IL GIORNALE Marcello Veneziani - Gio, 26/06/2014 Giorgio Almirante era un pifferaio magico. Incantava con la sua voce suadente e penetrava col suo sguardo di perla, toccava con delicata maestria le corde dell'uditorio. Lo infiammava col fascino del proibito, l'epopea dei vinti e il carisma della nostalgia. Tradusse il fascismo in fascinazione allusiva. Per i missini fu l'officiante della destra sociale e nazionale, tra il mito e la storia. Non aveva cultura politica e ideologica, ma letteraria. Non Gentile o Evola, ma Dante e d'Annunzio. Amava l'italiano, come lingua e come popolo. Non primeggiava in strategia politica e progetti lungimiranti, non aveva attitudine di governo, ma aveva nel sangue la politica come teatro, persuasione e liturgia della parola. Non aveva la schietta umanità di Romualdi né la lucidità politica di Michelini o de Marzio, ma riusciva più di tutti a fars...