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sabato 3 maggio 2025

TUTTO VERO, Ma?

 https://www.ilgiornale.it/news/politica/vite-alberi-e-canti-ebraici-se-lodio-accettato-2473720.html#google_vignette

Vite, alberi e canti ebraici: se l'odio è accettato

I palestinesi, non solo Hamas, vogliono distruggere Israele, non è diritto all'informazione quello che ignora la verità, è un gorgoglio antisemita che cancella l' ambizione ad essere parte della storia dei diritti umani...

Articolo perfetto su Il Giornale, anche i Palestinesi...ecc.   Ma forse perfetto, in certo senso persino banale, ormai risaputo...dall'effetto forse contrario....la banalita' del verosimile..



domenica 13 aprile 2025

CERNO Islam pesantissimo insostenibile

 https://www.iltempo.it/opinioni-e-commenti/2025/04/13/news/tommaso-cerno-insostenibile-pesantezza-islamismo-sinistra-voti-critiche-42245338/

  Sta avvenendo qualcosa di inedito, subdolo e pericoloso: la democrazia liberale ha confuso il diritto con l’anarchia culturale e di fatto sta integrando se stessa a un modello retrogrado che nei fatti mette in atto tutto ciò che noi nei nostri grandi codici vietiamo. Ma nel nome del diverso lo accettiamo e condanniamo chi lo critica. Perché a sinistra sentono odore di voti.



lunedì 24 marzo 2025

FERRARA VERSO L'ISLAM? SuperCorteo per la Palestina (e Hamas!)

 https://www.estense.com/2025/1125203/in-piazza-per-la-palestina-critiche-anche-a-sindacati-e-opposizione/

Corteo Letale, non il primo..., per la Palestina e quindi Hamas a Ferrara, nei fatti e nei fatti e nei Futuri,  a rischio, come gia'in Italia e Europa, verso l'Islam- degrado psicosociale foraggiato naturalmente dai troppi Rossi ancora di Ferrara pro Islam! Che dire nonostante certo cambio positivo con la Lega e Fratelli d'Italia del Sen. Balboni, Ferrara è quasi in caduta libera. E complice come sempre la stampa, in particolare Estense com, stoltamente sempre per la Palestina...

https://www.blogger.com/blog/post/edit/2397469842572953847/2088893422393746844



domenica 25 giugno 2017

The Guardian: Italy and terrorism

segnalato da L.B.


fonte The Guardian


https://www.theguardian.com/world/2017/jun/23/why-has-italy-been-spared-mass-terror-attacks-in-recent-years

sabato 19 novembre 2016

BRUNETTO LATINI OLTRE BRUNETTO LATINI. LA QUESTIONE DI DANTE E L'ISLAM

Casalino Pierluigi


Il Tesoretto di Brunetto Latini non è certamente quel poco conosciuto "capolavoro" della letteratura allegorica, ma è un modo straordinario per avvicinarsi alla poesia dei primi secoli. Si tratta di un poemetto sui generis e anche le sue spiegazioni ed interpretazioni non si prestano ad ipotesi troppo fantasiose, come analogamente avviene sul perché il suo grande discepolo, Dante Alighieri, lo pone tra i sodomiti e ancor di più sul perché si sia reso colpevole di peccato contro la lingua materna. Forse, però, un altro è il merito di Brunetto Latini, a conti fatti, aldilà delle dissertazioni letterarie. Un ben diverso merito storico di alto profilo è quello di questo esule o ambasciatore di Firenze alla corte di Alfonso il Savio: l'aver fatto da tramite tra la cultura iberica e specialmente quella islamico-iberica e quella dell'Occidente latino su un punto oggi al centro del dibattito su Dante e l'Islam. E proprio da Brunetto Latini Dante e il mondo europeo medioevale ebbe notizia del Liber Scalae, testo esoterico-escatologico della tradizione islamica concernente il viaggio notturno del profeta Maometto e la sua ascensione al cielo. Testo dalla grande suggestione che anche la dantistica ufficiale - italiana e straniera-, dopo la rivoluzionaria tesi di Asìn Palacios nel 1919, sta abbracciando. Da Enrico Cerulli a Maria Corti e infine a Luciano Gargan, infatti, Dante in qualche modo conobbe l'opera o quella narrazione e ne fu quasi sicuramente influenzato nella costruzione dell'Inferno e dell'intera Commedia, dove si distingue l'intuizione di Ibn Rushd (l'Averroè dei Latini e ammirato da Dante) sul vedere Dio da vivo nel Paradiso. Un dibattito destinato ancora ad aprire vie inesplorate sul complesso dei rapporti tra Oriente ed Occidente nel Medioevo.

19.11.2016


lunedì 18 agosto 2014

Islam 2014, 3

Identifié à la production d'hydrocarbures, la région MENA aurait pu asseoir sa puissance sur la possession de ressources stratégiques. D'autant plus que la plupart des réserves, estimées à 820.400 milliards de barils, se situent dans la région, ce qui devrait lui conférer un rang assez spécial dans les raports de force mondiaux. 'A lui seul, le Moyen-Orient  assure 36% de la production mondiale de pétrole et 18% de celle du gaz naturel et fourni plus de 45& du pétrole commercialisé. Un pétrole produit à un prix compétitif puisque trè facilement extractible. Toutefois, toutes des économiques de la région présentent une triple caractéristique: elles demeurent rentières et se diversifient peu, elles sont globalement à l'écart du phénomène d'èmergence des pays en dévelopment et elles enregistrent un déficit d'intégration à l'économie régionale et mondiale Les pay de la région, y compris ceux de l'Afrique du Nord, ne réalisent que le 1% des échanges intra région et 5% des échanges mondiaux, pétrole compris, accusant ainsi un retard étonnant sur l'Amérique latine et l'Asie. L'économie pétrolière et gazière constitue le principal facteur d'insertion mondiale de la région. Une mondialisation qui multiplié les resources de rente: le tourisme, le transfert des émigrés, les voies de passages etc. Une économie de rente qui, loin d'e^tre un gage de développement, est à la fois facteur de puissance et de dépendance. Les économies de la région Mena restent dans l'ensemble marginalisées, periphériques et peu competitives. - 3
Casalino Pierluigi, 18.08.2014 

domenica 10 agosto 2014

Corsera: esiste un Islam democratico e non terrorista?


http://www.corriere.it/esteri/14_agosto_10/iraq-altri-4-attacchi-americani-curdi-salvano-5000-fuga-3aeb6eb4-2074-11e4-b059-d16041d23e13.shtml

Strage in Iraq, uccisi 500 yazidi «Donne e bambini sepolti vivi»

Quarto round di attacchi con droni e jet da parte dell'esercito Usa. I Peshmerga
hanno aperto una via sulle montagne. Il ministro degli esteri francese a Bagdad

di Redazione Online


La mappa della guerra in Iraq (Clicca l'immagine)  La mappa della guerra in Iraq (Clicca l'immagine)


Hanno trovato un varco tra le montagne del Sinjar almeno 20.000 delle 40.000 persone della minoranza degli Yazidi intrappolate da giorni sui monti. Già sabato i combattenti curdi, grazie all'aiuto americano, avevano aperto un primo corridoio come via di fuga, un passaggio che si è allargato ed è riuscito a salvare la metà dei profughi. Ma 500 persone, soprattutto donne e bambini, sono morte sotto gli attacchi dei miliziani dello Stato Islamico, trovati in una gigantesca fossa comune. Alcuni di loro, racconta il ministro dei diritti umani iracheno Mohammed Shia al-Sudani, sono stati sepolti vivi, anche donne e bambini. Altre 300 donne sono state rapite e ridotte in schiavitù dai miliziani dell'Isis. Secondo il portavoce dell'Unicef in Iraq, Karim Elkorany, almeno 56 bambini sono morti disidratati dopo una settimana senza acqua e poco cibo. Secondo alcune fonti, 300 famiglie dei villaggi di Koja, Hatimiya e Qaboshi, circa 4.000 persone, sarebbero state circondate da miliziani, che minacciano di ucciderle se non si convertono all'Islam.
Grazie al terreno preparato dai raid americani che hanno distrutto diversi checkpoint e armi di Isis, le forze curde sono riuscite a riconquistare due città nel nord del paese: Guwair e Makhmur.

Quarto round di raid
Domenica gli Stati Uniti hanno colpito per ben due volte le milizie dello Stato Islamico in Iraq nel terzo giorno di attacchi aerei. Il primo bombardamento è avvenuto con droni e jet da combattimento che hanno effettuato 4 attacchi eliminando veicoli blindati e un camion che avevano aperto il fuoco contro i civili, oltre a diverse posizioni di mortaio. Il comando centrale Usa ha riferito che i miliziani stavano «sparando indiscriminatamente» civili yazidi che cercavano riparo nelle montagne di Sinjar. A distanza di qualche ora il secondo raid: anche in questo caso l'aviazione ha colpito le milizie sunnite vicino a Ebril, nel Kurdistan iracheno. Secondo quanto riferito dal Pentagono, due F/A-18 hanno lanciato bombe guidate al laser da 225 chili.


Gli aiuti umanitari
Nella notte tra sabato e domenica sono partiti dalla Gran Bretagna i primi voli con gli aiuti umanitari, gli aerei hanno sorvolato in mattinata i monti del Sinjar lanciando un carico di aiuti. Gli Stati Uniti hanno fatto sapere che l'ultima consegna è stata di 72 casse di rifornimenti, inclusi 14.384 litri d'acqua e 16mila pasti. Anche la Francia si è molto esposta: il ministro degli esteri francese Laurent Fabius è in Iraq a Bagdad e poi Erbil per una serie di incontri con i vertici del governo iracheno e sovrintendere alla consegna dei primi aiuti umanitari francesi destinati ai profughi minacciati dai jihadisti dell'Isis. Fabius ha assicurato che la Francia fornirà «diverse tonnellate di aiuti». Domenica anche l'Italia si è aggiunta alla lista di chi porterà aiuto all'Iraq: «Nei primi 7 mesi del 2014 sono stati 12mila i morti, noi oggi vediamo la punta estrema del conflitto, ha detto il ministro degli esteri Federica Mogherini. Abbiamo stanziato un milione di euro come governo. Il punto ora è fare arrivare questi aiuti, creare dei corridoi umanitari». Ma il ministro ha anche fatto intendere che il Governo sta valutando un intervento «con il ministero della Difesa».


Il tweet del Papa
Il mondo cattolico lancia l'ennesimo appello alla pace. «Le persone private della casa in Iraq dipendono da noi. Invito tutti a pregare e, quanti possono, ad offrire un aiuto concreto». Lo scrive Papa Francesco in un tweet inviato dall'account «@Pontifex» a oltre 14 milioni di follower. Le notizie dall'Iraq, ha detto il Papa dopo l'Angelus, «ci lasciano increduli e sgomenti:» «migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale; bambini morti di sete e di fame durante la fuga; donne sequestrate; persone massacrate, violenze di ogni tipo; distruzione dappertutto, distruzione di case, di patrimoni religiosi, storici e culturali». «Tutto questo, ha aggiunto, offende gravemente Dio e l'umanità». Sabato il Santo Padre aveva reiterato per tre volte su Twitter il proprio appello alla preghiera. E nei giorni scorsi ha nominato suo inviato in Iraq il cardinale Fernando Filoni, già nunzio apostolico a Bagdad e attuale prefetto per l'Evangelizzazione dei popoli. Partirà lunedì per l'Iraq. I vescovi italiani, accogliendo gli inviti del Pontefice, hanno indetto per il prossimo 15 agosto una giornata di preghiera per i cristiani perseguitati in Iraq, Siria e Medio Oriente

martedì 5 agosto 2014

D'un Islam à un autre.

Le monde islamique ne réponde plus à la cohèrence q'on lui a longetemps supposée. Si les 57 E'tats membres de l'Organisation de la coopération islamique continuent à entretenir l'illusion de leur accord sur un substrat identitaire commun, dans la réalité, les motifs de discordance sont bien plus prononcés. L'affiliation à un motif a été considérablement erodée par l'ascendant des questions nationales et leurs pendants stratégiques et géopolitiques. Dans le fond, cette tendence n'a rien de nouveau: les differends intéretatiques ont été depuis toujours une réalité structurante des relations internationales. Par contre, la capacité de ces différends à provoquer des mouvements d'erosion sur le plan intéretatiqueest pour sa part une tendance effectivement menaçante. De plus en plus, en pensant Islam, on pense communautés internes plus qu'un unité. Le clivage supposément inné entre sunnites et chiites a été intégré depuis logtemps par les populations musulmanes. Les observateurs non musulmanes  en ont été tout aussi conscients. Cependant, la traduction de cette mise en opposition par des actes à la violence inouie parai^t avoir pris une ampleur bien plus significative au fil de la décennie passée. Les violence communautaires récurrentes intervenant en Afghanistan, au Pakistan et en Iraq en sont les exemples  les plus criants. Les attitudes de rejet mutuel de la part des sunnites et des chiites au sein du monde arabe s'inscrivent dans la me^me veine. Le monde musulman n'a pas encore initié une polaristation structurante et irrémédiable; en dépit des apparences, le sectarisme reste en retrait de la tendence plus large des populations à l'ouverture et la composition indépendamment de considérations strictement commounautaires. Pour autant, une malaise croissant ne continue pas moins à imposer graduellement. Les attitudes étatiques de méfiance et de défiance, et les politiques en découlant, y sont pour quelque chose. De loin la rivalité en cours entre l'Arabie saudite sunnite et l'Iran chiite donne lieu à des guerres par procuration pour lesquelles l'ont retient et suppose généralement un label commounautaire. C'est le cas pour la Syrie, pour l'Iraq, pour le Liban. D'aucuns étendent cette grille d'analyse jusqu'aux Pakistan et de l'Afghanistan. On peut ainsi diffcilement nier le fait que maints E'tats soient engagés dans une stratégie une lutte s'apparentant à ce qu'ils perçoivent comme étant une lutte existentielle. Le travers de cette situation, c'est quelle se traduit par de menaces existentielles dont pa^tissent, au premier chef, des populations civiles innocentes par définition. Signe d'une entorse supplémentaire à l'idée d'une unitée d'une unité islamique, les fragmentations qui se traduisent par l'émergence de po^les politico-religieux. De Boko Haram (Nigéria)   au Conseil des moudjahidin d'Indonésie en passant par al-Qaida, les groupements issus d'al-Qaida, les groupements s'en revendiquant, ceux en ayant fit scission, sans oublier le nombreuses organisations du nom de Jihad islamique (le Caliphat en Iraq), les Hezbollah (libanais, turc, etc...), le Tehrik-e-Taiban Pakistan...la liste est longue d'exemples soulignant la fragmentation du champ islamique contemporain. Certes, chacune des ces organisations oscille entre foi et un project transanational aberrant défiant l'idée de'E'tat-nation (l'institution d'un caliphat islamique!) et mise en priorité d'agendas purement nationaux sur le modèle de ce par quoi les Frères musulmans égyptiens - inspiranteurs à leur tour de bien des mouvemets islamiques analogues - se sont illustrées. Mais les malaise n'en apparai^t pas moins prononcé, tant on comprend que l'idée des E'tats forts, doublé de régimes et gouvernements à la souveraineté établie et sans faille, semble s'inscrire progressivement dans le passé. L'érosion du monde islamique n'est pas effrayante du fait de l'entorse que qu'elle porterait à l'unité de la Oumma. Elle est bien plus inquiétante pour pour qui s'interroge sur les modèles de réorganisation auxquels elle laisserait place. L'Ordre westpalien, ance^tre fondatuer des E'tats-nations, nétait pas né pour devoir ensuite se pérenniser. En ce sens, les passage vers une nouveau s'inscrit dans la nature des convultions du monde islamique et le type de réactions qu'elle apelle de la part du reste du monde. Le monde islamique est, à l'image de l'ordre international, engagé dans une phase transitoire à l'issue incertaine. La nature des ses évolutions pourrait me^me contribuer à forger, en partie, les contours de l'ordre international qui suivra. Mais en attendant, il est fort à craindre que la Oumma, elle aussi confrontée à une essoufflement, ait à passer par bien des épreuves douloureuses et traumatisantes avant que d'envisager son propre et nouveau départ.
Casalino Pierluigi, 5.08.2014

domenica 27 luglio 2014

Islam et monde arabe vers un crépuscule sans fin?

Un crépuscule sans fin?

Entre dépendenance économique, fragilité sociale, rivalités géopolitiques et crise de leadership, mais aussi terrorsime et obscurarntisme, l'Islam et le monde arabe vont vers un crépuscule sans fin ou la fin du crépuscule? La réponse dépend, pour une large part, des E'tats arabes encore debout, mais leur marge de manoeuvre semble de plus en plus ténue. Il est claire que les pays du monde islamique après l'expérience douloureuse du "Printemps arabe" vivont actuellement dans une logique de guerre contre les valeurs de l'Islam tolérant et modéré, tel quel les musulmans l'ont appris du Corain et de la Sounnat avec les principes humains du pardon et de convivialité. Comme vous pouvez constater, l'ue des parties prenantes, au moins des combats en Syrie et en Iraq et au Levant (EIIL) et le front "Annosrat" à relancer les maladies qui ont été reprimées de la dictature comme l'intolérance et le fanatisme et par conséquent remettre en cause les saciices de la mouvance du Printems arabe qui a réussi à lever le couverrcle couvrant les laideurs de l société touchée par cette mouvance. L'avènement de l'E'tat islamique présumé à relancer le debat sur l'image de l'Islam, particulièrement dns l'Occident, notamment ces imges de sang qui sillonnent le monde et qui portent atteinte à la religion musulmne: voilà purquoi il ne faut prendre à la légère les changements qui se produisent en ce moment après l'avèement de l'EIIL, car il s'agit, désormais, d'un syndrome qui va produire des guerres avec les voisins Chiites et les Chrétiens, avec l'Occidents et avec le monde entier.
Casalino Pierluigi, 27.07.2014, Marrakech.  

giovedì 24 luglio 2014

Il Futuro per Israele! by Fiamma Nirenstein


Il Giornale, 24 luglio 2014
(Gerusalemme) A che punto siamo con la guerra? Quando cesserà il fuoco? Tutto il mondo se lo chiede, Israele piange i suoi 32 soldati uccisi e desidera la pace mentre è decisa a metter fine ai missili da Gaza; Hamas è certamente indebolita, e si affolla la tribuna dei mediatori internazionali. In tarda serata Sa'eb Erakat, un importante politico di Fatah, ha annunciato che domani forse ci sarà la tanto sospirata tregua. Poco prima Khaled Mashaal, il capo politico di Hamas, aveva affermato che la tregua ci sarà solo se alcune delle condizioni della sua parte saranno accettate, ma così facendo ha alluso a colloqui in corso, e ha parlato di tregua umanitaria. Tutto questo, vantando una fantastica vittoria della sua parte. Le posizioni sono lontane, ma forse può essere accettata la proposta di Ban Ki-moon e di John Kerry: pare che abbiano offerto di fungere da sostenitori esterni della posizione dell'Egitto, che chiede un cessate il fuoco preventivo.[...]

La continua farsa del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite
giovedì 24 luglio 2014 -  commenti
Mi vergogno per il Consiglio per i Diritti umani dell'ONU che ha ancora una volta criminalizzato Israele e ha indetto una commissione d'inchiesta sospettandolo di "crimini di guerra". Solo gli USA si sono opposti alla risoluzione votata da 29 su 47 stati membri. Fra gli astenuti, con mia grande vergogna, anche l'Italia.
Il pregiudizio, è sempre lo stesso, come ai tempi della Commissione Goldstone, nel 2009, quando il giudice sudafricano ha svolto un'indagine carica di pregiudizi e di menzogne che si è rimangiato poco dopo. Allora l'Italia, con mio orgoglio, votò contro un rapporto vergognoso e palesemente menzognero.
Anche stavolta, la verità è sotto gli occhi di chiunque la voglia vedere: Hamas è doppiamente il criminale di questa guerra, perchè non solo, senza nessuna provocazione spara migliaia di missili sulla popolazione israeliana con l'intenzione di uccidere civili, donne bambini, ma usa i propri civili, donne bambini, per coprire i terroristi sul proprio territorio.
Ci sono un milione di prove di questo ripugnante comportamento cui si contrappone quello dell'esercito più morale del mondo, che a causa della sua lealtà e della guerra che conduce in maniera capillare e selettiva, perde i suoi figli migliori, già 32 dall'inizio dell'operazione Zuk Eitan.
Mediorientale
mercoledì 23 luglio 2014 -  commenti
RIASCOLTA La rubrica "Il Medio Oriente visto da Gerusalemme" di questa settimana con Fiamma Nirenstein e Massimo Bordin

Israele ancora sotto attacco. Riascolta la puntata di questa settimana de Il Medioriente visto da Gerusalemme per conoscere le ultime news e gli approfondimenti della nuova guerra di difesa dello Stato ebraico contro l'estremismo palestinese.

Le compagnie che hanno sospeso i voli per l'aeroporto Ben Gurion hanno dato un bel premio a Hamas. Che boicottaggio ben riuscito, stanno ora gongolando tutti i suoi amici, e sono molti di più di quanti lo confessino apertamente. Per esempio tutti quelli che marciano a Londra a Parigi e anche in Italia contro Israele con slogan antisemiti.

La sospensione dei voli rappresenta l'isolamento rispetto al mondo occidentale, uno dei peggiori incubi di Israele, sempre più sola, una coraggiosa scheggia di civiltà e di democrazia in mezzo a un mondo estremista, dittatoriale, islamista.

Inoltre, certifica per sempre l'impossibilità di una trattativa lungo i confini del 67, dato che avere aeroporto sotto tiro palestinese si dimostra una garanzia di pericolo internazionale che Israele non si può certo permettere.

Israele garantisce in queste ore la sua certezza nel garantire i cieli dell'aeroporto, e non si prenderebbe questa responsabilità se non ne fosse assolutamente certa. Quindi, compagnie aeree, Alitalia, non date ragione ai missili, alla violenza, al terrorismo, riprendete i voli.
Il Giornale, 23 luglio 2014
Un Paese che nasce con 600mila abitanti nel 1948 e oggi ne ha poco più di sette milioni, considera ognuno dei suoi ragazzi un gioiello: averne perso circa 23mila, esclusi gli attentati, racconta tutta la sua determinazione. In queste ore, le foto di 27 ragazzi che hanno lasciato per sempre le loro famiglie, le loro ragazze, i loro compagni, invadono i giornali e la mente. E di pochi minuti fa l'annuncio che un altro 21enne, Eviatan Turgyman, è stato ucciso in battaglia. All'ospedale Soroka di Beersheba e anche in altri ospedali di Israele c'è un traffico da autostrada, le ambulanze portano senza tregua soldati feriti; si vedono, alte sulle barelle, le scarpe bianche di polvere di Gaza.[...]
Il Giornale, 22 luglio 2014

(Gerusalemme) Il colonnello Richard Kemp è stato comandante dell'esercito inglese in Afghanistan, ha svolto ruoli chiave in Iraq, in Bosnia, a Dublino, ha fatto parte del think tank antiterrorismo del Primo Ministro britannico. Nessuno ne sa più di lui di conflitti asimmetrici, dove è in giuoco non solo la vita, ma l'onore: durante le guerre le tv trasmettono incessantemente immagini di popoli del terzo mondo, verso le quali ognuno, nel mondo occidentale, si sente disperatamente in colpa. Le mostra ferite, in fuga, stracciati, le case in rovina. Le ambulanze raccolgono bambini insanguinati, le telecamere mostrano le vittime e tu sei il cattivo, tu li hai colpiti. Questo capita in questi giorni all'esercito israeliano, e Kemp spiega che è ingiusto.
Colonnello, ieri il grande numero di morti e di feriti a Sajaya ha causato una tempesta di critiche sull'esercito: spietatezza verso i civili innocenti di Gaza, mancanza di proporzionalità nel reagire ai missili che non fanno vittime.
"Intanto, vengo ora da una visita al sud in cui ho visto 8 case rase al suolo, le sirene seguitano a suonare, e ci sono stati 4 tentativi di infiltrazione terrorista dai tunnel. Che altro occorre per avere diritto a difendersi? Per ora Israele ha 18 militari morti e circa 100 feriti: un numero alto data la brevità del conflitto e la preparazione dei soldati. Hamas ha un esercito terrorista molto attrezzato che non si può battere con gli aerei nè con i carri armati, ma coi fucili, con le mani nude, faccia a faccia. E non c'è ricetta su come neutralizzare il nemico che usa i civili come scudi umani". [...]
Il Giornale, 21 luglio 2014

Di nuovo e ancora di nuovo, quando Israele è costretta a combattere, la BBC, la CNN, Al Jazeera si affrettano a denunciare orribili stragi perpetrate contro cittadini innocenti dai pessimi soldati israeliani, per poi dovere, nel tempo, ammettere che invece si è trattato di una durissima battaglia su un terreno fitto di combattenti mescolati a cittadini nelle cui case sono state stipate le armi, le rampe di lancio, nelle cui cantine si trovano le imboccature delle gallerie che sono l'autostrada degli attentati terroristi. Proprio come a Jenin, nell'West Bank, nell'aprile 2002 (dal posto testimoniammo la battaglia) dopo lo scontro i palestinesi con l'aiuto dell'ONU gridarono a una strage di 500 persone, per poi arrivare alla conclusione che erano stati uccisi 52 palestinesi e 23 soldati israeliani.[...]
Il Giornale, 20 luglio 2014
(Gerusalemme) Hamas ieri può gloriarsi di aver ucciso due soldati israeliani, Amos Greenberg e Adar Bersana, dopo essere emersi da un tunnel nel kibbutz dove ci trovavamo ieri, Ein ha Shlosha. Amos e Adar hanno difeso la popolazione con il loro corpo, e hanno ucciso un terrorista. Tre soldati sono stati feriti nello scontro, più altri 17sono stati colpiti durante le battaglie dentro Gaza. I palestinesi hanno avuto una cinquantina fra feriti e qualche ucciso. Via via che scende la sera, i missili lanciati su Israele colpiscono per ogni dove. La guerra divampa, l'esercito è riuscito a distruggere 23 gallerie create per stivare le armi e fare incursioni.[...]
La pena più grande, in questa guerra, è quella dell' incomprensibile impossibilità del mondo di rendersi conto di quello che sta accadendo qui. I giornalisti e l'opinione pubblica che si sentono virtuosi quando denunciano la morte di alcuni bambini palestinesi, ignorano completamente le ragioni per cui questo accade, ragioni penose per Israele ma anche e soprattutto per i palestinesi. Prima di tutto la prima cosa evidente è che c'è una sottintesa disapprovazione per il fatto che i bambini israeliani, invece, non muoiono, a fronte della perdita invece di bambini dell'altra parte. 

Il punto è tuttavia che anche se i bambini israeliani, al contrario di quelli palestinesi, sono l'oggetto dell'attacco spietato dei missili che a migliaia piovono su Israele, essi sono il tesoro di Israele che se ne prende una cura infinita, che li difende con rifugi, sorveglianza continua, orari prestabiliti di uscita, sistemi di difesa. Già due asili israeliani sono stati completamente distrutti, ma i bambini non erano in classe perchè il pericolo per i bambini è la prima preoccupazione di Israele, e le scuole il primo oggetto di attenzione.

Invece per Hamas è il contrario: si è avuta notizia di una denuncia dell'UNRWA (meglio tardi che mai) del fatto che la sua scuola era stata trasformata in un deposito di missili. L'UNRWA l'ha denunciato, ma certo le scuole comunali o statali o quelle dei privati di Gaza non lo possono fare, hanno paura dei terroristi di Hamas: sono loro che danno gli ordini, e quindi sono moltissime le istituzioni, le case, le scuole, le moschee che Hamas ha trasformato in depositi di armi. E spesso quelle armi stanno per essere lanciate e quindi devono essere fermate, o altre volte non si individuano le presenze di civili che potrebbero far richiamare indietro un'operazione militare.

Purtroppo le rampe missilistiche, i proiettili, le strutture militari di Hamas sono sparse PROPRIO in mezzo ai bambini, i bambini sono il loro scudo, anche il tragico missile che ha colpito quattro bambini che giocavano sulla spiaggia era diretto verso una struttura militare, forse una rampa di lancio pronta a lanciare il suo messaggio di morte su Israele. Israele deve continuamente distruggere strutture che stanno in mezzo alla gente, perchè esse stanno per sparare le migliaia di missili che ci fanno correre tutti continuamente nei rifugi, e che sono state appositamente nascoste fra i bambini. 

E' un dolore senza fine vedere la società di Gaza costretta a subire queste perdite, ma è il diritto alla vita stessa che impone l'operazione in corso. Se si pensa che sono stati distrutti per ora circa 2000 obiettivi militari sparsi fra la gente, si capisce quanto sia difficile difendere oltre ai nostri bambini, anche i loro. Vorrei tanto che la gente di Gaza lo facesse, in sfida a Hamas.
Continua

mercoledì 9 luglio 2014

Asino Rosso per Israele

Editoriale 01 Nota di Asino Rosso per Israele   Ancora una volta Israele e il libero e creativo millenario popolo ebraico è minacciato non solo da certo terrorismo islamico, ma anche da livelli culturali differenti e storicamente autoritari nazionalsocialisti. Piaccia o meno all'apatia e all'inettitudine di un Obama clamorosamente debole (a suo tempo accolto dal popolo del web e dal mondo come anche il Presidente Usa straordinario per democraticizzare tutta la Terra e anche l'area mediorientale.)  Piaccia o meno  all'ambiguità stessa dell'Unione Europea, sarà un caso con il Germania power, più incline a ipocrite dialettiche con Hamas e l'uguaglianza islamica presunta, a politiche filo Islam e stranieri... ricattata dalla solida Finanza islamica stessa... anzichè dalla parte di Israele senza se e senza ma. Piaccia o meno, qua ora non a caso, alla solita Italia a una dimensione, simpatizzante fino all'antisemitismo (altro che la Destra di Berlusconi a suo tempo miglior amico europeo di Israele!) verso Hamas e altre entità diversamente dem.., semplicemente nei fatti sempre terroriste e con l'idea patonecrofilia di annientare Israele e gli ebrei! Molte associazioni on lus e centri sociali inclusi...
Se necessario, Viva Israele interventista 3.0!

BENITO GUERRAZZI

INFO
http://www.fiammanirenstein.com/

 adkronos

Ultimatum di Peres:

"Basta razzi su Israele o invadiamo Gaza"


Un'offensiva di terra su Gaza "potrebbe avvenire presto" se Hamas non fermerà il lancio di razzi. Lo ha detto il presidente israeliano Shimon Peres in un'intervista alla Cnn. "Li abbiamo avvertiti. Gli abbiamo chiesto di fermarsi- ha detto Peres all'emittente Usa- abbiamo atteso un giorno, due giorni, tre giorni e hanno continuato e hanno sparso il loro fuoco su più zone di Israele".
"L'esercito è pronto per tutte le possibilità", poco prima era stato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, citato dai media locali, dopo una riunione del gabinetto di Sicurezza, a fare il punto. "Hamas - ha affermato - pagherà un caro prezzo per avere aperto il fuoco verso i cittadini israeliani. La sicurezza dei cittadini israeliani viene prima. L'operazione verrà estesa e continuerà finché le nostre città non verranno più attaccate e tornerà la calma".
Nella notte di martedì l'esercito israeliano ha sferrato nuovi raid e nel secondo giorno dell'offensiva sono stati attaccati 160 obiettivi, mentre dall'inizio dell'operazione le Forze aeree e la Marina israeliane hanno attaccato 435 obiettivi. Secondo fonti militari di Israele sono 225 i razzi dalla Striscia dall'inizio dell'operazione 'Margine protettivo' partita lunedì notte, una quarantina dei quali è stata intercettata dal sistema di difesa Iron Dome.
Bilancio vittime - Intanto è salito a 36 il numero delle vittime palestinese dell'offensiva israeliana a Gaza. Lo ha riferito l'agenzia di stampa di Hamas Safa, secondo cui tra le vittime ci sono una donna di 80 anni e cinque bambini di 2,8,10,13 e 15 anni. I feriti sono oltre 260.
Questa mattina le sirene anti missile sono risuonate anche a Tel Aviv, dove sono seguite circa sei esplosioni, ad Ashkelon (Ascalona) ed in altre comunità vicino il confine con Gaza. I residenti si sono messi al riparo nei rifugi antiaerei.



giovedì 12 giugno 2014

Obama crash in Irak, guerra del golfo?

Dilaga l'offensiva dei ribelli jihadisti - gli estremisti islamici - in Iraq, che ha provocato mezzo milione di profughi civili negli ultimi giorni, mentre l'esercito fatica ad opporre resistenza. Una situazione che ha indotto gli Stati Uniti ad affermare di essere «pronti» a venire in aiuto del governo di Baghdad. Washington si impegna a «lavorare con il governo iracheno e le autorità nel paese per dare una risposta unita all'aggressione dell'Isis». Lo ha dichiarato la portavoce del dipartimento di Stato, Jennifer Psaki. Almeno 37 persone sono morte inoltre in attentati compiuti oggi a Baghdad, nella città santa di Karbala e nella provincia di Bassora. Unione Europea e Lega Araba, nel loro vertice ad Atene, hanno espresso in un comunicato congiunto la loro profonda preoccupazione. Il ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini, che ha avuto un incontro bilaterale con il suo omologo iracheno Hoshyar Zebari, ha sottolineato la «necessità, mentre la violenza si sta diffondendo drammaticamente, che la comunità internazionale, l'Ue e naturalmente anche l'Italia sostengano il governo iracheno».



Il bilancio della giornata
Dopo essersi impadroniti ieri della provincia settentrionale di Ninive e del suo capoluogo Mosul, gli insorti sunniti dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) sono entrati dopo solo due ore di combattimenti, a Tikrit, la città natale del deposto e defunto presidente Saddam Hussein, 160 chilometri a nord di Baghdad. A Tikrit, secondo l'agenzia irachena Nina, hanno appiccato il fuoco alla sede del consiglio provinciale. Ma in serata la televisione Al Iraqiya ha citato il capo degli apparati anti-terrorismo, secondo il quale «le forze d'elite hanno ripreso il controllo della città». E poi la marcia è proseguita. Verso la Capitale. A tre anni dal ritiro delle truppe Usa dall'Iraq, Baghdad si trova così ad affrontare la sua peggiore crisi: questa avanzata che da nord si spinge come un rullo compressore verso il cuore della Capitale. Obiettivo degli insorti, è dare vita ad un califfato tra Siria e Iraq.
La marcia
Prima c'era stato l'assalto a Baiji - provincia di ricca di pozzi petroliferi tra Baghdad e Mosul - dove c'è la più grande raffineria del Paese, che rifornisce di prodotti petroliferi la maggior parte delle province irachene. Secondo fonti della sicurezza, le 250 guardie alla raffineria hanno accettato di ritirarsi quando i qaedisti, martedì sera, hanno inviato una delegazione di capi tribali locali per convincerli a cedere il passo. Fonti locali hanno riferito che i miliziani avevano anche avvertito polizia e soldati di non opporsi e di ritirarsi entro la serata di martedì per evitare un bagno di sangue. Poche ore dopo i miliziani sono entrati in città a bordo di 60 veicoli e hanno rimesso in libertà decine di detenuti. I miliziani jihadisti hanno successivamente rivendicato in una nota di aver preso la città di Ninive, capoluogo dell'omonima provincia nella quale hanno già conquistato Mosul, e annunciano nuovi attacchi.
La conquista di Mosul
A Mosul gli estremisti islamici hanno sequestrato 76 turchi in un attacco al consolato. Il gruppo - composto anche dal console generale, tre bambini e diversi membri delle forze speciali turche, oltre a 28 camionisti presi mentre stavano trasportando nafta a Ninive - secondo quanto riferito da una fonte del governo della Turchia è stato trasferito dal consolato a una base dei militanti. Ankara minaccia una reazione.

domenica 19 gennaio 2014

Dopo la Primavera Araba: il nuovo Islam 2.0?

*da CINQUEW


ROMA - L'Islam  moderno e la nuova donna  araba di Pierluigi Casalino. In uscita di Pierluigi Casalino (La Carmelina edizioni) “Dopo la primavera araba: Islam, donne e modernità”, prefazione di Roby Guerra, nota di Alessia Mocci. Per lo scrittore ligure di Imperia, Pierluigi Casalino, un volume sorprendente, attualissimo: l’eclettico scrittore (è autore anche del romanzo storico Il Tempo e la Memoria – Ennepilibri e dell'ebook “Futurismo Magico”), spesso in viaggio nei paesi arabi, ha ora lanciato  “Dopo la Primavera Araba...”, zoom
promettente sul futuro dei paesi arabi, alla luce dei contemporanei moti diffusi di ribellione. L’analisi rapida e sintetica dello scrittore delinea scenari prossimi positivi, oltre la frattura culturale tutt’oggi persistente tra certo Occidente e certo Medio Oriente o terre arabe: attraverso parole persuasive, squisitamente non ambigue, persino occidentali “classiche”, ma capaci di disvelare con scansioni sia storico-filosofiche che contemporanee ed insospettate, scenari creativi e progressisti.. Da certo umanesimo arabo, Averroe, Avicenna, certo influsso arabo e islamico su Dante (e anche i futuristi…vedi Valentine de Sant Point), a certa poetica attuale, persino l’avanguardia a Dubay, non ultimo il ruolo delle donne, probabile detonatore della futura auspicata modernizzazione, democraticizzazione dei paesi islamici. Significative le “pagine” dedicate a certa sessualità delle donne ad esempio nel Maghreb . Oppure con le parole stesse dell'autore (da una intervista alla scrittrice e blogger Alessia Mocci, curatrice del magazine sardo Oubliette Magazine, riportata nel volume): “... Sì, si tratta di un argomento che mi ha cominciato ad affascinare dai banchi del liceo, quando l’interesse per i popoli limitrofi all’Impero romano apriva spazi di indagine su diversità, analogie e impressionanti interazioni. Mondi diversi, come dico, ma non necessariamente separati.  Ho già   pubblicati numerosi articoli e considerazioni sull’Islam di ieri e di oggi (anche una intervista al Sole 24ore- Radio)  senza lasciarmi condizionare dagli stereotipi diffusi su media occidentali, che si fermano al sensazionalismo funzionale alle segrete regie del mercato delle informazioni, alla costante ricerca di audience. In particolare ho potuto constatare quanto le società arabe stiano attraversando un processo di modernizzazione assai più profondo di quanto le recenti rivoluzioni abbiano rivelato”

Pierlugi Casalino, intervista sul nuovo libro: ...Islam, Donne e Modernità

Pierluigi Casalino (La Carmelina edizioni) “Dopo la primavera araba: Islam, donne e modernità” , prefazione di Roby Guerra, nota di Alessia Mocci


Islam e modernità, davvero possibile o una speranza?
L’Islam è una religione terribilmente concisa ed è stata questa sua essenzialità e assoluta semplicità (salvo le fiammate del misticismo sufi, che recepì anche le suggestioni di altre spiritualità incontrate via via sul cammino della fede musulmana fin dalle sue origini) a non favorire una più equilibrata evoluzione culturale. E tutto ciò nonostante le straordinaria stagione della filosofia dell’Islam classico che divenne modello di crescita intellettuale per l’Europa cristiana e che resta modello insuperato di razionalità, grazie alla sua capacità di rileggere e di ritrasmettere il messaggio della speculazione ellenica ad un Occidente che sembrava averla dimenticata. All’eclissi della classicità islamica, dovuta soprattutto al venir meno dello “spirito politico” degli arabi, come sottolineò Ibn Khaldùn, contribuì anche l’appesantirsi della vivacità  originaria della civiltà islamica, con il prevalere di correnti teocratiche sulla pratica secolare, con l’emergere di divisioni dottrinali spesso di natura etnica tra arabi e non arabi, con il manifestarsi, infine, di una difficoltà divenuta endemica di cogliere i segni della modernità unitamente all’incapacità di passare da una cultura ad un’altra. Se da un lato, peraltro, la semplicità ha consentito la sua diffusione nel tempo e nello spazio, l’Islam, perduto il suo slancio razionalistico dei suoi grandi maestri del pensiero (soprattutto Ibn Rushd, l’Averroè dei latini, che tanto influenzò Dante e in misura rilevante l’Europa moderna), sprofondandolo in una unilateralità dogmatica del pensiero monoteistico: elemento quest’ultimo che ha impedito spesso una lettura critica e storica del Corano, relegando all’indifferenza il mondo esterno e rendendo sterile la ricerca. Una cesura, dunque, tra oriente e modernità, come hanno al contrario evitato altri popoli come i cinesi e i giapponesi. Anche la filosofia sofistica e razionalistica e la scienza storica sono state così trascinate nell’eresia, anche sotto il progredire delle diverse ragioni di stato dei potentati musulmani nel tempo. Non mancarono  tuttavia gli esempi della Spagna islamica, culla di civiltà e di dialogo, e in un certo senso di alcune fasi della stagione ottomana, in cui ci furono grandi occasioni di pluralismo e di felice convivenza tra fedi e di apertura intellettuale insospettata. Anche durante la prima grandiosa rinascita araba sotto l’impulso che la stessa occupazione coloniale aveva suscitato con il diffondersi delle idee di libertà, di democrazia, di nazionalità e di modernità, il processo non fu così limpido: il panarabismo – e furono gli arabi cristiani a stimolarlo -, del resto si mosse tra le difficoltà provocate dalla nuova mappa del Medio Oriente uscita dalla prima guerra mondiale. Le stesse élites post-coloniali non affrontarono a pieno il discorso della laicità e della modernità e su tale fallimento si rovesciò la reislamizzazione dell’Islam, frutto della guerra fredda e del fallimento delle politiche sociali. La globalizzazione e la rivoluzione tecnologica degli ultimi decenni del XX secolo e dei primi anni del XXI hanno tuttavia accelerato il processo di trasformazione delle società islamiche che, prendendo sempre più atto della necessità di uscire dal sottosviluppo e dall’emarginazione, si stanno cominciando ad interrogare sul loro destino e sull’improbabile ritorno ad un passato califfale come certe correnti integraliste hanno predicato con gli inevitabili riflessi negativi di questi ultimi decenni. La questione della modernità è sempre più affrontata con coraggio da intellettuali e gente comune, di fronte alla deriva di quella ragione che proprio la filosofia araba aveva indicato come via di progresso.
Ecco perché, nonostante le apparenti contraddizioni, spesso frutto di non meditate rappresentazioni dei media, il cammino dell’Islam verso la modernità è avviato e sono già al lavoro a questo scopo le avanguardie dei movimenti laici come può constatare chi ha modo di recarsi in alcuni di quei paesi, dove la sindrome ultraortodossa viene ormai apertamente esorcizzata.


D- Le donne avanguardia della futura e non effimera primavera araba vincente?
Si, lo abbiamo visto soprattutto in Tunisia nelle calde manifestazioni contro l’oscurantismo delle fazioni integraliste, già di per sé fuori della tradizione laica tunisina: le donne non sono altro che la punta avanzata del cambiamento epocale non solo nel Paese nordafricano, come ho potuto constatare da conversazioni, da sensazioni e da segnali un pò dovunque in terra araba, nonostante le apparenti indicazioni contrarie. Il movimento delle donne, la spinta all’emancipazione femminile in ogni forma, anche quella che definirei “velata”, costituisce una novità ormai dirompente. Quando Fatima Mernissi, sociologa marocchina, definiva, già qualche anno fa, questa la fase della riscoperta dell’anima femminile dell’Islam, ancora l’ondata delle primavere arabe non era in atto. Oggi se di rivoluzione vera si parla è perché le donne in tutto l’ecumene islamico non guardano solo alla fede che portano dentro, ma alla necessità di non dover più essere cittadine di serie b, in qualsiasi condizione o forma. La percezione che si ha in questi giorni è di essere alla vigilia di un nuova era: non sono i ripiegamenti nei costumi della tradizione che devono impressionarci (simboli di un’appartenenza – in Occidente- , che spesso in patria non è così convinta), ma le sensazioni che si colgono a pelle in seno all’universo femminile arbo-islamico. Certi stereotipi vanno sfatati, anche se la dimensione generale resta double face. Il cammino dei diritti civili, di quelli, in particolare, delle donne sarà la prova del nove della società islamica del domani, anche dove la ragion di stato mostra immagini aspirazioni represse. In tal senso il contributo delle donne alle rivoluzioni arabe, quelle autentiche, farà sì che tali mutamenti siano davvero senza ritorno e quindi destinati a creare ulteriori spazi di libertà…..


D-  La donna Oriana Fallaci,  soltanto un pregiudizio anti-islamico, pure scrisse anche un romanzo più complesso, Inshiallah…?
Esistono delle componenti nel pensiero collettivo dell’Islam che spesso riconducono a quel senso di inferiorità che quel mondo vive e soffre, ma anche a quella concezione di supremazia di origine che chi possiede una fede diversa dall’Islam debba essere una specie protetta, tollerata, ma non mai di piena cittadinanza, se poi pur la pratica ha dimostrato il contrario nella condivisione delle celebrazioni delle feste tra religioni diverse (vedi il mio “I Santi dell’Islam”, Asino Rosso). E’ tema scottante questo se si osservano i rigurgiti di islamismo, non di rado obbedienti a logiche politiche di stampo wahhabita per ragioni di acquisizione di fette di mercato….La donna Oriana Fallaci e soprattutto l’intellettuale teme questa ipoteca promossa da centrali politico religiose che muovono alla riconquista del perduto califfato, operazione che un amico musulmano ha amaramente definito di tarlo che rode le fondamenta della civiltà, anche quella musulmana. La patologia del confessionalismo è piaga antica, ma talvolta ritorna nella tempesta irrazionale della crisi della coscienza moderna. E anche un simile aspetto viene colto dalla Fallaci e credo che la sua ostilità non fosse preconcetta, e che anche la sua animosità sia da capire di fronte a certe sfide oltranziste su cui non possiamo tacere (ricordiamo l’intolleranza fanatica che ha conquistato le prime pagine dei giornali anche di casa nostra). La lettura politica della religione è comunque difetto generalizzato. Anche il marxismo aveva a sua volta tentato un esperimento simile. C’è un aspetto da non sottovalutare sulla stridente contraddizione tra ciò che appare da questa parte del mondo: anche nell’Islam la donna, e lo dicevo prima, è fattore di cambiamento di grande portata e basti pensare al dibattito sulle donne in carriera in Paesi come la Tunisia, il Marocco e la Turchia, dove uno strano islamismo di ritorno rischia di provocare reazioni contrarie imprevedibili. La separazione tra stato e religione è diventato argomento di attualità in Egitto, in Marocco e persino in Pakistan e in Afghanistan: in quest’ultimo paese le rivendicazioni tribali si sovrappongono ad ogni spinta riformista da quando gli inglesi contesero ai russi l’influenza su questo Paese e resta, nonostante tutto, il caput mortum che ostacola la liberazione della donna. Qualcuno ricorderà l’atmosfera libertaria che si respirava in Afghanistan negli anni Sessanta e Settanta, prima dell’invasione sovietica, e di quanti uomini e di quante donne dell’Occidente trovavano speciale motivo di ispirazione a Kabul e di quanta poca differenza si coglieva tra le giovani donne afgane e quelle europee o americane. Un discorso quest’ultimo che sarebbe piaciuto alla Fallaci donna e alla Fallaci intellettuale, che, mi pare, nutrisse stima e ammirazione per la causa nazionale araba….Oggi Oriana Fallaci, puntuale nelle sue analisi, avrebbe fatto un reportage sull’inattesa frontiera della questione femminile nell’Arabismo contemporaneo e nell’Islam aconfessionale che si sta preparano se pur in punta di piedi e aldilà delle ancora soverchianti ragioni di bottega politica: anche il fondamentalismo è un prodotto da laboratorio e spesso anche noi ne siamo stati complici vuoi per realpolitik vuoi per superficialità, vuoi per disinformazione….e non vorrei dilungarmi troppo…


D-  L’Occidente oggi debole.. fa poco per favorire concretamente… il futuro nei paesi arabo-islamici?
La guerra siriana, e l’ho scritto anche su qualche mio blog, rappresenta l’ultimo capitolo di un libro cominciato a scrivere con la prima guerra mondiale e poi ancora con la Conferenza di Sanremo e le successive scansioni diplomatiche: la mappa del Medio Oriente e i suoi continui aggiustamenti etnici e nazionali è funzionale al futuro delle relazioni tra l’Occidente e l’ Islam, ovvero gli Islam. La logica di potenza e gli interessi economici finiscono per fare un clamoroso autogol all’Occidente, dopo una serie di errori dovuti in parte al periodo della guerra fredda e poi via via a calcoli di bottega rivelatisi sbagliati nella forma e nella sostanza. Il caso iraniano dimostra come sia difficile e complesso parlare dei possibili rapporti di domani tra l’Occidente e il mosaico variegato dell’universo musulmano. La nuova carta geografica della regione mediorientale e le incognite libiche aprono scenari ancora più inquietanti, con il rischio di far deragliare i processi di modernizzazione e di innescare al contrario pericolose inversioni di tendenza in società che la globalizzazione con le sue luci e le sue ombre sta profondamente segnando. Vorrei ricordare nuovamente il caso giapponese, ma anche quello delle rivoluzioni nazionali e laiche di Turchia e Cina del primo Novecento: si potrebbe ripetere nell’Arabismo delle nuove rivoluzioni grazie alla determinante esplosione del fattore tecnologico e non sarebbe cosa nuova. Quando l’Europa stagnava nel Medioevo, gli Arabi erano dotati di conoscenze tecniche e scientifiche incredibili: non fu più così dopo quando il testimone passò all’Occidente e la decadenza politica di cui parlava il già citato Ibn Khaldùn portò anche al venir meno della linfa del rinnovamento scientifico. Mentre secolarizzazione e conquiste del sapere procedevano di pari passo da noi, presso gli Arabi si assistette ad un regresso spaventoso. La stagione del futurismo arabo iniziata nell’era coloniale non riuscì a pieno ad affermarsi, sotto il peso di un appiattimento storico in larga misura causato dall’atteggiamento delle grandi potenze: corruzione, sottosviluppo, islamismo politico di comodo, mancate riforme e permanere delle differenze sociali hanno fatto il resto. Anche per tale motivo l’Occidente non appare più così importante per stimolare il cambiamento: solo l’irrompere di internet è diventato occasione rivoluzionaria che va oltre le diverse caratterizzazioni locali. Infine una considerazione: se l’immigrazione costituisce un ripiegarsi nel senso di appartenenza, dall’altro si trasforma in veicolo di trasmissione delle idee; spesso salta all’occhio anche un’altra contraddizione: il conservare all’estero i costumi dei paesi d’origine non è simmetrico al processo di spoliazione in atto di tali abiti non solo mentali nella madre patria… ritorneremo su tale argomento….non facilmente comprensibile…


INFO
www.edizionilacarmelina.it
http://puiuiliigigyufgy.blogspot.it/

domenica 6 gennaio 2013

P.L. Casalino: Sesso e Islam?

 Si tratta di una materia, peraltro, severamente regolamentata, allo scopo di di essere anche gradita a Dio. Esistono, in proposito, numerosi manuali educazione sessuale. Tra di essi si distingue, per notevole livello culturale e letterario, Il Giardino Profumato si Muhammad An-nafza^wi^, in molti punti ispirato da Le Mille e Una Notte. L'autore, di cui non si sa molto, visse a Tunisi e fu un giudice, oltre che un esperto della psicologia umana e soprattutto dei costumi sessuali. Morì nel 1324 o 1325, dopo acer incontrato, a quanto pare, lo storico e viaggiatore marocchino Ibn Battuta. Pur essendo inserito in un contesto di ortodossia dottrinale, l'opera suscita grande interesse per le particolari digressioni sull'animo umano, anticipando suggestioni oniriche di stampo freudiano. Il libro ebbe vasta diffusione e venne apprezzato, non corrispondendo al vero le voci delllo scalpore moralistico provocato allo scrittore alla pubblicazione del trattato. In realtà, il clima culturale nel mondo islamico stava peggiorando dopo l'affermarsi dell'influenza ottomana, che portò ad un periodo di estrema chiusura dei costumi (simboleggiata dall'obbligo del velo, o dal divieto assoluto delle immagini), di cui si incolpa spesso e in maniera superficiale l'Islam arabo. Oggi nei paesi musulmani esistono poche edizioni del libro e frequentemente in forma di riassunto. La fortuna de Il Giardino Profumato in Europa venne dopo che un ufficiale francese ne portò un manoscritto e ne curò la traduzione amatoriale. Sarà poi cura di Guy de Maupassant segnalarlo all'editore Liseux che ne stamperà nel 1886 circa ducento copie. L'interesse fu crescente e si diffuse anche in altri paesi del Vecchio Continente. Il Giardino Profumato è stato accolto con favore da studiosi e lettori di ogni genere, perchè apre uno spaccato felice e articolato delle usanze sessuali degli arabi e del loro concepire l'eors e i rfapporti tra uomni e donne, secondo una visione equilibrata e costruttiva, che, lungi dall'apparire bigotta, svela quanto in fondo la tradizione civile dei popoli arabi ci abbia lasciato, nonostante la difficile fase di risalita del mondo araboislamico verso la modernità che assistiamo in questi anni. L'integrare armonicamente il sesso con gli altri aspetti dell'esistenza è il fine del libro, un fine che resta ancora oggi una delle esigenze di equilibrata vita famigliare e sociale.

Casalino Pierluigi

sabato 22 settembre 2012

Civiltà: uomini, donne, giovani, bambini in Libia, lezione futurista al medioevo islamista


TRIPOLI - Nel venerdì di preghiera il popolo di Bengasi torna in piazza. Non per manifestare contro l'America, ma al contrario per ringraziare l'amministrazione di Barack Obama che ha aiutato la Libia a liberarsi di Moammar Gheddafi. Per ricordare ancora una volta con dolore l'ambasciatore Chris Stevens, ucciso dagli integralisti 1 proprio a Bengasi. E a sorpresa per assaltare le sedi delle milizie islamiche. Prima quella del gruppo di Ansar Al Sharia (responsabile dell'attacco al consolato Usa), poi quella della brigata Raf Allah al-Sahati, dove ci sono stati combattimenti in cui almeno quattro persone hanno perso la vita e altre 40 sono rimaste ferite.

Dalle 4 del pomeriggio migliaia di giovani, uomini, donne e bambini sono scesi in piazza in una "giornata per la salvezza di Bengasi". La salvezza dalla deriva che sembra stia portando la Libia sotto il controllo degli integralisti e dei combattenti jihadisti.

La manifestazione è andata avanti per ore, allegra e felice dopo giorni cupi di depressione e di vergogna per l'omicidio di Chris Stevens. Poi all'improvviso centinaia di giovani si sono spostati verso il quartier generale della milizia islamica salafita... c


repubblica
http://www.repubblica.it/esteri/2012/09/22/news/libia_assalto_a_milizie_islamiche-43009017/

venerdì 5 marzo 2010

L'Olanda dopo Theo Van Gogh

theo_van_gogh_murdered_by_religion_of_peace.jpgda IL GIORNALE

In tempi normali, le elezioni amministrative olandesi vertono sulle tariffe dei parcheggi, le tasse sui cani e la raccolta della spazzatura. Ma questi, per il Paese dei tulipani, non sono tempi normali. Dopo che la coalizione di centro-sinistra del premier Balkenende è saltata sul mantenimento del corpo di spedizione in Afghanistan e il Parlamento ha dovuto essere sciolto in anticipo, la consultazione locale di martedì ha assunto la funzione di sondaggio d'opinione per le legislative del 9 giugno, con particolare attenzione per le prospettive del Partito della Libertà (Pvv) di Geert Wilders, che gli avversari definiscono xenofobo, anti-musulmano e ultranazionalista, e che si propone di «sottrarre l'Olanda al dominio di una élite sinistrorsa che coccola i criminali e favorisce l'islamizzazione del Paese». Il risultato non avrebbe potuto essere più eloquente: pur essendosi presentato con le proprie liste soltanto in due municipalità su 394 - Almere e la capitale l'Aja - il Pvv ha ottenuto tali consensi che, proiettando il risultato sul piano nazionale, tra tre mesi passerebbe dagli attuali 9 a 24 deputati, diventerebbe il terzo partito del Paese e potrebbe diventare essenziale per la formazione di qualsiasi governo di coalizione...

continua http://www.ilgiornale.it/esteri/lolanda_e_rischio_solo_perche_vince_luomo_anti-islam/05-03-2010/articolo-id=426932-page=0-comments=1

video

domenica 7 febbraio 2010

Il ritorno di Alberto Balboni VS la Destra debole

FINI FUTURISTA.jpgda ESTENSE COM (estratto)
 
IL RITORNO DI BALBONI!
 
 
....Non si è fatta attendere la replica del diretto interessato (Alberto Balboni ndr.). “La mia partecipazione all’incontro con Adolfo Urso, con cui peraltro sono in ottimi rapporti, non era stata in alcun modo programmata – spiega il senatore – e oltretutto ero fermo a casa per lievi problemi di salute. Ma se vogliamo passare dalle sterili polemiche personali alle questioni di carattere politico, chiedo agli organizzatori dell’incontro cosa pensano delle iniziative del viceministro Urso, sulle quali personalmente sono in disaccordo. Mi riferisco nello specifico a tre punti: voto agli immigrati prima di ottenere la cittadinanza, insegnamento dell’islam nelle scuole e cittadinanza “facile”, dopo cinque anni di permanenza in Italia. A questo punto mi aspetto una risposta da Lodi e Brandanti per sapere quale sia la loro opinione su queste questioni che sono quelle che maggiormente interessano alla gente”....
 
articolo completo
http://www.estense.com/polemiche-nel-pdl-la-replica-di-balboni-020907.html#comment-5485

VIDEO

http://www.youtube.com/watch?v=5E6ZOZzV9yY


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giovedì 28 gennaio 2010

Sexy Niqab

LINGERIE.jpgda Virgilio Notizie

Una modella esce dalla doccia, inizia a truccarsi e da nuda pian piano si veste, dall'intimo fino a terminare con...il niqab. E' la pubblicità di Liaison Dangereuse, azienda tedesca di intimo, che qualche mese fa aveva provocato scalpore ed ora ne provocherà ancor di più, perché lo spot è pronto per essere trasmesso nei cinema della Germania.


Il messaggio dello spot è: sensualità per tutti, ovunque. Quindi, la bellezza di una donna non dipende da ciò che indossa esteriormente. Parte della comunità islamica però, ne ha dato una lettura diversa. A prescindere dagli integralismi, gli studiosi esperti di religioni contestano la banalizzazione del niqab e il suo accostamento alla sessualità....

continua http://notizie.virgilio.it/cronaca/sexy_niqab_spot_sesso_liaison_dangereuse.html?pmk=nothpboxdx  E VIDEO

mercoledì 27 gennaio 2010

Democrazia Araba

BOSSI.jpgda IL GIORNALE

Riad - Una ragazza è stata condannata a 90 frustrate e a due mesi di prigione in Arabia Saudita per avere colpito in testa con una tazza la preside della sua scuola. Lo ha riportato il quotidiano locale Al Watan.
L’incidente è avvenuto l’anno scorso nella città orientale di Jubail, sul Mar Rosso: l’adolescente aveva colpito la preside dopo che questa le aveva sequestrato il telefonino dotato di macchina fotografica, il cui uso non è consentito.

La preside ha chiesto che la sentenza venga eseguita all’interno della scuola per «educare» gli altri studenti.
L’Arabia Saudita, la più conservatrice tra le monarchie del Golfo, è duramente criticata dalle organizzazioni umanitarie internazionali per la sua costante violazione dei diritti umani fondamentali.

La sharia (legge islamica) vigente nel Paese prevede l’amputazione e la decapitazione per i colpevoli di furto e omicidio, e pene corporali anche per i reati non gravi.

Solo un’eventuale grazia concessa personalmente dal re Abdallah potrebbe a questo punto impedire che la pesante sanzione venga inflitta già nei prossimi giorni alla giovane studentessa.

http://www.ilgiornale.it/esteri/sedicenne_condannata_90_frustate/25-01-2010/articolo-id=416427-page=0-comments=1

Video http://www.youtube.com/watch?v=L2Eb6OigpVM