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sabato 15 febbraio 2014

Umberto Bianchi, "Fascino discreto dell'Occidente", recensione di Sandro Giovannini

*by TOTALITA'

Umberto Bianchi, " Il Fascino discreto dell'Occidente" (La Carmelina edizioni, 2014)

La determinazione è un escludersi?

Resta che il fascino discreto, quasi invocazione a futura memoria e come invito (quanto ammiccante?) s'una triste lapide mortuaria...


di Sandro Giovannini


Sembrerebbe questo il procedere dello svelamento di Maja… Sembrerebbe questo se noi appercepissimo la realtà dell'essenza tramite (una necessaria) apparenza cangiante, e quindi questa realtà dietro (sopra e sotto) il velo, come qualcosa cioè che rimandi (solo) ad un principio primo, indiscutibile ed unico. Millenni di diatribe sul principio primo, sono comunque indubitabilmente l'ombra della trasparenza metafisica e/o ontologica, senza le quali ragioni, l'uomo, non avrebbe usato del dono di Prometeo e neanche sfruttato la sua pervicace adattabilità ai più diversi climi, geografie, razze, "fisiologie della civiltà", come con sagacia, indica Umberto Bianchi.

Questa mia entrata a "piedi uniti" dentro la concatenata logica del libro è favorita dall'indicazione basale delle "Due vie alla differenza", uno dei primi paragrafi del testo di Bianchi, ove s'imposta appunto la differenza che sembra apparire macroscopica tra Oriente ed Occidente, all'interno di uno statuto che è già di per sé - poi - differenziato, in quanto sostanzialmente incentrato sulla via indoeuropea.

Poi tra Eraclito e Parmenide sembrerebbe anche qui porsi, e lo ribadisce ottimamente Bianchi, un'alternanza di esclusioni, ab aeterno e ad aeternum, che non riescono a porre una determinazione se non tramite quegli scompensi produttivi, quei tagli ontologici, quei baratri ideologici, che costituiranno la storia propulsiva e voraginosa dell'Occidente, prima greco-romano, poi cristiano e poi moderno. Ma questa esclusione, di volta in volta alternata e quasi non mai approfondita, ovvero non riportata (se non ermeticamente, in sottotraccia) alla possibile lettura di un "divenire entro l'essere", marca così bene la determinazione dell'Occidente e la sua forza differenziante, tanto più affermata quanto globalmente meno consapevole e quindi contro e sopra la stessa propria vantatissima ybris dialettica, rappresentata simpaticamente dal Socrate venditore imaginale della fiammante e costosa automobile a cui segue un preoccupatissimo Platone-Diocleziano che cerca disperatamente di conciliare, in una sgargiante camicia di Nesso, l'approfondimento causidicamente vertiginoso con l'astraente purezza apollinea del mondo delle idee. Anche perché nella fuga per la tangente sofistica… (il sofista è l'unico a vincere - chi? il differente? lo straniero? - alla fine, come le macchinette del casinò…) e per questo Heidegger, il posatore di trappole, come lo definì ad un convegno Jünger… ne ha fatto uno dei suoi marburghesi più riusciti…   Tutto ed il contrario di tutto viene rimesso nel gioco tragico ed irridente che riuscirà (da sempre e per sempre) a distruggere l'unicità della verità se non come costruzione comparativa, forma smarcante, creazione dirimente. La funzione quindi riacquisisce un di più di verità fornitale dalla vettorialità propositiva, prometeica, progettuale, "ideologica". La capacità di creare, alla Stevens, per intenderci…  La funzione, lavorando carsicamente e lungo tutto l'Antico, con direttrici sia patenti che latenti, quindi sia sul versante della razionalizzazione dialettica che in quello dell'emanazionismo misterico, sia nella versione del neoplatonismo che in quella della gnosi, s'inabissa nel lato perdente e si ufficializza nel lato vincente, come ben lega Bianchi, anche al prevalere dell'Altro Pensiero, ovvero la reductio ad unum, vincente in quanto essenzialmente lineare e finalisticamente pratica, evolvendosi in tutto il tardo antico ed in esso nell'hodiernus modo (nel modernus), come ci ha insegnato Freund, già ben attestato dal secolo del Papa Gelasio al tardissimo medioevo…

Non posso certo perseguire tutti i passaggi di Bianchi, attraverso le ottime stazioni di posta che il corriere metafisico, spesso  (non da lui - ma in sé o forse in re) vestito magari della sola casacca d'araldo, tocca lasciando al volo il cavallo stanco e montando quello fresco. Resta che ha avuto coraggio, Bianchi, a non farci la lezione dell'analisi tra essenza e funzione, un po' come ho cercato di fare, io spudoratamente invece, in queste poche righe, ed a farci quella della sintesi per paragrafi, densi, privi di orpelli ed assolutamente significativi, come quello, ad esempio, ove ha colto il passaggio epocale, la rottura epistemologica, (definitiva - direbbe il solito mentalista), che (in)segna in Campo dei Fiori, l'icona dello scultore Ferrari.

L'Occidente di Bianchi è quello nostro e quello di tutti gli occidentali, una volta che sia abbia la minima capacità di guardare le cose un poco dall'alto, (la sua sintesi, il suo lungo periodo, tanto irriso dagli specialisti sfibrati…), avendo sulle spalle i pesi forti delle esperienze che ciascuno di noi, giocoforza, si è trovato a trascinare, come un enorme sacco nero.

Resta che il fascino discreto, quasi invocazione a futura memoria e come invito (quanto ammiccante?) s'una triste lapide mortuaria, mi rammenta quel passo di Noica che dice: "…in tutto questo c'è l'Europa, le cose ci appaiono semplicemente come le briciole di un banchetto… Gli ideali di liberazione dei popoli di colore sono semplici eco del pathos europeo della libertà, l'umanesimo orientale è una mera replica, il loro Materialismo è una tecnica presa in prestito; e questo stesso comunismo… che misero rimasuglio, rispetto al festino di Hegel e della cultura occidentale! E se tutti questi sono i resti, il cuore dov'è?..."

…gigantium humeris insidentes…

domenica 9 febbraio 2014

L'Occidente riformattato di Umberto Bianchi, recensione


Umberto Bianchi,  Il Fascino discreto dell'Occidente (La Carmelina-Ferrara-Roma, 2014),  
"Il fascino discreto dell'Occidente, ovvero uno zoom quasi cinematografico di Bianchi, su un Altro Occidente: operazione urfuturistica (non a caso scansionata certa avanguardia artistica, futurismo e situazionismo), dai vagiti Sofia della filosofia occidentali alle sue aurore, zenit, crepuscoli, volte stellari, tra i mini/macro eoni, fino alla condizione postmoderna, se non posthuman nascente, propulsiva o implosiva, come sembrerebbe confermare l'attuale crisi epocale, l'Occidente a rischio default. Da… un link, Parmenide a Deleuze.
Ma riduttivo fuorviante, anzi mera gaffe ermeneutica, pur a suo modo antimoderno per eccellenza, Umberto Bianchi, leggere questo atipico/atopico saggio dalle parti degli Apocalittici tardo spengleriani, sia – anche metapoliticamente – nei cieli più o meno sovracelesti di certa ortodossa Nouvelle Droite, italiana e europea.
Bianchi da un bordo rilegge i voli speculativi dimostrandone certa peculiare e costante opera aperta continuum, esiti spesso paradossali rispetto al logos o al Self originale dei promotori filosofi… In tal senso, macchina intertestuale privilegiata, l'azione rivoluzionaria a suo tempo di Nietzsche, bisturi attualmente o inattuale… biopolitico,(anche alla Stefano Vaj finanche certa Ombra junghiana, con trivellazione raffinata… che riaffiora alla luce, almeno rarefatta) dove inferire, semmai, non la fine dell'Occidente (pur diagnosi difficilmente confutabile), ma la Parola perduta della nostra Civiltà o almeno la sua, oggi, Olografia possibile e potenziale.
Un altro Immaginario (ma molto im-materiale) emerge, finalmente oltre destra/sinistra, pagine quindi oltre il novecento stesso ideologico : pagine hard, non solo la Grande Macchina plasma gli umani e le nazioni e i popoli, ma un feedback, il pensiero/parola anche azione e fatto (tutto il resto chiacchiera, da tempo lapidariamente proclamò Ionesco e a suo modo Wittengstein stesso) non secondari: al contrario, se siamo andati sulla Luna e certo almeno storicamente progresso conoscitivo e sociale (ma la tecnoscienza continua eccome) anche (Trans)umanismo doc, oltre ogni retorica umanistica o metafisica, morale stessa (zoom di Bianchi anche su Marcuse, La Scuola di Francoforte…),
Va da sé (ma secondo noi soltanto qua certa cifra Nouvelle Droite, in ogni caso legittima se non ideologica ma libero gioco linguistico, esattamente come la New Gauche….) per Bianchi de-strutturali e virus della crisi contemporanea (non solo economicistica ma Kultur) due nodi, forse, principali:
il progressismo economico a una dimensione da un lato, di derivazione stessa illluministico/liberale/democratica, pure socialcomunista, materialismo meccanico e antiumano, lo zenit del Novecento, la Grande Guerra comunismo fascismo con la Democrazia spesso mero palcoscenico se non potenziamento pervertito…. Bianchi ora al passo con certa storiografia europea e anche italiana (Mosse, Nolte ecc , De Felice e seguaci), revisionismo critico contro la storia a una dimensione narrata dagli Usa o dall'Intellighenzia Liberal e socialcomunista, la vulgata in particolare, visto il witz clamoroso, Gramsci, evocato positivamente da Bianchi stesso.
Oltre a Nietzsche, nella … moviola del film book, nodi ora neuromantici quasi, ovviamente Comte e il positivismo, Heidegger…. forse con modulazioni, nel cosiddetto male bene effetti opera aperta, riassumendo, postechiani o postDeleuze, posttranstestuali, peculiarmente pulsionali e significanti nel divenire dell'Occidente.
 Stupefacente, non banale puntualizzazione, la cifra letteraria di Bianchi: un Bolero, pur nella complessità del discorso, gioiosamente comunicativo, per nulla criptico o esoterico narcisistico: stile quasi matematico deliziosamente pulsionale, nessun deserto arido, semmai un geyser islandese lanciato nel Cielo sopra l'Occidente….
 Infine, nuovamente a livello metapolitico…. Spesso certa casta di Nouvelle Droite italiana, per quanto brillante, non va oltre, nell'era del web, lamenti a 18 carati, contemplazioni malcelate della fine del mondo prossimo ventura, arroccamenti ancora nostalgici in fondo in nicchie o bare decadence, denuncia assenza presenza … di nuove rami conoscitivi in quell'opus….
 Ecco, questo Occidente novissimo di Umberto Bianchi (ma non solo, Roma segnala da un pezzo certa Scuola Romana di Filosofia Politica, il recente Movimento Nuova Oggettività, tra Gianfranco Lami stesso, poi Sandro Giovannini e Giovanni Sessa – e molti altri) per magari figure come Marcello Veneziani, Stenio Solinas, lo stesso De Turris, (ecc. ) è certamente un Google Glass! "


*RobyGuerra

sabato 8 febbraio 2014

Umberto Bianchi, presentazione a Roma de Il fascino discreto dell'Occidente


*Umberto Bianchi,  Il fascino discreto dell'Occidente. Spunti per una storia del pensiero non conforme dall’antichità ad oggi - La Carmelina, Ferrara-Roma, 2014"...... Sabato 8 Febbraio, alle ore 16.30, a Roma, presso l'Universale, in via Caracciolo n.12, Umberto Bianchi presenta il proprio ultimo lavoro,"Il fascino discreto dell'Occidente...".  Introduce e modera Giovanna Canzano. Seguirà dibattito e rinfresco.
  
" Ho già avuto modo di dire che, se dovessi riscrivere questo testo, lo farei in modo differente, integrando, togliendo e limando. Ma, proprio per tener fede all’idea di un sapere inteso come un processo in itinere, in veste di vero e proprio viaggio, dalla valenza di un’Odissea nei meandri del sapere, ho deciso di lasciare il testo così com’è, frutto di appunti, di improvvise intuizioni e di elaborazioni effettuate sull’onda delle emozioni e del sentire del momento, sgorgate lì per lì dall’anima, in modo confuso, irrazionale ed intuitivo come una poesia. E non per caso, visto che chi scrive è anche, e prima di tutto, un poeta..." UMBERTO BIANCHI

....La reductio del sapere filosofico a puro accademismo, operata negli ultimi 100-200 anni dagli Herr Doktor hegeliani e tanto caldeggiata dalla novella scienza sociologica di August Comte, attraverso una rigida specializzazione del sapere, ha danneggiato e non poco il sapere filosofico, passato da forma di sapere universale ad arida scienza confutativa per dottorandi. Al di là di tutto, lo spirito di questo testo è quello di una ricerca sulle molteplici contraddizioni che, dell’Occidente fanno un vero e proprio affascinante “unicum”, animato da un’insanabile dualismo, tant’è che non è improprio parlare di una vera e propria “schizofrenia culturale” che lo caratterizza sin dai suoi esordi, così come abbondantemente dimostrato nel testo. 
Difatti, con l’andar del tempo, ad ogni grandiosa e totalizzante confutazione, se ne accompagnerà una di segno opposto e contrario, che ne andrà però integrando e compenetrando il cammino in un crescendo. Certe discrepanze sorgono sin dall’inizio del cammino del pensiero occidentale, prendendo spunto dall’irrompere sullo scenario del pensiero di nuove ed inusitate categorie di pensiero quale Essere e Divenire, Dualismo ed Immanentismo, Razionalismo ed Empirismo e via discorrendo in un crescendo che, negli ultimo duecento anni darà luogo ad un insanabile conflitto tra sensibilità, impostazioni di pensiero e visioni del mondo opposte. 
Tutto questo a dimostrazione del fatto che la filosofia, intesa nell’accezione di “scientia scientiarum”, scienza universale, “summa” di tutte le forme di sapere, andando ad analizzare l’essenza ultima della realtà, al di là di qualsiasi assioma religioso, scientifico o di qualunque altra natura, ci permette di conoscere la realtà e perciò stesso di dominarla. Quindi essa rappresenta il miglior strumento per operare quella tanto agognata e necessaria mutazione genetica dei parametri culturali dell’occidente odierno, di gramsciana memoria, da cui si deve giuocoforza partire, se il fine è quello di creare una concreta risposta politica in grado di scardinare l’infernale meccanismo della Dittatura Globale che sta portando a rovina, morte e miseria il mondo intero. 
Tutto all’incontrario di quello che oggidì le varie cadreghe di accademici a pieno servizio del “politically correct”, vanno propalando, finendo con il ridurre la filosofia a vero e proprio sterile contorsionismo mentale. Può sembrare strano, se il libro si apre analizzando una delle questioni principe della filosofia teoretica, ovvero il principio di non contraddizione, tutto imperniato sulla valenza che si vuole conferire al termine “Essere”. Potrebbe sembrare un altro di quei contorsionismi mentali a cui abbiamo poc’anzi accennato, magari avallato e messo spropositatamente in risalto, da qualche ammuffito “Herr Professor” hegeliano-progressista. Ma non è assolutamente così. Esiste una strana e quasi misconosciuta correlazione tra le parole e la realtà. In autori come Heidegger, tale relazione era già stata portata alla luce, riponendo nella linguistica e nella poetica, la speranza di un contraltare all’inarrestabile avanzata della Tecno Economia che annulla e depriva di senso qualsiasi costruzione concettuale. Ma prima ancora, a parlarci in questo senso, è il linguaggio del mito. 
Secondo il trattato egizio di teologia menfita, a creare il mondo sarebbe stato Ptah, con la propria parola vivificatrice. Senza accorgercene, la filosofia finisce con l’assumere una valenza teurgica; da quegli strani concetti, da quelle elaborazioni, molto spesso simili a misteriose formule magiche, derivano fatti di secolare gravità che cambiano il corso agli eventi del mondo. 
Se gli antichi egizi, intimoriti dalla costante minaccia del Serpente-Caos Apophis, vivevano cercando certezze in una meticolosa ritualità, l’uomo odierno, disperso quel senso dell’Essere, quella pienezza ontologica che ne faceva un’individualità in armonia con il cosmo, vive la propria esistenza cercando di frapporre tra sé e la presenza del Nulla, un mondo di apparenze e parole, ma che sinora non ne hanno risolto quel problema di essenziale contraddittorietà, connaturato alla radice stessa dell’Occidente ed in questo testo ampiamente sottolineato. 
Resta l’inquietante immagine dell’uomo odierno, in precario equilibrio tra il frastuono di una civiltà ed il Nulla, accompagnata dall’interrogativo sul destino di questa stessa civiltà, portata alla sbaraglio da un modo sbagliato di intendere la Modernità e di cui, forse, un modo “altro” di intenderne i parametri, (come in questo testo enucleato, specialmente per quanto riguarda i capitoli dedicati al Vitalismo ed alle Avanguardie) avrebbe potuto, “illo tempore”, correggerne la rotta.

*Umberto Bianchi (1960) , è operatore del mercato assicurativo e finanziario, all’interno del quale vanta una più che ventennale esperienza professionale. Profondo conoscitore dei meccanismi del settore, principalmente in Italia, con stage di lavoro in America Latina (Argentina e Brasile) ed ora titolare di un’attività di consulenza e servizio tecnico-legali. Oltre ad essere impenitente “motorbiker” e giramondo, è anche opinionista, saggista e poeta, dedito alla pubblicazione di saggi e di analisi su tematiche che spaziano dal pensiero politologo a quello economico, sino a quello filosofico e storico-religioso…. Tra le recenti pubblicazioni, area Scuola Romana Filosofia Politica di Riccardo Scarpa, Giovanni Sessa e già Gian Franco Lami ( e altri)  da segnalare contributi molto intriganti e corrosivi (area Nuova Oggettività, Movimento culturale di Roma, a c. del poeta Sandro Giovannini, del transumanista Stefano Vaj e altri,  ora sinergico con la stessa Scuola Romana…)  in AA.VV. Per una Nuova Oggettività – libro manifesto (Heliopolis, 2011), alla stessa rivista web Politica Mente.

INFO  
fonte originale Eccolanotiziaquotidiana

Umberto Bianchi su Eccolanotiziaquotidiana
http://www.eccolanotiziaquotidiana.it/roma-umberto-bianchi-e-il-fascino-discreto-delloccidente-la-carmelina-edizioni/
RINASCITA recensione su U. Bianchi  Il Fascino discreto dell'Occidente
http://rinascita.eu/index.php?action=news&id=22927
FERRARA ITALIA su Umberto Bianchi  Il Fascino discreto dell'Occidente
http://www.ferraraitalia.it/umberto-bianchi-presenta-a-roma-il-suo-ultimo-lavoro-il-fascino-discreto-delloccidente-3389.
CINQUE W   recensione su U. Bianchi  Il Fascino discreto dell'Occidente


giovedì 23 gennaio 2014

Umberto Bianchi e la seduzione virtuosa dell'Occidente, nuovo libro *video


*Umberto Bianchi " Il fascino discreto dell'Occidente. Spunti per una storia dell'occidente non conforme dall'antichità ad oggi.
(La Carmelina edizioni, Ferrara-Roma, 2014)

...Pur nascendo con l'intenzione di mostrare ed enucleare un determinato percorso di pensiero, "non sempre" segue quell'ordine logico e cronologico necessario alla coerenza di una narrazione. Intento dello scritto è lanciare provocazioni: stimoli, motivi di riflessioni che pur agganciandosi ad  un comun denominatore, non debbono per forza seguire un ordine sequenziale e questo proprio in virtù del voler dimostrare la doppiezza, la a-sequenzialità, la contraddittorietà del pensiero occidentale.
.....In tal modo evitando di cadere nelle insidie di un nozionismo che - di danni al pensiero - ne ha già  fatti fin troppi, rendendo sterile accademia uno dei più potenti strumenti a disposizione dell'uomo, ovverosia la riflessione filosofica.

* Umberto Bianchi (1960) , è operatore del mercato assicurativo e finanziario, all'interno del quale vanta una più che ventennale esperienza professionale. Profondo conoscitore dei meccanismi del settore, principalmente in Italia, con stage di lavoro in America Latina (Argentina e Brasile) ed ora titolare di un'attività di consulenza e servizio tecnico-legali. Oltre ad essere impenitente "motorbiker" e giramondo, è anche opinionista, saggista e poeta, dedito alla pubblicazione di saggi e di analisi su tematiche che spaziano dal pensiero politologo a quello economico, sino a quello filosofico e storico-religioso.... Tra le recenti pubblicazioni, area Scuola Romana Filosofia Politica di Riccardo Scarpa, Giovanni Sessa e già Gian Franco Lami ( e altri)  da segnalare contributi molto intriganti e corrosivi agli stessi (area Nuova Oggettività, Movimento culturale di Roma, a c. del poeta Sandro Giovannini, del transumanista Stefano Vaj e altri,  ora sinergico con la stessa Scuola Romana...)  AA.VV. Per una Nuova Oggettività - libro manifesto (Heliopolis, 2011), alla stessa rivista web Politica Mente.

INFO
Umberto Bianchi  su PoliticaMente
Umberto Bianchi  video

venerdì 10 giugno 2011

Manifesto Heliopolis. Nuovi spunti e riflessioni (28-4-2011) *from Fondo Magazine

di Umberto Bianchi

Il Fondo ha già pubblicato vari interventi sull’argomento [si veda QUI] . Quello che segue è il pensiero di uno dei partecipanti, Umberto Bianchi  alla riunione preparatoria tenuta a Roma il 16 aprile scorso.

La redazione*Fondo Magazine
PER UNA NUOVA OGGETTIVITÀ
Umberto Bianchi
Sabato 16 Aprile, ho seguito con attenzione il convegno svoltosi presso la sede de l’ “Universale” organizzato da Sandro Giovannini e gli interventi a tale evento legati, tutti appunto accomunati dalla volontà di dar vita ad un nuovo laboratorio meta politico che, nell’intenzione dei suoi organizzatori, dovrebbe prendere il via proprio con la pubblicazione di un libro-manifesto, incentrato sulle più varie tematiche, con la maggior libertà interpretativa possibile, finalizzato però a ri-orientare, andando a ricercare, un comune indirizzo di azione sotto il comune denominatore di olismo, comunitarismo, partecipazione, differenzialismo, anticapitalismo ed antiglobalismo.
Una delle tante iniziative editoriali si dirà, oppure l’ennesima nascita di un altro tra i tanti piccoli gruppi che aspira a fare da nume ispiratore per qualche ambito politico-culturale e via discorrendo. E invece no. Stavolta la questione è totalmente differente, perché interessa il destino di un’intera area, quella della cosiddetta “estrema destra” a sua volta interconnessa alla più grande vicenda delle realtà dell’antagonismo politico occidentale.
Una vicenda che ha visto sempre di più assottigliarsi i margini per una più decisiva azione di influenza all’interno della società occidentale, proprio a causa dell’impossibilità da parte delle forme-pensiero (sia di matrice progressista-marxista che di matrice neofascista o destro estremo che di si voglia) espresse dalle realtà antagoniste in oggetto, di tener testa all’impetuosa avanzata della Tecno Economia. Prova ne sia, la completa stasi, la quasi totale paralisi di queste forze di fronte all’ennesimo e gravissimo atto di arroganza imperialista anglo-francese nei riguardi della Libia, che ha, tra l’altro, definitivamente messo fine a qualsivoglia velleità europeista, lasciando alle varie formazioni antagoniste le briciole di sempre più insensati e melensi slogan solidaristici.
Fine degli antagonismi? Forse sì, forse no. Certo, ad oggi per riorganizzare una qualsivoglia forma di pensiero-azione si necessita di chiarezza e lucidità d’analisi, riandando a dissotterrare il vecchio e mai sopito interrogativo sul “chi” e “cosa” siamo e da dove, quindi, veniamo. Avevamo già trattato in un precedente articolo questo argomento, andando ad identificare nel mare magnum del nichilismo e dell’anarchia le radici profonde di una certa area, radici tornate a farsi sentire con più vigore nelle sue vicissitudini degli anni dal dopoguerra in poi. Ma quale può essere il senso compiuto di tale riscoperta e quale specialmente, l’utilità ai fini dello sviluppo di un qualsivoglia progetto metapolitico? Semplice, offrire un potente indirizzo di azione in grado di chiarificare in modo definitivo e senza alcun dubbio, quale debba essere l’obiettivo primario di una futura azione meta politica e cioè il concepire il nichilismo come coscienza compiuta della precisa volontà di “annichilire” il modello globale occidentale, attraverso la disarticolazione del suo strumento principe, ovvero il capitalismo.
Ma per arrivare a questo, non si può e non si deve commettere il micidiale errore di ricadere nei “memento” ideologici del passato. Il rincorrere gli anni ’20, ’30, ’40 o, finanche ’70, rappresenterebbe un passo che altro non farebbe che trascinare nel ghetto del velleitarismo nostalgico ed utopistico qualsiasi tipo di iniziativa. Il passo successivo dovrebbe essere quello di definire la modalità dell’azione meta politica in oggetto, ovvero il chiedersi in quale modo possa essere recepito il messaggio nichilista. A questo punto di fronte a noi si presenteranno due scelte. Da una parte il continuare un’azione disarticolata, attraverso gruppi e gruppetti accomunati questa volta da una rinnovata coscienza sulle ragioni e sulla precisa valenza del proprio “esserci”, ovvero sulla finalità nichilista, dell’intera azione politico culturale di cui questi si renderanno protagonisti. La seconda strada dovrebbe invece avere per oggetto la creazione “ex nihilo” di un movimento, la cui caratteristica dovrebbe appunto essere quella di avere come premessa il totale superamento delle posizioni ideologiche del passato, capovolgendo l’impostazione filosofica di tipo “gnostico” caratterizzante sinora aree politiche come quelle dell’estrema destra, in particolare.
In base a questa impostazione, a farla da padrone sarebbe un esasperato dualismo ontologico  che vedrebbe la netta contrapposizione tra mondo della materia e mondo dello spirito, in cui un iperuranio “mondo delle idee”, o “mondo della tradizione” nel caso nostro, concepito nella statica attesa di essere fedelmente ricalcato da un uomo tremebondo, immerso in un mondo di tenebra ed ignoranza.  Questa impostazione è sempre stata foriera di malintesi e distorsioni, conducendo ad una vera e propria atrofia della elaborazione intellettuale ed alla conseguente mancanza di lucidità nell’analizzare una realtà circostante di cui non si riuscirebbero più ad identificare fattezze e contorni, tutti gli sforzi andando nella ricerca di quel mondo di “valori” o “mondo della tradizione” che dir si voglia, che in tal modo continuerebbe a rilucere e vivere di vita propria lontano dagli occhi e dai problemi del mondo.
Un’analisi questa, non nuova, già fatta propria dalle scuole esistenzialiste di Heidegger e Jaspers che, per l’appunto, vedevano nell’idealismo platonico, quella barriera che si sarebbe andata via via frapponendo nella storia d’Occidente tra l’uomo e la visione autentica della realtà, creando in tal modo le premesse per la attuale alienazione. Questo non significa demonizzare quel “tradere” che della più genuina “tradizione” costituisce la base ed il fondamento, ma solamente il dare ad ogni cosa il suo giusto valore, in questo caso quello di archetipo informante l’umano agire. Né questo significa un ritorno di fiamma del materialismo meccanicista, ma invece un riposizionamento di un certo pensiero in direzione di quell’immanentismo, che della consustanzialità tra materia e spirito, di quell’aristotelico “ileomorfismo” fa il proprio asse portante.
La storia del pensiero filosofico ha da sempre visto contrapporsi due scuole: una che afferma la netta divisione del mondo in due dimensioni incompatibili, luce e tenebra o spirito e materia, animate da un perenne ed insanabile conflitto. Questa scuola trova le sue premesse nello zoroastrismo iranico da una parte ed in alcuni motivi del platonismo dall’altra, sino ad arrivare all’acosmismo della Gnosi, del Manicheismo ma anche, sotto sotto, di S.Agostino, che finiscono col relegare la dimensione statuale e civile in una sfera infera e prona rispetto all’etereo mondo dello spirito. Dall’altro abbiamo l’intuizione dell’Essere con Parmenide in Grecia, mentre in Cina corrisponderà quella del Tao di Lu Tzu, passando per il Brahman Nirvana buddhista, attraverso lo Zen nipponico, sino ad arrivare all’Essere di Meister Eckhart ed al Deus sive natura di spinoziana memoria ed infine alle intuizioni gentiliane sulla natura dell’Essere. A farla qui da padrone è la percezione dell’unicità di quell’ “Essere” presente in tutte le cose, ma assolutamente ineffabile, tanto da costituire il magnum misteryum dell’intero ordine cosmico. Questo Essere è contemporaneità di Pensiero e Azione, Spirito e Materia, Volontà e Annullamento, Chiaro e Scuro.
E’ da queste premesse che dovrà ripartire un Pensiero-Azione volto ad annullare e resettare tutte le precedenti impostazioni di pensiero. A farla da padrone sarà quindi l’esigenza di interagire con la realtà in un perfetto spirito di osmosi con i tempi e con lo spirito del momento. E quindi spazzare via tutti gli inutili rami secchi cumulatisi in decenni di stagnante e nauseabondo buonismo, a cominciare proprio da quell’Europa ignava e ladrona, buona solo a pontificare sulle dimensioni degli altrui salumi, ma totalmente disabile a produrre alcunché di Europeo, se non imporre assurde ed antieconomiche monete uniche o fare i buonisti di cartapesta sull’immigrazione, salvo poi imporre unicamente alla povera Italia, di farsi carico delle ondate umane provenienti dal Nord Africa. E proprio sulla spinosa questione migratoria l’Europa si sta giocando tutto, immagine, futuro e stabilità incluse. E sempre su questo terreno, un nuovo schema di pensiero avrà il suo battesimo del fuoco: o uscire definitivamente dagli schemi buonisti, denunciando il fenomeno per quello che è, ovverosia una vera e propria invasione sponsorizzata dai vari poteri forti per infracidare definitivamente le già stanche membra del continente europeo. E poi tornare a comprendere che la vita di una comunità nazionale non può essere delegata in toto alle esigenze delle imprese. Non si può arrivare a privatizzare, finanche l’acqua o l’aria o delegare la gestione dell’energia nucleare ai “privati” (come accaduto a Fukushima, sic!), solo per far contenti turme di avvoltoi che si sentono in diritto di fare qualsiasi cosa, perché i salotti progressisti hanno definitivamente delegato le loro coordinate di pensiero ai guru dell’iperliberismo d’oltreoceano. No, tutto questo non si può ma, proprio per questo, è necessario muovere dei passi decisi con idee chiare per arrivare a far nostro un presente le cui istanze, richieste e necessità verranno altrimenti fatte proprie da realtà politico culturali che finiranno, invece, col lasciare  relegati sul binario morto del nostalgismo tutti i temporeggiatori d’ogni tipo ed estrazione.
Umberto Bianchi