In una concentrazione estrema di follia, di ribellione e di sogno, Arthur Rimbaud ci parla di quello "sregolamento di tutti i sensi" attraverso il quale si arriva all'ignoto. In altre parole l'autore francese definisce il poeta e quindi se stesso "ladro di fuoco" e afferma risoluto di lavorare per "rendersi veggente". Del resto poche pagine di Rimbaud valgono ben più di tutto uno scaffale di Proust, Joyce, Eliot e Pound. C'è chi legge Rimbaud come un rivoluzionario, di un nihilista nemico di ogni regola e convenzione, di un cristiano sospeso tra l'abisso del peccato e la redenzione. Il grande poeta arabo Adonis lo legge come un mistico, sottolineandone le affinità con l'Oriente. Ma il mistero dell'uomo Rimnaud resta intatto. La pratica estrema della poesia, giunta al punto di maggior incandescenza, provoca il proprio annullamento: Rimbaud è in fuga continua soprattutto da se stesso. A partire dal 1874 Rimbaud inizia a viaggiare i...