da CONTROCULTURA SUPEREVA
Nella cultura di massa e il costume contemporanei, tra avanguardia pop e commercial house… un fenomeno è certamente oggettivo: la discesa in campo sempre più in progress di ragazze maudit e oggi techno in ambito musicale. Anzi, forse, sono proprio girls and womans, ormai, a foraggiare, anche nell’era della musica gratis on line, l’industria musicale.
Per forza di cose e marketing, le artiste in gonnella (e magari in topless) risultano prodotti sicuramente più vendibili ormai che certi ultimi tardivi pronipoti del genio romantico, rigorosamente maschi.
Lo scenario è identificabile, naturalmente, tra il bordo della sperimentazione e dell’impegno anche sociale (come si diceva una volta) e quello Commemcial, basato più sullo choc effimero e il disincanto magari facile. Nessuna analisi inedita, qua: forse, semplicemente, al passo poi con precursori dell’arte pop (Warhol su tutti), è possibile leggere i due bordi di cui prima, spesso contrapposti dai puristi, non solo musicofili, come complementari, nel divenire stesso delle artiste.
Ora un excursus puramente indicativo e relativo:
Anni 60, Nico, Jean Birkin e Sylvie Vartan su tutte, pure sulle più note Grace Slick, Janis Joplin, pur straordinarie: ma la modella tedesca amica di Warhol, Lou Reed e Jim Morrison, vocalist dei leggendari Velvet Underground (lanciati proprio dal guru Pop)., la Lolita made in Paris biondissima, la scandalosa straordinaria e bellissima poetessa sonora erotica del celeberrimo Je T’aime Moi Non Plus, forse restano icone più significative.
Anni 70/ Verso e dopo il Punk e la New Wave: tra Patty Smith e Laurie Anderson, la stessa ancora neocountry Joni Mitchell….le straordinarie pantere cyber, Donna Summer, Grace Jones la stessa D.D.Jackson di Automatic Lover, . anelli rosa choc di trasmissione tra il rock e l’electro…
Anni 80/90
Madonna uber alles: ouverture come Vergine postmoderna, subito Maria Maddalena: dalla disco pop alla techno soft in una escalation di rara interfaccia tra arte e business, una svolta persino gestaltica, tutt’oggi come noto sulla breccia, anzi la breccia temporale, per la caduta del Muro, tra arte progressive alternative impegnata e-o commercial…
Finalmente il duemila: le conturbanti Mariah Carey, Anastacia, Shakira, Paris Hilton e infine Lady Gaga: tecnoestetizzanti le prime, sublimi tecnobambole; quasi pornomusic o pornopop l’eccentrica miliardaria, sottovalutata dai critici snob, invece assai interessante sul piano almeno concettuale e mediatico.
Infine Lady Gaga,la più commerciale e forse la più in progress, sicuramente già’ tecnopop art, con videoclip futuristici neogotici, piaccia o meno, semplicemente im-perfetti!
Anche in Italia, pur meno rilevante a livello internazionale è possibile evidenziare un fenomeno parallelo: da Patty Pravo a Mina, a Alice e Gianna Nannini, alla stessa punk a suo tempo Made in Italy Joe Squillo, alle “contemporanee” Carmen Consoli, Paola Turci, Giorgia, Elisa; alle recentissime, tra molte altre, underground voclaist postmoderne Ms Larsen (Lunacy Box), Sara Mazer (Ephemeris), Daniela Bruno (Miriam), Miss Mikela (Insintesi)
Riassumendo: la rivoluzione delle bambole, naturali, ecologiche, ecosessuali o ecotechno, poco importa. Musique girls non stop: eppur ad sideram!
RobyGuerra
http://guide.supereva.it/controcultura/interventi/2009/11/belle-del-pop-da-nico-a-lady-gaga
vedi anche:
http://www.avanguardia21.it/pulsionalgenderart VITALDO CONTE
sabato 1 settembre
alle ore 19
“ Gioia Tormento ed Estasi “
per raccontar di donne in monastero
Un viaggio nell’universo femminile
ad incontrare le donne del sacro
Azione narrata Giuliana Berengan
Voce recitante Ilaria Zeri
Alla chitarra Paolo Rosini
Produzione Atelier IL PASSAGGIO
La “quarta ondata” della comunicazione
Ciò che il bruco chiama fine del mondo, Due libri, quasi vent’anni fa, contribuirono a farmi nascere quella curiosità che mi ha portato a navigare oggi, quotidianamente, nelle reti “telematiche”. Uscirono tutti e due nel 1980. Tutti e due, in qualche modo, profetici. Perché era inimmaginabile, a quell’epoca, la diffusa disponibilità delle tecnologie che oggi chiunque di noi può usare; e perché l’evoluzione che descrivevano sta cominciando solo oggi a realizzarsi davvero. Uno è Le Défi Mondial, “La sfida mondiale”, in cui Jean-Jacques Servan-Schrieber spiega come le nuove tecnologie elettroniche aprano alla conoscenza umana spazi prima inimmaginabili; e come nel mondo in cui viviamo l’elemento fondamentale non siano più le risorse o gli strumenti produttivi, ma l’informazione, il pensiero umano. La risorsa inesauribile, che se bene applicata può sostituire tutte quelle risorse “materiali” di cui non abbiamo riserve sufficienti. Questa è tutt’altro che un’utopia, anche se finora non siamo stati capaci di tradurla in pratica. L’altro è The Third Wave, “La terza ondata”, di Alvin Toffler. Ci sono tre “ondate”, spiega Toffler, nella storia dell’economia e della cultura umana. Le “tre ondate” economiche e sociali La prima è l’agricoltura. Una specie fatta di tribù nomadi, dedite alla raccolta e alla caccia, diventa stanziale: impara a coltivare la terra e ad allevare animali. Non più vagante alla ricerca del cibo o di un riparo provvisorio, ma capace di modificare l’ambiente, costruire case e città, preparare le risorse per il domani. Contemporaneamente impara a navigare, così nascono le esplorazioni, i commerci e gli scambi. Si inventano concetti del tutto nuovi, come la proprietà, il denaro, il commercio, il diritto. La seconda è l’industria. Nascono le macchine; la produzione e il trasporto non sono più affidati alle braccia degli schiavi o agli animali da soma, ma alle macchine. Nelle fabbriche si producono beni in grandi quantità e a prezzi sempre più bassi (tutto diventa più omogeneo, più standardizzato). Il destino degli uomini, delle imprese, delle nazioni non è più determinato dalla proprietà della terra, ma dal controllo delle tecnologie e dei mezzi di produzione. La terza è l’informazione. L’epoca in cui viviamo. Ciò che conta non è più il possesso delle risorse, né delle macchine per trasformarle. È la conoscenza. Il potere è nelle mani di chi ha maggiori conoscenze, o può controllare il flusso delle informazioni. L’occupazione, cioè il lavoro, che prima era prevalentemente agricolo, poi fu soprattutto industriale, oggi è prevalentemente nel “terziario”. Sono sempre meno numerosi gli agricoltori e gli operai; sempre più numerose le persone che si occupano di rapporti umani e di scambio di informazioni. Non ha più senso rappresentare il lavoro con un simbolo come “falce e martello”. Qualcuno definisce questa terza epoca come “postindustriale”. Il termine mi sembra improprio, perché l’industria si trasforma ma non scompare. Con l’automazione potranno esserci sempre meno operai; le esigenze ambientali richiedono cambiamenti profondi; ma l’industria rimane un elemento portante della società e dell’economia. Sbaglia anche, secondo me, chi pensa che questo sia un fenomeno che riguarda soltanto i “paesi industrializzati”. È vero che gran parte dell’umanità è ancora dedita all’agricoltura; ma non c’è angolo del mondo in cui la “terza ondata” non sia in arrivo, mescolata (purtroppo) con fenomeni di affrettata, spesso perversa, industrializzazione. Anzi credo che nel cosiddetto “terzo mondo” l’era dell’informazione possa essere ancora più importante che in Europa (come diceva già allora Servan-Schreiber, e come spiega John Naisbitt nel suo interessante libro Global Paradox). Ma questo è un argomento così complesso che meriterebbe un libro a parte... Le tre ondate non si annullano, si sovrappongono. Nelle ere successive rimane l’agricoltura (se no moriremmo tutti di fame) e nell’era dell’informazione rimane l’industria (è necessario continuare a produrre gli oggetti di cui ci serviamo). Ma l’elemento dominante è cambiato. Il meccanismo accelera i tempi, anche se i grandi cambiamenti non avvengono in periodi brevi. La prima ondata durò dieci millenni. La seconda è durata due secoli, se la facciamo partire dalla nascita delle macchine a vapore, oppure sette se teniamo conto degli sviluppi tecnici e industriali precedenti. La terza... è ancora presto per poterne valutare l’evoluzione..... C http://gandalf.it/net/ondate.htm |
Ferrara - Proseguono le serate medievali sul Baluardo di Santa Maria, accompagnate come sempre da una grande affluenza di pubblico, attirato dal ricco programma offerto dalla Contrada di San Giacomo e dalle tante specialità gastronomiche.
Questo il programma di stasera, venerdì 31 agosto
Ore 18 Apertura Banco del cambio e delle Osterie del Borgo, della Strada dei mercanti delle arti e dei mestieri, inizio dei Laboratori con giochi medievali per bambini, Lezioni di volteggio per bimbi con la scuderia Tridente, visite libere all’Accampamento medievale allestito dalle Compagnie Armati e Arcieri
Ore 19 spazio culturale con la Conferenza a cura del Maestro Carlo Natati sulle “Spade ed armi da taglio nella storia”
Ore 19.30 Apertura della mensa alla Taverna dell’Aquila Bianca
Ore 21 nell’area del Teatro di Paglia quarta Rassegna di teatro di strada medievale
Ore 21.30 Spettacolo itinerante di Monaldo Istrio “lo Giullaro”
Ore 22 nell’arena del Baluardo “Dell’arte di danzare” Esibizione di Danza Rinascimentale con i gruppi “Danza Rinascimentale Unicorno, “Corte Ducale”, “Voli di danza dell’Aquila Bianca” ed a seguire ì Giochi dei popolani con i giullari del monaco...C
FERRARA 24ORE
http://www.ferrara24ore.it/news/ferrara/009580-venerd-sera-alla-giostra
(la Repubblica, 15 luglio 2012)
UNA verità sconvolgente da tenere nascosta a tutti i costi perché potrebbe distruggere la Chiesa è custodita in un antico convento palermitano da un enigmatico sacerdote. Da qui nasce “Q. L'enigma del Messia”, prima fatica letteraria di Giuseppe Barcellona, perito tecnico con la passione per la letteratura. Un romanzo a sfondo storico che parte da un evento realmente accaduto e che sviluppa una trama che ci conduce in un viaggio emozionante tra presente e passato. Barcellona prende spunto dalla sorprendente scoperta, nel 1947, di alcuni manoscritti su pergamena e papiro di testi biblici ed extra biblici, in diverse lingue e conservati in anfore nascoste in numerose grotte a Qumran nel Mar Morto, e da qui dipana la vicenda tra realtà storica e fantasia. Gli ingredienti per tenere il lettore con il fiato sospeso fino alla fine ci sono tutti: pericolose sette, personaggi ambigui, segreti inconfessabili, morti misteriose, verità che devono cadere nell' oblio. E tutto è reso ancora più appassionante perché a fare da sfondo è la nostra Palermo, la "città del Fiore", che è stata scelta in un lontanissimo passato per proteggere un antico segreto che mina le basi della Chiesa e che può dimostrare l' inganno che avrebbe perpetrato nel corso dei secoli. Un segreto, che nasce all' origine del cristianesimoe della nostra città, che potrà essere svelato soltanto quando il Messia tornerà sulla terra per riportare in vita tutti i suoi seguaci che attendono da duemila anni il suo ritorno.
GIUSEPPE BARCELLONA, “ Q. L'enigma del Messia”, Edizioni La Zisa, Pagine 176, Euro 14,90
http://www.lazisa.it/barcellona_q_lenigma.html
“Neanche pochi passi e il grosso portone del palazzone ottocentesco in cui viveva, era già a debita distanza. In un attimo dall’interno
ecco giungere la voce impostata del portiere, che stranamente per quel giorno pareva aver fallito il suo tacito compito di apporre il
sigillo con il suo suadente ‘Buongiorno Dottore’.”
Un incipit che, sin da subito, incuriosisce per quel “neanche” iniziale che provoca un
leggero straniamento, un po’ come se l’autore avesse volutamente lasciato in sospeso capitoli precedenti del romanzo, un po’ come se l’
autore volesse accarezzare quel possibile passato con una negazione. Una sosta emozionale che si intravede in tutto il testo e che
incuriosisce con facilità il lettore.
“Domande al silenzio”, edito nel novembre del 2011 dalla casa editrice “La Nuova Rosa Editrice” per
la collana editoriale “Narrativa”, è il primo romanzo del promettente Marco Incardona. Quasi trecento pagine suddivise in quattro parti con
la prefazione dell’editore della casa editrice che in modo del tutto sincero racconta la genesi del suo incontro con “Domande al silenzio”.
La foto di copertina è un’immagine di Lennosky.
Un romanzo eclettico che presenta uno stile complesso e caotico, intrigato dalla
ricercatezza della descrizione e dall’insistente cura del particolare. Un romanzo che non ha peli sulla lingua, i personaggi presenti sono
caratterizzati dalla propensione per il dialogo su questioni sociali ed etiche di forte importanza, soprattutto se si attualizzano nella
nostra esperienza di cittadini. Un romanzo contestazione che ha come punto di arrivo il voler far riflettere il lettore con argomentazioni
dirette e precise. Questione italiana ma non solo, sono diversi gli excursus sul terrorismo internazionale e sulle condizioni degli
abitanti del Pianeta.
“Mi sembri troppo nichilista, mi vorresti lasciar intendere che in Italia esiste solo una sinistra di Stato che cura
gli affari dello Stato e della borghesia di Stato grazie al sostegno delle forze sociali, sindacati in testa e che dall’altra stanno i
figli dello sperpero da buco nero dello Stato che intendono continuare ad arricchirsi alle spalle degli altri.”
Una particolarità da
sottolineare è il plurilinguismo presente nel romanzo, infatti l’autore in più parti ha optato per la lingua straniera (francese, spagnolo)
in luogo dell’italiano, una particolarità dettata dalla grande passione per la possibilità di dialogo e dell’assoluta incomprensione. Un
dato importante anche per capire a fondo il protagonista Louis Daudet. Un uomo in mutazione con se stesso e con i silenzi della sua mente,
un uomo che si libera del suo narrare nella mente per fa sì che la sua vita si evolva in altre direzioni.
Di rilievo l’interesse dell’
autore per la poesia oltre che per la prosa, infatti, Marco ha messo in palio tre copie di “Domande al silenzio” per i vincitori del
concorso poetico omonimo (concorso gratuito con scadenza 20 agosto 2012). Per leggere il regolamento:
http://oubliettemagazine.
com/2012/07/18/gara-poetica-gratuita-domande-al-silenzio/
Per leggere un’intervista a Marco Incardona:
http://oubliettemagazine.
com/2012/07/04/intervista-di-alessia-mocci-a-marco-incardona-ed-al-suo-domande-al-silenzio/
Info:
marcovaldo78@tiscali.it
http://www.
facebook.com/incardona.marco
Alessia Mocci
Responsabile dell’Ufficio Stampa di Marco Incardona
(alessia.mocci@hotmail.it)
Fonte:
http://oubliettemagazine.com/2012/08/08/domande-al-silenzio-primo-romanzo-di-marco-incardona/
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mercoledì (5 9 '12) alla Svinadora (Via Ariosto, Ferrara), dalle ore 21,00h - Brasilian Concert
CON DANIELLA FIRPO
La cultura e la forza di rialzarsi. Come stanno reagendo i nostri territori al terremoto ed alla crisi? Quale scenario futuro possiamo ipotizzare? Il Pd affronterà questi temi giovedì 30 agosto, alle ore 21, presso l’area dibattiti della festa comunale a Pontelagoscuro.
Interveranno sul tema l’onorevole Emilia De Biasi, della commissione cultura alla Camera dei deputati, Roberto Balzani, sindaco di Forlì e responsabile del dipartimento cultura per l’Emilia Romagna, e il vicesindaco di Ferrara, con delega alla cultura, Massimo Maisto.
Coordinerà la serata Mauro Vignolo, responsabile del gruppo cultura e creatività 2020....C
estense com
Il mese di Agosto 2012 ci regalerà un caso abbastanza raro, ma periodico, legato al secondo plenilunio, dopo quello che si è verificato all’inizio del mese. Contrariamente a quanto si possa inizialmente pensare, con il termine luna blu non si intende la colorazione del nostro satellite, ma è il nome con cui si chiama, soprattutto nei paesi di lingua anglosassone, la seconda di due lune piene che cadono all’interno di un solo mese solare. L’origine del termine è abbastanza controverso e antico, dal momento che il suo significato è cambiato più volte nel tempo, ma sembra risalire a più di 400 anni fa. Il nome comparve per la prima volta nel 1932 (anche se alcuni dicono nel 1937) sul Maine Farmer’s Almanac. Nell’articolo pubblicato sulla rivista, con questo nome era definita la terza Luna piena di una stagione che ne aveva insolitamente quattro. Una stagione regolare ne ha normalmente solo tre, ed il carattere di eccezionalità conferiva a questa Luna caratteristiche di punto di riferimento per i propri traguardi, per vedere se i propri scopi fossero raggiunti, e per meditare sulle mancanze. Gli antichi pensavano infatti che la seconda Luna piena avesse un particolare significato spirituale. Dal punto di vista scientifico i pleniluni avvengono ogni 29 giorni, mentre la maggior parte dei mesi sono di 30 o 31 giorni, e in questo modo è possibile che ci siano due Lune piene in un solo mese; un evento che non potrà naturalmente mai capitare nel mese di Febbraio, che è composto da 28 o 29 giorni. L’evento avviene in media una volta ogni 2,7 anni con grandissima regolarità, ma in alcune circostanze anche ogni 5 anni. Questo fenomeno accade eccezionalmente perchè il calendario formato dai dodici mesi dell’anno non è perfettamente calibrato con le fasi lunari. L’ultimo evento è accaduto il 31 Dicembre del 2009, che è coinciso con una parziale eclisse lunare per chi la guardava dall’Europa, Asia, Africa e da alcune regioni dell’Alaska, mentre due mesi con due lune blu nello stesso anno solare si sono avuti l’ultima volta nel 1999 e si dovrà attendere il 2018 per il ripetersi ... C
Ci saranno anche gli americani ‘Vicious Rumors, assieme ad alcune delle più note band della scena heavy metal italiana, sul palco del Maelstrom Metal Fest 2012, il festival ferrarese tutto dedicato agli appassionati del genere e in calendario dal 31 agosto al 2 settembre prossimi.
La rassegna, giunta alla sua quarta edizione, avrà ancora una volta come sfondo l’area verde del parco del Montagnone di via Alfonso I d’Este. Mentre l’etichetta organizzativa è sempre del centro comunale di partecipazione giovanile musicale Sonika e in particolare del Comitato culturale “L’Ultimo Baluardo”, che gestisce in convenzione il centro di via Alfonso I d’Este 13, e che da anni cerca di stimolare e supportare i giovani musicisti ferraresi offrendo loro strumenti e spazi per crescere e potersi esprimere artisticamente...C
estense com
*da Controcultura SuperEva * 12/2009
Intervista a Vittorio Zanella (burattinaio, marionettista, ombrista, ricercatore) Villanova di Castenaso (BO) -
TEATRINO DELL’ES (con Rita Pasqualini)
D- Ormai 30 anni di burattini in libertà… in Italia e in Europa.
R- 1979 /2009 - 30 anni di lavoro - Il tempo in realtà si è fermato, forse dilatato. La nostra vita è ormai interamente coinvolta dalle innumerevoli attività legate al nostro splendido mestiere, che ti assorbe tutto per trasformarlo in Arte, in Commedia dell’Arte. Ogni attimo della giornata è vissuto per la realizzazione di utopie, che una volta attivate e avviate verso la loro realizzazione, ne implicano altre, e così via, a grappolo, quasi all’infinito. E’ come una goccia d’olio in un contenitore d’acqua che si espande. Le persone contattate e incontrate nell’arco di questi 30 anni sono un numero immenso, e ad ogni persona abbiamo dedicato tempo, interesse e ascolto. E’ una fatica immensa, e per riuscire a viverla, ci siamo spesso dimenticati della nostra vita privata, evidenziando la differenza fra chi lavora perché deve guadagnare per vivere e chi vive il proprio mestiere come parte integrante della propria esistenza. Anche il sonno è spesso un momento di studio, di ricerca, per un miglioramento dello sviluppo, della diffusione, della sintesi.
Gli spettacoli nascono da dei sogni premonitori, che ricordiamo e trascriviamo, per poi continuare a cesellarci sopra, ma l’incisività drammaturgica della fase rem (Teatrino dell’ ES come riproduzione di una realtà in un teatrino dell’inconscio, del sogno e della fantasia), ha una potenza insuperabile, magari su un piccolo segmento di spettacolo ci si sta ore ed ore. Nel sogno mi trovo a rifare la stessa scena sia da protagonista che da spettatore, che cambia spesso punto cardinale per vedere il luogo migliore di fruizione e d’esecuzione. Cos’è oramai, se non una pura follia, vissuta per il pubblico, che per noi teatranti è un entità quasi mistica, sovrannaturale, a cui tutto è dovuto, a cui tutto è permesso: amare e odiare. Hai poco più di un ora per convincerlo e farti amare.
Il pubblico dei più piccoli a cui rivolgiamo spesso, non sempre, le nostre attenzioni teatrali, non puoi imbrogliarlo. Il pubblico dell’infanzia è il più attento, il più esigente, il più colto, quello che non puoi comprare con ammiccamenti, battutine, effetti speciali. E’ uno spettatore vero, genuino, non corrompibile, non trascinabile, è lui che ti trascina, trasportandoti verso mete impensate. Ogni attimo: contenuto e forma proposti dal palco, rimbalzano dalla platea, arricchiti di nuovi valori e significati, l’artista rielabora questi nuovi input e li ritorna al pubblico, è come una patita a scacchi.
Il bambino, e l’adolescente, sono spettatori non educati a stare fermi, immobili, passivi a sopportare, comportamento che altrimenti affidano alla fruizione della televisione, che assorbono spesso in modo acritico e passivo, dove da leoncini diventano agnelli. Certamente questo atteggiamento differente tra l’essere attivo a teatro e passivo guardando la TV, forza la mano di alcuni politici, che legiferano la negazione dello sviluppo della critica del primo, per l’affermazione dell’accettazione acritica della seconda. Come dire che il teatro ri-sveglia le coscienze, sollecitando le corde più sensibili dove le ingiustizie e le coercizioni appaiono veramente detestabili e inaccettabili.
All’apertura di ogni sipario ci si mette in gioco, perché o sei capace di tenere in pugno lo spettacolo, altrimenti lo spettacolo lo fa il pubblico di te. Il pubblico adulto non convinto, al massimo dopo l’intervallo, non rientra in sala. Penso che tutti i teatranti dovrebbero cimentarsi, prima o poi, col pubblico dei giovani e giovanissimi. Imparerebbero a capire meglio il loro ruolo di attori e teatranti.
Ultimamente siamo andati in Sud America: Cile, Brasile, Paraguay ed Argentina. Quattro valigie e quattro sacche piene di burattini, marionette e pupazzi. Abbiamo eseguito tante repliche del “MANIFESTO DEI BURATTINI” nelle due versioni, sia per i bambini che per gli adulti. Il pubblico molto numeroso è molto concentrato, non gli sfugge nulla, ogni battito di cuore viene percepito. L’emozione e l’adrenalina aumentano a dismisura e fra un un numero e l’altro si sentono risate liberatorie, ululati di godimento e ciliegina sulla torta, l’applauso finale in piedi. E’ veramente emozionante e fantastico. E’ un pubblico che ti ripaga con gl’interessi, ti emoziona costringendoti a dare tutto quello che hai da dare, e forse anche di più.
D- Burattini Marionette e il vostro Teatro nell’era di Internet:
R. Internet è uno strumento di grande utilità per diffondere in modo veloce e diretto il proprio lavoro, una volta si telefonava coi gettoni, che ti bucavano le tasche dal peso, e ad ogni cabina telefonica ci si fermava mezz’ora per comunicare con l’Assessore che ti dava l’appuntamento a una determinata ora; poi sono arrivate le segreterie telefoniche, dove il messaggio che registravi annunciava molte informazioni, in modo estremamente veloce, perché il nastro durava poco, gli orari e i numeri telefonici per poter comunicare con te, e i luoghi dove si facevano gli spettacoli durante le tua assenze dalla sede, per potersi incontrare. A volte i messaggi erano così lunghi e recitati così velocemente, che alcuni assessori dovevano richiamarti 6 volte per trascrivere tutti i dati. Era una piccola rivincita. Tutte le lettere si scrivevano a macchina, e quando sbagliavi dovevi ritornare indietro con un tasto e usare la scolorina col pennello o con la cartina di bianchetto e ribattere la stessa lettera per cancellare l’errore, un delirio. Chi ti chiedeva più copie di una lettera ti obbligava ad utilizzare la carta carbone, fino a 5 fogli si leggeva, poi il nulla, e se sbagliavi dovevi correggere tutti i cinque fogli, che rimanevano macchiati e unti.
Poi sono arrivati i primi computer, che ti agevolavano nell’invio dei primi e-mail, dove per scaricare una foto ci mettevano ore. Comunque ancora per molto tempo s’inviava per posta, perché non tutti ne avevano uno, e chi lo possedeva, spesso lo usava come macchina da scrivere con la stampante, non erano tutti collegati alla rete. La stampante iniziò a permettere una qualità grafica migliore, col neretto, gli stili, i colori, le posizioni, i tabulati, ecc…, e poi gli errori si correggevano con un dito, e si potevano archiviare tante lettere senza stamparle. Quando ne avevi bisogno ne prendevi una simile e la cambiavi con poche battute. Così sparirono le macchine da scrivere coi loro nastri neri e rossi imbevuti d’inchiostro.
Noi del Teatrino dell’Es, spedivamo due volte l’anno migliaia di depliant, prima in bianco e nero, poi in bicromia, poi in quadricromia, più la risoluzione dei grigi. Si spendeva ancora relativamente poco per i francobolli, le buste e i depliant, stampati in tipografie con metodi analogici, ora devi aprire un mutuo. Il materiale cartaceo restava appeso nelle porte degli uffici degli assessori, i calendari con le foto e le trame dei tuoi spettacoli sulle scrivanie per un anno intero, e così prima o poi ti chiamavano per uno spettacolo, un laboratorio, un corso d’aggiornamento, una lettura animata, una mostra.
L’arrivo di internet ha cancellato tutto in un attimo, ha certamente facilitato l’ufficio e l’organizzazione. Spesso non sei più tu che devi proporti, ma sono gli Enti organizzatori che mettono delle parole chiave per trovare in internet gli spettacoli desiderati su determinati argomenti, ed ecco che a volte gli appare il tuo sito, non sempre aggiornato all’ultimo minuto, dove si possono trovare i premi ricevuti, gli articoli, le foto, le trame, le metodologie, le esigenze tecniche, le fasce d’età a cui sono rivolti gli spettacoli, le tecniche d’animazione, i laboratori, il glossario, il museo, le collezioni, ecc…
Io preferivo prima, perché nasceva un rapporto diretto, non virtuale, con l’Assessore e il Sindaco, che sapevano ascoltare il loro pubblico, perché andavano anche loro a teatro, sapevano trarre le somme del gradimento, che ovviamente ritornava sotto forma di preferenze elettorali. Quante lettere di ringraziamento ho ricevuto per la rielezione di alcuni sindaci. Mi scrivevano che il mio spettacolo in piazza, la settimana prima del voto, era servito a loro più di un comizio. La gente apprezzava il fatto che si dava attenzione all’infanzia, perché chi investiva su di essa, incentivando le biblioteche, le ludoteche, le rassegne, i festival, le stagioni di teatro, investiva per il futuro della nazione, con ottime ricadute sulla qualità della vita. In sostanza tutti questi eventi aiutavano le famiglie nell’educazione e nell’istruzione dei loro figli, che così fortemente stimolati, miglioravano l’interesse per la cultura, aumentando le medie dei loro voti a scuola, e in alcuni casi favorendo la decisione del loro percorso culturale e lavorativo, da intraprendere da grandi. Ecco che accadeva che per stima, testata sul campo, l’assessore ti chiamava più volte ogni anno, senza mancarti per tutta la sua legislatura.
Ora tutto è aleatorio, rimangono sì alcuni grandi rapporti consolidati, ma la velocità delle informazioni fa cambiare ogni anno l’interesse su determinate tematiche di rassegna. Come dire che un anno chiamano i burattini, poi l’anno successivo i maghi, poi le letture animate, sempre meno i professionisti del settore, cioè quelli che si versano l’enpals, ma sempre più gli amatori, che si accontentano, tanto hanno un primo lavoro che li nutre. Gli Enti organizzatori così risparmiano all’osso.
In modo polemico mi viene da pensare che dovremmo tutti noi teatranti professionisti, andare ad occupare i posti di lavoro delle altre categorie. Paradossalmente fare i medici, gli avvocati, gli spazzini, gli operai, i filosofi, gl’insegnati, ecc…, ma per fortuna non abbiamo i titoli per poterlo fare, mentre chiunque ha i titoli per fare l’artista. Certamente fra gli amatori e i non professionisti ci sono grandi talenti che non fanno il grande salto nel vuoto, di diventare solo artisti, per paura di perdere le loro certezze, un giorno la pensione. Altri decidono di rinunciare alle loro poltrone e si buttano nella mischia, alcuni si pentono presto, altri ce la fanno e diventano famosi, ma questo ultimo esempio, premia pochi nel nostro settore. Mentre può capitare che da dipendenti di banca, abituati a colloquiare con la gente, si diventi improvvisamente dei comici, vincendo magari un concorso che ti porta subito in televisione.
La comicità è un talento innato che nasce con te, altra cosa è il mestiere che sta dietro al nostro lavoro, non si può improvvisare la scultura delle teste di legno nel cirmolo o nell’olmo, la vestizione dei burattini coi buratti interni, gli snodi delle articolazioni delle marionette, le loro crociere da cui partono i fili, le armature forgiate e punzonate nel rame e nel bronzo dei pupi siciliani, le baracche con le quinte e i cieli, i sipari a impero, a soffietto, a mantovana, a rotolo dal basso e dall’alto, le scene, le pire, i ponti delle marionette, gli schermi per le ombre, le dissolvenze incrociate, la drammaturgia del teatro di figura, i caratteri degli Zanni, delle maschere regionali, dei generici, nati tramite una stratificazione e una sedimentazione durata secoli e secoli, ecc… ecco questo non s’improvvisa e quindi ha un valore, che va preservato perché solo pochi eletti, volenterosi, in punta di piedi possano apprenderne la magia.
Ecco che la giornata tipo di molti artisti improvvisati è quella di fare più mestieri, così si arrotonda un po’ qua e un po’ la. Non ci si rende conto che la quota di eventi spettacolari è sempre la stessa, anzi col taglio dell’ICI sulla prima casa è diminuita in modo esponenziale, poi il patto di stabilità. Ovviamente tutti sottraggono risorse alla Cultura, di cui alcuni dicono, si può farne anche a meno, perché inutile… e quindi dannosa. Che peccato non capire che tutti noi professionisti della Cultura siamo una risorsa, soprattutto in un Paese che ha la maggior parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità e dell’Arte.
Tutto questo ciarpame, questa cialtroneria, questa incompetenza, rosicchia quel poco rimasto ancora, che dovrebbe essere appannaggio di chi ha da subito scelto di studiare per diventare un giorno dopo anni di gavetta un Artista. Certo gli Enti organizzatori spesso preferiscono i non professionisti, perché comunque ti chiudono un buco, perché costano meno, pertanto il valore dei cachet si abbassa sempre più, arrivando alla miseria. Tutto questo perché non esiste una legge (la legge sullo spettacolo dal vivo) che tuteli la professione, tramite delle scuole pubbliche che t’insegnano il mestiere che ti proteggono per avviarti al lavoro. Sono contrario al “tuttismo” dove chiunque può fare ogni mestiere, abbassando la qualità ai minimi termini.
L’errore di internet è che un venditore di fumo non viene scovato fino a che non lo metti alla prova, davanti ad un pubblico vero, poi …”casca l’asino”. Ci sono giovani capacissimi nella gestione del computer, che sanno far giungere le informazioni del loro lavoro a tutti gli ipotetici acquirenti, ma quasi mai hanno fatto la gavetta, coi grandi maestri. Questi ci mettono poco ad allestire uno spettacolo, tramite internet perché comprano i burattini le scene di altri, copiano i testi, oppure prendono un film d’animazione e lo riproducono con la stessa tempistica. Sono dei clonatori. Il Mestiere e l’Arte sono un altra cosa, come i grandi liutai che producono violini che sanno trillare.
D- Il Pinocchio di Collodi e il Pinocchio di Spielberg e Kubrick in AI, solo una coincidenza estetica?
R-Non c’é limite all’inventiva. Ogni cosa, ogni passaggio, ogni idea, ogni pensiero, un regista - burattinaio di vaglia, sa come realizzarla in mille modi differenti. E’ un mestiere che ti permette di creare una vera e propria genesi della materia inanimata, che tramite la sapiente manipolazione prende vita sotto le luci tipiche del teatro di figura, o del cinema, poi riperse con la cinepresa. Ogni cosa può prende vita propria, come Pinocchio nelle mani di Geppetto.
Mi auguro quando lo leggo nelle nuove edizioni o lo vedo nei nuovi film, che non diventi bambino in carne ed ossa, perdendo così la sua perfezione di marionetta, e non burattino, come erroneamente scrive lo stesso Collodi. Pinocchio ha le gambe, cammina, è quindi una marionetta. Anche Mangiafuoco non è un burattinaio, ma un marionettista, perché muove dall’alto verso il basso le sue marionette. Il burattinaio può essere regista di se stesso. E’ chiaro che se uno ti guarda da fuori , giungi prima alla sintesi, perché questo regista esterno può aiutarti d eliminare gli errori, ma col tempo ogni burattinaio manipolatore, e attore timido, perché si nasconde dietro a una ribalta, sa che ad ogni suo movimento ne corrispondono mille altri del suo personaggio, e questo può saperlo solo il burattinaio-regista.
D- Burattini, Marionette e Infanzia, un’affinità elettiva?
R- E’ un grave errore paragonare i burattini e le marionette ai bambini. E’ con l’avvento del cinema, poi della televisione che gli artisti di questo mestiere si danno nuovi pubblici, venendo meno gli incassi. Anticamente erano spettacoli per adulti. Anche il teatro dei pupi siciliani prediligeva i grandi, se uomini, e permetteva solo nelle feste comandate l’ingresso alle donne e ai bambini, cioè per Natale, dove si mostravano le vicende della nascita del bambino Gesù nella capanna a Betlemme. Gli eventi narrati nel resto dell’anno riguardavano conflitti, ammazzamenti, tradimenti, argomenti non adatti all’infanzia.
Certo i bambini adorano i burattini, e noi burattinai sappiamo come ammaliarli con le nostre storie, la nostra grafica d’illustrazione, i nostri volti dei personaggi. Una vita passata nella ricerca di nuove forme espressive, più immediate e riconoscibili nella fantasia dell’infanzia. La ricerca tra testo, contenuti e forma, ora tiene conto della pedagogia e della psicologia infantile e adolescenziale. Il Teatro per i Ragazzi è diventato un vero e proprio genere teatrale, coi suoi codici, le sue regole, i suoi miti, i suoi riti, dentro un esplosione di fantasia come la bomba atomica di Gianni Rodari, che nel suo sogno fa esplodere una torta di cioccolato.
D- Progetti Futuri ?
R- Sono infiniti. Ogni giorno ne nascono dei nuovi, alla fine realizziamo solo quelli più puri, senza dimenticare quelli non realizzati. Questo è un periodo più di scrittura che di costruzione ed allestimento di nuovi spettacoli. Mi prende di più il desiderio di mettere nero su bianco le mie emozioni, i miei ricordi, i miei incontri, unici e irripetibili. Sono stato per età (50 anni), e per fortuna, l’anello di congiunzione fra i grandi burattinai (come Otello Sarzi, Maria Signorelli, Zaffardi, i Ferrari di Parma, Cesare Felici di Roma) e alcuni grandi artisti del ‘900 (mia madre la pittrice Venerucci Nazzarena, Giorgio Strehler, Lele Luzzati).
Ho una memoria storica, che molti definiscono impressionante, perché stupisce il mio modo di ricordare le parole, i gesti, gli insegnamenti, i suoni e i valori trasmessi. Io ho molta paura di dimenticare, pertanto continuo a scrivere, affinché tutto resti. Magari nessuno andrà a leggere i miei racconti, i miei ricordi. E’ una lotta impari, fra chi vuole distruggere la memoria, riscrivendo nuove memorie sul passato dell’uomo, che cancellino i momenti più bui della sua esistenza, di cui il ‘900 è stato un grande campo di battaglia e chi, come me, desidera ricordare affinché gli errori del passato non si ripetano.
Tutto questo si chiama revisionismo, che può andare bene se si scoprono gli altarini di tutti, affinché vengano alla luce gli abusi del passato, ma non inteso come lo smacchiamento in tintoria di eccidi nefasti e vergognosi voluti da governi dittatoriali.
Preferisco ricordare e far ricordare tramite i miei spettacoli, il “mio” museo, i “miei” documenti cartacei, da cui sono nate ben 27 tesi di laurea sul teatro dei burattini. Nei progetti futuri ci sono le nuove produzioni, che toccano argomenti mai avvicinati prima.
Poi il Museo, che continua ad arricchirsi di nuovi materiali, per chiudere tasselli di storia, di memoria, come l’ultima mostra presso la pinacoteca di Civitanova Marche (MC), intitolata “TUTTOINGIOCO”, dove abbiamo esposto 600 materiali antichi, provenienti dal nostro museo di Budrio (BO), assieme alle opere fotografiche di Oliviero Toscani della sua mostra “Razza Umana”, e ai quadri di De Chirico, Savinio, De Pisis, Carrà, Depero, Balla, Boccioni, Severini, Burri, Fontana, Morandi, Minguzzi, Afro, Ceroli, Campigli. Per fortuna tutto è riportato su uno strepitoso catalogo che finalmente eleva la nostra Arte assieme ai grandi pittori del Futurismo, della Metafisica e dell’Arte con la “A” Maiuscola. Ora posso sbattere in faccia la realtà, a chi scredita il nostro mestiere: la nostra Arte non è inferiore alle altre, ma forse, comprendendole tutte ne è un espressione superiore.
Il titolo della raccolta poetica “Ruvido inchiostro” è stato scelto per
celebrare, per l’appunto, le possibilità creative che si manifestano il contatto di una mente in fermento che, al pari di un ruscello, si
insinua vorticosa all’interno di un’immagine viva e pulsante. Un’immagine che abbisogna delle parole per fuoriuscire dalla prigione del
pensiero. Questa ruvidità dell’atto poetico, questa ruvidità a contatto con l’inchiostro di una penna solleva l’Io dal tarlo insistente e
riproduce in parole sensazioni e visioni.
“Da lontano tra cirri,/ tra i pini incantati,/ tra umide torri antiche/ e sentieri coperti di
foglie,/ arriva piano e puntuale/ portando grigi aliti,/ e noi accecati da luci/ ormai lontane, inerti aspettiamo…/ Arriva da lontano/ e
già nell’aria si sente/ fresco e pungente/ il vento nuovo che invade/ e scorre per le contrade./ […]” – “Da lontano”
Emanuela Di Caprio con
la lirica “Da lontano” ripercorre la scia della poetica bucolica che mira la natura per cercare le risposte alle domande quotidiane dell’
essere umano. È un contatto che necessita di una notevole elasticità del pensiero in modo da estrapolare il sentirsi parte del tutto.
“In
fondo ad ogni cuore,/ si trova una magica scintilla/ che accende il fuoco/ della nostra immaginazione/ e sin dall’alba dell’umanità/ la
semplice forza dell’ io posso/ ha unito le persone di ogni nazione.// Non c’è niente di ordinato/ nella vita di tutti i giorni/ c’è un
ruolo speciale/ per ognuno di noi.// […]” – “La forza del sogno”
Ed Antonio Pittau trascina il lettore nella speranza di pace e comunione
di interessi nella civiltà umana. Sono parole che riportano al sognare qualcosa in più per se stessi e per gli altri. Una sorta di
contaminazione armoniosa tra tutti i popoli.
E si arriva alla pena d’amore con Andrea Guerrieri che nella lirica “Stanco di te I” pone l’
Io poetico in attesa di conoscere la verità sui suoi sentimenti, ci si trova infatti in una situazione di stasi nella quale l’amante non è
presente, si sente la mancanza ma allo stesso tempo si teme il suo arrivo.
“È tardi,/ non rincasi./ lascio l’acqua a bollire./ È strano/
temo più il tuo arrivo/ del tuo non arrivare./ Trancio di pollo/ mangio noia e stanchezza./ Risolvo/ da solo/ equazioni/ insaziabili./ Ti
penso/ non mi illumino./ È tardi/ per tutto.” – “Stanco di te I”
Rupe Mutevole Edizioni sarà presente ad ottobre alla Fiera Internazionale
del Libro di Milano:
http://oubliettemagazine.com/2012/05/15/rupe-mutevole-edizioni-partecipa-alla-fiera-del-libro-di-milano-dal-26-al-29-
ottobre-2012/
Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e per ordinare il libro.
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Alessia Mocci
Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni
(alessia.mocci@hotmail.it)
Fonte:
http://oubliettemagazine.com/2012/08/28/ruvido-inchiostro-di-monfregola-pittau-guerrieri-e-di-caprio-rupe-mutevole/
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Ferrara – Si fa sentire sempre con maggiore veemenza la contrarietà dei residenti di Pontegradella alla costruzione della Centrale Geotermica proprio vicino alle loro case.
Le preoccupazioni dei residenti sono diverse: dal passaggio di mezzi pesanti – che disturba il benessere dei cittadini sia per questioni di circolazione stradale che di rumore- alle opere di studio che prevedono scavi e trivellazioni.
Il portavoce dei residenti, il signor Enrico Droghetti, insieme a diversi cittadini ha costituito un comitato perché i residenti dissidenti abbiano la possibilità di diventare interlocutori dell’amministrazione, delle istituzioni e dell’Hera. Lo scorso 24 agosto il signor Droghetti aveva inviato una comunicazione al Sindaco e all’Amministrazione una lettera nella quale esprimeva, a nome dei residenti di Pontegradella, le numerose contrarietà al progetto.
Giovanni Lenzerini, Capo di Gabinetto del Sindaco, ha inviato al signor Droghetti una missiva con la quale ha inteso fare chiarezza sulle scelte e sulle necessità espresse dal Comune in relazione al progetto sulla Geotermia in città. Secondo quanto spiegato a Droghetti, in due diverse comunicazioni inoltrate ai competenti uffici della Regione Emilia Romagna, sia dell'Assessore all'Ambiente Dott.ssa Rossella Zadro e il Dirigente del Servizio Ambiente Ing. Ivan Graldi, sia del Sindaco, è stata espressa l'assoluta necessità di avviare una Istruttoria Pubblica e quindi la conseguente necessità di sospendere i termini del procedimento.
L’assessore Zadro, nella sua lettera inviata il 13 agosto alla Regione Emilia Romagna, aveva esaurientemente spiegato “La necessità di un’istruttoria pubblica nasce dal fatto di fornire al pubblico una completa e corretta informazione sul progetto sottoposto a screening e per acquisire in quella sede eventuali elementi di conoscenza e giudizio”.
Tagliani, dal canto suo, ieri stesso ha ribadito nella sua lettera che “L’amministrazione comunale di Ferrara ravvisa l’opportunità di assoggettare il procedimento in questione ad una Istruttoria Pubblica (……). Si ravvisa altresì l’opportunità di sospendere i termini procedimento.... c
ferrara 24ore
nota di Asino Rosso- roba da segnalazione a INGV, questa sceneggiata, pagliacciata del sindaco Tagliani che incoraggia con avalli indegni di un primo cittadino le superstizioni di ferraresi che anzichè chiedere norme antisimiche ed adeguamenti ad hoc credono nelle favole di Bratti e ambientalisti complottisti e scientificamente patetici e ciarlatani. Evidentemente Tagliani è sotto shock post 20 maggio....
Testo introduttivo e intervista di Giovanni Agnoloni
Il Connettivismo si è inoltrato in un territorio sensibile. Extreme Ways è il titolo dell’Iterazione 17 del bollettino ufficiale del movimento, NeXT, che idealmente prepara all’imminente “NeXT-Fest”, la grande convention autunnale di questa avanguardia letteraria, in programma a Roma al Centro Culturale “Elsa Morante” dal 26 al 28 ottobre 2012.
I temi trattati dagli articoli, dai racconti e dalle poesie proposti in questo numero sono profondi: conoscenza e universi paralleli, l’evoluzione dell’informatica alla luce della fisica quantistica, ma anche la ricerca del contatto con la parte più intima dell’identità umana; le prospettive dell’arte digitale e dell’architettura del futuro; le sottili vibrazioni dell’ambiente e del paesaggio, come evidenziato da questi versi di Marco Milani, da 16 ottobre:
Cielo plumbeo sopra vecchie case,
dai tetti cadenti.
Come un mantelo di noia
ad ingrigire giornate, scadenti di per sé.
(…)
Inferriate arrugginite,
come siepi dell’inferno dalle geometrie scomposte,
pronte per cadere al primo alito di vento
scheletri di fine secolo.
(…)
Alcuni connettivisti: Giovanni De Matteo, Marco Moretti, Sandro Battisti, Francesco Verso, Lukha B. Kremo, Giovanni Agnoloni
Si scende anche in zone scomode del pensiero e della sensibilità umana, affrontando il binomio morte/immortalità in ottica post-umana, ovvero in un mondo in cui le caratteristiche dell’essere-uomo siano state integrate e perfino “superate” dalla tecnologia e dall’informatica.... C POSTPOPULI
http://www.postpopuli.it/10963-next-17-il-connettivismo-si-evolve-intervista-a-sandro-battisti/
GOVERNO MONTI? PIU' RIDICOLO DI STARACE QUANDO TASSAVA TOPOLINO! PIU IGNORANTI (vedi tasse su sigarette e gioco d'azzardo- se di Stato e liberi introiti astronomici- las vegas docet- anche- ma come per droga e prostituzione, lo stato dei tecnici è ormai una teocrazia all'italiana, cattofascista...) ASINO ROSSO
(AGI) - Roma, 28 ago. - Un decreto legge di 27 articoli. E' il cosiddetto "decretone", maxiprovvedimento sulla sanita' predisposto dal ministro della Salute Renato Balduzzi e che dovrebbe essere presentato al Cdm il 31 agosto. L'ultima bozza del testo e' datata 10 agosto (visionata dalle Regioni il 24).
Naturalmente il testo potrebbe essere soggetto a cambiamenti e limature dell'ultima ora. Ed e' lo stesso ministro a sottolinearlo. Tra le novita', multe in arrivo per chi vende sigarette ai minori di anni 18, videopoker lontani da scuole e ospedali, tassa sull'alcol e l'obbligo per chi va in palestra del certificato di sana e robusta costituzione da far redigere da un medico sportivo.
Nel "decretone" intitolato "disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del paese mediante un piu' alto livello di tutela della salute" si prevedeno norme per la razionalizzazione dell'attivita' assistenziale e sanitaria, per la promozione di corretti stili di vita e riduzione dei rischi connessi all'alimentazione e alle emergenze veterinarie e la diposizione in materia di farmaci e di servizio farmaceutico.
Per quanto riguarda il fumo, multe fino a mille euro, che diventano duemila in caso di recidiva "con la sospensione per tre mesi della licenza all'esercizio di attivita'", per chi vende sigarette a minori di 18 anni. Per questo i rivenditori "hanno l'obbligo di chiedere all'acquirente, all'atto dell'acquisto, l'esibizione di un documento di identita', tranne nei casi in cui la maggiore eta' dell'acquirente sia manifesta".
Altra stretta sui giochi d'azzardo, videopoker che "non possono essere installati all'interno ovvero in un raggio di 500 metri da istituti scolastici di qualsiasi grado, centri giovanili o altri istituti frequentati principalmente da giovani, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o socio assistenziale, luoghi di culto".
Inoltre con un'apposita ordinanza motivata il sindaco "puo' disporre, per una durata massima di 30 giorni, la chiusura ovvero la limitazione dell'orario di apertura e chiusura degli esercizi commerciali, dei locali o, comunque, dei punti offerta dei giochi, nelle aree comunali interessate da rilevanti fenomeni di ludopatia". Il prefetto con ordinanza motivata "puo' disporre l'impignorabilita' dei beni del soggetto affetto da gioco d'azzardo patologico". ... C
Mi è tornata in mente questa dichiarazione ieri sera, sintonizzandomi con 1/2 ora di anticipo su Telestense, per la visione del Tg delle 19,30, ed assistendo ad un lungo messaggio promozionale-pubblicitario (che mi ha commosso) del nipote di quel Ferruccio Lamborghini, che invitava a visitare il museo del mitico marchio del toro che attacca, a Dosso di S. Agostino, con accluso numeri di telefoni cellulari per una visita guidata, per la quale lo stesso nipote si rendeva disponibile.
Un patrimonio inestimabile di storia “industriale ed imprenditoriale” oltre che culturale, che rischia di finire nel dimenticatoio della modernità e dell’effimero, che macina tutto alla velocità della luce affidato, sicuramente, al solo sostengo della famiglia originaria. Se addirittura uno dei suoi componenti va in televisione, su una emittente a diffusione interregionale, per cercare visitatori.... C
estense com
http://www.estense.com/?p=240391
12 agosto 2012 — pagina 27 sezione: Nazionale