inesauribile e affascinante del lascito futurista si collega, finalmente, l’esperienza esplosiva e di straordinaria fecondità creativa d’arte e di pensiero di Roberto Guerra. Intellettuale torrenziale e versatile, Guerra raggiunge in Poesia, "Opere Futuriste Complete”, edizioni Nomade Psichico,www.nomadepsichico.it, il vertice della sua ricerca, evocando i miti neofuturisti in un’articolata e trasversale analisi dell’inconscio.
Un lavoro, quello di Guerra, con margini di ulteriore apprezzamento da parte del pubblico e della critica, che rappresenta il felice approdo di un’architettura dei labirinti dell’avventura della mente, concepita tra gli universi complessi e “cyber fantastici” di una personalità sensibile al divenire conflittuale della storia e delle suggestioni del pensiero. Neofuturista e trans-umanista di livello internazionale, percorre le vie non tradizionali dell’invenzione, rilanciandone il messaggio in un linguaggio poetico policromatico e pirotecnico.
Vate di un orizzonte in perenne rivoluzione, capace di resuscitare le emozioni stupefacenti del titanismo “macchini stico”di scrittori come Wells, Verne e degli italiani Crali, Mazzoni e Smenzi, l’autore ripropone l’effimero incontenibile messaggio del “di là da venire” degli arditi progetti di un Robida o di un Benco. Una tela del ragno di scoppiettanti versi che nell’audacia di circolari riflessioni ci offre un inedito immaginario delle meraviglie. Per Guerra il futuro non è mai atteso, ma è vissuto come ragion d’essere, viene fissato all’attuale, un attuale già anticipato nella danza cibernetica robotica dei suoi versi e delle sue intuizioni. In questo senso Guerra interpreta la nuova stagione del futurismo.
 
Casalino Pierluigi, 3.03.2011.
http://casalinopierluigi.bloog.it/la-nuova-stagione-del-futurismo-la-cybercreativita%E2%80%99-di-roberto-guerra.html
 
*Roby Guerra Opere Futuriste Complete (1983-2000), Edizioni Nomade Psichico, 2011.
 
http://www.nomadepsichico.it/libro.php?id=87 
 
http://guide.supereva.it/controcultura/interventi/2011/02/poesia.-opere-futuriste-complete-1983-2000