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venerdì 28 marzo 2025

Casalino-Dante modello di speranza per un mondo migliore?




Da: Pierluigi Casalino <pierluigicasalino49@gmail.com>
Date: mer 26 mar 2025 alle ore 18:48
Subject: Dante modello di speranza per un mondo migliore.
To: ROBERTO GUERRA <guerra.roby@gmail.com>



Le ombre del tempo presente si allungano su un' umanità sempre più dolente, sempre più perduta e senza riscatto. Dante ci soccorre nella Commedia inviandoci un messaggio di grande speranza, grazie alla ricorrente metafora delle cantiche del Divino Poema. Amor di libertà e sete di giustizia, ricerca appassionata della conoscenza, desiderio di aurora dopo la selva oscura: in tutto questo Dante ci indica la via della salvezza non solo morale e civile, ma anche politica e sociale. I commenti scritti nel tempo sulla Commedia arricchiscono lo spirito stesso dell' Opera, di tutta l' Opera dantesca, che viene ancora incontro con la sua luce che apre la mente e l' anima al coraggio di andare avanti, lasciando alle spalle i demoni della discordia e dell' ignoranza. Dante giganteggia in modo crescente nel nostro tempo e indica la via del nuovo domani.
Casalino Pierluigi 

Articolom brillante di P Casalino, ma nel senso globale e letterario culturale, deja vu- anche Dante, piaccia o meno, nel contesto attuale, invecchia... 
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Roberto Guerra
 


 

giovedì 4 febbraio 2021

Pierluigi Casalino: 1321-202. La memoria di Dante.

 
 
Dante Alighieri sarà celebrato in questo 2021 in occasione dei 700 anni dalla scomparsa avvenuta a Ravenna nel settembre 2021. I momenti migliori di queste celebrazioni, iniziate, peraltro già dal 2015, nel ricordo della nascita del Sommo Poeta, si identificano con le pagine scritte da studiosi e commentatori sulla memoria dantesca: si tratta delle pagine più esaustive e significative che si conoscano, perché esplorano a largo raggio tutti i luoghi in cui il termine e quelli ad esso limitrofi ricorrono nell'opera vasta di Dante. Studiare la memoria di Dante vuol dire inquadrare la sua concezione dell'essere umano e della conoscenza, capire la distinzione che, sulla scorta di Aristotele, egli operò tra "mneme" e reminiscenza. Si tratta di un cammino che chiarisce una infinita' di cose al lettore moderno della poesia dantesca. La quale si presenta gigantesca anche quando rimane superficiale. Non ci sono, infatti, molti scrittori - e certamente nessuno nel Medioevo- che sappiano immaginare personaggi quali "vedono se stessi morire". Lo fanno Iacopo del Cassero e Buonconte da Montefeltro proprio nel V canto del Purgatorio. L'alta fantasia di Dante rappresenta un qualcosa di sublime che va oltre il suo tempo. Una genialità che sa anche rivisitare i luoghi del suo passaggio nel Bel Paese, dai suoi confini storici e geografici al suo cuore vivo e pulsante. Un tema, quest'ultimo, di grande attualità. Una attualità che si misura ogni giorno, di giorno in giorno nella cronaca convulsa della nostra Italia.
Casalino Pierluigi 

Mail priva di virus. www.avast.com

sabato 19 novembre 2016

BRUNETTO LATINI OLTRE BRUNETTO LATINI. LA QUESTIONE DI DANTE E L'ISLAM

Casalino Pierluigi


Il Tesoretto di Brunetto Latini non è certamente quel poco conosciuto "capolavoro" della letteratura allegorica, ma è un modo straordinario per avvicinarsi alla poesia dei primi secoli. Si tratta di un poemetto sui generis e anche le sue spiegazioni ed interpretazioni non si prestano ad ipotesi troppo fantasiose, come analogamente avviene sul perché il suo grande discepolo, Dante Alighieri, lo pone tra i sodomiti e ancor di più sul perché si sia reso colpevole di peccato contro la lingua materna. Forse, però, un altro è il merito di Brunetto Latini, a conti fatti, aldilà delle dissertazioni letterarie. Un ben diverso merito storico di alto profilo è quello di questo esule o ambasciatore di Firenze alla corte di Alfonso il Savio: l'aver fatto da tramite tra la cultura iberica e specialmente quella islamico-iberica e quella dell'Occidente latino su un punto oggi al centro del dibattito su Dante e l'Islam. E proprio da Brunetto Latini Dante e il mondo europeo medioevale ebbe notizia del Liber Scalae, testo esoterico-escatologico della tradizione islamica concernente il viaggio notturno del profeta Maometto e la sua ascensione al cielo. Testo dalla grande suggestione che anche la dantistica ufficiale - italiana e straniera-, dopo la rivoluzionaria tesi di Asìn Palacios nel 1919, sta abbracciando. Da Enrico Cerulli a Maria Corti e infine a Luciano Gargan, infatti, Dante in qualche modo conobbe l'opera o quella narrazione e ne fu quasi sicuramente influenzato nella costruzione dell'Inferno e dell'intera Commedia, dove si distingue l'intuizione di Ibn Rushd (l'Averroè dei Latini e ammirato da Dante) sul vedere Dio da vivo nel Paradiso. Un dibattito destinato ancora ad aprire vie inesplorate sul complesso dei rapporti tra Oriente ed Occidente nel Medioevo.

19.11.2016


lunedì 30 maggio 2016

Dante (750°) "De Vita Nova" NETtarg

Prefazione a cura di Maria Antonietta Pinna.
Ricerche a cura di Cristina Manzardo

A proposito del De Vita Nova (nota introduttiva)
Il volume, oltre all’intera “Vita nova”, raccoglie la maggior parte delle rime scritte dal sommo poeta, facendo scoprire – implicitamente – un modus vivendi proprio degli anni del Rinascimento, quando le contese e la corrispondenza tra gente di cultura si materializzavano in versi. Così il lettore avrà la possibilità di gustare alcuni dei più bei sonetti di Dante (Guido i’ vorrei per citarne uno)....

lunedì 29 dicembre 2014

2015? Dante 750 genetliaco

Pierfranco Bruni


Evento internazionale. Dante Alighieri a 750 dalla nascita. 
Dante con le lingue e le Rime nel cerchio della Vita Nova




Il 2015 è l'Anno di Dante Alighieri. 750 anni dalla nascita. Un incontro con la letteratura che ha "formato" i linguaggi che hanno reso moderno il vocabolario delle "gesta".
Abbiamo un compito preciso che è quello di far uscire Dante dalle "Lecture" e di mostrate un personaggio, e uno scrittore, che ha saputo anche dividere la sua esistenza tra un linguaggio "Vulgare", che costituisce un punto di riferimento per ciò che sarà lingua del Rinascimento in poi sino a Manzoni, e da Manzoni fino a Pavese (non solo in una interpretazione letteraria e squisitamente poetica) e il sapere di un recupero greco - romano nella ricerca di una estetica che è quella del "Convivio".
Ma oltre questa chiosa, che reputo di non poca importanza, è necessario recuperate le "Rime" di Dante, le quali tanto spazio hanno inventato a partire dal Petrarca e dal Petrarca in un salto epocale fino a Ungaretti.

Questo significa soprattutto riconsiderare Dante a tutto tondo che va comunque oltre la "Divina". C'è un testo centrale che resta fondamentale e che è stato abbondantemente dimenticato per motivi sia di ordine ontologico che epistemologico. Si tratta della "Vita nova". Considero questo libro un punto di riferimento, soprattutto per chi lavora su autori come Foscolo, si pensi alla disperazione dei linguaggi strutturati nel testo, di autori come Alfieri, sul "ragionamento" tra Fede e Bellezza del Tommaseo e su tutta la poesia che va da Gaspara Stampa a Isabella Morra.

La "Vita nova" è un raccontate soprattutto per immagini. Ci sono addirittura alcuni versi di Antonia Pozzi, di Cristina Campo o di Ada Negri che presentano un cesello che ha chiari rimandi alla poetica creata dalle poetesse.

Silvia  Plath ci riporta a un verseggiare che è quello delle "Rime" ma soprattutto della "Vita nova", ma anche la Isabella Aleramo ha sicuri richiami. Tutto questo cifrato va comunque ricontestualizzato dal pensiero di un Dante non teologico, ma mistico, ovvero oltre la misura di una cattolicità nelle strategia di una letteratura teologica.
Perché la "Vita nova" se provassimo a leggerla come il Cantico di Salomone  troveremmo delle vie di un Oriente mistico e Illuminato che ha la sua contemporanea visione con Rumi o Kajam o con Kabir. Beatrice è  sì la folgorazione ma è anche la pazienza.

In fondo è la "Vita nova" che focalizza l'Ermetismo dei simboli e una struttura complementare la si trova anche nelle ultime poesie di Cesare Pavese, quelle del "mazzo" che chiude la sua esistenza. Ecco, credo che ormai Dante delle Rime e della Nova vada ricontestualizzato in un Novecento che ha come punto di riferimento il viaggio dei "Cantos" di Ezra Pound e come "confessione" critica sia  Maria Zambrano, sia gli scritti necessari di Giovanni Pascoli, sia René Guenon (un Guenon anche oltre il rosacrocianesimo e il mondo esoterico).

Ma Dante va proposto  nel dibattito intorno alle lingue. Le lingue del Vulgare sono quelle che incontrano le voci e la parola dell' Agorà di San Paolo, ma non un Paolo teologizzato, bensì incrociatore di Orienti e Occidenti. Le lingue e la lingua in Dante sono i percorsi che si incontreranno nelle epoche e la lettura diventa antropologia la cui filologia è letteraria e mistica e non teologica.

La "Vita nova" è una chiara interpretazione e con Guninzelli, Cavalcanti, Iacopone cominciano a segnare l'età nuova dopo la stagione saffico - Catullo - Tibullo.

Per celebrarlo, oltre gli schemi scolastici obsoleti, bisogna porre lo sguardo di Beatrice negli occhi di Dante e lo sguardo di Dante nello specchio dell'anima di Beatrice. Non dimenticando però la presenza di Gemma Donati.

Come Fuis (Federazione Unitaria Scrittori) è già in distribuzione in Calendario con alcune cesellatore e come Sindacato Libero Scrittori sottolineeremo l'importanza della "Vita nova" e come Centro Studi e Ricerche Francesco Grisi ci soffermeremo sulle lingue nel Vulgare e la parole come antropologia del dire e dell'essere. Un Dante nella nostra modernità restando nella Tradizione oltre le giustificazioni altisonanti della Commedia.

martedì 17 giugno 2014

La religiosità e il sublime: tra Dante e D'Annunzio la poesia di Miguel Chutariados - di Pierfranco Bruni



La religiosità e il sublime: tra Dante e D'Annunzio la poesia
di Miguel  Chutariados nel centenario della morte
"Libro de canciones para la Vida Nova"

di Pierfranco Bruni



Un inedito è sempre rivelazione. Soprattutto per  un poeta o uno scrittore che non è studiato, non è conosciuto, è un "solitario" nel contesto di una temperie che vive nel gioco dell'immaginario. Non smetto di lasciarmi affascinare dalla poesia "rivelante". E la poesia di Miguel Chutariados è chiaramente una poesia rivelante. Chi è, in realtà,  Miguel  Chutariados?
Molto poco si sa di questo poeta. A cento anni dalla morte, rileggendolo e leggendo soprattutto questo poemetto dalle matrici "dantesche" dal titolo: "Libro de canciones para la Vida Nova", credo che bisognerebbe proporlo anche attraverso un'analisi testuale e una interpretazione comparativa tra i poeti che lo hanno formato.
C'è nella sua formazione, naturalmente, Dante Alighieri. Un Dante che è quello della "Vita Nuova". D'altronde il poemetto proprio alla "Vita Nuova" rimanda, e il suo passeggiare tra le parole costituisce un preciso indizio se non un forte inciso sia letterario che estetico – metaforico.
Dante, dunque, certamente. Ma c'è anche il primo Gabriele D'Annunzio che campeggia in questo inedito ed è un dato significativo legare la funzione che ha avuto Dante a quella che ha avuto D'Annunzio. Soprattutto perché questo poemetto risale proprio al 1914. Sembra un testo scritto come testamento. Un testamento spirituale che è una "parola" profondamente religiosa. Religiosità che è cristianità, ma una cristianità che riesce a leggere le pagine delle vie delle vite di altre culture e di altre fedi.
La religiosità di senso e di cuore. Il Dante di Miguel Chutariados è il Dante della profezia la cui religiosità è nello sguardo sublime di Beatrice. Una Beatrice donna e Madonna.
Ed è, proprio qui, come se Miguel  Chutariados, nato nel 1855 – e morto nel 1914, volesse indicarci un percorso di una poesia che diventa sì un attraversamento esistenziale, ma diventa, soprattutto, un viaggiare nel linguaggio della parola che è Grazia. Ci sono elementi formativi che richiamano linguaggi diversi. Un poeta spagnolo di cui, come dicevo, si conosce ben poco.
Ho avuto modo di parlarne nel mio recente incontro a Siviglia dedicato al mio libro: "Che il dio del Sole sia con te". Parlando e discutendo del mio viaggio letterario e poetico ho avuto la possibilità di raccontare della non "conoscenza" profonda di Miguel  Chutariados.
È nato in Spagna, ma è morto a Cuba, almeno così sono le voci più accreditate. Ho trovato, comunque, molto poco sulla sua vita. Sono in possesso di questo inedito perché era tra le carte e gli studi, lasciati incompiuti, di Francesco Grisi.
È uno scritto da indicare e da sottolineare come elemento significativo di una parola che ha la sua visione "meticciata" in termini di vocabolario linguistico e letterario. Ho cercato di offrire una traduzione dallo spagnolo. Ci sono molti aspetti da rivedere e da riconsiderare, ma credo che parlarne, oggi, sia un fatto importante.
A cento anni dalla morte. Ci sono tre riferimenti sui quali sto cercando di riflettere.
Il primo riguarda l'assenza della sua poesia e della sua figura dal quadro della poesia spagnola o ispano-americana (essendo morto, come alcune voci sostengono, a Cuba).
Il secondo attesta la straordinaria valenza della poesia e della letteratura italiana nella sua formazione. In questo poemetto c'è la sua formazione che è fatta da un vocabolario letterario prettamente italiano.
Il terzo riferimento è, appunto, il chiosare, tra i suoi versi, Dante con D'Annunzio. Questo ultimo riferimento sembra proporci una chiave di lettura e anche una precisa indicazione. Ma è il D'Annunzio del sublime e dell'estasi, ma certamente anche il D'Annunzio che non rinuncia mai ad un profondo scavo religioso.
Se è necessario conoscere Miguel  Chutariados, dunque, è chiaramente necessario leggerlo. Ed è quello che cerco di proporre. La religiosità penetra il sublime e si fa estasi.
Le ombre convivono in questo passaggio. Sono le ombre di Giordano Bruno ma anche la Città del Sole di Campanella e prima di tutto, in Miguel Cutariados, c'è il limite o l'incontro tra quella confessione come genere letterario, che si ritrova in Maria Zambrano, che vive nell'incontro tra la Città di Dio di Agostino e la conoscenza e il mistero di Tommaso D'Aquino.
Miguel  Chutariados è un poeta che resta nel mio viaggio tra l'inquietudine e la religiosa pazienza di accogliere il sublime come cerca della verità.









Dal
 Libro de canciones para la Vida Nova

Canzoniere per la Vita Nova
di Miguel  Chutariados (1855 – 1914)



Sospirata ansia di Dio


Sospirata ansia di Dio
Mai per rimorso mai per viltà
Conoscenza è dovuta
All'inquieto pellegrino
Che nel deserto raccoglie
Le pietre dei giorni.



Ho atteso la Croce


Se Beatrice fu ruga di dolcezza
Io ho amato il corpo della mia diletta
Pur ferito dal vento di Giobbe
Ho atteso la sera per custodir preghiere
Con le mani inchiodate alla Croce.


Fierezza di nobil gioventù


Sempre il Canto di Salomone
Ho destinato nel desio della speranza
Ma non ho più nei tuoi occhi
La fierezza di nobil gioventù
Il tempo ha scartato ogni miseria.


  

lunedì 4 gennaio 2010

Divenire e Infinito del Viaggio di Pierluigi Casalino

Colombo2.jpgL’IDEA DI VIAGGIO

L’idea di viaggio è da sempre associata a molteplici significati, da quello del semplice spostamento fisico, in luoghi lontani e ignoti, a quello spirituale, espressi nel desiderio e nell’ansia dell’ascendere nelle dimensioni misteriose, imperscrutabili e invisibili dello spirito. Costante è la ricerca di se in diversi e articolati percorsi. Nessun’altra esperienza umana, del resto, è più frequente del viaggio. Si tratta forse dell’azione compiuta più spesso dall’uomo. Vivere è viaggiare. Viaggiare è vivere. E’ la mistica del viaggio che prende il cuore dell’uomo. Oltre l’orizzonte, oltre il tempo, oltre la morte, oltre la storia. Un itinerario senza fine che si snoda nel cosmo e nelle sue varie dimensioni. Geometrie verticali e variabili tracciate nel profondo della coscienza. Il linguaggio dell’immaginazione, che si snoda sul cammino concreto del tempo e dello spazio, è perfettamente conoscibile. La conoscenza a cui abbiamo diritto non è limitata alla nostra ragione e non ci corre dietro, ma ci attende.  Se andiamo a cercarla ci accoglie. Si tratta di un’iconografia di purificazione e di rinascita. Dalla notte al giorno, dalle tenebre alla luce, secondo l’irripetibile intuizione dantesca. Un’intuizione che è propria anche di Ibn Arabi, mistico e filosofo arabo-andaluso del XIII secolo. Il Corano, secondo il pensatore arabo, non lascia dimenticare all’uomo la sua condizione itinerante, quindi di viaggiatore, che si esprime compiutamente e in modo rituale attraverso il viaggio alla Mecca. Innumerevoli sono nell’opera di Ibn Arabi i termini adottati per significare il viaggio. “Cammino”, “via”, cioè “charia”, “l’Itinerarium mentis in Deum” di Sant’Anselmo d’Aosta, il sentiero dell’anima immaginato da Dante Alighieri, secondo il mistero dell’ascesa verso il Cielo, percorso accidentato del viandante evangelico verso la salvezza. Ibn Arabi fa del viaggio il centro della fede, alla cui ricerca, come dice il Profeta Maometto, si va “fino in Cina”. Del resto sia Ibn Arabi che i mistici cristiani sottolineano come Dio stesso viaggia, nel tragitto che lo divide dal Suo Trono e che pseudo-Dionigi definisce la “divina calligo”. Il rapporto originale tra “Il viaggio notturno del Profeta Maometto”, noto in Occidente come “Liber Scalae”, e la “Divina Commedia” del Sommo Poeta ha aperto, in proposito, un dibattito inesauribile, facendo scorrere fiumi di eloquenza e di inchiostro. La questione delle fonti arabo-islamiche della Commedia dantesca è sempre di più, infatti, un tema di avanzata esplorazione. Il viaggio come proiezione del progresso futuro, attraverso la mistica del movimento, costituisce, da ultimo, la speranza inarrestabile coltivata dal pensiero futurista, la cui eredità resta incancellabile nella coscienza contemporanea.

Casalino Pierluigi. 4.01.2010.

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2008/03/26/da-%E2%80%9Cl%E2%80%99interprete-delle-passioni%E2%80%9D-di-ibn-%E2%80%98arabi/

video http://www.youtube.com/watch?v=oEAi7xKnIsg

sabato 4 luglio 2009

FONTI EBRAICHE DELLA DIVINA COMMEDIA DI DANTE

FREUD.jpgFONTI EBRAICHE DELLA COMMEDIA

 

L’opera di Ibn Maimun, (più noto come Ibn Maimun o Moses ben Maimon), nato a Cordova nel 1135 e morto al Cairo nel 1204, travalica i confini della speculazione ebraica e appartiene al patrimonio della filosofia universale. Studioso della legge ebraica e poi medico del Sultano Saladino, Maimonide è figura fondamentale nella storia della filosofia. In particolare il pensatore ebraico-andaluso ci offre una grandiosa visione del macrocosmo a cui paragona l’uomo microcosmo. L’intuizione di Maimonide costituisce uno dei punti di riferimento principali per il pensiero rinascimentale e moderno. Già tuttavia l’interpretazione del mondo da parte del filosofo, pur rientrando nella concezione aristotelico-tolemaica, si apre ad una nuova rappresentazione della realtà. Costruzione dinamica e capace di descrivere il senso profondo dell’umanità nell’economia del disegno divino, il pensiero di Maimonide ha riflessi anche su Dante. Maimonide non è assente nel processo di elaborazione dell’escatologia dantesca. La Commedia, originale prodotto della fantasia del Sommo Poeta, muove da molte e diverse fonti. Quella che affonda le radici nella mistica giudaica appare, a dire il vero, notevole. Molti sono gli studi che si soffermano sui rapporti tra Dante e la Qabbalah. E sempre più ricco di spunti si manifesta oggi l’orizzonte esegetico di Dante, alla luce della mistica ebraica. Ne emerge una chiave di lettura interessante, che getta nuova luce sul multiforme lascito di Dante. Un lascito, che riprende in larga misura, tramite gli insegnamenti di Tommaso d’Aquino e di Alberto Magno, la dottrina di Maimonide.  Sotto l’egida della Sapienza, che governa i cuori e l’intelligenza, si delinea quel percorso invisibile che conduce l’uomo verso l’estremo fine della beatitudine. Il viaggio dell’anima quale immagine del cammino dell’universo verso Dio rappresenta un progressivo avvicinarsi all’estasi, attraverso l’abbandono dei condizionamenti terreni. La ricerca della verità, dopo un lungo percorso volto a recuperare l’iniziale e perduta unità è elemento centrale in Maimonide. Una ricerca che Dante rinnova con la potenza della sua arte.

 Casalino Pierluigi, 7.06.2009.

http://www.unilibro.it/find_buy/Scheda/libreria/autore-battistoni_giorgio/sku-12017618/dante_verona_e_la_cultura_ebraica_.htm