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lunedì 29 settembre 2014

Ferrara Video Arte: Incontro/lezione con il direttore della fotografia Tarek Ben Abdallah, IUSS Università Di Ferrara




















Visualizza fronte_videoInAula_2014.jpg in una presentazione























 Sabato 27 settembre 2014 alle ore 15.00 presso lo I.U.S.S dell'Università di Ferrara in Via Scienze 41/b, 'incontro/lezione con il noto professionista di cinema Tarek Ben Abdallah.L’iniziativa culturale dal titolo "VISIONI, LUCI, IMMAGINI NEI FILM BEKET E LA LEGGENDA DI KASPAR HAUSER"




con una breve introduzione sul lavoro di Tarek Ben Abdallah di Marco Teti, docente e critico cinematografico.

Di seguito la lezione magistrale del direttore della fotografia invitato.

 e  la proiezione integrale del film “La Leggenda di Kaspar Hauser”.Il film è stato  introdotto dal prof. Alberto Boschi, docente di Storia del Cinema di Unife

 









venerdì 15 agosto 2014

Riccardo Roversi su Luuk Magazine (Milano)

Fai clic per visualizzare le opzioniPrestigiosa segnalazione per lo scrittore ferrarese (anche giornalista e editore con Este Edition) Riccardo Roversi: su Luuk Magazine [leggi] rivista trendy on line di fashion, spettacolo, tecnologia di Milano. E per la rubrica Scienza e Futuro curata da un altro ferrarese, il futurista Roberto Guerra: che ha evidenziato certa poetica umanistica e futuribile di Roversi, espressa in particolare dal suo lavoro letterario-teatrale Periplo di Millennio, centrato alla fine su un dialogo virtuale tra un computer e i protagonisti umani. Opera a suo tempo anche portata in scena ripetutamente a Ferrara (Palazzo Crema) Comacchio (Palazzo Bellini) e nel Nord Italia, a cura della regista parigina Alexandra Dadier. Tra poesia e informatica, così è presentato Roversi, binomio oggi molto discusso negli ambienti ciberculturali, una inedita via letteraria dell’autore, segnalato anche per il suo recente neorinascimentale 50 Letterati (estensi, dal 400 al 2000) oltre i bordi , forse più diffusi, dei fautori o “resistenti” del web. Un approccio creativo e critico. Non ultimo un altro scrittore di Ferrara ormai di spicco nazionale.

FERRARA ITALIA

Giovanni Fioravanti per Ferrara città della conoscenza...

FERRARA ITALIA


ferrara9Ciechi nel secolo della conoscenza”.


di Giovanni Fioravanti


Sì, è quello che sembra accadere da noi. Società della conoscenza, città della conoscenza sono temi che si dibattono nel mondo e per i quali governi di diversi Paesi si stanno da tempo impegnando. Basta consultare il sito web delle knowledge cities per rendersene conto. Basterebbe essere un po’ meno provinciali di quanto siamo, soprattutto basterebbe non aver vissuto 20 tragici anni di accumulo di spaventosi ritardi (sic!). E il futuro non sembra migliore…

Dove abitiamo? Dove abita il nostro Paese, dove abitano le nostre città? È come se all’improvviso la cecità dei personaggi di Saramago avesse preso anche noi. Il mondo che ci sta intorno viaggia a una velocità decisamente diversa dalla nostra.
Te ne accorgi quando, occupandoti di città della conoscenza, scopri che esiste addirittura l’Official Web Site delle Knowledge Cities, ne fa riferimento Francisco Javier Carrillo, docente e ricercatore in knowledge systems e knowledge administration, nel suo libro, del 2006, Knowledge Cities, per altro mai tradotto in italiano.
A scorrere la lista dei settantuno tra Paesi, città e continenti che aderiscono al Knowledge-Based Development (Kbd), con l’intento dichiarato di fondare il loro sviluppo sulla conoscenza, c’è l’Europa, ma non c’è l’Italia e neppure una delle sue città. L’Italia non è tra le nazioni che hanno scelto di concentrare i loro sforzi o che intendono attivare programmi per porre la conoscenza alla base della propria crescita. Allora rivolgendo gli occhi alle vicende di casa nostra, a questo Paese che sembra aver preso le distanze dal lavoro, dall’intelligenza, dallo studio, dalla cultura e dalla ricerca, imboccando la disastrosa scorciatoia delle speculazioni finanziarie, della corruzione, del peculato e del malaffare, ti rendi conto che chi ha governato, per lo meno negli ultimi vent’anni, ci ha portati fuori strada, a sbattere contro un muro.
Doveva venirci il sospetto che il brain drain, la fuga all’estero dei nostri cervelli migliori, voleva dire che gli altri Paesi stavano investendo sulla cultura, sui saperi, sull’istruzione.

Si fa fatica a non pensare che le difficoltà, in cui ancora ci troviamo senza cavarci i piedi, in buona parte provengono dal grave deficit sul piano delle politiche culturali e dell’istruzione che abbiamo accumulato almeno da vent’anni a questa parte.
Il fatto, che le maggiori organizzazioni internazionali come la Commissione europea, la Banca mondiale, l’Onu e l’Ocse abbiano adottato il knowledge management come cornice dei loro orientamenti strategici per lo sviluppo mondiale, indica chiaramente l’esistenza di un nuovo collegamento tra gestione della conoscenza e crescita economica. La gestione della conoscenza è divenuta strategica non solo per il mondo degli affari, ma soprattutto per settori come l’istruzione, la pubblica amministrazione e la sanità.

Economisti quali Peter Drucker e Taichi Sakaiya, tra gli altri, avevano previsto già sul finire del secolo scorso l’avvento di un’economia della conoscenza, come base per la fondazione di quell’idea della società che l’Europa ha fatto propria. Secondo Sakaiya «stiamo entrando in una nuova fase di civiltà in cui il valore attribuito alla conoscenza è la forza trainante».
Per molti il ventunesimo secolo si va caratterizzando come il secolo delle città. Quella grande migrazione di masse contadine dalla campagna alla città, iniziata con la rivoluzione industriale, è un processo ancora in corso, del resto la sua esistenza è molto breve, se la consideriamo in una prospettiva storica. Un paio di secoli non sono altro che lo 0,5% dell’esistenza umana sulla Terra.
Ancora nel 1980, meno del 30% della popolazione mondiale era urbanizzata, ora più del 50% vive nelle città, e la quota è destinata a salire al 75% entro il 2025. Una percentuale che è già raggiunta dalla maggior parte dei paesi sviluppati. L’urbanizzazione definitiva dell’umanità sta avvenendo proprio in questo tempo, dopo quarantamila anni dalla comparsa della nostra specie.

Urbanizzazione globale e avvento della Società della Conoscenza, costituiscono ciascuno una realtà senza precedenti e complessa. Da qui emergono i limiti dei nostri tradizionali approcci disciplinari allo sviluppo urbano e alla creazione di valore sociale.
Entrambi, integrati nella società della conoscenza, costituiscono uno dei fenomeni più complessi mai affrontati dagli uomini e, probabilmente, il punto critico del nostro futuro.
È questo nuovo collegamento a creare un ambiente favorevole alla crescita della città della conoscenza, argomento oggi di grande interesse e discussione nel mondo. Molte città già si proclamano a livello mondiale come learning o knowledge city, mentre altre hanno elaborato strategie e programmi per diventarlo.
Il concetto di città della conoscenza è molto ampio, si riferisce a tutti gli aspetti della vita sociale, economica e culturale. Secondo i ricercatori in questo campo, tra cui il greco Kostas Ergazakis, esperto di knowledge management, una città della conoscenza è una città che mira allo sviluppo basato sul sapere, favorendo tra i suoi abitanti la continua creazione, condivisione, valutazione, rinnovo e aggiornamento delle conoscenze. Lo scambio di conoscenze e di cultura è il fulcro strategico della città di questo secolo, che deve essere alimentato e sorretto dalle sue reti e dalle sue infrastrutture.

Le previsioni per il futuro delle città sembrano dare per scontata la continuazione del modello industriale capitalista che ha dominato il ventesimo secolo. Ma le città amministrate sulla base di questo modello sono diventate sempre più grandi, con una domanda di consumi sempre maggiore e una esorbitante produzione di rifiuti. La prospettiva finale è inevitabilmente il collasso ambientale, sociale ed economico, appena esse avranno superato i limiti di una crescita gestibile. È evidente che questo modello di sviluppo non è più funzionale.
In questo contesto il vantaggio della città della conoscenza è nella sua stessa definizione, perché la sua esistenza ha le radici nei saperi diffusi, si fonda su uno sviluppo sostenibile per l’ambiente, economicamente equo e socialmente responsabile.

Il coinvolgimento attivo dei cittadini, la condivisione diffusa delle conoscenze innescano forti dinamiche di innovazione in tutti i settori, dalle attività economiche a quelle sociali, creano un ambiente tollerante verso le minoranze e i migranti, contribuiscono a far crescere e migliorare il funzionamento della democrazia, sono le condizioni senza le quali l’idea che la democrazia diretta possa sostituirsi alla politica, come l’abbiamo finora praticata, resta un puro, accecante inganno populistico.

Laurie Anderson VIDEO

Fisica e malinconia






GOSPADINOV AL PREMIO STREGA EUROPEO

sylvia plathdi Massimiliano Parente

Quando uno sente Bulgaria pensa subito a espressioni tipo processo bulgaro, o editto bulgaro, o mentalità bulgara, e mai verrebbe in mente un garantismo bulgaro, tantomeno un Proust bulgaro. Anche perché lì sono tutti finiti nel tritacarne del comunismo, cementificati nell'estetica socialista, e oltretutto hanno nomi impronunciabili da KGB o da governanti dell'Est, tipo Nikola Jonkov Vapcarov, Hirsto Smirnenski, che in genere uno poi chiama Gino e Marco per fare prima se ce l'hai in casa.

Per cui quando Francesca Rosini, l'ufficio stampa di Voland, ha insistito perché leggessi Georgi Gospodinov ho pensato: chi? E poi: che palle, un bulgaro. Poi mi ha detto che sarà tra i protagonisti il primo luglio del Festival delle Letterature e ho pensato chissenefrega, io stesso non ci ho mai messo piede. Poi ha detto che è entrato nella shortlist del Premio Strega Europeo e stavo per chiudere la conversazione, pure il Premio Strega Europeo ci mancava. Finché non mi ha detto il titolo dell'ultimo romanzo, Fisica della malinconia, qualcosa mi è scattato dentro, e le ho detto ok, mandamelo.

Bellissimo. Niente comunismo, niente lagne operaie, niente politica, non sembra per niente bulgaro, straordinario romanzo d'avanguardia. Non sembra neppure uno dei romanzi italiani da premio, a dire vero, i quali a pensarci sembrano tutti romanzi bulgari da far leggere a Travaglio in una puntata di Annozero o Announo.

Qui il tema centrale è l'empatia, che uno scrittore deve avere per raccontare anche e soprattutto storie che non sono la propria, dal proprio nonno nato nel 1913 a una drosofila, nata due ore prima del sorgere del sole e che morirà al tramonto. Un'opera che inizia con un «io siamo», e finisce con «io fummo». Se, per poetica, per senso dell'umorismo in bilico sulla vertigine esistenziale, dovessimo avvicinarlo a uno dei nostri scrittori potrebbe essere un mix tra Guido Morselli e Ennio Flaiano.

È una vivisezione della vita con lo spirito di un giocoliere e la precisione di uno scienziato. Partendo da un circo dove l'attrazione è un serpente lungo sei metri («tre dalla testa alla coda e altri tre dalla coda alla testa») e un bambino nato deforme esposto come Minotauro. Figura ricorrente del libro, perché insomma, ha ragione Gospodinov: che colpa aveva il Minotauro, nato mostro per una punizione inflitta alla madre Pasifae? Ecco, Gospodinov dà voce al Minotauro, ne diventa l'avvocato d'ufficio. Con una vera e propria arringa, contro quegli stronzi di Dedalo e Teseo.

Tuttavia l'empatia è universale, dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo, e non risparmia un nido di rondine con i suoi rondinini. Così Georgi, il bambino empatico, non resiste e aiuta la mamma rondine nello svezzamento portandole insetti, piccole farfalle, mosche. Ma è proprio l'empatia a paralizzare il gesto: «Perché mai i rondinini dovrebbero avere più valore delle larve delle mosche? L'uccisione di una mosca e quella di un elefante non sono forse assassinii equivalenti?».

Tra le infinite trovate ci sono le invenzioni di Gaustìn, puro dadaismo. Come il Cinema per poveri: per un prezzo modestissimo, in 30 minuti, si racconta un film appena uscito a chi non ha soldi per andare al cinema. E se il film non lo si è visto? Lo si inventa. Oppure, altra trovata, una sfilata prêt-à-porter per preservativi, il problema è trovare i modelli («Che problema c'è? Sono cazzi!»). Fino a un progetto di «architettura momentanea», strutture di fil di ferro che riproducano la traiettoria di pochi secondi o minuti del volo di una mosca.

Oltre alle storie, è anche un catalogo fantasmagorico di malattie strane e curiose statistiche marginali, per esempio vi racconta la White Nose Syndrome, la sindrome del naso bianco dei pipistrelli. «Non ne avete mai sentito parlare? Nessuno si mette a contare i pipistrelli morti». Invece nel 2001 duemila merli morti cadono dal cielo e qualcuno, come sempre, lo prende come segno dell'Apocalisse. Tra l'altro è anche una storia portatile delle apocalissi di ogni dimensione, da Hiroshima a un formicaio affogato dalla pioggia.

A proposito di bombe atomiche, un uomo con la maschera antigas assomiglia al Minotauro, tutto torna. Ma la più grande catastrofe è la morte, l'oblio, il tempo che tutto consuma, e le persone care, e noi stessi, disintegrati prima o poi dallo scorrere degli anni. Purtroppo «nessuno ha ancora inventato una maschera antigas e un rifugio antiaereo contro il tempo». E d'altra parte: «l'immortalità è possibile solo nell'infanzia».

IL GIORNALE

N I C O  VIDEO






Oscurantismo nella storia: Ferrara, gli Estensi e ll Papato...

alfonso_II_esteAMMINISTRAZIONE DEGLI ESTENSI A FERRARA/3

di RICCARDO ROVERSI

«Quando Ercole I d’Este sul finire del Quattrocento decise di ingrandire Ferrara raddoppiandone la cinta muraria con quella Addizione che da lui prese il nome, probabilmente non pensava di poter riempire di uomini il vasto spazio agricolo […]. Una cerchia muraria di sette miglia rappresentava per una città di quell’epoca una dimensione quasi spropositata. Eppure l’ingrandimento della capitale dello Stato estense, che comprendeva i feudi imperiali di Modena e di Reggio e altri territori, aveva dietro di sé la chiara percezione che tanto la città quanto le campagne del Ferrarese stavano rapidamente ripopolandosi dopo la grave contrazione demografica dei secoli XIV e XV e che, dunque, anche la vita economica, la produzione agricola, i commerci erano di nuovo in espansione»*.
La corte divenne sempre più polo di attrazione per funzionari, diplomatici, affaristi, imprenditori. Il mercato cittadino intanto si vivacizzava, i fondi agricoli intensificavano la produzione. Anche le corporazioni di arti e mestieri (prevalentemente di tipo artigiano e manifatturiero), soppresse da Obizzo d’Este nel 1288, in parte si riassestarono e ripresero lentamente a funzionare. Senza contare i prodotti agricoli e gli allevamenti nei vastissimi spazi extraurbani, alle cui bonifiche gli Estensi si dedicarono con efficacia soprattutto a partire, come si è detto, dall’epoca di Leonello: dagli interventi di Casaglia cominciati nel 1447-48 a quelli della Sanmartina, dai lavori nella Diamantina alla grande bonificazione deltizia voluta da Alfonso II.
La dominazione papale è quasi unanimemente considerata come il periodo più oscuro di Ferrara per molte ragioni, una fra tutte la ghettizzazione degli Ebrei. Ma naturalmente vi sono pure altri sostanziali motivi, il più preponderante dei quali è il fatto che, con la partenza di Cesare d’Este per Modena, il cospicuo flusso fiscale che la corte incamerava dalle comunità dello Stato e che, in qualche modo e sebbene in piccola parte, ritornava alle comunità sotto forma di investimenti di vario genere o, meglio ancora, sotto forma di incentivazioni agli investimenti e all’imprenditoria, si sarebbe con il trasferimento della capitale estense riversato nelle casse della nuova sede emiliana. E inoltre buona parte dei gentiluomini, dei maggiori mercanti, nonché un abbondante numero di ebrei con le loro invidiabili competenze, ritennero più opportuno e conveniente seguire gli Estensi a Modena, lasciando Ferrara impoverita di dinamismo imprenditoriale e di risorse umane.

* F. Cazzola, L’agricoltura nel XIV-XVI secolo, in F. Bocchi (a cura di), La storia di Ferrara, Poligrafici Editoriale, Bologna 1995, p. 177.

Girolamo Frescobaldi VIDEO


 

domenica 3 agosto 2014

Futurismo Kraftwerk: Per Roma e la Nuova Italia in 3D

LUUK MAGAZINE by R. Guerra


VIDEO  TOUR DE FRANCE


Estate romana scintillante per la musica pop contemporanea e anche per l’arte robotico/futurista. Nel giugno scorso i mitici Rolling Stones, soundtrack della rock generation, si esibivano al Circo Massimo. Lunedì 14 luglio è in programma Kraftwerk 3D all’AuditoriumParco della Musica Cavea, ore 21.15 (biglietti: 30/70 euro). Vale a dire, la rivoluzionaria band tedesca di Dusseldorf, da oltre quarant’anni all’avanguardia, colonna sonora indiscussa nell’era dell’automazine, del computer e di Internet… i Kraftwerk sono ormai da tempo in un incredibile e sempre avveniristico tour in 3D, con tappe internazionali celebrative in templi della cultura contemporanea quali il MoMa di New York e la Tate Gallery di Londra.


Album in un certo senso “immortali” e transumanisti quali Autobahn, Radio-Activity, Trans Europe Express, The Man-Machine, Computer World, Electric Café (1974-1986), gli stessi – persino ecotechno – Tour de France (per la celebre corsa francese) o Expo 2000 (per il grande evento ad Hannover in Germania), l’antologico live di 10 anni fa circa Minimum Maximum, in 3D sembrano ancora novità assolute, create direttamente nellla Silicon Valley. Dalla musica ex machina di Stockhausen alla musica ex robot dei Kraftwerk. Noi stessi li abbiamo celebrati nel 2012 nel nostro Futurismo per la Nuova Umanità. Dopo Marinetti (Armando editore, Roma, 2012).

kraftwerk roby

 

Di seguito presentiamo un breve estratto:

FUTURISMO ROBOT “Sono i pionieri ineguagliati (e universalmente riconosciuti) della postmoderna musica elettronica; le nuove generazioni techno li invitano persino ai festival Rave! Sono i leggendari Kraftwerk, in particolare Ralf Hutter e Florian Schneider (ma non dimentichiamo gli altri robotman storici, Karl Bartos e Wolfang Flur – quest’ultimo autore anche di un libro sulla band tedesca – dal duemila circa sostituiti da Franz Hilpert e Henning Schmitz). La Ninnananna ineguagliata dei Figli di Internet. Un giorno anche i robot li ascolteranno…”.

Si tratta davvero di Neofuturismo dichiarato, come spesso essi stessi hanno proclamato, ad esempio, ancora negli anni ’70, con le parole di Ralf Hutter sulla rivista oggi cult Ciao 2001: “…il nostro confronto con la realtà non è ideologico, ma culturale. Il concetto generale in cui ci muoviamo può essere definito futurismo tecnologico. Siamo stati molto influenzati dal movimento architettonico e artistico della Bauhaus tedesca degli anni trenta, ma anche dal movimento libertario della Russia immediatamente post-rivoluzionaria…”.

INFO:
www.romanotizie.it/kraftwerk-3d-al-parco-della-musica.html
it.wikipedia.org/wiki/Kraftwerk
estropico.blogspot.it/2014/01/futurismo-per-la-nuova-umanita-di.html#axzz36y0CEcR1


Roberto Guerra

REPUBBLICA

15 4 ' 14  I Kraftwerk, il gruppo tedesco che ha rivoluzionato la musica moderna ha portato in Italia in un'unica data, il 14 luglio, alla Cavea dell'Auditorium Parco della Musica  di Roma, il suo nuovo spettacolo in 3D, un art-rave elettronico che incarna alla perfezione l'innovazione musicale e tecnica della formazione. Pionieri della musica elettronica, innovatori della scena musicale moderna, fonte inesauribile di ispirazione, i Kraftwerk nascono a Dusseldorf nel 1970 dall'unione di Ralf Hütter e Florian Schneider e sono noti in tutto il mondo per le loro incredibili performance audiovisive e per la loro capacità di essere costantemente all'avanguardia.
FOTO, MUSICA IN 3D
GUARDA IL VIDEO

(Foto di Simone Cecchetti: Un paio di occhiali sul rock in concerto)

Candice Huffin, welcame... Mega Bambole

can


by VERONICA GORNIERO  LUUK MAGAZINE

domenica 15 giugno 2014

C'era una volta la sovranità monetaria...

FERRARA-3.0.jpgFERRARA ITALIA


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La crisi? Il problema non è l’euro ma la sovranità monetaria


 di Sergio Gessi




Dentro o fuori dall’euro? Posto in questi termini l’interrogativo è fuorviante. Il problema vero, infatti, è il controllo dello Stato sulla banca centrale, condizione da cui discende la sovranità monetaria.
Quanti sanno che la Banca d’Italia è una banca di diritto pubblico – ma sostanzialmente privata – sulla quale lo Stato non ha praticamente alcun controllo? E che l’emissione di moneta e l’imposizione del tasso di interesse viene fatta da banche private al di fuori dell’autorità statale? La drammatica crisi attuale si può superare solo se lo Stato riacquisterà la prerogativa di emettere moneta nella quantità adeguata a ripagare l’operatività del sistema.
A sostenerlo, da tempo, è un gruppo di studiosi che fanno riferimento alla cosiddetta “Teoria monetaria moderna” messa a punto a fine Ottocento dall’economista tedesco Georg Friedrich Knapp con il contributo di tal Alfred Mitchell-Innes. Attorno a questa impostazione, nota come cartalismo, circola un certo scetticismo, alimentato dagli accademici del pensiero dominante. Però Knapp non doveva essere proprio uno sprovveduto se è vero che viene citato nientemeno che da Keynes nel suo “Trattato sulla moneta” e che fra i più illustri sostenitori del neo-cartalismo c’è addirittura Kenneth Galbraith, insigne economista americano, acuto critico del capitalismo moderno.

Cerchiamo dunque di comprendere la questione, scavalcando i pregiudizi.
In Italia, il problema della perdita di sovranità dello Stato nasce ben prima dell’euro e si origina nel luglio del 1981 con la separazione fra ministero del Tesoro e Banca d’Italia; un processo che si completa nel 1992 con la totale privatizzazione delle principali banche nazionali partecipate dallo Stato (Commerciale, Bnl, Banco di Roma), detentrici delle azioni della Banca d’Italia che per conseguenza – a seguito di quella che è stata definita una “svendita” – passa dal controllo statale a quello esercitato da privati che operano sul mercato: oggi i principali azionisti sono Intesa Sanpaolo, Unicredit e assicurazioni Generali.
Da oltre 20 anni lo Stato, dunque, non ha più la facoltà di decidere autonomamente quanto danaro immettere nel sistema operando, come si faceva nel passato, con le leve della politica monetaria e soprattutto non ha più la possibilità di emettere denaro di sua proprietà e quindi libero da debito ma è obbligato a prendere in prestito la stessa quantità di denaro dal sistema bancario privato indebitandosi.

Ma veniamo all’oggi e alle possibili vie di soluzione della crisi attuale. Il paradosso attuale è che c’è ampia disponibilità di merce, ma non ci sono i soldi per comperarla. C’è disponibilità di forza lavoro, ma non ci sono risorse per remunerarla. Ci sono bisogni inappagati dei singoli e delle famiglie (quindi un mercato potenziale), ma non c’è denaro per soddisfarli. Insomma, tutto ruota intorno ai soldi. Se ricominciassero a circolare, il sistema si rimetterebbe in moto: pago i lavoratori che producono merci che i consumatori acquistano ripagando i costi sostenuti dalle imprese (per materie prime e manodopera) e il surplus costituito dal profitto che giustifica la loro operatività.

Se magicamente il denaro fosse disponibile nella giusta quantità il meccanismo si alimenterebbe da sé: lavoro e produco; per il mio lavoro sono pagato e con quei soldi acquisto ciò che mi serve alimentando il mercato che dovrà continuare a produrre per soddisfare nuovi bisogni; producendo e vendendo, si genereranno altre ricchezze che assicureranno il pagamento dei lavoratori. E così via…

Ma il denaro scarseggia. E chi ci impedisce di crearlo?, domandano i sostenitori della teoria monetaria. Teoricamente nessuno. Si produce quanta moneta serve per rimettere in movimento il sistema e quando eventualmente dovesse circolarne troppa, con il rischio di inflazione, si drena attraverso l’imposizione delle tasse. Perché il problema, che potrebbe derivare dalla sovrabbondanza di liquido, è che la disponibilità di beni non sia sufficiente a soddisfare totalmente la richiesta; cioè potrebbe accadere ciò che in termini tecnici si definisce “esubero di domanda” (con corrispettiva insufficienza dell’offerta). E’ il caso in cui si verifica un rialzo dei prezzi, conseguenza del fatto che gli acquirenti hanno molti soldi e sono disposti a spendere: e quando la merce comincia a scarseggiare si determina una sorta di asta pubblica… Ecco allora che lo Stato, attraverso la leva impositiva, rimette ordine: preleva attraverso le tasse soldi da destinare a servizi e opere pubbliche e riduce gli appetiti dei singoli mantenendo i beni in circolazione a livelli di prezzo standardizzati.

Perché non si fa? Non perché c’è l’euro, ma perché c’è la Bce, la Banca centrale europea! Ma se non ci fosse la Bce, ci sarebbe la Banca d’Italia: e non cambierebbe nulla. Perché nemmeno lei, come abbiamo ricordato, è sotto il controllo dello Stato, ma risponde a logiche e interessi privati. L’unica “banca” pubblica in Italia in questo momento è la Cassa depositi e prestiti, che però non funziona come una normale banca, ma opera solo come finanziaria a supporto dello Stato e degli enti locali.

Quindi il problema, secondo questa intrigante prospettiva di analisi, è ricreare una banca pubblica e porla sotto il controllo del ministero del Tesoro, cioè dello Stato, in maniera che il Parlamento possa definire gli indirizzi e le scelte della politica economica e monetaria del Paese.
Di questo si è parlato  alle 20,45 alla sala San Francesco (presso l’omonima chiesa all’angolo di via Savonarola) con Marco Cattaneo e Giovanni Zibordi, autori del volume “Soluzione per l’euro” edito da Hoepli.

D A V I D B O W I E V I D E O

Napoli, Premio a Guido Barbujani scienziato, scrittore e divulgatore

admin-ajax (25)ESTENSE COM Guido Barbujani è tra i quattro vincitori del sessantesimo Premio Napoli per la lingua e la cultura italiana, l’importante riconoscimento letterario promosso dalla Fondazione Premio Napoli. Il genetista e professore ordinario dell’Università di Ferrara è stato scelto per l’assegnazione del riconoscimento assieme al vignettista Francesco Altan, all’attore Fabrizio Gifuni e alla poetessa Patrizia Valduga.

La proclamazione si è tenuta il 10 giugno a Napoli nella Sala Consiliare del Complesso monumentale Santa Maria La Nova, nell’ambito della conferenza dal titolo “Gli (an)alfabeti d’Italia”, con la partecipazione dei giurati del Premio, tra le più autorevoli voci della cultura italiana: Alberto Abruzzese, Giancarlo Alfano, Pino Boero, Franco Buffoni, Nietta Caridei, Gennaro Carillo, Carmelo Colangelo, Stefano De Matteis, Paolo Fabbri, Pinotto Fava, Paolo Giovannetti, Maria Antonietta Grignani, Giorgio Lunghini, Giovanni Maffei, Camilla Miglio, Luca Rossella e Donatella Trotta.

“ Da sempre, i vincitori del Premio sono nomi di grande prestigio del panorama culturale italiano – commenta Gabriele Frasca, presidente della Fondazione Premio Napoli e della giuria – e, come emerge dai profili di ognuno, si tratta di personalità  che difendono la nostra lingua e la nostra cultura non solo in ambito letterario, ma anche in altri settori, dai fumetti al teatro fino alla divulgazione scientifica”.

La cerimonia di premiazione si terrà  il 7 novembre nell’Auditorium della Rai di Napoli. Nell’occasione, Fabrizio Gifuni metterà  in scena il suo L’ingegner Gadda va alla Guerra, spettacolo premiato in Italia con i più importanti riconoscimenti (due premi Ubu e Le maschere del teatro). Lo spettacolo, incentrato sulla Grande Guerra, darà  il via a una serie di iniziative dedicate alla Prima Guerra Mondiale, che la Fondazione realizzerà nella città  nel corso di tutto il 2015 per aprire un dibattito su un evento le cui conseguenze culturali e geopolitiche sono ancora da metabolizzare.

Nell’esporre le motivazioni per il riconoscimento al docente Unife, la giuria del Premio Napoli ha scritto che “Guido Barbujani, genetista di fama internazionale, ordinario del dipartimento di scienze della vita e biotecnologie dell’Università di Ferrara, si è segnalato per la sua opera di divulgazione scientifica, che ha avuto come oggetti privilegiati l’evoluzione umana e il tema delle razze; nonché per la sua produzione narrativa, tra fiction, autobiografia e documento. Per entrambe le vie, ha fornito al dibattito culturale utili antidoti a pericolose tendenze ideologizzanti e pseudo-scientifiche. La sua prosa, limpida ed efficace, e il senso innato della narrazione, ne fanno una figura singolare nello scenario italiano dove, a dispetto di Galilei, la qualità  media della divulgazione scientifica appare oggi modesta”.

venerdì 30 maggio 2014

Gruppo Libertario REMO TARTARI FERRARA COME PYONGYANG?

Pensavamo di averle viste tutte, ma par bene che le mitiche istituzioni estensi non conoscano il concetti di limite e di ridicolo. A cosa ci riferiamo? Leggete bene questa nota dell'ufficio stampa della provincia e ammirate la scarsa ponderatezza e caduta di stile che la contraddistingue:












- CLICK PER INGRANDIRE -



 


Questo capolavoro comunicativo in stile nord-coreano è stato partorito da una mente "geniale" dopo la condanna in primo grado della provincia in relazione allo scandalo sull'assunzione della signora Manuela Paltrinieri alias “La Laureata”. I giudici hanno evidenziato un “atteggiamento distante dal canone costituzionale del buon andamento della Pubblica Amministrazione”. Comunicato allucinante per una situazione ancora più allucinante ovvero il munifico e illegittimo incarico a “La Laureata”. La sentenza di primo grado, tralasciando i numeri su cui sembrano attaccarsi in provincia, è una bella botta alla già traballante immagine della gestione provinciale targata Zappaterra. 

Leggendo così il comunicato non si capisce bene a chi sia rivolta l'ammonizione nord-coreana, per fare il 2+2 quindi invitiamo a leggere l'interessante risposta (questa si ponderata e per di più tecnica n.d.r.) a firma di Marco Zavagli apparsa in data odierna e intitolata “Per noi il danno erariale è di pubblico interesse” ... bellissima: dopo il ceffone giudiziario, il ceffone mediatico!


 


Se è vero che secondo i dettami della giustizia borghese esiste la presunzione di innocenza fino all'ultimo grado di giudizio, ci chiediamo: cosa avrebbe dovuto fare la stampa? Forse ignorare il fatto? Farlo passare sotto silenzio per propagandare il mito della “buona politica” della sedicente sinistra? Ma in provincia chi di dovere un briciolo di pudore mai? Una minima cognizione del senso del ridicolo mai? Una minima cognizione di ciò che è l'impianto legislativo, atto eviterebbe questa ed altre dequalificanti scenette a cui ci hanno abituato, mai?



 









Per qualcuno dovremmo essere così ... che ne pensi Marcellina?.........................CONT.   Gruppo Libertario REMO TARTARI

mercoledì 28 maggio 2014

PD diversamente vincitori e sanitari nella regione rossa (Nonostante Matteo...)

*segnalato da G. Franchi

la casta rossaDalle prime ore di questa mattina i carabinieri del Nas di Parma e i colleghi dell’Arma territoriale di 16 province e 8 Regioni stanno eseguendo sequestri preventivi di beni per oltre un milione di euro a pubblici amministratori di un ospedale per appalti pilotati. Nell’operazione, chiamata ‘Last business’, risultano indagate 63 persone. L’indagine coordinata dalla procura della repubblica di Modena ha smascherato un sistema di tangenti per l’acquisto di strumentazioni mediche e per l’affidamento di lavori al Policlinico di Modena. In particolare i pubblici amministratori procedevano, attraverso appalti pilotati, all’aggiudicazione di lavori e forniture di strumentazioni mediche con la procedura dell’individuazione diretta della ditta senza rispetto dei principi della libera concorrenza e della scelta del contraente in violazione delle norme del Codice degli Appalti. Tra gli indagati anche l’ex direttore generale del Policlinico, suoi stretti collaboratori e professionisti, responsabili a vario titolo di associazione per delinquere, corruzione, abuso d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, riciclaggio.,,,,,

CONT  IL FATTO Q.....

martedì 27 maggio 2014

Autori Vari, Dodici giovani narratori (Este Edition eBook)


Este Edition  Catalogo eBook

Questa antologia di dodici racconti di giovani soci del “Gruppo Scrittori Ferraresi” si propone, nella varietà dei temi trattati e nei differenti linguaggi usati, come specchio della letteratura giovanile contemporanea, che evidenzia disagi esistenziali e la fuga verso l’altrove, àncora del sogno. L’acuta prefazione di Roberto Pazzi è il generoso giudizio dello scrittore di fama che incoraggia i protagonisti a proseguire sulla strada intrapresa.


Gianna Vancini (Presidente GSF)


Gli autori

Alberto Amorelli, Andrea Biscaro, Dario Cavaliere, Donatella Ferri, Sergio Fortini, Chiara Fraternale, Nicola Lombardi, Diego Matteucci, Daniele Modica, Alessandro Moretti, Piergiorgio Rossi, Romano Sgarzi.

lunedì 26 maggio 2014

Flop 5 Stelle? Ferrara is Death e Renzi boom in Europa ma ora aut aut

 

asino-rosso-logo2013.jpgCome leggere l'indubbia sconfitta dei 5 stelle a Ferrara e in Europa, la vittoria  clamorosa quindi del PD di Renzi in Europa, ma anche  del suo ogm venuto male  Tagliani a Ferrara? Due gravi errori già si segnalano dai soliti commenti servili e politichesi. Per Renzi il non previsto exploit (nessuno l'aveva calcolato... neppure il PD) è la sfida finale verso sè stesso: al potere come rottamatore, poi, magari spesso non per colpa sua...  ...  Che esultano questi qua a Ferrara , che centra il Calvano renziano per convenienza nel recupero? Piu legittimo Merli ma non ha innestato lui o Marattin alcuna rottamazione a Fe, anzi..Grillo flop e chi lo nega ma a quale prezzo? Marina Le Pen? Gran successo del PD per il futuro o successo conservatore? E senza Grillo, violento solo On Line,,, quelli del PD poco da stare allegri... ora la crisi continua e scenari pericolosi, non dai seguaci di Grillo, ma dai nuovi cani sciolti incontrollabili.... O Renzi davvero cambia il PD e anche a Ferrara, qua anche se Tagliani bis o commissariamento o città senza avvenire... Coglioni Vecchi e exracomunitari... Contenti loro....Quanto a Grillo..., il flop della democrazia estrema diretta... la base troppo non ingenua ma debole le rivoluzioni le fanno le avanguardie non i popo--ulismi estremi: meno moralismo alla Travaglio ipocrita e non credibile, gli umani vogliono il piacere non società perfette... E il piacere non è la decrescita infelice. la revolution felice... Che con Grillo è funzionata solo con .. Grillo e Casaleggio... e a FERRARA nulla da fare nonostante l'ottima Sirena Ilaria Morghen, ma bravi ragazzi non bastano, il team debole e poco esplosivo e espansivo, alla ferrarese...


 

Luca Antonucci - Papa Luciani. Un lampo di stupore (Este Edition eBook)

Papa Luciani. Un lampo di stupore

Este Edition  Catalogo eBook

AUTORE Luca Antonucci


Luca Antonucci è nato nel 1964 a Ferrara. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1988, ha svolto la professione per vent’anni tra quotidiani, periodici ed emittenti radiotelevisive locali. Attualmente lavora come manager didattico presso l’Università di Ferrara, dove nel 2008 si è laureato in Comunicazione pubblica, della cultura e delle arti.


GENERE Saggistica


ISBN 978-88-6704-078-0


PREZZO € 7,00


PAGINE 364


ANNO DI PUBBLICAZIONE 2012


CONTENUTI


Un pontificato breve, sorprendente, unico: è stato un vero e proprio lampo di stupore, quello che nel 1978 Albino Luciani ha irradiato in tutto il mondo. Giovanni Paolo I, nonostante sia stato Papa di soli trentatré giorni, ha saputo “bucare lo schermo” come un vero professionista della comunicazione, colpendo per il suo lessico innovativo, per l’avversione al protocollo, per scelte rivoluzionarie come la rinuncia al plurale maiestatis, alla tiara e alla sedia gestatoria. Albino Luciani non ha mai smesso di stupire, dal primo all’ultimo momento. E proprio per la sua capacità di fare sempre notizia, in questa pubblicazione riviviamo la sua rapida parabola in San Pietro ripercorrendo “in diretta” le cronache di sei quotidiani italiani di allora, per vedere - nell’immediatezza e nel coinvolgimento dei loro commenti a caldo - come ciascuna “voce” abbia interpretato in maniera esclusiva questo papato così speciale.

sabato 24 maggio 2014

M5Stelle: Compagni 3.0 Casaleggio incita il nuovo popolo libero in nome di Enrico Berlinguer

Tecnopolitica-Grillo-Chaplin-poesia-visiva-di-fvtvrgverra.jpgIl guru (INFORMATICO DOC!)  stellato replica a Renzi incitando i grillini a urlare il nome dell'ex leader del Pci: "Fatelo sentire fino a Palazzo Chigi" - a cura di Agenzia VISTA / Alexander Jakhnagiev


VIDEO

Ferrara - Rendine e i giovani della Meloni contro l'ex sindaco Tagliani (e al ballottaggio con la Morghen e i 5 Stelle')

IMG_20140517_183005Rendine: “Taglieremo i parassiti dalle partecipate”


Focoso comizio elettorale in piazza Savonarola


http://www.estense.com/?p=385094

Comincia in dialetto il comizio del duo Francesco Rendine – Massimo Masotti, e continua a snodarsi in piazza Savonarola, davanti a un centinaio di persone, fra un sgnor dutor e un sgnor inzgner, partendo dal primo cavallo di battaglia rendiniano: la rinuncia a farsi finanziare da altri la campagna elettorale. “Tagliani invece ha ricevuto dei finanziamenti – attacca il candidato sindaco –: si sentirà libero nel dare gli appalti? E se il figlio dell’imprenditore che l’ha finanziato parteciperà a un concorso in Comune, non sentirà un certo languorino?”. Questa è la Giustizia di cui parla il simbolo, mentre l’Onore è rispettare la parola data e la Libertà il lavoro, “perché l’uomo che non lavora è soggetto a cento soprusi e ricatti, in balia del capetto di turno”.

Il sindaco Rendine risolverebbe il problema del reperimento risorse col taglio ai costi della politica e della macchina comunale. “Qui ci sono troppe partecipate – ha continuato ieri pomeriggio davanti alla statua del Savonarola –, e in ognuna Consigli d’amministrazione e Collegi dei revisori, tutti con politici ed ex politici. Tanto per non fare nomi, Palombo – ex sindaco di Vigarano, oggi presidente Acer, ndr – e Carrara – già assessore provinciale, oggi direttore Acer, ndr –. Solo noi, che non siamo legati ai partiti, possiamo tagliare questa masnada di parassiti”. Confermato anche il dimezzamento delle indennità di sindaco e assessori, con un risparmio di un milione e 450mila euro in tre anni.


Da tutti questi tagli dovrebbe arrivare una decina di milioni di euro nel corso dei cinque anni, soldi necessari se si vogliono ridurre le tasse comunali sulle nuove imprese “del 75% nel loro primo anno di vita, del 50% nel secondo e del 25% nel terzo” ha annunciato l’avvocato Tosca Cappabianca, che nella giunta Rendine farebbe l’assessore alle attività produttive, impegnandosi anche a “far girare le pratiche tra gli uffici, non chi vuole aprire qualcosa in città”. In certi quartieri della città, Gad in primis, andrebbe ridotta l’Imu sulla prima casa, perché se è vero che l’aliquota è al minimo, “ci sono immobili con una rendita catastale da 150mila euro mentre il loro valore commerciale è un decimo – ha ripreso Rendine –: un sindaco dovrebbe far riveder queste situazioni”.


Di sicurezza si occuperebbe il maresciallo dei Carabinieri in congedo Natale Ombra, per smettere di avere poliziotti municipali “che si girano dall’altra parte quando succede qualcosa o che vanno a cercare qualcuno che ha parcheggiato fuori dalle strisce per andare in ospedale: dovranno piazzarsi nella zona Grattacielo e chiedere i documenti a tutti quelli che si aggirano lì con fare sospetto”.


Lo stesso Masotti sarebbe invece delegato alla Cultura. “Bisogna riuscire ad entrare in qualche circuito – ha detto in proposito –: abbiamo già contatti per un Girolamo Frescobaldi Festival e per far diventare la nostra una città di studi sul vivere nella città murata”.


Sui temi ambientali (ad occuparsene sarebbe un altro avvocato, Paola Zavarini), Rendine si schiera con i No-Centrale ma non con i No-Inceneritore. “Il pattume può anche essere bruciato – ha detto – ma non è giusto che si inquini la città bruciando anche quello di Napoli o di Forlì. Che vantaggio ne avremmo? La combustione da rifiuti inquina molto, mentre il metano inquina pochissimo perché ha una combustione stechiometrica. Sarebbe pertanto meglio sovrariscaldare il fluido geotermico col metano, visto che Hera ci fa pagare l’acqua calda esattamente come se avessimo una caldaia a metano. L’inceneritore va depotenziato al minimo indispensabile per soddisfare i soli bisogni di Ferrara. Non va usato per bruciare pattume da altre città con business di Hera ed “aria pesante” per i ferraresi”.


........................Giorgia Meloni


È arrivata in Largo Castello guidando una Fiat 1100 Giorgia Meloni, che prima di entrare in Camera di Commercio ha srotolato da una finestra della fortezza un tricolore di dieci metri, davanti alla quale ha registrato un con lo smartphone un breve video postato sulla sua pagina Facebook.


Sopra, nella sala della Camera, ad aspettarla c’erano almeno 140 persone, che le sono grate “per aver fatto ardere di nuovo la fiamma sulla scheda elettorale, non certo nei nostri cuori dove non si era mai spenta” ha detto il candidato alle europee Alberto Balboni, seduto al tavolo dei relatori a fianco di Meloni, Mauro Malaguti e del candidato sindaco Vittorio Anselmi.


“Sono i cittadini che hanno il potere, sono gli Italiani a decidere, non i sondaggi o Bruno Vespa” ha esordito lei, ricordando che “non esistono battaglie perse in partenza”: domenica 25 Fratelli d’Italia si gioca il tutto e per tutto, visto che se non arriverà al 4% non riuscirà a mettere piede nel Parlamento Europeo.


Ma una volta là, cosa farebbero i suoi deputati? “C’è bisogno di una classe politica che difenda gli interessi nazionali – ha continuato in Camera di Commercio –: in questi anni in Europa siamo andati a prendere ordini, chiedere scusa e dire che faremo i compiti a casa”. Con risultati nulli, visto che dopo la “sostituzione di un governo poco incline – quello Berlusconi, ndr – con altri più compiacenti i nostri fondamentali sono peggiorati, e abbiamo firmato trattati per cui dal prossimo anno dovremo partire con macellerie sociali fino a 75 miliardi l’anno, quando è difficile trovarne sei”.


Allora sono “cretini”, questi euro burocrati? “Forse no – continua la leader di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale –, visto che a qualcuno può far comodo mettere in ginocchio la seconda potenza manifatturiera europea, per poi venire a comprare i nostri asset”. È normale che gli altri governanti europei facciano l’interesse del proprio paese, “ma è scioccante che siamo noi a remare contro noi stessi: io non considero normale che Monti, Letta e Renzi, un ragazzo che ha visto troppi film americani, facciano gli interessi tedeschi. Si è mai visto un Presidente del Consiglio che deve farsi bollinare le riforme? Il 17 marzo doveva restare in Italia a festeggiare la nostra unità, non andare dalla Merkel a fare un inchino come neanche Schettino al Giglio”.


Oltre ai temi economici, l’altro grande cavallo di battaglia europeo è l’immigrazione: “mi ha stufato la demagogia da salotto che finge sia solidarietà far entrare tutti e poi nella migliore ipotesi trovarli ai semafori a pulire le macchine. La soluzione della sinistra non può essere una selezione naturale per cui chi ce la fa a superare il viaggio della morte può tentare la fortuna in Italia”. Le proposte sono allora la distribuzione su tutti i 28 paesi dell’Unione degli immigrati che richiedono asilo, e anche l’accollamento dei costi alla stessa Ue, visto che costano 900 euro al mese, il doppio di una pensione minima”.


Sull’euro, Fratelli d’Italia invita a domandarsi se questa moneta unica ci conviene o no. Siccome la risposta è negativa, la soluzione è uno “scioglimento concordato e controllato” dell’unione monetaria”.....  http://www.estense.com/?p=384996

venerdì 23 maggio 2014

Marcello Veneziani, l'estetica del voto in libertà





Almeno per una volta alle prossime europee abbiamo la fortuna di esprimere un voto inutile, in libertà.









Non è un voto sul governo ma per eleggere un Europarlamento che serve a poco. Dunque ci possiamo permettere il lusso di votare secondo ragione e sentimento. In purezza. E allora potremo dar libero sfogo ai nostri pensieri. Suggerirò, a titolo personale, con che spirito votare, non chi votare. Innanzitutto votiamo come se fosse un referendum sull'Unione europea, e se non ci piace diciamolo chiaramente: bocciamo chi la comanda e i diktat che impone. Mandiamo un messaggio simbolico all'Unione europea.

C'è poi, mai come stavolta, una parata di partiti personali, ridotti al nome del loro leader. E se votassimo controcorrente per un'idea d'Europa, un'idea di politica, di governo e di civiltà piuttosto che per la faccia di un attore politico? So quanto è difficile trovare un barlume di idee nel panorama, ma se stavolta fosse il criterio giusto? Votare per un ideale o almeno per la sua ombra... Ciascuno il suo, s'intende. Voto inutile? Sì, ma il suo contrario non è oggi il voto utile, è il voto nocivo. Se non si vota sul governo, votiamo solo per rabbia? No, in mancanza d'uomini, votate per le idee. Non si vedono neanche le idee? Ma le idee possono essere invisibili, gli uomini no. Non resta che annusarle nell'aria, intravederle fiammeggiare nei simboli, balenare nelle storie e avvertirne una traccia nel linguaggio che ricorda vagamente qualcosa che ci era familiare... Nostalgia dell'avvenire, diceva uno che morì oggi.

IL GIORNALE



giovedì 22 maggio 2014

Ferrara, Ilaria Morghen M5Stelle prenota il Municipio, nonostante la stampa venduta al PD, associazione a dipingere

Ferrara, Piazza Savonarola, diversamente comizio finale del M5Stelle Ferrara, con  - protagonisti-  figure di spicco naziionali- e - naturalmente -  la futura sindachessa Ilaria Morghen, il primo sindaco donna per Ferrara, dalla ... Resistenzaa! (1945-48) e poi il PD diversamente renziano locale, anzi anti-renziano persino (iperbole significativa e significante...) del mafiodemocristiano Tagliani, pseudo post PCI (ma gli alzheimer ferraresi in buona fede, sia ben chiaro, purtroppo ci credono!).   Piazza gremita, oltre misura, nonostante il ben noto (tranne ai giornalisti locali) editto anti M5Stelle della premiata ditta Tagliani/Partito Democristiano....  E  alcune ad hoc bombe eleganti (altro che "bastardi") verso la casta culturale Ferrara Arte  PD, di alcuni dei 5Stelle parlamentari nazionali o regonali (ma i pennivendoli locali forse manco lo sapevano..). Poi, un 10 minuti straordinario della futura sindachessa, Ilaria Morghen: bravissima a condensare  un Attack Ferrara, degno del film di Tim Burton,  contro l'intera Casta Ferrara PD, politica, economia, cultura, anche people (raro non leccaculismo al popolo!).  Ma i media locali?  Li abbiamo visti, ridicoli, roba da segnalazioni dirette all'ODG dei Roma (e per la cronaca già fatto!).

Neppure uno smartphone,  taccuini da prima ragioneria anni '70..,

TELESTENSE,  SCANSIANI- NUOVA FERRARA -  BENDIN E LOLLI - RESTI DEL CARLINO- MANCO E' DIRETTORE- ZANGARA BACIA PILE DI TAGLIANI E CRONACA COMUNE FE... LA PRAVDA (UNICA IN EUROPA) FERRARINA- COME DICEVA IL GRANDE ROBERT FREAK ANTONY " NON C'E' GUSTO A ... FERRARA A ESSERE INTELLIGENTI- FELTRINELLI- NON FAUST EDIZIONI!"

GIORNALISTI A DIPINGERE...  NEL LIBRO CUORE DIVERSAMENTE PAGA DEL PARTITO DEMOCRISTIANO PD  TAGLIANI EX SINDACO!

 

mercoledì 21 maggio 2014

Marcello Francolini: Urbanesimo e spazi interspaziali


Le durissime polemiche seguite alla pubblicazione del rapporto Ichese hanno una doppia valenza. La prima riguarda il contenuto scientifico del rapporto (la possibilità che la sequenza sismica di due anni fa sia collegata con le attività di estrazione nel campo di Cavone), la seconda il fatto che il contenuto del rapporto è stato tenuto nascosto dalla Regione Emilia Romgna.


Il secondo elemento rischia, alla lunga, di essere molto più devastante della possibilità che il terremoto sia effettivamente collegato alle attività minerarie. Se nella società del rischio i cittadini dovranno abituarsi in un prossimo futuro all’ “incertezza” della scienza moderna, la loro insofferenza nei confronti del silenzio delle istituzioni è già arrivata a un livello di guardia. Prima o poi ci abitueremo a ragionare civilmente – ed è un segno di maturità scientifica- degli incerti confini del “principio di precauzione”, ma già ora non tolleriamo più la mancanza di informazione e trasparenza sui dati che riguardano la nostra vita.


Qui sta il vulnus gravissimo inferto dal silenzio della Regione: nell’aver minato la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nel rapporto che esse hanno con la scienza e con gli esperti.


Un silenzio assordante, quello della Regione, silenzio che apre il campo a tutte le congetture, e finisce per legittimare ogni sospetto. “Non si può non notare un tentativo di tenere tutto riservato e una notevole ‘sensibilità’ da parte di certi personaggi in questa vicenda.”, ha dichiarato a estense.com Enzo Boschi, geofisico, docente all’Università di Bologna, ex presidente dell’Ingv e fino al 2000 presidente della sezione Rischio sismico della Commissione grandi rischi. È la modalità stessa in cui il rapporto è stato redatto, secondo Boschi, che è uno dei massimi esperti italiani, a legittimare il dubbio che non si volesse dare una chiara informazione “Trovo profondamente scorretto -ha dichiarato a estense.com- che il rapporto sia scritto in un linguaggio estremamente tecnico con tabelle e figure scarsamente o male spiegate. Oltretutto in inglese! Come se volutamente le cose non dovessero risultare troppo chiare. Un simile rapporto ha un impatto importante su un gran numero di persone – continua Boschi – che non hanno una preparazione specialistica ma che sarebbero benissimo in grado di capire con spiegazioni adeguate.” Non sarebbe stato dunque molto più corretto da parte della Regione ammettere l’esistenza del rapporto, rilevarne gli eventuali limiti di contenuto scientifico e chiarezza esplicativa, coinvolgendo magari i cittadini dei comitati (e i loro onnipresenti esperti) nel richiedere un “supplemento di indagine”? “Se queste cose si dicessero apertamente ci sarebbe un forte recupero di credibilità!”, conclude, su questo punto, Boschi. Perché dunque non si è seguita questa strada?


Silenzio degli scienziati e immobilismo dei politici
Che la comunicazione nel campo del rischio sismico sia in un profondo stato di empasse, con possibili gravissime conseguenze, lo aveva dichiarato recentemente anche Gianluca Valensise, dirigente di ricerca all’INGV di Roma, recentemente ospite a Ferrara per la presentazione del volume, “L’Italia dei disastri”, di cui è curatore insieme a Emanuela Guidoboni, direttore del Centro euro-mediterraneo di documentazione eventi estremi e disastri. In un’intervista rilasciata alla rivista Science on line in occasione del quinto anniversario del terremoto de L’Aquila, Valensise afferma che, nonostante da allora qualche progresso sia stato fatto nel rapporto fra comunità scientifica e cittadini che chiedono di essere informati sull’evolvere delle sequenze sismiche, molti scienziati dopo il processo abruzzese “tendono a condividere le informazioni critiche solamente fra loro”.


Dunque, secondo Valensise, siamo ancora sostanzialmente al 2012, quando in seguito alla sentenza de L’Aquila si dimise la Commissione grandi rischi, lasciando un vuoto di informazione pericolosissimo. In effetti, molti sismologi, afferma Valensise, hanno assunto un diverso comportamento nella comunicazione dei loro risultati, dovuto in buona misura anche alla paura di quanto successo. Il risultato è “una situazione di confusione degli attori coinvolti: scienziati, protezione civile, amministratori locali e cittadini.” Pertanto, in base a questo quadro, la “filiera” che dovrebbe collegare in maniera virtuosa gli esperti con i cittadini passando per le istituzioni è già bloccata al primo passaggio.


Il risultato previsto da Valensise è da brivido: “siamo in molti a sospettare che in Italia i prossimi terremoti distruttivi coglieranno di nuovo di sorpresa, per lo meno i cittadini e gli amministratori”.


E gli amministratori che fanno, che in questo silenzio surreale in cui è chiaro che più che il desiderio di oblio dei cittadini conta la mancanza di comunicazione delle istituzioni? Che hanno fatto in questo periodo di “pace” che, come ci è stato ripetuto tante volte, è quello fondamentale per arrivare preparati al terremoto prossimo venturo?


Anche questa parte della filiera mostra tutta la sua debolezza, lasciando i cittadini inermi. Nella nostra città – a quasi un anno dalla pubblicazione del Piano di protezione civile – non sappiamo ancora quali percorsi seguire in caso di terremoto (o altra calamità) per raggiungere l’aree di attesa in cui non è pericoloso fermarsi e giungeranno i soccorsi: manca la segnaletica e nessuno ha le mappe con gli itinerari sicuri.


Cosa è stato fatto della microzonazione perché gli abitanti del nostro Comune sappiano che “terreno hanno sotto i piedi”, visto che da questo, in ultima analisi dipende molto della loro capacità di intervenire sulla sicurezza delle loro abitazioni?


Che sappiamo – noi e le autorità istituzionali – della sicurezza sismica degli impianti a rischio di incidente rilevante del Polo chimico?
Perché, partendo da esempi di buone pratiche (come quelle di Battiamo il sisma), non sono state realizzate attività di comunicazione di massa che coinvolgano attivamente i cittadini nella responsabile gestione del rischio?


Scenari inquietanti
Ignoranza? paura? ignavia? colpevole superficialità? piccoli interessi di bottega (di cui molto si è visto)? In questo mix – in varie proporzioni – di elementi potrebbe esserci la spiegazione di questo silenzio. Così, mentre monta la frustrazione dei cittadini, mentre cresce il loro sospetto che dietro ogni silenzio si celi un inganno, inevitabilmente si finisce per prestar fede ad ogni voce.


E potrebbe esserci uno scenario molto inquietante.


“Allora io farei solo per una settimana di chiudere i rubinetti del gas e del petrolio, – ha affermato Raffaele Pignone, direttore del servizio geologico Emilia, nella puntata Shale caos della trasmissione televisiva Report – stai sicuro che tutta la gente scende in piazza che vuole una trivella non a 200 metri, ma sotto casa la vuole.”


In un quadro come questo, in cui si bloccasse ogni modalità di erogazione e di stoccaggio di gas e petrolio, un’opinione pubblica disinformata e affamata di energia farebbe salterebbe ogni distinzione fra i vari progetti e le diverse soluzioni. Senza guardare in faccia a niente e a nessuno, a quel punto, accetteremmo tutto pur di avere l’energia indispensabile.


Fantapolitica? Forse. Ma intanto la Libia, da cui ci approvvigioniamo da sud, è di nuovo in rivolta. E mentre scriviamo Putin sta concordando enormi forniture di gas alla Cina per stornare là le sue enormi riserve di gas, aggirando le sanzioni e il possibile blocco dei gasdotti che, via Ucraina, ci riforniscono da est.


Luuk Magazine



martedì 20 maggio 2014

Mario Lozzi, lettera al Papa...

Lettera aperta al Papa che mai leggerà



Di Mario Lozzi

 


 


Caro Papa,

 

so benissimo che non leggerai mai queste righe. Sono abbastanza pratico di meandri di segreteria per sapere che questo foglio non finirà neppure in un cestino. Scrivo perché per me lo scrivere è come per una donna il partorire. Bisogna farlo e basta.


Pochi giorni fa hai detto ai preti, nella confessione, di perdonare sempre e di non negare mai le assoluzioni. Io sono stato un sacerdote cattolico per 26 anni. Nel 1962 fui ordinato. Dopo quattro mesi il Vescovo di allora, in un raduno spirituale di preti fece una lunga dissertazione sul “dovere di adempiere al debito coniugale da parte delle donne” e disse che, se una si fosse rifiutata di adempiervi per tre volte di seguito, le si doveva negare l’assoluzione. Disse: “Il debito coniugale è la base solida su cui si regge la famiglia”. Poi domandò a ciascun prete cosa ne pensasse.

Io avevo confessato il giorno prima una donna: mi aveva detto piangendo che il marito, ubriaco, l’aveva rovesciata sopra un mucchio di legna tagliata pretendendo sempre “l’assolvimento del debito”. Lei, tutta pesta, era riuscita a fuggire e si confessava del peccato commesso.

Questo dissi, con tutta la prudenza che il segreto di confessione esigeva. Aggiunsi che mi pareva una cosa assurda negare una assoluzione ad un azione che, in quel caso, non pensavo avesse nemmeno una relazione col “peccato”, almeno per quanto riguardava lei.

cont  DESTRUTTURALISMO....    MARIO LOZZI

*BLOG A CURA DI M.A. PINNA

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 1966 VINTAGE AI...   Luca Oleastri Amministratore Esperto del gruppo in Letteratura di fantascienza   · s n e o p r d S o t 8 0 g 8 2 f m 6...