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mercoledì 29 settembre 2010

AMNESTY INTERNATIONAL Sakineh Mohammadi Ashtiani ha ancora bisogno del tuo aiuto!

 

SAKINEH.jpg
PER SAKINEH


---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: Amnesty International <noreply@amnesty.it>

Date: 30 settembre 2010 01:08
Oggetto: Sakineh Mohammadi Ashtiani ha ancora bisogno del tuo aiuto!
A: "guerra.roby@gmail.com" <guerra.roby@gmail.com>

Ciao Roberto,

Grazie per essere stato al nostro fianco nella mobilitazione per salvare la vita di Sakineh Mohammadi Ashtiani.
Come temevamo, le autorità iraniane stanno provando a cambiare la modalità di esecuzione della condanna a morte al fine di ridurre la pressione internazionale. Puntano sul fatto che il mondo s'indignerebbe di meno se Sakineh Mohammadi Ashtiani fosse la 200esima persona impiccata per omicidio, anziché la prima lapidata per adulterio del 2010.
Nell’ultimo mese, dall'Iran sono arrivati messaggi e dichiarazioni contraddittorie con il chiaro intento di creare confusione intorno alla condizione giuridica di Sakineh Mohammadi Ashtiani, ma la situazione è chiara, il pericolo di un’esecuzione imminente resta molto alta.
La vita di Sakineh Mohammadi Ashtiani è in bilico, nelle mani di un sistema giudiziario arbitrario e privo di garanzie di rispetto dei diritti umani.

Per questo abbiamo bisogno nuovamente del tuo aiuto!

Firma e diffondi l’appello.

Grazie per il tuo impegno!
Amnesty International - Sezione Italiana
 
Se sei su facebook, entra nel gruppo "
Per i diritti umani in Iran".

PS: con il tuo aiuto possiamo fare la differenza! Dona ora per sostenere le attività di Amnesty International in difesa dei diritti umani alla pagina www.amnesty.it/sostienici o al Numero Verde 800 99 79 99.

*VIDEO APPELLO PER SAKINEH di SHIRIN NESHAT 

 

martedì 28 settembre 2010

27 settembre 2010, New York: «Giornata mondiale della Filosofia a Teheran? NO, grazie»

La Giornata mondiale della Filosofia dell’Unesco è una preziosa occasione di incontro e dialogo tra filosofi e intellettuali di differenti culture e retroterra. L’idea stessa di riunirli a Teheran, in un paese dove un regime autoritario e intollerante viola continuamente la libertà di pensiero e di espressione, è un’offesa a ogni ragionevole e plausibile principio di dialogo. La protesta della nostra Associazione Reset Dialogues on Civilizations è stata lanciata lo scorso gennaio con una lettera alla direttrice dell’Unesco, firmata a nome dell’Associazione da Giuliano Amato, Giancarlo Bosetti e Ramin Jahanbegloo e sostenuta da filosofi e studiosi come Jürgen Habermas, Seyla Benhabib, Fred Dallmayr, Alessandro Ferrara, Jean Cohen, Joseph La Palombara (Presidente di ResetDoc-US) e molti altri, e prosegue tuttora...
s- RESET DOC

giovedì 9 settembre 2010

Sakineh sospesa in Iran la lapidazione

Una giornata importante, ma non la fine dell’incubo per Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana di 43 anni su cui pende una condanna a morte per lapidazione. Ieri la mobilitazione internazionale a sostegno del suo diritto alla vita ha sortito un risultato concreto: il ministero degli Esteri della Repubblica islamica ha ufficialmente confermato che il suo caso, in particolare quello relativo all’accusa di adulterio, sarà rivisto e che la pena deve considerarsi sospesa.
Poche ore prima il Parlamento Europeo aveva votato praticamente all’unanimità (un solo voto contrario) una risoluzione in cui si chiedeva all’Iran di riesaminare il caso. Il Parlamento di Strasburgo ha anche chiesto di «sospendere» l’esecuzione di Ebrahim Hamidi, un iraniano di 18 anni accusato di sodomia e condannato a morte. La risoluzione, frutto di un compromesso tra tutti i gruppi politici, chiede alle autorità iraniane di «liberare senza indugio» tutte le persone imprigionate per aver manifestato liberamente e pacificamente.



Questo risultato ha giustamente provocato una lunga serie di commenti soddisfatti quando non entusiasti, tanto a livello europeo che italiano, dove tutti coloro che si sono impegnati per salvare la vita di Sakineh, dal governo all’opposizione alle istituzioni locali alle organizzazioni per la difesa dei diritti umani, hanno cantato vittoria. Da sottolineare in particolare il ruolo che, secondo fonti della Farnesina, ha svolto in questi giorni delicati l’Italia attraverso i suoi canali diplomatici, contattando l’ambasciatore iraniano a Roma e attivando il nostro a Teheran. Le trattative già avanzate per un incontro tra i due ministri degli Esteri hanno permesso al nostro governo di sfruttare l’occasione per chiedere con insistenza all’Iran di fare un passo indietro sul caso Sakineh.
Detto questo, è tuttavia doveroso sottolineare che il rischio di esecuzione capitale per la donna è ancora ben lontano dall’essere scongiurato. L’annuncio di sospensione va infatti considerato con attenzione: esso non è un annullamento e inoltre riguarda solo uno dei due procedimenti contro la donna, quello per adulterio che in Iran prevede la medievale condanna alla lapidazione. L’altro, quello per concorso nell’omicidio del marito, non è stato sospeso e continua regolarmente. Per esso, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Ramin Mehmanparast, «sarà emesso un verdetto finale». Ciò significa che la donna, qualora scampasse alle pietre per l’adulterio, potrebbe finire comunque impiccata per l’altro reato di cui è accusata. O eventualmente essere ancora lapidata se la sospensione venisse revocata.
 
segue IL GIORNALE
 
***DA WIKIPEDIA SU TARIQ RAMADAN  Islamista ospite a Ferrara per l'Internazionale il prossimo ottobre
 
I detrattori di Tariq Ramadan lo accusano di essere il maestro della taqiyya, del doppio linguaggio, l’arte della dissimulazione tipicamente adottata storicamente dallo Sciismo e, si dice dai suoi oppositori, dai Fratelli Musulmani. Vale a dire del parlare in un modo rivolgendosi a un pubblico non musulmano e diversamente verso quello musulmano. Questa fu il principale giudizio espresso su di lui nel corso di un dibattito televisivo da Nicolas Sarkozy, allora ministro francese dell'interno.
Magdi Allam crede che Tariq Ramadan sia un "esponente di punta della rete internazionale dei Fratelli Musulmani, estremisti che esaltano Hamas, Hezbollah e la «resistenza» irachena, negano il diritto all’esistenza di Israele e predicano il califfato islamico".[10]
Farian Sabahi riferisce di aver chiesto una intervista a Ramadan ma che questi non gliela avrebbe concessa perché, appartenendo "alla sua stessa cultura (europea e musulmana)", ha "gli strumenti per ribattergli. Senza farmi incastrare"[2].
Caroline Fourest, dopo aver analizzato in 15 libri, 1500 pagine di interviste e circa 100 registrazioni di Tariq Ramadan nel saggio Frère Tariq [11] ha concluso che "Ramadan è un signore della guerra," e l'"erede politico di suo nonno," Hasan al-Banna, affermando che i suoi discorsi sono, "spesso solo una ripetizione dei discorsi che suo nonno faceva all'inizio del XX secolo in Egitto," e che egli, "presenta [Hasan al-Banna] come un modello da seguire."[12] La dedica di apertura del suo saggio così recita:

« A tutti coloro che, come me, hanno un tempo sperato che Tariq Ramadan potesse essere uno degli ambasciatori della lotta contro le discriminazioni, un alleato nella lotta contro la globalizzazione che uccide la diversità e portatrice di dominazione, e che si sono accorti che militava soprattutto per porre questa rivolta al servizio di un islam politico arrogante, dominante e manicheo »
(Caroline Fourest in Frère Tariq)

http://www.loccidentale.it/articolo/tariq+ramadan+negli+usa%3F+no,+grazie.0085872

martedì 7 settembre 2010

FIRMA L'APPELLO PER SALVARE SAKINEH

AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA
 

Grazie a quanti hanno firmato l'appello sul nostro sito. Abbiamo inviato le 53.160 firme alle autorità. Continuate a firmare e diffondere l'appello.

3° aggiornamento  Il 4 agosto la Corte suprema ha iniziato un riesame della condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtiani: lo scopo di tale decisione appare solo quello di ridurre la pressione internazionale sulle autorità, cambiando la modalità di esecuzione della condanna a morte. La condanna alla lapidazione resta in vigore.

Intorno al 7 luglio, a seguito delle proteste internazionali, i funzionari del carcere di Tabriz hanno chiesto al capo della magistratura iraniana di acconsentire alla commutazione in impiccagione della condanna a morte per lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani.  

Il 10 luglio, il capo dell'Alto consiglio per i diritti umani dell'Iran ha dichiarato che il caso sarebbe stato riesaminato e anche che la legge iraniana consente la lapidazione. Il giorno dopo, il capo della magistratura provinciale di Azerbaigian est, Malek Ezhder Sharifi, ha affermato che la condanna a morte per lapidazione era ancora in piedi e poteva essere eseguita in qualsiasi momento su decisione del capo della magistratura, l'ayatollah Sadegh Larijani.


Malek Ezhder Sharifi ha anche detto che Sakineh Mohammadi Ashtiani era stata condannata a morte in relazione all'omicidio del marito. Questa affermazione è stata contestata da uno degli avvocati, il quale ha sottolineato che la donna era stata perdonata dalla famiglia dell'uomo, ma era stata condannata a 10 anni di detenzione in quanto complice del crimine.
 
Il 14 luglio Sajjad Qaderzadeh, figlio di Sakineh Mohammadi Ashtiani, è stato convocato presso la prigione centrale di Tabriz. Si presume sia stato interrogato dai funzionari del ministero di Intelligence, che lo avrebbero minacciato di non permettergli più di aver colloqui sul caso della madre.

 
Sakineh Mohammadi Ashtiani, 43 anni, madre di due figli, è detenuta nel braccio della morte nel carcere di Tabriz, nord-ovest dell'Iran. L'8 luglio 2010, l'Ambasciata iraniana a Londra ha annunciato che non sarebbe stata lapidata, ma la condanna a morte potrebbe essere comunque eseguita, anche tramite lapidazione. 

Sakineh Mohammadi Ashtiani è stata condannata nel maggio 2006 per aver avuto una "relazione illecita" con due uomini ed è stata sottoposta a 99 frustate, come disposto dalla sentenza. Successivamente è stata condannata alla lapidazione per "adulterio durante il matrimonio", accusa che lei ha negato.




 
A seguito della mobilitazione internazionale delle ultime settimane contro la sua esecuzione della, l'Ambasciata iraniana a Londra ha rilasciato una dichiarazione l'8 luglio 2010, affermando che la condanna di Sakineh Mohammadi Ashtiani non sarebbe stata eseguita tramite lapidazione. Tuttavia, la sua posizione legale non è chiara, dal momento che  il suo avvocato non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale sulla commutazione della sua condanna a morte.

Durante il processo, Sakineh Mohammadi Ashtiani ha ritrattato una "confessione" rilasciata sotto minaccia durante l'interrogatorio e ha negato l'accusa di adulterio. Due dei cinque giudici hanno ritenuto la donna non colpevole, facendo presente che era già stata sottoposta a fustigazione e aggiungendo di non aver trovato le necessarie prove di adulterio a suo carico. Tuttavia, i restanti tre giudici, tra cui il presidente del tribunale, l'hanno ritenuta colpevole sulla base della "conoscenza del giudice", una disposizione della legge iraniana che consente ai giudici di esprimere il loro giudizio soggettivo e verosimilmente arbitrario di colpevolezza anche in assenza di prove certe e decisive. Giudicata colpevole dalla maggioranza dei cinque giudici, Sakineh Ashtiani Mohammadi è stata condannata alla lapidazione.

 
Leader della repubblica Islamica
Ayatollah Sayed 'Ali Khamenei, The Office of the Supreme Leader
Islamic Republic Street - End of Shahid Keshvar Doust Street
Tehran, Islamic Republic of Iran
Email: info_leader@leader.ir;
via website: http://www.leader.ir/langs/en/index.php?p=letter (English);
http://www.leader.ir/langs/fa/index.php?p=letter ( Persian) 

Eccellenza,
 
sono un simpatizzante di Amnesty International, l'Organizzazione internazionale che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano violati.
 
La sollecito a non eseguire la condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtiani per lapidazione o in qualsiasi altro modo.

 
Le chiedo di iniziare un riesame approfondito del caso di Sakineh Mohammadi Ashtiani.
 
La sollecito a vietare la lapidazione,  emanando una legislazione che ponga fine alla pena di morte e proibendo l'uso della fustigazione.
 
La sollecito inoltre a depenalizzare l'adulterio.
 
La ringrazio per la sua attenzione.

 

sabato 4 settembre 2010

SAKINEH APPELLO ALL'ONU

sakineh.jpg

Appello all'Onu di Fiamma Nirenstein per fermare la lapidazione di Sakineh

 

All’attenzione della Commissione delle Nazioni Unite per la Condizione Femminile

E per conoscenza:

all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Sig.ra Navanethem Pillay

 

URGENTE: FERMARE LA LAPIDAZIONE DI SAKINEH MOHAMMADI ASHTIANI


Le parlamentari della Camera e del Senato della Repubblica Italiana, a nome del popolo italiano, chiedono solennemente alla Commissione Onu per la Condizione Femminile di farsi interprete di fronte alle autorità iraniane della nostra decisa richiesta di cancellare ufficialmente la condanna alla lapidazione di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, cittadina iraniana accusata di adulterio, nonché di liberarla dal carcere. Sakineh da quattro anni è detenuta nel carcere di Tabriz, dove sono recluse altre donne in attesa della medesima pena, tra loro anche minorenni. Chiedere oggi la liberazione di Sakineh significa intercedere per ogni donna che rischia di subire la stessa ingiusta e disumana sorte in base a una legge che riteniamo barbarica.

Ricordiamo che nel maggio scorso l'Iran è stato ammesso a far parte della Commissione dell'Onu per la Condizione Femminile e chiediamo quindi che, alla luce di quanto sta succedendo e succede da anni in quel Paese, tale decisione venga rivista. L'avvocato della donna condannata, Houtan Kian, ha dichiarato che la giustizia iraniana si accanisce su Sakineh solo «perché è una donna», che vive «in un Paese dove alle donne vengono negati i diritti più elementari». A Sakineh è stato impedito l'accesso a un processo equo, in una lingua a lei comprensibile. Ha subito la pena della fustigazione (99 frustate) davanti a uno dei suoi figli, è stata costretta a una confessione pubblica dopo essere stata accusata anche per concorso in omicidio del marito, di modo che venisse accelerato l'iter dell'esecuzione capitale, che potrebbe avvenire da un momento all’altro.

Ci rivolgiamo a Voi con il cuore pieno di angoscia sperando di riuscire a scongiurare questa tragedia, memori anche di quanto la tenace mobilitazione della comunità internazionale ha potuto fare in passato per Amina Lawal, la giovane donna nigeriana anch’essa condannata alla lapidazione per adulterio, che alla fine venne assolta.

Con i nostri migliori saluti,

Roma, 1 settembre 2010

http://www.loccidentale.it/articolo/leggi+l'appello+all'onu+di+fiamma+nirenstein+per+fermare+la+lapidazione+di+sakineh.0095117

 

Ferrara per Shakineh

da ESTENSE COM

*di Marcella Zappaterra

Anch’io, come tanti altri in questi giorni, considero un dovere esprimere vicinanza  e sostegno a Sakineh Mohammad Ashtiani, e condannare pubblicamente la sentenza che la condanna alla lapidazione per adulterio e omicidio.

In questa condanna non c’è solo il rifiuto della pena di morte, in qualunque forma sia perpetrata e in qualunque  parte del mondo venga eseguita.

Il caso di questa donna iraniana ci ricorda in modo drammatico quanto sia ancora forte la volontà degli uomini di dominare le donne, controllare la loro vita, limitare la loro libertà. Dalle mutilazioni genitali, ai matrimoni infantili imposti, fino alla persecuzione e alla morte – e passando per i tanti stupri, le tante violenze, i tanti omicidi di cui sono vittime anche in Occidente – le donne continuano a subire offese insanabili ai loro diritti di esseri umani. E troppo spesso ce ne dimentichiamo....

segue

http://www.estense.com/salvare-sakineh-dalla-lapidazione-080880.html

FERRARA CASTELLO ESTENSE.jpg

* da Udi, Centro Donna Giustizia e Centro Documentazione Donna

 Udi, Centro Donna Giustizia e Centro Documentazione Donna promuovono l’appello per dire “No alla lapidazione di Sakineh Mohammad Ashtiani”, la donna iraniana di 43 anni condannata a morte nel suo Paese.

“Stiamo raccogliendo firme – scrivono in una nota - che saranno inviate all’ambasciatore iraniano in Italia, invitiamo a firmare ed a diffondere l’appello”.

Sakineh Mohammadi Ashtiani, iraniana di 43 anni, madre di due figli, nel suo Paese rischia la morte per lapidazione (dopo aver già subito 99 frustate come punizione pubblica e a titolo di “esempio”, in presenza di suo figlio) inizia l’appello.
“Come associazioni femminili – prosegue il comunicato – che hanno sempre difeso la dignità e i diritti delle donne, combattendo ogni forma di violenza sul corpo delle donne, esprimiamo indignazione e ribellione di fronte ai metodi disumani e alla barbarie delle pene inflitte dalle autorità della Repubblica Islamica dell’Iran”....

segue

http://www.estense.com/anche-da-ferrara-un-appello-per-salvare-sakineh-081226.html#comment-35703

di Paolo Spath

Due volte in un anno, chi riesce a far parlare dell’Iran vero, sono le donne. L’Iran che questa volta non è presente sulla scena internazionale come minaccia atomica, ma come vero e proprio regime totalitario, violento e  a-democratico.
Sono queste donne che riescono a denunciare con i loro volti, con le loro storie, con i loro diritti violati, la condizione nella quale il regime teocratico degli Ayatollah opprime il popolo in tutte le sue libertà.

Ricordiamo tutti le commoventi immagini di Neda, uccisa dai pasdaran  della Rivoluzione Islamica, dopo le elezioni del Giugno 2009.  Quante emozioni e quanta indignazione hanno suscitato i suoi bellissimi occhi!

In questi giorni parliamo di un’altra donna, Sakineh, condannata dal suo paese a morire per lapidazione.
Ora, a poche ore dall’esecuzione, tutto il mondo, giustamente ma forse anche troppo in ritardo, si sta mobilitando, chiedendo al governo di Teheran di sospendere questa condanna disumana.
Mi auguro che questo possa succedere, mi auguro che Sakineh possa vivere e scontare le colpe commesse in una prigione, ma scontarle con la dignità di Essere Umano....

segue

http://www.estense.com/chi-riesce-a-far-parlare-dell%e2%80%99iran-vero-sono-le-donne-081285.html#comment-35701

Antropologia Islamica...

* da IL GIORNALE

Treviso - Ancora una volta Islam e violenza. Voleva a tutti i costi che la sua convivente trevigiana di 39 anni abbracciasse la religione islamica, arrivando a ferirla con una forchetta e a brandire un coltello pur di convincerla a convertirsi. Per questo un operaio marocchino, 37 anni, regolare in Italia, è stato obbligato dal giudice a tenersi ad almeno 500 metri di distanza dai luoghi frequentati dalla donna e ad allontanarsi dall’abitazione familiare.

Religione e violenza domestica I due vivevano assieme da una decina di anni; dal 2006 l’immigrato aveva iniziato a picchiare la convivente motivando le violenze con la mancata conversione e con la incapacità della donna di essere una brava cuoca. In diverse occasioni la vittima si era recata in ospedale a causa delle ferite procurate dall’uomo, ma non aveva mai voluto denunciarlo. Solo dopo che il marocchino ha brandito un coltello da cucina davanti al suo volto, la donna ha deciso di raccontare i lunghi anni di violenze e di minacce agli investigatori...

SEGUE

http://www.ilgiornale.it/interni/islam_violenza_treviso_uomo_picchia_convivente_non_voleva_convertirsi/islam-conversione-violenza-treviso/31-08-2010/articolo-id=470297-page=0-comments=1

Bergamo - È stato fermato in serata a Suisio, in provincia di Bergamo, il marocchino sospettato di aver picchiato e accoltellato sabato sera a Bergamo la fidanzata incinta, facendole perdere il bambino. L’uomo, 38 anni, residente a Bergamo, aveva trovato rifugio a casa di alcuni parenti e si pensa che stesse programmando una fuga all’estero. Il blitz degli uomini della Squadra mobile, che lo stavano cercando da tre giorni, è scattato in serata. Era stata la vittima dell’aggressione, Nicoletta Gaspani, 25 anni, di Capriate San Gervasio (Bergamo) ad indicare agli inquirenti il suo fidanzato come l’aggressore. I particolari dell’operazione saranno resi noti domani, alle 12, in una conferenza stampa alla questura di Bergamo.

La ricostruzione dell'aggressione Secondo la ricostruzione raccontata oggi dall’Eco di Bergamo, il presunto autore del gesto - sarebbe stata proprio lei a indicarlo come tale alla polizia - sarebbe il fidanzato marocchino, 40 anni e padre del nascituro: la squadra mobile della questura gli sta dando la caccia senza sosta, ma ancora non è riuscita a rintracciarlo. Nicoletta Gaspani era a casa del fidanzato, un marocchino quarantenne che conosceva da pochi mesi. Tre mesi fa era rimasta incinta.....

SEGUE

http://www.ilgiornale.it/interni/bergamo_accoltella_la_fidanzata_incinta_arrestato_marocchino/cronaca-bergamo-marocchino-aggressione-fidanzata/31-08-2010/articolo-id=470275-page=0-comments=1

 

giovedì 2 settembre 2010

“Le donne contro Ahmadinejad” da Paolo Spath


“Le donne contro Ahmadinejad

Due volte in un anno, chi riesce a far parlare dell’Iran vero, sono le donne. L’Iran che questa volta non è presente sulla scena internazionale come minaccia atomica, ma come vero e proprio regime totalitario, violento e a-democratico.

Sono queste donne che riescono a denunciare con i loro volti, con le loro storie, con i loro diritti violati, la condizione nella quale il regime teocratico degli Ayatollah opprime il popolo in tutte le sue libertà.

Ricordiamo tutti le commoventi immagini di Neda, uccisa dai pasdaran della Rivoluzione Islamica, dopo le elezioni del Giugno 2009. Quante emozioni e quanta indignazione hanno suscitato i suoi bellissimi occhi!

In questi giorni parliamo di un’altra donna, Sakineh, condannata dal suo paese a morire per lapidazione.

Ora, a poche ore dall’esecuzione, tutto il mondo, giustamente ma forse anche troppo in ritardo, si sta mobilitando, chiedendo al governo di Teheran di sospendere questa condanna disumana.

Mi auguro che questo possa succedere, mi auguro che Sakineh possa vivere e scontare le colpe commesse in una prigione, ma scontarle con la dignità di Essere Umano.

I volti di queste due donne, uno che campeggia oggi in tutto il mondo e l’altro ancora vivido nei nostri ricordi, sono davvero i nemici più forti di Ahmadinejad, capaci di toccare le note più profonde e sincere delle persone: il senso di umanità.

Il loro sacrificio non sarà vano solo se il ricordo e l’indignazione non siano emozioni passeggere, ma possano essere il motore di una mobilitazione internazionale per la salvaguardia dei diritti e per destituire un regime disumano che non tutela democrazia, diritti umani e dispone liberamente della vita del suo popolo.

Un anno fa abbiamo festeggiato i 20 anni dalla caduta del muro di Berlino al grido “ La nostra Patria è la dove si lotta per la Libertà!”con l’auspicio che tutti i muri che opprimono gli uomini nel mondo possano crollare.

L’Iran con la sua terribile dittatura è uno di questi muri (senza dimenticarne altri come quello dei diritti violati dalla Cina in Tibet) che ostacolano l’orizzonte del mondo nel quale vogliamo vivere, un mondo nel quale tutti, uomini e donne, abbiano la Libertà.


Paolo Spath

Presidente provinciale Giovane Italia Ferrara

 http://www.affaritaliani.it/politica/iran_sakineh_sitin_ambasciata_roma020910.html

 

mercoledì 25 agosto 2010

Angeli della Morte dall'Iran

*Il Giornale
 

Teheran - L’Iran ha presentato il suo primo drone (aereo senza pilota) di fabbricazione nazionale, in grado di trasportare «diversi tipi di bombe e missili» e con una gittata di 1.000 chilometri. Il prototipo è stato mostrato nel corso di una cerimonia, avvenuta domenica, con cui il regime degli ayatollah ha voluto dimostrare la sua capacità di reagire in caso di attacco al suo programma nucleare. Battezzato Karrar, che in persiano vuol dire ’aggressorè, il drone -ha detto il ministro della Difesa, generale Ahmad Vahidi- è "il simbolo del progresso dell’industria della difesa iraniana". "Ma prima di essere un messaggero di morte per i nemici, Karrar porta un messaggio di grandezza all’umanità", ha affermato il presidente Mahmoud Ahmadinejad nel discorso tenuto durante la cerimonia.

Altri droni Secondo la televisione di Stato, che ha mostrato le immagini di prova del drone in una zona semi-desertica, Karrar è equipaggiato con un motore turbo-jet che gli permette di raggiungere una velocità di 900 chilometri all’ora e di trasportare diversi tipi di bombe e missili. "Oltre al drone presentato oggi dal presidente, la Repubblica Islamica d’Iran possiede altri droni con una gittata di 1.000 chilometri", ha aggiunto il ministro Vahidi. Secondo la tv di Stato, con questo drone bombardiere, l’Iran entra nel club di Paesi, a fianco di Usa, Francia e Israele, in grado di fabbricare questi dispositivi.

 

S-


http://www.ilgiornale.it/esteri/iran_primo_drone_e_messaggero_morte/drone-ahmadinejad-teheran-iran/23-08-2010/articolo-id=468658-page=0-comments=1

giovedì 31 dicembre 2009

2010 La Guerra giusta da Fai Notizia/Giorno

OBAMA.jpgDA FAI NOTIZIA SITO RADICALE /GIORNO

Un saggio, questo di Panebianco, di grande interesse, ben riassunto dall'occhiello che recita: " L'Europa ha molte ottime ragioni per appoggiare gli Stati Uniti nella lotta contro i talebani in Afghanistan, eppure quasi tutti i suoi governi (con l'eccezione dell'Italia) esitano a rafforzare il proprio impegno. Per miopia, disinteresse e timore dell'impopolarità ".

 "Suscitando scandalo e costernazione fra i pacifisti, Barak Obama, nel suo discorso di accettazione del Nobel per la pace, ha rispolverato, riferendosi all’Afghanistan, l’idea della guerra giusta. In un certo senso, il più ovvio e superficiale, non poteva fare altro. Come altrimenti si possono giustificare le guerre che si stanno combattendo? In un altro senso, più profondo, l’evocazione della dottrina della guerra giusta mette in gioco molto di più. Rinvia a una serie stringente di condizioni che devono essere presenti perché l’uso della forza risulti necessario, e «giusta» possa essere definita la causa che si serve facendone uso. Come si conviene in un discorso di spessore, Obama ha fatto riferimento, sia pure rapidamente, a quelle condizioni.

La dottrina della guerra giusta venne forgiata dal pensiero cristiano medievale. Non serviva solo a prendere le distanze dal pacifismo incondizionato delle comunità cristiane delle origini. Da sant’Agostino a san Tommaso d’Aquino, fino a Francisco de Vitoria, lo scopo era soprattutto quello di limitare la guerra, di circoscriverla ai soli casi in cui non sussistessero altri strumenti per risolvere le controversie. I teologi cristiani individuarono allora una serie di condizioni la cui presenza consentiva di definire giusta una guerra. Occorreva che ci fosse una giusta causa. Essenzialmente, per il pensiero cristiano, una guerra era giusta solo se ricorrevano tre circostanze: doveva trattarsi di una guerra difensiva oppure di una guerra dichiarata allo scopo di riparare un torto e annullarne gli effetti o, infine, di una guerra punitiva, volta a sanzionare colui da cui si era ricevuto un danno. Quale che fosse il caso, inoltre, l’azione bellica doveva essere «proporzionata» (rispetto all’entità del danno o del torto). Originariamente opera di teologi, figlia del giusnaturalismo cristiano, la dottrina della guerra giusta venne ripresa da Ugo Grozio, convenzionalmente indicato, insieme a de Vitoria, come uno dei padri del moderno diritto internazionale. Grozio ne fece un elemento costitutivo di una concezione giusnaturalista dei rapporti fra gli Stati, in seguito adottata e perfezionata da numerosi epigoni. Nell’Ottocento, a causa del declino del giusnaturalismo e del trionfo del positivismo giuridico, la dottrina della guerra giusta venne abbandonata....

continua  http://www.fainotizia.it/2009/12/28/la-guerra-giusta

video http://www.youtube.com/watch?v=5iaguBKPbGc

giovedì 26 novembre 2009

CITTA' DI SALEMI Festival d'Israele Una Via x gli studenti di Teheran

 

 FREUD.jpgLa cerimonia di intitolazione

OGGI alle 12,00 in Piazza Alicia

A Salemi una via

agli studenti di Teheran

L’iniziativa, nel segno della pace tra i popoli, nel corso del «Festival della Cultura ebraica e d’Israele»

Sabato la mostra di dipinti e disegni di Modigliani

 

 

SALEMI – Giornata ricca di appuntamenti quella di domani per il «Festival della Cultura ebraica e d’Israele» che s’inaugura stasera alle 21,00 al Centro Kim di via Rocco Chinnici con lo spettacolo teatrale «Yossl Rakover si rivolge a Dio, emozionante monologo scritto Kolitz Zvi e portato in scena da Vittorio Sgarbi.

 

Domani alle 10,00 al castello arabo-normanno la conferenza-dibattito sul tema «Il ruolo di Israele nel mondo» con Ahmad Rafat, Daniele Nahum e Vittorio Sgarbi.

 

Alle 12, 00 in Piazza Alicia la cerimonia di intitolazione della «Via studenti di Teheran», iniziativa voluta da Sgarbi in collaborazione con l’UGEI, l’Unione Giovani Ebrei d’Italia. L’intitolazione della strada significa non restare indifferenti alla violenta repressione in atto nella capitale iraniana ancora oggi.

 

Sempre domani alle 15,00 al castello arabo-normanno la lezione magistrale tenuta dalla professoressa Luciana Pepi, docente di Storia del pensiero ebraico, presso l’Università degli Studi di Palermo, sul tema «La Cultura ebraica e la presenza degli ebrei in Sicilia».

 

Alle 16,30 al castello arabo-normanno la celebrazione dello «Shabbat» (festa del riposo) secondo la tradizione ebraica.

 

La giornata si chiuderà alle 21,00 al Centro Kim con un convegno sul cinema ebraico a cura di Dan Muggia e la proiezione dei film «And Thou Shalt Love» di Chaim Elbaum e a seguire «Valzer con Bashir» di Ari Folman.

 

Perché un Festival sulla cultura ebraica e d’Israele ?

Per riflettere sulla complessità e sulla ricchezza del mondo ebraico in una dimensione di dialogo culturale, artistico e religioso.

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La città siciliana ha un forte legame storico con gli ebrei. Nel 1492, prima dunque del decreto di espulsione degli Ebrei emanato dal cattolicissimo re di Spagna, a Salemi vi era una comunità numerosa insediatasi nel quartiere della Giudecca ancora oggi riconoscibile.

 

Vittorio Sgarbi, nella Conferenza Stampa di presentazione, ha osservato: «In questa città della Sicilia, ebrei, cristiani e musulmani hanno convissuto senza ghetti.

Questo Festival, come le altre iniziative culturale realizzate in questi mesi, è l’inizio di una palingenesi: far rinascere una città per anni dimenticata e associata alle vicende di mafia. Noi da oltre un anno tentiamo di mettere qualche elettrodo alle mummie per rianimarle. Una prodigiosa quantità di proposte, di iniziative.

Oggi la Sicilia, dal punto di vista culturale, è un cimitero infinito. Culturalmente prevale il prodotto surgelato. Ai giovani non viene dato spazio. L’unica economia che hanno praticato in Sicilia è quella delle pale eoliche.

A Salemi c’è un fuoco, che è un po’ come quello delle puttane per strada, suscita curiosità. E in questi mesi abbiamo acceso tanti fuochi.

Programmi per il futuro ? Ho intenzione di realizzare una moschea, di allestire un Gay Pride e un convegno internazionale di “vu cumprà”»

 

Il Direttore Artistico del Festival Nicolas Ballario: «Questo Festival è nato grazie alle spinte continue di Vittorio Sgarbi. E’ il primo vero Festival della cultura ebraica e d’Israele. Perché anche d’Israele ? Vogliamo avvicinare sempre di più Israele all’Europa per abbattere il suo isolamento verso il resto del mondo.

Teniamo particolarmente alla sezione politica. I diritti umani si garantiscono attraverso la politica»

 

Daniele Nahum: «Oggi Israele è l’unico paese dell’area mediorientale che rispetta i diritti umani. Questo Festival, che dedica una via agli studenti iraniani, fa di Salemi la capitale dei diritti umani nel mondo»

 

Ahmad Rafat: «Ricordare gli studenti iraniani e richiamare l’attenzione del mondo e dei media su quello che accade in Iran è un gesto coraggioso. Questo messaggio che parte dalla prima Capitale d’Italia Unita sarà molto importante per quei ragazzi che, rischiando la vita, lottano per la libertà di espressione.

Nedà ha alzato un cellulare per fare una foto e l’hanno uccisa. Ringrazio Daniele Nahum ma soprattutto Vittorio Sgarbi per questo sostegno che dà al movimento pacifico iraniano»

 

Sempre nell’ambito del festival, alle 18,00 al Museo Civico, Vittorio Sgarbi presenterà la mostra «Amedeo Modigliani. La linea del cuore. Disegni e Dipinti 1910-1917», nove opere poco conosciute al grande pubblico del Maestro Modigliani, il più famoso degli artisti di religione ebraica, realizzate durante il lungo soggiorno francese dell’artista, provenienti da una collezione privata. L'esposizione continuerà fino al 15 febbraio 2010. In concomitanza sarà inaugurata altresì la mostra di Osvaldo Licini «Angeli ribelli e altri» in cui verranno esposti venti disegni di proprietà della Galleria di Arte Contemporanea di Ascoli Piceno.

Le mostre, curate da Vittorio Sgarbi e coordinate da Giada Cantamessa, consentiranno un confronto fra le prove grafiche dei due pittori che strinsero amicizia a Parigi durante il primo conflitto mondiale e che furono accomunati da una reciproca sensibilità pittorica per la linea. Il tutto circondato da importanti oggetti sacri della tradizione ebraica concessi dalla Fondazione Orestiadi di Gibellina.

 

Finito il Festival, le mostre rimarranno aperte fino a notte, e al castello Svevo si potrà gustare insieme alle tante mostre presenti anche il vino «Vittorio il Novello Garibaldi», vino novello creato in onore del Sindaco e presentato proprio durante la serata. Questo appuntamento sarà occasione per introdurre anche un altro grande vino «Salemi 1860», il vino dell’Unità d’Italia, che sarà disponibile in 1000 bottiglie numerate.

 

Le schede sugli ospiti e sui film

 

Ahamad Rafat, nato a Teheran 54 anni fa, da padre iraniano e madre italiana, dopo il diploma si trasferisce in Italia per continuare gli studi presso la facoltà di Scienze politiche all’Università di Perugia. In seguito si iscrive all’Università di Francoforte al corso di specializzazione di Psicologia dei mezzi di comunicazione di massa. Dal 1977 lavora come giornalista professionista. In questi anni ha collaborato con i maggiori quotidiani e settimanali italiani, europei e nordamericani. Per 21 anni è stato l’inviato di punta del settimanale spagnolo Tiempo. Attualmente lavora come esperto delle vicende iraniane e mediorientali presso l’agenzia Adnkronos International (Aki) di Roma. Membro fondatore dell’associazione Iniziativa per la Libertà d’Espressione in Iran, Ahmad Rafat fa parte anche del comitato esecutivo di Information Safety and Freedom. Traduttore di alcuni libri di Che Guevara in farsi, ha scritto nel 1991 una breve biografia di Saddam Hussein in spagnolo, e nel 1981 ha pubblicato, in diverse lingue, una raccolta delle fatwa emesse dall’Ayatollah Khomeini durante gli anni dell’esilio a Najaf. Ha raccontato la sua esperienza durante la guerra in Bosnia, nella raccolta Carte e Piombo, pubblicata in Italia.

 

Daniele Nahum, 26 anni, Presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia.

Grazie al suo lavoro e a quello dei tanti associati, l’Unione Giovani Ebrei d’Italia sarà insignita dell’Attestato di Civica Benemerenza dell’Ambrogino d’Oro.

 

Dan Muggia, Direttore Artistico con Ariela Piattelli del Pitigliani Kolno’a Festival di Roma – dedicato al cinema israeliano ed ebraico che si svolge annualmente alla Casa del Cinema. Nato in Israele nel 1954 da genitori di origine italiana, ha ottenuto un Master in cinema nel 1986 alla N.Y.U. e il Diploma alla Mandel School for Educational Leadership nel 2000. Dan Muggia è stato un attore ed oggi è critico cinematografico, insegnante di cinema in Israele al Sapir College e alla Beit Berl Art School, curatore e membro della direzione del Jerusalem Film Festival. Dedica gran parte della sua attività in Israele alla promozione della cultura italiana. Fino al 2004 ha lavorato come Direttore alla Israel Film Service nel Ministero Israeliano della cultura, contribuendo al rinnovamento dell'accordo culturale bilaterale fra i ministeri esteri di Israele e d’Italia. Ha insegnato cinema italiano e pubblicato articoli dedicati ai maggiori registi italiani. In Italia ha collaborato alla Cineteca di Gerusalemme, occupandosi di cinema meridionale. In passato ha curato varie rassegne dedicate al cinema israeliano presentate a Bologna, Milano, Roma, Trieste e Venezia. Come curatore ha partecipato personalmente a questi eventi culturali tenendo lezioni e conferenze in italiano per il pubblico presente. Nel 2003 ha pubblicato il suo primo libro "100 Film Masterpieces" e vari articoli dedicati alla cultura, al cinema e alla politica israeliana su giornali e riviste italiane. Il suo saggio "E la Nave Va! - Appunti per una storia del nuovo cinema israeliano" è considerato pietra miliare della storiografia del cinema israeliano in lingua italiana.

 

«And Thou Shalt Love»

cortometraggio pluripremiato nel 2008 in Israele, racconta la storia di Ohad, ventenne religioso che studia in una scuola per ebrei ortodossi (Yeshivà). Ohad è omosessuale e lotta contro la sua natura, cercando di reprimere in ogni modo i suoi sentimenti per un ragazzo che sta facendo il servizio militare. In un’apparente tranquillità, Ohad apprende che il ragazzo di cui è innamorato sta arrivando: così cerca sostegno telefonando a un call center per religiosi in crisi morale o psicologica. Ma quando il suo Nir torna per una vacanza, ogni sforzo è vanificato e l’amore torna in tutte le sue forme, risvegliando sensazioni che sembravano sopite e catturando di nuovo l’anima del ragazzo. Chi prevarrà in questa lotta contro se stessi? L’amore o la religione e la società?

 

«Valzer con Bashir»

E’ un film d'animazione del 2008 scritto e diretto da Ari Folman. Il film è stato presentato in concorso al 61º Festival di Cannes e ha vinto il Golden Globe 2009 per il miglior film straniero. Nonostante la tecnica d'animazione, il film si colloca nel genere documentaristico. Una sera, al tavolo di un bar, un vecchio amico racconta al regista Ari un incubo ricorrente nel quale lui è inseguito da 26 cani furiosi. Ogni notte, lo stesso numero di cani. I due uomini deducono che ci sia un collegamento con la missione dell'esercito israeliano durante la prima guerra in Libano a cui hanno partecipato nei primi anni '80. Ari è sorpreso da quanto poco ricorda di quel periodo, e decide di esplorare il mistero rintracciando e intervistando vecchi amici. Più affonda nella sua memoria, più sente riaffiorare immagini scomparse.

 Per informazioni: laboratorio@cittadisalemi.it, telefono 0924.991406

  l’Ufficio per la Comunicazione (Nino Ippolito, Daria Di Mauro Nash, stagista)

  Il momento più emozionante nella giornata di chiusura del Festival, durante la quale prenderà vita un evento artistico unico sulla scena internazionale, sarà all’interno....

www.cittadisalemi.it

video http://www.youtube.com/watch?v=5Q3wbO5l8qo

mercoledì 12 agosto 2009

LA GUANTANAMO DELL'ISLAM

ZOMBIES.jpgLa Guantanamo di Teheran

* da Notizie Libere Blog

 

Con amara ironia il torturatore Hossein Ghorbanzadeh viene chiamato «Hossein Gestapo», anche se fisicamente lui non assomiglia affatto al biondo ufficiale della Geheim Estaats polizei, la famigerata polizia politica nazista. Hossein è un quarantenne tarchiato, barba incolta, baffi e capelli brizzolati e sguardo assente. Iranews.info ha pubblicato le sue foto mentre bastona a sangue un prigioniero arrestato durante la rivolta contro i risultati delle recenti elezioni.

 

Picchia duro con il bastone e con la cintura della sua pistola sin dal momento dell’arresto del malcapitato, magari dentro il salotto della sua casa, sotto gli occhi allibiti dei figli e della moglie. Si dice che ha già ucciso. Certamente un ladruncolo è stato trovato morto dopo essere stato interrogato da lui alcuni anni fa, ma quando il suo dossier è arrivato al Tribunale militare, sono intervenuti dall’alto e Hossein Gestapo ha continuato a «lavorare». Trasferito magari a Kahrizak, la prigione segreta nella parte sud-orientale della capitale, famosa come «la Guantanamo di Teheran».

 

Ora Kahrizak è chiusa per ordine del supremo leader l’Ayatollah Ali Khamenei, il suo responsabile e altri tre poliziotti sono stati denunciati, mentre, per la prima volta un alto esponente del regime, il procuratore generale della Repubblica islamica Ghorbanali Dorri Najafabadi, ammette che i prigionieri arrestati dopo il 12 giugno venivano effettivamente torturati.

 

Ma forse non a caso, proprio nel giorno in cui le torture a Kahrizak vengono rese pubbliche anche da alcuni deputati riformisti del Majlis, il Parlamento iraniano e, con alcuni distinguo e cautele, persino dallo stesso capo della polizia iraniana, Esmail Ahmadi Moghaddam, i Pasdaran minacciano i leader dell’opposizione Khatami, Moussavi e Karroubi di arresto, processo e punizioni per aver tentato un «golpe di velluto». Lo chiede nel suo articolo per l’organo dei Guardiani della rivoluzione, Sobh-e-Sadegh, il generale dei Pasdaran, Yadollah Javani.

 

Strana combinazione da cui emerge un clima di guerra fratricida, d’intrighi e di violente lotte intestine che caratterizzano il regime alla vigilia della formazione del nuovo governo di Mahmud Ahmadinejad. Ma, le contrapposte offensive da parte delle fazioni in lotta sono anche il segnale di un precario equilibrio tra le forze in campo, e non è ancora chiaro chi ha vinto e chi ha perso. In altre parole ciò vuol dire che Ahmadinejad non controlla la situazione e non ha ancora domato la carica d’urto dei propri avversari.

 

Qualcosa di irreversibile, però, nel frattempo è accaduto: Hossein Gestapo risulta ormai un ex torturatore impacciato. Lui e altri come lui, non sono più coperti dall’omertà come ai tempi degli «omicidi a catena», quando nel 2000 vennero uccisi alcune decine di intellettuali e oppositori senza che mai fossero scoperti i loro carnefici; oppure quando venne uccisa la giornalista persiano-canadese Zahra Khazemi e nessuno è stato in grado di dire al figlio chi avesse massacrato sotto le torture nel carcere di Evin sua madre: alcuni sadici di Kahrizak hanno oggi un nome e un volto.

 

BIJAN ZARMANDILI f.repubblica

http://notizielibere.myblog.it/archive/2009/08/11/la-guantanamo-di-teheran.html

http://www.youtube.com/watch?v=eLtUSxWxq-g

mercoledì 1 luglio 2009

NEDA E L'IRAN NEONAZI

ONU 2.jpgFROM FAI NOTIZIA BLOG SITO RADICALE di Giovanna Canigiula

Neda e L'Iran nazionalsocialista

La rivolta che in queste settimane ha scosso l’Iran ha colpito l’opinione pubblica di tutto il mondo: centinaia di migliaia di manifestanti, scesi in piazza all’indomani delle elezioni, hanno contestato non solo i risultati elettorali ma anche la Guida Suprema del paese, quell’Ali Khamenei che invitava ad accettare la vittoria di Ahmadinejad. E’ stato quasi da subito chiaro che la portata di quanto stava accadendo andava ben oltre la semplice opposizione al vincitore in sostegno del “moderato” Mousavi e che, per le strade, si chiedeva il conto di quei diritti minimi, da trent’anni negati, che rispondono ai nomi di democrazia e libertà.
Le immagini che i blogger iraniani sono riusciti a far girare per il mondo ci hanno raccontato una Teheran  sotto assedio, con negozi chiuse...

lunedì 29 giugno 2009

OBAMA E I FOSSILI

OBAMA2.jpgIRAN.jpgFROM IL GIORNALE

Ora l’Occidente mostri se ha coraggio

Fra poco, se da Teheran promanerà solo il silenzio e i ragazzi spariranno dai tetti e dalle piazze, sarà colpa nostra. Perché avremo fatto mancare loro la bandiera con la nostra mancanza di coraggio. Il leader di quei giovani non è Moussavi, né chiunque altro dal 12 giugno si sia atteggiato a difensore della loro libertà. Il loro leader, ovvero l’icona libertaria in cui essi si rispecchiano, su cui proiettano i loro desideri, la parte da cui deve venire lo squillo di tromba, siamo noi. È il nostro modo di vivere arioso che li guida, i luoghi di lavoro misti, energici e frenetici, le serate dell’estate cittadina al concerto, i ragazzi e le ragazze che camminano allacciati, le palestre, le donne con le maniche corte e la gonna al ginocchio, l’aperitivo, le letture, i film, la musica. La libertà di andare per la strada preferita, di «leggere Lolita a Teheran». Siamo anche, ai loro occhi carichi di utopia, quelli che sanno far funzionare l’economia, redistribuire la ricchezza, buttar giù inflazione che là è al 30 per cento e la disoccupazione, a più del 20 per cento

CONTINUA http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=362418