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lunedì 17 marzo 2025

CASALINO Se l'intelligenza artificiale è promossa dall' intenzionalità sociale.

Si assiste ad un' inversione se sensibile di tendenza su sostenibilità, salute e diritti. Circostanza resa ancora piu marcata dalla decisione della presidenza Trump di ritirare gli Stati Uniti dall' Accordo di Parigi sul clima e dall' Organizzazione Mondiale della Sanità e dal disimpegno delle principali banche globali dalle alleanze per il clima fino alla sostituzione del paradigma Diversity, Equity& Inclusion con una visione elitaria di Mei, cioè Merito, Eccellenza e Intelligenza. Il livello sta cambiando livello e grado della responsabilità sociale, dalla Csr fino alle forme più evolute e sofisticate di compliance Esg sembra lasciare il campo al pragmatismo sociale che si pensava sepolto dalla consapevolezza della solidarietà e della collaborazione  Tuttavia questa tendenza non può rappresentare solo un arretramento, ma anche l'opportunità di fare chiarezza e dare maggiore sostanza alla natura e all' orizzonte di quel mutamento desiderabile che può costituire il vantaggio competitivo del Made in Europe. Paradossalmente la tendenza in atto rende più visibile il cosiddetto green washing, la tecnologia benevolente e il paternalismo sociale, e ci rende più capaci di distinguere e valorizzare quelle aziende ed istituzioni orientate a voler fare scelte sostenibili. In questo contesto il concetto di intenzionalità sociale si fa strada ed assume un ruolo centrale in vista del recupero di strategie e aziendali e politiche finalizzate al benessere collettivo, alla democrazia e alla felicità pubblica. Al centro di tali strategie si pone il "valore d'uso" dell' intelligenza artificiale che può servire a costruire decisioni economiche e sociali. Il vero problema non è dunque solo misurare l'intelligenza artificiale in termini di esternalità positive o negative, ma capirne il modo di governare uno strumento, che, senza una missione pubblica, agisce inevitabilmente sulla gente per determinarne i comportamenti e le intenzioni. Si cadrebbe così nella trappola tecnicistica, che vede bella intelligenza artificiale un mero fenomeno neutrale, rinunciando a governarne il potenziale trasformativo. Al fondo della questione quindi non c'è solo l' impatto sul lavoro e socialità (che comincia già a creare disagio), ma la libertà e il desiderio dell' uomo. E tutto questo ci fa riflettere sul fatto, più volte ricordato, che la democrazia non è più una garanzia acquisita e si può arrivare a compromessi pericolosi con sistemi che nulla hanno a che fare con la democrazie e la libertà di pensiero, privilegiando anche concetti tutt'altro che veritieri e deformanti la mente di chi dovrebbe razionalmente pensare con equilibrio. Chi vuole il cambiamento, quello serio, non deve più limitarsi a dichiararlo.
 

 

 


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Roberto Guerra
 

martedì 18 febbraio 2025

Casalino: Sanremo 2025 ovvero un rito che si ripete.

https://asinorossoferrara.blogspot.com/2025/02/fwd-sanremo-2025-ovvero-un-rito-che-si.html

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Da: Pierluigi Casalino <pierluigicasalino49@gmail.com>
Date: mar 18 feb 2025 alle ore 13:06
Subject: Sanremo 2025 ovvero un rito che si ripete.
To: ROBERTO GUERRA <guerra.roby@gmail.com>
 

 



Sanremo è Sanremo (anzi Sanremo è sempre Sanremo), come recita un ormai ricorrente adagio divenuto storico. Si sono spente le luci sul palco dell'Ariston e si fanno, come di consueto, le inevitabili riflessioni su quella che è stata l'edizione 75 della manifestazione canora. Ogni volta che Sanremo conquista l'attenzione  nazionalpopolare (e anche quella cosmica) si incomincia discutere tra lodi e stroncature come ci insegna una vulgata consolidata che tra luci ed ombre traghetta un' edizione  del Festival all' altra. Cambiano i direttori artistici, mutano le condizioni interne ed esterne, si succedono gli artisti e gli altri protagonisti, ma ci sono cose che a Sanremo restano immutabili, oltre ai fiori e al frastuono mediatico, se pur in un orizzonte scarso e monotono che premia comunque l'industria discografica. Tant'è vero che il dilemma eterno dei cantanti e dei diversi attori dello spettacolo è "mi si nota di più se vengo, oppure se rimango a casa?" Sanremo è in fondo il regno inconfessato del mainstream, termine in valore assoluto anche nobile, ma al Festival assume le peggiori connotazioni, ammettendo le variabili più sbilenche del "famoso strano". Ecco perché le preferenze possono correre ai più morigerati, ai più saggi tra apparire ed essere. Sugli scudi, oltre ad Olly prodotto dell'ultimo rush finale, BrunoriSas e Simone Cristicchi, tallonati da Lucio Corsi, vera e propria rivelazione. Per il resto balletti e trucco & parrucco hanno confuso le acque di una kermesse dove Carlo Conti ha caldeggiato anche Tony Effe. L' orizzonte è dunque piccolo, lo sguardo corto, e Sanremo 2026 è già alle porte.
Casalino Pierluigi 


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Roberto Guerra
 

lunedì 10 febbraio 2025

Casalino Geopolitica

Nell'era incerta di Trump e di fronte alle insidie di Putin, l'Europa necessita ormai di un serio approfondimento politico, che meglio coniughi i bilanci e i diritti economici con quelli sociali e con quelli emergenti della sicurezza. In altri termini se il Vecchio Continente in genere e non solo l'Unione Europea vogliono ricoprire un ruolo determinate negli affari mondiali hanno l'obbligo di recuperare il senso della propria cultura e civiltà democratica senza cedere alle sirene della disgregazione e della separazione e smarrirsi alla ricerca di improbabili opzioni sovraniste che non assicurano una opportuna qualità delle scelte e  tradiscono i valori che finora sono stati il comune e secolare lascito democratico di questa parte del mondo che sempre è risorta dalle derive del dispotismo. Il rafforzamento del multilateralismo con una profonda riflessione su quello che l'Europa significa dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale è un processo irreversibile che non può essere arrestato da stagioni e da mode, ma deve muovere leaderships sparse e poco concordi a ritrovare il senso di una missione storica che metta da parte divisioni e particolarismi e punti all' obiettivo comune di una politica solidale e di identità collettiva.
 

 


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Roberto Guerra
 

lunedì 16 dicembre 2024

P.Casalino Il ritorno del latino e dintorni . Considerazioni a margine dell'ultimo rapporto del Censis.



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Da: Pierluigi Casalino <pierluigicasalino49@gmail.com>
Date: gio 12 dic 2024 alle ore 17:26
Subject: Il ritorno del latino e dintorni . Considerazioni a margine dell'ultimo rapporto del Censis.
To: ROBERTO GUERRA <guerra.roby@gmail.com>


La desolante condizione culturale del popolo italiano testimoniata dal recente rapporto del Censis mette il dito su una delle piaghe più laceranti della crisi italiana, quella di un declino senza limiti della dimensione intellettuale e didattica del Paese dove il si suona come lo chiamava Dante. Tra le ombre più significative del percorso a ritroso dell' intelligenza nazionale, va ricordato la scomparsa presocche' totale dell'insegnamento del latino, con grave danno per la conoscenza delle radici dell' italiano, ma anche della stessa generale formazione critica delle coscienze. Un paio di anni fa l' allora ministro dell'istruzione Bianchi, rispondendo a una interrogazione di alcuni senatori di Forza Italia, che proponevano di ripristinare lo studio del latino "nelle scuole secondarie di primo grado" riconosceva il valore formativo della materia, ma ha anche escludeva  che essa potesse essere reintrodotta per via legislativa perché questo comporterebbe "una rimodulazione dell'intero piano di studi e dei relativi quadri orari". Affermazione peraltro discutibile dal momento che la circostanza potrebbe consentire una riflessione più che meditata su un recupero di credibilità e di serietà della funzione scolastica e formativa. E tutto ciò, andrebbe aggiunto, in vista di un' eventuale proposta di legge che inquadri un nuovo capitolo alla storica contesa tra sostenitori e avversari della presenza e del peso di questa disciplina all'interno dei piani di studio della scuola media. Un confronto, peraltro, che ha accompagnato la storia dell'Italia repubblicana fin dai lavori della Costituente (1947), quando il diritto di ciascun giovane, anche se povero, ad accedere a una scuola media di qualità, comprensiva dello studio del latino, fu sostenuto da Concetto Marchesi, illustre latinista e deputato del PCI, convinto a differenza di altri esponenti del suo stesso partito che l'apprendimento della "grammatica di una lingua morta" fosse "strumento più adatto di qualsiasi lingua viva alla formazione mentale dell'alunno". Un'opinione condivisa da uno schieramento trasversale ai partiti politici, che pesò anche sulla scelta di mantenere lo studio del latino, sia pure in forma facoltativa, nella scuola media unificata (legge n. 1859 del 31 dicembre 1962), e che animò una forte resistenza alla definitiva soppressione del latino decisa con la legge n. 348 del 1977.
Pochi anni dopo, nel corso del dibattito sulla riforma della scuola secondaria superiore, che secondo alcune ipotesi allora circolanti prevedeva l'esclusione o la forte penalizzazione del latino, un gruppo di 130 prestigiosi intellettuali di diverso orientamento politico, compresi alcuni vicini al PCI (ma di "scuola Marchesi", una scuola di pensiero che riteneva sciocco legare la soppressione del latino al tentativo di eliminare influenze conservatrici dalla scuola) prese posizione contro tali ipotesi chiedendo anzi di tornare indietro sulla decisione del 1977. Anche la rivista Tuttoscuola partecipò attivamente al dibattito, proponendo il ripristino dello studio del latino "almeno in un anno della scuola media", come scrisse Alfredo Vinciguerra in un articolo del 2 marzo 1983, intitolato "Il rimpianto del latino", poi ripubblicato nel volume "Il Paese che non amava la scuola", ricordato anche dall'ex ministro della PI Gerardo Bianco nella sua testimonianza contenuta nello Speciale "Alfredo Vinciguerra trent'anni dopo". Non se ne fece nulla, come nulla d'altra parte si fece sul fronte della riforma della scuola secondaria superiore. Da allora le preoccupazioni per la scarsa padronanza della lingua italiana da parte dei nostri studenti sono cresciute, ed è anche per questo che il "rimpianto del latino" – come strumento utile a consolidare una migliore conoscenza e competenza nell'uso della lingua italiana – non è mai venuto meno. Non resta che augurarsi che l'adesione delle scuole e delle famiglie all'ipotesi allora ventilata dal ministro Bianchi di inserire lo studio facoltativo del latino nei PTOF delle scuole medie sia con il tempo larga e convinta. Certo, una misura più strutturale, con adeguata formazione degli stessi docenti di lettere, sarebbe altamente auspicabile. Un discorso questo che dovrebbe coinvolgere anche lo studio della storia da affrontare in modo adeguato, senza cedere ad interpretazioni tipo il politicamente corretto o la cancel culture.
Casalino Pierluigi 

 




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Roberto Guerra
 

giovedì 12 dicembre 2024

P.Casalino La rivoluzione futurista al tempo dell'intelligenza artificiale. Memorie e speranze di un'arte del progresso.



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Da: Pierluigi Casalino <pierluigicasalino49@gmail.com>
 
To: ROBERTO GUERRA <guerra.roby@gmail.com>



Velocità, aggressività, dinamismo, rivoluzione e anche robotismo: tutto ciò che voleva essere il Futurismo incarnava la vera sfida al passato, la rottura con la tradizione. "Abbiate fiducia nel progresso – scriveva Filippo Tommaso Marinetti – che ha sempre ragione anche quando ha torto". E questo lo dobbiamo prendere a monito anche oggi, e cioè che le grandi scoperte scientifiche vanno abbracciate con coraggio e che l'artista, che vede prima di tanti altri, ha il dovere di cavalcare il rinnovamento e di non fermarsi a ciò che si conosce e di esplorare l'ignoto. E l' ignoto è il destino dell' uomo da Luciano di Samosata all'Ulisse dantesco per giungere alle esplorazioni spaziali. La grande mostra, tanto discussa e tanto attesa, che la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma ospita nelle sue sale dal 3 dicembre fino al 28 febbraio 2025, in fondo porta a riflettere sul messaggio delle avanguardie storiche, di cui il Futurismo è tra i massimi movimenti, sull'importanza di quell'entusiasmo nella sperimentazione del nuovo che nei tempi attuali, spesso, suscita paura. Diversamente dalle mostre del passato dedicate al Futurismo, questa rassegna si concentra sul rapporto tra arte e scienza/tecnologia portando con sé riflessioni rilevanti sul presente e sul futuro e in particolare sulle implicazioni della tecnologia nell'era contemporanea. Il futurismo anticipa l'affermarsi dell'intelligenza artificiale,  pur ponendo sempre al centro la versatilità e la guida del genio umano, tema vitalistico al quale il Futurismo mai rinunciò. La mostra romana punta a essere inclusiva, didattica e multidisciplinare e si rivolge al grande pubblico, in particolare alle nuove generazioni, anche per far riscoprire la cultura in senso lato. Per questo motivo l'evento illustra i concetti di velocità, di spazio, di distanza e di sensibilità percettiva evidenti nei capolavori del Futurismo sia contestualmente nella società dell'epoca, rivoluzionata dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche, che in quella in cui viviamo ancora più fertile di cambiamenti. A raccontare i particolari della mostra "Il Tempo del Futurismo" sono i suoi protagonisti, dai curatori alle stesse opere esposte di per sé eloquenti. «Il Tempo del Futurismo, è un'occasione per raggruppare un materiale non sempre disponibile, ma ha anche un respiro internazionale: molte opere provengono infatti da istituzioni estere. Si tratta di un'esposizione che nasce soprattutto dallo scambio nella rete museale nazionale e che rappresenta un valore aggiunto del nostro patrimonio artistico e culturale. I responsabili  della mostra hanno poi ricordato come essa incarni la tensione al nuovo del movimento: Diceva Marinetti che "un'automobile ruggente è più bella della vittoria di Samotracia".Agli archeologi potrebbe però piacere l' interesse, ad esempio, di Boccioni per l'arte antica, senza essere in contraddizione con il suo credo moderno. Eppure il manifesto futuristico di rottura riusciva a cogliere nel passato, in un certo passato, il futuro dell'arte e della scienza a questa legata.Con la loro retorica anti museale i futuristi ricordavano che i musei e le accademie devono rispondere alla contemporaneità, ma anche spingere lo sguardo oltre l'orizzonte del domani. Sono esposte a Roma oltre 350 opere fra quadri, sculture, progetti, disegni, oggetti d'arredo, film, oltre a un centinaio fra libri e manifesti, con un'attenzione alla matrice letteraria del movimento di Marinetti che non ha precedenti, insieme con un idrovolante, automobili, motociclette e strumenti scientifici d'epoca. Con quasi 80 prestatori, compresi musei americani che hanno creduto nel progetto, l'esposizione, multidisciplinare e multimediale, si basa su un rapporto con la tecnologia che dialoga con tutte le generazioni. La mostra è arricchita inoltre da due installazioni site-specific di Magister Art e di Lorenzo Marini e sarà progressivamente vivacizzata da incontri di approfondimento a cura della Fondazione Magna Carta.La mostra non può essere compresa se non prendendo le mosse  dal titolo. ha spiegato.È una mostra su un'epoca senza precedenti sui cambiamenti scientifici e tecnologici che l'hanno contraddistinta. I futuristi sono stati i primi a capire che queste scoperte avrebbero rinnovato anche il panorama interiore umano. Come sottotitolo avremmo potuto scrivere "Il Futurismo è oggi", perché è una mostra che fa capire come l'IA sia in linea con il pensiero di Marinetti, in particolare con l'installazione immersiva di Magister Art». La mostra romana è un'esposizione con l'auspicio che sia «un motivo di coesione e non di divisione. È stato specificato come la GNAM sia la sede ideale di questa mostra perche' la Galleria è stata inaugurata proprio durante la stagione del Futurismo, questo è il suo museo». Una mostra che mette in luce anche il mondo del collezionismo privato.Per troppi anni il Futurismo è stato pensato come un fenomeno solo italiano, ma ha fondato invece un codice che contraddistingue tutte le avanguardie storiche. È una mostra al di sopra delle aspettative, su un'avanguardia culturale che ha causato fuochi di artificio. È stato riportato che proprio Casa Balla stia per essere acquisita dal sistema museale nazionale. Una mostra dunque tra polemiche «estremamente futuriste». Se Marinetti esistesse oggi avrebbe dato risposte fondamentali per il presente che stiamo vivendo. Con uno sguardo interdisciplinare, l'esposizione romana offre una prospettiva non solo sul movimento futurista e le opere che ne sono risultate, ma anche sul carattere che lo ha segnato, di cui la mostra sottolinea l'attualità. Si spiega così il mescolamento di arti visive con oggetti d'epoca, come di sculture, automobili e materiali d'archivio, ma anche l'accostamento delle opere dei futuristi a quelle di artisti della seconda metà del Novecento, fino ad arrivare alle stesse installazioni pensate per l'occasione espositiva. Su questa linea, l'opera multisensoriale di Magister Art, un tunnel luminoso che combina diverse tracce sonore, tra cui la voce dello stesso Marinetti. Insomma, una mostra non solo attuale, ma sull'attualità. Pur avendo preso il via tra le polemiche, "Il Tempo del Futurismo" è un'esposizione che dà ragione a una delle avanguardie più rappresentative del secolo scorso. D'altra parte, come ha affermato alla GNAM Francesca Barbi Marinetti, nipote del vate del movimento, «le polemiche sono estremamente futuriste».
Casalino Pierluigi



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Roberto Guerra
 

venerdì 18 gennaio 2013

Il modernista Avicenna di Pl. Casalino

Ci sono, tuttavia, differenze rilevanti tra i due e l'influenza esercitata da Avicenna (Ibn Si^na^), tanto sul mondo islamico quanto su quello cristiano, fu di gran lungo più estesa di quella di Alfa^ra^bi^ (e non si può certo negarlo). La filosofia di Avicenna (Ibn Si^na^), del resto è assunta in rappresentanza dei filosofi, più ancora dello stesso Averroè (Ibn Rushd) che Al-Gha^za^li^ tenta di confutare nella sua "Destructio philosophorum" (come è più nota nell'Occidente latino). Nel mondo cristiano, Avicenna (Ibn Si^na^), come Gilson ha dimostrato, ha esercitato la principale influenza sullo sviluppo della Scolastica all'inizio del XIII secolo, ma anche sulle conoscenze scientifiche e mediche, grazie ad opere che furono largamente utilizzate fino ai tempi moderni. Secondo Avicenna (Ibn Si^na^) la dimostrzione dell'esistenza di Dio rientra nella scienza dell'essere e non nella fisica, come sosteneva Ibn Rushd (Averroè). In altri termini, egli preferisce la prova dell'esistenza di Dio che muove dal carattere possibile delle cose del mondo, anteponendola a quelle che si basano su argomenti tratti dalla scienza naturale. Le argomentazioni del filosofo persiano sono articolate e, nel ribadire che gli enti possibili, considerati in se stessi, sono necessari quando essi sono portati all'esistenza a causa di un ente che è assolutamente necessario. Sotto questo aspetto Avicenna nell'evocare la necessità dei mondi o degli enti possibili sembra anticipare le teorie quantistiche e ipotizzare persino l'esistenza di mondi paralleli e di pluralità di dimensioni. La concezione, inoltre, delle emanazioni - certo di orgine neoplatonica o plotiniana - fu mutuata dal pensiero di Alfa^ra^bi^. Avicenna, per concludere, spiega la pluralità degli individui e degli enti della stessa natura, ricorrendo al principio di differenziazione della materia. In altri termini le forme di tutte le cose materiali sono irradiate dall'Intelletto agente, cioè il donatore delle forme. Da queste premesse si muove verso la dottrina avicenniana concernente l'anima e la conoscenza umana, che si ritrova in modo stupefacente in Dante, mentre Duns Scoto, pur ignorando un'opera di Avicenna (Ibn Si^na^), mai tradotta in latino, si colgono tracce del filosofo islamico in tema di analisi metafisiche. Anche per tali ultime ragioni, l'eredità intellettuale di Avicenna (Ibn S^na^) resta notevole ancora oggi.

Casalino Pierluigi
 

 

 

martedì 15 gennaio 2013

PL. Casalino: BURAQ, THE WINGED HORSE‏

From there Buraq again took flight for the ascension (mi'raj) itself, into Heaven where Mohammed met the Prophets and was received into the presence of Allah. This all took place over a short period time: on returning to his bed, Mohammed found it still warm. The "nocturnal journey" is commemorated every year by Moslems, on the 28 th of the month of Rajab (See also Liber Scalae, Mi'raj, "Dante and Islam", Asìn Palacios, Maria Corti and Casalino Pierluigi "Dante and Islam", Asino Rosso,"in poche righe", Ennepilibri and casalinopierluigi.bloog.it.
 
Casalino Pierluigi, 22.12.2012
 

giovedì 1 novembre 2012

Pierluigi Casalino : FATEN SAFIEDINNE ET SES "METAMORPHOSIS'' -Galerie Nadar/Casablanca




Jusqu'au 10 novembre la galerie Nadar de Casablanca donne voir des photographies et des instllations de l'artiste Faten Safiedinne.
Dans cette exposition intitulé "Metamorphosis" elle explore dans toute manière les ombres et les reflets. Faten Sadienne fragmente des paysages, des ojects des architectures, décompose ses photographies, extrait des textures lumineuses des peintures, de ses dessins, parcellise ses gravures.
Elle addittionne à ces compositions de sa vision néofuturiste des combinations de verres, des loupes, d'instruments réfléchissants qu'elle superpose. Danses sybillines, donc, des "Métamorphoses" de toujours - de Apuleius à Kafka - qu'elle fixe dans une chimie poétique en matières mouvants.
 

Casalino Pierluigi, 22. 10. 2012