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giovedì 5 luglio 2012

Le novità editoriali per giugno 2012 della casa editrice Rupe Mutevole Edizioni

http://lasinorosso.myblog.it/media/00/01/4125800193.3.jpgFondata nel 2004, la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni ha avuto modo di espandersi nel settore tematico e geografico. Son ben venti le
collane editoriali della casa editrice, venti sono dunque le braccia che accolgono la diversità per condurre oltre i confini territoriali e
mentali. La denominazione delle collane è in linea con la politica della casa editrice, troviamo infatti: “Letteratura di Confine”,
“Trasfigurazioni”, “Mappe di una nuova èra”, “Saggi”, “Rivelazioni”, “Poesia”, “Fairie”, “Atlantide”, “La quiete e l’inquietudine”, “Oltre
il confine”, “Scritti in scena”, “Sopralerighe”, “Heroides”, “Poesia e vita”, “Echi dalla storia”, “Visioni”, “Margini liberi”, “Echi da
internet”, “Radici”, “Supernal Armony”.
Ecco le novità per il mese di giugno 2012:

“Capelli – dentro la mente di un serial killer” di
Massimo Bianco
Collana “La Quiete e l’Inquietudine”. “Capelli” ha un inizio soft, in cui l’attenzione è rivolta alla vita di alcuni
ultratrentenni legati da un tragico passato. Ma uno di costoro è scosso da intense e tortuose pulsioni di morte, che durante un sanguinoso
mese di agosto lo spingeranno a uccidere tre persone nel giro di pochi giorni, segnando per il lettore l’inizio di un’inarrestabile
escalation nell’orrore e di un’approfondita introspezione della mente di un pericoloso serial killer, morbosamente attratto dai lunghi
capelli femminili. Invece per l’ispettore Ceriale e per il vice commissario Conti sarà una disperata corsa contro il tempo per fermare la
catena di delitti. Massimo Bianco scrive senza mezzi termini, con uno stile deciso e vincente, nonché avvincente, intrigante, dalla
capacità di stupire, trascinare e coinvolgere. (…) Oltre a essere un thriller ben fatto ed equilibrato, “Capelli” è anche introspezione,
argomento inerente alla devianza mentale, un filo sottile che si avvicina a temi attualissimi come la sessualità malata e sconfinante nella
maniacalità, patologia che sfocia nell’assassinio, nelle aberranti conseguenze. (…) In “Capelli” è il serial killer il vero protagonista,
non i poliziotti che gli danno la caccia, nonostante ovviamente costoro abbiano comunque ampio spazio.


“Nudo d’Amore” di Antonio
Pelliccia.
Collana “Trasfigurazioni”. Il tema dell’assenza della donna amata e dunque di una salda ragione di felicità nella vita è l’
essenza della raccolta “Nudo d’Amore”, è un’assenza ossessiva che viene celebrata nelle liriche come se fosse tutto ciò che all’Io Poetico
resta: l’assenza. Non troviamo, dunque, dei miseri pianti causati dall’allontanamento dell’amante ma, bensì, una realtà altra che si ciba
di questa assenza, che realizza il suo vivere, e dunque la sua esistenza, proprio in questa mancanza idilliaca di un amore, di una figura
al suo fianco che possa sostenerlo nel momenti ardui ed incostanti. L’Io realizza delle invocazioni alla mancanza come possiamo ben
analizzare in liriche come “Lamento”:
“La tua assenza/ è il mio canto,/ la mia sola ragione,/ la tua assenza/ è il rimpianto sofferto/ del
mio tempo,/ una lama che m’infiggi/ nel petto/ e la ferita/ che mi sanguina ancora./ La tua assenza/ è il profumo di fiore/ dei giorni di
dolore,/ l’unico fuoco/ che accende le mie ore,/ la tua assenza/ è il rosario che sgrano,/ semina di un ricordo/ per il tuo ritorno.”
Ma in
“Nudo d’Amore” incontriamo anche uno spirito in continuo cambiamento che desidera conoscere il diverso, ciò che ancora non comprende,
viaggiare in posti esotici, vedere metropoli lontane, percepire villaggi, assistere a mutamenti climatici, porsi nello sguardo dell’altro,
dello sconosciuto per apprendere e portare avanti la trasformazione della percezione tanto cara all’Io, il quale abbisogna di definirsi e
scomporsi in ogni istante del suo esistere.

“Morgete fragranze incise d’agave” di Mario Raso
Collana “La Quiete e l’Inquietudine”. Il
titolo “Morgete fragranze incise d’agave” è naturalmente ispirato al mio patrimonio genetico ereditato dai miei avi in terra di Morgetia
dall’eroe Morgetio condottiero del leggendario re Italo che, appunto, diede nome agli abitanti gli italici anticamente vissuti sulla parte
estrema dello stivale ricca di cultura pre-ellenica, l’attuale provincia di Reggio Calabria nella quale crebbe l’odierna amata terra nostra
nominata Italia. Fragranze sono i gusti del bergamotto degli ulivi secolari, dei boschi di castagni del parco nazionale d’Aspromonte dove
il mio paese è incastonato al centro sul terrazzo da dove si scorge il Tirreno e le isole Eolie quando c’è bel tempo, dei tramonti viola
del profumo dei due mari che baciano i fianchi delle costa, del miele d’arancio che mi porto nel cuore e nell’anima. Incisa d’agave perché
i primi 18 anni li ho vissuti nella mia amata Cittanova e, l’agave è una pianta anche mediterranea, che fiorisce dopo diciotto anni circa.
Il mio Entusiasmo poetico nato dal piacere per un amore immaginato, per un ricordo affiorato all’improvviso, per un segno ancestrale di
preghiera come di ringraziamento quanto di immaginazione, per un viaggio col mito ellenico o nordico, oppure dell’estremo oriente o,
rivelato da urla del mondo della natura e, anche dell’istinto primordiale di parlare col Creatore, porta l’estro a scatenarsi dall’
inconscio.

“Cor core in pace” di Andrea Furbini
Collana Poesia. Dalla prefazione di Marco Baldini: Ho conosciuto Andrea Furbini qualche
anno fa e subito ho visto in lui del talento. L’ho preso con me in radio e per un anno abbiamo dato vita ai “pensieri di Cassandrino”, uno
spazio della mia trasmissione del mattino che andava in onda tutti i giorni. Sono stato colpito dalla facilità che Andrea ha di
sintetizzare le situazioni, i fatti di cronaca e anche i sentimenti e trasporli in rima; che siano sonetti, monologhi o piccole poesie. Lo
stile è quello dei poeti romani di una volta, quelli che attaccavano alle statue di Roma la loro satira contro i potenti, il malcostume e i
soprusi. Erano un po’ la “radio” di quel tempo, il termometro dell’umore del popolo e il loro stile era graffiante, diretto e dotato sempre
di un sottile umorismo. Se mi avessero letto una composizione di Andrea e mi avessero detto che era una poesia del XIX secolo, non avrei
avuto difficoltà a crederci perché lo stile è quello e non è frutto di studi, anche se Andrea legge molto, bensì di dote naturale, di una
magica alchimia che fa sì che un uomo del XXI secolo riesca a scrivere e a pensare come quei poeti di due secoli prima descrivendo l’
attualità dei giorni nostri. è per questo che Andrea ha scelto come pseudonimo: Cassandrino, un’antica maschera tipica di quel periodo,
divenuta burattino nel XIX secolo (funzione che ebbe anche il burattino di Rugantino), non solo per scrivere ma anche per recitare le sue
composizioni nelle osterie, nelle piazze e nei teatri improvvisati come facevano una volta gli artisti di strada.

“Transiti diversi” di
Antonio Pelliccia, Claudia Piccinno, Alessio Salvini, Maria Luisa Lamanna
Collana “Trasfigurazioni”. Varcare le soglie del verso, insistere
sulle particolarità dell’espressione, metabolizzare i pensieri riuscendo a ricavarne immagini condivisibili, rimembrare delle storie
esistenti solamente nella memoria, ed infine sottolineare il tutto con una acuta cura della sonorità. Il titolo della raccolta poetica
“Transiti diversi” è un calembour che simboleggia il movimento che avviene nella creazione letteraria con l’assembramento dei sintagmi
nominali e verbali; dei movimenti diversi dunque, in quanto i quattro autori presenti operano utilizzando stili poetico differenti; ed
infine è da intendersi come un transito di-verso e dunque un passaggio da un verso all’altro che si materializza in modo totalmente fluido
e naturale. Antonio Pelliccia con “Canzoni d’inverno”, Claudia Piccinno con “Potando l’Euforbia”, Alessio Salvini con “Il canto della sera”
e Maria Luisa Lamanna con “Tre brividi soltanto” sono i protagonisti di questo incedere di-verso che omaggia la laboriosità delle
emozioni.

“Petali di clessidra” di Gastone Cappelloni
Collana “Trasfigurazioni”. Fra amici si dicono a volte cose importanti. Si tratta
di quegli attimi di vita quotidiana che rimangono sospesi nel tempo, con la sensazione che non ci saranno molte altre occasioni del genere.
Questa poesia è tutta fatta di atmosfere legate ai nostri giorni, ma contemporaneamente ha qualcosa di incorporeo ed infatti sono quasi
assenti gli oggetti, con la loro carica consolatoria. Gastone Cappelloni alla ricerca di autenticità ci suggerisce alcune soluzioni per
andare avanti, con il suo tono incantato, ironico, scanzonato, amichevole! Postfazione di Giancarlo Lepore.

“Senza titolo” di Christian
Iacomucci
Collana Heroides. In questa raccolta c’è un canto senza labbra, una musica senza suono, una silloge senza titolo. Che io motivo
così: “Quando il metodo sarà infine trovato, non è detto che non me ne disfi e m’interrompa. La lunga distanza porta inevitabilmente con sé
un mediocre suicidio d’oltranza. E cominciare altrove”. Ed è esattamente ciò che esalta il libro a una potenza bellissima, fenomenale e
luminosa. Christian Iacomucci non è il canuto personaggio che potrebbe venirci in mente leggendolo, anzi, è giovane, non ha nemmeno
raggiunto i trent’anni, e se non lo dicessi nessuno lo penserebbe. Questo lavoro sembra lo scritto elaborato di un veterano, di una persona
estremamente saggia e navigata, magari un anziano professore in pensione, uno che ha avuto modo di leggere molto, di documentarsi, di
esperimentare.

“Emozioni” di Anna Corsi
Collana “La Quiete e l’Inquietudine”. Ecco Anna Corsi nella veste di poeta. La conosciamo come
quella signora senza età che tanto ci ha appassionati con la storia della sua vita, i dettagli di tanti anni vissuti nel tortuoso cammino
della guerra durante il quale non sono mai mancati il sorriso, l’amore, la speranza. Di tutto quanto letto di questa Autrice, non da meno
Il libro di Anna, suo primo lavoro, ne abbiamo tratto molta forza, esemplare oserei dire, la potenza con cui la Nostra scrive, trasmettendo
moltissimo coraggio a qualunque lettore. È bello e fa bene dentro attraversare i racconti della Corsi.

“Demoni in soffitta” di Donatella
Canepa
Collana “Trasfigurazioni”.
È una comune notte come tutte le altre,
ma non riuscite ad addormentarvi.
Sentite qualcosa che si
smuove dentro di voi.
Qualcosa che si muove per la soffitta di casa.
Stasera non avete letto Dylan Dog.
Salite le scale, impauriti.
Il
rumore persiste.
Aprite la porta tremando.
Vi guardate attorno
Non c’è nessuno.
Neanche un topo.
Ma i rumori aumentano, vi frastornano la
testa.
Una vecchia cassapanca.
Si muove.
Con la lentezza di un sogno.
Cercate di scendere e di tornare a letto.
Domani sarà mattina.
Domani
si andrà a lavoro.
È solo un sogno.
Ma qualcosa di più forte,
di inspiegabile vi spinge verso la cassapanca.
Non è una fattore esterno, è
qualcosa che viene da dentro di voi.
Siete voi che portate la vostra mano ad aprirla.

“Nelle meditate attese” di Alfonso Graziano
Collana
“La Quiete e l’Inquietudine”. È sempre un onore ma anche un onere accettare di tenere a battesimo l’opera prima, non che l’Autore in
questione mai abbia editato, ma tale è- in verità- il suo primo libro: speziato sì di aromi, di muschio, di ambra e rugiada per il suo
senso estetico, del bello, intriso di tenerezza, ma anche un atto di sincera ribellione, di nausea per un mondo volgare, incapace di
accettare le «exis», le esigenze umane ma pronto a reprimerle. Da cui la violenza morale, psicologica di una società insensibile e
massificata, votata all’utilitarismo più bieco (vedi Violenza ) che in tal journal intime, in tale diario di bordo, sembrerebbe stonare a
prima vista, ma non è così. Tutto il libro di Alfonso Graziano è coerente al suo dettato poetico. Se la poesia è voce interiore che reclama
e dice (non parla solamente e la differenza è sostanziale) della nostra esperienza esistenziale in senso lato, il Nostro Autore non poteva
ingannare la propria coscienza, proprio in quanto guidato da quella voce interiore che si riflette e si espande nella parola, nel verbum.
Egli non poteva tacere anche i lati negativi che incontra un’anima bella con il macrocosmo, il fuori di noi, il più delle volte costruzione
umana, sociale. Alfonso Graziano dipana la trama originaria del suo essere in questo libro poetico, non silloge semplicemente. Troviamo
quindi gioia, dolore, stupore, meraviglia e amore che solo certi spiriti eletti hanno avuto in dono dall’ispirazione di sondare, di
esplicare con forma ineccepibile.

“La via dell’ignoto – riverberi d’ignoto” di Haria
Collana “Supernal Armony”. Prima parte. Allegato cd
musicale.








Rupe Mutevole Edizioni sarà presente ad ottobre alla Fiera Internazionale del Libro di Milano:
http://oubliettemagazine.
com/2012/05/15/rupe-mutevole-edizioni-partecipa-alla-fiera-del-libro-di-milano-dal-26-al-29-ottobre-2012/

Lascio link utili per visitare
il sito della casa editrice e per ordinare il libro.
http://www.rupemutevoleedizioni.com/
http://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni

http://www.facebook.com/pages/Ufficio-Stampa-Rupe-Mutevole/126491397396993

Alessia Mocci
Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole
Edizioni
(alessia.mocci@hotmail.it)

Fonte:

http://oubliettemagazine.com/2012/07/04/le-novita-editoriali-per-giugno-2012-della-casa-editrice-rupe-mutevole-edizioni/

 

mercoledì 11 aprile 2012

Presentazione de Dolcedura di Diana Cesaroni, 3 maggio 2012, Bologna

http://lasinorosso.myblog.it/media/01/02/3648541852.jpg
Il 3 maggio 2012 la Biblioteca Corticella, in via Gorki 14, a Bologna accoglierà la prima presentazione di una raccolta poetica intitolata
“Dolcedura” dell’autrice Diana Cesaroni.
“Dolcedura”, edito nel 2012 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana editoriale
“La Quiete e l’Inquietudine”, è una silloge dal tono inquieto, elegante e forte nel medesimo tempo con tematiche quali la vita, la morte,
il disagio, la voglia di combattere ed andare avanti, l'amore, insomma, l'esistenza in molti suoi aspetti.
La presentazione inizierà alle
ore 21:00. Laura Grossi interverrà nella serata come lettrice delle poesie con l’accompagnamento musicale delle note della chitarra di
Andrea Testa.
L’autrice il 12 aprile 2012 sarà impegnata in un reading letterario a Cà de Mandorli (vicino a Bologna), nel corso della
serata ci sarà la letture di alcune poesie da parte di Diana Cesaroni.
“Senza senso”
Strappare il verso dalla carne/ a brandelli/ senza
pensare a rima a metrica/ a metafore da ribalta/ Non volere per forza stupire/ sbalordire con assonanze/ od ossimori/ spaccando gli schemi/
già noti/ Assorbire anidride carbonica/ e rigettare un ossigeno/ asmatico/ Diventare ampolla d’ogni pensiero/ di morte feroce/ o
incandescente di vita./ Lasciare a terra/ un’affannata fusione di fame/ erba stopposa e sangue/ Lanciare più in alto dei cieli/ tra dei
fetenti/ la tua impotenza a capire davvero/ alcunché./ Essere noiosi ripetitori/ di un nulla senza senso/ ma riportarlo stupefatto/
sconcertandoci da soli.

Alcune domande all’autrice.

A.M.: Che cosa ti aspetti dalla serata del 3 maggio 2012?
Diana Cesaroni: Mi aspetto
di poter condividere quello che ho scritto e avere uno scambio diretto con il pubblico presente, in modo da avere un ritorno immediato e
capire cosa viene percepito da chi ascolta o legge le mie poesie.

A.M.: Qual è il target di lettori che si interessano al tuo libro?
Diana
Cesaroni: Per quanto riguarda la quarta domanda: dato che, da quando il libro è pubblicato, ricevo molti messaggi da parte delle persone
che lo hanno letto, credo che il mio libro interessi a diverse tipologie di persone. In particolare interessa a chi ha avuto un'esperienza
simile alla mia, dovendo affrontare una malattia potenzialmente mortale, magari non direttamente ma anche attraverso un proprio familiare o
una persona cara. Ma, dato che le mie poesie non riguardano esclusivamente la mia malattia, ho avuto apprezzamenti positivi da chiunque si
voglia confrontare con temi che io trovo attuali in ogni momento: la vita, la morte, il disagio, la voglia di combattere ed andare avanti,
l'amore, insomma, l'esistenza in molti suoi aspetti. Ho avuto commenti positivi soprattutto da parte di ragazzi giovani e di donne, di
qualunque età.


A.M.: C'è una poesia fra tutte alla quale sei molto legata?
Diana Cesaroni: Sì, c'è una poesia a cui sono molto legata, è
un legame per così dire affettivo. La poesia è "Meningioma", la prima che ho scritto quando sono uscita dal lungo ricovero in ospedale, a
causa delle due craniotomie che ho dovuto affrontare a distanza di soli 5 giorni una dall'altra. Credo che sia uno scritto che rappresenta
l'inizio di un lungo percorso di lotta, che mi ha portato a superare qualcosa che, dal punto di vista medico, non sembrava affrontabile.
"Meningioma" rappresenta la capacità di elaborare il proprio male con la mente e di saper vivere attraversando e non evitando anche il
rapporto con la morte.

Per leggere un’intervista all’autrice a propos de “Dolcedura”:
http://oubliettemagazine.com/2012/02/02/intervista-di-alessia-mocci-a-diana-cesaroni-ed-al-suo-dolcedura-rupe-mutevole-edizioni/

Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e
per ordinare il libro.
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http://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni
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Alessia Mocci
Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni

Fonte:
http://oubliettemagazine.com/2012/04/11/presentazione-de-dolcedura-di-diana-cesaroni-3-maggio-2012-bologna/



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sabato 11 febbraio 2012

Novità: Rupe Mutevole Edizioni presenterà alcuni suoi autori durante le giornate del Festival di Sanremo

http://lasinorosso.myblog.it/media/00/01/4125800193.jpgLa casa editrice Rupe Mutevole Edizioni, dopo le svariate comparse in più manifestazioni artistiche quali il Salone del Libro di Torino e
la Fiera del Libro di Torino nel 2011, conferma la sua partecipazione il 16 ed il 17 febbraio 2012 nel cuore della città dei fiori a
Portosole, Media Music Village, durante le giornate del Festival di Sanremo per le presentazioni letterarie di Haria, Simone Tomassini,
Enrico Nascimbeni, Silvia Denti e Gavino Angius.

Giovedì 16 febbraio sarà, inoltre, presentata la nuova collana editoriale di Audiobooks
con la recitazione di Fabiana Viola ed interverrà il cantastoriedisegnate Gianluca Serratore nel presentare la collana “Segni Narranti”.


Programma:
Giovedì 16 febbraio ore 16.30
Presentazione di Haria ed il suo mondo sciamanico
“Donne di conoscenza”, il primo libro di Haria,
pubblicato da Rupe Mutevole nel 2004, fu la
rivelazione di un mondo magico, ancestrale eppure reale e accessibile. Negli sterminati boschi
di castagni, sulle rupi e sulle vette dei monti Penna, Tomarlo e Nero trovò una nuova, esaltante solitudine: la meraviglia. Meraviglia per
un mondo ormai ignorato, sconosciuto alla gente delle città: lo spirito della natura. Haria percepì che lo spirito della natura era pura
energia, un’energia immensa, coinvolgente. La bellezza era la più pura energia della natura, una magica dimensione dove una giovane donna
di conoscenza poteva inoltrarsi e, al termine di un lungo apprendistato di
consapevolezza, spiccare il balzo nell’intensità, per divenire
essenza energetica conservando
la consapevolezza umana.
Haria cominciò a scrivere del suo cammino di conoscenza. In pochi anni pubblicò con
Rupe
Mutevole: “Donne di conoscenza”, “la luce negli occhi”, “Il respiro della bellezza”, “Piante di energia”, “Estensità”, “Anzol”, “La
via dell’ignoto”, La mappa delle antiche donne di conoscenza”, “Restare sospese”, “Eventi di bellezza”, “L’altra estensità”, “Rua”.
Haria,
donna di conoscenza, continua la propria via di magica consapevolezza. I suoi libri
sono luci abbaglianti in un mondo quasi spento e
tracciano un nuovo cammino, reale e
percorribile: la via per la libertà.

Giovedì 16 febbraio ore 18.30
Presentazione di “Confessioni…di un
pazzo” di Simone Tomassini
Il primo libro del cantante Simone Tomassini. Le strade di New York fanno da sfondo alla narrazione autentica,
che rispecchia lo stile genuino di Simone.
Un protagonista: Filo, conosciuto da Simone per caso, sulla strada, negli angoli del
mondo,
nelle briciole delle vie, dove gli sguardi superficiali non si fermano e passano
oltre. Jennifer incontra Filo, cantante di strada, in una
mattina come tante. Lei, manager di
successo comprende subito che le parole di quello strano personaggio rivelano un
mondo a lei ancora
ignoto, e la sua vita assume un nuovo significato: accettando la
sfida percorrerà vie interiori fino ad allora sconosciute. Un libro pieno
di sorprese e di colpi di scena, ma soprattutto di messaggi carichi di vita, che Simone ha avuto l’intuizione ed il coraggio di trasformare
in queste pagine scritte con l’entusiasmo e la consapevolezza di chi comprende il significato del vivere. Filo lascerà nella vita di Simone
un grande regalo, oltre a una straordinaria poesia diventata ora una canzone.

Venerdì 17 febbraio ore 16.30
Presentazione de “In/contro”
di Silvia Denti e Gavino Angius
“In/contro”, silloge poetica scritta a quattro mani da Silvia Denti e Gavino Angius, amici di interessi
letterari da circa cinque anni, curiosi entrambi del mondo poetico attuale. La loro corrispondenza inizia per caso, prosegue con scambi,
idee, confronti di questo o quel verso o struttura lessicale. Angius è un bravo autore, scrupoloso e pignolo con se stesso fino allo
sfinimento; la Denti è più istintiva, molto attratta dai consigli di questo prezioso amico, tra l’altro apprezzato editor sulla piazza,
aperto alle innovazioni, alle idee alternative, pronto a conoscere le teorie dell’amica sull’inquietantismo. Così si mettono in
discussione, nel tempo libero, per
qualche anno, si tengono in contatto, parlano ore al telefono, nasce una sintonia speciale. Da una parte
Silvia che ama tanto il mare e la stagione estiva, dall’altra Gavino il quale, vivendo in Sardegna, le racconta di quella terra piena di
sapori e profumi, di salite e tepore costante, sole molto presente nelle sue giornate. Silvia non ha mai conosciuto quella terra, quel
mare, così se lo immagina attraverso il racconto di Gavino, rimandandogli, per contro, le immagini di una Lombardia piatta e umida,
nebbiosa e velenosa. E’ un Natale di due anni fa, fa capolino l’idea: scriviamo di noi, delle nostre vite, di quello che ci raccontiamo.
Lei si apre e narra delle sue
aspirazioni, di quei sogni che vorrebbe realizzare; lui coglie sfumature poetiche anche nelle mail, le
strizza, ne estrapola delle parti e presenta a Silvia la vera poesia, facendola specchiare in essa, presentandole l’autenticità dell’
immediatezza estratta da un apparente, semplicissimo raccontarsi. Da questa appassionata bergamasca egli ne trae l’entusiasmo – dice- la
voglia di mettersi alla prova con poesie sue, cosa che mai si sarebbe aspettato da se stesso, lui già autore di molti pezzi in narrativa,
saggi e racconti brevi (ad esempio Pensiero Stupendo edito da M.D.). Due le strade che si
intersecano: L’Orfeo di Angius e La voce da fondo
di Silvia. Una somma di due insiemi che crea l’In/contro.

Venerdì 17 febbraio ore 18.30
Presentazione de “Il Non-Amore ai tempi di
Facebook” di Enrico Nascimbeni
Dalla prefazione di Roberto Vecchioni:
Innanzitutto chiariamo a chi legge: chi caspita è Enrico Nascimbeni?
E, vivaddio cosa cavolo vuole (o non vuole)? Beh, lo dice lui stesso: “vorrei essere un soldato sconfitto ma amato”. Non fatevi ingannare
dalla marea di culi femminili che gli si offrono, si rialzano, ondeggiano e spariscono, questa è solo la facciata. Fermarli sarebbe inutile
e secondario: il gioco vero sta nel viavai di arrivi e
ripartenze, nell’improbabile illusione d’estasi che svapora in un amen: “scendi ma
non sei pioggia, sali su di me ma non sei aquilone”. E allora? Un caso disperato, uno che fin da piccolo sognava di essere un grande che
sogna di esser piccolo. Nascimbeni deve ringraziare il cielo per questo inarrestabile ballo di San Vito che è il suo modo di vivere, perché
non può fare a meno un solo istante di pensarsi e di scriversi: se per assurdo si arrestasse potrebbe persino correre il rischio di essere
felice e proverebbe un’insana vergogna di sé. Ora è pur vero che esistono uomini come lui un
po’ ovunque e quelli là sì che son disperati,
perché manco riescono a scriverlo quel che provano. Lui no, lui è un fortunato: la natura gli ha concesso un “link” così diretto tra cuore
e penna da sconsolarlo e consolarlo in frazioni ripetute di attimi e stagioni che non ha nemmeno il
tempo di capire che ripete un’identica
inafferrabile “saudade” da sempre, col chiaro intento di non volerne venire mai a capo perché sarebbe la fine. Questa unica cosa che scrive
in “non-poesia” (?), Enrico la scrive bene, molto bene, ma più ancora immagina bene quel che scrive, volando basso
su scenari da pop-art, e
banali ammennicoli mediatici e mettendo in atto dissociazioni, salti formali (anche uno a verso) consoni al suo “Pensare viaggi fermi” dove
tutto è sparso e disseminato, niente diretto o rettilineo.

Link utili:
http://www.rupemutevoleedizioni.com/


http://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni
http://www.facebook.com/pages/Ufficio-Stampa-Rupe-Mutevole/126491397396993


Alessia Mocci
Responsabile Ufficio
Stampa Rupe Mutevole Edizioni

Fonte:
http://oubliettemagazine.com/2012/02/11/novita-rupe-mutevole-edizioni-presentera-alcuni-suoi-autori-
durante-le-giornate-del-festival-di-sanremo/

 

mercoledì 25 gennaio 2012

Le novità editoriali per gennaio 2012 della casa editrice Rupe Mutevole Edizioni

http://lasinorosso.myblog.it/media/02/01/4125800193.jpgFondata nel 2004, la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni ha avuto modo di espandersi nel settore tematico e geografico. Son ben
diciassette le collane editoriali della casa editrice, diciassette sono dunque le braccia che accolgono la diversità per condurre oltre i
confini territoriali e mentali. La denominazione delle collane è in linea con la politica della casa editrice, troviamo infatti:
“Letteratura di Confine”, “Trasfigurazioni”, “Mappe di una nuova èra”, “Saggi”, “Rivelazioni”, “Poesia”, “Fairie”, “Atlantide”, “La quiete
e l’inquietudine”, “Oltre il confine”, “Scritti in scena”, “Sopralerighe”, “Heroides”, “Poesia e vita”, “Echi dalla storia”, “Visioni”,
“Margini liberi”, “Echi da internet”.

Eccovi le novità per il mese di gennaio 2012:

“L’ombrello” di Sonia Consolo Giaccotto. Collana “La
Quiete e l’Inquietudine”. “Marcello, sei un ombrello!” Ecco la presa di consapevolezza di un semplice oggetto, utile, concreto,
appartenente ad ogni famiglia e nazione. Ma un oggetto può avere un’anima? È l’ipotesi che Sonia Consolo Giaccotto ha voluto porsi in
questa bella prova di narrativa, ambientata nel surreale che diviene reale, molto vicino all’impossibile, come direbbero gli scienziati, ma
chissà, la fantasia può fare anche questo, mettersi in discussione, portare se stessa all’esasperazione. È bello immaginare, no? E lo hanno
fatto in tanti: chi disegna fumetti, chi prepara cartoni animati, qualcuno ha pensato bene di far parlare giocattoli, pupazzi, palle, case,
spugne, attrezzi da cucina, e perché non un ombrello? Così la Nostra ha provato a costruirsi un oggetto-soggetto nella stesura della
storia, un oggetto discreto ma utile, non indispensabile all’esistenza, ma fortemente usato, uno di quelli che non rimangono fissi in una
dimora, bensì vengono spostati molto facilmente ovunque, per sostare in grossi vasi nei momenti di inutilità.

“Note di Luna piena” di
Giuliana Paleotti. Collana “La Quiete e l’Inquietudine”. Nella raccolta di Giuliana Paleotti si avverte tutta la tenera passione di uno
stile abbastanza vicino all’idillico-inquieto, una sorta di connubio tra due epoche che a lei appartengono allo stesso modo. Probabilmente
l’Autrice ha letto e assorbito l’influenza settecentesca, ma non solo: probabile che abbia amato parecchio un Giacomo Leopardi, ma anche un
Manzoni, un Verga, facendo tesoro di quella realtà che incombeva e faceva male. Come affermava peraltro Francesco De Sanctis in una delle
sue analisi sullo Zibaldone leopardiano, vera poesia è l’idillio, mi piace accostare tale concetto perché associo spontaneamente quell’io
amo e vivo e voglio vivere del poeta recanatese alla lirica Voglio volere della Nostra. È dunque una penna intimista, pur se non manca di
temperamento irrequieto, dubbioso quindi sano, intelligente, a volte soffuso, con delle puntualizzazioni acute, come quel Voglio che la
definisce già molto risoluta nel modo di porsi al lettore.

“Mielinconie” di Fernando Mirra. Collana “Trasfigurazioni”. Quando il
sentimento amoroso diviene distacco e tormento. Quando la notte è la celebrazione della nostalgica armonia di due corpi che si riscaldavano
e che, ora, preservano solo l’ombra di quel calore corporeo. Quando l’essere umano è al centro di pensieri dotti e rendiconti spirituali.
“Mielinconie” è una raccolta poetica di forte intensità emotiva, le tematiche si intrecciano dolcemente con un andamento melanconico
rivolto verso il passato e, rivolto verso la sensazione dello stesso trascorso. Il presente esibisce un luogo senza spazio per un uomo che
guarda oltre la realtà, sono emozioni che si rivelano antiche e che si proteggono avidamente similmente alle api con l’alveare.
“Mielinconie” è un curioso neologismo dato dall’unione di “miele” e “malinconia”, l’autore così facendo ha evidenziato quanto la forma
mentis della malinconia possa essere per il poeta, in un certo qual modo, dolce.

“Dolcedura” di Diana Cesaroni. Collana “La Quiete e l’
Inquietudine”. La scrittura femminile è qui evidenziata dalla percezione delle cose in maniera sottile e molto rilevante, sempre
idealizzante, pregna di fili invisibili ma saldi, perle preziose che sostengono tutta la poetica di Diana Cesaroni, sicuramente inquieta,
dalle tonalità forti e nel contempo eleganti, che fanno presa immediata sul lettore, cariche di sfumature rare, riconducibili tutte a una
sana rabbia che si fa strada tra le insenature dei concetti perché sì, la Nostra, impasta i propri sentimenti con un dolore sordo che l’
accompagna, la stringe, la mette in standby, ma poi, come se tutto questo fosse una sorta di serra nella quale vengono depositati dei semi,
ecco nuove primavere, che svegliano d’improvviso il meglio di quell’anima tormentata, ne traggono la dolcezza, simile a quella dei boccioli
bagnati di rugiada la mattina, la spargono attorno, nell’aria che frizza e vuole cose limpide, intatte. La poesia di Diana Cesaroni è tutto
questo, mai banale, ogni creazione è qualcosa di mai letto, di folgorante, bellissimo.

“Le ali di Yeshiva e altre storie” di Wilfred
Mbouenda Mbogne. Collana “La Quiete e l’Inquietudine”. Wilfried è un giovane studente che viene dai luoghi caldi, quelli che io amo e anche
là l’inquietudine corre nel sole, nel mare, nei cieli rosei e dai tramonti speciali. Di questo giovane autore mi colpisce la freschezza,
quella modalità ingenua che usa per descrivere le proprie emozioni. Il suo sforzo per scrivere bene nella nostra complicatissima lingua. La
grande umiltà. è molto tenero Willie, così mi piace chiamarlo, ha grandi valori dentro sé e si è spinto verso la prova poetica con un
coraggio che merita rispetto immenso. So che porterà a termine brillantemente gli studi nella nostra Italia e che potrà vivere con quella
serenità che si è portato dalla sua meravigliosa terra, avrà moltissimo da insegnarci, statene certi. Intanto con questo volume inizia il
suo percorso pulito e limpido come le acque dei mari da cui viene. Inquieto sì, perché continua a non dimenticare le radici e le sue
origini, ma felice, pronto a partire nel salto della vita con tutti gli ideali più belli e più dignitosi. Vi consiglio quest’oasi
dolcissima di lettura.

“Profumo di Kikina nel paradiso dell’eden” di Rossana Asaro. Collana “La Quiete e l’inquietudine”. La poetessa
Rossana Asaro in questa sua prima raccolta di poesie mostra in modo palese ed accorato come la poesia è il veicolo che può rapportare se
stessi al mondo e il mondo a se stessi. I suoi versi sinuosi e coinvolgenti raccontano l’amore inteso come esperienza di vita, come motore
della propria esistenza, come sentimento allo stato puro. L’autrice attraverso giochi di parole, cercando un modo per non essere banale e
scontata, esprime tutta la sua interiorità e la condivide con il lettore. La ricercatezza dei termini, al di là della loro connotazione
semantica, già degna di nota, va oltre il significato reale proiettando l’essere nella iridescente e poliedrica complessità del suo
sentire.

“Stagioni Poetiche” di Antonio de Lieto Vollaro, Gabriele Fabiani, Cristina Parente e Lorenzo Traggiai. Collana
“Trasfigurazioni”. La volubilità del momento, la volubilità del verso. Conoscere il tempo attraverso il suono che scandisce il variare
delle stagioni e dei frammenti poetici. La stagione poetica come simbolo di variatio e sincronismo del pensiero umano con la Natura, la
stagione poetica come interscambio fra intelletti devoti all’emblema dell’esistenza. Una raccolta e quattro autori, Cristina Parente,
Lorenzo Traggiai, Gabriele Fabiani ed Antonio de Lieto Vollaro, che consolidano un legame tra le parole ed il ciclo consueto della
creazione, inteso come ideazione artistica ed umana, dunque facente parte della sfera naturale del conseguirsi della vita. I sentimenti
rispecchiano l’esaltazione dell’essere umano in un’apoteosi di leggi che imperniano la realtà di urla silenti, urla che indietreggiano
davanti all’oralità per distinguersi dall’indistinto dando voce ai segni grafici. Le sillogi presenti all’interno della raccolta “Stagioni
Poetiche”, “Urla la Vita”, “Graffiti Notturni”, “Polvere Poetica” e “Vibrazioni Poetiche”, impugnano la realtà per definirla durante i suoi
attimi circostanziali di definizioni ricettive, senza tralasciare un’esperta devozione verso l’ideale e l’astratto.

“Kuore di Kristallo”
di Paola Maria Leonardi. Collana “Echi da internet”. Ho scoperto la Poesia quando ho realizzato che la trasmissione delle emozioni può
avvenire attraverso la scrittura, le parole sono un efficace fonte di mediazione tra noi, il nostro sentire e il mondo circostante. In
realtà è sempre stata presente in me l’amore per l’armonia attraverso le parole. Avere nella testa delle idee, delle sensazioni che restano
sospese mi mi fa venire voglia di catturarle e direzionarle in versi, che formano poesie.. Accarezzavo da tempo l'idea di poter scrivere
quelle idee, quegli spunti che avevo in mente le ideavo anche con la fantasia, le elaboravo, le cambiavo, ma non trovavo il coraggio per
esporle al giudizio degli altri. Tutto ciò che è contenuto in esse, è frutto del mio cuore, che si è servito della mia mano per porle in
essere. Esporre se stessi senza rete, non è facile, richiede un accettazione di se notevole, al punto da volersi mostrare senza reticenze.
La ricerca dell'introspezione animica fa parte della mia scrittura, nello stesso modo con cui l' immaginazione si mescola all'aspetto
empirico del quotidiano, dando luogo ad elaborazioni di pensieri nei quali spesso le persone amano identificarsi.

Elfingers e la pietra
nera” di Marcella Di Girolamo. Collana “Radici, letteratura abruzzese”. Presentare un’autrice che per la prima volta o quasi si affaccia al
mondo dell’editoria, non è semplice, ma di certo la naturalezza con cui Marcella Di Girolamo si palesa, non può che agevolare il mio
compito, specie nel momento in cui dalle sue parole si affaccia l’Abruzzo, in tutta la sua ridente fiducia nel futuro. Sentirsi
profondamente legati alla propria terra, è un vanto ed un onore per tutti gli abruzzesi, specie  per coloro che coltivano con particolare
ardore le proprie Radici...letterarie. Marcella infatti inventa un mondo parallelo in cui nulla può essere scontato ma deve ricevere la
necessaria attenzione perché tutore di un prezioso elemento, che si rivela a mano a mano…un amore che deve essere compreso perché celato
dietro un’ ingannevole apparenza. Così, la Storia gira attorno a questo cardine, la stravaganza di un elfo che viene notata da tutti tranne
che dalla ragazza che gli ha rapito il cuore. E per lei affronterà incredibili avventure, un principe crudele che tiene prigioniere
svariate giovani strappate ai loro genitori, ingabbiata la prima moglie, e che, ora, vuole attentare anche alla libertà della bellissima
Daysun. Il linguaggio è molto ricercato, nulla viene lasciato al caso nella ricostruzione di un mondo parallelo eppure così magicamente
vicino.

“Un volo nell’anima” di Rosy D’Agostino. Collana “Echi da internet”. La poetessa Rosy D’Agostino ci commuove nella sua capacità
di volare nell’anima, operazione letteraria “complessa” e che può riuscire solo a chi possiede il suo particolare “talento”. Così, Rosy
attraversa l’etere in un batter d’ali poe-tiche, apprestandosi a conquistare anche il più scettico dei lettori.
Le sue parole ci avvolgono;
il loro senso ci permea… fino a che la nostra anima non volerà con le sue stessi ali. Per anni, Rosy ha accarezzato il sogno di volare,
sfruttando tutta l’ispirazione di cui disponeva: al tempo stesso, ha approfittato in maniera davvero accorta, “giudiziosa” a mio dire,
delle enormi, pressoché infinite risorse offerte da una tecnologia ad ogni giorno più amica.
Eppure, quando ha cercato di crescere, ha
trasmesso sempre la sua volontà di istaurare un contatto umano, non si è mai lasciata abbindolare, sedurre da simbolismi esagerati,
meccanici, inespressivi, vezzo di uomini ormai “cibernetici” quasi al cento per cento delle loro potenzialità espressive.
Internet, una
Rete sempre più vicina, è servita a Rosy per confrontarsi “pacificamente”, alla riscoperta di un universo emozionale smarrito, ingoiato, o
meglio fagocitato dalla modernità.

“Quando non passa il tempo” di Francesca Santangelo. Collana “La Quiete e l’Inquietudine”. La presente
raccolta di liriche di F. Santangelo di primo acchito potrebbe sembrare un diario d’amore. Così non è. A ben vedere in questi versi c’è la
spietata confessione di ansie, tormenti e bramosie d’amore; la messa a nudo di un’anima sensibile, passionale, sognatrice, nel suo
tormentato rapporto con il reale. Quasi tutte le liriche esprimono uno smisurato bisogno di amore a tutto campo, ora appagato in momenti di
esaltata intimità che si vorrebbero eterni, ora devastato dal tormento del dubbio, in un’alternanza di stati d’animo che ricorda da vicino
l’”odi et amo” catulliano. Altre liriche ripropongono il dramma esistenziale di una umanità alienata e vacua, inesorabilmente incapace di
cogliere il non-senso della vita e l’inutile scorrere del tempo. Visione cupa che sfocia in una desolante visione della vita e della morte
come un unicum inestricabile ed indissolubile. Da qui la ricerca di un superiore porto di salvezza da tutte le tempeste della vita, che
sembra sfociare nella fuga dalla realtà e nel rifugio in una illusoria dimensione di sogno. I versi di queste liriche, spesso connotati da
scultorea essenzialità, fuori da schemi convenzionali o di maniera, appaiono frutto di indubbia spontaneità di ispirazione.

“Il lavoro di
Don Rosolo Locatelli” di Davide Marzolini Lös. Investigatore privato arguto e meticoloso, sorta di Poirot di provincia, Don Rosolo
Locatelli è chiamato a Villora, nei pressi di Varsi, per risolvere un caso intricato. Gli indizi appaiono fuorvianti, ma il fiuto di Don
Rosolo risolverà il mistero. Davide Marzolini Lös, giovanissimo scrittore, elabora con questo suo primo romanzo una scrittura avvincente
che persuade e conquista il lettore.

“Le Destinazioni” di Fabiola Farina. Collana “Passi nell’ombra”. Spezzati e fragili momenti, di
durata variabile, vissuti da persone differenti per età e ceto, accomunati dal desiderio spasmodico di provare a vivere l’esistenza
accettandola, modificandola in rapporto alle aspettative dell’esterno o finanche giungendo alla decisione di abbandonarla. Nessuna
pusillanimità nel cuore di chi trascorre i propri giorni intensamente utilizzando tutti i sensi, forgiando una percezione individuale degli
accadimenti, che paiono legati alla loro libera scelta ma si rivelano incatenati ad un destino superiore. Il coraggio di esistere è l’
accettare le sfide senza reticenze, altrimenti non resta che far trascorrere i minuti, le ore, gli anni e poi dipartire, senza essersi mai
concessi durante il cammino.

Articolo presentazione Rupe Mutevole Edizioni:
http://oubliettemagazine.com/2011/05/04/presentazione-della-casa-editrice-rupe-mutevole-edizioni/

Link utili per ordinare i libri e per visitare i siti di riferimento:
http://www.rupemutevoleedizioni.com/
http://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni


http://www.facebook.com/pages/Ufficio-Stampa-Rupe-Mutevole/126491397396993

Alessia Mocci
Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni



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lunedì 23 gennaio 2012

Intervista di Alessia Mocci a Piero Donato ed al suo La pietra del Mito

http://lasinorosso.myblog.it/media/02/02/3268188024.jpg“La pietra del Mito”, edito nel 2011 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana editoriale “La Quiete e l’Inquietudine”, è l’
ultima fatica editoriale di Piero Donato. Dal 1993 l’autore si esprime poeticamente con delle raccolte, che sin dagli inizi, hanno visto
molto interesse da parte dei concorsi letterari, in quanto sono risultate vincitrici in premi nazionale ed internazionali. Un titolo che
riprende il bisogno nella società di Ideali come ci racconta Piero Donato nell’intervista: “[…] non esiste Uomo che possa definirsi tale,
se non viene retto e accompagnato da Ideali lungo il cammino della sua Vita: senza ideali, l'uomo non è che un semplice animale, nemmeno
tanto intelligente, tra l'altro, ma, anzi, molto, ma molto pericoloso.”. Parole che dovremo leggere ogni giorno in ogni angolo del globo.

Piero Donato è stato molto disponibile nel raccontarci delle sue pubblicazioni e di se stesso. Buona Lettura!




A.M.: Cos’è per te
scrivere?

Piero Donato: Scrivere per me è Vita: si scrive per se stessi prima di tutto, perché si sente di avere molto da dire,
soprattutto da fissare su foglio bianco ciò che a parole, nel quotidiano, rischierebbe di passare inosservato, o quantomeno di restare a
poche persone con le quali si riesce a comunicare nella vita di tutti i giorni; scrivendo, si ha l'opportunità di essere ascoltati da molte
più persone; soprattutto per chi ha molto da dire, è veramente importante scrivere.
Non c'è nulla di più bello e completo, poi, per chi
ama scrivere, che esprimersi in poesia, la forma più armoniosa ed esaustiva, sia nel caso della composizione di poesie d'amore, sia
mediante testi d'impegno sociale, anche su piani storici, come spesso succede a me non soltanto nella prosa, ma anche in poesia.


A.M.:
Vuoi parlarci dei libri che hai pubblicato prima de "La pietra del Mito"?

Piero Donato: Sì, ho pubblicato "Impulsi e forma" Erga Edizioni,
Genova 1993, raccolta di
poesie molto fortunata, che ha vinto parecchi premi nazionali e internazionali, tra cui al Premio Bargagna 1994 e
al Premio Associazione Artisti di Genova, nello stesso anno, si è classificato Primo, ma innumerevoli sono i secondi premi, altri
piazzamenti e premi speciali. Solo per l'uscita di questo volume, Guido Miano Editore, di Milano, mi inserì nella Storia della Letteratura
Italiana, il Secondo Novecento, 1998, testo universitario. "Impulsi e forma" è una ricerca sulla corrente filosofica degli anni '90, il
Metarealismo di JeanGuitton, allievo di Henry Bergson, corrente che attinge dalle scoperte e teorie dei fisici quantistici. È doveroso
citare la collaborazione con Enrico Ricciardi, amico fotografo d'Arte e di Fashion, in questo libro, che fa parte del progetto per il quale
abbiamo collaborato molto a stretto contatto, sia nella creazione delle immagini, sia per l'abbinamento delle parole alle stesse nell'altro
libro del progetto, questa volta di Ricciardi, "Universi Immaginati", Tormena Editore, Genova - 1993, dove ho collaborato scrivendo versi
di accompagnamento alle sue immagini di grande formato. In entrambi i libri, sono evocate sorte di viaggi descritti e illustrati
dall'Origine del Cosmo sino a immaginare, salgarianamente, crateri lavici di pianeti distanti come esplosioni di supernove ed evoluzioni
della materia nei vari stati (solido, liquido, gassoso). Un libro, Impulsi e forma, apprezzato molto dalla critica e dalle riviste del
settore, oltre che dalle importanti testate dei quotidiani dell'epoca. Questi due lavori hanno significato, per entrambi, molte
soddisfazioni e riconoscimenti.
Nel 1997 pubblico poi, per la Ibiskos di Empoli, un altro libro d poesia, "Utopia di fine Novecento", un
Opera, devo dire, dove l'impegno in favore della Pace mi ha letteralmente assorbito: quelli erano anni bui e calamitosi, dove guerre
internazionali e civili si susseguivano in un frenetico e drammatico avvicendarsi; numerosi i riconoscimenti, anche in questo caso, ma devo
dire, Alessia, che il miglior premio in assoluto sarebbe stato poter constatare finalmente un progressivo perseguire la Pace da parte di
tutti gli Stati del Mondo: questo sarebbe stato, ma può ancora esserlo, il più grande premio che gli statisti di tutto il mondo potrebbero
fare all'Umanità intera! Questo è veramente il mio sogno più grande, e spero lo sia per tutti!
Dal 2002, anno in cui sono nominato
"Pioniere della Cultura Europea" dall'U.P.C.E. di Sutri, rappresento l'Associazione no profit Artenuova, e negli anni 2005 e 2006 curo la
collana Artenuova, per Il Foglio Letterario di Piombino; in quest'ambito pubblico la raccolta "Donna e altri racconti", dove presento 4
racconti premiati a più concorsi, in particolare il racconto "Donna" che giunse primo al Premio Gronchi per la narrativa di genere
fantastico nel 1999.


A.M.: Un titolo particolare. Perché questa scelta?

Piero Donato: Non c'è un motivo particolare, è stato ciò che
riassumesse in sintesi quanto
sia importante andare a recuperare, oggi, la concretezza, soprattutto l'Alto grado di Realtà che esiste
negli Ideali, che classicamente affondano radici nei miti delle antiche civiltà: non esiste Uomo che possa definirsi tale, se non viene
retto e accompagnato da Ideali lungo il cammino della sua Vita: senza ideali, l'uomo non è che un semplice animale, nemmeno tanto
intelligente, tra l'altro, ma, anzi, molto, ma molto pericoloso. Viceversa, qualora retto da
ideali nobili, soprattutto laddove distanti
dall'ottica del profitto e del tornaconto, l'Uomo può veramente a) apportare motivo di esistenza non vana in questa vita, senza peraltro
dimenticare di assaporare il bello che si può trarre da essa; e diciamolo pure: b) prepararsi ad affrontare al meglio la prossima forma di
esistenza che lo attenderà oltre questa che conosciamo.



A.M.: Quanto è importante lo stile poetico in “La pietra del mito”?

Piero
Donato: "La pietra del Mito è una raccolta di poesie scritte tra la fine del 1989 e l'estate del 2011, dove, cioè, sono andati a confluire
i più significativi testi prodotti e non ancora pubblicati in questo lungo periodo di oltre 20 anni. Quindi è normale che lo stile dei
testi che hanno trovato spazio nella raccolta, varia secondo il periodo storico e della vita in cui sono stati scritti e con il tipo di
urgenza che ne motivava, di volta in volta, la ragion d'essere: si passa dal simbolismo di "Crollo", alla forma classica di "Ampia Natura",
a quella ermetica di "Macerie a Manhattan", a quella sperimentale di paradossi in forma di distici dialogici de "Il Mito" ad altri di più
ampio respiro di natura lirica, come nel caso di "Il Mare alle volte" o della seconda Sezione, "Alle altezze dell'Anima", poesie d'amore
scritte in uno stile contemporaneo sobrio, essenziale talvolta, più arioso e lirico talaltra. Non mancano nemmeno incursioni
nell'esistenzialismo psicologico dello "Spleen - Baudelaireiana". In questa raccolta il lavoro è vario, in quanto il lavoro da operare in
favore del perseguimento della ricerca di soluzioni e rimedi utili allo stato attuale di salute della Terra, dell'uomo stesso e degli
animali e della flora che la popolano, non nascondiamolo: è molto vario e complesso da affrontare.


A.M.: All’interno della raccolta c’è
una poesia a cui tieni particolarmente?

Piero Donato: Una sola è impossibile citare: le poesie, a gruppi, rappresentano, poi, i vari

periodi della mia vita adulta dai 29 ai 51 anni, quindi, per ogni periodo della
vita potrei citarti una poesia più rappresentativa, ma mi
viene in mente ad
esempio la poesia "Alle Altezze dell'Anima", poesia che dà il titolo alla
seconda sezione, così come anche "Anelito
mio d'amata", o "Da ieri
all'Eternità", sono poesie d'amore molto intense, scritte per la mia musa
ispiratrice, che è anche Poetessa a
sua volta, Maria Daniela Dagnino. Nella
prima sezione, invece, "Crollo", poesia simbolica già citata, scritta nel 1989
in occasione del
crollo del muro di Berlino; così come non posso certo non
ricordare "Emergenza jazz", scritta specificamente contro la pena di morte nei

primi anni del nuovo millennio; la poesia più rappresentativa in favore della
pace: "Un lume". E infine "Preludio" e "Ampia Natura",
quest'ultima
divertimento in forma di sonetto; sono inni alla Natura: se lo merita, visto
come l'Uomo la sta trattando da circa un secolo
a questa parte!


A.M.: Dedichi a qualcuno in particolare questa tua vittoria editoriale?

Piero Donato: Sicuramente, il libro si apre con
la dedica: "A tutti coloro che vivono in funzione di Ideali di Pace e di salvaguardia della Natura". La dedico anche a mia figlia, Aurora,
che nutre una grande sensibilità nei confronti della Natura. E le poesie della seconda sezione sono interamente dedicate a Maria Daniela
Dagnino, Poetessa di elevato spessore artistico, come dicevo.


A.M.: Qual è l’ultimo libro che hai letto? E l’ultimo film visto?

Piero
Donato: L'ultimo libro che ho letto è "I giri di fuoco", di Maria Daniela Dagnino, M.G.
E. Editore, 2011; devo dire che leggere un libro
dove tutte le poesie, dalla prima all'ultima, sono dedicate a te, o scritte comunque pensando a te, fa un effetto indescrivile: sin dalle
prime poesie sono rimasto senza parole... È un regalo immenso.
L'ultimo film che ho visto è il recente "Sherlock Holmes", pochi giorni fa,
all'Ariston di San Remo con mia figlia.


A.M.: Che rapporto hai con la tua casa editrice Rupe Mutevole? La consiglieresti?

Piero Donato:
Un ottimo rapporto: la responsabile, Cristina Dal Torchio, mi ha seguito personalmente e devo dire che ha anche avuto molta pazienza nel
coordinare le modifiche che, opportunamente, le chiesi di apportare. Collaborazione totale, sono soddisfatto, sì. La consiglierei
sicuramente. Ottima la Prefazione di Silvia Denti. Ora vediamo come se la caveranno nella distribuzione, che, notoriamente, è lo scoglio
più impegnativo da superare, per un editore non grande; ma naturalmente sono ottimista, si tratta di un'Editrice molto seria.


A.M.: Ci
sono novità che vuoi condividere con noi?

Piero Donato: Beh... sarò eccessivo, ma se me lo chiedi, voglio ricordare come questo Amore,

con Maria Daniela, nato poco più di un anno fa, ha già lasciato un significativo segno per la creazione di due libri di poesia, da parte
dei due partner, poeti e scrittori entrambi; siccome non è facile che capitino amori perfetti anche sul piano artistico, oltre che su
quello sentimentale, non posso non condividere con Voi tutti questa gioia, che, dopo la nascita di mia figlia ad oggi, è la cosa più bella
che mi sia capitata nella vita.

Ringrazio Piero per l’autenticità delle sue risposte e vi invito a leggere almeno una volta uno dei suoi
libri.

Notizie su Rupe Mutevole:
http://oubliettemagazine.com/2011/05/04/presentazione-della-casa-editrice-rupe-mutevole-edizioni/




Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e per ordinare il libro.
http://www.rupemutevoleedizioni.com/


http://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni
http://www.facebook.com/pages/Ufficio-Stampa-Rupe-Mutevole/126491397396993



Alessia Mocci
Responsabile
Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni




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domenica 2 ottobre 2011

Resoconto di Nicoletta Nuzzo sull’esperienza del Festival di Letteratura al femminile di Narni (TR)

http://lasinorosso.myblog.it/media/01/01/3622118315.jpg
Sono state giornate indimenticabili per tutti gli ospiti della “IV Edizione del Festival Internazionale della Letteratura Saggistica
Filosofia Arte al Femminile” ideato da Esther Basile. Un’esperienza iniziata il giovedì 22 settembre e conclusa domenica 25, giorno nel
quale Nicoletta Nuzzo ha presentato la sua nuova silloge poetica “Portami negli occhi”, edita nel 2011 dalla casa editrice Rupe Mutevole
Edizioni nella collana editoriale “Poesia”.
Ed ecco il racconto dell’autrice. Buona lettura!


A.M.: Impressioni poetiche sul Festival…


Nicoletta Nuzzo: A Narni, durante il Festival, io ed Alessandra camminiamo lungo la stradina che porta alla Chiesa di Santa Maria
Impensole, nell’aria la pioggia in arrivo e lei che mi dice ”Qui non mi sento troppa”: è in queste sue parole tutto il mio agio di stare
in un luogo di narrazione al femminile, di un sentire al femminile che può oltrepassare i confini del ”dover essere” . Nessuna paura di
debordare. Qui l’eccesso che sembra uno specifico femminile è dicibile…e la questione della dicibilità mi sembra fondamentale nella
costruzione di un proprio percorso d’identità anche perché se le emozioni non vengono narrate in pensieri descrivibili diventano sintomi
nel corpo, così come tutta la sovrabbondanza “colpevole” di desideri e bisogni che provo se non la riverso nella scrittura diventa eccesso
sul corpo cioè autolesionismo.

Quando nella Chiesa di Santa Maria Loredana Nugnes e Floriana Coppola presentano la silloge “Desiderio” ,
già fuori piove forte, e noi dentro ci sentiamo unite dall’ energia spirituale delle parole in poesia, anche i miei versi in simbiosi con
gli altri, recitati ad alta voce “…tra vene azzurrine in trasparenza/ sottile è l’aria mentre si desidera e/ pungente il cuore che diventa
pieno.” da (“A Pina N.-Appassionata”), parole di donne non più impure stasera in questo luogo sacro tra colonne ed affreschi del 1200.
Neanche io impura, deperibile, colpevole, il mio “Inquisitore interno” è muto questa sera.


A.M.: Domenica 25 settembre hai presentato
“Portami negli occhi”. Ci vuoi raccontare com’è andata l’esperienza?

Nicoletta Nuzzo: Sono
stata felice di aver potuto presentare il mio libro davanti ad un pubblico di donne, proprio loro che oscillano come me tra rapimento e
devastazione, tra opposte volontà ed opposti desideri, tra pieno e vuoto…il rispecchiamento è stato talmente forte che mi sono sentita
“moltiplicata” più che “divisa” …proprio a loro volevo dire della mia emozione di mettere al mondo me stessa. Mi ha presentato Maria Teresa
Caporaso che con la sua sapienza e forza ha accolto su di sé tutta la libertà, la fatica, il tradimento del mio diventare me stessa. E
poi tra un brano e l’altro della presentazione la lettura di Loredana Nugnes e Sara Di Mare di alcune mie poesie, un regalo delle Poete
Viandanti, la loro voce/corpo/presenza è stata di inaudita bellezza.
Certo ci sono stati sofferenza ed impegno nel mio impegno esistenziale
e narrativo ma poi è successo che questo si è trasformato in un dono che mi ha fatto incontrare donne piene d’anima. Non lo dimenticherò
mai.


A.M.: Sono state lette delle poesie tratte dalla tua silloge durante la presentazione? Ti ricordi quali?

Nicoletta Nuzzo: Le
poesie lette sono: “La voce”, “Madre”, “Amiche”, “Dicembre”, “Ricamo”, “Sola”, “Disobbediente”.


A.M.: Qualcuno da ringraziare?

Nicoletta
Nuzzo: Ringrazio Esther Basile (filosofa ed ideatrice del festival) e le Poete Viandanti ( che partecipano e creano happening itineranti,
prediligendo piazze e strade al fine di diffondere l’amore per l’Arte e la Poesia).


A.M.: Dove ti vedremo la prossima volta? Puoi
anticiparci qualcosa?

Nicoletta Nuzzo: Il prossimo appuntamento è alla libreria Feltrinelli di Perugia verso la fine di ottobre. “Portami
negli occhi” sarà presentato da Antonella Giacon, poetessa, scrittrice e madrina qui a Perugia dei miei tre libri.


Ringraziamo Patrizia
Caporossi per il suo contributo:
http://www.fareilpunto.it/?page_id=1160

Intervista a Nicoletta Nuzzo antecedente al Festival:
http://oubliettemagazine.com/2011/09/12/nicoletta-nuzzo-alla-iv-edizione-del-festival-internazionale-della-letteratura-al-femminile-dal-22-al-25-settembre-narni-%E2%80%93-intervista/


Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e per ordinare il libro.
http://www.rupemutevoleedizioni.com/
http://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni


 http://www.facebook.com/pages/Ufficio-Stampa-Rupe-Mutevole/126491397396993

Alessia Mocci
Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni


 

mercoledì 28 settembre 2011

L’Unità parla di Rupe Mutevole e del suo autore Ban’ya Natsuishi Il papa che vola

http://lasinorosso.myblog.it/media/00/02/4125800193.jpgVogliamo ringraziare Lello Voce riportando le sue parole per l’accurato articolo su Ban’ya Natsuishi e sulla sua raccolta di haiku “Il papa
che vola”, edito nel 2011 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana editoriale “Margini liberi”.

Scrive Lello Voce:
Haroldo
De Campos, grande poeta brasiliano, studioso della tradizione medievale romanza, diceva spesso che l'unico modo di rispettare davvero la
Tradizione era rinnovarla, rimetterla in gioco, farle vivere nuove avventure, perché il solo modo per riaffermare l'importanza di una
regola è violarla, per mutarne il significato, senza perderne il senso.
Non credo di osare troppo affermando che Haroldo avrebbe
sicuramente apprezzato gli haiku di Ban'ya Natsuishi, proprio perché l'autore giapponese, che di haiku è studioso ed esperto prestigioso,
sottopone la celeberrima «maniera» nipponica ad una torsione spietata, la ricolloca nel presente, ne fa strumento tagliente di analisi di
un'attualità che, per parte sua, sembra fatta apposta per negare le radici stesse dell'haiku.
Già nella prima raccolta tradotta in
italiano, Pellegrinaggio terrestre (albalibri, 2007), Ban'ya usava l'haiku come grimaldello per aprire varchi nella geografia culturale ed
esistenziale di paesi e culture vicine e lontane, da Roma e Genova, a New York, all'India, con stile capace di accendersi di frustate
polemiche e visioni sinistramente profetiche, come ad esempio: Al di là dell'America / ancora America /fulmini nella notte, o ancora, su
Roma, Merli litigiosi / queste mura / da duemila anni.
L'ironia sprezzante, o la capacità di cogliere la piega nascosta in cui è celata la
chiave di comprensione di questo, o quell'istante, costruiscono un racconto di viaggio, in cui ogni haiku si trasforma nel fotogramma di
una pellicola quasi à la Godard. A ciò, negli ultimi anni, si è aggiunta un'intensa riflessione sui rapporti uomo-natura che è approdata a
posizioni affatto singolari: la natura, tema tradizionale dell'haiku, diviene in lui «matrigna», con accenti che all'orecchio italiano
suonano schiettamente leopardiani, come quando afferma, nel recentissimo Stupidità e poesia, pubblicato all'indomani della catastrofe di
Fukushima:
«Le immagini che ho visto dello tsunami confermano, senza alcun dubbio, che la natura è di vastità incommensurabile rispetto
all'uomo. Per l'Universo l'uomo non è altro che una formica. Inutile sottolineare quindi che il nostro amore per la natura è estremamente
irrazionale. È un ridicolo, o assurdo amore senza alcuna reciprocità, sarebbe utile, dunque «ripensare le mediocri e superficiali idee
circa la natura che hanno proliferato nell'haiku per secoli».
COME BAND DESSINÉE In questo suo ultimo Il Papa che vola: 44 haiku (pp. 54,
euro 5, Rupe Mutevole) il processo si radicalizza ancor più, il ritorno anaforico del medesimo protagonista (questo affatto metafisico e
totalmente «concreto» Papa volante, in cui non è difficile cogliere la stilizzazione di Giovanni Paolo II) fa sì che i singoli frame
poetici, pur dotati di una loro evidente autonomia, costituiscano un racconto, a maglie larghe, certo, ma pur dotato di una sua trama
evidente, solida e - visto che si tratta di haiku - del tutto nuova e spiazzante.
Il risultato è un vero e proprio gioiello dell'haiku
contemporaneo giapponese, basti qui citare qualcuna delle numerose tessere che costituiscono questo surreale quasi-poemetto e che lo fanno
assomigliare a una sarcastica band dessinée. Ad iniziare dal paradosso che mette in volo il protagonista: Da una cascata celeste /il Papa
cadendo /prende il volo, sino agli spietati: O Papa che voli /sono pulci che saltano / quei focolai di guerra?, o: Impigliato /tra lettere
arabe /il Papa che vola, e ancora: Il Papa che vola /mai incontra/ il Cristo che vola.
L'haiku, come siamo abituati a leggerlo, non esiste
più, sfigurato da un'enorme forza creativa che lo riplasma. E rendere irriconoscibile una tradizione perché il presente possa tornare a
riconoscersi in essa è indiscutibilmente segno della vera poesia.
21 settembre 2011
Pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 39) nella
sezione "Culture"

Fonte internet:
http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/2305000/2302648.xml?key=un+papa+volante&first=1&orderby=1



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Alessia Mocci
Responsabile
Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni

 

sabato 24 settembre 2011

Resoconto della presentazione de Dall’anima alle parole di Erica Angelini, Rupe Mutevole, Buonconvento (SI)

http://lasinorosso.myblog.it/media/01/02/109920610.jpg“C’è chi gli dice che i sogni illudono l’anima/ e che la sua vita non gli appartiene …/ C’è chi gli dice di non mirare mai a grandi cose/
ma di accontentarsi di ciò che la vita gli offre…/ che tanto questa è solo una farsa/ e lui un sognatore cieco di realtà distorte./ Ma
nessuno ha mai capito/ che i sogni lo aiutano a vivere meglio!/ C’è chi lo considera un povero illuso,/ lui che dei sogni sa farne un buon
uso./ […]” – “Il sognatore”

Mercoledì 21 settembre 2011 si è svolta alle ore 17, presso il palazzo Grisaldi del Taja a Buonconvento nella
provincia di Siena, la presentazione della silloge “Dall’anima alle parole”, edita nel 2011 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni
nella collana “Trasfigurazioni”.

L’autrice, Erica Angelini, ha promosso la sua raccolta poetica durante il programma della 43° edizione
della Sagra della Val d’Arbia (manifestazione antichissima, infatti ne abbiamo testimonianza sin dal 1805).
Gli ospiti della presentazione
sono stati il Sindaco Marco Mariotti, il giornalista del Corriere di Siena Piero Ruffoli, l’Assessore alla Cultura Elisabetta Borgogni e l’
Assessore alla Cultura del comune di Castelnovo Berardegna Annalisa Giovani, comune nel quale la giovane Erica vinse con la lirica “Il
sognatore” un concorso di poesia.

Ed Erica, come sempre molto disponibile, ci racconta qualcosa dell’esperienza. Buona lettura!


A.M.:
Cosa ne pensi della cornice nella quale hai presentato la tua silloge?

Erica Angelini: Prima di tutto, penso che è un grande onore che la
mia presentazione sia stata inserita nel programma della Sagra della Val d'Arbia, un programma sempre ricco di eventi: presentazioni di
libri, musica e spettacoli, mercatini e fiere, tante mostre e buona cucina con le cene nei quattro quartieri che - per l'occasione -
allestiscono i loro ristoranti nei vicoli e nelle piazze del paese, che è uno dei Borghi più belli d'Italia. La Sagra è un evento a lungo
atteso durante l'anno, che ha molta risonanza nella zona ed attira gente anche da fuori proprio per gli eventi e la magia che sempre la
caratterizza. E, per me esserne protagonista attiva con la presentazione del mio libro, invece che semplice spettatrice come gli altri
anni, leggere questa mia cosa nel programma e sui giornali, immaginare che tutti sapevano che il 21 settembre alla Sagra della Val d'Arbia
era il giorno di Erica Angelini e la sua raccolta “Dall’anima alle parole”... è stato davvero bello!

A.M.: Per questa presentazione hai
giocato in casa. È stata diversa dalle altre?

Erica Angelini: Ho giocato in casa in due sensi perché si è svolta nel paese dove vivo, ma
anche nel luogo dove lavoro... quindi, più in casa di così non potevo. Confesso che questa presentazione ha avuto un sapore più speciale,
davanti alla mia famiglia, i miei amici, la mia gente... Bellissimo davvero!
Non amo apparire io e per questo non volevo farla, amo di più
starmene a scrivere o lavorare, ma confesso che queste serate sono belle: le presentazioni ti avvicinano alla gente... ti fanno conoscere
dalla gente ... anche da quella gente che magari vedi tutti i giorni e pensa di conoscerti, ma di te non sa nulla... e poi ti legge tra le
pagine di un libro e scopre il tuo mondo...
A.M.: Quali poesie sono state lette durante la presentazione?
Erica Angelini: Tantissime. A
parlare erano in 4 persone (tra giornalista, Assessori e Sindaco) quindi ne hanno lette diverse, per la precisione:
"La vita", "Maschere",
"La partita è come la vita", "Ho perso una stella", "Il sognatore", "L’orma dei tuoi passi", "Per una volta…vivi!” e "Il calore dell’
inverno", che ho scritto ispirandomi proprio a questo luogo.

A.M.: C’è qualche aneddoto curioso che vuoi condividere con noi?
Erica
Angelini: Ho provato una grande emozione quando il Sindaco nel suo bellissimo intervento ha citato “Il sognatore”, che era stata letta in
precedenza: sono molto legata a quella lirica e sentirla citare come se realmente potessimo aspirare ad essere un po’ tutti come quella
figura mi ha emozionata... anche perché mi ha dimostrato che quelle parole - se lette ed ascoltate attentamente - possono arrivare al cuore
di chiunque in un attimo.
A.M.: Qual è la dedica che hai scritto che ti ha maggiormente aperto il cuore?
Erica Angelini: Tutte: ogni dedica
mi emoziona. Comunque se devo dirla una, quella alla mia prima maestra delle elementari che voleva una "dedica speciale".
A.M.: E per la
prossima presentazione de “Dall’anima alle parole”? Hai già una data o ci tieni ancora sulle spine?
Erica Angelini: No, non ho date ancora
... ma ripeto ciò che avevo detto in una precedente intervista: un libro in promozione è un cantiere sempre aperto! Quindi, vediamo...

“[..]/ Lui che nei sogni sa trovare la forza/ per vivere meglio…/ può correre tra nuvole bianche/ in un mondo pulito,/ cercar di afferrare
una stella,/ sfiorar la felicità con un dito…/ Lui che da tutti,/ solo ‘un sognatore’ è definito.”


Vi lascio il link di una recensione
di “Dall’anima alle parole”:
http://oubliettemagazine.com/2011/05/27/dall%E2%80%99anima-alle-parole-di-erica-angelini-rupe-mutevole-edizioni-2011/

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Alessia Mocci

Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni

 

domenica 11 settembre 2011

Intervista di Alessia Mocci ad Ugo Colla ed al suo Memorie del cuore, Rupe Mutevole Edizioni

http://lasinorosso.myblog.it/media/00/00/2648595076.jpg“Spesso il poeta è solo/ chitarra nella sera,/ quando si canta in compagnia/ e le più belle canzoni sono sempre/ quelle taciute, riposte
nell’antico/ cassetto della memoria,/ mai sono quelle che tutti sanno/ e vengono ritmate con le mani.// Spesso il poeta è solo/ viandante
sconosciuto anche a se stesso,/ anche fra tante risate e grida/ che scivolano su calici di vino,/ sempre in alto, sempre pieni.// […]” –
“Spesso il poeta è solo”
“Memorie del cuore”, edito nel 2011 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana editoriale “La Quiete
e l’Inquietudine” curata da Silvia Denti, è l’ultima silloge dell’autore Ugo Colla, un autore che non pubblicava da vent’anni e che, nel
2011, ha deciso di racchiudere in un’unica opera alcune liriche che affrontano un arco temporale notevole. Infatti le poesie presenti
vedono la più recente scritta nel 2009 e la più remota nel 1981. Un percorso che decreta soggetto indiscusso della raccolta: il viaggio.
Viaggiare e poesia dunque vanno di pari passo nella vita dell’autore. Ogni lirica presenta la data così da intrappolare il lettore nel
seguire i passi di Ugo senza alcuna fatica.
Ugo Colla è stato molto disponibile nel rispondere ad alcune domande sulla sua raccolta poetica
e si se stesso. Buona lettura!

A.M.: Come nasce l’Ugo scrittore?

Ugo Colla: Nasce già da giovanissimo, a 15 anni, quando Catullo,
Prèvert o Neruda lo ispirano e danno voce ai palpiti di un adolescente romantico alle prese con i primi amori. Il liceo classico Colombo di
Genova, quello frequentato a suo tempo anche da Fabrizio De Andrè, sarà fondamentale per conoscere e amare Gozzano, Pavese, Montale,
Ungaretti, Quasimodo, Cardarelli e si sa che l’elenco potrebbe continuare.


A.M.: Perché nasce “Memorie del cuore”?

Ugo Colla:
“Memorie del cuore” nasce dall’inconscia necessità di realizzare con i propri mezzi a disposizione, ossia quelli poetici, un film di
memoria, come quelli, da me tanto amati, di Fellini o di Pupi Avati, un “caro viaggio a ritroso” come dico nella poesia “Scalinata”,
compresa nella raccolta, dove il passato non è relegato nel tempo passato ma interagisce continuamente col presente, in una sorta di
intermittenza del cuore proustiana: in altre parole ciò che tanto mi affascinò nel cinema, ho voluto realizzarlo in poesia, costruendo non
una raccolta di liriche separate tra di loro ma un lungo racconto ricco di flash back (non a caso le poesie sono tutte datate e volutamente
non seguono un ordine cronologico ma sono sparse nel tempo: la storia di una vita dal 1981 al 2009 centrata sui temi dell’amore, del
viaggio, della musica,del cinema, dello sguardo sul mondo).


A.M.: Viaggiare e scrivere. È il modo migliore per essere ispirati?

Ugo
Colla: James Joyce ci insegna quanto (e per quante pagine!) si può viaggiare restando nella stessa città, la Dublino che Leopold
Bloom/Ulysses percorre in ogni angolo più significativo nello spazio di una giornata e diventa un universo. Viaggiare, conoscere altre
realtà e quindi conoscere una propria personale evoluzione, è sicuramente uno dei modi più efficaci per essere ispirati, non
necessariamente il migliore.


A.M.: Cosa pensi dell’uso delle figure retoriche in poesia?

Ugo Colla: Confesso, non le ricordo più tanto
bene e tendo a dimenticarmele, ogni tanto chiedo a mia figlia. Il suo diploma di maturità classica è datato 2008, il mio 1972. Ci giro
intorno, a volte, chiamandole ora similitudini, ora accostamenti, ogni tanto oso parlare di metafore ed allegorie ma non sono quasi mai
sicuro di come si classifichino le cose che io stesso ho scritto. In ogni caso, al di là dell’esigenza di base di una forma dignitosa e
fluida e di un lavoro di attenta elaborazione stilistica del prodotto poetico, io credo molto nella spontaneità della poesia e nella
possibilità di raccontare il reale attraverso la poesia (gli americani insegnano) senza che il verso debba per forza spingersi sempre a
raffigurare l’irreale per alludere al reale.


A.M.: Hai qualche consiglio per gli esordienti?

Ugo Colla: Direi all’esordiente ciò che
raccomanda quello straordinario professore interpretato dal grande Sean Connery nel film “Scoprendo Forrester”: prima buttare giù sulla
carta tutto quello che viene in mente, senza fermarsi, poi rivedere, limare, affinare, essere esigenti, cercare il suono migliore, la
migliore scorrevolezza dei versi, quella che in definitiva è la vera bellezza della poesia. E soprattutto comunicare attraverso la poesia,
non tenerla timidamente nel cassetto, ciò che è scritto solo per se stessi va sprecato. Una volta, con i soli mezzi cartacei, era molto più
difficile divulgare gli scritti ed avere dei lettori. Oggi sappiamo bene che col web ed in particolare con i social network culturali le
possibilità di arrivare in ogni parte del mondo sono illimitate.


A.M.: Qual è l’utilità del booktrailer?

Ugo Colla: Il videolibro fa
parte di ciò che ho detto prima, della possibilità di facilitare la conoscenza e la lettura di qualsiasi testo grazie alla tecnologia. Mi
concedo, da lettore quasi vicino ai 60 anni, qualche rimpianto per il dolce rumore ed il buon odore delle pagine che girano, quando si
leggono le classiche due paginette prima di dormire. Ma l’antico ed il moderno possono ovviamente convivere, non devono certamente essere
ritenuti antitetici ed incompatibili.


A.M.: Come ti trovi con la casa editrice Rupe Mutevole? La consiglieresti?

Ugo Colla: Mi ci trovo
come a casa e meglio che a casa propria dove si sta? Merito soprattutto di due perfette padrone di casa come Maria Cristina Del Torchio e
Silvia Denti.


A.M.: Novità per i restanti mesi del 2011?

Ugo Colla: Da un libro all’altro ho fatto passare 20 anni, non dico che ne farò
passare altri 20 ma sicuramente la restante parte del 2011 sarà ancora dedicata a curare la diffusione di “Memorie del Cuore”. Intanto la
semina per il futuro può continuare tranquillamente.


Recensione de “Memorie del cuore”:
http://oubliettemagazine.com/2011/09/06/memorie-del-cuore-di-ugo-colla-rupe-mutevole-edizioni/

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Alessia Mocci
Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni


 

lunedì 5 settembre 2011

Resoconto della partecipazione di Rupe Mutevole alla Fiera del Libro di Trino – Intervista a Silvia Denti

http://lasinorosso.myblog.it/media/00/00/89472820.jpgSono stati 5 giorni intensi di lavoro e di divertimento per lo staff della casa editrice Rupe Mutevole Edizioni presenti alla “Fiera del
Libro di Trino” per la Festa di San Bartolomeo 2011.

Dal 25 agosto al 30 agosto 2011 la manifestazione “CentoCinquantaLetterario” si è
cimentata in un incontro constante con il pubblico curioso che non si aspettava una tale organizzazione. Molti sono stati gli autori di
Rupe Mutevole (Marco De Mattia, Wanda Allievi, Anna Corsi, Giuliano Cimino, Ivano Ciminari, Roberto Ioannilli, Alba Saiu, Nicol Lauria,
Maurizio Clicech, Carla Zancanaro, Fausto Cerulli e molti altri ancora) presenti per presentare i propri libri, presentare le loro creature
al pubblico presente incontrando un target variegato ed interessato.

Silvia Denti, scrittrice e curatrice della collana editoriale “La
Quiete e l’Inquietudine”, è stata una delle protagoniste delle giornate letterarie ed è stata molto disponibile nel rispondere ad alcune
domande sull’esperienza della Fiera del Libro e su qualche novità!


A.M.: Perché è utile per una casa editrice esser presente ad una Fiera
del Libro?

Silvia Denti: Credo che la visibilità, nell’ambito dell’editoria minore, sia molto importante per gli autori che ruotano
attorno ad un sistema tanto indifferente che altrimenti li escluderebbe. Ciò perché devono sempre confrontarsi con i nomi grossi dell’
editoria e relativi autori, i quali, potrebbero pure scrivere dei libri fallimentari e sarebbero comunque letti, mentre chi ancora non ha
risonanza è costretto a lottare. Fare l’editore significa anche questo: impegnarsi assieme a chi produce scrittura. Non esiste nella nostra
concezione l’abbandono dei nostri amanti della penna, anzi, è proprio dopo la stampa dei loro libri che inizia il percorso più importante.



A.M.: 5 giorni di full immersion: potresti descriverli con 5 aggettivi?

Silvia Denti: Emozione: il fatto di trovarsi in mezzo a tanta
arte a me fa sempre un certo effetto, davvero, e non parlo solo dei libri, cito anche la pittura, la musica, la fotografia, tutte le forme
espressive che vengono dall’animo di chi è dotato.
Amicizia: Il fatto di sentirsi così uniti è come quello dei naufraghi su un’isola, si
sopravvive a tutto, anche ai problemi che possono sorgere, in modo del tutto naturale ci si stringe e ci si dà forza, si combatte assieme,
come in trincea, è una cosa meravigliosa, soprattutto perché questo tipo di amicizia rimane e resiste.
Energia: spesso si arriva ad una
kermesse del genere provati dai preparativi, come quando si dà un esame, ma poi tutto scompare, si attinge dai colleghi quello che ci
manca, sale l’adrenalina, un miracolo al quale ho assistito spesso in varie esperienze.
Creatività: tale parola viene rafforzata e portata
all’ennesima potenza quando ci si confronta con gli altri, è come un dovere assoluto che nasce spontaneo, così si pensa già a cosa fare
“dopo”, quel poi che è già pieno di nuove idee, di splendidi progetti.
Sogno: questo è l’aspetto più strabiliante, credo, per il suo
significato. Quando mai i sogni si realizzano? Ecco, qui si ha la sensazione di portarli davvero a compimento, e dai sogni nascono i figli
dei sogni, piccoli frammenti che si saldano pian piano, dai quali scaturiscono altri pezzi minuscoli che daranno vita a nuovi sogni, nuove
creazioni, ancora il pulsare della vita artistica.

A.M.: Come si sono sviluppate le giornate a Trino? Ci sono state presentazioni degli
scrittori di Rupe Mutevole?

Silvia Denti: Certo, abbiamo cominciato subito con vari autori che hanno scritto nelle mie collane inerenti
alla quiete e alla inquietudine, per dire la verità non sono mai mancate presenze, anzi. È stato meraviglioso stringere la mano a chi è
arrivato, anche da lontano, e si è messo in discussione portando la sua esperienza. Mi fa piacere ricordare qualche nome: Marco De Mattia,
Wanda Allievi, Anna Corsi, Giuliano Cimino, Ivano Ciminari, Roberto Ioannilli, Alba Saiu, Nicol Lauria, Maurizio Clicech, Carla Zancanaro,
Fausto Cerulli e molti altri ancora.


A.M.: Come ha reagito il pubblico dei lettori?

Silvia Denti: Diciamo che i lettori ci hanno
apprezzato molto e che sono stati stimolati a letture nuove, anche fuori dalla loro portata, esperimentando tematiche nuove, diverse,
articolate. È bello vedere la gente che rimane catturata dai titoli, dalle copertine, dal fascino che ogni nostro libro emana.


A.M.: C’è
stato qualche aneddoto curioso che vuoi condividere con noi?

Silvia Denti: Ma certo. Il grande Fausto Cerulli che scrive di erotismo con
la naturalezza di un bambino si è visto un po’ “castigato” dalla interpretazione delle sue liriche lette dalla brava Enrica Magnani Bosio e
quindi ha pensato bene poi di mettersi a leggere quelle sue più scabrose, suscitando una vera ovazione. Un personaggio davvero fantastico.
Così come molti altri, anche non facenti parte del nostro staff, come il maestro Antonio Ferraris, esperto di pittura ed insegnante,
nonché artista a tempo pieno che con le sue battute e massime personali teneva il sorriso costantemente sulla bocca di tutti, una sua frase
ricorrente era riferita alla lettura: “I libri sono il pane dell’anima”.


A.M.: Ma non era presente solo Rupe Mutevole alla Fiera del
Libro di Trino. C’è qualcosa o qualcuno che ti ha interessato in modo particolare?

Silvia Denti: Sì, mi hanno colpito molto le esposizioni
di Mirna Rivalta, una brava artista ricercatrice dei dettagli fotografici coi quali ha creato delle vere opere d’arte. Ammirevole
veramente.


A.M.: La prossima presenza di Rupe Mutevole in giro per la Penisola? Puoi anticiparci qualcosa?

Silvia Denti: Saremo presto
a Parma al Caffè Letterario con una nuova presentazione di Vibrus, il romanzo rivelazione dell’anno che ho scritto con altri quattro
autori. Ma avremo modo di proseguire anche, in varie località italiane, i seminari di scrittura guidati da Gavino Angius, veterano dell’
editing il quale ha inaugurato proprio a Trino, con noi, una formula innovativa per dare aiuto a chi scrive, consigli ed esempi
coinvolgenti e mirati, lezioni utilissime che sono state molto apprezzate dai presenti. Le idee sono svariate: reading poetici, serate con
abbinamenti tra scrittura e cucina, musica ed altro ancora. Ma anticipare troppo guasterebbe la sorpresa, no?

Comunicato “Festa del Libro
a Trino”:
http://oubliettemagazine.com/2011/07/29/rupe-mutevole-edizioni-alla-festa-di-san-bartolomeo-2011-26-agosto-%E2%80%93-4-settembre-trino-vc/

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Alessia
Mocci
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mercoledì 10 agosto 2011

L’essenza dell’anima di Monica Doni, Rupe Mutevole Edizioni

http://lasinorosso.myblog.it/media/02/02/3027594034.jpg“Nel silenzio un sussurro,/ ombre che si dissolvono,/ luccichii argentati/ e fili di seta intrecciati./ Pioggia di stelle,/ un brivido
scuote la pelle,/ i capelli raccolti/ col naso all’insù,/ ti cerco nel buio/ ma non ci sei più./ Ho confuso la notte,/ ti cerco nei sogni,/
e tu, raggio di luce,/ ti infiltri e ti insinui,/ mi porti la vita,/ mi voli nel cuore/ e mi profumi l’anima/ di vento nuovo.” - “Profumi”
-

Un brivido che corre nella schiena, lentamente i versi de “Profumi” si accavallano senza cercare futuro, altalenanti nel loro esistere.
Parole che creano simboli ed immagini chiare, l’io narrante si perde nell’incoscienza del sonno e trova attraverso il buio la luce della
dimenticanza. Ed è un incedere di forme e figure sino alla conclusione fiduciosa di “nuovo”.

“L’essenza dell’anima”, edito nel 2011 dalla
casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana “La quiete e l’inquietudine” curata da Silvia Denti, è una raccolta poetica dell’autrice
Monica Doni. Monica è nata nel 1961 a Pontedera (PI) ha iniziato la sua carriera letteraria nel social network Facebook ed ha subito
riscosso un notevole successo. La raccolta “L’essenza dell’anima” consta di 61 pagine ed ogni poesia all’interno è una traccia di
evoluzione, riscatto, valore; questo lo si vede chiaramente se si prendono in considerazione liriche come “Volare alto”, “Essenza pura”,
“Luce”, “Anniversario”, “Nel giardino dei suoni”, “Il tempo che fugge”.

La poetica di Monica Doni mira alla semplificazione dell’immagine
con un chiaroscuro di impetuosità narrativa che non si distacca dalla realtà oggettiva della vita. Una continua ricerca di riflessioni su
ciò che al di sopra del bene e del male e dunque dell’agire prettamente umano, una continua ricerca prettamente poetica che aleggia in ogni
significato riscontrato nelle liriche della raccolta.

“Chi bussa alla tua porta “son io”,/ polvere d’argento spargo/ per attirare la tua
attenzione./ Talvolta la pioggia è sole,/ dipende dal tuo umore,/ il firmamento azzurro di gioia/ viene solo dal tuo cuore./ Talvolta le
nuvole sono luminose/ e la tristezza tace d’un colpo./ Sarebbe perfetto poter credere/ senza timore,/ senza freddo,/ senza pensiero,/
semplicemente essere …” – “Essere”

È palese in questa silloge il richiamo all’imprevedibilità delle situazioni della vita, alla sua
mutevolezza che non sempre dipende dall’io ma che vede la manipolazione esterna, in questo specifico caso “una manipolazione umorale” e
dunque sensoriale. Da sottolineare la musicalità degli ultimi versi che con l’anafora offrono una chiusura liturgica.

“Socchiudo gli occhi
…/ immagini di momenti felici/ scorrono nella mente/ Sussurra riflessa la speranza/ di riaccendere la luce/ nel santuario dell’amore/ in
cui la mia anima continua a vagare …/ Pulite emozioni e/ suadenti ritmi del cuore./ Tienimi la mano/ ho bisogno di te per saltare quel
fosso./ L’arsura dell’estate/ ha tentato di inasprire gli argini/ e rattristare le radici dei germogli./ Ti offro la mia bocca/ per dar
sollievo e ristoro,/ soffuso … boato/ […]” – La promessa del cuore –

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Alessia Mocci
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martedì 9 agosto 2011

Il senso del viaggio di Fabio Clerici, Rupe Mutevole Edizioni

L’accartocciarsi delle parole nei singoli versi, una vena narrativa melodrammatica che si rivolge a se stesso come se fosse un
lettore casuale, ne “Fotografando l’emozione” l’autore mette in risalto il patimento del tempo che scompare d’innanzi all’istante, il
silenzio che rumoreggia nelle contraddittorie metropoli.

“Il senso del viaggio”, edito nel 2011 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni
nella collana “Poesia”, è una silloge poetica di epica fattura. L’autore, Fabio Clerici, ha dato modo di farsi conoscere e di intraprendere
un vero e proprio viaggio metafisico all’interno della memoria della poesia così da portare ogni lettore in diversi paradisi che
opportunamente si rivelano senza alcuna esitazione o paura. È un intimismo che non cela emozione, una cadenza del linguaggio e della
metrica che si incurva su se stessa per poi riaprirsi all’esterno con la magnificenza del “vecchio stile”.

“Il senso del viaggio” presenta
il sottotitolo “Viaggiando nei sensi – Atlante poetico” e consta di 107 pagine, la prefazione è firmata dall’editrice di Rupe Mutevole,
Maria Cristina Del Torchio ed è divisa in due parti fondamentali: “Viaggi con la valigia” e “Viaggi senza valigia”. La silloge poetica
comprende i lavori visivi di Antonio De Blasi che, con le sue illustrazioni di grafite su carta, favoleggia simbolicamente il versificare
di Fabio Clerici.

“Scorre il lento canto di cristallino fiume,/ nell’ospitale letto l’ode a musicar;/ specchiate le colline nell’immutata
acqua/ riflette di vino vero il duplice filar;/ di medievale storia testimoniano i castelli/ eretti a sentinelle di storiche epopee;/ il
ribollir dell’acqua purifica la danza/ di millenar guerrieri cavalcando i lor destrieri,/ del nuovo mondo conquistar; il rio racconta vita
di storia ormai sopita, […]” – “Il lento canto”

Una splendida attenzione verso la musicalità, la semantica e le figure retoriche. Ogni
sintagma nominale è in perfetta armonia con quello verbale. La punteggiatura cade dura su ogni verso per segnare un confine, un confine
temporale tra il passato ed il futuro così da render viva la lirica stessa, un confine territoriale nelle storie di luoghi, di viaggio e di
movimento raccontate. I richiami medievali non hanno forma nostalgica ma al contrario di esaltazione.

“Viaggia il poeta,/ ogni attimo di
fugace tempo/ che la sua penna in parole interpreta;/ viaggia il poeta,/ cogliendo l’esitante sguardo/ che l’emozione svela;/ viaggia il
poeta,/ al mutar di rinate stagioni/ allo sbocciar di nuove creature;/ viaggia il poeta,/ accogliendo il fragore del mare/ il silenzio del
deserto/ il rumore del fiocco di neve;/ viaggia il poeta, […]” – “Il viaggio del poeta”

Lascio link utili per visitare il sito della casa
editrice e per ordinare il libro.
http://www.rupemutevoleedizioni.com/


http://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni
http://www.facebook.com/pages/Ufficio-Stampa-Rupe-Mutevole/126491397396993

Alessia Mocci
Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni


 

giovedì 23 giugno 2011

Senza rete di Stefania Giovando ed Anna Luciani, Rupe Mutevole Edizioni

http://lasinorosso.myblog.it/media/01/02/2539032754.jpg“Si sentivano belle, quella sera, ognuna a modo suo. Irene indossava un abito blu notte, che ne ammorbidiva le curve prosperose e le
lasciava scoperto il décolleté ancora tonico e pieno. Alba aveva osato sbilanciarsi con un vestito rosso, che creava un bel contrasto con i
capelli e gli occhi scuri. Milady aveva scelto l’azzurro chiaro, come i suoi occhi, che erano sottolineati ed esaltati dal colore.”

Cinque
donne a Venezia, cinque donne che hanno scelto questa incantevole città lagunare per incontrarsi. Irene, Alba, Venus, Milady ed Eliana si
conoscono via chat, ogni giorno si raccontano e trascorrono qualche ora creando un personaggio per evadere dalla realtà, ma in tutto questo
si sono cimentate delle amicizie e dei sentimenti. L’uscita di una sera per divertirsi e per mostrarsi al pubblico come regine, come
vincenti di una situazione anomala.

“Senza rete”, edito nel 2009 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana
“Trasfigurazioni”, è un romanzo scritto a quattro mani da Stefania Giovando ed Anna Luciani. Le due autrici si sono cimentate in un’
esperienza letteraria di comparazione della chat con la realtà, infatti, il romanzo racconta dei rapporti umani tramite lo schermo e la
scrittura digitale. Protagonisti un gruppo di persone di tutta Italia che per diversi motivi si è ritrovato a cercare svago nella chat. L’
idea dell’incontrarsi tutti insieme in una città nasce dalla curiosità di capire se, anche in una situazione di realtà fisica, le loro
simpatie possano mostrarsi senza alcuna difficoltà.

Ogni personaggio de “Senza rete” è ben sviluppato, gli atteggiamenti della chat sono
comparati a quelli della realtà. Si ha l’impressione di appartenere al gruppo in quanto la prosa è ripresa di pari passo dalle
conversazioni chat, e questo è un punto di forza del romanzo in quanto oggi la scrittura digitale è riuscita a sottomettere l’oralità. Il
linguaggio, quindi, diviene l’oggetto stesso del romanzo.

“’Professore – aveva detto la ragazza con fare ammiccante – cosa ne pensa del
mondo delle chat?’
‘È un lungo discorso, ma posso solo dire che bella comunicazione a distanza sentimenti, emozioni, aspettative, sono
amplificate al massimo. È questo il pericolo del mondo virtuale.’
Si era alzato per congedarsi dai suoi studenti, ma la ragazza lo aveva
apostrofato ancora: ‘Professore, allora non ci si può innamorare attraverso la chat?’”

Il professore, Max, aveva iniziato anche un po’ per
noia un gioco d’amore con Lucia. I due nel canale chat si stuzzicavano a vicenda sino a manipolare la loro vita in funzione della chat.
Entrambi con una vita matrimoniale ed entrambi insoddisfatti. Da un gioco pseudo innocente alla nascita di un sentimento forte.

“L’
orchestra attaccò un tango. Lui si alzò e lentamente, senza fretta, si diresse verso la donna fasciata nel lungo, morbido abito nero, che
le lasciava scoperte le spalle, mettendo in evidenza l’attaccatura dorata del seno e aprendosi in uno spacco sulla gonna, che scopriva la
gamba tornita e affusolata.”

Stefania Giovando (La Spezia), laureata in Lettere Classiche, scrive testi teatrali, racconti, romanzi,
saggi, per i quali ha vinto numerosi premi. Ha tenuto corsi di scrittura narrativa e partecipato come relatrice a convegni nazionali ed
internazionali di Letteratura e Arteterapia. È membro dell'Istituto Italiano di Cultura.
Anna Luciani (Napoli), laureata in Teologia, è
docente di scuola media e membro dell'Istituto Italiano di Cultura. Si interessa di Letteratura, Teatro, informatica e multimedialità. Ha
svolto il ruolo di webmaster del sito della Scuola nella quale insegna. Scrive racconti, romanzi, testi teatrali, per i quali ha vinto
diversi premi.

Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e per ordinare il libro.
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Alessia Mocci
Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni