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domenica 10 giugno 2012

Le peripezie disincantate di un beat adolescente: nel nuovo libro di Arnaldo Ninfali (Este Edition, Ferrara-Roma, 2012)

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Scandalo ’60. Ritorno a Ferrara (Este Edition, Ferrara-Roma, 2012)

 

AUTORE

 

Arnaldo Ninfali

 

È nato nel 1948 a Vigarano Mainarda (FE), vive a Verona da molti anni. Nel 2010 ha pubblicato il romanzo Il Diavolo.

Anni 60, altri tempi, boom economico, Marilyn Monroe, i Beatles, l'era spaziale, l'Occidente del novecento al massimo delle sue speranze, poi disilluse.   Ninfali descive con parole scorrevoli, ottimo feedaback tra atmosfere macro e microquotidianità soggettiva, le peripezie divertenti e sagaci di un adolescente "beat" tra mito positivo del futuro e del viaggio, disincanto sentimentale e erotico e un sorprendente ritorno nella Ferrara atemporale e magica

 

 

sabato 25 settembre 2010

Xìbalbà di Franco Cavazzini

XIBALBA' (L'ultimo regno) storie di bambini nati liberi e cresciuti schiavi delle loro peculiarità
 
 

xìbalbà (l'ultimo regno)

 
Esordio letterario originale e interessante per il ferrarese Franco Cavazzini: per i tipi on line di Lulu e-commerce, network editoriale tra i più convincenti in certo marasma del nuovo settore nel web, ha appena pubblicato in versione libro on line ma soprattutto anche cartaceo, Xibalbà (L'ultimo regno). Storia e fantastoria particolare, sorta di fantastico realista, quasi alla rovescia rispetto a certa cifra del genere letterario, tra autobiografia e narrazione, ambientato nel primo novecento: un mix a scatola cinese tra Reale e Immaginario, dove il lettore subito è catturato in pagine dinamiche, scorrevoli, intimistiche e simultaneamente evocatrici di certo sè collettivo, non distinguendo più appunto tra i due codici, trasparentemente suggeriti, bisbigliati, urlati (ma a basso volume) dall'autore. In certo senso, contrariamente a certe modulazioni, in queste pagine, il fantastico è mera creta per il codice autobiografico, pur tuttavia, nella dilatazione delle vocali e le consonanti e le parole, all'improvviso il processo di scrittura si capovolge, o meglio, procede secondo scansioni a zig zag, quasi in un microrbolero - poeticamente parlando di colori che si accendono e si spengono, intermittenti. Evocazione della  libertà attraverso ll'archetipo del Fanciullo, la rivoluzione sempre incompiuta, ma possibile dei bambini, il Bambino interiore degli adulti, sempre pronto a rivendicare l'Azzurro e l'Arcobaleno contro il il Grigo o il Bianconero del mondo... Ottima ouverture!
 
Roby Guerra
 
LULU  Xìbalbà di Franco Cavazzini
 

domenica 7 marzo 2010

"Le ragioni della pecora" di Luca Delmedico di Manuela Vio

cop_leragionidellapecora[1].jpgLuca Delmedico è nato a Macerata nel 1978 e ha scritto un libro: “Le ragioni della pecora” edito da Albatros Il Filo. Un libro breve, di appena 85 pagine, ma come affermato dall’autore stesso: “il coraggio di pubblicare un testo breve non è da tutti”.

Pagine riempite da una storia particolare, dove l’unico e indiscusso protagonista è Giacomo Lupo, uomo di un certo spessore sociale, uomo d’affari, realizzato nel lavoro e soprattutto da se stesso. Infatti Giacomo, “Lupo” di nome e di fatto (forse), è fiero di ciò che è, loda se stesso in modo quasi maniacale.

Questo testo si divide in due parti dove, nella prima, si descrive Giacomo Lupo come: il meglio, non esiste uomo migliore. Dal lavoro alle donne e, naturalmente, alla vita stessa. Questo, Luca Delmedico, ci vuol far credere: che Giacomo Lupo, il suo personaggio (forse personaggio lo è davvero, ma non è completamente inventato) sia la classica persona convinta che, se non ci fosse lui, il mondo non girerebbe nemmeno (e ce ne sono molte di queste persone).

La seconda parte invece, vede Giacomo come un essere umano in continuo conflitto con se stesso, dove quella perfezione di cui si parla nella prima parte è solamente un peso per lui, una cosa che lo rende “anormale”, un difetto anziché un pregio. Essere “il migliore” lo isola dal mondo e dagli altri.

Non nego che all’inizio il personaggio di Giacomo Lupo mi ha infastidito non poco. Il fatto di essere troppo fiero di sé, il lodarsi in continuazione, il credere di essere il migliore di tutti, ha fatto scattare dentro di me quel sentimento di disagio e irritazione come quando si incontra una persona come lui.

Man mano che continuavo con la lettura mi sono ricreduta. Certo non ho cambiato idea sul fatto che Giacomo Lupo fosse una persona egocentrica e piena di sé, però qualcosa, letto tra le righe invisibili del testo, mi ha fatto pensare e credere che questo personaggio, quest’uomo “lupo”, tanto “lupo” non sia. La sua vita, sebbene invidiata dalla maggior parte delle persone (del libro e di chi legge), può sembrare una vita meravigliosa, piena di impegni, di cose da fare, di persone importanti da incontrare e via dicendo, ma non sempre l’apparenza della vita che conduce una persona è equiparabile alla vita privata ed interiore. Infatti, Giacomo è sì un uomo d’affari importante, e anche se si sente, o forse vuol far credere, di essere il migliore, dentro di sé alberga l’anima di un uomo infelice, di una persona bisognosa di tutto, dall’amore all’amicizia, dall’affetto al conflitto con gli altri.

Giacomo Lupo è un uomo triste e quasi nessuno se ne accorge, ma basta guardarlo attentamente negli occhi che, al posto della luce, si scorge un’ombra. Un uomo che non vuole più andare avanti e “farcela” da solo e che afferma, citandolo direttamente: “se farcela significa farcela da solo, allora non voglio più farcela”. 

Per troppi anni ha portato sulle spalle il fardello di essere il migliore e quando si arriva ad un certo punto della vita, questo fardello diventa insostenibile e lo si vuole lasciare per strada, ma non sempre è così facile.

Probabilmente, Giacomo Lupo, non sa che cosa voglia dire amare veramente, ha avuto molte donne “pecora” nella sua vita: loro si innamoravano di lui per la sua apparente perfezione, e lui credeva di essersi innamorato di loro. Ma se fosse stato tanto perfetto probabilmente non avrebbe avuto così tante donne, bensì una sola, e questa cosa ha una semplice spiegazione: una persona se la si ama veramente è difficile lasciarla, soprattutto se è così perfetta come viene vista e descritta.

Giacomo Lupo, centro dell’attenzione delle famigerate “pecore”, viene paragonato da esse quasi ad un Dio. Il fatto di non esserlo però, è palese per lui, ma non di certo per chi gli sta attorno. 

La vita di questo personaggio, è rimasta un po’ dentro di me perché, togliendo le parti dove lui loda se stesso e la sua perfezione, è la vita di una persona come tante che cerca la felicità nell’amore, nella vita e nel quotidiano. Non sempre certo la trova, ma alla fine, è felice lo stesso perché è arrivato a quel punto della vita in cui le decisioni importanti sono già state prese. E anche se alcune sbagliate, gli sono talmente care e preziose come quelle giuste che le ricorda e le tiene nel cuore.

Ho pensato molto in quale categoria poter inserire “Le ragioni della pecora”: autobiografie, romanzi etc… ma sinceramente non saprei proprio dove collocarlo. È un testo particolare che il lettore sente un po’ suo, e proprio per questo è un testo che può essere letto da chiunque. È un libro che racconta molte storie vissute in una vita, ci sono piccole perle di saggezza che ho estrapolato dalle righe e, per fare un esempio, vi cito questa:

 

Il “ti voglio bene” è solo la constatazione di un sentimento che poi lascia liberi di voler bene ad altri, e anche di non essere ricambiati. Senza una finalità, senza scopo: si vuole bene e basta. Invece si ama sempre per qualcosa, e forse quell’amore è solo una scusa per le nostre debolezze. […] Io le avrei voluto bene a lungo, lei mi avrebbe amato per poco. E forse è solo una questione di saggezza.

 

Certo è una frase che colpisce e se la si legge più di una volta si riesce a carpire quell’essenza profonda di cui essa è padrona.

L’autore stesso, Luca Delmedico, sostiene che le “pecore” del titolo e conseguentemente anche del testo, non siano le sole donne, come si potrebbe percepire leggendo il libro: il termine, è riferito a tutte le persone in generale. Penso però che in particolar modo, il sesso femminile si possa sentire più coinvolto a livello personale e mi viene in mente una frase pronunciata dalla grande Maria Callas che, forse, fa al caso nostro:

 

“Le donne non sono sufficientemente alla pari con gli uomini, così dobbiamo renderci indispensabili. Dopo tutto, abbiamo l’arma più grande nelle nostre mani: siamo Donne”.

 

Concludendo, penso che non si tratti di una questione di essere lupo, pecora, cane o qual si voglia animale. La questione è che siamo tutti esseri umani, compreso Giacomo Lupo: siamo tutti capaci di essere felici, tristi, di sbagliare a volte, ma in alcuni casi forse (non frequenti come quelli del protagonista di questo testo) anche noi, da bravi esseri umani, a volte ci sentiamo migliori di altri. Non fa niente se il nostro “migliore” svanisce dopo pochi minuti, l’importante è riuscire a provarlo almeno una volta. E sono convinta che tutti noi, una volta nella vita, ci siamo sentiti migliori di altri. È solamente una questione di crederci o meno.

 

Manuela Vio

 

http://www.facebook.com/video/video.php?v=106213502737855#!/profile.php?id=100000476172918

http://www.ibs.it/code/9788856714371/delmedico-luca/ragioni-della-pecora.html

video http://www.youtube.com/watch?v=yRh3R0QeR5Y

 

Citazione: “Le cose vanno sempre come devono andare” – Luca Delmedico –


  
http://manuelavio.estro-verso.org/
manuela8956@hotmail.it  
 

mercoledì 9 dicembre 2009

Lo scrittore Paolo Galassi Interview di Manuela Vio

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Intervista a Paolo Galassi, autore di Stop Rewind Replay

di Manuela Vio

 

La scorsa settimana avete letto la recensione che ho fatto sul libro autobiografico di Paolo Galassi, qui sotto il caro Paolo ha gentilmente risposto a delle curiosità sorte durante la lettura del suo libro. Dopo aver letto le risposte, ho imparato ancora di più di quando ho letto il libro e alcuni insegnamenti, sebbene indiretti, che mi ha dato Paolo, li porterò nel cuore e ne farò tesoro per il mio futuro. Grazie Pao!

 

In una parte del libro, dici di averlo scritto per gli altri, per aiutare i “tanti” ad uscire da quella “conchiglia” che considerano vita ma che in realtà non lo è ma, in qualche modo non ha aiutato anche te a scacciare i demoni che abitavano dentro il tuo essere?

Sono dell’avviso che le esperienze personali, in qualche modo, possano essere ineludibilmente un importante stimolo e spunto di riflessione per “gli altri” oltre che per noi stessi. Oggi è sempre più presente il veicolo virtuale di confronto tra la nostra vita e quella che conduce chi ci sta di fronte, o di chi vediamo in Tv o sentiamo alla radio, o leggiamo sui giornali. Questo veicolo ci porta inesorabilmente anche a decidere di affrontare o intraprendere strade che non sono propriamente “nostre”, per il semplice fatto che, quel tipo di vita o percorso ci illude di poter essere qualcun altro, alleviando per un attimo le pene di quello che sono problemi ben più profondi. Alla fine ci sforziamo così tanto di voler essere altri che non pensiamo più a chi possiamo esser realmente noi, e quello che potremo donare al mondo. L’esempio, infondo, non lo si dovrebbe cercare in altre figure a noi estranee, bisognerebbe invece tentare di conoscersi profondamente, tra mille paure e milioni di difetti, tentando di divenire esempio per noi stessi e per gli altri; questa è stata la fonte di lavoro su di me. La vita e l’intelletto ce ne danno piena possibilità, molto spesso ci sottostimiamo per la stupida paura di non riuscire. Ma se tutti dovessero copiare tutti, allora l’originale chi sarebbe? E gli esempi da chi li prenderemo? Da cloni di cloni probabilmente! Ciclicamente riproposti e funzionali a se stessi e socialmente, come umanamente, inutili. I miei demoni? Sono stati scacciati dalla volontà, dall’amore incontrato e dal vero interesse ricevuto da parte di persone che hanno compreso…me! Nonostante il “vecchio me”. I nostri demoni siamo noi, e se siamo noi, li possiamo riconoscere, gestire, combattere e scacciare, con tutte le cicatrici che ne conseguono.

Scrivere si dice che sia uno sfogo, per me lo è, durante il percorso di scrittura del tuo libro e soprattutto alla fine, non ti sei sentito più leggero, come svuotato da qualcosa che tenevi dentro da troppo tempo?

A dire il vero io ho scritto di me, quindi di quello che ho vissuto, e non c’è cosa più pesante che mettersi a nudo. Questo libro non l’ho mai visto come uno sfogo, anzi, l’ho concepito come voglia di condividere errori, emozioni ed esperienze con tutti. Io scrivo per la semplice voglia di scrivere, perché non potrei fare o essere altro. Uno sfogo? Non credo, almeno per quanto mi riguarda, un piacere di certo seppur duro e talvolta amaro da digerire. La scrittura ti da modo di esplorare universi, dimensioni e realtà differenti, che spaziano dalla fantasia alla realtà più cruda. La scrittura è magia. Quando scrivo mi sento forte, vivo, quando scrivo il mio mondo si evolve ed espande in altri mondi, nonostante ciò che nella vita stia vivendo o provando. In un libro non c’è un’anima, ma distinte anime riflesse di un singolo individuo che si chiamano a confronto e si manifestano all’unisono. Non c’è forse un miracolo in questo?

Dopo aver finito di scrivere Stop Rewind Replay, è cambiato qualcosa nella tua vita? A parte ovviamente il fatto di averlo pubblicato…io parlo di ciò che ci hai messo dentro…ti sei guardato dentro e hai buttato giù delle righe, ripercorrendo la tua vita a ritroso, scrivendo cose che probabilmente ripensandoci ti hanno fatto star male o bene…come ti sei sentito dopo aver finito di scrivere?

Quando ho finito il libro prima di tutto l’ho proposto alla lettura di quelle che erano le figure principali e direttamente coinvolte nel testo, ovvero i miei amici, i miei “nemici” e la mia famiglia. Certo è che non è stato facile accettare le critiche e le opinioni su quanto scritto, d’altronde quello era il mio punto di vista, quello che io personalmente provai in determinate situazioni ed eventi. Il confronto è stato duro, ma la comprensione dell’intento ha avuto la prevalenza sul primo impatto della lettura. Infondo io sono una persona che ha amato sempre tutti, e quando ami davvero, indistintamente, è difficile che il dissenso possa prevalere. Nel mio libro parlo di me, non di altri, anche se gli “altri” vengono citati. Il mio libro parla di un bambino che ha faticato a diventare uomo, spesso per egoismo o voglia di rivincita su qualcuno o qualcosa e che neanche lui sapeva individuare. Alla fine ho capito che la rivincita che cercavo era solo nei miei confronti. Nessuno ci costringe a fare nulla e dare la colpa dei propri problemi ad altri significa soltanto che non si ha la forza di valutare noi stessi e le nostre volontà. Ora mi ritengo un uomo, fiero di esserlo, nonostante gli errori commessi. Pronto ad affrontarne, come sto facendo, tutte le conseguenze indotte, spesso pesantissime.

Qual è la cosa che in assoluto ti appaga di più?La vita e l’arte…e l’acqua, perché l’arte è come l’acqua…si può vivere senz’acqua? Tutti noi vorremmo lasciare un segno, un qualcosa che anche fra molti anni le persone possano ricordarsi di noi o che il nostro nome non sia del tutto sconosciuto, tu che tipo di segno vorresti lasciare? Pensi di averlo già lasciato in qualche modo con il tuo libro?

Se sulla mia lapide qualcuno scrivesse “Ve l’avevo detto che non mi sentivo molto bene” con la mia foto sorridente sarebbe già una gran cosa. E’ un segno indelebile, il marmo è eterno.

Citami la frase che più ti rispecchia…

Bisognerebbe vivere in un posto dove le parole sono come le foglie, che rubano colore alle nuvole e dondolano nel vento” (Tonino Guerra).

Secondo te, il capitolo sedici non stava bene come premessa iniziale?

Sinceramente non credo anche perché quel capitolo, a differenza di tanti altri che sono estremamente più intimi e personali, racchiude in sé una riflessione su una sensazione comune e condivisibile da tutti. Il mio lavoro sulla solitudine è stato dettato da eventi tali che mi hanno portato a considerarla non come nemica ma come alleata. La solitudine per me è diventata nel tempo un veicolo di sprono, di riflessione; se prima la consideravo come un fattore negativo con il tempo ho imparato ad innamorarmi di lei, arrivando a pensare che senza questa entità non sarei diventato quello che sono. La solitudine, vista sotto altre prospettive, può divenire anche la nostra migliore amica.

Nella tua vita, come si può leggere nel tuo libro, hai vissuto momenti, situazioni ed eventi particolari, dalla droga al vagabondaggio, dalla bella vita alla vita solitaria di un uomo che non sa cosa fare della propria esistenza. Qual è stato l’episodio che ha inciso di più nelle tue scelte importanti, la scelta che alla fine ti ha fatto diventare ciò che sei oggi?

Tutti gli episodi che compongono la vita di una persona sono egualmente importanti, tutti, indistintamente, forgiano l’essenza di ognuno di noi. Alla fine non ci sono eventi più o meno importanti, ci sono solo esperienze che pian piano vanno a costruire una consapevolezza del sé. Le persone col tempo cambiano, spesso anche radicalmente, ma questi cambiamenti avvengono anche e soprattutto grazie ai milioni di errori che si commettono nella vita. Se non pesti un chiodo con i piedi scalzi non potrai mai sapere quanto può far male e fidati che una volta che hai provato quel dolore guarderai sempre bene in futuro dove vai ad appoggiare il piede.

Hai scritto una frase: “finiamo sempre per circondarci di persone simili a noi” e, a parer mio è vero ma tu, chi sei in realtà?

Cucciolo dei Sette Nani, con qualche velleità da Braccio di Ferro.

Chi è uno scrittore secondo te?

Uno scrittore è un pazzo, socialmente disadatto che non rispetta canoni o vincoli dettati dalla buona creanza. Uno scrittore è colui che vive e trasmette le proprie visioni nonostante i giudizi, i pareri e la forma. Uno scrittore è colui che lascia un segno quando apparentemente tutti pensano che non ci siano più segni da poter lasciare. Uno scrittore è semplicemente un essere umano che mentalmente affronta ogni giorno diverse dimensioni. Lo scrittore per me è chiunque abbia il coraggio di esprimere i suoi sogni. Le sue idee e le sue visioni a prescindere dall’opinione altrui. Uno scrittore è un essere umano che non conosce realtà imposte.

Cosa pensi delle “case editrici” che richiedono un contributo per stampare un romanzo?

Penso che la crisi dell’editoria sia seria e inopinabile. Nel nostro paese abbiamo migliaia e migliaia di piccole realtà editoriali che tentano di sopravvivere nonostante la pressione delle multinazionali o delle grandi case editoriali. Questo è un dato di fatto che non si può sottovalutare. Molto spesso queste piccole realtà si trovano ad affrontare per pura passione costi, anche promozionali, insostenibili, sono dell’avviso che ognuno dovrebbe svolgere la propria mansione ovvero: l’artista la creazione della propria opera e l’editore la stampa e la promozione di costui, tuttavia oggi il discorso è ben più complesso; i piccoli editori che vogliono spingere opere anche e spesso alternative non ne possiedono la forza economica e quindi chiedono contributi agli autori stessi per riuscire ad ammortizzare una serie dei costi previsti. Questo non è del tutto sbagliato ma è anche vero che dal momento in cui l’artista viene economicamente chiamato in causa l’editore deve essere in grado di garantirgli una consona ed adeguata campagna promozionale che possa giustificare tale richiesta, non vincolata solo ed esclusivamente alla stampa dell’opera; il rischio c’è ma è giusto che sia ripartito in egual misura. Per questo motivo bisognerebbe unire le forze e tentare di percorrere strade differenti altrimenti rischiamo di trovarci per l’editoria nella stessa situazione in cui si trova il cinema italiano, ovvero l’universo del Blockbuster.

Svelami i tuoi progetti il futuro?

Sembrerà strano ma la mia massima aspirazione è riuscire a trovare la perfezione nella preparazione delle lasagne al forno…e questa è vita!

 

Manuela Vio

 

 

http://www.myspace.com/libro_stoprewindreplay

http://manuelavio.estro-verso.org/
 
http://www.ibs.it/code/9788861553385/vio-manuela/in-sogno-si-pu-ograve.html


Citazione: “Ogni vita è una storia…” – Manuela Vio –

video http://vids.myspace.com/index.cfm?fuseaction=vids.individual&videoid=59027533

 

lunedì 23 novembre 2009

CINZIA MONFORTE Intervista di Manuela Vio

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CINZIA MONFORTE INTERVIEW DI MANUELA VIO


Cinzia Monforte, la vincitrice del primo premio per la sezione racconti del concorso: “Racconti e poesie d’Estate” indetto dalla Events Eleven con il suo racconto “Il Bonsai” che potrete leggere nel link qui sotto:


http://nuke.eventseleven.org/RACCONTIVINCENTI/tabid/481/Default.aspx


Presentati: chi sei e cosa fai nella vita?

Sono una donna “vecchio stampo”, non perché non segua la moda o sia così anziana da rimpiangere i tempi passati, ma perché credo nella femminilità, quella vera, non quella urlata. Per contro, lavoro in un ambiente prevalentemente maschile nel quale bisogna sapersi imporre.

Della vita quotidiana mi interessa tutto (tranne il gossip). Sono sempre andata avanti basandomi sul principio che non ci sia nulla di difficile al mondo, basta provarci. E per questo sono costantemente in gara con me stessa.

Il tuo racconto “Il Bonsai” da cosa è nato?

Dal caldo! Come ho scritto nel racconto, lo detesto, soprattutto di notte. E si sa che, quando non si riesce a dormire, vengono in mente molte cose, belle e brutte, proprie ed altrui. Non è stato difficile mettere insieme esperienza e fantasia.

So che scrivi da molti anni ma che non ti sei mai cimentata in nessun tipo di concorso, come mai hai deciso di partecipare a questo?

E’ stata una carissima amica a coinvolgermi. Lei ha partecipato ed è arrivata terza nella sezione “poesie”.

Visto il successo ottenuto con il tuo racconto “Il Bonsai” hai intenzione di partecipare ad altri concorsi oppure ti fermi qui?

Sinceramente non lo so. Scrivere richiede tempo, oltre che capacità.

Che cos’è la scrittura per te e cosa vuoi trasmettere a chi legge un tuo scritto?

Io ho una visione molto “teatrale” della scrittura. Mentre scrivo “vedo” la sceneggiatura e cerco di trasmettere le sensazioni visive, come se un lettore in realtà fosse comodamente seduto in prima fila, davanti ad un palcoscenico, durante una rappresentazione. Venendo da studi classici, tengo anche moltissimo alla punteggiatura, alla famigerata “consecutio temporum”, alla sintassi. Leggo, correggo e rileggo, perché il testo dev’essere sciolto, deve scivolare.

Hai partecipato alla sezione racconti, questo vuol dire che scrivi solo quelli oppure ti dedichi anche alla poesia o altre forme di scrittura?

Non scrivo poesie e, a ben vedere, nemmeno racconti, ma ho un diario nel quale annoto giornalmente sensazioni, sentimenti e avvenimenti. Non mi sento una scrittrice, ma una che, volendo, può scrivere dignitosamente.

Il termine “scrittore”, secondo me, ultimamente è un po’ troppo abusato. Se mai riuscirò a pubblicare un libro e a venderne qualche migliaia di copie, forse solo a quel punto potrò definirmi “scrittrice”.

Ho riletto il tuo racconto, l’avevo già letto in precedenza per poi votarlo…l’argomento ricorrente è sempre quello dell’amore visto in senso lato, dall’amore profondo, al tradimento, alla tristezza perché si viene lasciati…insomma tutto ciò che riguarda questo grande sentimento, cosa pensi dell’amore? Tu credi che esista veramente oppure, come la protagonista del tuo racconto, è solo una copertura?

Ci credo, eccome! La difficoltà sta nel trovarlo e nel riconoscerlo. Quello della mia protagonista non è una copertura, in realtà è un amore profondissimo, colorato di pensieri bui, ma anche di emozioni che comunque lo fanno vivere e combattere. Lei non è una donna che ha paura di rimanere sola, è una donna che ha scoperto i punti deboli del suo uomo, nonostante la corazza che questi ha deciso di indossare, e si è insinuata nei suoi pensieri per conquistarlo e riconquistarlo, perché sa che il loro amore è cosa rara. E sa anche che l’amore non è solo tenerezza, affetto e dolcezza, ma è sacrificio, intelligenza, psicologia, fantasia e pazienza.

Hai progetti per il tuo futuro da “scrittrice” oppure preferisci rimanere una “scrittrice casalinga”?

Come ho detto prima, non lo so. E’ una bella soddisfazione aver vinto il concorso, forse qualche altra idea in mente mi verrà…


Manuela Vio



Citazione: “Un uomo si giudicherebbe con ben maggiore sicurezza da quel che sogna che da quel che pensa” – Victor Hugo –

Video http://www.youtube.com/watch?v=rj3T-ZFpsSA

 

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