Perluigi Casalino ORIENTE E OCCIDENTE, DANTE E L’ISLAM

 
 


L’accostamento di Dante all’Islam è sempre stato oggetto di un serrato e controverso dibattito. Muovendo dalle impressionanti analogie tra i numerosi passi della Divina Commedia e la tradizione islamica dei viaggi ultramondani, si perviene oggi alla conferma di come fitti fossero i rapporti tra la civiltà cristiana e quella islamica e di quanto, infine, fossero fecondi i contributi del mondo musulmano al pensiero e alla cultura occidentali. I sorprendenti elementi comuni tra il Poema dantesco e le opere della letteratura mistica islamica, relative all’ascensione di Maometto al cielo narrata nel Corano (mi’raj), sono stati messi a fuoco da numerosi studiosi, a partire da Asìn Palacios per arrivare a Enzo Cerulli e, da ultimo, a Maria Corti.
Oltre ai molteplici riferimenti sottolineati, in altre occasioni, la Corti in “Percorsi dell’invenzione” corregge la posizione del Fubini, richiamando il concetto dantesco del “folle volo” all’Historia General di Alfonso il Savio, vale a dire una fonte arabo-spagnola. La scoperta della Corti si estende anche al De Vulgari Eloquentia, nelle cui pagine si riscontrano passaggi di chiara derivazione araba. Dopo gli studi di Gilson, di Nardi e di altri ancora, la Corti, quindi, supera definitivamente le perplessità e i luighi comuni della scarsa originalità della filosofia di Dante, riconducendo le riflessioni del fiorentino alle radici del neoaverroismo (Ibn Rushd), nel cui ambito, peraltro, Dante promuove una sua particolare speculazione di pensiero e di arte.
Una considerazione che conduce direttamente la visione del Sommo Poeta all’immaginario ultraterreno dell’Islam. Per concludere, secondo la Corti, Dante svolge a pieno quella funzione escatologica di richiamo alla realtà essenziale dell’ora della fine dell’umanità, funzione vivamente raccomandata nella tradizione musulmana. Non è un caso che lo stesso Profeta Muhammad narrasse ai suoi compagni della fine di questo nostro mondo in termini tali che essi temevano che il Dajja^l (l’Anticristo) si trovasse ormai in mezzo a loro e che si sarebbe dovuto manifestare quindi il vero Cristo. Emblematica è la fratellanza spirituale con il cristo proclamata da Muhammad:”In questo mondo e nell’altro non c’è nessuno che mi è più vicino di Saydna ‘Isa(‘a), il Cristo”.

Casalino Pierluigi, 1.02.2011.