https://www.today.it/opinioni/totti-ritorno-giocare-editoriale.html In psicologia la fine di una carriera sportiva, soprattutto quelle d’élite, è definita come un lutto: «… inteso come cambiamento della propria condizione esistenziale che necessita di un riassetto nel quotidiano e del significato che la persona attribuisce alla sua esistenza. Tale sentimento di perdita può riferirsi alla fine di un’esperienza alla quale si è stati legati per molti anni (es. la conclusione di una carriera lavorativa, sportiva, professionale) e al crollo dell’immagine che si aveva di sé stessi (es. “io” come campione sportivo)», si legge sul sito degli psicologi dello sport. Incapaci, molti, per fortuna non tutti, di non saper gestire quel passaggio, un po’ come la pensione per i comuni mortali. Transitando dalle continue scariche di adrenalina all’anedonia, ovvero l’incapacità, totale o parziale, di provare soddisfazione, appagamento e piacere per le consuete attività piacevoli...