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domenica 26 maggio 2013

Roby Guerra Oscar Wilde vs. Niky Vendola


L’attuale dibattito sul cosiddetto matrimonio tra omosessuali (gay, lesbiche, trans… gender) è clamorosamente viziato da un fondamentale errore (e devastante negli effetti) che ha già complicato tutto e problematizzata una questione invece risolvibile in dinamiche più semplici e indiscutibili.




Fin dall’inizio la legittima sia ben chiaro rivendicazione cosiddetta omesessuale, simultanea in tal senso, in termini di uguaglianza giuridica e diritti umani (e doveri…) al matrimonio cosiddetto eterosessuale, con la stessa uguaglianza ecc. per le coppie di fatto sempre etero.., confonde uguaglianza giuridica, unioni civili paritarie con appunto il Matrimonio.
Se il movimento omosessuale rivendicasse soltanto le Unioni Civili e non il Matrimonio il Re dei pregiudizi in materia sarebbe nudo e certa opposizione cattolica sarebbe vana e insostenibile.
Non è un paradosso: l’unione civile è un concetto laico, il matrimonio religioso: tutto è complicato naturalmente da certa mai recisa contaminazione teocratica sulla questione che risale ancora al Concordato del 1929 che non differenzia affatto la non sovrapposizione tra Matrimonio e Unione Civile, anzi le confonde, da un lato; dall’altro un’altra contaminazione ideologica, facilmente inferibile, insita invece nel movimento omosessuale, incapace di evoluzioni concettuali scientifiche, gira e rigira una semplificazione e riduzionismo di tutta la problematica (complessa), altrettanto colma di pregiudizi alla rovescia, non ultimo, proprio in nome della sacrosanta (…) diversità, una visione non democratica rispetto all’Altro, eterosessuali e filosofia/religione cattolica, finanche certa ambiguità stessa in termini di autenticità rispetto la cosiddetta libera scelta omosessuale.
Innanzitutto, va notata l’assimilazione proprio del termine Omosessuale, di origine opposta, discriminante, in termini impropri e non scientifici rispetto ai dati conoscitivi genetici, psicologici e socioculturali in generale. In particolare l’opzione meramente sociologica e ideologica paleocomunista (Vendola stesso dichiarato tale, almeno fino all’altro giorno…), persino comportamentista, basata sul mito dell’uguaglianza sociale e psicologica dei soggetti umani, ben oltre la fondamentale uguaglianza giuridica: una palese contraddizione, in nome della diversità, tutti uguali come nei regimi totalitari!
Nella nuova sinistra cosiddetta, curiosamente la news ecologica degli ultimi anni , ovvero vincoli naturali, vale persino per le lumache, magari danneggiate da una autostrada, ma non per la natura umana in termini di sessualità… Aspetto non prioritario tale baco per l’uguaglianza giuridica ecc., ma non secondario dal punto di vista scientifico della questione.
In ogni caso: se fosse giuridicamente chiaro che il Matrimonio è un concetto legittimamente cattolico e eterosessuale, eventualmente un optional per i laici stessi, etero, mentre le Unioni Civili, senza il rituale del matrimonio in chiesa o meglio senza la confusione attuale legislativa nei riti civili, la Regola in nazioni democratiche e laiche, quindi un problema non formale di Linguaggio, ma pragmaticamente diverso, le Unioni Civili per gay ecc., non si vede proprio dove sarebbe il problema (adozioni incluse o figli in provetta!). I cattolici opterebbero per l’Unione Civile chiamata legittimamente matrimonio, eventualmente anche i laici, mentre i gay ecc. soltanto per le Unioni Civili chiamate soltanto tali. Diritti e Doveri sarebbero gli stessi, quelli specifici verso la Chiesa cattolica e Dio, questioni di coscienza di etero cattolici (o laici o agnostici eventualmente).
Il movimento Gay, infine, farebbe bene, più in generale a riformulare la questione alla luce della scienza e non dell’ideologia… La parola omosessuale è discriminatoria in sé…e un falso scientifico. Anzi in tal senso la rivendicazione dell’omosessulità pura resta sospetta, una patologia psicologica tale pretesa, come ben spiegato in contro-luce e in riletture non letterali dalla psicanalisi stessa, deformazioni del processo educativo… Anche i gay mangiano fagioli, mica sono immacolati, immuni da variabili devianti della natura umana, come etero assassini o nevrotici o semplicemente caratteri autoritari. Dal punto di vista scientifico naturale è la bisessualità, universale: negli etero prevalgono i caratteri dominanti eterosessuali, ma l’opzione parallela gay ecc. è altrettanto naturale. Una minoranza può liberamente e legittimamente optare, per motivazioni infinite, per la variabile gay ecc. In natura siamo tutti bisessuali! Rivendicare l’omosessualità pura (e anche l’etero…) è un falso scientifico! Poi gli etero possono benissimo sublimare la componente speculare femminile in termini culturali. Altri scegliere invece una diversità sessuale variabile gay ecc. direttamente senza sublimazioni in certo senso (poi sublimano la componente etero in altri percorsi culturali). A questo punto emerge l’indicibile nel dibattito contemporaneo, almeno in questa fase storica: chiaro che la Regola quantitativa non può non essere eterosessuale. In caso contrario… almeno finora, la specie umana si estinguerebbe a medio lungo termine (e si sarebbe estinta se da secoli prevalesse come regola quella Gay ecc.). In questo senso una verità non banale ci pare esprima la Chiesa cattolica con la sua ostilità al Matrimonio per i Gay ecc. La riproduzione della specie umana, vano negarlo, segue certa ecologia naturale…
Se poi invece, certe tendenze per la riproduzione artificiale, figli in provetta, ma non solo, clonazione umana ecc., diventassero prevalenti, allora anche una società prevalentemente gay ecc., garantirebbe la riproduzione della specie umana, rendendo osboleto il vincolo etero riproduttivo tradizionale e biologico e quanto sopra sarebbe relativo se non superfluo.
Più in generale e concludendo: se comunque essenza del progresso umano e dell’evoluzione sociale, da un lato è l’uguaglianza giuridica fondamentale, in nome dei diritti umani universali, dall’altro il divenire della complessità che nasce dalla libera espressione delle differenze individuali e-o interumane (geneticamente come specie umana siamo tutti simili e potenzialmente uguali, non esistono le razze, ma ogni individuo è parallelamente diverso e unico anche geneticamente nella sua configurazione) come scenari futuribili è facilmente inferibile una futura sintesi, etero, gay ecc.: ma finalmente si parlerà di libere scelte (tranne casi oggettivi, infinitamente rari, di mutazioni individuali fin dalla nascita, dal dna stesso, gay ecc.) e autentica creativa diversità sessuale.
Come in fondo la pensavano un certo Oscar Wilde o lo stesso Jean Genet o tutti i grandi cosiddetti omosessuali che hanno fatto la storia della cultura umana, ma appunto dalla diversità, non desideri ossessivi e conformisti di una diversità più normale della Normalità, come nella richiesta confusa attuale del cosiddetto matrimonio legittimamente etero e cattolico. Ma le Unioni Civili ribadiamo, e crediamo in altra articolazione più evoluta, nel senso appena discusso, indiscutibile diritto da legiferare il più presto possibile.

Roby Guerra, scrittore (*etero)

Info:  Oscar Wilde  Jean Genet 

L'affaire Venner * by E. Galoppini


 
 
 

LA SCELTA DI DOMINIQUE VENNER

Il problema è che non basta una posizione “di destra” a fermare il declino…









da http://www.rinascita.eudi giovedì 23 maggio 2013




Martedì, nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi, si è sparato in bocca uno studioso molto noto nell’area della destra identitaria francese, Dominique Venner.

Si può affermare con una discreta certezza che la causa dell’estremo gesto del settantottenne animatore della rivista-movimento “Europe-Action”, vicino alla “Nouvelle Droite” ed autore di molte pubblicazioni di carattere storico e politico, alcune delle quali tradotte in italiano, sia da ricercare nell’angoscia mista a disgusto per la progressiva perdita d’identità della sua patria e della sua nazione.
Da una parte, infatti, gli scritti più recenti di Venner vertevano sui pericoli derivanti dal “multiculturalismo”, in particolare “l’islamizzazione” della Francia (e dell’Europa), che egli vedeva come una iattura che di qui a breve si realizzerà compiutamente; dall’altra, egli aveva dichiarato la sua ferma contrarietà - come del resto milioni di francesi e anche parecchi sindaci che hanno già annunciato la loro ‘obiezione di coscienza’ - alle cosiddette “nozze gay”, contro il cui disegno di legge è in programma, tra pochi giorni, una manifestazione oceanica nella capitale francese.

Il senso dell’ultimo messaggio scritto che ha lasciato è che bisognava che qualcuno si sacrificasse con il classico “bel gesto” in grado di scuotere le coscienze di una nazione intorpidita ed assuefatta al degrado sociale e alla pura e semplice scomparsa.

I commenti, nell’epoca dei blog e delle “reti sociali”, non sono mancati. Ognuno ha detto la sua, e coperti dall’anonimato alcuni si sono sbracati in porcherie degne della categoria che dichiarano di rappresentare. Basti leggere i commenti, sulla pagina Facebook dello stesso Venner, di alcuni “attivisti gay” (cliccare su “mostra i commenti precedenti” al post del 14 maggio).

Altri, paladini del “multiculturalismo” a tutti i costi e senza limiti, poiché per loro esistono solo “cittadini del mondo” (salvo verificare quanto sarebbero disposti a non sbellicarsi dalle risate se, poniamo, un Mario Brambilla pretendesse di diventare “congolese” dopo dieci anni di permanenza nel paese africano!), hanno commentato con analoghi insulti, che denotano un fanatismo unilaterale misto ad una cieca “intolleranza”: proprio loro che predicano il suo opposto per mari e monti!

Parlando invece di cose un attimo più serie, si registrano i pareri di chi ha rilevato l’esagerazione del gesto dello scrittore francese, se non altro per la “causa” in sé, che a loro dire non lo meritava.

Qui però bisogna svolgere due riflessioni su quelle che sono la sensibilità “di destra” e quella “di sinistra”.

Una moderna sensibilità “di destra” è senz’altro più ricettiva verso quel che attiene alla sfera della “civiltà” (identificata a volte con “la tradizione”, sebbene mal compresa, e lo vedremo dopo) e della “identità” (no agli immigrati, alle moschee eccetera), mentre una “di sinistra”, è maggiormente incline verso quel che riguarda “i diritti” e “il sociale”. Ecco perché Palach - come i monaci tibetani - si dà fuoco perché “manca la libertà”, mentre Venner si spara perché con i “matrimoni gay” ritiene si sia di fronte ad un “suicidio della nazione”. Non so se mi sono spiegato: queste sono la “destra” e la “sinistra”, anche nelle loro manifestazioni estreme dal punto di vista esistenziale quale può essere un suicidio.

Ovviamente esistono anche posizioni miste, intermedie, quale può esser stata quella di Mishima, che per elevare il suo grido di dolore contro “la morte del Giappone” si produsse in uno spettacolare “suicidio rituale”, con tanto di guardia d’onore paramilitare ad assisterlo. Mishima, però, che tra l’altro era pure omosessuale (ma non pretendeva il diritto di sposarsi con un altro uomo né di adottare figli!), piaceva un po’ a tutti, sia “a destra” che “a sinistra” (per gli stessi motivi per cui non piaceva sia da una parte che dall’altra).

Poi vi sono anche i suicidi per pura e semplice disperazione, parecchi in questo periodo, e quelli non sono né “di destra” né “di sinistra”, dato che la mancanza di lavoro, lo strozzinaggio degli “istituti di credito” e tutto il portato della cosiddetta “crisi” voluta e creata ad arte dalle élite finanziarie, non guardano in faccia a nessuno e sono spietatamente “bipartisan”.

Ma tornando ai “suicidi esemplari”, si può affermare che mentre un uomo “di sinistra”, specie di quella votata al materialismo più ottuso, non crede assolutamente a nulla oltre “il mondo”, e per questo va a farsi “suicidare” nelle cliniche svizzere, mediamente un uomo “di destra” ritiene vi sia “qualcosa” al di là di questa vita. Sovente ha un credo, talvolta una pratica religiosa, ma quasi mai un’autentica guida spirituale, con ciò intendendo un uomo realmente connesso con il “divino” all’interno di una tradizione regolare.

Purtroppo, se certa “destra” di due secoli fa, o ancora del secolo scorso, poteva dirsi “tradizionalista” (almeno per i suoi riferimenti culturali), lo stesso non può essere affermato al riguardo della più recente versione, sempre più “americana” ed “identitaria” e, magari in buona fede, attestatasi su battaglie di per sé giuste, ma in fin dei conti di retroguardia, a difesa della “società borghese”, senza però i saldi riferimenti e soprattutto l’esperienza vissuta di una tradizione regolare. Se poi ci aggiungiamo una discreta dose di filosofia superomista, anticamera del nichilismo, la via è già spianata per giungere anche ad un gesto estremo come quello di un “suicidio esemplare” in cattedrale.

Ora, l’Uomo non ha fatto del male a nessuno con quel gesto, nel senso che non è piombato nella sede di un’associazione di omosessuali o in una moschea sparando all’impazzata. Male, forse, l’avrà fatto ai suoi familiari, ma se si rilegge bene la sua lettera, chissà…

Il punto, a mio avviso, è un altro.

Se si vuole davvero evitare un “suicidio della Francia” (e dell’Europa), ostaggio del “multiculturalismo” e della “omofilia”, al di là della remota possibilità di prendere il potere per poi fare “come diciamo noi” (il che ha sempre la sua importanza, purtroppo disconosciuta da molti “tradizionalisti”), a livello esistenziale c’è una sola cosa da fare. Smettere di vedere sempre nero e mettersi a fare figli, come fanno gli immigrati che spaventano oltremisura le sensibilità “di destra”. Non il figlio unico o due figli, ma tre, quattro eccetera, perché se “il numero è potenza” (celebre motto mussoliniano) sarà anche riduttivo, nelle relazioni tra i popoli esiste il fattore numerico, pertanto chi fa figli vive e va avanti, chi non ne fa muore e sparisce dalla faccia della terra.

Le famiglie numerose sono anche un potente antidoto alla diffusione dei “matrimoni gay”, non c’è dubbio.

Come può diventare un figlio unico che vive perennemente attaccato alla sottana della mamma terrorizzato dalla “vita” che l’aspetta fuori dalla sua rassicurante cameretta? Certo, esistono molti altri fattori che incoraggiano tutto ciò che è “gay” (dallo spettacolo alla “cultura”, dai modelli familiari ai ritmi lavorativi, dall’incertezza sul futuro alla mancanza di figure di riferimento eccetera), ma l’uomo è anche e soprattutto un essere dotato di volontà, che può scegliere di darsi una regolata e svegliarsi, ritornando in sé e piantandola con il piagnisteo d’ordinanza che ormai lo contraddistingue.

Non c’è lavoro? In famiglia non ci sono più i “modelli” di una volta? Le donne sono così e cosà, e gli uomini idem? Chi se ne frega! Ad un certo punto, se uno non vuole diventare un fallito esistenziale senza un carattere, è un imperativo categorico quello di rimboccarsi le maniche e metter su famiglia, possibilmente numerosa.

Lì c’è la vita, altrove c’è la morte, così evidente anche se provano a confondere le idee con le sbandierate arcobaleno.

A questo punto mi sembra già di sentire l’obiezione: “eh, ma se non ci sono i soldi”… E perché, al di là del fatto che in troppi sono praticamente assistiti (ma qui il discorso si allargherebbe agli indicibili “accordi” tra lo Stato italiano e quelli di provenienza degli immigrati), vi sembra forse che la maggior parte degli immigrati navighi nell’oro? Nient’affatto! E cos’è che li sorregge allora?

Un sociologo o un antropologo possono dire cosa vogliono, con tutte le loro pubblicazioni “scientifiche”, ma quel che è certo è che gli immigrati, e specialmente quelli di religione islamica che terrorizzano gli “identitari” (senza dimenticare i romeni, sia cattolici che ortodossi), fanno tanti figli, anche in mezzo a difficoltà che noialtri manco c’immaginiamo, per il semplice ma basilare fatto che hanno fede in Dio.

La questione, dunque, non è quella di criticare, o peggio dileggiare la scelta di Dominique Venner da un punto di vista “ideologico” (“destra” contro “sinistra”, “omofobi” contro “omofili”, “razzisti” contro “antirazzisti”), ché si tratta in un modo o nell’altro di falsi opposti, di dicotomie che traggono vita solo dal fondamentale distacco dei moderni dall’unica posizione in grado di trascenderle, che è quella tradizionale, ovvero quella che è sempre stata patrimonio di tutti i popoli prima che, proprio in Francia, con la “Rivoluzione Francese”, attecchisse il morbo della “democrazia” e perciò della “politica”, per cui tutti hanno (o credono di avere) delle “idee politiche” (o semplicemente delle idee!).

Il problema, ripeto, è quello di un ritorno alla normalità, che lungi dall’essere la sovraesposizione di tutto ciò che è omosessuale o l’esaltazione del “multiculturalismo” (il cui esito è un’indistinta macedonia, com’è dimostrato ovunque si è imposto), non può però essere una posizione “di destra” o “conservatrice”, bensì quella fede in Dio, quella scintilla che mette in moto tutto il resto, senza la quale “i nostri avi” non avrebbero tra l’altro edificato quei magnifici inni alla vita che sono le cattedrali.


domenica 2 ottobre 2011

S.E.L a Ferrara una casa di vetro per l'avvenire


La sera di mercoledì 28 settembre presso la sede della Federazione Provinciale di Sel, si è tenuta la riunione fondativa del Circolo Cittadino di Sinistra Ecologia e Libertà.

Il Circolo si affiancherà agli altri già organizzati sul territorio ferrarese (Cento e Comacchio), per consolidare la propria presenza politica, il proprio radicamento. Un gruppo nutrito di iscritti e simpatizzanti, giovani, studenti, professori, lavoratrici e lavoratori, presenti alla riunione hanno eletto all’unanimità come portavoce del circolo Giovanna Mottaran, lavoratrice di una importante azienda del settore farmaceutico, madre di un giovane di 18 anni al primo incarico politico.

L’impegno del gruppo sarà quello di intervenire promuovendo iniziative politiche su temi rilevanti della difesa dei beni comuni: dal mercato rionale, al grande tema dell’acqua pubblica e delle aziende pubbliche; dall’altalena nel piccolo parco giochi alla difesa del territorio. Con questo spirito di servizio il Circolo intende offrire il proprio contributo alla città “per ritrovare le ragioni dell’impegno politico e del confronto”.

“Vogliamo – si legge nel loro primo comunicato – studiare, approfondire e condividere la ricerca di soluzioni “di sinistra” ai reali problemi ferraresi con l’uso degli strumenti di intervento più attuali. Vogliamo lavorare ridare energie per più serrato confronto politico nella sinistra ferrarese alla ricerca delle ragioni di stare assieme indispensabili per offrire alternative di governo. Il Circolo sarà una casa di vetro aperto a tutti, militanti e simpatizzanti, come fabbrica per la progettazione e l’impegno, consapevoli che solo il sogno di molti oggi trasformerà la città di domani”.

 

*from Estense com

http://www.estense.com/?p=169970

domenica 9 maggio 2010

Lettera a Vendola

vendola.jpgLettera aperta al Presidente Vendola da una famiglia vittima del Petrolchimico di Brindisi

Egregio Presidente della Regione Puglia
On Nichi Vendola,

Mi chiamo Rosangela Chirico, sono nata 41 anni fa a Ceglie Messapica, dove abito e cerco di guadagnarmi da vivere facendo l’artista.  13 anni fa mio padre Donato è deceduto per un Cancro al fegato. Aveva lavorato per oltre 20 anni al petrolchimico di Brindisi, dove aveva inalato il Cloruro di Vinile Monomero (CVM). Alla fine degli anni ‘90 la Procura della Repubblica di Brindisi aveva aperto un’inchiesta per le morti e le malattie di decine e decine di lavoratori come mio padre, ma nel 2004 ha deciso l’archiviazione del procedimento per le ipotesi di reato contro le persone.
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