sabato 22 ottobre 2011

Intervista a Francesco Sacconi: tra gli autori del Libro manifesto Nuova Oggettività

 

 

 

 

 

 

Il Libro Manifesto Nuova Oggettività- Aderenti e Info Il Libro Manifesto Nuova Oggettività- Aderenti e I...

Libro Manifesto Nuova Oggettività-il SommarioLibro Manifesto Nuova Oggettività-il Sommario

 

 

 

Breve introduzione: (di Francesco Sacconi))

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pensare, dal latino pensum, “peso”, da cui ponderare, dunque valutare la gravità di un corpo qualsiasi quindi, in senso lato, “misurare”.

Mi piace l'idea di partire da qui la mia introduzione alla blog-intervista per i motivi che cercherò di far emergere.

Un sano atteggiamento lucido e scientifico, lo stesso con il quale i nostri Padri ellenici partorirono l'evento più grandioso della storia del mondo, vale a dire la nascita della filosofia, vuole che, di fronte a qualsiasi fenomeno, si parta dalla misurazione delle sue dimensioni, nonché dei suoi effetti, per poi procedere ad una sua migliore definizione.

In questo senso potremmo parlare di Nuova Oggettività come di una comunità di scienziati...

 
 
 

D- Nuova Oggettività o New Realism -nuova sbandierata rotta oltre il postmoderno di certa area storicamente "gauche"- nel futuro prossimo?

R- È condivisa l'opinione che la realtà storica che stiamo vivendo sia assolutamente inaudita, compimento radicale del faustismo moderno, fino alle sue estreme conseguenze di messa in discussione della reale capacità del nostro genere di sopravvivere alla stessa macchinazione messa in piedi dall'era della riduzione della complessità fenomenica a formula tecnico-matematica.

In questo senso, Nuova Oggettività può essere considerato come quel laboratorio delle Geisteswissenschaften, negatoci da una politica di tagli alla cultura ma contro la quale è la stessa insorgenza dello spirito di ricerca a volersi innanzitutto ribellare e reclamare la propria necessaria vitalità e, con questa, il suo stesso diritto ad esistere.

Non si tratta, a mio avviso, di schierarsi con o contro un qualche fantasma di “Gauche”, visto che di fronte allo scenario politico attuale non si può obiettivamente credere in un qualsivoglia partito, a meno che non si sia ancora raggiunta l'età dei 25-30 o non ci siano forti intere$$i personali in ballo e, in entrambi i casi, il sottoscritto si dichiara “fuori gioco”!

Nuova Oggettività mi ha attratto per questo, per l'altissima qualità espressa dai suoi componenti (che non è semplicemente tecnico – nozionistica) capace di accettare e confrontarsi con realtà culturali diverse, senza chiudersi aprioristicamente di fronte a qualsivoglia suggestione.

Nel mio passato, prima di approdare all'attuale posizione di neutralità politica da volontario del soccorso in Croce Rossa, ho provato a concretizzare esperienze politiche significative tanto a destra quanto a sinistra, nonché al di là dell'una e dell'altra, tutte esperienze partite sempre con le migliori intenzioni di superare gli opposti estremismi, che così tante vittime hanno mietuto nei decenni passati, nel tentativo di creare finalmente qualcosa di solido al di là delle parole (sono un convinto sostenitore della Legge di Sparta: “I fatti sono il fuoco, le chiacchiere la carta!” ).

Quasi tutte queste realtà sono naufragate di fronte alla tentazione dei particolarismi ma Nuova Oggettività, a mio avviso, ha qualcosa in più rispetto a tutto il resto: il sostrato Culturale dei suoi uomini – chiave, supportato dalla maturità delle rispettive esperienze!

 
 

D- Davvero possibile, nella prassi, danzare tra il computer e i graffiti, tra l'azzurro del cielo e il silicio fosforoscente?

R -In questo senso, proprio perchè N.O. è quel laboratorio scientifico che ho provato a descrivere, possono conciliarsi sia l'azzurro dell'anima e del cielo sia il coltan-silicio dei megachips: nella globalità siamo inseriti, nella globalità cercheremo di portare sale e fuoco e, se occorre, anche il napalm!!! :-)))

Chi scrive si è laureato in Filosofia con una tesi su Martin Heidegger quindi ha dovuto superare la fase iniziale di un certo sospetto nei confronti dell'informatizzazione del mondo ma, in fondo, N.O. non è forse una realtà concretizzatasi grazie a questa Rivoluzione?

 
 

D- Verso l'Ingegneria im-prevedibile della felicità o una sfida estrema alle stelle, prima dell'implosione della civiltà?

R - “La sfida estrema alle stelle prima della nostra implosione” mi ricorda una canzone di Roger Waters, in cui proprio le parole conclusive raccontano di uno scintillio molto strano del pianeta Terra nell'Universo: “Il nostro ultimo Urrah!”

Davvero la morte e la felicità “im-prevedibile” sono così inconciliabili? :-)

Come ho scritto qualche mese fa, proprio rispondendo ad una email (del nostro blogger Guerra), per me non è tanto importante il successo personale socialmente riconosciuto quanto la pace con il mio Dèmone interiore e N.O., anche solo per la sua semplice sfida, che porta avanti con virile e creativa dignitas, è qualcosa di Bello, dunque Giusto a prescindere dai risultati: il resto si vedrà!

Eraclito scriveva: Ethos anthropo daimon (“E' lo stesso soggiorno ad ispirarci”), oggi che le ideologie sono crollate ( ma mancano a qualcuno, per caso??? ) abbiamo la grande opportunità di ripartire proprio dall'ethos, quindi c'è bisogno di sfide come quella che stiamo portando avanti: siamo pochi? Pochi i mezzi a disposizione? Tanto meglio! Non avremo da fare altro che rallegrarci per eventuali successi e, ad ogni buon conto, goderci l'onore di avere tentato...

 

D- Tra realtà e utopia, l'Italia tra 100 anni...

R - Sui prossimi cent'anni, ho il sentore e l'ardire di sottolineare, dovremo vedere cosa succederà a livello antropologico al vero protagonista del Novecento: il genere femminile!

È forse un caso che in ogni lingua del mondo, moderna o antica che sia, la parola “Vita” e la parola

“Morte” siano sempre e comunque di genere femminile?

Ecco: credo che dovremo fare i conti soprattutto con loro, con le nostre donne e non solo, con la loro voglia di contribuire, per esempio, al decremento demografico dell'etnia europea oppure controsterzare la tendenza, complice magari una politica sociale di reale “pari opportunità”.

La questione femminile, per noi importantissima, è addirittura decisiva nel mondo islamico, per ovvi motivi...

Pertanto prima di rispondere in modo chiaro a quest'ultima domanda, aspetto di capire meglio cosa ne pensa la nostra gentile controparte...

 
 

Ad Maiora semper!

Il Sindaco Matteo Renzi: Enews 326, mercoledì 19 ottobre 201 1 Countdown Rivoluzione Rottamazione d 'Ottobre

Matteo Renzi | RadioDynamo | http://www.radiodynamo.it/ospiti/matteo-renzi/


Enews 326, mercoledì 19 ottobre 2011Ben ritrovati all'appuntamento con la newsletter. Un modo per restare in contatto, per fare il punto della situazione insieme e per evitare di parlarsi solo con le interviste o in campagna elettorale. Chi gradisce può segnalare altri amici. Chi non gradisce può cortesemente farlo notare: enews@matteorenzi.it

Cresce l'attesa per il prossimo fine settimana. Alla Stazione Leopolda di Firenze qualche migliaio di persone provenienti da tutta Italia si ritroveranno per l'evento che abbiamo chiamato Big Bang. E dunque invio una Enews a sorpresa per fare il punto della situazione insieme. A tutti i fiorentini che ricevono la newsletter ma NON sono interessati all'iniziativa della Leopolda consiglio di saltare da subito al secondo paragrafo delle Enews dove si parla di tramvia, di Ataf e di spazi verdi in città.

1. BIG BANG
Partiamo dalla Leopolda, dunque. Ripeto rapidissimamente le regole del gioco: ci vediamo a Firenze dalle 21 di venerdì 28 ottobre alle 13 di domenica 30 ottobre. Possono partecipare tutti i cittadini che sono stanchi, ma non rassegnati, davanti al degrado della politica e al calciomercato dei sottosegretari. Non è però lo sfogatoio delle nostre indignazioni: si viene per proporre, per costruire, per coltivare con pazienza le ragioni della speranza. La crisi ci mette faccia a faccia con la più grande opportunità mai avuta dall'Italia negli ultimi anni: cambiare davvero le cose. Ecco perché alla Leopolda sarà vietato l'ingresso ai gattopardi, quelli che dicono una cosa e poi non la fanno perché tutto deve sempre restare com'è. 

Da qui alla prossima settimana il sito www.bigbangitalia.it accoglierà le idee e i suggerimenti di chi vorrà condividere con noi le proprie proposte. Per comodità di ragionamento abbiamo diviso in sei macrosettori, con sei colori.
Il primo è riformare la politica e le Istituzioni. Perché se vogliamo cambiare davvero bisogna iniziare da noi. Altrimenti è solo fuffa e chiacchiericcio.
Il secondo tiene insieme la giusta esigenza di far quadrare i conti (fatichiamo a giudicare qualcosa immorale quanto l'idea di scaricare tutti i debiti sulle nuove generazioni come si è fatto in modo atroce con il debito pubblico italiano) con la ripartenza e lo sviluppo che il Paese – e i mercati – aspettano da troppo tempo.
Il terzo tiene insieme le cose di cui siamo orgogliosi, i tanti settori in cui l'Italia mostra il meglio di sé: non tutto è declino e soprattutto molto si può fare per invertire la rotta, a partire dall'ambiente, la cultura, le nuove tecnologie, il territorio, il turismo, la grande qualità che il capitale umano ha sempre espresso in tutti i settori.
Il quarto riguarda un'idea di comunità solida e solidale che tenga insieme le sfide delle nuove povertà con le emergenze di un sistema sociale che oggi grava quasi esclusivamente sulle spalle delle comunità locali.
Il quinto si chiama “Dalla parte del futuro”: tiene insieme le ansie della nuova generazione dalle politiche per il lavoro al sistema previdenziale fino alla grande – gigantesca – questione educativa.
Il sesto infine è particolare: chiama in causa le singole persone, le singole storie: vi chiediamo di condividere un'esperienza concreta, in grado di offrire a tutti un'occasione di riflessione. Perché non dobbiamo aspettarci un demiurgo che ci salvi: siamo noi, tutti insieme, quelli che stiamo aspettando.

A tutti quelli che saliranno sul palco chiederemo una cosa semplice: cosa faresti tu se domani mattina tu fossi chiamato a governare l'Italia. Non ci parlare di primarie, di secondarie, di coalizioni, di alleanze. E non esprimerti in politichese, quel linguaggio astratto e arido che fa male al cuore, non solo all'udito. Dicci cosa concretamente proponi perché le cose finalmente cambino. Il finale del Big Bang, domenica mattina, sarà tutto incentrato su questo.

Già. Perché non si tratta semplicemente di candidare qualcuno. Magari bastasse il toto-nome per uscire dalle secche di questa crisi. Noi abbiamo un'ambizione più grande: candidare le nostre idee. Proporre e per certi versi imporre un'agenda di cose da fare perché la politica smetta di perdersi dietro ai fumi dell'ideologia e del nullismo esasperato. Chi si candiderà non dovrà chiedere solo il consenso: dovrà chiedere il consenso ma anche e soprattutto il coraggio di mettersi in gioco. Non usciremo da questa fase di difficoltà sommando le varie rendite, i vari privilegi, le varie furbizie ma investendo nel merito, nel rischio, nella qualità. Noi partiremo di qui. Dalle primarie delle idee, delle proposte, dei progetti concreti e realizzabili.

Lo streaming sarà decisamente coinvolgente. Un buon motivo per non venire a Firenze? No, dai, non scherziamo. Vedersi dal vivo è tutta un'altra storia e niente sostituisce il piacere di una stretta di mano o di un abbraccio. Ma chi è impossibilitato può tranquillamente seguirci online. Anzi: avremo modo di coinvolgere via facebook, twitter e sms anche chi non sarà in sala. Chi potrà parlare? Stiamo selezionando gli interventi sulla base delle idee e delle proposte già inviate e in corso di spedizione a: idee@leopolda2011.it Ci sarà comunque modo di prenotarsi anche in Leopolda, compatibilmente con i tempi della tre giorni.

    • Hai dei bambini? Ci sarà un babysitteraggio in Stazione Leopolda. Perchè è ingiusto che un padre, più spesso una madre, debbano stare a casa o essere privati del proprio diritto-dovere di fare politica perché nessuno tiene i figli. Così i nostri bambini potranno stare a giocare nella sala accanto a dove noi discuteremo. Del resto, ragazzi, diciamo la verità: se andiamo alla Leopolda lo facciamo per loro. Perché la loro Italia sia un un'Italia di cui essere orgogliosi, non di cui vergognarsi.
    • Vuoi approfittare della serata di sabato per vedere Firenze? Sarete accolti a braccia aperte. E per il programma del sabato sera sul sito saranno offerte alcune possibilità non solo museali. Come direbbe Benigni, fine del ricreativo, si principia con il culturale.
  • Vuoi fare il volontario? Sei il benvenuto, grazie. Avremo infatti bisogno di registrare i partecipanti e di agevolare l'organizzazione. Chi ha tempo e voglia di darci una mano in questo campo può scrivere a volontari@leopolda2011.it


Ovviamente l'ingresso è libero, ma a chi viene da fuori diciamo da subito grazie perché il trasporto e l'alloggio costano (anche se ci sono particolari convenzioni che trovate qui). E noi non facciamo come altre iniziative  in cui con il finanziamento pubblico ai partiti si pagano i partecipanti. Anzi. Nel festival delle idee proporremo un meccanismo trasparente di sostegno alla politica che parta dall'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Avete letto bene: altro che pagare l'albergo o i pullman a chi deve andare alle iniziative del partito, si abolisca il finanziamento pubblico, subito, come segnale di riconciliazione tra i partiti e la gente. Altrimenti perché avremmo votato il referendum?

Per pagarci l'evento raccogliamo fondi in due modi. Il primo, il più semplice, è il contributo trasparente. Si può fare cliccando qui e ogni tipo di contributo, da 1 euro in su è per noi utile. Pubblicheremo nomi e cognomi di chi ci ha dato una mano. A tutti e ciascuno va innanzitutto il mio grazie personale. Il secondo è più vecchia maniera. Chi sarà con noi in Stazione potrà lasciare un piccolo contributo oppure acquistare le magliette dell'evento (non si arrabbieranno i brontosauri della politica se faremo qualche ironia su di loro, spero!)


2. FIRENZE
Più per i fiorentini che per gli altri.

A) Si parte con la linea 2 della Tramvia, finalmente. L'azienda che ha rilevato BTP (Impresa) inizierà i lavori con la posa della prima pietra il prossimo 5 novembre. Sarà un giorno importante per Firenze: da quel momento scatteranno i 950 giorni previsti dai nostri accordi per la conclusione del tratto che va da Peretola a Piazza dell'Unità d'Italia (davanti all'Hotel Baglioni, per intenderci). Vogliamo dimostrare che le cose si possono fare presto e bene, nonostante gli inevitabili disagi per i cittadini. Durante l'inaugurazione del cantiere parleremo anche di Linea 2Bis, di Linea 4 e naturalmente faremo il punto sulla Linea3. La data scelta non è casuale: è l'ultima possibile per riuscire a finire i lavori entro la fine della consigliatura, prima delle elezioni. E mi piacerebbe molto dimostrare che siamo capaci di fare le cose in tempi molto più brevi del previsto (1800 giorni quelli immaginati dal contratto originario). Un grande conto alla rovescia sarà montato in una piazza importante del centro storico per dare il senso a cittadini e turisti dell'impegno sui tempi preso dall'Amministrazione e dall'azienda.

B) Vicenda Ataf, su cui i giornali stanno scrivendo a lungo. Ho scritto una lettera a tutti gli autisti, che trovate cliccando qui. Mi hanno chiesto di non decidere da solo, ma di ascoltare, discutere, concertare. Abbiamo dato un'apertura non formale, ma siamo molto rigidi con i tempi. Non possiamo permetterci di perdere ulteriore denaro pubblico.

C) Infine sul giardino dei Nidiaci, fondamentale simbolo identitario dell'Oltrarno. Ho ricevuto un comitato di cittadini questa mattina – appena rientrato da Roma – per discutere insieme di come salvare lo spazio verde che consente a decine di bambini di incontrarsi e interagire. Qui trovate la lettera che ho scritto. Credo sinceramente che la qualità della civiltà di Firenze dipenda non solo da come tiene i propri monumenti ma paradossalmente ancora di più da come conserva gli spazi di libertà dei propri figli.

Per gli aficionados: qui trovate i miei tre interventi a Ballarò di ieri sera. Qui invece uno ad Agorà questa mattina. Sto girando per le tv per lanciare l'evento del Big Bang, ovvio. Graditi i vostri commenti.

Un sorriso, a mercoledì prossimo
ciao
Matteo

PS Forse questo articolo potrebbe interessare chi di voi è appassionato del rapporto tra tecnologia e Pubblica Amministrazione. Si cita, infatti, un buon esempio del lavoro del Comune di Firenze.

 

22 10 2011: Compleanno 58 (102) di Graziano Cecchini e del Futurismo

(GRAZIANO CECCHINI)

 

The Best Red Trevi birthday: da Roby Guerra, Sylvia Forty, Maurizio Ganzaroli, Riccardo Campa, Stefano Vaj, Antonio Saccoccio, Sandro Giovannini e tutto il Movimento Futurista da Te rilanciato il 19 10 2007. Il quarto compleanno Red Trevi ha generato... uno tsunami futurista a Roma /Alemmano K.O. e il benvenutissimo Default di Gheddafi! La Fontana Rossa è diventata una Macchina Senziente e Zampilla ora più precisa di un Drone!

 

E oggi  GRAZIANO festeggia il Suo compleanno 58 e nello stesso tempo e spazio e ciberspazio (1909... 1953...) 100+2!!! 

 

Ad futurum Red Trevi non stop!

Lady Gaga "Bad Romance" *video

*LADY GAGA-BAD ROMANCE, 2009

Andrea Scarabelli: “Indignati” di ieri, oggi e domani

L'avventura di quelli che oggi amano definirsi "indignati" o "indignatos", secondo un certo esotismo ispanico, non può che suggerire qualche riflessione a chi sia intenzionato a diagnosticare i mali del proprio presente in maniera più autentica.

Un movimento di questo tipo, il quale – nonostante l'indubbia provenienza e lo spessore politico – ama definirsi apolitico o postpolitico ha dei precedenti, numerosi precedenti, nonostante lo ignori risolutamente, pretendendo di monopolizzare la critiche ad un modus vivendi inevitabilmente suicida.

Ciò che vogliamo mettere a fuoco è che le critiche mosse dagli "indignati" al sistema che impera nel presente non sono di certo scorrette. Le tematiche delle loro lotte – la globalizzazione, l'impero finanziario, la congiura bancaria – sono di una attualità sconcertante. Ciò che manca a detti contestatori della prima ora è, piuttosto, una salda visione del mondo da contrapporre a quella posta sotto il fuoco della loro critica (e delle bottiglie incendiarie dei loro scomodi ospiti vestiti di nero – capri espiatori sacrificati ogniqualvolta la situazione si fa rovente).

A differenza di quanto fatto da altri, non criticheremo in questa sede il modus operandi di detti movimenti – il quale è già sotto gli occhi di tutti – per non incorrere nelle solite faccende di infiltrazioni ad opera di Stato, polizia, governo e via dicendo.

Ci limiteremo, invece, rinviando la discussione sulle tematiche poc'anzi accennate ad altra sede, ad indicare a questi imbronciati taluni pensatori che ne anticiparono le istanze polemiche. Pensatori che, a causa della componente pregiudiziale del loro nome – che gli "indignati" di oggi conoscono piuttosto bene – di certo non verranno riconosciuti da questi ultimi quali loro progenitori ideali. Ma questo poco importa. Le loro sentenze rimangono, assieme alle loro motivazioni. E questo basta a rivelare il carattere parodistico dei motti che animano le ribellioni disordinate ed anarcoidi di oggi.

Prendiamo spunto, per compiere questa disanima, da una serie di manifesti manoscritti apparsi in piazza Duomo a Milano in data 15 ottobre 2011. Lungi dal considerare queste nostre parole in maniera scientifica, le si valuti alla stregua di un divertissement da fine di un'epoca.

Di questi motti, che tappezzano la piazza, ne abbiamo scelti alcuni, piuttosto incisivi, per dimostrare quanto le idee siano più fluide e versatili degli uomini – o meglio, di certi uomini. Vorremmo tentare di confrontarli con altri un po' più datate, per dimostrare – anche se questa comparazione non sarà gradita agli "indignati" di oggi – non solo quanto scarsa sia l'originalità che lorsignori rivendicano nelle loro battaglie ma anche e soprattutto che dette polemiche non hanno senso se sprovviste di una pars construens, di una visione del mondo adatta ai tempi.

Cominciamo. In piazza Duomo, il 15 ottobre è apparso il seguente motto: "Il problema sono le banche" "Perché c'è la crisi? Perché le banche lasciano (sic!) moneta a debito ai governi!! E vi pare che i soldi possono (sic!) girare?" A parte la sua agghiacciante formulazione grammaticale, il pensiero dispone di una sua verità. Verità, tuttavia, che non fu estranea ad un intellettuale – che tornerà ancora nel presente scritto – come l'economista eretico Ezra Pound, che, nel 1944, ebbe a scrivere: "Nel 1939 il popolo americano non aveva appreso la lezione della storia americana, tanto meno quella della storia mondiale: è idiota lasciare il portafoglio della nazione nelle mani di privati irresponsabili, e forse estranei; è idiota lasciare le fonti d'informazione della nazione nelle mani di privati irresponsabili, e qualche volta stranieri. La rovina ha radice nella brama di lucro che si stacca da ogni sanità e da ogni misura, ciecamente disfacendo il suo proprio scopo" (E. Pound, Introduzione alla natura economica degli S. U. A., in Lavoro e usura, prefazione di P. Savona, All'insegna del pesce d'oro, Milano, 1996, p. 108). La conoscenza di questo passo forse avrebbe aiutato il nostro "indignato" di oggi – quanto meno, nella formulazione sintattica del suo motto – a donare maggior consistenza al suo pensiero. Il motivo è evidente: il frammento poundiano è preceduto da una accurata dimostrazione la quale, nel pensiero di questi modernissimi contestatori, viene a mancare.

Altrove, in piazza Duomo, spiccano due altri messaggi: "Sovranità monetaria" e "Rivogliamo la sovranità monetaria!". Belle parole, certamente, ancora tuttavia "scippate" – tra gli altri, tra i numerosissimi altri – al poeta americano che, nel 1935/Anno XIII, nel suo pamphlet su Jefferson e Mussolini, dichiarava: "Nel 1813 [Jefferson] esprime chiaramente a Eppes che la nazione dovrebbe possedere in proprio la carta moneta e condanna l'abuso di quegli stati che ne cedono la proprietà alle banche private (…). «Nessuno possiede un diritto innato alla funzione di prestatore di moneta, tranne chi ha denaro da prestare». Così ovvio, così semplice, così prevedibile anche dal lettore profano, da rappresentare anche oggi un reale stato di fatto, e nello stesso tempo un impedimento così rovinoso per le illecite pratiche bancarie come è abituale in tutto l'arco della nostra vita presente (E. Pound, Jefferson e/o Mussolini, traduzione di L. Gallesi, Il Falco, Milano, 1981, p. 134). Presta chi ha da prestare. Di certo non la banca, che crea moneta ad interesse dal nulla. Chissà se questi ribelli di oggi hanno la consapevolezza che le loro stesse idee furono difese – peraltro, con tenacia ed insistenza assai maggiore – da uno degli intellettuali censurati da taluni dei loro fratelli maggiori, che li seguono in maniera più o meno nascosta?

Un altro manifesto reca il motto: "Stato di Diritto… Diritto allo Stato!" Buone intuizioni, certo, che furono già care al nostro Pound, secondo il quale, "lo stato può prestare" (Oro e lavoro, in Lavoro e usura, cit., p. 40), non rendendosi necessario il ricorso alle banche. D'altra parte, ricorda sempre il poeta, "una nazione che non vuole indebitarsi fa rabbia agli usurai" (L'America, Roosevelt e le cause della guerra presente, in Lavoro e usura, cit., p. 78). Peccato che gli indignati di oggi nulla sappiano di queste considerazioni – eppure, grande è il giovamento che potrebbero trarne.

Proseguiamo. Sul famigerato muro può inoltre leggersi: "Basta con l'usurocrazia bancaria" (accostata, per una oscura consonanza, al motto: "Non si bestemmia abbastanza"!). Qual è il problema della banca? È ancora Pound a risponderci: "La banca trae beneficio dell'interesse su tutto il denaro che crea dal niente" (Oro e lavoro, cit., p. 32). Robert Heinlein, in uno dei suoi due romanzi ispirati al Credito Sociale, tematica ripresa oggi da talune organizzazioni di Destra e pertanto odiata dai nostri "apolitici" "indignati", scriveva in proposito: "Alle banche non doveva essere affatto permesso di creare denaro, poiché esse, di necessità, sono interessate soltanto ai profitti. Inflazioneranno o deflazioneranno la valuta per fare profitti, senza riguardi per i bisogni monetari della nazione" (A noi vivi, in Urania, n. 1505, dicembre 2005, p. 193). Forse gli "indignatos", appassionati di pamphlets e di frase lapidarie, non amano la fantascienza. Tanto peggio per loro.

Il termine usurocrazia peraltro è suggestivo e forse risveglia alcunché anche in questi moderni partigiani. Peccato la sua origine sia molto più antica del 15 ottobre 2011. Dato che stiamo parlando di Pound, ricordare sue asserzioni contestuali potrebbe essere utile. "Si perde tempo parlando di questa o di quell'altra «nazione» democratica. Il vero governo stava, e sta ancora, dietro le quinte. Il sistema democratico è di questa natura: due o più partiti si presentano al pubblico, tutti al comando dell'usurocrazia" (E. Pound, L'America, Roosevelt e le cause della guerra presente, cit., p. 82). Successivamente, Pound chiarisce il significato del termine usato, definendo "l'usurocrazia mondiale (…) la congregazione dell'alta finanza" (Ivi., p. 83). Evidentemente, le discussioni tra politica ed usurocrazia han radici ben più profonde di quanto i nostri imbronciati non credano.

Proseguendo nella lettura di queste frasi velenose, ne salta all'occhio una, piuttosto incisiva: "Chi valuta non viene valutato… I soldi non sono merci La valuta è unità di misura come il metro, litro…". Essa merita un'analisi ed un confronto più attenti. Il motto si articola in due parti. Nella prima, si fa riferimento ad uno dei problemi più ingombranti del capitalismo, ossia di quale autorità debbano disporre i cosiddetti "controllori dei controllori". Che poi è il tallone di Achille di ogni ordinamento democratico, come ci ricorda Pound: "Il problema della democrazia è di sapere se il suo conseguente sistema, il suo sistema de jure, possa essere fatto funzionare da uomini di buona volontà; se le questioni reali, che non siano semplici pretesti, POSSANO essere affrontate da corpi legislativi (Camera e Senato) e se una parte sufficientemente attiva della popolazione possa ancor venir persuasa a unirsi e costringere i delegati da lei eletti ad agire correttamente e anche in modo moderatamente intelligente" (E. Pound, Jefferson e/o Mussolini, cit., p. 119). In merito, invece, alla seconda parte della asserzione, è bene ricordare che il Maggiore Douglas sottolineò, con notevole anticipo "che il denaro non ha alcuna realtà intrinseca. Che in sé può essere oro, o argento, rame, carta, conchiglie oppure cocci di tazze da tè. La cosa che lo rende denaro, di qualsiasi cosa sia fatto, è puramente psicologica, e di conseguenza non c'è limite alla quantità totale di denaro, tranne che un limite psicologico" (C. H. Douglas, I principi del credito sociale, in A. R. Orage, Il lavoro debilita l'uomo. Scritti e discorsi a favore del tempo libero, a cura di L. Gallesi, Greco & Greco, Milano, 2008, pp. 82-83). Peccato che oggi Douglas sia letto in taluni movimenti antagonisti che nulla hanno a che vedere con questi "indignati" e che, pertanto, questi ultimi interdicano a se stessi la sua lettura. Per poi "scipparne" le idee. Contestualmente alla natura del denaro, Pound avanza una proposta, decisamente originale e spaventosamente attuale: "Se il denaro sarà concepito come certificato di lavoro compiuto, non ci sarà più bisogno di tasse. Il lavoro fatto per lo stato verrà remunerato con un certificato statale, emesso direttamente, senza che nessuno vada a mendicare per averlo da questo o da quello per pagarlo poi a tizio e a caio" (Jefferson e/o Mussolini, cit., p. 95).

Terminiamo qui la lettura di questi manifesti con qualche osservazione – da intendersi come proposta di lavoro, la questione essendo evidentemente tutt'altro che risolvibile in un breve intervento. Ci rifacciamo ancora a Pound, in merito alla necessità che i domini dell'economia siano sottoposti a una dimensione etica: "senza un'etica salda non si farà economia né sana né scientifica. Considerare soltanto il puro dinamismo senza tener conto dello «scopo» di una politica monetaria, condurrebbe al caos" (E. Pound, L'economia ortologica, in Lavoro e usura, cit., p. 142). Evidentemente, nulla ha scoperto chi pretende di monopolizzare una eticizzazione del sistema. Forse questi "indignati" dovrebbero leggere qualche libro in più. O forse, in maniera meno faziosa.

Se questi giovani affrontassero con meno componenti pregiudiziali la storia delle idee degli ultimi due secoli, scoprirebbero che, assieme a loro, vi furono molti altri "indignati", intellettuali che anticiparono notevolmente quelle loro critiche che oggi intasano i telegiornali, scatenando ondate di ammirazione o sdegno, amministrate in prima serata. Scopriranno numerosi altri "indignati", come Spengler che, in un discorso del 1926, dichiarò: "Ho sempre ripetuto che la politica e l'economia sono due diversi àmbiti della vita, del pensiero e dell'azione dell'uomo, ma, proprio in quanto parti della stessa vita, non possono essere separate l'una dall'altra; ho sempre ripetuto che alla politica va indiscutibilmente la precedenza, e che qualsiasi vita economica priva di una giusta guida politica del Paese è destinata alla rovina. Questo è ciò che l'orgoglio del dirigente economico non vuole accettare. Egli nutre l'accentuata tendenza a rifiutare l'operato e il modo di agire del politico come dettati da eccessiva arroganza e nocività, per poi chiamare immediatamente in soccorso la politica quando e fintanto che crede di poterla usare per i propri interessi (…). Anche se oggi questa è la regola in tutto il mondo, si tratta ugualmente di un atteggiamento meschino, superficiale e sbagliato, che diventa una sciagura quando la politica stessa è debole e malata, priva di fini propri e senza orgoglio, esposta così agli interventi dell'economia, concepiti in modo disordinato, estemporaneo, e privo di lungimiranza. La vita economica di una nazione necessita di una guida politica sempre sovraordinata, non di una politica subordinata e accondiscendente" (L'attuale rapporto tra l'economia mondiale e la politica mondiale, in Forme della politica mondiale, a cura di C. Sandrelli, Ar, Padova, 1994, pp. 79-80). Scopriranno anche che l'Evola che essi nemmeno considerano degno di attenzione, in obbedienza ad una sovrastruttura paraideologica di cui mai avrebbero il coraggio di ribellarsi, ebbe a scrivere, negli anni Cinquanta: "Un intervento politico è indispensabile. Le premesse fondamentali sono queste due: Lo Stato, incarnazione di una idea e di un potere, è una realtà sopraelevata rispetto al mondo dell'economia – in secondo luogo: all'istanza politica spetta il primato rispetto a quella economica e, si può aggiungere, economico-sociale" (Gli uomini e le rovine, a cura di G. de Turris, Mediterranee, Roma, 2001, p. 167).

Forse gli "indignati" di oggi rimarranno delusi ma si tratta di idee molto antiche, che riemergono talvolta nelle occasioni – e nelle persone – più imprevedibili. Non vogliamo assolutamente dire, con questo, che gli "indignati" di ieri – tra i quali possiamo annoverare, oltre a quelli citati, Jünger, Nietzsche, Klages, Simmel, Sombart e molti altri – avrebbero in alcun modo riconosciuto anche solo la legittimità di eventi quali quelli verificatisi negli ultimi giorni. Essi avrebbero intravisto in quegli atti e nelle scritte menzionate in precedenza gli ultimi spasmi di un sistema alla fine. Avrebbero intravisto in questi ribelli dei meri prodotti di quello stesso sistema posto da essi sotto processo. Questo e nulla di più.

Non è un caso che gli "indignati" di oggi abbiano una memoria piuttosto corta e si dimentichino sistematicamente di ricordare i loro precedenti. Ciò che gli "indignatos" di ieri avevano, per combattere le loro battaglie ideologiche, era una solida visione del mondo, una persuasione politica ed uno spessore esistenziale. Elementi che, negli attuali contestatori, paiono mancare nel modo più assoluto.

Andrea Scarabelli

venerdì 21 ottobre 2011

Repubblica: Festival della Scienza a Genova



 
 
Genova: Festival della Scienza guarda a 150 anni storia e futuro paeseGenova, 21 ott. - (Adnkronos) - Guarda alle eccellenze che hanno fatto la storia del paese e al futuro la nona edizione del Festival della Scienza di Genova, in programma dal 21 ottobre al 2 novembre. Con il tema ''150 e Oltre'' il Festival si inserisce nel quadro delle principali iniziative per le Celebrazioni per l'Unita' d'Italia promosse dal Comitato dei Garanti presieduto da Giuliano Amato e si muove su un doppio binario: la celebrazione del passato e lo sguardo fisso al futuro al quale quelle invenzioni hanno aperto la strada. Anche il Festival fa a suo modo l'unita' d'Italia, mobilitando l'intero paese con il percorso ''150 anni di Scienza'', il progetto di divulgazione scientifica promosso dal CNR e dall'Associazione Festival della Scienza. Da Bari arriva ''Made in Italy Agroalimentare'', Napoli si presenta con ''Il filo della vita - dall'Rna alle biotecnologie'', Bologna arricchisce Spazio alla Chimica con la mostra ''Questione di... Chimica! - a tu per tu con le meraviglie della chimica quotidiana'' e Firenze presenta ''Sotto una nuova... Ottica - Uno sguardo sulle leggi dell'ottica, della percezione e dell'Universo''. A completare il viaggio arriva da Pisa ''Internet Festival - la mostra, che ci conduce alle frontiere di internet''. L'evento e' ideato e organizzato dall'Associazione Festival della Scienza in partnership con Regione Liguria, CNR-Consiglio Nazionale delle Ricerche, Comune di Genova, Ministero dell'Istruzione, Universita' e Ricerca. Anche per quest'anno la Compagnia di San Paolo si conferma il principale sostenitore dell'evento. L'iniziativa si volge in collaborazione con Telecom Italia, che ha realizzato la piattaforma multicanale festivalscienzalive.it per consentire anche al pubblico del web di partecipare interattivamente a tutti i contenuti del Festival.
(21 ottobre 2011 ore 21.02)
 

Francesco Sacconi in Libro Manifesto "Nuova Oggettività": intervista





 Breve introduzione: (di Francesco Sacconi))


 Pensare, dal latino pensum, "peso", da cui ponderare, dunque valutare la gravità di un corpo qualsiasi quindi, in senso lato, "misurare".
Mi piace l'idea di partire da qui la mia introduzione alla blog-intervista per i motivi che cercherò di far emergere.
Un sano atteggiamento lucido e scientifico, lo stesso con il quale i nostri Padri ellenici partorirono l'evento più grandioso della storia del mondo, vale a dire la nascita della filosofia, vuole che, di fronte a qualsiasi fenomeno, si parta dalla misurazione delle sue dimensioni, nonché dei suoi effetti, per poi procedere ad una sua migliore definizione.
In questo senso potremmo parlare di Nuova Oggettività come di una comunità di scienziati...
D- Nuova Oggettività o New Realism -nuova sbandierata rotta oltre il postmoderno di certa area storicamente "gauche"- nel futuro prossimo?
R- È condivisa l'opinione che la realtà storica che stiamo vivendo sia assolutamente inaudita, compimento radicale del faustismo moderno, fino alle sue estreme conseguenze di messa in discussione della reale capacità del nostro genere di sopravvivere alla stessa macchinazione messa in piedi dall'era della riduzione della complessità fenomenica a formula tecnico-matematica.
In questo senso, Nuova Oggettività può essere considerato come quel laboratorio delle Geisteswissenschaften, negatoci da una politica di tagli alla cultura ma contro la quale è la stessa insorgenza dello spirito di ricerca a volersi innanzitutto ribellare e reclamare la propria necessaria vitalità e, con questa, il suo stesso diritto ad esistere.
Non si tratta, a mio avviso, di schierarsi con o contro un qualche fantasma di "Gauche", visto che di fronte allo scenario politico attuale non si può obiettivamente credere in un qualsivoglia partito, a meno che non si sia ancora raggiunta l'età dei 25-30 o non ci siano forti intere$$i personali in ballo e, in entrambi i casi, il sottoscritto si dichiara "fuori gioco"!
Nuova Oggettività mi ha attratto per questo, per l'altissima qualità espressa dai suoi componenti (che non è semplicemente tecnico – nozionistica) capace di accettare e confrontarsi con realtà culturali diverse, senza chiudersi aprioristicamente di fronte a qualsivoglia suggestione.
Nel mio passato, prima di approdare all'attuale posizione di neutralità politica da volontario del soccorso in Croce Rossa, ho provato a concretizzare esperienze politiche significative tanto a destra quanto a sinistra, nonché al di là dell'una e dell'altra, tutte esperienze partite sempre con le migliori intenzioni di superare gli opposti estremismi, che così tante vittime hanno mietuto nei decenni passati, nel tentativo di creare finalmente qualcosa di solido al di là delle parole (sono un convinto sostenitore della Legge di Sparta: "I fatti sono il fuoco, le chiacchiere la carta!" ).
Quasi tutte queste realtà sono naufragate di fronte alla tentazione dei particolarismi ma Nuova Oggettività, a mio avviso, ha qualcosa in più rispetto a tutto il resto: il sostrato Culturale dei suoi uomini – chiave, supportato dalla maturità delle rispettive esperienze!
D- Davvero possibile, nella prassi, danzare tra il computer e i graffiti, tra l'azzurro del cielo e il silicio fosforoscente?
R -In questo senso, proprio perchè N.O. è quel laboratorio scientifico che ho provato a descrivere, possono conciliarsi sia l'azzurro dell'anima e del cielo sia il coltan-silicio dei megachips: nella globalità siamo inseriti, nella globalità cercheremo di portare sale e fuoco e, se occorre, anche il napalm!!! :-)))
Chi scrive si è laureato in Filosofia con una tesi su Martin Heidegger quindi ha dovuto superare la fase iniziale di un certo sospetto nei confronti dell'informatizzazione del mondo ma, in fondo, N.O. non è forse una realtà concretizzatasi grazie a questa Rivoluzione?
D- Verso l'Ingegneria im-prevedibile della felicità o una sfida estrema alle stelle, prima dell'implosione della civiltà?
R - "La sfida estrema alle stelle prima della nostra implosione" mi ricorda una canzone di Roger Waters, in cui proprio le parole conclusive raccontano di uno scintillio molto strano del pianeta Terra nell'Universo: "Il nostro ultimo Urrah!"
Davvero la morte e la felicità "im-prevedibile" sono così inconciliabili? :-)
Come ho scritto qualche mese fa, proprio rispondendo ad una email (del nostro blogger Guerra), per me non è tanto importante il successo personale socialmente riconosciuto quanto la pace con il mio Dèmone interiore e N.O., anche solo per la sua semplice sfida, che porta avanti con virile e creativa dignitas, è qualcosa di Bello, dunque Giusto a prescindere dai risultati: il resto si vedrà!
Eraclito scriveva: Ethos anthropo daimon ("E' lo stesso soggiorno ad ispirarci"), oggi che le ideologie sono crollate ( ma mancano a qualcuno, per caso??? ) abbiamo la grande opportunità di ripartire proprio dall'ethos, quindi c'è bisogno di sfide come quella che stiamo portando avanti: siamo pochi? Pochi i mezzi a disposizione? Tanto meglio! Non avremo da fare altro che rallegrarci per eventuali successi e, ad ogni buon conto, goderci l'onore di avere tentato...
D- Tra realtà e utopia, l'Italia tra 100 anni...
R - Sui prossimi cent'anni, ho il sentore e l'ardire di sottolineare, dovremo vedere cosa succederà a livello antropologico al vero protagonista del Novecento: il genere femminile!
È forse un caso che in ogni lingua del mondo, moderna o antica che sia, la parola "Vita" e la parola
"Morte" siano sempre e comunque di genere femminile?
Ecco: credo che dovremo fare i conti soprattutto con loro, con le nostre donne e non solo, con la loro voglia di contribuire, per esempio, al decremento demografico dell'etnia europea oppure controsterzare la tendenza, complice magari una politica sociale di reale "pari opportunità".
La questione femminile, per noi importantissima, è addirittura decisiva nel mondo islamico, per ovvi motivi...
Pertanto prima di rispondere in modo chiaro a quest'ultima domanda, aspetto di capire meglio cosa ne pensa la nostra gentile controparte...
  
Ad Maiora semper! (Francesco Sacconi)
 

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