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mercoledì 20 febbraio 2013

Andrea Leonessa piccolo-breviario-dell'-automazione

 


andrea leonessa, netetteratura, futurist editions, MAVPICCOLO BREVIARIO DELL'AUTOMAZIONE ANDREA LEONESSA


leonessaandrea@live.it


 


fvtvrist editions on line, 2 2013, LLF



PDF  DOWNLOAD


 


ESODO DELLA CORRENTE I


Nessun oceano nel darsi al fuoco


pacatamente come - ed è mosso da una mano come reale s'approssima al volto, riceve


un feedback dall'acqua + che altro


un return0. In alta tensione, 30.000 AC#


la carne è percorsa dall'Apparizione. Oltre la tensione nominale, quidni


al valore rispondente all'isolamento


la carne incorre nella dislessia, nell'estasi od altre difficoltà d'apprendimento;


nell'abolizione dell'alternanza, ora


questo è il nostro nome per sempre.


#AC è una convenzione, un artificio


per convertire la tensione, per fare corpo della paralisi solo la misura di uno scheletro poiché aldilà non riesce nella divagazione.


 


II


Esponendo una gamma di albe fratturate


questo pomeriggio media il disturbo, lo diluisce nelle interiora del mare od impone un naufragio


sulla superficie della carne; questo sangue


è pedice della retina, è un globulo incolto questo macello galleggiante, disintegrato


dalla scissione del mondo resiste come participio, come un passato alternato.


 


III


Il cranio è una serra per carne ancora amorfa pelle pastiglie carbone accelerazione od altre


escrescenze sanguigne, code oleate dal moto


che stormite verso un caso, che giostrate alla rinfusa sparecchiano un avanzo, incarnano il rifiuto.


 


IV


MORTE BIDIMENSIONALE


{texture=Level.Content.Load<Texture2D>(“Sprites/Meats”) Fanfara fono magnetizzante,


Il suono rasenta la notte


Sciogliendone il nodo


Ed essa, conforme al letto, sfo- Cia approssimata per decesso


Nel silenzio capacitivo Contemporaneamente


S'estende frattempo; sola morte Bidimensionale: Giuseppe Pinelli Console del dubbI/O sotteso. Hp/Hypothesis di integrazione


Ad Over, Health Points zero.


 


V


ABADON-WARE


Un'escrescenza che non sbuca dalla carne sulla superficie terrestre rinviene talvolta


un compensato di truciolo un caldo sorso


sgranato nel sonno un parquet un evento sub-carnale una madonna sottocutanea accorata al vapore della partenza d'altro canto un vagone di larve spremute stanno nel tempo adescano assenze quand'anche l'erba è bella vuota che c'è sola segatura fanno un espresso vanno a puttane quasi per sempre.


 


VI


TRIFORZA MOTRICE Nell'omertà della carne accade


brandello per brandello che una sequenza organica tenda al mondo, allo stato reale;


settembre causa soffocamento, è# di effetto sul polmone, sul corpo accordato.


Non cede il cordone terrestre e muove raccolto lo spazio preservando misure


affinché dall'ossigeno non si possa distare:


qui accade soltanto un silenzio, sempre il medesimo, da tempo ritratto


al di là di esso un tabernacolo


sul dorso della carne integrato


al neurone e nella fede soltanto;


mamma, è reale la gravità della carne a te dovuta³?


# è un nulla, questo richiamo


nel/la carne/cappella/chiesa/cattedrale/macello non vige alcun arbitrio, e tutto avviene


congiunto senza flessione, motoseghe;


sono un baco da nylon, sintetizzando


ne consegue che è un richiamo, questo nulla. La morte blu scherma un corpo, assegna


un errore, una carne al vapore#.


Allora è una notte causale, un dolo del sole, ed altrettanto ridiamo come refusi in processione.


#errata corrige[valore]


<Ciao sono mamma, al limite la carne è uno strapiombo approssimato, nel suo adempimento apparecchiato a decedere; posata, messa a terra, la carne è una sosta nel concorso del nulla>


<Grazie, non accetterò un ignoto


né la sua ecstasy, nondimeno questa carne la vertigine>


 


VII


3D PROFUNDIS


Lo scrigno rupestre si dilata nell’atavismo stereoscopico;


la figlia gestiva un cubo


non io, non il babbo sapeva. (Vuoi eseguire il cubo?


Y for Yes, N for no)


Y Nella retta del pian/t0 risorge il corallo


otturando le bocche ascisse;


enfatico zero, dal disturbo equalizzato al decesso.


N Così la rom satura il core duale, pulsante d’amore


rilasciato all’avviare di rose;


così conversa al Call Center per alleviare ad otto mega


la solitudine ottica, eguale


nel cartiglio di panche lignee emittente di cigno involatile. Un flesh espulso, è scarnificato


il miraggio nel cratere del grano, Notre Dame de Pain, il tuo petto


consacrato s’accinse al frumento.


Gengiva, ceppo di carne


da ardere; aleggia nel cavo orale un tramonto aerostatico, nel regno


invertebrato ora albeggia una tripla:


è una spina presa a reliquia dell’ancestrale stereoscopia.


 


VIII


AD EMIL CIORAN, CADAVERE INSIGNE Voglio, accetta quest'approssimazione,


una fratellanza senza peso poiché


---


dis-apparire al mondo, solvere


quest'unico dovere.


 


IX


YHWH ANSWER


Umanamente parlando, la guerra è orrenda eppure la guerra tra le giraffe riesce nell'essere,


ad esagerare ancora; come una carne che stenta


nel risolvere la divergenza, la guerra è animata dalle cose che possono essere raccattate dal suolo come bibite, cartacce, sigarette, Storia della lingua, piscine, Nietzsche, bibite, cartacce, sigarette, ecc


ogni cosa diviene per una giraffa mezzo di equitazione oppure oracolo contestualmente alla lascivia dell'animale ma, viene da sé, anche la bestia meno erudita, sfinita


dalla cavalcata compila un organico di alcune domande ecco le due che appaiono con maggiore frequenza


ZooFaq numero uno


D - Sento un grande vuoto dentro


come posso diventare meno spaziosa? Un corallo? R - Un cadavere appare corposo, mmhh,


un cadavere occupa spontaneamente uno spazio;


non più <non finisci quello che hai iniziato> bensì <ben fatto figliuolo, è così che si sta, fagli vedere cosa significa essere morto> giacché la morte è un progetto d'avanguardia di cui non si vede fine, un progetto eterno


che scoraggia anche la più ardita delle giraffe. Ma bisogna crederci in questo progetto, o no?!


Allora crediamoci un poco! Grinta ragazze!


ZooFaq numero due


D - Dove posso trovare una sit-com


in streaming, che sia ripetitiva ma divertente? R - www.ansa.it


 


X


HALL HAIL


La notte di Ognissanti ho organizzato un sussulto vaporoso, un turibolo-party


(...Te lo giuro, era chiaro con cosa dovessi presentarti)


dove ognuno spargeva quel cazzo che voleva


e vinceva la puzza che non andava e fu Warzone 2100, esatto, lo strategico per Playstation che risuscita


un po' come, sappiamo, non converrebbe ai morti ovvero con il ricordo di una missione a tempo


ed una terra desolata abitata da gente così strana


da desiderare un futuro; personalmente non voglio, generalmente intendo, figurarsi vivere ricostruendo.


(è la fine, pensavo, così t'ho fatta entrare


perché questa mania di riprovare, e non mentire... Ok, prossima volta non dimenticare il turibolo


già sento la puzza delle giornate di Sodoma che durerà, dureranno sempre più di noi)


 


 


http://leonessaandrea.blogspot.it/


 


http://www.eccolanotiziaquotidiana.it/net-letteratura-e-fantascienza-oggi-intervista-a-andrea-leonessa/


 


https://hyperhouse.wordpress.com/2013/01/26/net-letteratura-e-fantascienza-oggi-intervista-a-andrea-leonessa-eccolanotiziaquotidiana-it/


 


http://movimentoartevaporizzata.blogspot.it/2011/11/andrea-leonessa-presenta.html


 


http://www.estense.com/?p=191900


 

lunedì 7 maggio 2012

Poesie Estemporanee di Giorgio Piva

www.myspace.com/edizionifuturiste  http://edizionifuturiste2000.myblog.it



Luigi Russolo.jpg


*Luigi Russolo





POESIE ESTEMPORANEE





GIORGIO PIVA



PDF DOWNOLAD


FUTURIST EDITIONS ON LINE /31





LLF AIT maggio 2012








Nota critica di Roby Guerra


Ferrara città di scrittori si arricchisce di un nuovo poeta, all'esordio assoluto: eppure una ouverture già interessante. Giorgio Piva con “Poesie Estemporanee” naviga in certa modulazione del verso decisamente neoromantica, prosssimo al Dinanimismo di lieve e soffice avanguardia del cuore.


La parola è intenzionalmente quasi "epigrammatica" : frammenti del grande romanticismo inglese, ulteriormenti levigati in microechi paradossali che testimoniano la parola contemporanea come fare scrittura aperta e irriducibile a qualsivoglia etichetta, se non, al limite come icone per la comunicazione e per fondamentale differenza nell'oceano infinito del fare versi, esploso ovunque grazie al web.


Paradossale Giorgio Piva per l'archetipo poco sperimentale caro anche al Pascoli decadente vero, oltre la scolastica del fanciullino: al contrario il fanciullo come puer aeternus, sempre cifra della poesia del Cuore e del suo divenire battito e pulsione in volo. Eppure- come dimostra la cover – select... dell'autore- da noi appena remixata in 3D, appunto il cuore-battito-farfalla nella sua imperccettibile ma fondamentale mutazione, non nostalgica di età e sangue d'oro puramente immaginarie, ma ardita dichiarazione alla luce del Sole, anche quello dell'era informatica. Come scintillante nella poesia “A Laura”.





E’ DI NUOVO”


Albeggia di già,


ed una nuova energia è già


e di nuovo il tuo pensiero :


fiero come un macigno rinchiude il mio amore per te!


Come Fare ?


Solo aspettare che tu ripassi di qua….di fronte ai miei occhi,


stanchi di rimanere chiusi.


NESSUNO”


Io sono nessuno


tu chi sei?


sei nessuno anche tu?


È bello essere nessuno


Finche amore non rivelerà


I nostri nomi.








DESTINO


Tu sei storia della mia storia,


destino del mio destino,


anima della mia anima,


cuore del mio cuore,


occhi dei miei occhi,


e allora dolcissima immortale


scendi da quella stella!








COSMO D’AMORE


Ho varcato mari e monti,


ho incontrato mille volti,


ho visto molti tramonti,


ho respirato l’odore di tutti i bei fiori del mondo


ma il tutto non era così’ bello


come aver incontrato i tuoi occhi neri così profondi !








INSOSTENIBILE LEGGEREZZA D’ESSERE-avere


Non ho voglia di fare ma devo fare


Non ho voglia di agire ma devo agire


Non ho voglia di pensare ma devo pensare


Oh mio fato,almeno amare non sia “devo”…..











ECO


Ti cerco in ogni sibilo di vento


In ogni onda del mare


In ogni duna della sabbia


E poi con rabbia grido il tuo nome


Ma ogni gesto resta vano per raggiungerti da così


Lontano.






SE


Se fossi un arciere scoccherei la mia freccia


Per mirare al tuo cuore per farti innamorare;


Se fossi un muratore costruirei una fortezza


Dove potremmo amarci;


se fossi un armatore farei per te la più bella


barca dove viaggeremmo i mari del mondo;


ma sono solo anima,cuore,sangue,lacrime


oh mia diletta prendimi con te o cancellami.








CIELO


Guardando il cielo e le nuvole


Con le loro infinite forme


Cercane una a forma di cuore


Pensa a me io sarò lì!








VICINI


Se ci perdessimo nell’infinito cosmo


Ci ritroveremo sempre vicini


Come la luce con le stelle








MATTINO


Se in questo mattino di stanchezza


Pensi a me con dolcezza


Come una brezza si leverà.








NOTTE DIAMANTE


Notte notteDiamante


Notte di situazioni volanti


Notte di notti di vita


Come alla mattina


La ritrovi già sparita….








PENSIERO


Nei miei ieri non c’eri


Oggi chi sei?


Sei al mattino il mio primo


Pensiero sereno.








INQUIETUDINE


Un inquieto batter d’ali


Attanaglia i miei domani


Ma se tu rimani


Tutti i miei mali spariranno


Almeno fino a domani.








SENTIMI VICINO


Sentimi vicino,ascoltami


Come se tutto me stesso


Proiettato nella calce ardente


Dei tuoi muri


Sui tuoi fiori alla finestra


Nell’acqua che bevi parlasse.


Oggi ho molte più cose da dirti.








A LAURA


Carissima proprietaria del mio cuore


Regina dei miei pensieri


Testimone del mio essere e divenire…


 


 giorgio piva,poesia contemporanea,dinanimiismo,ferrara,neoromanticism,futurist editions on line

mercoledì 11 gennaio 2012

Andrea Leonessa "Cristalli Senzienti"

cristalli senzienti.png


*cover dell'autore/mix


 


ANDREA LEONESSA


 


CRISTALLI SENZIENTI


 


PDF DOWNLOAD


 


futurist editions on line 2012 (LLF AIT)


 


 


 


Andrea Leonessa nasce il 5 luglio 1989 a Saluzzo, in provincia di Cuneo, dove tutt'ora risiede. Gestisce il blog www.andrealeonessa.wordpress.com, nato nel 2010, dove sono presenti le sue ultime opere poetiche. Nel 2011, attraverso la rete, entra in contatto con i Net-futuristi e con Roberto Guerra, nonché con alcuni esponenti del Connettivismo. Le sue opere poetiche sono il risultato di una miscela di lirismo teatrale (con grande riguardo per la ricercatezza linguistica) e situazioni paradossali, surreali, molto spesso veicolate da espressioni caratteristiche dell'informatica e dei videogiochi. La formazione letteraria di Andrea Leonessa non è correlata ad uno studio accademico: nelle sue opere è facile scovare riferimenti all'elettrotecnica, essendo questa la materia oggetto del suo diploma


 


 


*Nota di RobyGuerra


*Coordinatore LLF (Laboratorio Lettteratura Futurista x AIT Milano-www.transumanisti.it


 


 



Nuova poesia metapolitica e postfuturistica? Il giovane Andrea Leonessa, dalla netpenna molto concreta e rapida, testimonia già (scacco matto piccolo ma prezioso a certa ben nota gerentocrazia di certa casta letteraria nazionale-anche di para-avanguardia).


E la penna è già un inchiostro virtuale doc e it e eu... La figura sfondo è la parola nella sua mutazione sociale e letteraria alla luce della rivoluzione digitale.

Tutta una danza dei simulacri elettronici, alla luce anche crediamo degli input virtuali e informatici di un certo straordinario Baudrillard, movimenti orizzontali/verticali.


Fiorisce una Parola colma di volontà di bellezza e seduzione, deliziosamente iconoclastica, simultaneamente riformattata con scansioni neoepiche, drammaturgiche quasi: non a caso l’incipit dedicato a un certo Verlaine.


Un videogame poetry, quasi anche nuova poesia visiva/totale, sulla scia degli stessi Spatola o Pignotti o anche Franco Vaccari:
giocattolo eversivo verso scenari umani, postumani e socio cibernetici, verso nuove aurore degne dell’umanità.







INTERNATO NEL SÈ BINARIO”





LA VIOLENTA PLANIMETRIA DEL CRISTALLO





Verso vertice di carcasse eterne


Mattatoio espande, mortale


Per sezionare biondi pinnacoli


Vivi; morte sole


D’arredo le cose


Soggiornando nel cosmo,


Commensali! Sussisterete?


Nella sacrestia delle cose


Nastro registrò la gravità:


Collasseremo deportando


Carne saturnina


Nella macelleria del centro cosmico.








SISTEMA BINARIO ALLO STATO SOLIDO





Le bave del sole


Frangiano le soglie


Delle carceri epidermiche;


Prosciolto dalla materia


L’acciaio esercita nel sé binario


P/pr/ro/ol/lu/un/ng/ga/at/to/o


Architettura di carne inossidabile.


Detenzione funebre/terrestre


Vita/vita, Flesh Slash


Ferrovie dello stato solido.





FLESH ROM





Una secrezione di scariche amniotiche dal turibolo elettrico accompagnò la nascita del vertice embrionale, Cilindro dalla Cartridge input fu così partorito. Il padrone del sistema, benevolente, emise il verso SEEEEGA esaltando l’arcadia nella geometria socchiusa. Un solido cilindrico per piegare il verbo, che amplificava il suo volume per generare spazio adibito ad ospitare la semantica terrestre. Quando la sua pubertà si estinse, enorme giaceva sul parquet e si scuoteva talvolta, per comunicare, e ruotavano gli assi e le curve si facevano strette tornanti poi alla forma tacendo. Cilindro narrava di deserti oltre lo spazio che annidano le proprie polveri nel baricentro per urlare l’ipotermia che nella notte li soggioga, e tornano speranzosi sebbene coscienti della misera dicotomia che vincola il sole alla loro serenità. In seguito alle carezze vespertine, cilindro emetteva versi ad otto bit assimilando la carne in un fruscio di vene definite nel dominio dell’ultimo livello dell’esistenza. Erano le svastiche, disse, a pressare la carne e falci ad estirparla dalle vigne abbandonando crani dell’uva sulle sponde dei torrenti scheletrici anch’essi.





ORANTE MISERO ORACOLO





<C’è speranza nell’universo?> <Dubito delle feci; il sudore del suffragio, se evoco la merda, edifica case con finestre adeguate alla miseria, con la proporzione del filare sintetico del sorbetto, della dentatura distante: se evoco merda sono coscienza orientata alla televisione di frontiera regionale se non evoco non so, sera con cesto di vapore e sbuffo luce che esiste e non gentile quanto pare. Cucire toppe di carta per tarpare la pelle porosa, sorridere. Fabiana sono, per determinare la circonferenza cosce del martirio manca il sacrificio: da un esile vestito in offerta furono estratte margherite calde calde, Aprile gola del dente floreale. Dentro il dente; il labbro terrestre entro il mese secerne la simpatia del nostro mondo, cacceremo le lucciole con l’isteria del lampo; la tromba abbagliata, un silenzio seviziato dal grave d’acqua: anche l’estate fece di sé un grave e tridimensionale collassò sul corredo di grano. Il sonno nel sole rigido ci condusse alle saldature del nostro cosmo, le vie digitali della nostra tensione. Quasi alimentata, quasi viva: defecante, eppure umana. Amore, così nuda penseranno di me che ancora la pelle riserbo per l’esistenza>. Il responso recise la gola per farcirla di allegri confetti, il satellite fu l’avvisaglia dell’orizzonte imminente: gli eventi tacquero; feci ritorno a casa.












ANNI DI CARNE AL SILICIO”





LOGICA LADDER


[Gabriele meditò sulla morte dell'anarchico Pinelli]





Scale della questura.


Fanfara fono magnetizzante,


Il suono rasenta la notte


Sciogliendone il nodo


Ed essa, conforme al letto, sfo-


Cia approssimata per decesso


Nel silenzio capacitivo Contemporaneamente


S’estende frattempo; sola morte


Bidimensionale: Giuseppe Pinelli


Console del dubbI/O sotteso.


Hp/Hypothesis di integrazione


Ad Over, Health Points zero.





ELETTRORFISMO


[La Madonna, in seguito alla purga, recitò la Canzone d'autunno elettrificata esprimendo così la sua devozione verso Gabriele]


I lunghi singhiozzi
dei violini d’autunno
mi feriscono il cuore
con languore
monotono




  • Paul Verlaine




  •  







Brace digitale, carne oltretutto





Nell’unità poligonale del fumo:


Temo il tuo pene, sono tecnofobica.


Iconografico San Lazzaro, affetto


Dalle interfacce aggiornate


Nel sole ottobrino, retratte


Nella luna del cranio.


Rapporto umano di trasformazione


E1 / E2 = N1 / N2 = Carne


Involta nelle spire orfiche.





CARNE PETROLIFERA*





Petrolio, il pasto greggio


Sfocia nelle fucine


Socchiuse dal capriccio


E tutto si fa cenno


Di passeggiata nautica,


L’oceano catodico soffonde


L'attrito d’inerzia mediterranea


E si piange, senza retorica.


Cuoce il cacao


Rappreso sulla forca educata


Svigorendo questa carne battuta,


Quest’alga che propaga le arterie


Recitando la superstizione,


Vigorosa fra le sfere,


Per la quale è grezza la carne


Accatastata sulla terra


E guasta neve ne discende


Sul nastro, un corteo di tricicli


Si esaudisce con tale miscela:


Carne petrolifera e brina.








*CARNE PETROLIFERA È STATA PUBBLICATA SUL BLOG (andrealeoness.wodpress.com) COME POESIE AUTONOMA, PRIMA POESIA NELLA QUALE NOMINO LA CARNE GREZZA.





CRISTALLI SENZIENTI




3D PROFUNDIS





Lo scrigno rupestre si dilata


Nell’atavismo stereoscopico;


La figlia gestiva un cubo


Non io, non il babbo sapeva.


(Vuoi eseguire il cubo?


Y for Yes, N for no)


Y Nella retta del pian/t0


Risorge il corallo


Otturando le bocche ascisse;


Enfatico zero, dal disturbo


Equalizzato al decesso.


N Così la rom satura il core


Duale, pulsante d’amore


Rilasciato all’avviare di rose;


Così conversa al Call Center


Per alleviare ad otto mega


La solitudine ottica, eguale


Nel cartiglio di panche lignee


Emittente di cigno involatile.


Un flesh espulso, scarnificato


Il miraggio nel cratere del grano,


Notre Dame de Pain, il tuo petto


Consacrato s’accinse al frumento.


Gengiva, ceppo di carne


Da ardere; aleggia nel cavo orale


Tramonto aerostatico, nel regno


Invertebrato albeggia la tripla:


Una spina, presa a reliquia


Dell’ancestrale stereoscopia.









SIMULACRO: SIMULAZIONE ULTRATERRENA





[I carabinieri rintracciarono la posizione degli esuli. Sebbene la struttura dell'E-den fosse ancora rudimentale, Gabriele, a causa dello scarso tempo a disposizione, terminò la programmazione]


Madonna: La carne è bassa,


Gabriele, è novembre…


Dio: Gesù cristo, sei un figlio di troia!


Le stringhe s’ammassarono


Nella virtualità eterea, angeli


Si compenetravano; la luce


Una miseria radiante a 32 bit.


Un ultimo bacio dalle collisioni imprecise


Infine eternati dall’atarassia elettrica.






*Copyright ANDREA LEONESSA








Note sitografiche


http://www.paginegialle.it/pgol/4-MACELLERIE/3-COSMO?ind=DIO


HTTP://WWW.TRENITALIA.COM


www.andrealeonessa.wordpress.com


 



 

domenica 10 luglio 2011

Parole mai scritte (Words never writings) di Matteo Zagagnoni

 


(UNGARETTI da giovane)


MATTEO ZAGAGNONI

PAROLE MAI SCRITTE (WORDS NEVER WRITINGS)


 


AUTOZOOM

L’esperienza del nero. Non tanto come non colore, semmai come sunto cromatico del visibile, del vivibile, e, da esso, trarne a piacimento una confacente cromia a misura d’abito vitale.
Dall’eterno movimento vitale distillare fotogrammi dinamici, diapositive filmiche; la punteggiatura s’accenna e scompare lasciando all’esperire del momento libera mano, nessuna regola impera, tutto è concesso persino trovare significati laddove le parole sono aquiloni in balia di venti che ognuno brezza di vissuti propri.

La parola è un quadro senza più cornici, una tela che raggiunge il cosmo di chi la sa accogliere, pur plasmandola in stampo di proprio mai si riempie, sempre spazi aperti ed inaspettati, sempre nuove porte da aprire, o forse da chiudere, altezze da cui il tuffo è concesso ed auspicabile.
Il verso è un demone liberatore in direzione di terre d’assoluta libertà, il dolore e la gioia si fondono nell’unica possibile soluzione d’inseparabilità.
Come prodigio caleidoscopico ogni realtà è prontamente vissuta, libera di vivere e morire nello spazio concessole.
Niente più manette, qua l’arresto si compie da solo, complice, forse, di qualche lacrima gaudente.

Matteo Zagagnoni



1
Mai saprò
di me, di te, di nessuno
inabissarmi come ostrica
sui fondali del destino
Rimiro il mare
con l’occhio del silenzio
m’inghiotte vorace
l’inesauribile

2
Molliche di notte
si scollano dal
nero che invade
mie solitudini

mi sono pinto
di pennelli di brace

3
Nel socchiuso
di persiane mi
gioco bellissime
idiozie di menta

avrei potuto
uscire dalla
materia con un
tuffo d’incanto

4
Non c’è più niente da
ricongiungere ma solo
da dissacrare nel tempo
remoto di dissapori

ancora una volta s’è
aperta breccia inviolata
e come ricado nessuno
sa di prendermi a salvo

5
Non so che notturno
mi rapisca l’anima

è già oltre l’esser
florescenti di mali

nell’altro a guisa
s’annega l’oltre

tutto s’è fuso
nell’agghiaccio

perdo di petali

6
Per me la
vita è un
ritorto di
impervietà

se qualcuno
sale beato
torni a
salvarmi

7
Perdo e ritrovo impressioni
di stanchi colori a materie
consunte riorganizzare breve
di sere sfuggenti l’incorporeo

gli smarrimenti si protraggono
come sciarpe d’orizzonte e mi
sottraggo carente a cartacee
falsità verniciate di grandioso


8
Respira
la sera si gocciola
in bronchi di sogno

altro è
tornarsene soli
di calme nervose

smussando l’assurdo

9
Senti
qualcosa segna
ed è per sempre

sei stata
disattesa ne
conosco il terrore

anche la sera
s’appiomba greve
e in solo di mio
rimango in fettine

10
So che l’essere

fino di sera suppura
in congiunti d’assurdo

che il viola d’aria
mitigherà tristezze
scurendole di luce

e che pure gli
angoli nascosti avranno
rivincite come se al mare
si placassero di getto le onde

11
Sono qui ad
allevare malattie purpuree
non so che disegno sostenga
il marcire che mi fiorisce

abbrivio silente
nell’attimo più morente
come di feroce istinto
mordo promesse sconfesse

i tormenti in aborto
mi seppelliscono di dentro

l’intero spezzettato

12
Stasera non è
sera per niente
e per il nulla
chissà quando

vomito miserie
di pane raffermo
il qualunque si gira
e rappreso d’inezie

contorce l’assoluto

13
Trucioli di notte
sfittano il rientro
e vorresti presenze
ma il solo ti vince

di nebulose rade si
nebbia l’affatico sul
quale la schiena del
cuore dovrai flettere

è tanto poco rimasto
che sono nave a falla

14
Tutto s’arrovista
in cartacei piombi
un lungo addio
si dipana vano

ora son solo
tra i miei peccati
e bene mi guardo dall’alterco

la pace s’è fatta zitta
d’inghippi turchesi