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sabato 20 marzo 2010

Chiare, fresche e dolci acque di Paolo Giardini

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Ultimamente l’acqua è di moda. La stampa locale ha diffuso foto di coreografici raduni nei pressi di fontanelle pubbliche con esibizioni di recipienti di plastica pieni d’acqua. Pare replicheranno altre performances, disinteressate pubblicità alle taniche in plastica.

L’acqua di cui si parla è tratta dal Po, fiume celebre per la purezza delle sue acque. Ed è proprio sulla riva del fiume che si sono recati alcuni politici della Federeazione della Sinistra Ferrarese privi di ambizioni (vorrebbero rinunciare alla ribalta comunale, ritirandosi in meditazione a Bologna fra i banchi del consiglio regionale), manifestando severamente contro la privatizzazione dell’acqua.

In questo clima fecondo di riflessioni metafisiche, si inserisce pure una giornata di un convegno dedicato all’acqua come bene comune, avente per tema “l’acqua potabile: conoscerne i pregi per incrementarne l’uso”. L’organizzazione è a cura del CADF, acquedotto del basso ferrarese, che potabilizza l’acqua di cui raccomanda entusiasticamente il consumo. Si rifornisce, petrarchescamente, di chiare, fresche et dolci acque dalla stessa fonte da cui attinge l’acquedotto di Ferrara, ma alcuni chilometri più a valle, arricchendosi nel viaggio di proprietà salutari.

E’ piacevole considerare che, nei convegni sull’acqua, più numerosi sono i partecipanti e più l’apporto idrico aumenta l’affinità dei presenti al tema trattato. Si tratta di convegni consustanziali, dato che siamo fatti per un buon 65% d’acqua,

Supponiamo che al convegno ci siano 100 persone dal peso medio di 80 chili (per la tendenza alla pinguedine in atto). Vuol dire che l’apporto dei partecipanti, fra acqua intercellulare e intertissutale contenuta negli organismi, è di almeno 50 kg d’acqua a cranio. Cioè partecipano attivamente al convegno sull’acqua ben 5.000 litri d’acqua!

Ora, anche se apparentemente questi litri d’acqua personali servono solo da zavorra per aumentare il peso aderente nelle suole, il nostro organismo biochimico ne fa in realtà un uso raffinatissimo, molecola per molecola. Il fatto saliente è che sono quantità enormi di molecole.

Quando beviamo un bicchier d’acqua, con quei 200 cc ci riforniamo di 6.680 triliardi di molecole d’acqua (1 triliardo = mille miliardi di miliardi). Proprio così: nell’acqua ci sono numeri astronomici di molecole, e ciascuno di noi se ne porta a spasso dei fantastiliardi. Sono valori giganteschi, scomodissimi da gestire. Per fortuna l’organismo fa tutto da solo, e ci è consentito di utilizzare come unità di misura il litro nella contabilità idraulica personale.

Se disciolte nel bicchiere ci sono sostanze diverse, ad esempio un milione di molecole di plastificante cedute dai contenitori, l’instancabile ed efficientissimo organismo le separa, sempre molecola per molecola, e le distribuisce in circolazione a fare il loro servizio, buono o cattivo che sia. Se può sembrare che un milione di molecole cancerogene al lavoro sia un esercito terrificante, facciamoci coraggio, perché quel milione purtroppo è un niente in confronto all’immensità di migliaia di triliardi di molecole in un litro in cui si nascondono, e noi di litri ne abbiamo 50!

Un solo nanogrammo d’acqua contiene 33.400 miliardi di molecole. Il nanogrammo è la misura usata dai tecnici della potabilizzazione per indicare le sostanze estranee rilevate, e di solito corrisponde a quantità considerate irrilevanti, “tracce”.

“Tracce” ultra miliardarie di Bisfenolo A per litro sono state trovate nell’acqua del nostro acquedotto, altrettante nelle acque del Po per il PFOA. Sono sostanze sintetiche nuove fra innumerevoli altre, i cui effetti certi sull’organismo si conoscono dopo decenni d’assunzione. Nel cammino della scienza, noi ferraresi abbiamo l’alto onore di occupare un ruolo di rilievo nella ricerca, insieme a molluschi e pesci, per via delle sollecitazioni ad incrementare volontariamente l’uso alimentare d’acqua di Po, ma anche per atto d’imperio dell’autorità. Come non essere grati al sindaco Tagliani d’aver ceduto ad Hera le dotazioni comunali e consentito alla medesima di smantellare il Laboratorio Analisi? Ha scelto per il bene dell’umanità un raffinato esperimento scientifico rendendoci parte attiva.

Noi e i nostri figli ne siamo orgogliosi. Forse un giorno qualcuno potrà dire: io c’ero.

 

Paolo Giardini

 

www.progettoperferrara.org

 

 


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mercoledì 17 marzo 2010

PD FOA NEL PO?

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Appello al Sindaco su PFOA

di Valentino Tavolazzi
La risposta dell’ATO ai quesiti posti da Ppf in merito alla presenza di PFOA nelle acque del Po è inquietante.
L’ing. Graldi  nella sua nota odierna dichiara: “Il laboratorio di HERA S.p.A. di Sasso Marconi – Bologna ha nel frattempo già accreditato SINAL le seguenti sostanze denominate Interferenti Endocrini (ED) nelle acque destinate al consumo umano (primo laboratorio in Italia). Analisi dei livelli di: 17α-Etinilestradiolo, Estrone, β-Estradiolo, Bisfenolo A, 4-Octilfenolo, Nonilfenolo in acque grezze e trattate, ed entro l’anno sarà accreditata  la metodica su PFOA. Analisi sulle acque grezze e potabili di questa sostanza potranno comunque essere effettuate a partire dal mese in corso”.
Siamo fortemente preoccupati circa l’effettuazione o meno, nei mesi ed anni scorsi, delle analisi del PFOA a monte dell’impianto di Pontelagoscuro. Sono stati fatti i controlli? Quante volte e quando? Chi li ha fatti? Quali valori sono stati riscontrati? E’ stata tutelata la salute dei cittadini?
 
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PFOA nel Po, l’ATO risponde a Tavolazzi

Risposta dell’ATO.
Con riferimento al comunicato del Consigliere comunale Ppf Valentino Tavolazzi si fornisce le seguente risposta.
La problematica relativa al PFOA ( acido perfluorottanoico) è da alcuni anni alla attenzione della Comunità scientifica internazionale e fa parte di quei composti chimici denominati Perfluorati che, a loro volta, appartengono a quelle sostanze denominate Interferenti Endocrini (ED).
Tali sostanze, che in alcuni Paesi sono state vietate o limitate, sono oggetto di una Direttiva del Parlamento Europeo che le inserisce tra quelle soggette a monitoraggio e da far rientrare nei limiti che verrano proposti per il 2012; attualmente non ci sono limiti di legge per le acque potabili.
La problematica è stata affrontata anche sulle bottiglie di acqua minerale, infatti quando beviamo da una bottiglietta d’acqua minerale mandiamo giù anche un po’ di estrogenomimetici, composti chimici che mimano gli ormoni e che potrebbero interferire con il nostro sistema endocrino. A rivelarlo sono due studi appena usciti: l’uno tedesco, pubblicato su Environmental Science and Pollution Research, l’altro italiano, apparso su International Journal of Hygiene and Environmental Health. La notizia potrebbe interessarci molto da vicino, dal momento che l’Italia è il maggior consumatore d’acqua minerale d’Europa e il terzo nel mondo, sebbene quella che scorre dai nostri rubinetti sia potabile.
 
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Progetto per Ferrara

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