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sabato 21 dicembre 2013

Ettore Bonessio Di Terzet "Pensare l'ArtePoesia"

EB DI TERZET

PENSANDO L’ARTEPOESIA*


Noi possediamo una corporeità, quello che chiamiamo comunemente corpo. Questa corporeità è la parte che muore, che seppelliamo o bruciamo e che ricordiamo come “il defunto”. In vero questa corporeità, una volta morta, non è più niente se non ossa.
La nostra sostanzialità consiste invece nel corpo solido vivente, quello che ci fa essere quello che siamo veramente. Questo corpo solido vivente è un corpo interiore che è la sintesi del nostro Io e del Permanente. Se vogliamo, possiamo dire che è il nostro Io e la Coscienza sintetizzati: questa parte è la parte immortale dell’uomo che, morta la corporeità, continua a vivere, ad essere energia e a prolungare eternamente la propria vocazione, la ragione per cui è venuto su questa terra nostra.
Il Permanente (parte divina) è ciò che suggerisce all’Io il da farsi, il senso della propria identità della nostra vocazione in terra, del significato della vita e dell’operare ed agire verso noi stessi e gli altri. Se l’Io (parte umana) lo desidera, se vuole seguire la voce la parola della parte divina.
Gli artisti sono i primi a sapere e capire che siamo costituiti in tale modo e sanno che la loro opera d’arte è in parte dovuta ad essi, in parte dovuta al divino in loro parlante. Come la voce del dolore che trasforma la vita in Ungaretti e il fanciullino di Pascoli.
La libertà dell’uomo consiste nel far prevalere la parte umana oppure di renderla aperta alla parte divina. Coloro che la aprono completamente, noi li chiamiamo santi, perché vivono come esempio del divino, come dovrebbero vivere tutti gli esseri umani. Coloro che chiudono alla parte divina rimangono “animali” nella scala evolutiva verso il completamento divino come era in principio, prima della storia. Eravamo divini, immortali e ne portiamo il ricordo e la memoria, senza sapere che cosa sia successo perché siamo pervenuti a questa situazione di morte. Ma sappiamo, molti non tutti, che dobbiamo risalire con fatica materiale e spirituale verso quello stato iniziale che ci è proprio. Gli artisti questo lo hanno capito come i santi e coloro che hanno avuto fiducia nella parola del corpo solido vivente.
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*questo mio sintagma discende da Stevens che per primo teorizzò l’equivalenza tra pittura e poesia. Qui diventa occasione meditativa per consolidare il pensare trasformativo.
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CONTINUA LAB  12  

giovedì 2 aprile 2009

LA BELLA UTOPIA VERDE

VERDI.jpgDA ESTENSE COM QUOTIDIANO ON LINE DI FERRARA

Ferrara come la Città del Sole

Il nome rievoca lo scritto del filosofo Tommaso Campanella, ma la speranza dei Verdi di Ferrara è che questa volta l'utopia di una società ideale rimanga solo sulla carta. Si chiama la “Città del sole” la bozza di programma del partito degli ecologisti che sarà oggetto di confronto con le forze associative, sindacali ed economiche della città.

Una bozza costruita per ordine alfabetico di priorità e per fasi di realizzazione, che abbracciano il breve, il medio e il lungo periodo. Con un sottotitolo fondamentale: “uscire dalla crisi”.


Su questo punto le proposte verdi che vanno da oggi ai prossimi mesi dicono a gran voce che “la crisi non la devono pagare le parti più deboli della società – spiega la presidente provinciale Barbara Diolaiti -; per questo sono necessarie misure che estendano la protezione sociale e iniziative a difesa dei posti di lavoro”.

Nel concreto i Verdi chiedono una moratoria affinché a nessun utente vengano interrotte forniture essenziali (acqua, elettricità, gas, telefono) perché non è in grado di pagare le bollette. “E' necessario inoltre agire sulle tariffe – prosegue Diolaiti – introducendo criteri a favore dei redditi più bassi”. I posti di lavoro, poi, vanno difesi “anche agendo sull'accesso al credito per le imprese, in particolare quelle piccole, i cui lavoratori non hanno nemmeno la cassa integrazione. Occorre sostenere le imprese che non licenziano e la cui produzione sia legata all'innovazione tecnologica e alla sostenibilità ambientale”.


Per quanto riguarda invece il medio periodo la ricetta è quella di “costruire una società più resistente”. Come? “Riducendo il campo di azione del mercato – è la risposta dei verdi -, per mettere al riparo la più grande parte possibile degli aspetti che hanno a che fare con la vita delle persone dai rischi insiti in tutto ciò che ha come fine la realizzazione di un profitto”. Per perseguire questo obiettivo “è necessario agire sulle funzioni pubbliche, ma, al tempo stesso, è indispensabile difendere, rivitalizzare e riscoprire, se necessario, le strutture e le forme di cooperazione sociale (ad es. gli orti sociali, le fontane pubbliche, le biblioteche (ora anche emeroteche, videoteche, ecc.), i musei, il verde pubblico. Vanno promossi gli scambi non mercantili sia relativi al tempo e alle competenze (banche del tempo formali e non formali), sia relativi ai beni (prestito, scambio, mercatini del riuso). Accorciare le filiere, per un'economia più solida in quanto più centrata sul mercato interno alla comunità”. La logica della filiera corta poi può essere applicata anche all’ambito della produzione industriale. Come per l'energia: “Il fabbisogno energetico di una famiglia – spiega Diolaiti - può essere soddisfatto tramite l'acquisto di energia, nelle varie forme, a condizioni date di efficienza energetica dell'abitazione e dei diversi apparati”.

Serve inoltre investire nelle opere pubbliche, ma non in tutte: “non ha senso – puntualizzano i Verdi - investire in strade e autostrade, semmai in ferrovie ed idrovie. Oltre a queste, le fonti energetiche rinnovabili, l'edilizia scolastica e sanitaria, le reti idriche, la manutenzione del territorio, potrebbero essere gli interventi principali di un "New Deal verde", in grado non solo di rispondere alle esigenze contingenti, ma di guardare realmente al futuro”.


E a proposito di futuro, vengono infine le proposte per il lungo periodo. Che si chiamano istruzione, ricerca e cultura: “devono rappresentare – conclude la presidente provinciale - il vero investimento per il futuro. Se si vuole pensare ad un mondo nuovo è necessario porre al centro dell'attenzione la conoscenza e le forme della sua socializzazione”.


Un accenno va poi al tema delle alleanze, “fresco” della rottura ormai pressoché certa tra Pd e Prc. “Chiediamo a tutte le forze di avere senso di responsabilità – interviene Barbara Diolaiti -; ognuno dica cosa vuole e si finisca questo balletto in cui l’uno sembra aspettare che sia l’altro a dire di no per primo”.

http://www.estense.com/?module=displaystory&story_id=49204&format=html

http://www.youtube.com/watch?v=46got5Dj-T0  FILMATO JEREMY RIFKIN