Visualizzazione post con etichetta antonio saccoccio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta antonio saccoccio. Mostra tutti i post

venerdì 21 luglio 2017

Roma, Vitaldo Conte e la Festa Oscura



Il suono delle barbare e dei barbari sognanti ricerca la notte per celebrare la Festa Oscura. Le loro maschere dannate aspettano il bianco dell’alba… 
La Ritual Trans-Orchestra del Pulsional Rumore ritorna in azione per l’Estate Romana. Ideazione di Vitaldo Conte. Con Helena Velena, Vitaldix T Rose, Antonio Saccoccio, Giuseppe Savino, Michele Tuozzolo e altri. 
Appuntamento davanti all’Atelier Montez, via di Pietralata 147 / A-B: ore 21:45 di venerdì 21 luglio 2017: per perdersi poi nei rumori e negli abbracci della notte….

Dopo la Ritual FestArte  a Roma,  le improvvisazioni sonore-rumoristiche a Bassano Romano, il Flashmob bianco del solstizio d’estate a Roma (Villa Massimo)... 


giovedì 14 maggio 2015

sabato 9 maggio 2015

Art Politik Futuro Marcia per il Reddito di Cittadinanza-Esistenza

Il 9 maggio il M5S organizza una marcia pubblica per il reddito di cittadinanza.
Una battaglia di civiltà. Una battaglia per l'evoluzione. La fratellanza e la solidarietà sono valori universali.
Nessuno è libero se non ha la garanzia dell'autosufficienza. E se un cittadino non è libero, allora è un suddito sottomesso.
Abbiamo tolto il futuro ai giovani. Questo è il primo passo per il riscatto.
5 Stelle Latina in MoVimento organizzerà il trasporto in pullman da Latina per chi vorrà partecipare.
I dettagli nei prossimi giorni.
Stay tuned.

Per prenotazioni e informazioni: 5stelleltinmovimento@gmail.com

http://www.meetup.com/5-Stelle-Latina-in-MoVimento/events/221944760/

http://www.beppegrillo.it/2015/04/9_maggio_marcia_per_il_redditodicittadinanza.html


*con Antonio Saccoccio, futurista 5Stelle Latina in MoVimento

venerdì 27 marzo 2015

Marinetti 70 presentazione a Roma 31 3 marzo 2015



 

Martedì 31 marzo alle 17.00 presso l'Aula Magna di Palazzo Sora (Roma, Corso Vittorio Emanuele II, 217) sarà presentato il libro "Marinetti 70: sintesi della critica futurista", a cura di Antonio Saccoccio e Roberto Guerra, Armando editore, Roma, 2015.
Nel volume - tra gli autori -  i principali studiosi attuali del futurismo  quali Enrico Crispolti, Paolo Valesio, Simona Cigliana, Günter Berghaus, Gino Agnese, Giordano Bruno Guerri, Giorgio Di Genova, Riccardo Campa, Pierfranco Bruni, Vitaldo Conte, Massimo Prampolini, Patrizio Ceccagnoli, Giancarlo Carpi, Luigi Tallarico, Miroslava Hajek, Giovanni Antonucci, Massimo Duranti, Francesca Barbi Marinetti.). Per l'occasione. Intervengono: Giovanni Antonucci: Marinetti e l'azione spettacolo; Francesca Barbi Marinetti: Nonno Marinetti; Antonio Saccoccio e Roberto Guerra Marinetti 70; Luigi Tallarico: Marinetti spirito religioso. Presiede: Francesco Mercadante. Evento a cura del Sindacato Libero Scrittori Italiani (Roma). Guerra, futurista ferrarese, nello specifico, definito da tempo dallo stesso Riccardo Roversi (Il Resto del Carlino), il più significativo poeta futurista attuale, illustrerà la nuova poetica futurista e transumanista di cui è promotore dagli anni '80.  Declamerà inoltre alcune poesie e presenterà un manifesto dedicato a Corrado Govoni  (Anniversario 50° quest'anno, 1965-2015).  
 

Info
http://www.armando.it/marinetti-70
https://www.facebook.com/libreriafuturista?fref=ts


domenica 22 marzo 2015

Marinetti 70, Ferrara Italia intervista Antonio Saccoccio

Per il settantesimo anniversario della morte di Marinetti (1944-2014) è stato anche edito da poco il volume “Marinetti 70. Sintesi della critica futurista”, a cura di Antonio Saccoccio e del futurista ferrarese Roberto Guerra, pubblicato da Armando editore. Nel libro, inserito nella collana Avanguardia 21, figurano alcuni dei principali storici e critici del Futurismo (E. Crispolti, G. Berghaus, G.B. Guerri, G. Di Genova, P. Valesio ecc.). Lo stesso Marinetti – episodio poco noto, segnalato da Giovanni Antonucci nel suo contributo al volume – fu protagonista a Ferrara, nel 1929, per le celebrazioni ariostesche con una conferenza in stile futurista sull’Ariosto.
Ad Antonio Saccoccio  di Roma (Università Tor Vergata di Roma) abbiamo chiesto un approfondimento.
Cosa successe a Ferrara alle Mura degli Angeli? Perché venne scelto proprio quel luogo?
Il 7 luglio 1929, in occasione delle celebrazioni per il quarto centenario della morte di Ludovico Ariosto, F.T. Marinetti tenne un discorso pubblico sulle Mura degli Angeli di Ferrara. Precisò tre anni dopo lo stesso Marinetti: “improvvisai all’enorme pubblico seduto o sdraiato sull’alto bastione fiorito e ombroso di Ferrara una lezione di Futurismo estratta precisamente dall’Orlando Furioso”. Nella prima parte del suo discorso Marinetti si scagliò contro il “feticismo passatista” nemico dell’ottimismo futurista. Successivamente elencò gli “insegnamenti ultrafuturisti” contenuti nell’opera dell’Ariosto, di cui ricordo qui i più significativi: compenetrazione tra arte e vita, velocità, aggressività eroica, passione sportiva, gioia distruttiva e creazione dell’effimero, “senso trasformista della vita”, ottimismo assoluto, sintesi, simultaneità, instancabilità, “giocondità goliardica beffatrice” e “senso aviatorio”. La conferenza si concluse sorprendentemente con il ricordo di un momento di vita familiare, in cui la “pupa Vittoria”, figlia primogenita di Marinetti, diventava il simbolo della spontaneità iconoclasta che anima bambini e poeti.
Quali influenze futuriste/marinettiane ci furono a Ferrara? Attualmente, resiste qualche eco in città?
Quando si parla di Futurismo a Ferrara non si può non ricordare Corrado Govoni, uno dei poeti più originali del gruppo futurista. Voglio ricordarvi il testo di una lettera che Govoni scrisse a Marinetti nel 1910, una lettera da cui emerge in poche righe il suo complesso rapporto con il futurismo e al tempo stesso con la città estense: “Oh il divino sopore, la deliziosa pigrizia che hanno invaso tutto il mio essere al mio giungere a Ferrara! Vi assicuro che a Ferrara solo si può realizzare il sogno di Buddha, il nirvana profondo con annientamento di pensiero e cure moleste e inerzia sensitiva. So bene che il nirvana non fa per voi; ma perché non dovrebbe essere l’ideale di un futurista distruttore come siete voi? Io credo che ogni opera di distruzione dovrebbe avere lo scopo di non più ricostruire. Allora tanto vale lasciare intatte le costruzioni esistenti, non vi pare? Dunque, distruggendo senza l’intenzione di rifabbricare, dove si arriva? Al nirvana sublime suddetto. Tutto questo per farvi conoscere che anche a Ferrara si può vivere una vita importante e amabile”. Come si può intendere, Ferrara è descritta come una città sonnolenta e passatista, ma per Govoni anche una città siffatta può avere qualcosa di amabile.
E Ferrara è anche la città di un futurista contemporaneo…
Sì, attualmente vive a Ferrara uno dei futuristi contemporanei più noti, il poeta Roberto Guerra, che conduce un’instancabile attività editoriale e promozionale. Non a caso l’instancabilità è tra le qualità futuriste da me ricordate a proposito del discorso marinettiano sull’Ariosto. E non a caso Guerra è co-curatore con me proprio dell’ultimo libro su Marinetti.

FERRARA ITALIA


martedì 3 febbraio 2015

Marinetti 70 presentazione a Roma, Galleria Edieuropa: Domenica Futurista


 


Domenica 8 febbraio dalle ore 11.30 alle ore 14.30 - Presentazione del libro "Marinetti 70. Sintesi della critica futurista", a cura di Antonio Saccoccio e Roberto Guerra, (Armando Editore, Roma), presso la Galleria edieuropa Roma - Piazza dei Cenci, 56. (*Galleria, già Editalia, dal 1966, storica per l'avanguardia italiana del/dal secondo novecento). Tavola rotonda con: Giovanni Antonucci, Francesca Barbi Marinetti, Giancarlo Carpi, Simona Cigliana, Vitaldo Conte (Vitaldix T Rose), Enrico Crispolti, Giorgio Di Genova, Massimo Prampolini, Antonio Saccoccio, Luigi Tallarico. (Nel volume Marinetti 70.. oltre ai relatori per l'evento in questione, contributi inoltre di Gino Agnese, Giovanni Antonucci, Günter Berghaus, Pierfranco Bruni, Riccardo Campa, Massimo Duranti, Roberto Guerra, Giordano Bruno Guerri, Miroslava Hajek,  Paolo Valesio)

Antonio Saccoccio è studioso delle avanguardie e del futurismo, collabora con l’Università Tor Vergata di Roma, già curatore del convegno Eredità e Attualità del Futurismo (Roma, 2013) e coautore di Manifesti Net.futuristi (Avanguardia 21, 2012.) Roberto Guerra è poeta e attivista futurista, già autore di Futurismo per la Nuova Umanità (Armando editore, 2012) e Futurismo e Transumanesimo, la poetica di Internet (La Carmelina, 2014).

intervista minima a Antonio Saccoccio

D -Marinetti… dopo 70 anni: Il ritorno del futurismo, nell’era informatica, missione compiuta? R  “L’idea di base del Futurismo fondato da Marinetti è un’idea intramontabile, è la sfida nei confronti di chi non si accorge che la realtà si trasforma e va continuamente reinterpretata, è la sfida per una costante evoluzione. I futuristi, un secolo fa, ebbero il compito di testimoniare la trasformazione della sensibilità umana per mezzo delle grandi innovazioni tecnologiche (telegrafo, telefono, cinema, automobile, treno, aereo). Il Net.Futurismo, oggi, deve essere interprete dello straordinario rinnovamento della nostra sensibilità, avvenuto in seguito alla rivoluzione neo-tecnologica. E la “rete” (net) è assunta come paradigma in grado di riassumere la sensibilità contemporanea. ”


INFO:
06 64760172
edieuropa@tiscali.it

EXIBART


giovedì 15 gennaio 2015

Marinetti e il fallimento della critica ideologica

Antonio Saccoccio


L'operazione anti-Marinetti, fallimento della critica militante


Il disegno volto ad oscurare una figura di primissimo piano come Filippo Tommaso Marinetti è stato perseguito dalla critica italiana con un’insistenza e una caparbietà irriducibili. Qualsiasi “Signor Nessuno”, aspirante poeta o romanziere, si è guadagnato parole bonarie dai nostri critici compiacenti, qualsiasi raccolta poetica di basso profilo ha ottenuto lodi e pagine antologizzate. Ma non era compito dei nostri critici valutare i pregi di costoro. Erano tutti tesi in uno sforzo sovrumano ad annientare il fondatore dell’unica avanguardia che abbia avuto il nostro paese. Se oggi ci ritroviamo un paese che ignora il futurismo e Marinetti, e, peggio ancora, li giudica negativamente, lo dobbiamo a questi critici militanti. Si è trattato di una vera e propria operazione squadristica contro Marinetti e contro il futurismo, che ha visto in prima linea i critici marxisti, spalleggiati all’occorrenza da liberali e cattolici. Per decenni nessuno (se non pochi valorosi) ha difeso Marinetti. E' importante sottolineare che i danni derivanti da questa ignoranza non restano nell’ambito della pura cultura artistico-letteraria, ma sconfinano in tutti i settori dell’agire umano. Se oggi l’Italia è sotto molti punti di vista un paese arretrato, è anche perché l’Italia ha rinnegato il futurismo.
Le forze propulsive azionate dal futurismo sono ancora attive in tutto il mondo, ma proprio qui in Italia si è sempre tentato di arginarle, perché non si è voluto e non si vuole ancora riconoscere a Marinetti il merito di aver creato un movimento d’avanguardia che ha influenzato, nel corso del secolo scorso, tutto il mondo sviluppato.
Sarà bene rileggere la seguente acuta pagina di Luigi Tallarico, che è un vero storico dell’arte, non uno dei tanti servi di partito.
“L’operazione anti-Marinetti ha come punto focale, da una parte, l’animosità politica di certi ben qualificati esponenti della cultura di sinistra, che sulla base dell’affermazione di Walter Benjamin (peraltro espressa nel 1936, cioè nel momento più cruciale della lotta degli antifascisti, ridotti a manutengoli dell’imperialismo moscovita), considerano il “doppio risvolto, idealizzante ed estetizzante” di Marinetti, che avrebbe, nientemeno, “trattenuto l’insieme del movimento in una zona superficiale e, in ultima analisi, negativa davanti ai più brucianti temi moderni, impedendogli di uscire dall’ipoteca reazionaria, di compiere cioè il passo dallo stato d’animo rivoltoso all’azione autenticamente rivoluzionaria” (Mario De Micheli); e – dall’altra – il convincimento che ad influenzare positivamente lo svolgimento del movimento marinettiano sia stata la fortunosa e limitata acquisizione al futurismo di alcuni grossi nomi nel campo delle arti figurative. È da osservare che quest’ultimo giudizio aveva ottenuto una certa considerazione, negli anni precedenti alla ultima guerra, quando, per intenderci, si parlava, sia pure mal volentieri, di un Boccioni, di un Balla, di un Sant’Elia o di un Prampolini, ma non si dava assolutamente credito, per esempio, al teatro marinettiano e agli esperimenti linguistici della poesia visiva. Senonchè, soltanto di recente, questo giudizio è stato rigettato dalla critica più avveduta, che ha definitivamente riconosciuto come, senza Marinetti, tutto il futurismo – anche nel campo “scontato” dell’arte – non sarebbe mai esistito. L’altro giudizio, alquanto di maniera, che viene invece formulato, ancora oggi, da alcuni ritardati e attardati antifascisti (è da rilevare che Lenin, Lunaciarsky e Gramsci avevano, al contrario, intravisto la portata “rivoluzionaria” del futurismo), è rimasto come un galleggianti senza freno, perché legato a distorti pregiudizi e a vecchi schemi, che il pensiero moderno, nonostante il nostalgico odierno “ritorno” in Italia di un marxismo e di un liberalismo, già superati da oltre mezzo secolo, ha svuotato di ogni contenuto politico e di ogni valore cogente"

Tutto molto chiaro. Assistiamo ancora oggi, e sono passati decenni dalle parole di Tallarico, a questi pregiudizi anti-futuristi, ormai bollati da quasi tutta la critica, ma ancora molto diffusi negli ambienti di quella che chiamo “media cultura” (che è poi “presunzione di cultura”, “cultura consumista”).
Per coloro che invece vogliono ben comprendere la natura del futurismo e del pensiero di Marinetti, ancora più illuminante è quanto Tallarico chiarisce poco dopo. Sono considerazioni di una disarmante chiarezza, considerazioni che, partendo dal rapporto arte-politica, arrivano ad affrontare quel rapporto tra arte e vita che è alla base del pensiero futurista.

“Prima di concludere, mi siano consentiti due ultimi rilievi, che certamente non piaceranno ai conformisti, ai politici e ai gazzettieri del regime, che hanno abituato l’opinione pubblica alla reticenza, se non alla distorsione vera e propria della verità: Primo, la scelta politica è nata in Marinetti contemporaneamente con la ricerca poetica (“non fa dell’arte se non chi fa della guerra”), contro i teorizzatori liberali delle presunte “autonomie” della teoresi e della prassi, nonché controgli attuali falsificatori di un Marinetti, “intrappolato” dal fascismo, per l’offerta di uno scranno accademico; Secondo, il futurismo e Marinetti non hanno mai considerato la politica “come l’unico mezzo ideoneo a trasformare la vita dell’uomo”, con ciò scongiurando la caduta dell’arte in quell’esplicito e dichiarato contingentismo di carattere politico e sociale, come abbiamo già detto, e che rappresenta oggi, a comunismo trionfante, uno degli aspetti più vacui dell’odierna caduta dei fenomeni estetici, nullificati fino alla operatività politica vera e propria. Al contrario, invece, l’arte, per il futurismo – come ha scritto Calendoli – “può trasformare la vita dell’uomo e renderla più piena, più felice: l’immagine, ove sussista come tale, è perennemente tesa alla trasformazione della realtà. E perciò l’arte non è oggetto, ma atto. Fin dalle prime manifestazioni il futurismo supera il concetto dell’arte come contemplazione e contiene i principi di un’arte che è comportamento, che è sfida, che è vita da vivere, che è gioco supremo, che è partecipazione, che è lotta, che è, infine, esplicitazione dinamica di un programma”.

Queste parole di Giovanni Calendoli dovrebbero restare scolpite nella mente di ognuno di noi. L’arte non come oggetto, ma come atto, azione, sfida continua, e ancora come “esplicitazione dinamica di un programma”.



martedì 13 gennaio 2015

Futurismo barbaro 2.0

Antonio Saccoccio


Per una nuova marcia del coraggio, barbara e futurista


 
«Vigliacchi! Vigliacchi! vigliacchi!» scriveva Boccioni nel suo Pittura scultura futuriste (1914), urlando il proprio disprezzo per le abitudini servili degli italiani del tempo. Era profondamente indignato (qualcosa di molto lontano dall’indignazione modaiola di oggi), perché in Italia ci si attardava «nella coltivazione delle muffe del passato» e si aveva «per vigliaccheria, l'odio del nuovo».
Abbiamo bisogno solamente di coraggio. L’Italia manca di coraggio. Gl’Italiani non sono abbastanza coraggiosi (intendo: spiritualmente). É necessaria una cura di coraggio. La storia, la cultura, l’ingegno: bellissime cose (per i vigliacchi) ma non valgono assolutamente il coraggio.
Queste parole sono invece di Giovanni Papini, altro campione del libero pensiero, altro eretico a tutto tondo. La sostanza non cambia. Papini volle scrivere questa sua Marcia del coraggio (1913) per sostenere l’assoluta necessità di essere ancora più audaci di quanto lo si fosse in quel momento (ed erano gli anni futuristi di «Lacerba», rimasti insuperati per temerità). Il coraggio alla base e prima di ogni tentativo di pensiero e azione.
Noi stessi che cantiamo il coraggio, che invochiamo il coraggio, che predichiamo il coraggio, che abbiamo fatto del coraggio il nocciolo della nostra arte, il motivo del nostro pensiero, la regola della nostra vita — noi stessi che abbiamo più coraggio degli altri, più coraggio di tutti e che ci vergognamo dell’altrui vigliaccheria come di un nostro disonore — noi stessi che abbiamo tentato di sradicare i rispetti umani, i rispetti artistici, i rispetti ragionevoli e altre religiosità e venerazioni e devozioni pubbliche e generali noi stessi non siamo abbastanza coraggiosi.
Ecco, forse dovremmo iniziare a chiederci perché occorra andare indietro di un secolo intero per ritrovare dell’autentico coraggio. Il coraggio di scrivere e dire ogni giorno quello che scrivevano e dicevano i vari Boccioni, Marinetti, Papini, Pratella, etc.
È inutile cincischiare: ancora oggi chi ha davvero a cuore le sorti dell’umanità (la propria umanità e l’Umanità in toto) deve avere prima di tutto coraggio. Inutile affermare altri magnifici ideali, inutile prospettare ulteriori visioni del mondo, se prima non ci armeremo di autentico coraggio. Solo il coraggio potrà condurci alla svolta di cui abbiamo bisogno.
Partiamo pure dalla considerazione che viviamo un periodo assai cupo della storia del genere umano (ma abbiamo mai goduto di un periodo davvero sereno?), in cui siamo ormai asserviti ai meccanismi perversi avviati dalla modernità e impaludati nell’apatia dell’habitus postmoderno. Probabilmente siamo in condizioni peggiori rispetto a quelle di un secolo fa (quando la modernità sembrava promettere meno catene e più libertà). Ora, se desideriamo uscire dalla gabbia moderna e dalla melma postmoderna (mai mix fu più deleterio), dovremo procedere con un’audacia smisurata, lasciandoci per una volta guidare anche dagli impulsi vitali più irriducibili. Bisognerà nuovamente avere il coraggio di essere presi per stronzi e per matti, per esaltati e per pagliacci. Il coraggio di essere un po’ barbari e un po’ selvaggi. Il coraggio di sputare su tutti gli idoli e gli altari consacrati dall’idiozia di massa. La massa fa paura solo a chi non ha cuore (e coraggio). Quell’ammasso indistinto di corpi-cervelli che caratterizza la contemporaneità passatista e presentista (la massa, appunto) è ovunque ci sia vigliaccheria e manchi il coraggio. I ministri trentenni (o giù di lì) che parlano come pre-adolescenti primi della classe; e i parlamentari quasi centenari sempre adorati per il loro naturalissimo moderatissimo rincoglionimento. I giornalisti di stampa e tv che ci presentano la realtà in cui viviamo con almeno un decennio di ritardo; e i docenti universitari che, per doverosa serietà scientifica e per distinguersi dai giornalisti, di decenni di ritardo preferiscono averne almeno tre o quattro. Gli artisti colti che riempiono gallerie di minchiate colossali (in grado però di stimolare l’altrettanto colossale minchioneria dei critici d’arte); e gli artisti incolti che producono le stesse minchiate, ma le espongono nel circoletto alternativo orgogliosamente addobbato con le foto del mito Che Guevara. I ragazzotti di città che si annoiano tracannando immondi bicchieri d’acqua sporca (che si vende con il nome di “mojito”); e i ragazzotti di campagna che si fanno 20 chilometri per andare in città e bere gli stessi immondi bicchieri. E poi tutte le ricche celebrità che fanno generosa beneficienza, e tutti i poveri anonimi fessi che ammirano i ricchi famosi che fanno generosa beneficienza. Di tutta quest’anodina massa di corpi-cervelli (e di molto altro) si deve far beffe il nostro coraggio. Non dobbiamo aver paura di risultare antipatici, molesti, presuntuosi, superbi, arroganti, incompresi. Ce ne dobbiamo spavaldamente fottere del senso comune. Dobbiamo liberarci dalle troppe catene (materiali morali ideologiche) che ci hanno messo e ci siamo messi addosso. Senza il coraggio di far piazza pulita del tanfo mortifero che ci circonda, non avremo mai la possibilità di costruire nulla che sia realmente vivo.
Per questo motivo, prima di ogni altra analisi, prima di ogni onesto proclama, prima di ogni buon proposito
NON DOBBIAMO AVER PAURA DI DIRE
Basta con il continuo richiamo alla pazienza, alla saggezza, alla prudenza.
Basta con gli appelli alla responsabilità, alla moderatezza e al quieto vivere.
Non abbiamo più bisogno di speculazioni certosine, di analisi cervellotiche, di sofismi variamente elaborati.
Non abbiamo più bisogno di volti seri e facce compunte.
Non ci servono professori. Non ci servono critici.
Non ci servono specialisti. Non ci servono professionisti.
Non abbiamo bisogno di lavorare duramente per sentirci vivi. E non abbiamo bisogno dello svago imbecille per riprenderci dal duro lavoro.
Non abbiamo bisogno di un medico ogni tre quarti d’ora e di un avvocato ogni quindici minuti.
Non abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica cosa fare e non fare ogni trentacinque secondi.
Facciamola finita con i cavilli delle leggi scritte. E pure con i richiami alla Magnifica Legalità e alla Intoccabile Costituzione.
Basta con i vigili e le guardie. Basta con i giudici.
E poi basta con le scuole, le officine, le caserme, le prigioni, gli ospedali.
Basta con gli esami, i concorsi, le qualifiche, i titoli, i premi.
Basta con le banche e con le assicurazioni. Basta con il grigiore impiegatizio.
Basta con tutto il miserevole corredo istituzional-burocratico che abbiamo creato in secoli e secoli di civilissima condivisissima auto-repressione.

*da AA.VV. Non aver paura di dire (Heliopolis) a c. di Sandro Giovannini


mercoledì 31 dicembre 2014

Marinetti 70. Un nuovo libro "compleanno" a cura di Antonio Saccoccio e Roberto Guerra

Redazione



In occasione dei settant’anni dalla morte di F.T. Marinetti, è uscito in questi giorni per i tipi di Armando editore Marinetti 70. Sintesi della critica futurista, raccolta di saggi, articoli e interviste curata da Antonio Saccoccio e Roberto Guerra.
Il fondatore del Futurismo continua a essere una delle figure più discusse e controverse della cultura italiana. In questa pubblicazione alcuni tra i maggiori studiosi viventi dell’artista esplorano aspetti fondamentali della sua opera: il culto della modernità, le ricerche poetiche e parolibere, i rapporti con la politica (nazionalismo, socialismo, anarchismo, fascismo), l’influenza sulle avanguardie europee, l’attualità delle sue intuizioni nel XXI secolo.

All’interno del volume contributi critici di: Gino Agnese, Giovanni Antonucci, Francesca Barbi Marinetti, Günter Berghaus, Pierfranco Bruni, Riccardo Campa, Giancarlo Carpi, Patrizio Ceccagnoli, Simona Cigliana, Vitaldo Conte, Enrico Crispolti, Giorgio Di Genova, Massimo Duranti, Roberto Guerra, Giordano Bruno Guerri, Miroslava Hajek, Massimo Prampolini, Antonio Saccoccio, Luigi Tallarico, Paolo Valesio.

Il volume è inserito nella collana "Avanguardia 21".

sabato 28 giugno 2014

Stefania Capogna, sociologia della scuola dopo i New Media

Stefania Capogna

Scuola università e-learning Un'analisi sociologica

(Armando editore)

  • Collana: Modernità e società
  • Data di pubblicazione: 2014
  • 208 pagine
  • € 20.00
  • ISBN:978-88-6677-723-6
Con l’evoluzione delle telecomunicazioni, si registra un mutamento nel panorama dei processi culturali e comunicativi, con esiti per il sistema educativo e per i modelli pedagogici e didattici che ne regolano la relazione. È importante conoscere e sperimentare i nuovi ambienti offerti dalla radicale trasformazione apportata dai new media per comprenderne le ricadute all’interno dei sistemi sociali ed educativi. Il ragionamento proposto si sviluppa in quello spazio che accomuna gli sviluppi delle scienze della comunicazione, della pedagogia e della sociologia, interpellate da queste trasformazioni

Stefania Capogna è ricercatrice sociale, esperta di Education e distance learning, Counselor a orientamento Filosofico.

* Chiudiamo la scuola proclamava il futurista Papini, industria per cretini, più o meno.
Tema arduo, in Italia, ma non solo, rovesciare, rivoluzionare magari a 360° la sempre, gira e rigira, succursale della famiglia, dell'economia, della Chiesa di Roma: ovvero la culla del futuro, la Scuola, delle future classi dirigenti. Vista la Realtà contemporanea nazionale, viene voglia di dare ragione a Papini. Naturalmente, diversa la provocazione, anche, ma rigorosamente conoscitiva e scientifica (e brillantemente anche neoumanista, non solo cognitivista o "scientista") dell'autrice, alla luce anche del cosiddetto avvento come indiscutibili effetti sociali (almeno dovrebbe essere...) della ITC (Information and Communication Technology) e della domanda ricorrente, quasi una coro greco digitale... :"Siamo certi di conoscere l'impatto dei New Media sul sistema educativo?".
La question è puramente un pretesto: il caos semplicemente legislativo nella storia anche recente italiana, persino l'infame o buon senso comune (per dirla... con Majakowskij) conoscono benissimo la risposta, meglio di Edipo.
Nessun enigma,,,, alla luce persino del web, qualcuno discute anche l'ipotesi in certo modo papiniana: chissà tra pochi decenni, ogni opzione scolastica solo nel web, con risparmi straordinari di stipendi, infrastrutture, logistiche, professori in esubero al cubo, riscaldamento o condizionatori,  benzina-trasporti..., carta e libri.... Va da sè, nonostante un certo, a suo tempo Illich, gran utopista anarchico (ma ha parecchio inciso e suo malgrado, negativamente con le generation del 68 e postcontestazione), la natura umana pare poco compatibile con l'autodeterminazione basata sulla complessità conoscitiva.
In ogni caso, gran libro questo della Capogna: nessuna nostalgia fittizia paleoumanista crociana e montessoriana anche eccessiva o la scuola stessa di Barbiana di Don Milani (gli esegeti mediocri sia ben chiaro), figurarsi la Scuola Etica ideologica dallo stesso Gentile e- Gramsci (le vulgate sempre...). L'autrice esplora, analizza, dimostra, la necessità e libertà (e squisita curiosità) di volare come Icaro (ma un Icaro drone non come Gagarin modello prova e errore) nel nuovo universo digitale dei new media per poi, una volta mappato, decifrato, per quanto possibile, discernere nuovi hardware e poi nuovi software per la Scuola del Futuro.
Un poco come le rivoluzioni quasi epistemiche e di paradigma classiche dei vari McLuhan o Morin, oggi De Kerkhove o la stessa Scuola di Palo Alto e variabili successive.
Nuove prospettive per liberarsi dell'eterno orizzonte degli eventi nazionale attardato, che nei fatti si limita, salvo eccezioni, oggi, finita la sbornia ideologica e permissiva, all'ultraminimalismo paleo ancora gramsci-vulgata, o da quelle parti, politicamente corretto. Berlusconi in certi schermi e file mentali sostituisce ancora gli Occulti Pensatori, mostri mitologizzati della pur ragione dei vari Adorno, Debord ecc. , persino di Eco, assimilazione orizzontale nella cultura nazionale, poco verticale, figurarsi gli amici - si diceva di Warhol, Woody Allen o Michael Jackson.
Peraltro, fior di ricercatori piu meno recenti in Italia, più o meno noti, più o meno giovani in Italia, oltre Croce e Gramsci, oltre integrati e apocalittici: 

Dallo stesso Roberto Grandi a Mario Pireddu ecc., a magari in periferia (Ferrara città d'arte)  fautori della società della conoscenza, di popperiano meme, come Giovanni Fioravanti: " ... Dove abitiamo? Dove abita il nostro Paese, dove abitano le nostre città? È come se all’improvviso la cecità dei personaggi di Saramago avesse preso anche noi. Il mondo che ci sta intorno viaggia a una velocità decisamente diversa dalla nostra. Te ne accorgi quando, occupandoti di città della conoscenza, scopri che esiste addirittura l’Official Web Site delle Knowledge Cities, ne fa riferimento Francisco Javier Carrillo, docente e ricercatore in knowledge systems e knowledge administration, nel suo libro, del 2006, Knowledge Cities, per altro mai tradotto in italiano.A scorrere la lista dei settantuno tra Paesi, città e continenti che aderiscono al Knowledge-Based Development (Kbd), con l’intento dichiarato di fondare il loro sviluppo sulla conoscenza, c’è l’Europa, ma non c’è l’Italia e neppure una delle sue città. L’Italia non è tra le nazioni che hanno scelto di concentrare i loro sforzi o che intendono attivare programmi per porre la conoscenza alla base della propria crescita. Allora rivolgendo gli occhi alle vicende di casa nostra, a questo Paese che sembra aver preso le distanze dal lavoro, dall’intelligenza, dallo studio, dalla cultura e dalla ricerca, imboccando la disastrosa scorciatoia delle speculazioni finanziarie, della corruzione, del peculato e del malaffare, ti rendi conto che chi ha governato, per lo meno negli ultimi vent’anni, ci ha portati fuori strada, a sbattere contro un muro. "
 
O - dal cuore dell'ex impero,  e da sguardi rigorosamente digitali, post... new media e Interne i vari  Filippo Trasatti o lo stesso Antonio Saccoccio (Tor Vergata, Roma) che neppure solo scrive , ma innesta magari technoparole compresse direttamente in streaming (simulazioni quasi astronautiche per quella Scuola dopo Internet di cui prima, finalmente non anarchico utopica, ma su basi cibernetiche e postcognitiviste anche pulsionali (non solo Intelligenza.. Saccoccio " L’enorme numero di informazioni (e relazioni) disponibili sul web e la possibilità di contribuire direttamente alla costruzione e alla messa in discussione di quelle informazioni (e relazioni) costituiscono un modello di apprendimento sovversivo rispetto a quello dominante. Ivan Illich aveva prefigurato qualcosa di molto simile a tutto questo già all’inizio degli anni Settanta, affermando che la scuola sarebbe stata sostituita da “reti di apprendimento”. 
E per una pedagogia digitale e libertaria non- ci pare- distante- dal messaggio medium in boccio nell'analisi dell'autrice. Un libro che segnala -e come protagonista l'autrice stessa- riassumendo- un poco come per certe dinamiche della scienza italiana, la presenza concreta, anche in Italia - come accennato - di risorse umane e intellettuali conoscitive di spicco, ma quasi di nicchia, rimosse da certa paratradizione passatista e ideologica nazionale. Un virus, non un semplice raffreddore da curare...
ARMANDO EDITORE
http://lasinorosso.myblog.it/2014/05/08/pedagogia-libertaria-digitale-antonio-saccoccio-filippo-trasatti/
 http://www.ferraraitalia.it/ciechi-nel-secolo-della-conoscenza-11801.html




giovedì 26 giugno 2014

Roma, il MAV nella Performance estemporanea dell'orchestra Noè (sabato 28 giugno - Carrozzerie n.o.t.)



Sabato 28 giugno 2014 a Roma presso le Carrozzerie n.o.t (Via Panfilo Castaldi 28/a) serata di musica estemporanea con l'orchestra Noè:
"Gioca NOuÈr. Note estemporanee, accordi vaporizzati, ritmi impopolari".
Oltre a molti nomi storici dell'orchestra (Benedetto Fanna, Giuseppe Savino, Luca Miti, Lorenzo Lustri, Marco Olivieri, Michele Tuozzolo) parteciperanno alla performance sonora diversi esponenti del M.A.V. Movimento per l'Arte Vaporizzata:
Stefano Balice, Antonio Saccoccio, Tommaso Busatto, Helena Velena) e altri musicisti della scena romana (Furia Elettrica, Patrizia Rotonda, Roberto Doğuştan, Sofia Ara, etc.).

http://movimentoartevaporizzata.it

sabato 7 giugno 2014

Antonio Saccoccio e Antonio Valerio all' Inaugurazione del Centro di Interpretazione dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino (Norma - 7 giugno 2014)


Sabato 7 giugno alle ore 17 in occasione della Giornata Europea del Paesaggio 2014 verrà inaugurato il Centro di Interpretazione dell'Ecomuseo dell'Agro Pontino presso il Comune di Norma (LT). Interverranno il Sindaco di Norma Sergio Mancini, gli assessori Andrea Dell'Omo e Mauro Ferrarese, e, per l'Ecomuseo dell'Agro Pontino, Chiara Barbato,Felice CalvaniGian Marco MuraroAntonio Saccoccio e Angelo Valerio, che spiegheranno obiettivi e pratiche dell'azione ecomuseale da diverse angolazioni (sociali, ambientali, culturali, educative, economiche). L'evento, curato dall'Associazione O.N.D.A, sarà l'occasione per visitare la mostra "Voci dalle Acque", allestita all'interno della Biblioteca Comunale di Norma. In conclusione è prevista una visita al Parco Archeologico "Antica Norba" a cura di Giuseppe Riva. Il raduno è alle ore 17 nel piazzale del Comune. La partecipazione all'evento è gratuita.

domenica 9 giugno 2013

Netfuturismo: Avanguardia e arte sperimentale by Antonio Saccoccio *VIDEO



Perchè dobbiamo abbandonare lo sperimentalismo e abbracciare l'avanguardia

Quando penso alla dicotomia tra sperimentalismo e avanguardia mi viene in mente sempre il Gruppo 63, probabilmente perchè è il loro lavoro quello che più difficilmente si lascia ingabbiare nell'una o nell'altra categoria. Anche se siamo abituati a considerare il gruppo come una neoavanguardia, in realtà molte delle sue caratteristiche rientrano pienamente nello sperimentalismo. E quando ripenso al Gruppo 63 penso anche al situazionismo, che fu in quegli stessi tempi un'avanguardia nel pieno senso del termine. Le condizioni per una nuova avanguardia in quegli anni c'erano (l'esplodere della società di massa, la società dello spettacolo e della televisione), ma il Gruppo 63 mancò in parte quel bersaglio che invece i situazionisti centrarono con grande precisione.
L'avanguardia si riconosce facilmente per alcune precise caratteristiche che possono essere ridotte a quattro: la comprensione (in anticipo rispetto al resto degli individui) che la realtà è sconvolta da nuove tecnologie che ne trasformano la sensibilità, l'attacco deciso alla tradizione e al sistema, la maggiore importanza data alla poetica (i manifesti o altri testi teorici) rispetto alle singole opere, l'agonismo.
L'apertura di questo blog e quindi l'inizio dell'avventura net.futurista è legata ad una triplice presa di coscienza. Da una parte mi ero reso conto della mancanza di senso dello sperimentalismo che conducevo nel campo della musica elettronica. Anche se fossi arrivato alle conquiste più incredibili in quel particolare settore, non ne avrei tratto soddisfazioni particolari, la mia vita sarebbe stata vuota, non avrebbe avuto il senso che cercavo. E quindi decisi di mettere da parte quella strada. Più o meno contemporaneamente era nata in me l'esigenza di ribellarsi globalmente al sistema che vedevo attorno a me, dominato dall'interesse, dalla mercificazione dei rapporti umani, dalla viltà, dall'opportunismo, dalla falsità, dalla meschinità, dalle formalità e dalle gerarchie più violente e prive di necessità. Ero diventato sempre più insofferente a tutto questo, non riuscivo più a tenermi dentro nulla, avevo deciso che nella mia vita non avrei sopportato più in silenzio ciò che non mi piaceva. Per ultimo avevo intuito che era in quel momento disponibile un mezzo per azzardare l'avanguardia: internet, la rete globale. Era proprio internet ad incarnare alla perfezione quella nuova rivoluzione tecnologica che unicamente poteva giustificare un terzo momento avanguardistico.
Tutto questo, incastrandosi perfettamente con alcune favorevoli condizioni della mia vita privata, portò all'idea di un nuovo Futurismo. La fortuna è stata poi trovare mese dopo mese altri audacissimi compagni di viaggio, che erano arrivati più o meno alle stesse conclusioni, pur partendo da strade differenti. Ed ecco il
Net.Futurismo.
A distanza di più di 5 anni oggi quella scelta si mostra ancora più rafforzata: abbandonare lo sperimentalismo in favore dell'avanguardia è l'unica via per dare un senso all'attività artistica (anzi ormai oltre-artistica).
Lo sperimentalismo solitario è tanto noioso, quanto improduttivo. Può servire a trovare soddisfazioni personali, può servire a trovare un'occupazione, a guadagnare dei soldi magari. Ma non è in grado di trasformare profondamente la realtà in cui tutti viviamo.
Lo sperimentalismo artistico settoriale non può che condurre a risultati privi di un reale impatto sul mondo. Il problema è sempre lo stesso: se non è presente una visione generale, ogni specializzazione estrema fallisce.
Le sperimentazioni condotte dall'avanguardia procedono invece sicure, guidate dalla poetica generale del movimento, alla base una visione del mondo ben delineata. Sostenevao i situazionisti: "Il compito fondamentale di un'avanguardia contemporanea deve essere un tentativo di critica generale dell'attuale momento ed un primo tentativo di risposta alle nuove esigenze".
Concludendo.
****VIDEO  A. SACCOCCIO AL (NeMLA 2011) "Futurism: Beyond the Concept of Modernolatria"
Antonio Saccoccio, Independent Scholar
Lo sperimentalismo è per l'uomo monodimensionale.
L'avanguardia è per l'uomo a mille dimensioni.
Ecco perchè noi abbiamo scelto l'avanguardia.
Ecco perchè noi abbiamo scelto l'avanguardia reteale, il
Futurismo delle Reti.
Ecco perchè invitiamo tutti gli artisti, gli innovatori e i ribelli del mondo a riunirsi in avanguardie reteali.

Antonio Saccoccio
 
http://liberidallaforma.blogspot.it/2010/12/perche-dobbiamo-abbandonare-lo.html

sabato 13 aprile 2013

Roma, Convegno Futurista, Marco Rossi (e Enrico Crispolti) e le videofuturinterviste *VIDEO



SULLE TRACCE DEL FUTURISMO



film-documentario prodotto dall'Assessorato alla Cultura di Roma
in occasione delle celebrazioni del Centenario del futurismo (1909-2009)

Il documentario
Prodotto dall'Archivio Carlo Erba di Roma insieme con l'Assessorato alla Cultura di Roma in occasione delle celebrazioni per il Centenario del futurismo (1909-2009), il documentario Sulle tracce del futurismo indaga storia e vicissitudine di questo primo movimento avanguardistico italiano d'afflato internazionale, facendo luce su argomenti non sviscerati dalla critica ufficiale o affrontati in modo laconico, come il giallo della distruzione delle sculture di Umberto Boccioni e l'esperienza futurista del Battaglione lombardo Volontari Ciclisti e Automobilisti (VCA), la cui fisionomia prende corpo solo nel 1978 in seguito a una scoperta casuale: un frammento di carta rosa trovato da Marco Rossi Lecce fra i documenti di famiglia che la nonna, la marchesa Bianca Erba, aveva portato con sé a Roma negli anni 20. Quel pezzo di carta si accertò essere lo stralcio di un articolo a firma di Filippo Tommaso Marinetti, pubblicato nel 1916 in due puntate sulla Gazzetta della Sport e mai citato né dalle fonti successive né dagli storici. L'idea di realizzare videointerviste a testimoni oculari e protagonisti del movimento futurista nasce in seguito alle ricerche compiute da Marco Rossi Lecce, in collaborazione con Enrico Crispolti, per ricostruire l'opera del prozio pittore, Carlo Erba, che nel 1915 aveva militato nell'8° plotone del Battaglione lombardo VCA con un gruppo compatto di futuristi milanesi composto da Marinetti, Umberto Boccioni, Mario Sironi, Antonio Sant'Elia, Luigi Russolo e Ugo Piatti. Li accompagnavano il pittore Anselmo Bucci, il critico Mario Buggelli e altri giovani intellettuali che, pur partendo da posizioni socialiste e dal pacifismo di Lev Tolstoj – come i futuristi – avevano aderito alla causa dell'irredentismo e promosso l'intervento dell'Italia in guerra. L'intervista all'ex-VCA Gino Francioli fa luce su questo particolare tema dei "futuristi in guerra", in genere solo accennato dagli studi di allora e, invece, oscuramente vicino a quella generazione che, pur avendo fatto propri gli ideali pacifisti del 68, si ritrovò incastrata negli anni di piombo.
Il progetto si estese presto a personaggi che potevano dare un contributo originale alla ricostruzione degli eventi e dello spirito del tempo: lo scultore Marco Bisi, figlio della pittrice Adriana Bisi Fabbri (cugina di Umberto Boccioni), testimone nel 1927 della distruzione delle sculture in gesso di Boccioni e di protagonista di un miracoloso salvataggio; l'aeropittore Tullio Crali che, interprete d'eccezione delle poesie onomatopeiche di Marinetti, si esibisce nella declamazione di La Battaglia di Adrianopoli, offrendo l'unico documento visivo ad ora conosciuto di recitazione parolibera; Giuseppe Sprovieri, pubblicista e critico d'arte nonché direttore della Galleria futurista attiva tra il 1913 e il 1914 a Roma e Napoli; la danzatrice e coreografa Giannina Censi, interprete ideale negli anni 30 del Manifesto della danza futurista (scritto da Martinetti nel 1917), che alla fine degli 70 fu una figura nodale per la ricostruzione filologica delle danze futuriste.
Terminate le riprese – compiute a Milano, Roma e Savona – tra il 1979 e il 1980, il progetto fu abbandonato ma non per questo dimenticato dal suo ideatore. Nel 2008, grazie alle ricerche compiute da Alberto Grifi sui metodi di restauro del video-tape (che segnò il momento sperimentale della storia del video, tra la fine degli anni 60 e l'inizio degli anni 80), le circa 10 ore del girato originario sono state restaurate da Interact su commissione dell'Archivio Carlo Erba di Roma, curato da Marco Rossi Lecce e Francesca Franco. Per il passare del tempo e per problemi di natura tecnica molti brani del girato originario si sono persi irrimediabilmente, ma i contributi più importanti sono salvi e nel 2009 sono stati integrati da nuovi interventi ed approfondimenti con interviste a: Marco Rossi Lecce, infaticabile esegeta dell'opera di Carlo Erba e del futurismo; Enrico Crispolti, che oggi cura la nuova edizione degli Archivi del futurismo (Fondazione La Quadriennale di Roma in collaborazione con De Luca editori d'arte), raccogliendo una ricerca frutto di oltre 40 anni di studio; Luigi Sansone, che alle sculture di Boccioni ha dedicato il volume Umberto Boccioni. La rivoluzione della scultura-Die Revolution der Skulptur (a cura di V.W. Feierabend, Silvana editoriale); Silvana Barbarini, allieva di Giannina Censi e nota al pubblico in particolare per il suo lavoro intorno al futurismo, fondatrice nel 1985 della compagnia di ballo Vera Stasi.... C

http://www.artribune.com/dettaglio/?type=event&id=22269


 

giovedì 11 aprile 2013

Convegno sul Futurismo a Roma

........................
AGENPARL) - Roma, 10 apr - Domani (OGGI..)  e venerdì presso il Centro Culturale "Elsa Morante" di Roma si terrà l'evento "Eredità e attualità del Futurismo" conferenze, esposizioni, diffusioni sonore, proiezioni video a cura di Antonio Saccoccio.
"L'evento intende offrire, a quattro anni dalle celebrazioni del centenario futurista, una ricostruizione attenta, critica e al tempo stesso militante dell'eredità e dell'attualità del primo autentico movimento d'avanguardia". E' quanto si legge in una nota a cura degli organizzatori nella quale si precisa inoltre che: "Il centenario del 2009 ha offerto l'occasione per organizzare centinaia di eventi sparsi su tutto il territorio nazionale: convegni dall'indiscutibile profilo scientifico, esposizioni curate e allestite con rigore, rilevanti nuove pubblicazioni sul tema. Ma tutti questi eventi hanno mostrato un limite: quello di essere rimasti all'interno della pura ricostruzione storica e di non aver praticamente mai affrontato un nodo cruciale, quello dell'eredità e soprattutto dell'attualità dell'ideologia futurista".
"Nodo - prosegue il testo - che a noi pare invece diventato assolutamente irrinunciabile, soprattutto in seguito alla grave crisi in cui versa il nostro Paese. Una crisi che – gioverà ricordarlo – non è solo economica e finanziaria, ma anche e soprattutto culturale e intellettuale. È proprio questo il motivo che ci spinge, oggi, a comprendere le possibilità di attualizzazione del pensiero e dell'ideologia futurista, che un secolo fa rese l'Italia l'avanguardia del mondo euro-occidentale".
L'evento avrà una natura multimediale, strutturato secondo un calendario che prevederà l'alternanza tra conferenze, esposizioni, diffusioni sonore, proiezioni video. Questi gli elementi di cui sarà
composto:In teatro si terrà un convegno internazionale "Eredità e attualità del Futurismo" con il patrocinio dell'Università di Roma "Tor Vergata"-a cura di Antonio Saccoccio e Giancarlo Carpi-, strutturato in due giornate e 8 panel. Obiettivo del Convegno internazionale è quello di coinvolgere gli studiosi del Futurismo che si sono impegnati nel ricercare l'eredità del Futurismo nei successivi movimenti d'avanguardia e di pensiero novecenteschi, e gli sviluppatori contemporanei del Futurismo che hanno proposto attualizzazioni di quell'ideologia e di quella poetica. Parteciperanno 24 studiosi, ricercatori e pensatori, italiani e stranieri, che hanno sviluppato nel tempo studi e/o idee relative all'eredità e attualità dell'ideologia e/o poetica futuriste.Le relazioni del convegno saranno raccolte e pubblicate in coedizione tra Avanguardia 21 Edizioni e Lantana, costituendo un fondamentale libro di documentazione.Verrà proiettato integralmente ,comprese le ore inedite di girato, il documentario "Sulle tracce del Futurismo" (a cura di Marco Rossi Lecce ed Enrico Crispolti), prodotto nel 2009 con il contributo del Comune di Roma. Le 6 ore di proiezione saranno suddivise in 4 proiezioni di 1 ora e 30 ciascuna, da effettuarsi in due pomeriggi e prime serate.
Nello spazio espositivo su pannelli mobili: esposizione di manifesti, riviste, libri e altri documenti del Futurismo, dal 1909 ad oggi.La mostra è divisa in tre sezioni: 1. "Futurismo 1909-1944 (dalla fondazione alla morte del fondatore)"; 2. "Futurismo dal 1945 agli anni Ottanta (l'eredità nell'era radiotelevisiva)"; 3. "Nuovi Futurismi dagli anni Ottanta ad oggi (l'attualità nella rivoluzione digitale)".
L'esposizione mira a presentare al pubblico una ricca documentazione di libri, riviste, manifesti originali futuristi, provenienti da numerose collezioni private. Saranno esposti: numerosi manifesti futuristi della letteratura, della pittura, della musica, del teatro, della radio; alcuni numeri delle riviste futuriste del tempo (ad es. "Lacerba"); libri futuristi e di autori futuristi in edizioni d'epoca (Russolo, Papini, Marinetti, etc.). E poi diversi numeri della rivista del secondo Novecento "Futurismo-Oggi", alcuni testi critici fondamentali per gli studi del movimento, fino ad
arrivare ai libri e ai manifesti del futurismo contemporaneo.L'esposizione avrà quindi l'obiettivo di documentare la varietà e la ricchezza dell'ideologia futurista, capace di influenzare un intero secolo e arrivare fino ai nostri giorni.-Bruno Munari, Proiezione a luce polarizzata, 1953 (a cura di Miroslava Hayek);
-Diffusione sonora di musica futurista (dal rumorismo di Russolo all'elettrorumorismo contemporaneo);
-Libreria futurista (vendita di libri e riviste futuriste).
Nella Saletta video: proiezione di video del Futurismo contemporaneo (Net.Futurismo, Transumanesimo, MAV, Laika Facsimile, Roby Guerra, Graziano Cecchini, Vitaldix, etc.).
Infine in caffetteria si terrà l'Aperivita futurista: aperitivo polisensoriale performativo (con creazioni tratte dal Manifesto della cucina futurista + dj set futurista + declamazioni parolibere + essenze profumate). Lo rende noto Zètema Progetto Cultura.....
 

venerdì 8 febbraio 2013

We are the robots!

Un vero robot, e me lo stampo in casa: InMoov, l'automa è "open source"
 
ANTONIO SACCOCCIO ASINO ROSSO BLOG SEGNALAZIONE
 
GAEEL Langevin vive e lavora a Parigi. Di giorno, è scultore e modellatore per un’agenzia pubblicitaria. Di notte e nei week end si chiude nel suo garage per dare vita a un robot che sembra uscito direttamente dal set del film A.I. di Steven Spielberg. Un androide che, per ora, è composto solo da testa, torso e braccia ma che presto, magari con l'aiuto anche di chi sta leggendo questo articolo, potrà anche camminare o giocare a calcio. Perché InMoov, questo il nome del robot, è un progetto open source, aperto a tutti: significa che, come per i software liberi da copyright stile OpenOffice, chiunque può scaricare il progetto originale e modificarlo, aggiungendo nuove funzioni o migliorando quelle già esistenti. Sul sito ufficiale ci sono addirittura tutti i modelli per potersi stampare a casa, tramite una stampante 3D, i pezzi necessari al montaggio, viti comprese. Basta acquistare la plastica e aggiungere una scheda Arduino, il circuito stampato programmabile dall’utente creato da Massimo Banzi, e un paio di servomotori.... C
 
 http://www.repubblica.it/tecnologia/2013/02/08/news/un_vero_robot_e_me_lo_stampo_in_casa_inmoov_l_automa_open_source-52032929/?rss&google_editors_picks=true

IMMAGINI: INMOOV, IL ROBOT ECONOMICO
 

domenica 3 febbraio 2013

Antonio Saccoccio: il Non-Voto anarcofuturista

 Il corpo morirà lo stesso, e in breve tempo, ma volete mettere la soddisfazione di poter dire: “quella feritina l’ho curata io! e non loro che sono degli incapaci!”. E invece gli incapaci sono tutti. Tutti. Lo hanno dimostrato governando. E chi non ha governato lo dimostra chiacchierando in questo modo del nulla. Qualcuno di questi chiacchieroni sostiene che tutto si risolverà se tutti pagheranno tutte le tasse! Evviva! Per altri tutto andrà a posto se nessuno pagherà più la tassa sulla casa! Evviva! Di questo si parla. Su questo si litiga! La “crisi” – questo teatrino ne è la dimostrazione – non è affatto economica. È in crisi la nostra speranza, la nostra fiducia nell’uomo, la nostra fiducia in un altro mondo. In un mondo migliore.
Per fortuna, in pieno periodo elettorale, ritorna il triste spettacolo, ma ritorna anche la solita speranza. La speranza che aumentino coloro che, come me, decideranno di non votare, di stare a casa. Stare a casa per far comprendere a questi poveri di animo e di pensiero, che ora si mostrano belli e carini per poterci poi rappresentare, che qualcuno si sottrae al loro gioco. Che qualcuno è animato da passioni e attenzioni differenti. Che qualcuno sta lavorando per cacciarli via. Sta lavorando per un mondo differente da quello deprimente in cui ci troviamo a vivere.
Non è tanto il “non-voto” che può interessarci. È pieno di gente che non vota, ma per disinteresse, perché non ha nulla da dire, nulla da chiedere a questo mondo. Ma noi no. Alcuni di noi hanno da chiedere ancora molto a questo mondo e fino a quando ci reggeranno le forze ci batteremo per questo. E quindi noi non votiamo per alcuni precisi motivi. Sappiamo perché non votiamo. Io so perché non voto... CONTINUA


 
 
 

 

 

sabato 3 novembre 2012

Filippo Tommaso Marinetti contro l'antisemitismo *by A.Saccoccio

    
http://liberidallaforma.blogspot.it/2012/08/filippo-tommaso-marinetti-contro.html


Forse non tutti sono a conoscenza del fatto che Filippo Tommaso Marinetti e gran parte dei futuristi si opposero fermamente alle leggi razziali e alla condanna nazista dell'arte degenerata. Questa loro irriducibile posizione li rese oggetto di numerosi attacchi da parte dei fascisti più intransigenti. In particolare Telesio Interlandi, il teorico dell'antisemitismo in Italia, l'autore del Contra Judaeos, attaccò vigorosamente Marinetti dalle pagine del giornale Il Tevere, accusandolo di compiere "propaganda giudaica". Ricordiamo che in quegli anni Marinetti è già membro della Reale Accademia d'Italia, l'istituzione che ha il compito di sostenere culturalmente e ideologicamente il fascismo (e che avrebbe assorbito anche la pur tricentenaria Accademia dei Lincei), quindi le posizioni del fondatore del Futurismo sono particolarmente coraggiose e molto scomode. Queste notizie sono poco note ai più per un semplice motivo: la maggioranza della critica, soprattutto quella di orientamento marxista, ha provato ripetutamente a stravolgere l'ideologia futurista, mettendone in evidenza soltanto singoli aspetti. Eppure ci sono notizie di diffusione pubblica, come si può vedere dalle seguenti righe tratte nel dizionario biografico della Treccani, che è necessario portare all'attenzione di chi è interessato a tali questioni.
A sostegno della campagna antiebraica, il 5 agosto 1938, Interlandi prese a pubblicare il periodico La Difesa della razza, una rivista che intendeva sostenere il razzismo su basi rigorosamente scientifiche: infatti non mancavano fra i collaboratori esponenti di varie discipline scientifiche (biologi, antropologi, sociologi, ecc.). La rivista partì molto bene, con una tiratura iniziale di 140.000 copie, ma di lì a un paio d'anni la tiratura scese a 20-25.000. In coincidenza con la promulgazione delle leggi razziali, Interlandi dette alle stampe un opuscoletto, Contra Judaeos (Roma-Milano 1938), in cui era contenuto il distillato del suo antisemitismo.
Il libello ricevette, dalle colonne del Corriere della sera, un'entusiastica recensione di G. Piovene, mentre una reazione alle sconce argomentazioni dell'Interlandi venne - nel dicembre di quell'anno - con l'uscita di un numero della rivista Artecrazia, il cui direttore, M. Somenzi, si lanciava con forza contro l'antisemitismo e i suoi sostenitori, validamente appoggiato da F.T. Marinetti che in un altro articolo, apparso nello stesso numero della rivista, accentuava i toni della polemica, bollando la profonda corruzione e ipocrisia degli artefici della campagna contro gli ebrei.
Forse è il caso di farlo notare: in quel periodo il Corriere della sera si esaltava per l'antisemitismo di Interlandi, mentre Marinetti, i futuristi e il loro giornale Artecrazia difendevano gli ebrei. Li difendevano a tal punto che Mussolini ad un certo punto perse la pazienza e affermò: «Marinetti la pianti di credere che il regime voglia lo sterminio degli ebrei. Si tenga i suoi amici, i suoi discepoli ebrei. Nessuno li disturberà mai».

venerdì 3 agosto 2012

Antonio Saccoccio in “Avanguardie, poesia e caserme” al Museo Archeologico di Anzio (Roma)


 
 

Il 3 agosto 2012 alle ore 19.00 nuovo appuntamento nell'ambito di POESIA DA VERNISSAGE, Prologhi testuali per 7 mostre dell'Anno Culturale 2012, progettate da Giusi Canzoneri per il Museo Civico Archeologico di Anzio (Roma), con la cura di Ugo Magnanti.
Antonio Saccoccio apre la mostra cubofuturista di Giorgio De Santis con una sua "testuale net.futurista" intitolata Avanguardie, poesia e caserme.