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sabato 8 febbraio 2014

Umberto Bianchi, presentazione a Roma de Il fascino discreto dell'Occidente


*Umberto Bianchi,  Il fascino discreto dell'Occidente. Spunti per una storia del pensiero non conforme dall’antichità ad oggi - La Carmelina, Ferrara-Roma, 2014"...... Sabato 8 Febbraio, alle ore 16.30, a Roma, presso l'Universale, in via Caracciolo n.12, Umberto Bianchi presenta il proprio ultimo lavoro,"Il fascino discreto dell'Occidente...".  Introduce e modera Giovanna Canzano. Seguirà dibattito e rinfresco.
  
" Ho già avuto modo di dire che, se dovessi riscrivere questo testo, lo farei in modo differente, integrando, togliendo e limando. Ma, proprio per tener fede all’idea di un sapere inteso come un processo in itinere, in veste di vero e proprio viaggio, dalla valenza di un’Odissea nei meandri del sapere, ho deciso di lasciare il testo così com’è, frutto di appunti, di improvvise intuizioni e di elaborazioni effettuate sull’onda delle emozioni e del sentire del momento, sgorgate lì per lì dall’anima, in modo confuso, irrazionale ed intuitivo come una poesia. E non per caso, visto che chi scrive è anche, e prima di tutto, un poeta..." UMBERTO BIANCHI

....La reductio del sapere filosofico a puro accademismo, operata negli ultimi 100-200 anni dagli Herr Doktor hegeliani e tanto caldeggiata dalla novella scienza sociologica di August Comte, attraverso una rigida specializzazione del sapere, ha danneggiato e non poco il sapere filosofico, passato da forma di sapere universale ad arida scienza confutativa per dottorandi. Al di là di tutto, lo spirito di questo testo è quello di una ricerca sulle molteplici contraddizioni che, dell’Occidente fanno un vero e proprio affascinante “unicum”, animato da un’insanabile dualismo, tant’è che non è improprio parlare di una vera e propria “schizofrenia culturale” che lo caratterizza sin dai suoi esordi, così come abbondantemente dimostrato nel testo. 
Difatti, con l’andar del tempo, ad ogni grandiosa e totalizzante confutazione, se ne accompagnerà una di segno opposto e contrario, che ne andrà però integrando e compenetrando il cammino in un crescendo. Certe discrepanze sorgono sin dall’inizio del cammino del pensiero occidentale, prendendo spunto dall’irrompere sullo scenario del pensiero di nuove ed inusitate categorie di pensiero quale Essere e Divenire, Dualismo ed Immanentismo, Razionalismo ed Empirismo e via discorrendo in un crescendo che, negli ultimo duecento anni darà luogo ad un insanabile conflitto tra sensibilità, impostazioni di pensiero e visioni del mondo opposte. 
Tutto questo a dimostrazione del fatto che la filosofia, intesa nell’accezione di “scientia scientiarum”, scienza universale, “summa” di tutte le forme di sapere, andando ad analizzare l’essenza ultima della realtà, al di là di qualsiasi assioma religioso, scientifico o di qualunque altra natura, ci permette di conoscere la realtà e perciò stesso di dominarla. Quindi essa rappresenta il miglior strumento per operare quella tanto agognata e necessaria mutazione genetica dei parametri culturali dell’occidente odierno, di gramsciana memoria, da cui si deve giuocoforza partire, se il fine è quello di creare una concreta risposta politica in grado di scardinare l’infernale meccanismo della Dittatura Globale che sta portando a rovina, morte e miseria il mondo intero. 
Tutto all’incontrario di quello che oggidì le varie cadreghe di accademici a pieno servizio del “politically correct”, vanno propalando, finendo con il ridurre la filosofia a vero e proprio sterile contorsionismo mentale. Può sembrare strano, se il libro si apre analizzando una delle questioni principe della filosofia teoretica, ovvero il principio di non contraddizione, tutto imperniato sulla valenza che si vuole conferire al termine “Essere”. Potrebbe sembrare un altro di quei contorsionismi mentali a cui abbiamo poc’anzi accennato, magari avallato e messo spropositatamente in risalto, da qualche ammuffito “Herr Professor” hegeliano-progressista. Ma non è assolutamente così. Esiste una strana e quasi misconosciuta correlazione tra le parole e la realtà. In autori come Heidegger, tale relazione era già stata portata alla luce, riponendo nella linguistica e nella poetica, la speranza di un contraltare all’inarrestabile avanzata della Tecno Economia che annulla e depriva di senso qualsiasi costruzione concettuale. Ma prima ancora, a parlarci in questo senso, è il linguaggio del mito. 
Secondo il trattato egizio di teologia menfita, a creare il mondo sarebbe stato Ptah, con la propria parola vivificatrice. Senza accorgercene, la filosofia finisce con l’assumere una valenza teurgica; da quegli strani concetti, da quelle elaborazioni, molto spesso simili a misteriose formule magiche, derivano fatti di secolare gravità che cambiano il corso agli eventi del mondo. 
Se gli antichi egizi, intimoriti dalla costante minaccia del Serpente-Caos Apophis, vivevano cercando certezze in una meticolosa ritualità, l’uomo odierno, disperso quel senso dell’Essere, quella pienezza ontologica che ne faceva un’individualità in armonia con il cosmo, vive la propria esistenza cercando di frapporre tra sé e la presenza del Nulla, un mondo di apparenze e parole, ma che sinora non ne hanno risolto quel problema di essenziale contraddittorietà, connaturato alla radice stessa dell’Occidente ed in questo testo ampiamente sottolineato. 
Resta l’inquietante immagine dell’uomo odierno, in precario equilibrio tra il frastuono di una civiltà ed il Nulla, accompagnata dall’interrogativo sul destino di questa stessa civiltà, portata alla sbaraglio da un modo sbagliato di intendere la Modernità e di cui, forse, un modo “altro” di intenderne i parametri, (come in questo testo enucleato, specialmente per quanto riguarda i capitoli dedicati al Vitalismo ed alle Avanguardie) avrebbe potuto, “illo tempore”, correggerne la rotta.

*Umberto Bianchi (1960) , è operatore del mercato assicurativo e finanziario, all’interno del quale vanta una più che ventennale esperienza professionale. Profondo conoscitore dei meccanismi del settore, principalmente in Italia, con stage di lavoro in America Latina (Argentina e Brasile) ed ora titolare di un’attività di consulenza e servizio tecnico-legali. Oltre ad essere impenitente “motorbiker” e giramondo, è anche opinionista, saggista e poeta, dedito alla pubblicazione di saggi e di analisi su tematiche che spaziano dal pensiero politologo a quello economico, sino a quello filosofico e storico-religioso…. Tra le recenti pubblicazioni, area Scuola Romana Filosofia Politica di Riccardo Scarpa, Giovanni Sessa e già Gian Franco Lami ( e altri)  da segnalare contributi molto intriganti e corrosivi (area Nuova Oggettività, Movimento culturale di Roma, a c. del poeta Sandro Giovannini, del transumanista Stefano Vaj e altri,  ora sinergico con la stessa Scuola Romana…)  in AA.VV. Per una Nuova Oggettività – libro manifesto (Heliopolis, 2011), alla stessa rivista web Politica Mente.

INFO  
fonte originale Eccolanotiziaquotidiana

Umberto Bianchi su Eccolanotiziaquotidiana
http://www.eccolanotiziaquotidiana.it/roma-umberto-bianchi-e-il-fascino-discreto-delloccidente-la-carmelina-edizioni/
RINASCITA recensione su U. Bianchi  Il Fascino discreto dell'Occidente
http://rinascita.eu/index.php?action=news&id=22927
FERRARA ITALIA su Umberto Bianchi  Il Fascino discreto dell'Occidente
http://www.ferraraitalia.it/umberto-bianchi-presenta-a-roma-il-suo-ultimo-lavoro-il-fascino-discreto-delloccidente-3389.
CINQUE W   recensione su U. Bianchi  Il Fascino discreto dell'Occidente


lunedì 9 dicembre 2013

L'Avanguardia come Tradizione 2.0 ? intervista a Alessandro Guzzi

*by ECCOLANOTIZIAQUOTIDIANA ROMA E PROVINCIA
**Alessandro Guzzi, pittore e filosofo, è nato a Roma. Dopo la laurea in giurisprudenza ed una breve esperienza come procuratore legale, lascia la professione per dedicarsi interamente alla pittura-
….Nel Luglio 2007 ha partecipato alla 58° Edizione del premio Michetti "Nuovi Realismi, la centralità dei linguaggi tradizionali" a cura di Maurizio Sciaccaluga e Vittorio Sgarbi, e nell'ottobre 2007 ha partecipato alla rassegna "Nuovi pittori della realtà", tenutasi al PAC di Milano, sempre a cura di Vittorio Sgarbi.
Su segnalazione di Lorenzo Canova, dal 31 Luglio al 24 Ottobre 2010 Alessandro Guzzi partecipa con un'opera (Marthe e Jochen, olio su tela cm 90×80) alla XIV Edizione della Biennale d'Arte Sacra "Le beatitudini evangeliche", organizzata dalla Fondazione Stauròs Italiana, presso il Museo della Fondazione a S. Gabriele, Isola del Gran Sasso (Teramo).
Dal 17 Dicembre 2011 al 31 Gennaio 2012, su invito di Vittorio Sgarbi, Alessandro Guzzi ha partecipato alla 54ma Edizione della Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Palazzo delle Esposizioni, Torino.
…..Per alcuni anni Alessandro Guzzi è stato redattore di Letteratura-Tradizione, la rivista semestrale diretta da Sandro Giovannini. I suoi scritti per quella Rivista hanno indagato il lato misterico della poesia e dell'arte. ….  Gli ultimi suoi lavori in questo ambito sono: «La liturgia dell'assenza reale» dedicato ad uno scritto di Cristina  Campo, e «Eyes Wide Shut: occhi spalancati sul segreto  satanico del film di Stanley Kubrick». Ha pubblicato, tra l'altro,  in AA.VV. il libro Manifesto… "Per una Nuova Oggettività"  ( Heliopolis, 2011) e AA.VV.  "Perché Israele può avere 400 testate atomiche… (La Carmelina, 2013).
Hanno scritto del suo lavoro di pittore:
Mariano Apa, Vito Apuleo, Paolo Balmas, Ferruccio Battolini, Arnaldo Romani Brizzi, Lorenzo Canova, Carlo Fabrizio Carli, Luisa Chiumenti, Laura Cherubini, Marcella Cossu, Costanzo Costantini, Renato Civello, Valerio Cremolini, Mario de Candia, Marco Di Capua, Laura Gigliotti, Marco Guzzi, Sarah Law, Caterina Lelj, Luciano Lepri, Elverio Maurizi, Luigi Meneghelli, Filiberto Menna, Ida Mitrano, Italo Mussa, Marinella Paderni, Roberta Perfetti, Cinzia Piccioni, Alessandro Riva, Arnaldo Romani Brizzi, Stefania Scateni, Stefania Severi, Carlo Sini, Luigi Tallarico, Alberto Toni, Marisa Vescovo, Francesco Vincitorio, Giuditta Villa…, Biblioteca di Via Senato (Milano, rivista)


 D- Nelle recenti presentazioni a Roma e Milano  del progetto e dei libri Nuova Oggettività, uno dei focus… certamente il tema avanguardia tradizione: sintesi aperta possibile?
Avanguardia non è forse quel manipolo di temerari addestrati che si inoltra rischiosamente fino al contatto con le linee nemiche per preparare la strada al grosso delle truppe? E non è forse vero che la forza possente dell'esercito attende le indicazioni delle avanguardie per procedere? E mentre attende, alcuni di quei soldati, in gruppo, cantano, e come scrive Evola: « …sono le canzoni delle loro tradizioni locali, e quelle che danno il brivido, nate tra i trinceramenti scheggiati dalla mitraglia, anneriti dagli scoppi, arrossati dal sangue….» (J. Evola: Meditazioni delle vette, Edizioni Mediterranee, pag 46)
Quel canto era il momento rituale per gli Alpini evocati da Evola. Senza un rito non ci può essere sentimento di partecipazione vertiginosa ad un destino comune. Impossibile! Un esempio di un rito tenebroso nella contemporaneità? date un'occhiata al video del concerto di Ozzy Osbourne al Budokan di Tokio nel 2002 per comprendere cosa significhi stravolgere una massa verso il proselitismo satanico (http://www.youtube.com/watch?v=5OyRYua27JY)! Senza un rito un gruppo è solo scartoffie ed è a rischio cardiaco, perennemente quasi in assenza di polso… nel livido reparto di terapia intensiva infermieri ahimè col defibrillatore sempre acceso!
D- Più nello specifico, quali valori Tradizione e Avanguardia veicolano (o non veicolano?), oggi?
Ciò che è impedito: il territorio vietato è come se non esistesse. La narrazione delle regioni oltre il confine consentito è il compito dei veri Maestri! Ma è possibile distinguere nel cerchio ciò che precede da ciò che segue? Come un pensiero che torni indietro e preceda… Eppure anche la psichedelia fu per qualcuno l'inizio della strada per arrivare al misticismo attraverso la musica, l'ebbro suono degli archi come scrisse Trakl… qualunque cosa! anche l'oppio, pur di non diventare servitori rinsecchiti e parolai di quello gnomo deforme che si chiama "io".
 D- E per la storia, in particolare, del popolo italiano?
I vinti hanno solo sofferto, schiacciati dalla sopraffazione e dalla paura di chi ha avuto l'unico merito di ritrovarsi dalla parte dei vincitori. Chi è rimasto fedele ed è sopravvissuto è stato escluso, ripudiato. La generazione dei vinti in Italia sembra una specie senza protezione: non ha dimora e vaga nell'ombra, vive qui in esilio. I vinti non sono stati mai chiamati a quella festa, alle commemorazioni dei vincitori e dei loro lacchè. I vinti sono stati spinti all'ascesi, loro malgrado, per sopravvivere lontani dall'oscuro distretto degli uomini (Trakl), col cuore fermo si sono abituati da vivi alle penitenze del distacco (un lavoro fatto in anticipo: se lo ritroveranno come merito a tempo debito!)
Ma consoliamoci! oggi l'intero mondo è sconfitto. Questo nuovo sistema globale che è lurido e infetto come un canale di scarico, contagia tutto: ai piedi della grande piramide con l'occhio tutti gli uomini non sono altro che organismi biologici indifferenziati da pervertire. Dalla riforma liturgica di Paolo 6(66) fino alle nozze gay, dalla crisi economica al femminicidio (invenzione delle attiviste lesbiche), questo è il Nuovo Ordine Mondiale che avanza, con Obama, Bergoglio, Merkel… fino ai gradi inferiori, alle comparse locali… E pensare che c'è gente oggi (è pazzesco), che ti dice che tutto ciò è la vittoria sugli orrori del passato: persino l'attuale abominio disgustoso della chiesa cattolica è gradito a costoro, perché una vera Chiesa oggi sarebbe in una controtendenza inimmaginabile con la degenerazione anti-cristica imposta in questi ultimi anni! E cosa pensano questi promotori satanici(consapevoli o no)? che è solo dal concilio vaticano II e dalle messe con clown e cheerleader che il cristianesimo ha ritrovato sé stesso! E prima? tutto sbagliato: vuote adorazioni sprofondate nel silenzio, torture, ingiustizie… i ceppi dei domenicani e canti gregoriani destinati solo ad un'elite, con buona pace di 2000 anni di Santi, tanto per dire… da Dionigi l'Areopagita a S. Pio da Petralcina!…..

domenica 8 dicembre 2013

L'Avanguardia come Tradizione 2.0: intervista a Luca Siniscalco

*by ECCOLANOTIZIAQUOTIDIANA ROMA E PROVINCIA
**Luca Siniscalco, milanese, studente di Scienze Filosofiche presso l'Università degli Studi di Milano, è redattore di Luuk Magazine, per cui si occupa di arte nazionale ed internazionale, e di Antarès-Prospettive antimoderne. Ha contribuito ai due volumi collettanei di Nuova Oggettività Al di là della Destra e della Sinistra.
Dopo il Libro Manifesto "Per una Nuova Oggettività", a cura di Sandro Giovannini e Roby Guerra, La Carmelina, Ferrara 2013 e Per quale motivo Israele può avere 400 testate atomiche e l'Iran nessuna? L'impero interiore, a cura di Gianni Bertuccioli, Sandro Giovannini, Luisa Pesante, Paolo Silvestri, Luigi Sgroi, La Carmelina, Ferrara 2013.
I suoi principali interessi si articolano attorno a nuclei tematici di Storia delle idee, Estetica, Filosofia politica, Antimodernismo, Cultura classica.


D- Nella recente presentazione a Roma del progetto e dei libri di Nuova Oggettività, uno dei focus… certamente il tema Avanguardia/Tradizione: sintesi aperta possibile?
Nella vulgata epidemicamente diffusa i termini "avanguardia" e "tradizione" alludono a due dimensioni culturali completamente antitetiche, in quanto incentrate rispettivamente su una fascinazione progressista e falcidiatrice di ogni legame con il precedente autorevole la prima, su di un passatismo statico e conservatore la seconda. Se tuttavia operiamo una ridefinizione più profonda di tali espressioni possiamo rilevare come l'identità abissale di Avanguardia e Tradizione sia riposta altrove, in un territorio dinamico e liminale contrassegnato dall'apertura di senso e dalla proiezione verso l'Aperto.
Tradizione è infatti una fonte perenne ed inesauribile di significato, un'origine eterna nell'essenza ma metamorfica e diveniente nelle manifestazioni: "l'essere si dice in molti modi" aveva già rilevato Aristotele; la molteplicità delle ierofanie si radica in una tensione fra nascondimento e svelatezza, modalità primaria di apparizione dell'originario.
Avanguardia allude etimologicamente all'atto, radicato nei reparti militari avanzati, di portarsi avanti con lo sguardo, in ricognizione. Avanguardia è dunque lo sguardo acuto e pro-fetico, capace cioè di volgersi a quanto è detto-prima giacché detto-da-sempre. Avanguardia è isolarsi dalle contingenze del tempo coevo e dalle logiche abitudinarie e mediocri per operare un cambiamento radicale di prospettiva, una rottura rispetto alle sbarre presentiste in un'ascesi, nel senso etimologico di aiskesis, che è esercizio, cammino verso l'Alto.
In questa prospettiva Avanguardia e Tradizione risultano conciliabili, perlomeno nel senso eracliteo e polemico in base a cui si può affermare che "pur discordando in se stesso, è concorde: armonia contrastante, come quella dell'arco e della lira". (fr. 51)
La relazione fra i due concetti, sostenibile mediante tale riflessione teoretica, pare inoltre particolarmente necessaria pragmaticamente nella nostra contemporaneità: è nel "regno della quantità" e della "fine della storia" che la formulazione di nuove prospettive filosofiche ed esistenziali non può prescindere da un ancoramento alla Tradizione, in quanto fonte di miti, pensiero rammemorante e provenienza del Sacro, ed all'inattualità dell'Avanguardia, come ponte utopico – che non sia utopistico né distopico ! -, attitudine rivoluzionaria, rifiuto della sterile reiterazione in favore del sempre possibile e dell'alterità.
D- Più nello specifico, quali valori Tradizione e Avanguardia veicolano (o non veicolano?) oggi?
Prim'ancora di precisi valori, si tratta di veicolare attitudini esistenziali, stili, posizionamenti di senso. Il binomio Avanguardia/Tradizione può permettere all'uomo moderno, viaggiatore intimorito su una fragile nave stretta fra i flutti della modernità liquida, di ancorare la propria persona ad una visione del mondo alternativa rispetto alla "chiacchera" dominante. Agonismo, eroismo, tensione verso l'originario, rimodulazione del senso, esigenza veritativa, anticonformismo autenticamente esperito e non snobisticamente esibito: la sintesi di queste attitudini si staglia come ottimo pharmakon nel confronto con la crisi, in tutta la duplicità ed ambivalenza che il pharmakon stesso esprime intrinsecamente. É dunque nella decisione che quotidianamente s'impone che ci è concesso sperimentare la modalità acquisita di abitare il mondo, lo sguardo da noi rivolto al cosmo e la consapevolezza della nostra più intima "equazione personale". Avanguardia e Tradizione, inoltre, come rivendicazione audace del criterio estetico, immaginale e mitopoietico, di una Bellezza che la modernità tende a contraffarre nella reificazione seriale (rischio più grave, come nota Slavoj Žižek, rispetto all'astrattismo nichilista): urge una rilettura della teologia estetica di Hans Urs von Balthasar.
D- E per la storia, in particolare, del popolo italiano?
La storia è dapprima tradizione nel senso più immediato di trasmissione, in quanto comunicazione di dati, fatti e notizie che dal passato si dipanano progressivamente nel presente sino a collegarlo al futuro. Ma storia è più radicalmente Tradizione nella sua componente di donazione: è il significato destinale a cui si deve la fondazione di comunità e civiltà, è la cinghia di trasmissione fra generazioni, è quell'istante presente in cui passato e futuro convergono per "fare la storia", come si usa dire. Così l'Avanguardia si inserisce nella storia, la percorre come un fiume carsico per materializzarsi nelle congiunture nodali, determinando rotture di nessi morenti e aperture di nuove prospettive. La storia del nostro Paese è visibilmente dominata dalla dialettica metatemporale di Tradizione e Avanguardia, che in alcune epoche storiche ed in determinati "pensatori-cometa" – per impiegare una nozione coniata da Gilles Deleuze – ha trovato manifestazione sensibile. Julius Evola ne è forse l'esempio più lampante. Così, solo per presentare un altro esempio grazie al riferimento ad un testo di cui ho appena terminato la lettura, il valido studio di Simona Cigliana, "Futurismo esoterico", si può delineare una prospettiva esegetica volta a rilevare l'ampia contaminazione spirituale da parte dell'avanguardia marinettiana. L'immaginario archetipico e simbolico si insedia in un'immanenza trascendente che gli studi di Jung, Hillman, Eliade hanno approfonditamente mostrato. L'imaginarium non si spezza e riemerge continuamente.
Come non pensare inevitabile, dunque, tale connessione in un Paese in cui la Tradizione, espressa dalla Spiritualità Romana e dal Cattolicesimo, ha dialogato – talvolta, perchè no, con veemenza polemica – con l'avanguardismo artistico del Rinascimento, del Barocco e del Futurismo? É in una nuova sintesi, frutto di una logica inclusiva e non separativa, che si pone la sfida per il nostro tempo. Sogno fantasioso forse, esigente però alla base un realistico Amor fati come presupposto di ogni azione.

L'Avanguardia come Tradizione 2.0 ? Intervista a Luca Gallesi

**Luca Gallesi vive e lavora a Milano. Ha due lauree, in Lingue e in Lettere, e insegna Lingua e letteratura inglese presso il civico liceo linguistico A. Manzoni della sua città. Dirige la collana poundiana per le edizioni Ares e collabora alle pagine culturali di quotidiani e periodici a diffusione nazionale, tra cui "Avvenire", "Il Giornale", "Studi Cattolici" e "Letture". 
Ha fatto parte dello staff dell'Assessorato all'Educazione del Comune di Milano, dell'Assessorato all'Istruzione della Provincia di Milano e dell'Assessorato alla Cultura della Regione Lombardia lungo tutto il mandato di Marzio Tremaglia, durante il quale ha organizzato un centinaio di eventi tra incontri, convegni e mostre.
Per tre anni è stato il responsabile milanese dell'attività culturale del Circolo  di Marcello dell'Utri. Con il Parco Esposizioni Novegro dell'Architetto Pagliuzzi ha ideato la prima mostra-mercato del libro usato e ha organizzato gli approfondimenti culturali delle prime due edizioni della Fiera della politica.
Ha scritto, curato e tradotto opere di Ezra Pound, W.B.Yeats, J.Florio, W.Blake, A.R.Orage. Partecipa regolarmente alle "Pound Conference" che si tengono presso le più importanti Università di tutto il mondo  e ha curato l'aggiornamento dell'Enciclopedia Treccani riguardante l'insegnamento della letteratura inglese.
(Pubblicazioni…*Amazon…)
D- Nella recente presentazione a Roma del progetto e dei libri Nuova Oggettività, uno dei focus… certamente il tema avanguardia tradizione: sintesi aperta possibile?
R. Quando Pound parla di tradizione, o meglio di "classici" (che è la tradizione in letteratura) la definisce "news that stays news", sottolineando che la tradizione non può che essere sempre nuova, pena la sua scomparsa per inaridimento.  Citando Confucio, sempre Pound invita a "Rinnovatevi con ogni sole, e con ogni sole rinnovatevi": tutti i giorni il sole (sempre quello) sorge (sempre a est) ma ogni giorno è una novità. 
La tradizione è vita, o meglio, se mi permetti un termine strausato, è la linfa (il sangue), sempre uguale nella sostanza che fa vivere un organismo, mentre l'avanguardia è l'adattamento della linfa alle circostanze esterne, sempre diverse.

D- Piu' nello specifico, quali valori Tradizione e Avanguardia veicolano (o non veicolano?), oggi?
La parola "valore" non mi piace, perché richiama una concezione mercantile della vita che non ci appartiene. Sarebbe meglio parlare di virtù, o di modelli a cui fare riferimento, sapendo che, nella sostanza, ciò che conta non è l'involucro ma il contenuto. Tanto per fare un paio di esempi, le avanguardie letterarie del secolo scorso (e, per quello che mi riguarda mi riferisco soprattutto a quelle in lingua inglese) sono state rivoluzionarie (penso, oltre al solito Pound al vecchio Yeats, a Eliot, a a W.Lewis, a W.C.Williams, al purtroppo sconosciuto David Jones e a tanti altri) nella forma ma radicalmente "tradizionali" nei contenuti, con la loro attenzione al sacro, a ciò che di perenne c'è nel mondo e alla scintilla divina dell'uomo.
 Per non parlare di un altro caso stranoto, il dadaista Evola che diventa il portavoce del mondo tradizionalista italiano… Avanguardia è spesso Tradizione.
D- E per la storia, in particolare, del popolo italiano?
Abbiamo buttato via l'idea stessa di Italia, per non parlare del concetto di popolo. Ciononostante, anche dopo la terribile e forse insanabile cesura del 1943, altri Italiani hanno cercato di ricucire il rapporto con il passato, richiamandosi all'idea di sovranità che ritengo essenziale. Penso a persone che hanno saputo fare i conti con la modernità dal punto di vista tradizionale, penso, tanto per fare nomi non scontati, a Enrico Mattei, ad Adriano Olivetti o a Bettino Craxi, che si sono scontrati contro la realtà di una "sovranità limitata" che li ha sconfitti.
Ma la Storia imbocca strade impreviste a sorpresa, e possiamo sperare, credo (quia absurdo)

L'Avanguardia come Tradizione 2.0: intervista a Paolo Melandri

* by Eccolanotiziaquotidiana-Roma e provincia
**PAOLO MELANDRI (Faenza. 1974), scrittore e musicologo, docente liceale a Faenza, laurea in Filologia (studi con Italo Mariotti), saggi su Ennio editi su varie e prestigiose riviste; oltre a numerosi articoli dedicati ai rapporti intertestuali tra autori recenti e antichi, con una predilezione per Petrarca, Pascoli e D'Annunzio;
collabora con alcune delle più importanti riviste italiane di filologia e di letteratura. Diversi inediti, inoltre, poesie e saggi nel blog magazine Nuova Oggettività, del cui movimento è aderente. Ha pubblicato (Poesia) "Canti della Stagione Alta " (Nightingale's, a cura di A. Cappi e con illustrazioni di C. Reggiani), 2000; "Novellette" (Casanova Editore, 2006), " Il fiore di Calliope" (Campanotto Editore,2007), "Nell'anima" (Quattordici poesie di Paolo Melandri, musicate da Histrix e illustrate da Cesare Reggiani) Mobydick (collana "L'immaginario", 2010). È membro del "Comitato Scientifico per l'Edizione Nazionale delle opere di Giovanni Pascoli" (Saggistica), "La Cetra scordata" (La Carmelina, 2013) su Mozart… e "AA.VV. Per una Nuova Oggettività (Libro Manifesto)", Heliopolis (2011).

D- Nella recente presentazione a Roma del progetto dei libri Nuova Oggettività, uno dei focus… certamente il tema avanguardia tradizione: sintesi aperta possibile?
R- Nella nozione di tradizione rettamente intesa, cioè come cernita di quanto più significativamente ci è stato tràdito, è già implicita l'idea di re-invenzione araldica, all'avanguardia: l'unica forma di creatività che ancora ci è concessa.

D- Più nello specifico, quali valori Tradizione e Avanguardia veicolano (o non veicolano), oggi?
R- Valori fondanti per il tradizionalista d'avanguardia il paidéuma, l'apertura, l'onestà intellettuale; disvalori fondamentali: art pour l'art, disimpegno programmatico, fumogena cortina relativista.

D- E per la storia, in particolare, del popolo italiano?
R- Sì all'italianità nel mondo, sì a Monteverdi, Metastasio, Pergolesi, Marinetti, ecc.; no alle mode culturali "italiote", come ermetismo quasimodeo, scopiazzature hoelderliniane di Zanzotto, ecc.

sabato 7 dicembre 2013

Avanguardia come Tradizione 2.0? Intervista a Fabio Scorza

Fabio Scorza filosofo 2.0*by Eccolanotiziaquotidiana- Roma 




  













D- Nelle recenti presentazioni a Roma e Milano del progetto e dei libri Nuova Oggettività, uno dei focus… certamente il tema avanguardia tradizione: sintesi aperta possibile?
Certamente la presentazione ch’è avvenuta ad esempio a Roma recentemente, è un evento molto importante e testimonia quanto il “Futurismo”, ch’era stato dato per morto, sia invece vivo e vegeto. Personalmente, essendo uno spirito nomade, non credo di appartenere a questo movimento culturale, con il quale sono abbastanza critico, come non appartengo a nessun altro movimento, ma di sicuro ne apprezzo alcuni aspetti. La sintesi che si potrebbe fare tra avanguardia e tradizione è la seguente: la tradizione è diventata tale solo perché appartiene a un passato che è stato assimilato e tramandato, per questo si chiama tradizione; ma la stessa tradizione era avanguardia a suo tempo e, l’avanguardia di oggi sarà la tradizione di domani.

D- Più nello specifico, quali valori Tradizione e Avanguardia veicolano (o non veicolano?), oggi?
I valori che, ai più, veicola la tradizione sono quelli che sono stati imposti dai governanti succedutisi nei millenni passati; quelli che, invece, veicola agli spiriti liberi, sono quei valori che si sono imposti da soli in quanto dati dalla natura stessa, e che solo le persone più aperte e disposte a dubitare riescono ad accogliere, a sviluppare con molta fatica, ma con grande abnegazione e a veicolare. I valori che dovrebbero essere veicolati dall’avanguardia sono proprio i secondi; purtroppo non sempre è così e molti avanguardisti, cadono nella trappola delle certezze e, altamente condizionati dai valori descritti nel primo caso, rischiano proprio di essere il veicolo di tali valori: quei valori che hanno portato il nostro pianeta così come oggi lo viviamo, o meglio ancora, lo sopravviviamo.
D- E per la storia, in particolare, del popolo italiano?
Non sono un gran conoscitore di storia, e sinceramente, ritengo che la storia sia stata molto condizionata dai governanti di turno. Come sappiamo bene la storia la scrivono i vincitori, coloro che detengono il potere in un determinato momento, e per voler fare una citazione, vorrei citare una bellissima e significativa frase scritta da George Orwell nel suo libro “1984”: “Chi controlla il passato controlla il futruro; chi controlla il presente controlla il passato”. Detto questo, posso solo aggiungere che la storia dovrebbe insegnarci molto, ma che bisognerebbe saperla leggere, e per farlo, è necessario avere un approccio molto critico e affidarsi al parere di storici che abbiano delle posizioni divergenti tra loro. Credo che la storia dell’italia, più che del popolo italiano che di per sé ritengo non esista, abbia dato prova che questa penisola, che prende il nome dall’attuale Calabria, ha sempre dimostrato di essere la patria di molti avanguardisti:uno fra tutti Leonardo da Vinci, almeno per come intendo io l’avanguardismo e il futurismo; ovvero la capacità di menti brillanti che sappiano proiettarsi e incidere nel futuro attraverso l’analisi della storia e gli indizi del presente.

mercoledì 30 gennaio 2013

Emilio Gentile alla Biblioteca Gramsciana Ales/Oristano il 30 1 2013

Futurismo Futurologia  ASINO ROSSO BLOG  * segnalazione di Roby Guerra

*da ECCOLANOTIZIAQUOTIDIANA-ROMA...

* Il celebre storico Emilio Gentile, ospite de La Biblioteca Gramsciana, in quel di Ales (Oristano), città natale di Gramsci, a cura di Giuseppe Manias. E una breve “intervista” a quest’ultimo sull’importante evento:

 

Mercoledì 30 gennaio lo storico Emilio Gentile sarà ad Ales per partecipare a un incontro, promosso dalla Biblioteca Gramsciana aderente alla rete Liberos e dalla Associazione Circolo Cultura Cinematografica Fitzcarraldo, durante il quale presenterà il suo libro E fu subito regime, il fascismo e la marcia su Roma (Laterza, 2012). Conversano con l’autore Daniele Sanna e Walter Falgio. L’appuntamento è per le 18,30 alla Sala Convegni del Municipio di Ales in Corso Cattedrale. Nella serata saranno in mostra alcune opere sul tema di Tonino Mattu con cui sarà allestita la sala...Emilio Gentile. c

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