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sabato 21 aprile 2012

Emilia-Romagna/Italy: -intervista a Franco Soncin - per l'arte contemporanea italiana- DA LIGABUE AL XXI SECOLO

INTERVISTA A  FRANCO SONCIN-  (Emilia-Romagna/Italy)

http://pittoricontemporanei.it/

 

D- Come "mecenate" quali autori in particolare promuovi

R - Ricordo sin da giovanissima età che avevo il piacere a differenza di tanti altri di apprezzare i quadri di Antonio Ligabue, considerato allora un personaggio alquanto strano e da tutti evitato. Veniva spesso nella fiaschetteria gestita dai miei genitori e gli facevo omaggio di un fiasco di vino o di un panino perchè potesse soddisfare le sue esigenze primarie. Mi offrì delle sue opere, ma purtroppo non ho mai avuto il consenso dai miei genitori di accettarle.

Altrettanto ho avuto il piacere di conoscere personalmente Pietro Ghizzardi che abitava a qualche centinaio di metri da casa mia, pertanto spesso ci vedevamo ed ammiravo il suo stile di pittura a quei tempi alquanto inusuale, ma per me era un artista con la necessità di avere un supporto promozionale che potesse metterlo alla ribalta dei maestri d'arte.

Come sopra detto, si tratta di periodi della mia giovane età e più precisamente dagli 8 ai 12 anni. Ho avuto occasioni di acquistare quadri o sculture del maestro Andrea Mozzali che ai tempi è stato il vero Maestro di Antonio Ligabue, di Bruno Rovesti e di Contini Cesare, di cui possiedo qualche opera.

Ho altrettanto apprezzato il Maestro Nicola Caruso, nato a Nicola Manfredi (Benevento) nel 1923 e morto a Reggio Emilia nel 1993, pittore molto attivo in quarant'anni di mestiere, soprattutto all'estero ed è questo il motivo per cui ora il suo nome non circola tra gli addetti ai lavori. La sua attività culturale e professionale la giudico meritevole di attenzioni a livello internazionale come anche dalle critiche di esperti periti, sia italiani che stranieri.

Certamente non tralascio il Maestro Lorenzo Di Cristina, grande artista nel vero senso della parola, al quale ho dedicato buona parte del mio impegno per incentivarlo al proseguo della sua principale attività artistica. Personaggio che ha ricevuto consensi e premi in varie parti del mondo, dagli Stati Uniti al Giappone e logicamente in Europa, dove ha tenuto mostre personali o collettive. Mass media e televisioni dagli anni '60 in poi hanno parlato benevolmente della sua pittura che è ispirata alla quiete che la natura infonde nell'uomo. Purtroppo morto a giovane età non ha potuto proseguire nella creazione di altre importanti opere.
L'arte per il Maestro Di Cristina era l'unico scopo della sua vita, ha frequentato il Breda di Milano con ottimi risultati; restauratore di grandi opere rinascimentali, esposte in particolare in luoghi sacri.

Mi sono altrettanto interessato dell'artista Romani Gualtieri che con i suoi quadri ha messo su tela il paesaggio della bassa reggiana e in particolare del Po con barche, ma anche nature morte e volti catturanti l'espressioni di personaggi viventi. Artista che è stato più volte invitato alla Biennale di Venezia, ma per cause a me ignote, non ha mai voluto partecipare a questi così importanti eventi. Personaggio molto schivo e non in cerca di gloria, ma solamente voleva esprimere i suoi stati d'animo con la pittura, purtroppo morto anch'egli precocemente per malattia.

Per ultimo, ma non meno importante, sono molto affascinato dal Maestro Andrea Bonora, ferrarese, che mi ha fatto volare con le sue variazioni e accostamenti cromatici. La sua pittura segna, incatena e aggredisce. Nelle sue opere coesistono olio, materiali sintetici e cera.

D- Arte contemporanea oggi: marketing o rinascimento elettronico

R -La mia cultura è di tipo tayloristico, ragion per cui, per me, il raggiungimento dell'obiettivo è qualcosa di necessario.; è utile, per questo, mettere in atto tutte le strategie, dalla mediazione, anche culturale, al dialogo e, perchè no, all'uso della rete. L'importante, poi, è che la materia artistica abbia nell'uomo il suo humus; d'altronde le due parole hanno la stessa etimologia: è l'uomo il terreno fertile da cui nascono i frutti più dolci.

 

D- I geni dell'arte di ogni contemporaneo.. secondo Soncin

R- A me piace scoprire geni; vorrei dare a coloro in cui credo una possibilità di riscatto. Vedi, a mio avviso, un'artista ha bisogno di essere capito anche se non lo ammetterà mai. Quando le anime sono in sintonia allora sì che si può respirare seguendo il ritmo dei nostri cuori!

Van Gogh è stato indubbiamente un genio dell'arte, ma fino a quando non è stato rivalutato, dopo la sua morte, la sua vita non ha avuto senso, il suo essere non aveva uno scopo, come un iris bianco; altri hanno avuto la fortuna di essere capiti subito, come Picasso o Pollock; altri ancora, come Dalì, hanno dovuto aspettare la loro Gala per raggiungere la pienezza comunicativa.
Gli artisti,solitamente, hanno una maggior capacità interpretativa, non sono gelosi l'uno dell'altro, semmai ne accolgono gli spunti di proprio gusto.
Io considero i geni dell'arte tutti coloro che hanno trovato la strada per comunicare qualcosa a qualcuno...anche se può sembrare un paradosso, è veramente così difficile, oggi, comunicare veramente..

 

D- L'arte contemporanea: gli artisti doc e i critici e le riviste doc secondo Soncin

R -Secondo me, è un pò assurdo parlare di artisti doc. Esistono prodotti agricoli che godono del marchio di qualità e che poi scopri che sono prodotti con metodi nocivi per la salute, o con pratiche inumane come la schiavitù o il lavoro minorale. Cosa intendiamo per doc? Potrei dire che gli artisti che sostengo sono doc, ma io, in realtà, non li controllo (doc) proprio per niente...io li lascio essere come sono..mi sembra che le etichette non vadano bene...non sono mica animali in gabbia...semmai selvatici.

 

D- L'arte postcontemporanea: i talenti nuovissimi secondo Soncin

R- I talenti nuovissimi sono già diventati vecchi...anzi, è proprio nella loro caratteristica di essere fuori dal tempo che risiede il loro stato di artisti; è solo interpretando il tempo da un punto fuori dal tempo che se ne può concepire il divenire; è per questo, secondo me, che i quadri devono avere la capacità di cambiare e che gli artisti, in quanto strumenti, non hanno età, per dare un senso, prima di tutto, all'osservatore, che diventa interprete in un momento particolare del suo essere nel mondo.

 

martedì 3 aprile 2012

Andrea Bonora postfuturista?

 

*il maestro ferrarese prossimamente... mostra  collettiva a  cura di Franco Soncin - anteprima

 

http://pittoricontemporanei.it/feed/

 

Nella letteratura critica futurista, al 2012, è osservabile, tra le diverse modulazioni, continuità, dis-continuità, postfuturisrm, tecno anarchici, una comunque costantenell’opus specifico dell’arte contemporanea. Sia Di Genova che Tallarico, sulla scia dello stesso Enzo Benedetto; sia chi scrive o Saccoccio, lo stesso Cecchini nelle sue ultime formulazioni meta pittoriche, per non parlare del più celebre Barillli con Nuovo Futurismo (al Mart, lo stesso Lodola nell’inverno 2011/12) indicano come mappa virtuale la libertà, ancor più che la Necessità neoconservatrice, di nuove combinatorie sintetiche.

... Una specie di supermicrochip capace di riassemblare sia l’eredità futurista, strettamente parlando, sia lo tsunami contraddittorio ma ovviamente non eludibile delle avanguardie del secondo novecento, riclonando pèraltro la bellezza come verità del rinascimento, quello della Tekne, ulteriore ante litteram megamix tra arte e tecnologia (scienza).

Nel secondo novecento, Fontana, Burri e ovviamente Pollock hanno estremizzato la provocazione estetica, captando quasi (secondo certo Jung e la stessa Von Franz) i nuovi paradigmi della Fisica contemporanea, al di là della Forma e persino della Non Forme…

Il cosiddetto Informale, soprattutto in Italia, nato come propaggine d'avantgarde, ben presto è diventato, peraltro, in tale dinamismo storico, sempre più condizionato da un Marketing dell’Arte più reificato che creativo e propulsivo, quasi un apriti sesamo acritico della dimensione estetica in Italia…Tutt’oggi un esercito di neofiti e nuovi artisti ripete le orme, l’imprinting di Pollock e altri Maestri, con, spesso, fotocopie stucchevoli e implosive.

Ma non tutti: eccezione indubbia, tra altri, è l’artista contemporaneo ferrarese Andrea Bonora, da sempre e certamente folgorato persino dall’arte vita del Maestro Pollock, ma capace di dribblare i clichet manieristici del genere e esplorare nuovi orizzonti nella cosiddetta Non Forme.

Laddove, altrove, la splendida anche superficie ludens e iconoclastica dei Maestri si è dissolta in quasi onanismi cupi, pseudo dark esistenziali, daltonizzando le atomiche del Colore dei primordi dell’Informale, Bonora, al contrario quasi ha annullato la gravità dei Colori stessi, sospendoli dinamicamente… in un ciberspazio off line di paradossale tensione felice e serena: quasi una trasfigurazione cromatica di certa danza sia microfisica (degli elettroni) sia cosmica (dei quanti….) della materia al punto zero.

L’esito è una nuova bellezza, oltre il figurativo, ma neppure nei buchi neri dell’Informale degenerato altrove:

un nano-estetismo, postfuturism e tecno anarchico…

 

RobyGuerra