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domenica 19 gennaio 2014

Pierlugi Casalino, intervista sul nuovo libro: ...Islam, Donne e Modernità

Pierluigi Casalino (La Carmelina edizioni) “Dopo la primavera araba: Islam, donne e modernità” , prefazione di Roby Guerra, nota di Alessia Mocci


Islam e modernità, davvero possibile o una speranza?
L’Islam è una religione terribilmente concisa ed è stata questa sua essenzialità e assoluta semplicità (salvo le fiammate del misticismo sufi, che recepì anche le suggestioni di altre spiritualità incontrate via via sul cammino della fede musulmana fin dalle sue origini) a non favorire una più equilibrata evoluzione culturale. E tutto ciò nonostante le straordinaria stagione della filosofia dell’Islam classico che divenne modello di crescita intellettuale per l’Europa cristiana e che resta modello insuperato di razionalità, grazie alla sua capacità di rileggere e di ritrasmettere il messaggio della speculazione ellenica ad un Occidente che sembrava averla dimenticata. All’eclissi della classicità islamica, dovuta soprattutto al venir meno dello “spirito politico” degli arabi, come sottolineò Ibn Khaldùn, contribuì anche l’appesantirsi della vivacità  originaria della civiltà islamica, con il prevalere di correnti teocratiche sulla pratica secolare, con l’emergere di divisioni dottrinali spesso di natura etnica tra arabi e non arabi, con il manifestarsi, infine, di una difficoltà divenuta endemica di cogliere i segni della modernità unitamente all’incapacità di passare da una cultura ad un’altra. Se da un lato, peraltro, la semplicità ha consentito la sua diffusione nel tempo e nello spazio, l’Islam, perduto il suo slancio razionalistico dei suoi grandi maestri del pensiero (soprattutto Ibn Rushd, l’Averroè dei latini, che tanto influenzò Dante e in misura rilevante l’Europa moderna), sprofondandolo in una unilateralità dogmatica del pensiero monoteistico: elemento quest’ultimo che ha impedito spesso una lettura critica e storica del Corano, relegando all’indifferenza il mondo esterno e rendendo sterile la ricerca. Una cesura, dunque, tra oriente e modernità, come hanno al contrario evitato altri popoli come i cinesi e i giapponesi. Anche la filosofia sofistica e razionalistica e la scienza storica sono state così trascinate nell’eresia, anche sotto il progredire delle diverse ragioni di stato dei potentati musulmani nel tempo. Non mancarono  tuttavia gli esempi della Spagna islamica, culla di civiltà e di dialogo, e in un certo senso di alcune fasi della stagione ottomana, in cui ci furono grandi occasioni di pluralismo e di felice convivenza tra fedi e di apertura intellettuale insospettata. Anche durante la prima grandiosa rinascita araba sotto l’impulso che la stessa occupazione coloniale aveva suscitato con il diffondersi delle idee di libertà, di democrazia, di nazionalità e di modernità, il processo non fu così limpido: il panarabismo – e furono gli arabi cristiani a stimolarlo -, del resto si mosse tra le difficoltà provocate dalla nuova mappa del Medio Oriente uscita dalla prima guerra mondiale. Le stesse élites post-coloniali non affrontarono a pieno il discorso della laicità e della modernità e su tale fallimento si rovesciò la reislamizzazione dell’Islam, frutto della guerra fredda e del fallimento delle politiche sociali. La globalizzazione e la rivoluzione tecnologica degli ultimi decenni del XX secolo e dei primi anni del XXI hanno tuttavia accelerato il processo di trasformazione delle società islamiche che, prendendo sempre più atto della necessità di uscire dal sottosviluppo e dall’emarginazione, si stanno cominciando ad interrogare sul loro destino e sull’improbabile ritorno ad un passato califfale come certe correnti integraliste hanno predicato con gli inevitabili riflessi negativi di questi ultimi decenni. La questione della modernità è sempre più affrontata con coraggio da intellettuali e gente comune, di fronte alla deriva di quella ragione che proprio la filosofia araba aveva indicato come via di progresso.
Ecco perché, nonostante le apparenti contraddizioni, spesso frutto di non meditate rappresentazioni dei media, il cammino dell’Islam verso la modernità è avviato e sono già al lavoro a questo scopo le avanguardie dei movimenti laici come può constatare chi ha modo di recarsi in alcuni di quei paesi, dove la sindrome ultraortodossa viene ormai apertamente esorcizzata.


D- Le donne avanguardia della futura e non effimera primavera araba vincente?
Si, lo abbiamo visto soprattutto in Tunisia nelle calde manifestazioni contro l’oscurantismo delle fazioni integraliste, già di per sé fuori della tradizione laica tunisina: le donne non sono altro che la punta avanzata del cambiamento epocale non solo nel Paese nordafricano, come ho potuto constatare da conversazioni, da sensazioni e da segnali un pò dovunque in terra araba, nonostante le apparenti indicazioni contrarie. Il movimento delle donne, la spinta all’emancipazione femminile in ogni forma, anche quella che definirei “velata”, costituisce una novità ormai dirompente. Quando Fatima Mernissi, sociologa marocchina, definiva, già qualche anno fa, questa la fase della riscoperta dell’anima femminile dell’Islam, ancora l’ondata delle primavere arabe non era in atto. Oggi se di rivoluzione vera si parla è perché le donne in tutto l’ecumene islamico non guardano solo alla fede che portano dentro, ma alla necessità di non dover più essere cittadine di serie b, in qualsiasi condizione o forma. La percezione che si ha in questi giorni è di essere alla vigilia di un nuova era: non sono i ripiegamenti nei costumi della tradizione che devono impressionarci (simboli di un’appartenenza – in Occidente- , che spesso in patria non è così convinta), ma le sensazioni che si colgono a pelle in seno all’universo femminile arbo-islamico. Certi stereotipi vanno sfatati, anche se la dimensione generale resta double face. Il cammino dei diritti civili, di quelli, in particolare, delle donne sarà la prova del nove della società islamica del domani, anche dove la ragion di stato mostra immagini aspirazioni represse. In tal senso il contributo delle donne alle rivoluzioni arabe, quelle autentiche, farà sì che tali mutamenti siano davvero senza ritorno e quindi destinati a creare ulteriori spazi di libertà…..


D-  La donna Oriana Fallaci,  soltanto un pregiudizio anti-islamico, pure scrisse anche un romanzo più complesso, Inshiallah…?
Esistono delle componenti nel pensiero collettivo dell’Islam che spesso riconducono a quel senso di inferiorità che quel mondo vive e soffre, ma anche a quella concezione di supremazia di origine che chi possiede una fede diversa dall’Islam debba essere una specie protetta, tollerata, ma non mai di piena cittadinanza, se poi pur la pratica ha dimostrato il contrario nella condivisione delle celebrazioni delle feste tra religioni diverse (vedi il mio “I Santi dell’Islam”, Asino Rosso). E’ tema scottante questo se si osservano i rigurgiti di islamismo, non di rado obbedienti a logiche politiche di stampo wahhabita per ragioni di acquisizione di fette di mercato….La donna Oriana Fallaci e soprattutto l’intellettuale teme questa ipoteca promossa da centrali politico religiose che muovono alla riconquista del perduto califfato, operazione che un amico musulmano ha amaramente definito di tarlo che rode le fondamenta della civiltà, anche quella musulmana. La patologia del confessionalismo è piaga antica, ma talvolta ritorna nella tempesta irrazionale della crisi della coscienza moderna. E anche un simile aspetto viene colto dalla Fallaci e credo che la sua ostilità non fosse preconcetta, e che anche la sua animosità sia da capire di fronte a certe sfide oltranziste su cui non possiamo tacere (ricordiamo l’intolleranza fanatica che ha conquistato le prime pagine dei giornali anche di casa nostra). La lettura politica della religione è comunque difetto generalizzato. Anche il marxismo aveva a sua volta tentato un esperimento simile. C’è un aspetto da non sottovalutare sulla stridente contraddizione tra ciò che appare da questa parte del mondo: anche nell’Islam la donna, e lo dicevo prima, è fattore di cambiamento di grande portata e basti pensare al dibattito sulle donne in carriera in Paesi come la Tunisia, il Marocco e la Turchia, dove uno strano islamismo di ritorno rischia di provocare reazioni contrarie imprevedibili. La separazione tra stato e religione è diventato argomento di attualità in Egitto, in Marocco e persino in Pakistan e in Afghanistan: in quest’ultimo paese le rivendicazioni tribali si sovrappongono ad ogni spinta riformista da quando gli inglesi contesero ai russi l’influenza su questo Paese e resta, nonostante tutto, il caput mortum che ostacola la liberazione della donna. Qualcuno ricorderà l’atmosfera libertaria che si respirava in Afghanistan negli anni Sessanta e Settanta, prima dell’invasione sovietica, e di quanti uomini e di quante donne dell’Occidente trovavano speciale motivo di ispirazione a Kabul e di quanta poca differenza si coglieva tra le giovani donne afgane e quelle europee o americane. Un discorso quest’ultimo che sarebbe piaciuto alla Fallaci donna e alla Fallaci intellettuale, che, mi pare, nutrisse stima e ammirazione per la causa nazionale araba….Oggi Oriana Fallaci, puntuale nelle sue analisi, avrebbe fatto un reportage sull’inattesa frontiera della questione femminile nell’Arabismo contemporaneo e nell’Islam aconfessionale che si sta preparano se pur in punta di piedi e aldilà delle ancora soverchianti ragioni di bottega politica: anche il fondamentalismo è un prodotto da laboratorio e spesso anche noi ne siamo stati complici vuoi per realpolitik vuoi per superficialità, vuoi per disinformazione….e non vorrei dilungarmi troppo…


D-  L’Occidente oggi debole.. fa poco per favorire concretamente… il futuro nei paesi arabo-islamici?
La guerra siriana, e l’ho scritto anche su qualche mio blog, rappresenta l’ultimo capitolo di un libro cominciato a scrivere con la prima guerra mondiale e poi ancora con la Conferenza di Sanremo e le successive scansioni diplomatiche: la mappa del Medio Oriente e i suoi continui aggiustamenti etnici e nazionali è funzionale al futuro delle relazioni tra l’Occidente e l’ Islam, ovvero gli Islam. La logica di potenza e gli interessi economici finiscono per fare un clamoroso autogol all’Occidente, dopo una serie di errori dovuti in parte al periodo della guerra fredda e poi via via a calcoli di bottega rivelatisi sbagliati nella forma e nella sostanza. Il caso iraniano dimostra come sia difficile e complesso parlare dei possibili rapporti di domani tra l’Occidente e il mosaico variegato dell’universo musulmano. La nuova carta geografica della regione mediorientale e le incognite libiche aprono scenari ancora più inquietanti, con il rischio di far deragliare i processi di modernizzazione e di innescare al contrario pericolose inversioni di tendenza in società che la globalizzazione con le sue luci e le sue ombre sta profondamente segnando. Vorrei ricordare nuovamente il caso giapponese, ma anche quello delle rivoluzioni nazionali e laiche di Turchia e Cina del primo Novecento: si potrebbe ripetere nell’Arabismo delle nuove rivoluzioni grazie alla determinante esplosione del fattore tecnologico e non sarebbe cosa nuova. Quando l’Europa stagnava nel Medioevo, gli Arabi erano dotati di conoscenze tecniche e scientifiche incredibili: non fu più così dopo quando il testimone passò all’Occidente e la decadenza politica di cui parlava il già citato Ibn Khaldùn portò anche al venir meno della linfa del rinnovamento scientifico. Mentre secolarizzazione e conquiste del sapere procedevano di pari passo da noi, presso gli Arabi si assistette ad un regresso spaventoso. La stagione del futurismo arabo iniziata nell’era coloniale non riuscì a pieno ad affermarsi, sotto il peso di un appiattimento storico in larga misura causato dall’atteggiamento delle grandi potenze: corruzione, sottosviluppo, islamismo politico di comodo, mancate riforme e permanere delle differenze sociali hanno fatto il resto. Anche per tale motivo l’Occidente non appare più così importante per stimolare il cambiamento: solo l’irrompere di internet è diventato occasione rivoluzionaria che va oltre le diverse caratterizzazioni locali. Infine una considerazione: se l’immigrazione costituisce un ripiegarsi nel senso di appartenenza, dall’altro si trasforma in veicolo di trasmissione delle idee; spesso salta all’occhio anche un’altra contraddizione: il conservare all’estero i costumi dei paesi d’origine non è simmetrico al processo di spoliazione in atto di tali abiti non solo mentali nella madre patria… ritorneremo su tale argomento….non facilmente comprensibile…


INFO
www.edizionilacarmelina.it
http://puiuiliigigyufgy.blogspot.it/

lunedì 9 dicembre 2013

Leonardo Clerici e la rivoluzione futurista (2010)

Il nipote di Marinetti:«Le celebrazioni futuriste in Italia hanno tradito lo spirito del movimento»

Futurismi al confine orientale. Avanguardie di regime
Trieste (TS) - «Le celebrazioni di questi mesi, in Italia, per il centenario futurista, hanno "tradito" lo spirito, le ragioni, la poetica del movimento: mi riferisco essenzialmente alle mostre, e alla scelta di identificare il futurismo con i quadri e con la pittura. Perché il futurismo non fu un movimento di quadri o di gallerie: fu un movimento simbolico-rivoluzionario, permeato di spiritualità e rivolto innanzitutto al linguaggio e all'uso del verbo. Mio nonno, Filippo Tommaso Marinetti, nacque in Egitto: e il futurismo si ispirò infatti alla calligrafia islamica come atto sintetico e da queste radici prefigurò nuove espressioni "di sintesi" e velocità, nel linguaggio, nella comunicazione, nella forza di un messaggio diretto capace di superare il linguaggio della letteratura …». Lo ha affermato, a Trieste, il nipote di Filippo Tommaso Marinetti, conte Leonardo Alaeddin Clerici, nato dalla seconda figlia del fondatore del movimento futurista, a sua volta impegnato, attraverso la Fondazione Skriptura attiva fra Bruxelles e Istanbul, nella ricerca e nello studio su allo studio "di testi classici, greci, latini e profetici".

Leonardo Clerici a Trieste ha visitato le esposizioni futuriste attualmente allestite al Museo Revoltella, in omaggio all'artista Giorgio Carmelich per iniziativa del Comune, e nella sede del Museo di Cultura Istriano Fiumano Dalmata, "Futurismi al confine orientale. Avanguardie di regime", promossa dall'Irci con la Famiglia di Grisignana. Proprio su quest'ultima mostra, curata dal direttore Irci Piero Delbello, Clerici si è soffermato con espressioni di grande apprezzamento: «Un'esposizione dedicata alla grafica, quindi a una forma di comunicazione che bene esprime il senso e le ragioni della poetica futurista. E' la forma in cui la comunicazione politica, trasversalmente, ha potuto trovare espressione nella prima metà del secolo scorso, superando il classicismo decadente della comunicazione di fine Ottocento. Per questo sarei lieto di presentare a Bruxelles, in occasione dei miei imminenti progetti culturali ed espositivi, alcune opere e sezioni della mostra di grafica futurista allestita a Trieste».

La mostra "Futurismi al confine orientale. Avanguardie di regime", visitabile fino al 21 febbraio negli spazi del Museo della Civiltà istriana, fiumana e dalmata, ospita diverse personalità artistiche di "avanguardia" che si sono espresse in chiave grafica, come il pittore futurista Tullio Crali, gli scultori Ugo Carà e Marcello Mascherini, l'archite
Gigi Vidris - copertina Emporiumtto Bruno Angheben, il fotografo Ferruccio Demanins, i grafici Urbano Corva ed Edoardo Ricci, e l'eclettico Guido Marussig: oltre 300 opere di un centinaio di artisti che hanno profondamente segnato l'evoluzione grafica e artistica dei primi decenni dello scorso secolo. 

sabato 1 ottobre 2011

Libro Manifesto Nuova Oggettività C II biografie Autori (3) Cecchini-Clerici-Consolato-Conte-Conventi-


Graziano Cecchini - ROSSOTREVI



Nato a Roma il 22 ottobre 1953. Nel 2007 tinge di rosso la Fontana di Trevi, dando il via ad una serie di performance artistiche di denuncia che hanno fatto il giro del mondo. A Fontana di Trevi segue Trinità de’ Monti, “dal RossoTrevi alla Quadricromia”, nella quale fa rotolare dalla scalinata di Piazza di Spagna 500.000 palline colorate, unendo i principali manifesti del Futurismo. Diventa testimonial della Fondazione De Chirico, per la quale realizza due opere che nel 2010, insieme alle opere del maestro Giorgio De Chirico, sono state esposte in una mostra itinerante a Miami, New York e Los Angeles. Nell’agosto del 2008 fa un reportage fotografico di denuncia nella giungla birmana, seguendo l’esercito di liberazione Karen. Sempre nel 2008 viene chiamato da Vittorio Sgarbi a Salemi insieme ad Oliviero Toscani, quale Assessore al Nulla. A Salemi gira un cortometraggio su “Poggioreale, il paese che non c’è” e organizza diverse mostre del reportage sui Karen e edita a riguardo un libro di foto-giornalismo “Kaw too lei”. Nell’ottobre del 2010 a Firenze, crea, in occasione del Festival della Creatività, The Rock, un portale di 400 tonnellate di marmo, mobilitando le principali cave delle Apuane. Collabora con diverse aziende marmifere, la Provincia e la Confindustria di Massa e Carrara. Attualmente impegnato nel restyling di una fabbrica a Pisa, dove attualmente vive e lavora alla sua produzione artistica, quadri e sculture. 


La performance di Fontana di Trevi è stata pubblicata sul catalogo Taschen, “Uncommissioned Public Art” del 2010, attualmente nelle maggiori librerie. Le sue performance sono state trattate dalle maggiori testate internazionali, sia televisive che cartacee (Corriere della Sera, Repubblica, Le Figaro, Le Monde, New York Times, Los Angeles Post, Rai1, Rai2, Rai3, Canale5, BBC….). Al momento alcune sue opere possono essere viste su una delle sue pagine digitali, Facebook.


Leonardo Alaeddin Clerici


....gnostico, filosofo e poeta islamico, nasce a Roma nel 1955. Vive tra Brussels e Istanboul. Erede del poeta F.T. Marinetti (Alessandria d’Egitto 1876 - Bellagio 1944), del banchiere massone & filantropo Cesare Goldmann (Trieste 1858-Roma 1937), del patriota liberale Alberto Cappa (Roma 1903-Don 1943) morto sui campi di battaglia in Russia, discendente da antica famiglia lombarda e milanese (Castilione Olona & Lomathio). Dirige nel 1976 la rivista di poetica “ANCORA” e partecipa a mostre internazionali surrealiste. Nel 1983 fonda l’Istituto di Skriptura(www.skriptura.be) rieditando capolavori del pensiero neoplatonico italico ed europeo ispirati al famoso Dictionaire di Bayle(1697-1702). Partecipa a conferenze internazionali sul mondo islamico nella giovane Repubblica Islamica d’Iran, Turchia, Tunisia, Marocco, Irak etc., come professore invitato ed editore di testi di metafisica e gnosi islamica sciita e sufi. Dirige esposizioni internazionali a Roma, Washington, Paris, Brussels sul tema della gnosi e dell’avanguardia con riferimento al rapporto tecnologia e metafisica islamica. Nel 1998 trasferisce la fondazioneIstituto di Skriptura a Brussels con una galleria ARTS & GARDEN GALLERY, per promuovere la spiritualità asiatica e islamica in Europa e nella politica mediterranea. Consulente EU Commission asia dept, OCDE di Paris (pannello arabo 2001), UNESCO, visiting professor di università internazionali. Premio cultura presidenza del Consiglio 1984. Membro di società e accademie internazionali di studi islamici e filosofici (CNRS Paris, London, Cambridge). Collabora a riviste di studi internazionali e strategici.
Mostre principali: Smithsonian Institution, USA 1986; Chemin de Fer, istallazione, Fondation Cartier Paris 1991 (catalogo); La Musa metallicadi F.T. Marinetti, Museo del Genio, Roma 1991 (catalogo); L’Oracle de l’avant-garde, Brussels 1994 (catalogo); Le kalame de l’ame2010 (catalogo); Harada2009 (catalogo); Water Symposium2010 (catalogo); Esposizionedi 4 opere alla Biennale di Arte Africana a Malindi, Kenya (catalogo).

Libri:(vedi opera completa in www.skriptura.be). Atticolloquio internazionale poesia iranica e islamica su Hafiz & Saadi, UNESCO, 1995 Brussels ; H. Michaux, Sitot lus, Paris 1999; Narcisse au Monument,correspondance Valery-Fontainas, Paris 2001; PHILOSTRATE, poema islamico, con tavole di P. Cotani, 2005 Brussels; STYX,avantgarde gnostique & islamique, Brussels & Qumm 2008;Liberté islamique, essay de théologie politique, Brussels & Qumm 2008, La comète Bayle, le dictionaire avérroiste, Brussels & Qumm 2008.

Sandro Consolato


è nato a Bagnara Calabra (RC) nel 1959. Laureatosi con lode in Filosofia a Messina, qui risiede dal 1996 insegnando Materie Letterarie e Latino nei Licei statali. Dal 1992 al 2009 ha fatto parte della dirigenza del Movimento Tradizionale Romano(MTR) fondato da Salvatore Ruta e Renato del Ponte e, come studioso di esoterismo, religioni ed antichità, cura dal 2001 la rivista trimestrale di studi tradizionali e storici romano-italici “La Cittadella”, edita da I Libri del Graal; ha inoltre collaborato alle riviste “Arthos”, “Politica Romana”, “Letteratura-Tradizione”, “Margini”, nonché ai volumi di Autori Vari Il gentil seme. L’idea di Europa: radici e innesti(Ar, Padova 2004), Evola no-global?, a cura di P. Carini (Libreria Ar, Salerno 2004), Esoterismo e Fascismo, a cura di G. de Turris(Mediterranee, Roma 2006); suoi articoli a carattere storico e politico sono poi apparsi di recente sui quotidiani “Il Foglio” ed il “Secolo d’Italia”. 


E’ autore del saggio Julius Evola e il buddhismo(SeaR, Borzano, RE, 1995), del romanzo erotico Kâma-loka(pubblicato con lo pseudonimo Mauro Meriggi per Le librette di Controra, Salerno 2005) e di tre raccolte di versi: le giovanili e anarchicheUn mare così poco maree Bloc-notes(Galzerano, Casalvelino Scalo, SA, 1979 e 1981) e quella della maturità Nominibus lusi(Book, Castelmaggiore, BO, 1996). Nel 2011 è prevista l’uscita di un suo ampio saggio sul Risorgimento: Dell’elmo di Scipio. Risorgimento, storia d’Italia e memoria di Roma (Il Settimo Sigillo, Roma).


Vitaldo Conte
Vive a Roma e a Catania dove insegna Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti.
Critico e curatore d’arte, scrittore e artista-performer. Ha partecipato a centinaia di
eventi e convegni in Italia e all’estero. Tra le numerose pubblicazioni teorico-critiche:
Nuovi Segnali (Antologia sulle poetiche verbo-visuali italiane negli anni ‘70-’80), Maggioli Ed., Rimini 1984; Dispersione, Ed. Pendragon, Bologna 2000; Anomalie e Malie come Arte, Il Raggio Verde Ed., Lecce 2006; SottoMissione d’Amore, Il Raggio Verde Ed., Lecce 2007; Storie di Danger Art, Gepas, Avola 2008; ecc.
Tra le mostre pubbliche curate: Malìe plastiche, Museo Civico, Foggia; Castello Carlo V, Lecce; 2002 – XIV Quadriennale / Anteprima, Palazzo Reale, Napoli 2003-04 – Julius Evola, Castello Aragonese, Reggio Calabria 2005-06 – Mistiche bianche, Castello Aragonese, Reggio Calabria 2006 – DonnaArte, Centro Fieristico, Trepuzzi 2007 – Body Writer, Le Ciminiere, Catania 2009 – Rosa Lussuria / Ultime riviste futuriste) e Eros Parola d’Arte (Julius Evola / Carte-desiderio), Biblioteca Prov.le “N. Bernardini”, Lecce 2010
Gaia Conventi
è ferrarese, scrive gialli e noir. Con Stefano Borghi ha pubblicato Sulfureo, racconti in giallo e nero, Chiaro di Lama, I deliziosi delitti di LittleTown (Ed. Edigiò) e Enigma pagano (Ed. Carta e Penna). Si è aggiudicata il segnalibro d’oro a Esperienze in Giallo 2008 con Una scomoda indagine e un cane fetente (Ed. Caravaggio). Nel 2009 ha vinto il Gran Giallo Città di Cattolica col racconto La morte scivola sotto la pelle (Giallo Mondadori 2993). I suoi racconti appaiono in diverse antologie: Lama e Trama 2010, Orme Gialle 2010, Auroralia, Timing semiserio per un matrimonio quasi perfetto!, Melissa, il fantasma dell’A4, citando le più recenti. 


Nel 2010 ha fatto parte degli artisti ferraresi selezionati per la manifestazione nazionale Gemine Muse ed è stata di nuovo finalista al MystFest di Cattolica. Online si occupa di satira letteraria su www.gumwriters.it ed è tra gli autori di La poesia e lo spirito.