Appena pubblicata nella “Rivista online Heliopolis” www.heliopolisedizioni.com sezione “Scuola Romana di Filosofia politica”, recensione di GIOVANNI SESSA al libro di FILIPPO VENTURINI: “TUTTO DIRIGE LA FOLGORE. Eraclito: politico e mistico”, con traduzione critica dei frammenti di Eraclito. IL CERCHIO Iniziative editoriali. BUONA LETTURA.
giovedì 5 giugno 2025
lunedì 19 maggio 2025
GIOVANNI SESSA_Filosofia della Fotografia...Heliopolis
https://www.heliopolisedizioni.com/rivista-scuola-romana-di-filosofia-politica.html
- Filosofia della fotografia
- Un saggio di
- Massimo Donà
- rec. di
- Giovanni Sessa
- È nelle librerie, per i tipi di Silvana Editoriale, un volume di Massimo Donà, Filosofia della fotografia. I prodigi di un insospettabile “obiettivo” (pp. 93, euro 18,00). Il libro è arricchito dalla prefazione di Italo Zannier, fotografo di vaglia e storico della fotografia. Le pagine di Donà, mirate a disvelare senso e significato del fotografare, muovono da questa definizione di Zannier: «la fotografia può essere intesa come una tecnica che consente di ottenere immagini figurative di porzioni della realtà, ma […] non necessariamente percepibili dal nostro occhio, mediante gli effetti provocati dalla luce […] su alcune sostanze sensibili» (p. 48). L’argomentare del pensatore veneziano è sostenuto da una non comune conoscenza della letteratura critica in argomento. Egli attraversa e discute, con pertinenza argomentativa e persuasività di accenti, non solo gli aspetti teoretici implicati nell’arte fotografica ma anche, con minuzia di particolari, la sua storia, discussa in relazione ai momenti salienti della rivoluzione tecnico-scientifica e intellettuale della congerie storica nella quale la “scrittura di luce” fece la sua prima, timida, comparsa (in particolare nel capitolo, Verso l’invisibile).
- ...
- Se la fotografia è arte che ha avuto nel Novecento il proprio momento saliente, rileva Donà, essa ha a che fare, come le altre arti del “secolo breve”, con una storia millenaria e, in particolare, con il problema rappresentato dall’irruzione del cristianesimo nella cultura europea. La nostra civiltà è stata l’esito dell’incontro tra il rigido monoteismo ebraico con: «il variegato e popolatissimo Olimpo della cultura greca» (p. 30). Mentre il giudaismo negava la rappresentabilità del divino, la grecità, di contro, è stata attraversata da una polifonia del sacro sostanziata di immagini divine. In tale iter, il dogma trinitario cristiano avrebbe rappresentato una paradossale novità, atta a dire in uno la semplicità: «dell’unico principio quanto la variegata polimorficità di una realtà dai mille volti» (p. 33). Il trinitarismo induceva a pensare tanto la non-raffigurabilità del divino, quanto il suo essere raffigurabile. L’immagine divenne, pertanto, “soglia” che conduceva a un’ulteriorità insondabile, come attestato dalla teologia dell’icona di Florenskij: «l’immagine sarebbe stata ritenuta vera solo nella misura in cui si fosse dimostrata capace di custodire la perfetta invisibilità di quel che essa medesima mai si sarebbe azzardata a mostrare» (p. 34). Il cristianesimo è stato, nel medesimo tempo, iconoclasta e iconofilo.
sabato 26 aprile 2025
G SESSA Avanguardie Origini-Barbadillo
La mia recensione al volume di Aa.Vv. " Avanguardie dell' origine" ( Polemos editrice) pubblicata da barbadillo.it
giovedì 20 marzo 2025
GIOVANNI SESSA-Recensione...Fuori di questo Mondo, Barbadillo
di Ioan Petru Culianu, comparso nel catalogo SE (pp. 243, euro 26,00). Il volume è stato ben tradotto nella nostra lingua da Maria Sole Croce ed è impreziosito dalla postfazione contestualizzante di Federico Ferrari. Si tratta dell’ultimo libro dell’intellettuale romeno. Poco dopo avere ricevuto, nel 1991, le bozze di questo volume, Culianu venne assassinato, in circostanze tuttora misteriose e di cui molto é stato scritto, nei bagni della Divinity School dell’Università di Chicago, dove insegnava Storia del cristianesimo e Storia delle religioni. Il libro, tanto nel titolo quanto nei contenuti, rimanda al volume, Uscite dal mondo di Elémire Zolla, studioso con il quale, negli anni immediatamente precedenti, il romeno aveva intrattenuto proficui rapporti intellettuali, condividendo alcuni aspetti della prospettiva teorica del pensatore italiano. Ma chi era Culianu? Qual è stata la sua formazione?
Studiò in Italia, a Perugia
Nato, nella Romania comunista, in una famiglia borghese, fin dall’adolescenza mostrò una non comune versatilità intellettuale. Apprese, con facilità, molte lingue moderne, fu poliglotta, medesima propensione conoscitiva ebbe per le lingue antiche. La sua formazione universitaria fu di stampo umanistico, anche se il giovane evidenziò un interesse non comune per la scienza “ultima”, in particolare per gli sviluppi della fisica relativistica einsteiniana e, di rimando, per il dibattito epistemologico. Patì, non poco, il clima culturalmente claustrofobico del paese natale. Riuscì ad evadere da tale asfissia intellettuale, grazie a una Borsa ottenuta presso l’Università di Perugia. Giunto in Italia chiese asilo politico, subendo, in patria, un processo in contumacia. A Milano, sotto la guida di Ugo Bianchi, approfondì gli studi sullo gnosticismo, in particolare si occupò dell’esegesi di tale eresia in Hans Jonas. Si trasferì presto in Olanda e da lì giunse a Parigi. Nell’ambito storico religioso, suo riferimento imprescindibile è da considerarsi Mircea Eliade, maestro di un’intera generazione di intellettuali non-conformisti del paese danubiano. Sotto il profilo filosofico-teologico guardò al neoplatonismo rinascimentale e, nell’ultima fase di vita, alla Cabala e alla mistica ebraica. La lettura di Fuori di questo mondo rende edotti, ricorda Ferrari, che l’iter intellettuale di Culianu è stato segnato da evidente continuità: «l’estasi, le fuoriuscite dal mondo, dall’io, dalla parola sono le esperienze cui fin dalla gioventù egli aveva dedicato i propri studi» (p. 242).
https://www.blogger.com/blog/post/edit/2397469842572953847/2271253948226123095
venerdì 1 novembre 2024
Giovanni Sessa....Le Forme Sensibii, Massimo Piano (Mimesis)
Appena pubblicata su www.heliopolisedizioni.com nella “Rivista online Heliopolis”, sezione “Scuola Romana di Filosofia politica”, recensione di GIOVANNI SESSA al libro di MASSIMO PAMIO: “SENSIBILI ALLE FORME. Che cos’è l’arte”, MIMESIS filosofie. BUONA LETTURA.
- Massimo Pamio è poeta e saggista. Dirige a Torrevecchia Teatina, paese d’Abruzzo, il Museo, originalissimo, della Lettera d’Amore. Ha dato alle stampe numerose opere. Suo interesse prevalente è l’arte, nella sua accezione più ampia. Tra le sue pubblicazioni ci occuperemo qui di, Sensibili alle forme. Che cos’è l’arte, nelle librerie per Mimesis (per ordini: 02/24861657, mimesis@mimesisedizioni.it, pp. 167, euro 18,00). Il volume è arricchito da un saggio introduttivo di Arnaldo Colasanti e da un bellissimo e assai ampio, apparato iconologico riproducente pitture ed opere di artisti italiani contemporanei di grande valore. In copertina, del resto, campeggia il dipinto di Nicola Samori, In principio era la fine, che simbolicamente sintetizza il senso del libro Sensibili alle forme.
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- Sotto il profilo metodologico, il lavoro di Pamio è estremamente rigoroso. Questi, infatti, si adopera a rispondere alla vexata quaestio inerente il che cos’è dell’arte, con acribia scientifica, non sottovalutando, oltre l’ermeneutica teoretico-estetica, neppure l’approccio antropologico-sociologico. Tale metodo integrato consente allo studioso-poietes di pervenire a posizioni davvero originali, oltre che radicali, come nota Colasanti. A chi scrive, se abbiamo ben inteso, Pamio appare come un teorico dell’arte che fa, seriamente, i conti con quella che il filosofo francese Bernard Stiegler ha definito l’età della post-verità, epoca nella quale il pensiero è silenziato dagli idola del senso comune computazionale contemporaneo. Pensa, quindi, il Nostro autore, per dirla con Alain Badiou, “dalla fine” del pensiero europeo e, paradossalmente, proprio per questo, è indotto a guardare all’origine: «Il pensiero - scrive - è […] la fonte più visionaria che la storia della rappresentazione naturale sia riuscita a elaborare. Una forma che comprende forme. Una metaforma […] un’immagine che ha fatto di sé stessa […] un’idea». Per comprende tutto ciò e, in particolare il legame che unisce la produzione artistica a quella della physis, bisogna far riferimento all’indifferenza della natura leopardiana, che crea e distrugge nella totale indifferenza e che, pertanto, da sempre ha, in uno, ammaliato e terrificato gli uomini.
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- Chiosa l’autore: «Il mio studio si ripromette di contribuire a fornire elementi per la nascita di una logica nuova, naturalistica, che desti l’uomo dal torpore agonico in cui versa», nell’età del pieno dispiegarsi dell’Antropocene. Allo scopo, conduce il lettore, con sapienza argomentativa e documentazione vastissima, nel mondo sensoriale dei primi umanoidi della preistoria. Questi erano guidati da un esperire carico di pathos. Solo quando si cominciò, in quelle fasi aurorali della vita umana, ad associare la vista a un’emozione e a un piacere, l’uomo avrebbe intrapreso il cammino che, attraverso la memoria, madre delle Muse per gli Elleni, lo avrebbe condotto all’arte. Quaranta milioni di anni fa, l’Aegyptopithecus, vispa scimmietta, viveva nelle foreste con un atteggiamento esistenziale di partecipazione piena e grata alla esistenza del Tutto, in sintonia, insomma, con l’Anima boschiva. La foresta fu, con i suoi suoni, il primo teatro sonoro, luogo nel quale, per la prima volta, questi primi esseri percepirono il darsi di ciò che Marius Schneider ha definito suono originario, il fluidico e ritmico dirompere dell’origine. Per questo, il “fare” della physis che l’arte autentica riproduce è, innanzitutto mixis, tentativo di s-determinare gli enti rappresentati dalla loro immediata valenza meramente fenomenica, per restituirli al principio animante che li vivifica, la dynamis, libertà-potenza sempre all’opera. Non potrebbe essere diversamente, in natura, come ricordò Anassagora, “tutto è in tutto” e ogni cosa in relazione con l’altra e, pertanto, non semplicemente “diversa”, come vorrebbe l’approccio analitico e logo-centrico, prevalso in Europa.
domenica 6 ottobre 2024
Giovanni Sessa, Dialoghi Infami, Heliopolis...
https://www.heliopolisedizioni.com/rivista-scuola-romana-di-filosofia-politica.html
Giovanni Sessa, Dialoghi Infami...
Opera nichilista, filosofica, controcuolturale secondo lo stile nonfrequente di Heliopolis, rivista centro culturale storica, di Sessa e Giovannini...Futurismo Space
giovedì 20 gennaio 2022
OAKS: Otto Braun, Io terrò duro, A cura di Giovanni Sessa
Carissimi,
segnalo, sperando interessi, l'uscita, il 19 gennaio, di questo volume di Otto Braun a mia cura per OAKS editrice.
Evola individuò in Braun, giovanissimo morto nelle trincee della Prima guerra mondiale, un precursore del suo idealismo magico e Franco Volpi lo definì "straordinario pensatore".
Grazie per l'attenzione. Cordialmente,
Giovanni Sessa
lunedì 3 maggio 2021
Giovanni Sessa, L'eco della Germania Segreta (Oaks), Intervista
di Roberto Guerra
D - Giovanni, ormai nel caos del Grande Reset, post virus.... tra i rari intellettuali da sempre controculturali e ancora iper creativo, il tuo L'eco della Germania Segreta (Oaks), tra gli ultimi esempi... uno zoom sul libro?
R - Il mio ultimo libro, L'eco della Germania segreta. "Si fa di nuovo primavera" edito dalla OAKS, nasce da uno sguardo sconsolato sul presente epi-demico, non prodotto, come ingenuamente pensano in molti, dal diffondersi del virus Covid-19 ma, a mio giudizio, fase terminale di processi storici-politici-esistenziali impliciti nella storia e nel DNA delle democrazie liberali. Epi-demia, parola di origine greca, indica il "sovrapporsi" al popolo degli apparti delle democrazie che, progressivamente, dal 1945, hanno messo in atto, in un crescendo senza fine, l'espropriazione della sovranità popolare e delle libertà personali, trasformandosi, in un' inedita tipologia di governo illiberale, la Governance. Lo riconobbe, tra i primi, con lungimirante lucidità, il filosofo Andrea Emo, la cui voce tarda a farsi ascoltare nell'attuale dibattito centrato su false opposizioni (continentali-analitici, destra-sinistra, sovranisti-europeisti).
Dalle pagine del volume, come si evince dalla prefazione di Romano Gasparotti, il mitologema della "Germania segreta", sorto negli ambienti del Kreis di Stefan George, indica anche per la post-modernità il costituirsi di un'Europa possibile, sottratta al dominio dell'utile. Essa di fatto è l'Europa a cui guardarono, nel secolo XX, alcuni esponenti del pensiero di Tradizione e, ancor prima, molti autori di rilievo del pensiero pre-moderno ed anti-moderno. In particolare, nel libro mi occupo di cinque intellettuali tedeschi, Ludwig Klages, Stefan George, Karl Löwith, Ernst Jünger e Walter Benjamin, tentando di sottrarre la forza vitale delle loro proposte speculative-esistenziali alla vulgata imposta dal mainstream dominante.
Li leggo quali interpreti d'eccezione di un possibile Nuovo Inizio della storia europea, oltre qualsivoglia deriva, progressista o reazionaria, delle prospettive di filosofia della storia. Al centro degli interessi dei cinque pensatori, sia pure esperito in modalità diverse, sta il recupero della physis. Löwith pensò la Natura quale unica trascendenza possibile, oltre il dis-astro della storia, oltre l'esclusione moderna dell'uomo dalla dimensione cosmico-de-siderante. Una Natura bruniano-spinoziana, porosa, flessuosa, energetica ed erotica, nella quale il "pensiero" è in continua circolazione, determinando l'eterna primavera dionisiaca della vita. Ciò spiega il sottotitolo del volume, che è tratto da un componimento di George.
Ne, L'Eco della Germania segreta, tento di chiarire l'ubi consistam del mito di Orfeo: il theorein distinguente, centrato da Parmenide a Carnap sui principi dì identità e di non contraddizione, non è l'unica ed esclusiva possibilità gnoseologica cui dobbiamo guardare. Infatti, come riconosciuto con chiarezza da Massimo Donà, quando Orfeo, durante la risalita dall'Ade, guarda in volto Euridice "riconoscendola", la perde per sempre. Solo il canto della testa mozzata di Orfeo rianima la Natura. Gli alberi, i fiori e le montagne allora non gli apparvero più tali, ma sempre protesi ad un novum, dinamici, non staticizzati dal primato del concetto, esposti a sempre possibili ed imprevedibili "nuove primavere".
Tale pensiero, per definizione poietico, è fondativo di una visione "aperta" della storia, non deterministica, luogo, proprio come la physis, dell'irruzione dell'imprevisto. Spazio nel quale è possibile tendere "agguati" (l'espressione è di Giovanni Damiano) allo stato presente delle cose, nella tragica consapevolezza che l'origine può tornare a manifestarsi, oppure entrare nel definitivo oblio. Questo spiega la presenza nel volume dell'Appendice di Damiano. In essa lo studioso salernitano si occupa, in modo chiarificatore, dei rapporti Klages-Evola. Il libro è impreziosito dall'Introduzione del germanista Marino Freschi.
D - Giovanni a proposito di segreti, che cosa cela la dittatura quasi mondiale in corso?
R - Studiosi della provenienze culturali più diverse, hanno, fin dalla prima quarantena del 2020, cercato di mettere in luce i pericoli politici impliciti nell'epidemia e nel suo "controllo" sociale. Tra i tanti, vanno citati almeno gli illuminanti contributi in tema forniti da Giorgio Agamben, Aldo Maria Valli, Gianluca Montinaro, Gennaro Malgieri e Giuseppe del Ninno. Credo che, per comprendere quanto sta accadendo, sia necessario lasciarsi alle spalle le visioni "complottiste" che, come sempre, paiono spiegare tutto ma, proprio per questo, non spiegano un bel nulla. Sarebbe, al contrario, opportuno, come ho già detto più sopra, leggere gli eventi più recenti, alla luce delle degenerazione oligarchico-finanziaria delle democrazie liberali (Governance), i cui prodromi erano evidenti fin dalle scelte immediatamente successive al secondo conflitto mondiale.
Tali premesse epidemiche si fecero lapalissiane nella tormentata storia della costituzione dell'Unione Europea, per non dire dell'assunzione delle decisioni di indirizzo politico-economico di quest'ultima. Mi pare che il virus sia stata l'occasione che tali élites attendevano impazienti per uscire dal cul de sac nel quale erano andate ad impantanarsi a causa delle politiche di austerità, pauperiste ed espropriative della sovranità popolare. Le scelte liberiste, il controllo dei bilanci statali, sono falliti da tempo: quale occasione migliore per dare una sterzata radicale a tutto ciò, se non la pandemia da Coronavirus?
Ecco allora, in un lasso di tempo brevissimo, i medesimi padroni del vapore farsi paladini delle politiche della spesa pubblica, giustificate dalla necessità di determinare la ripresa post-pandemica e assai utili, peraltro, a sottrarre consenso politico ai "sovranisti", in una fase "emergenziale" che "impone" la riduzione delle libertà personali. La situazione è certamente difficile. Ma proprio come nelle corde dell'insegnamento di Löwith e di uno degli ultimi lasciti teorici del mondo classico, lo stoicismo: «non bisogna mai sperare, ma neppure disperare».
D - Giovanni, la cultura oggi è solo memoria per il futuro o certo Reset Finanziario... diventerà prima o poi un boomerang e molti giustamente faranno la fine dello Zar o di Luigi XIV?
In una fase come quella che stiamo attraversando è proprio alla cultura che bisogna guardare. Innanzitutto, per rafforzare gli strumenti atti ad interpretare il tempo presente ma anche per individuare modelli che possano ispirare un'azione politica mirata al superamento della attuale condizione di crisi, ripeto crisi della democrazia liberale, non semplicemente esito dell'epidemia in senso sanitario.
Spero che le pagine degli autori che ho attraversato nel mio libro siano utile viatico per comprendere che l'origine è, come rilevò Klossowski, sempre possibile, a condizione che gli uomini tornino a sentirsi, come diceva Nietzsche, non più oziosi turisti nel giardino della storia, appagati abitatori del nichilismo, consumatori-consumati dalle merce, in attesa di Redenzione o della fine del Kaly-Yuga, ma creatori, in sintonia con la physis, di nuove primavere dionisiache del mondo.
http://www.oakseditrice.it/autore-nome-cognome/sessa/
https://www.heliopolisedizioni.com/rivista-scuola-romana-di-filosofia-politica.html
http://www.bietti.it/author/giovanni-sessa/
domenica 10 novembre 2019
Giovanni Sessa, presentazioni del libro su Evola a Milano e Torino...
LUCA SINISCALCO
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1966 VINTAGE AI... Luca Oleastri Amministratore Esperto del gruppo in Letteratura di fantascienza · s n e o p r d S o t 8 0 g 8 2 f m 6...

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