L’ho scritto. L’ho già scritto. Lo riscriverò. Prima di New York e dopo New York. Anche qui a Boston
continuiamo ad imparare qualche cosa: non sappiamo comunicare, noi
italiani. In aeroporto o in teatro, on the road oppure in televisione,
in taxi o in museo, la comunicazione non è pubblicità. O se preferite la
pubblicità è un’arte. Il pensiero corre verso il Camparino di Fortunato Depero.
In una restroom di Boston leggo: “help use to make a difference”. Segue:
“hai sette secondi per salvare la terra.” Prosegue: “non utilizzare la
carta e asciugati le mani con la nostra tecnologia ad infrarossi”.
Boston comunica di sé fin dall’inizio.Questa è la città delle quattro
“S”: sport, salute, sapere, storia. Tutte dimensioni che lavorano sulla
sua identità. Città piccola dal cervello grande sul suo suolo vi sono le
impronte della libertà. Non solo del popolo americano.
Bisogna visitare Boston per il the. Mi
riferisco ad una visita al museo in cui si può ammirare il servizio da
the intorno al quale gli intellettuali locali si liberarono dal piede
inglese. Una massima allora nacque ed è incisa nel cuore liberale: “not
taxation whithout rappresentation”. Salute e sapere qui sono un binomio
straordinario, strategico, gli assets di un’economia di una conoscenza
all’interno della quale – udite udite –spiccano anche italiani ai
massimi livelli. Singoli italiani, non l’Italia.
Ci spiega il nostro bravo Console Giuseppe Pastorelli che qui, soprattutto a Boston,
vi era un pregiudizio contro di noi, riguardava l’etica del lavoro.
Siamo in altre parole considerati degli scansafatiche. E invece non è
così, in questi anni il Tricolore in Massachusetts è tornato a
sventolare pulito dagli stereotipi. Con molta umiltà non sono pochi i
ricercatori, gli studiosi, manager perfino nostre imprese che in questo
stato hanno cambiato la nostra immagine. A tale proposito segnaliamo
un’operazione in corso.
Nell’ambito di un progetto triennale la nostra arte viene celebrata con una mostra il cui taglio allestitivo è originale. Siamo al Museum of Fine Arts,
e segnaliamo il godibile faccia a faccia tra due Caravaggio: “La Buona
Ventura” e “San Francesco in meditazione” e due opere al Merisi
attribuite. Abbiamo recitato a pochi passi dal MIT, a Cambridge, alla Dante Alighieri Society,
che potrebbe essere un nostro fiore all’occhiello se collocato in un
rilancio internazionale del nostro paese in nome e per conto di una
cultura che non abbia paura di tenere insieme Marinetti e Dante
combattendo “contro ogni moralismo, ogni opportunismo, ogni viltà
opportunistica e utilitaria”.
http://viaggi.corriere.it/viaggi/dritte-dove/eventi/14_maggio_28/futurismo-tour-bpston-italia-34490292-e63b-11e3-b776-3f9b9706b923.shtml