Visualizzazione post con etichetta dark cultura. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta dark cultura. Mostra tutti i post

venerdì 12 aprile 2013

L'era postlunare di Lilith


Lilith, mater diabolica
Vampirismo, femminismo e spreco erotico nella dea dei succubi.

di Marco Benoit Carbone




"Il puro e semplice pericolo allontana, mentre solamente l'orrore del proibito mantiene nell'angoscia della tentazione" - Georges Bataille


Non è certo che il diavolo sia donna, ma è probabile che il vampiro sia nato femmina. Lilith, regina del seme sprecato, progenitrice di demoni e succubi e lasciva incarnazione della ferina sovranità femminile, è una sorgente fondamentale per il fenomeno erotico-sacrale del vampirismo. Lilith è un agglomerato, un demone-moltitudine in cui si agitano pulsioni e ansie profonde. Umano, divino e animale convergono in un radicale movimento erotico che evoca le origini dei diritti e dei doveri sessuali e sociali, il sentimento dell'osceno e della morale, la falsità tragica della cesura tra uomo e animale, la necessità della convivenza tra la regola e la trasgressione.

La dea-civetta reclama così un'origine più antica per il vampirismo e letture più mature, capaci di andare oltre la sola matrice decadente e romantica. Questo lavoro, restando nel solco della storia delle civiltà cosiddette indoeuropee, tenta di affacciarsi sulla complessità antropologica ed erotica del mito e sulla sua rilevanza per il vampirismo. Affrancato dalle logore messe in scena contemporanee, che troppo spesso lo ingabbiano in generi e formule stantie, il vampiro cessa di essere uno stereotipo funzionale alla trasgressione prêt a porter e si riafferma in una la propria pericolosità e universalità. Lilith è la sua manifestazione femminile per eccellenza e percorre direttamente, o "per interposta divinità", tutte le narrazioni principali del demoniaco; fino ad arrivare alle recenti rielaborazioni femministe, che hanno fatto della dea un idolo anti-patriarcale, in un progetto di contestazione della ragione dominante.

La dea-civetta è uno degli idoli di un pantheon malefico in cui al Male è possibile assegnare la pars detruens di ideologie, retoriche e idealismi liberticidi. Eppure, questo non si deve a un orizzonte di senso alternativo ai vari finalismi delle teocrazie, alle metafisiche religiose o finanche a un progressismo positivista; ma avviene perché il Male, attraverso le sue figure, non è mai reificabile, e porta l'umanità alla lacerante consapevolezza dei limiti, al contempo tragici e ridicoli, delle speranze sulle proprie origini, identità e destini. Speranze che la dea-civetta rappresenta, nega e scatena spietatamente rovesciate, in un crudo rimando alle vere radici dell'umanità.....C

domenica 14 dicembre 2008

IL FUTURDARK M. GANZAROLI

 images fanta.jpg

MAURIZIO GANZAROLI

 

Maurizio Ganzaroli fa parte di quella nutrita schiera di “artisti sommersi”, dei quali l’Italia è particolarmente ricca: in quanto il Paese è poco incline a dare spazio e visibilità – per motivi che sarebbe qui troppo lungo andare ad investigare e spiegare - a quanti esplorino quei filoni della creatività che i gusti della maggioranza considerano marginali.

Tale è – qui da noi almeno – quell’universo di prodotti creativi che fa parte della galassia conosciuta come “dark” o “gothic”, per usare la terminologia anglosassone cara al mercato; e che vede coinvolti un po’ tutti gli ambiti creativi: dalla musica alla letteratura, dal cinema alle arti visive più in generale.

Maurizio Ganzaroli è dunque uno di questi artisti: che, utilizzando vari mezzi, principalmente nel suo caso la grafica, la pittura e la prosa, esplorano il “lato oscuro” della nostra mente e del mondo, reale o immaginario , nel quale viviamo.

E che, non disdegnando nemmeno di scendere sul terreno della divulgazione o della pratica (come dimostra il suo curriculum), ci invita ad osservarlo e a prendervi parte senza preconcetti e paure; anzi mirando a dimostrarci (in perfetta sintonia con la filosofia che sorregge chiunque operi in ambito “gotico”) come si possa rinvenire la bellezza anche al di fuori degli schemi e dei canoni “classici” ai quali si è abituati.

Si viene a trovare, quindi - per quanto riguarda il lato visivo della sua produzione - sempre in bilico fra sogno (o incubo) e archetipi derivati dai nostri miti; e ci offre a volte la rappresentazione più cruda – ma non necessariamente realistica: si vedano le opere nelle quali tocca il tasto, tanto comune in questi anni, dell’incontro/scontro fra “umano” e “cibernetico” – del disagio che a livello personale si va incontro, quando si viene a contatto con gli aspetti della nostra interiorità più celati, grazie all’uso spesso minimale del segno e a quello decisamente aggressivo dei colori.

Mentre, nel campo della prosa, ci si mostra capace di concentrare nel breve spazio di racconti minimi tale disagio - qui facendo ricorso a volte a spunti paradossali che sfiorano l’umorismo – anche rivisitando su questa linea certe figure simbolo che popolano questo genere: come ad esempio il vampiro o lo spettro.

Così facendo, Maurizio Ganzaroli ci socchiude la porta di un mondo nel quale è quasi d’obbligo far ricorso ad una creatività e ad una sensibilità “differenti”: sfidandoci ad oltrepassarla con vigile coscienza, ma abbandonando inutili paure.

ALBERTO RIZZI.

www.myspace.com/sandsfrommars