AGAR, ISMAELE E MAOMETTO (E L'ISLAM)

Alla Mecca il profeta preferito dai musulmani era Mosè; a Medina il suo posto fu preso da Abramo, e Maometto trovò ottime risposte da opporre alle critiche degli ebrei:lui e i suoi musulmani erano tornati allo spirito più puro della fede (hanifiyya) proprio di quegli uomini che erano stati i primi muslim a sottomettersi a Dio. Non sappiamo fino a che punto Maometto abbia condiviso il desiderio di alcuni arabi degli insediamenti di tornare alla religione di Abramo. Nel Corano non viene fatta menzione della piccola setta meccana hanyfiyya;e la figura di Abramo prima delle sure medinesi fu oggetto di scarso interesse. Tuttavia, sembra che in questo periodo i musulmani chiamarono la loro fede hanifiyya, la vera religione di Abramo. Maometto aveva quindi trovato una via per confutare gli ebrei, senza abbandonare l'idea centrale della sottomissione a Dio anziché a una mera espressione terrena della fede, e la rivalutazione dell'importanza di Abramo gli permise di approfondire tale concetto. Gli ebrei e i cristiani che esortavano la gente ad accettare le loro rivelazioni ad esclusione delle altre partivano dall'originaria fede di Abramo e dal messaggio originaria fede di Abramo e dal messaggio originario dei primi profeti, ciascuno dei quali aveva confermato le intuizioni dei suoi predecessori. Era sicuramente idolatria preferire un'espressione umana della fede in Dio stesso. Le rivelazioni non annullavano i messaggi dei profeti precedenti: li confermavano e ne erano una continuazione. La menzione di Ismaele, figlio maggiore di Abramo, nella lista dei grandi profeti è fondamentale. Gli amichevoli ebrei arabi, infatti, raccontarono al Profeta la storia di Ismaele, aggiungendovi alcune leggende locali. Maometto imparò che nel Genesi era scritto che da Agar, schiava egiziana resa la propria concubina, Abramo aveva avuto un figlio di nome Ismaele (Dio ha udito). Ma quando Sara diede alla luce Isacco, divenuta gelosa di Agar (che in arabo significa straniera) e Ismaele insisté perché Abramo li abbandonasse. Abramo fu addolorato di dover perdere il proprio figlio maggiore, ma Dio gli promise che Ismaele sarebbe stato il padre  di una grande nazione. Così Abramo abbandonò tristemente Agar e  il proprio figlio nel deserto, ove Ismaele sarebbe divenuto il capostipite degli arabi e fu tramandato che Abramo avesse portato Agar e suo figlio nella valle della Mecca e insieme costruirono la Kaaba, il primo tempio di Dio in Arabia. Gli arabi, perciò, erano figli di Abramo come gli ebrei. Questo racconto fu probabilmente musica per le orecchie di Maometto, perché conferì un nuovo significato alla Kaaba e dimostrò che Dio non aveva dimenticato gli arabi, i quali avevano fatto parte dei suoi disegni dai giorni della creazione. Maometto stava dunque portando il Libro agli arabi; ora avrebbero portato una loro fede araba radicata nel carattere sacro dei loro antenati. Un discorso questo, peraltro, ben più complesso di quanto non sembri, per le diverse implicazioni storiche, politiche e solo da ultimo religiose, come spesso si crede erroneamente.
Casalino Pierluigi