Visualizzazione post con etichetta letteratura italiana contemporanea. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta letteratura italiana contemporanea. Mostra tutti i post

giovedì 26 aprile 2012

Ferrara- Lorenzo Mazzoni- Un premio per Babylon fast food all'Off film festival/Riff international

Un premio per “Babylon fast food”

Il cortometraggio del ferrarese Lorenzo Mazzoni è stato scelto tra più di 100 film all'Off Film Festival

 

Il film “Babylon fast-food” tratto dal racconto dello scrittore ferrarese Lorenzo Mazzoni, ha vinto il primo premio come miglior cortometraggio all’Off film festival promosso dalla FiTel nell’ambito della rassegna internazionale Riff (Rome independent film festival) battendo gli altri 105 film in concorso. Girato a San Benedetto del Tronto il cortometraggio è tratto dal racconto omonimo dello scrittore estense inserito nella raccolta “Verrà domani e avrà i tuoi occhi” edito dalla Compagnia delle lettere, casa editrice specializzata in letteratura migrante e in nuove culture. Protagonista del racconto la comunità multietnica del grattacielo di Ferrara, che l’autore mette in scena con ironia in un mondo rocambolesco e umano che ruota attorno ad una bistecca che il giovane senegalese Paco vorrebbe cucinare e sui consigli che gli altri abitanti del caseggiato gli danno per rendere il suo piatto più gustoso. Attraverso una panoramica culinaria che prende dentro ricette dai quattro angoli del pianeta, Mazzoni.... C

 

ESTENSE COM FERRARA

http://www.estense.com/?p=213870

mercoledì 25 aprile 2012

Lucio Scardino "...Poesie risorgimentali e No" recensione di R. Roversi * da Il Resto del Carlino

scardino.jpg

SUICIDI TENTATI

POESIE RISORGIMENTALI E NO

di

Lucio Scardino

 

 

 

E fanno undici! Lucio Scardino ha iniziato a pubblicare sillogi poetiche nel 1992, mantenendo la rigorosa scansione di una ogni due anni, questa sua recentissima “Suicidi tentati. Poesie risorgimentali e no” (ed. Liberty house) è dunque la sua undicesima raccolta poetica. Ma al di là delle statistiche, ciò che conta ed è indispensabile sottolineare è che l’intrigante linguaggio che l’autore ha adottato fin dal suo esordio non solo non accenna a manifestare - se non cedimenti - almeno rilassamenti, ma addirittura rinasce, si rinnova e migliora in continuazione: si ha l’impressione che Scardino abbia scovato l’inesauribile ‘Eldorado’ della (sua) poesia. Fuor di metafora, la verità è che la lirica di Scardino ha dello straordinario: per l’incredibile densità di contenuti e per la spettacolare originalità della forma. Di simile parere è Vincenzo Iannuzzo, che scrive nella sua bella prefazione al volume: «“Suicidi tentati. Poesie risorgimentali e no”, che in diversi frangenti potrebbe apparire come il prodotto di un linotipista impazzito, è altresì frutto di ‘contaminazioni’ che l’autore acquisisce da comportamenti linguistici quotidiani, schegge di costume, figure retoriche e generi letterari». Ad impreziosire l’edizione contribuiscono l’immagine di copertina: un disegno di Lorenzo Bartolini (1777-1844), del retro di copertina: un disegno di Livio Scarpella, e una singolare immagine dello stesso Lucio Scardino all’interno a pagina 10, con l’ironica didascalia: ‘L’Autore in una fotografia del secolo scorso’.

 

Riccardo Roversi

sabato 17 marzo 2012

L'amore imprevedibile nei racconti di Italo Ghirigato, “Amori clandestini”, editi da Sovera


 
L'amore “antifrastico” nei racconti di Italo Ghirigato editi da Sovera
la Bottega editoriale

 
Tra clandestinità, disincanto e illusione.
Sei racconti, sei storie d’amore, all’insegna della non convenzionalità


Italo Ghirigato, Amori clandestini, Sovera edizioni

Italo Ghirigato
Amori clandestini
Sovera edizioni
pp. 144, € 12,00

Liquidità. È questo il termine con cui Margherita Ganeri, docente di Letteratura italiana contemporanea definisce, nella Prefazione a sua firma, l’ultimo lavoro di Italo Ghirigato, Amori clandestini edito da Sovera.

Una raccolta di sei racconti d’amore il cui filo conduttore risiede negli affetti non convenzionali vissuti dai protagonisti: personaggi delicati, raffinati, caratteri fragili in balìa della successione mai banale di circostanze e sentimenti dettati dall’improvviso affacciarsi della forza dell’amore nelle vite di ciascuno. Questo il topos che lega i sei racconti di Ghirigato e attorno a cui ruotano le rispettive trame; un crogiuolo di situazioni intriganti e irrimediabilmente precarie in cui i protagonisti rimangono consapevolmente “intrappolati”, rivelando tutta la fragilità dell’animo umano.

Italo Ghirigato, nato a Bolzano nel 1949, svolge l’attività di formatore e docente in Comunicazione e Sviluppo organizzativo come libero professionista (cfr. www.ghirigato.it). Al suo originario impegno dirigenziale all’interno del sindacato ha affiancato, nel corso della carriera, l’attività di docente in collaborazione con istituzioni scolastiche, associazioni, enti e aziende, nonché quella di giornalista-pubblicista. Ha al suo attivo pubblicazioni legate al suo impegno professionale e volumi di narrativa.

Nella Prefazione di Amori clandestini, Margherita Ganeri sottolinea la volontà dell’autore di mettere in risalto il carattere “antifrastico” dell’amore: «Gli amori sono insieme forti e deboli, chiari e confusi, consapevoli e accidentali, felici e infelici. […] Luci e ombre, positività e negatività, rotture e nuovi inizi, si alternano rapidamente o convivono nelle stesse situazioni».

Determinante è l’associazione della raccolta a Gli amori difficili (1971) di Italo Calvino: come in quelle storie, infatti, anche i racconti di Ghirigato mettono in scena personaggi ed episodi con sottile ironia e un briciolo di trasgressione e incomunicabilità, perché l’amore è di per sé un sentimento precario, mutabile, intermittente, imprevedibile.

Proprio l’imprevedibilità rappresenta la cifra stilistica più caratteristica del libro: le storie si sciolgono in esiti sempre inaspettati, così come inaspettati risultano i loro significati più profondi.

Amori clandestini rappresenta, inoltre, un puzzle di storie dal gusto talvolta retrò, in cui il lettore odierno potrà cogliere – attraverso uno stile a tratti malinconico e riflessivo e sempre equilibrato e composto – una chiave interpretativa per capire le contraddizioni del vivere contemporaneo.

Il libro può essere acquistato nella propria libreria di fiducia, sul sito dell′editore www.soveraedizioni.it oppure sulle principali librerie on line.


 Direfarescrivere
www.bottegaeditoriale.it - Email: info@bottegaeditoriale.it  - 

                    

domenica 27 novembre 2011

"La giacca del Gundel" intervista a Claudio Strano, scrittore e giornalista

 gundel di budapest a uno dei ristoranti pia¹ conosciuti in ungheria ... | http://europa.qviaggi.it/...

 

 

INTERVISTA A CLAUDIO STRANO

 

D. Strano, dagli anni ’80 un nome ricorrente nel panorama ferrarese letterario più sperimentale.

R- La parola “sperimentale” nel mio caso ha una qualche attinenza se riferita al piano linguistico. Per il resto vengo da una formazione classica dalla quale ho ereditato, credo, un certo senso del sacrale, del rispetto dell’insegnamento dei maggiori, l’istinto a scandagliare il profondo dell’animo umano ma anche le idee che muovono noi, scimmie presuntuose, sulla scacchiera del mondo. La leggerezza calviniana mi pare un tratto caratterizzante della nostra epoca letteraria e non solo, la considero anzi un “lezione permanente” del grande scrittore italiano, ma è il sottosuolo che mi affascina nel senso più esistenziale e filosofico che non dostoevskijano. Gratta gratta penso ci siano mondi sconfinati relegati nel “non detto”quotidiano che solo la letteratura, ieri come oggi, può svelare ai nostri stessi occhi stanchi per il predominio dall’esteriorità. Credo sia questo il principale compito della letteratura, tra i tanti, che la rende immortale a dispetto dei tanti funerali che ha già ricevuto.

 

D- Perché questo titolo, “La giacca del Gundel”, al suo primo romanzo? Di cosa parla?

R- Il Gundel è un famoso ristorante di Budapest, capitale dell’Ungheria, in cui sono stato e dove rischiavo di non entrare essendomi presentato in maglione e non con la giacca d’ordinanza che lì è richiesta. E chi lo sapeva? Agli sprovveduti come me viene fornita, allora, una giacca dal locale, una giacca dunque “indossata da tutti senza essere mai appartenuta a nessuno”, come scrivo nel libro. Mi è parso, fin dal primo momento, un buono spunto letterario su cui incentrare una vicenda a metà fra thriller politico e storia reale documentata, dove la giacca rappresenta una molteplicità di cose che ben poco hanno a che fare con l’eleganza: il formalismo, sì, le convenzioni imposte dalla società, ma anche un modello sociale, il comunismo, da cui l’Ungheria del 2004, alla vigilia del suo ingresso nella Ue, voleva prendere le distanze senza riuscirvi mai pienamente. E ancora, la giacca fornita dal locale è un simbolo della massa, dell’indistinto, delle vecchie e nuove “integrazioni” che attraggono e che fanno paura a seconda dei tempi. Nonché, ovviamente, uno status symbol e una spia dell’intramontabile tema dei dislivelli sociali e del conflitto ricchezza-povertà.

 

D- E cosa capita nel romanzo? Chi sono i protagonisti e quali i riferimenti più alti, se ci sono?

R- Protagonisti del “romanzo di idee”, per dirla con Kundera, sono due uomini (e due generazioni) di ungheresi vittime della storia, entrambi figli del periodo comunista poi travolti dai rapidi cambiamenti della società. Il primo, Gábor, manager emergente, vorrebbe trovare consolazione nei valori del passato. L’altro, Balázs, giovane “esubero” con famiglia a carico, si fa sedurre dall’idea dell’occasione di una vita che, quando capita, bisogna saper cogliere. È uno dei falsi miti dell’Occidente che poi lo porterà alla rovina. Al loro incontro fa seguito un invito al ristorante Gundel dove una giacca fornita dal locale avvia l’azione: ci troviamo tutti all'interno di un grande gioco di ruolo ordito (ma a quale scopo?) da una fantomatica organizzazione che si è rintanata in un museo molto particolare, realmente esistente a Budapest: la Casa del Terrore.

La vicenda, che si sviluppa a cavallo di più generi e forme letterarie, con richiami a due grandi scrittori magiari come Sándor Márai e Peter Esterházy, va a toccare tre città italiane – Venezia, Bologna e Ferrara – viste con gli occhi stupiti della prima volta. In realtà è il pretesto per parlare, tra realtà e allegoria – come suggerisce Zsuzsanna Rozsnyói dell’Università di Bologna, autrice della prefazione – di una data come dicevo molto importante. La data è quella del 2004 che sancì l’ingresso nell’Unione Europea dell’Ungheria e di altri 9 paesi dell’ex blocco comunista. I timori, le paure, le fobie, le crisi d’identità dei singoli e di un intero popolo di 10 milioni di abitanti sono la metafora di situazioni simili nella vecchia Europa. Sullo sfondo, i segnali inquietanti che porteranno all’attualità, con la rinascita di un nazionalismo estremo e i rigurgiti di razzismo.

Temi di attualità anche italiani sono rintracciabili sullo sfondo della storia di Gábor e Balázs: dalla discussione sulla procreazione assistita alla strage degli innocenti (i bambini abbandonati o uccisi), dalle questioni legate all’immigrazione all’incontro/scontro tra culture diverse, alla ricerca di identità sempre nuove e anche sempre incerte.

 

D- Ambientare un romanzo in Ungheria, per uno scrittore ferrarese, non è un po’ come tradire la propria cultura di origine, il territorio che lo ha nutrito e di cui è espressione?

È una domanda che mi sono posto più volte e alla quale rispondo così: non ci sono e non ci possono essere confini, né verticali né orizzontali, all’indagine letteraria e tanto meno in tempi di globalizzazione e di circolazione rapida delle informazioni e delle idee come quelli in cui viviamo. Il mio “altrove”, l’Ungheria, è uno spazio geografico e dell’animo ben riconoscibile, da qui nasce il mio interesse per i magiari e la magiarità. E sto parlando di un piccolo paese con una grande cultura che non è meno interessante di Ferrara, Lo dico con ironia e con serietà allo stesso tempo. Oggi ciò di cui si sente davvero il bisogno è di approfondire il tema del confronto-scontro tra culture, di capire i nessi e i vuoti tra popoli che storicamente poco si sono frequentati, più che di omaggiare i proprio territori con operazioni difensive e di retroguardia. L’Ungheria, insomma, o qualsiasi altro paese intercettato con amore, va vista un po’ come un Android della pagina scritta: un ambiente “intelligente” in cui far muovere personaggi e idee. Per conoscerla e conoscerci meglio.

 

 

http://www.estense.com/?p=177793

 

 

R.G.

sabato 26 novembre 2011

Cesare Ferri "Vite di Cristallo" (Settimo Sigillo, 2011)

 

 
 
Dalla postfazione di Beppe Scalici.
Perché "Vite di Cristallo"? Perché vite preziose e irripetibili anche se, nel contempo, fragili e delicate. Vite in balìa di situazioni sentite come oppressive, insensate e ostili: alle prese con un mondo esteriore tutto vuoto, vano e incomprensibile. E l'incomunicabilità, connessa alla conseguente solitudine di colui che si sente irriducibilmente diverso rispetto al conformismo imperante, diventa lo scenario del romanzo di Ferri.
http://www.cesareferri.com/

http://www.libreriaeuropa.it/scheda.asp?idis=9788861480971 SETTIMO SIGILLO edizioni

*Cesare Ferri: tra gli autori del libro manifesto Nuova Oggettività.
 

domenica 13 novembre 2011

Claudio Strano. "La Giacca di Gundel" recensione/intervista da Il Resto del Carlino

La giacca del Gundel

 

(Resto del Carlino, 6 novembre 2011)

 

IL LIBRO INNOVATIVA DIFFUSIONE PER L’OPERA DI CLAUDIO STRANO

«La giacca di Gundel»:

un romanzo a ‘comando’

Fra thriller e Kundera si stampa da soli via internet

 

di STEFANO LOLLI

 

UN PO’ THRILLER storico, un po’ romanzo di «idee» per dirla alla Milan Kunder. Ma soprattutto un romanzo... Strano, di cognome e di fatto: perché «La giacca di Gundel», opera del giornalista ferrarese Claudio Strano, è tra i primi libri di autori cittadini disponibili con la formula, innovativa ed ora diffusissima soprattutto all’estero, della stampa ‘on demand’. In pratica, basta andare su Internet (sia cercando il titolo su Google o sul sito www.lulu.com che rimanda al libro): qui, dopo aver letto gratuitamente un’ante- prima di 15 pagine, il lettore può decidere l’acquisto del libro. Sia nella versione online (o pdf, per chi vuole stamparselo a casa), ma anche chiedendo di farsi spedire a casa la copia, cellofanata e prottetta in una custodia di cartone.

 

STRANO, anzi innovativo. Il libro invece è un romanzo classico, ambientato tra l’Italia e l’Unghe- ria, tra Venezia, Bologna, Ferrara e Budapest dove si intrecciano le vicende di due uomini (e di due generazioni) di ungheresi vittime della storia, «entrambi figli del periodo comunista poi travolti dai rapidi cambiamenti della società WEB Il giornalista ferrarese Claudio Strano, 49 anni: il suo libro si trova su www.lulu.com

— spiega l’autore —, il primo Gàbor manager emergente che vorrebbe trovare consolazione nei valori del passato, l’altro Balàsz giovane con famiglia a carico che si fa sedurre dall’idea dell’occasione di una vita». E’ una giacca che li lega (quella fornita dal ristorante Gundel), e che scatena la trama fitta di richiami a orga- nizzazioni criminali, musei decisamente particolari (la «Casa del Terrore») ed episodi della storia recente, realmente avvenuti. «Tutto prende l’avvio nel 2004, che ha sancito l’ingresso nell’Unione Europea dell’Ungheria e di altri nove paesi dell’ex blocco sovietico», riprende Claudio Strano. 49 anni, già autore di raccolte poetiche («Borborigmi») e testi narrativi («Racconti di leggero astigmatismo») che ora approda alla forma del romanzo. «Oltre ai timori, alle paure, alle fobie ed alle crisi di identità che hanno condizionato l’approdo degli ungheresi all’Europa — spiega il giornalista —, sono rintracciabili nel libro anche temi di attualità italiana: dalla discussione sulla procreazione assistita alla strage degli innocenti (i bambini abbandonati o uccisi), dalle questioni legate all’immigrazione all’incontro-scontro sulle culture diverse». Evidenti, in chiave letteraria, i richiami a due grandi scrittori magiari (Sàndor Ma- rai e Peter Esterhàzy), citati in cartaceo o in quello elettronico,

ecco il vantaggio del libro ‘print on demand’. «In tutto avrai perso

un quarto d’ora — sorride lo scrittore, rivolto all’ideale lettore —, meno che andare in libreria ma

non avrai inquinato e soprattutto avrai fatto un’esperienza nuova, se non l’hai già provata. In libre-

ria, comunque, ci potrai andare lo stesso, come faccio io, in un altro momento. Ma lì non troverai ‘La giacca di Gundel’...». Strano? Già. Di cognome e di fatto.

 

LINK LIBRO  http://www.lulu.com/product/paperback/la-giacca-del-gundel/17280381

mercoledì 22 giugno 2011

Xibalbà di Franco Cavazzini-intervista (Davide Zedda edizioni)

 

Franco Cavazzini XIBALBA'.jpg

 

Franco Cavazzini-XBALBA' (La Riflessione-Davide Zedda editore, 2011) http://www.lariflessione.net/dettagli.asp?sid=20988232020110616151229&idp=520&categoria=2

Interview
 

D- Cavazzini, dall'imprenditoria alla scrittura, una svolta esistenziale?
R- Diciamo che come imprenditore, tra alti e bassi , non ho avuto molto successo. Forse in alcuni momenti ho avuto una fortuna(capacita?) decisamente favorevole. La scrittura arriva in un momento durante il quale non avevo assolutamente nulla da fare se non rimuovere il coltello nella ferita causara dalla sfiga. Un elogio a Stefano che ha avuto il demerito di spingermi a tanto-

D- In gioventù però lei ha fatto anche teatro, esatto?
R- Preferisco non parlarne . In effetti anche cinema (piccolo-piccolo). Di tutto ciò mi è rimasto un ricordo che ora non vorrei raccontare e, purtroppo ,la morte di un mio grandissimo amico , Julio Solinas, attore di razza che si è spento da poco mentre girava un film
 

D- La sua opera prima: parole autobiografiche o romanzate, oppure un mix, puzzle di ricordi d'infanzia, dilatati in orizzonti più complessi e universali, esatto?
R-...Autobiografiche in modo assoluto sebbene romanzate e spostate nel tempo e nello spazio

D- Modelli letterari?
R-Castaneda e i grandi della letteratura Russa passata

D- La parola salva il mondo o non cambia nulla?
R- Credo possa cambiare solamente pochi attimi nella vita dei pochi che possidono sensibilità e inconsapevolezza. Comunque sia , forse (E DICO FORSE) la parola serve a qualcosa e nel mio libro a pag. 54 scrivo delle parole che" hanno il solo scopo di confondere, negare , ingannare...! eppure, senza le parole sarebbe difficile comprendere"

 

RobyGuerra

 

Franco Cavazzini http//:www.sun-life.it

martedì 26 aprile 2011

Intervista di Alessia Mocci ai quattro autori della raccolta poetica “Accarezzando il t empo”, Rupe Mutevole Edizioni

http://lasinorosso.myblog.it/media/02/00/68392659.jpg

“Accarezzando il tempo”, edito nel 2011 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana “Poesia e Vita” è una raccolta poetica a
quattro autori, sono presenti quattro sillogi diverse. Le sillogi sono “Partigiani e suonerie” di Gabriele Battista, “Officina di parole”
di Carmen Biella, “Completando i deserti” di Matteo Montieri, “L’armonia della natura” di Guerrino Rubbini
. Autori diversi che si cimentano
con i versi, qualcuno è alla sua prima pubblicazione e coraggiosamente si mette in ballo insieme ai più esperti. Quattro visioni del mondo
accumunate dalla passione verso la scrittura. Il lettore avrà così la possibilità di passare dall’ironica musicale del giovane Gabriele
Battista all’Io parlante di Carmen Biella ed ancora dall’esternazione pungente di Matteo Montieri allo stile campestre di Guerrino Rubbini.

Gli autori sono stati molto disponibile nel rispondere a qualche domanda sulla loro passione e su “Accarezzando il tempo”. Buona lettura!



A.M.: Perché si sente la necessità di scrivere in versi?

Gabriele Battista: Per fare in modo che visioni, immagini e processi mentali
prendano vita. Di conseguenza, ritrovandosi di fronte al proprio "io" più profondo, per migliorare la consapevolezza di ciò che si fa
cercando di essere più possibile obiettivi.

Carmen Biella: Questa domanda me la fanno spesso. Mi chiedono: "Ma come fai?"
“Non lo so”
rispondo... è un arte al quale non c'è spiegazione. È un dono? Forse... Mi chiamano Divina per quello che scrivo. IO sono solo un' officina
di parole.

Guerrino Rubbini: Si sente di scrivere in versi perché si esprime un concetto, un emozione, uno stato d'animo in poche righe
ed il lettore ne da un interpretazione propria la fa sua e questo è il bello della poesia.

Matteo Montieri: Ognuno ha un suo motivo
particolare per riversarsi nella scrittura di versi, per quanto mi riguarda. L’inizio di tale attività è coincisa con la ricerca di una
valvola di sfogo, ma ben presto si sono andate sommando altre necessità, come possono essere il ricordo di eventi oppure porre delle
risposte a quesiti filosofici… Tutto ciò nel vestito della poesia.


A.M.: Pubblicare con altri tre autori. Che cosa ti ha portato a questa
scelta artistica?

Gabriele Battista: Le richieste economiche sicuramente più ragionevoli rispetto a quelle astronomiche di altre
sedicenti case editrici. Mi è sembrata un'opportunità da cogliere, essendo alla mia prima pubblicazione. Di sicuro la raccolta a quattro è
intelligente e coraggiosa, e per un lettore può essere attraente ma personalmente preferirei presentare ad una qualsiasi persona il MIO
libro con una silloge completa, come farò a maggio.

Carmen Biella: Perplessa all' inizio, onorata leggendo il risultato. Nessuno dei tre
autori sminuisce l'altro. Mi piacerebbe sentire l'opinione anche degli altri tre.

Guerrino Rubbini: Pubblicare con altri autori è
stimolante e creativo, c'è il confronto e la condivisione della tematica, ogni autore ha uno stile diverso unico alcuni sono più vicini al
tuo modo di scrivere altri no ma ugualmente interessanti.

Matteo Montieri: Sicuramente la scelta è stata influenzata da una necessità
strutturale, perché a differenza di altre raccolte a cui ho lavorato o sto lavorando, ha una dimensione ridotta e sarebbe potuta solo
rientrare in una opera a 4 autori.


A.M.: Quale dei tre autori de “Accarezzano il tempo” ti ha colpito maggiormente o vedi più affine al
tuo modo di vedere il mondo?

Gabriele Battista: Mi ha molto incuriosito Carmen Biella, con le sue poesie "sensuali". Ma non vedo nessuno
dei miei tre "compagni di viaggio" affine alla mia visione del mondo, anche perché non mi è molto chiaro come sia.

Carmen Biella: Mi sono
piaciuti tutti, diversi fra loro. Diversi anche da me. La poesia è donna. Credo che un poeta uomo sia una persona estremamente sensibile,
forte quando traspone.
La poeta donna è forte, sensibile quando scrive.

Guerrino Rubbini: Gabriele Battista credo abbia più affinità con
il mio modo di vedere e scrivere le idee che ha "scrive di pancia" come il sottoscritto.

Matteo Montieri: Sicuramente trovo molto affini
al mio modo di pensare le poesie Gabriele Battista, soprattutto nella prima poesia che stata definita dal recensionista Livio Cortese “sei
versi di lucida, sorda violenza”


A.M.: Nella tua silloge c’è una lirica che ritieni sia la “madre” delle altre?

Gabriele Battista: No.


Carmen Biella: No, ogni lirica ha una storia a se. Le sensazioni cominciano e finiscono una
volta scritte.

Guerrino Rubbini: Credo che
"L'albero" sia un esempio assieme a "Carnevale" io oggi vedo il mondo con questi occhi e scrivo di conseguenza.

Matteo Montieri: No
nessuna è posta in maniera di generare le altre sicuramente si può vedere una comunanza. Tra di loro ma proprio perché rientrano nella
“contemplazione dei deserti” sono delle riflessioni. In un certo modo a se stanti.


A.M.: Che cosa ne pensi della formula del booktrailer?


Gabriele Battista: Prima di questa domanda non ne avevo mai sentito parlare, quindi non saprei. Così, superficialmente, sono abbastanza
scettico. Ma m'informerò.

Carmen Biella: Mi piace, la trovo un'innovazione per la continuità. La trovo ottima per i miei
viaggi, non
potrei farne a meno.

Guerrino Montieri: Credo che sia un ulteriore opportunità per i lettori e gli scrittori d'incontrarsi, per gli
scrittori di farsi conoscere e per i lettori di conoscere quello che leggeranno.

Matteo Montieri: Sicuramente ogni spazio o veicolo che
può dare maggiore visibilità all’opera è ben accetta. Ma c’è il rischio che si scada in una mercificazione un opera letteraria non può
essere abbellita od ingolosita per seguire le leggi del mercato deve essere compressa e criticata ma a seconda della lettura e magari del
confronto con l’autore, cioè attraverso le classiche presentazione. Poi il costo di booktrailer è molto alto, anche rispetto all’
organizzazione di una presentazione classica che anche alla luce di questo secondo me dovrebbe essere preferita.


A.M.: Qual è l’ultimo
libro che hai letto?

Gabriele Battista: “Il meglio che possa capitare a una brioche” di Pablo Tusset.

Carmen Biella: “Il Re e il suo
giullare” di Margaret George.

Guerrino Rubbini: Sto leggendo "Un indovino mi disse" di Terzani .. leggo sempre libri usciti da tempo
costano meno ed evito di farmi suggestionare dalla pubblicità o dalla moda del momento.

Matteo Montieri: “I Malavoglia” di Giovanni Verga.



A.M.: Come ti sei trovato con la casa editrice Rupe Mutevole? La consiglieresti?

Gabriele Battista: Credo sia presto per un parere
complessivo, sono passati solo due mesi da quando il libro è uscito. Finora mi sono fatto l'idea di una casa editrice piccola ma "giovane"
ed in espansione. Probabilmente la consiglierei ad un amico che deve pubblicare per la prima volta, ma di sicuro mi sentirei di consigliare
senza battere ciglio una casa editrice che non chiede spese ad artisti emergenti. Il mondo dell'editoria è ancora tutto da scoprire.


Carmen Biella: Certo, persone altamente quotate e serie. Gentili, disponibili che mantengono
ciò che dicono.

Guerrino Rubbini: Bene,
puntuale nelle pubblicazioni, certamente la consiglierei e veramente l'ho già consigliata!

Matteo Montieri: Sicuramente l’attività nel
campo dell’editoria non sono mai facili e soprattutto quando si tratta di poesia. Soprattutto mi ha colpito la buona organizzazione della
collana PoesiaeVita che attraverso fa davvero un ottimo lavoro seguendo gli autori nelle loro problematiche e selezionando le opere che
davvero meritano la pubblicazione e non tutto ciò che passa dal convento.


A.M.: Hai qualche altra novità editoriale per il 2011?


Gabriele Battista: Nel 2011 usciranno due miei libri con la casa editrice Cicorivolta, uno appunto a maggio ed uno a novembre. Sono
rispettivamente la mia prima e l'ultima raccolta di poesie, "Il cielo malconcio" e "Memorie di un coguaro".
Carmen Biella: Sì, la sto
pensando da tempo. È un progetto grandioso. Posso anticipare solo il titolo: “Senza corona”. Mi piacerebbe editarlo con Voi.

Guerrino
Rubbini: Ho nuove poesie e mi sto cimentando con un romanzo il titolo è "L'uomo che non doveva esserci" Gioia Lomasti la persona che mi ha
fatto conoscere Rupe Mutevole e Cristina hanno già letto il primo capitolo glielo ho fatto leggere tanto per capire se poteva intrigare,
ora mi serve tempo per finirlo manca un anno alla pensione poi posso dedicarmi al libro.

Matteo Montieri: Ho scritto già un nuovo libro,
ma non penso di pubblicarlo a breve in quanto vorrei dare più visibilità possibile ad “Accarezzando il tempo”.

Vi lascio il link di una
recensione di “Accarezzando il tempo”:
http://oubliettemagazine.com/2011/04/14/accarezzando-il-tempo-raccolta-a-4-autori-rupe-mutevole-edizioni-2011/

Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e per ordinare il libro.
http://www.rupemutevoleedizioni.com/

sabato 5 marzo 2011

Poetica Coazione, di Federico Li Calzi, recensione di Pietro Seddio

http://lasinorosso.myblog.it/media/00/01/1621738477.jpgDi seguito la recensione di Pietro Seddio ne “Il Convivio” di Catania. Pietro Seddio è un regista teatrale, saggista, romanziere, poeta ed è stato inoltre tra i fondatori del Gruppo T. M. 17, del Piccolo Teatro Pirandelliano di Agrigento e della Cooperativa Piccolo Teatro
“Italo Agradi” di Pavia.

“La connotazione poetica si avvale di una caratura umana ed intellettuale con aggrovigliati sentimenti di
passione, di vita, di morte, espressioni di un mondo interiore che l’autore utilizza e canalizza in forme espressive liriche di notevole  pregio. Il mondo altalenante che lo circonda viene a presentarsi come “oggetto” di riflessione e nell’analisi conseguente egli è capace di immergere le sue mani per toccare e conoscere la materia, quella stessa che sotto certi aspetti sembra informe e fissata nel tempo.

Ma la sensibilità di Federico Li Calzi, riesce a smuovere questo “oggetto incriminato” per renderlo vivo e palpitante infondendo la sua anima e la sua così spiccata sensibilità che alla fine sono a valorizzare il suo essere “poeta”. Non uno d’occasione, sprovveduto, pronto per l’ uso, ma profondo in quanto quella materia si affastella, nel prosieguo delle composizioni, anche di colori, di vita, di sensibilità; di tutti i sentimenti che sono dotazione imprescindibile di ogni essere umano.

È del tutto scontato che le poesie sono formate di parole e proprio queste assumono un significato del tutto particolare perché vengono inserite nel contesto della composizione poetica come tante tessere in un mosaico. Si potrebbero citare una infinità di esempi, ma si consiglia una attenta lettura così come consiglia la prefazione profonda e determinata del prof. Nuccio mula che dà una connotazione letteraria di assoluto spessore facendo sì che l’opera del Nostro acquisisca più determinata identificazione pregiandosi di un così conosciuto prefatore.

Molto giustamente, coerente con la sua formazione artistica, in “quarta di copertina” fa riferimento al concetto di Poesia (quella vera) che deve ritrovare (stante la continua inflazione per la nascita indiscriminata di “poeti” da non leggere) la forza di tornare ad essere l’epicentro della vita culturale della società chenon può fare a meno di questa meravigliosa forma d’espressione che da sempre accompagna il cammino dell’uomo.

Nella sintesi che vuole evidenziare il nucleo della completezza lirica e della conseguente capacità di tradurre la Parola in Poesia si può affermare che il libro di Li Calzi “Poetica Coazione” può essere annoverato a ragione ben veduta come una esperienza (la sua prima dal punto di vista editoriale) assai positiva e come ha sollecitato il prof. Mula, si consiglia una approfondita lettura per il piacere di immergersi in questo ricco mondo sensitivo e palpitante per poterne avvertire i profumi, sentire la melodie, respirare quell’aria salubre che aiuta a guardare con
fiducia all’avvenire in un momento di caos dove i valori si sono persi e dove le coscienze si sono ottenebrate.

Un momento di vera letteratura, di espressione lirica che merita i complimento e la sollecitazione a continuare per avere l’opportunità di leggere altri pregevoli testi che saranno ad arricchire il nostro patrimonio culturale.”

Vi lascio il link della biografia di Federico Li Calzi:

http://oubliettemagazine.com/2011/02/16/federico-li-calzi-vita-opere-e-critica/

Link sito dell’autore nel quale potrete scaricare gratuitamente
“Poetica Coazione” e link pagina facebook:
http://www.federicolicalzi.it/

http://www.facebook.com/pages/Federico-Li-Calzi/188911001130172


Alessia Mocci
Responsabile dell’Ufficio Stampa “Poetica Coazione”

venerdì 18 febbraio 2011

Federico Li Calzi - Vita, Opere e Critica

http://lasinorosso.myblog.it/media/02/00/1563254154.jpgFederico Li Calzi è nato ad Agrigento il 28 Agosto 1981. Vive e lavora a Canicattì (AG) nella quale svolge la professione d’ imprenditore.
Dopo i primi anni di Università, Federico preferisce dedicarsi e dunque proseguire l'attività di famiglia.

L’interesse per la letteratura nell’autore germoglia sin dall’infanzia, lo stesso Federico dichiarerà in un’intervista:

“La passione per la scrittura nasce con lo stesso scrittore. Sembra retorico ma passione e scrittore convergono sullo stesso piano. Da bambino trascrivevo sulla carta emozioni, ricordi,(attingevo allora dalla musica, che insieme alle parole esercitavano nella mente uno stato evocativo di serenità) certo erano pensieri riferiti e non vissuti di persona.
Poi il tempo, l’autocritica, hanno lavorato la materia, distruggendo costantemente lo stile che di volta in volta nasceva sotto la mano, “scrivendo molto e strappando moltissimo”, fino a raggiungere la forma, il ritmo desiderato.”

L’autore frequenta diverse Associazioni Culturali e fa parte anche di un attivo "cenacolo" di poeti e scrittori.

Nel 2009 pubblica con la casa editrice Tra@art il suo primo libro di poesia: “Poetica Coazione”. La raccolta di poesie è preceduta da un’accurata prefazione di Nuccio Mula e le liriche sono state scritte in un arco temporale che va dal 2005 al 2009. Scrittura e studio, scrittura e ricerca della verso con la musicalità adatta per esprimere al meglio pensieri, ricordi, profumi, colori, sensazioni. “Poetica Coazione” è divisa in tre parti
fluide. La prima parte vede un forte rapporto sentimentale ormai caduto da tempo immemore, la seconda racconta di un amore giovanile, e
nella terza si riprende con il primo rapporto che pare aver istinto di se ma non in presenza.

Pietro Seddio scrive di “Poetica Coazione”:
“Nella sintesi che vuole evidenziare il nucleo della completezza lirica e della conseguente capacità di tradurre la Parola in Poesia si può
affermare che il libro di Li Calzi “poetica coazione” può essere annoverato a ragione ben veduta come una esperienza (la sua prima dal
punto di vista editoriale) assai positiva e come ha sollecitato il prof. Mula, si consiglia una approfondita lettura per il piacere di
immergersi in questo ricco mondo sensitivo e palpitante per poterne avvertire i profumi, sentire la melodie, respirare quell’aria salubre
che aiuta a guardare con fiducia all’avvenire in un momento di caos dove i valori si sono persi e dove le coscienze si sono ottenebrate.”


Diego Romeo (docente universitario, giornalista e critico multimediale) espone il suo parere sull’autore e sulla raccolta di poesie notando
alcuni particolari: “Le poesie del libro, scritte tra il 2005 e il 2009, s’acquietano, all’ultima pagina, nella saggezza di un’Arcadia
pensata e implorata nel “bisogno di due occhi giovani e due braccia forti… per saper organizzare il lavoro (che è quello che conta) e
sfruttare quel ponte, per far fiorire un giorno, forse, la terra nel lavoro di oggi”. C’è forse, in questo corposo volume,un ritorno ad un’
Arcadia-Utero? Ad un’Arcadia politico-imprenditoriale originaria? Ad un rigenerante riformismo? Ed ancora: quel “lei” e quel “tu” sono
vissuti come opposizioni alla degradazione della storia? Sono segnali lessicali su un paesaggio fisico e metafisico? O cos’altro sono?”


Federico Li Calzi ha in preparazione altre opere di poesia e narrativa e nel 2011 ci sarà una nuova pubblicazione della quale, però, l’autore preferisce non anticipare nulla.

Vi lascio il link di un’intervista rilasciata da Federico Li Calzi ed il link di due recensioni di “Poetica Coazione”:

http://www.express-news.it/cultura/intervista-di-alessia-mocci-a-federico-li-calzi-ed-al-suo-%E2%80%9Cpoetica-coazione%E2%80%9D/

http://www.teramani.net/public/post/poetica-coazione-di-federico-li-calzi-488.asp?d=20110201

http://www.scrivendo.it/bacheca/i-versi-di-%E2%80%9Cpoetica-coazione%E2%80%9D-di-federico-li-calzi-traart

Link sito dell’autore nel quale potrete scaricare
gratuitamente “Poetica Coazione” e link pagina facebook:

http://www.federicolicalzi.it/

http://www.facebook.com/pages/Federico-Li-Calzi/188911001130172

Alessia Mocci
Responsabile dell’Ufficio Stampa “Poetica Coazione”
 
 

martedì 6 aprile 2010

Intervista a Max Solinas, autore di “In silenzio tra gli alb eri” di Manuela Vio

copj13[1].jpgScopriamo che tipo di persona è Max Solinas, autore di “In silenzio tra gli alberi” che, dopo aver letto le sue risposte, posso dire con certezza che si tratta di una persona sensibile, genuina, intelligente e sincera. Proprio come lo è stato il suo testo.

 

Max Solinas: chi sei?

MaxSolinas è un uomo che sta imparando ad essere meno umano e più Naturale. Selvatico all'occorrenza. Sto imparando a difendermi dalle persone TROPPO UMANE! Ma attenzione: non sono arrabbiato anzi, sono molte, forse troppe, volte deluso dal circondario degli umani, ma mi basta incontrare una persona equilibrata, seria e umile per tornare ad amarli, cosi come dovrebbe essere. Chi partecipa ai miei incontri, credo capiscano cosa intendo. E’ difficile spiegarlo in poche parole: in realtà la socializzazione è una cosa seria e complessa che non ignoro.

Perché hai scelto il titolo: “In silenzio tra gli alberi” e non magari “In silenzio tra la natura” o una cosa simile? Perché proprio gli alberi?

Gli Alberi sono Natura e la Natura è: Dio. Però credo che siano spesso le "cose" e le situazioni che scelgono noi, ma solo se smettiamo di usare troppo il cervello! Da parte mia sto imparando a lasciarmi andare e vale tanto la frase del mio amico Luca Delmedico che dice: "Le cose vanno sempre come devono andare".

Nel tuo testo parli di audiolibri e che vorresti riuscire a farne uno del tuo libro, perché ancora non l’hai fatto?

Aiutatemi voi a soddisfare questo sogno, io non saprei da dove iniziare. Ve ne sarò grato.

Cito una frase che hai scritto e che mi ha colpito: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Dicendo questa frase parli, essenzialmente, degli esseri umani che stanno distruggendo la terra in cui vivono/viviamo, secondo te, le catastrofi naturali che si sono abbattute da qualche anno a questa parte, sul nostro pianeta, dal Tsunami alle violente tempeste di neve, al caldo eccessivo di certe parti del mondo, sono come un “avvertimento” che la natura stessa ci sta dando per farci capire che dovremmo smettere di sfruttare le risorse naturali che ci vengono date e che dovremmo rispettare di più la natura?

Dovremo cerca e imparare a Capire! E’ un dono che l' uomo ha già nel proprio bagaglio genetico. Non più tardi di un secolo fa, mi sembra che i nostri predecessori rispettassero la Terra. Certo la sfruttavano, ma senza mai ridurla ai minimi termini, oggi basta aver il coraggio di accendere una televisione per rendersi conto, in pochi istanti, come sta "operando la massa”, quello dimostra che l' uomo neanche più rispetta se stesso... come si può pretendere poi che quest’ultimo abbia rispetto per il prossimo o per la Terra? Questo mondo umano fa troppo rumore e chiacchiera troppo: io sto imparando il silenzio e lui ritorna generoso fiducioso. Tra l’altro, l’ho già detto nel libro: "L' ignoranza fa sempre rumore!"

Ci sono passi, all’interno del testo, che descrivono la tua vita, ma sono molto pochi a differenza di ciò che pensi, nel senso che considererei questo tuo libro non come una biografia di vita bensì come una biografia di un percorso mentale. Tu come giudichi questo tuo testo?

Il libro comincia così: " Finalmente dopo più di 40 anni di vita nella Natura ho capito che per vedere devo chiudere gli occhi", è il libro delle cose che ho imparato e le esterno scrivendole e liberandole. Come svuotare il cestino delle cose imparate, per lasciare il posto a quelle da imparare. Semplice e geniale, vero?

Parli molto delle tue sculture in legno, ho notato che i soggetti sono, gran parte, figure femminili, cosa ti ispira di più nel raffigurare la donna piuttosto che l’uomo o qualsiasi altro oggetto o creatura vivente? Perché la donna?

Il mio prossimo libro in uscita a breve è dedicato a tutte le donne e mamme del mondo, antiche e moderne, umane ed animali, perché in esse, c'è la vita e la naturale saggezza che, a mio modesto parere di uomo, non è poco. In barba alla misoginia! Secondo me basta come risposta. Ditemi voi...

La scultura, come la scrittura è arte, in quale ti identifichi di più? Qual è la differenza tra le due?

E’ come dover scegliere tra le bionde e le more, impossibile direi! Sono due modi di essere e vivere diversi, ma uniti dall'amore dell'individualità tema che mi interessa molto. Se scrivo, scrivo! Se scolpisco, scolpisco! Non potrei fare a meno di nessuna delle due e sono grato ad entrambe, perché mi hanno regalato un lavoro e la libertà!

Parlami un attimo dell’evento che hai organizzato per il 9 Aprile a…

9 Aprile ore 21: Teatro Sansovino di CastelBrando a Cison di Valmarino. E’ un incontro che aspetto con desiderio. Sul palco con me ci sarà: Matteo Giorgioni, compositore e pianista di Bologna. Un uomo dalle qualità eccezionali, sia come pianista ma soprattutto come essere umano. Parleremo di: parole e vita. Verrà proiettato il mio nuovo cortometraggio con le sue musiche emozionanti di sottofondo e forse, sul palco, vi presenterò la mia amica lupa Arja, protagonista del filmato non che del mio ultimo libro. Vi farà innamorare della natura come ha fatto con me. L’eclettico Luca Delmedico presenzierà le musiche di Matteo e i miei Silenzi.

Vi aspetto, ne vedremo delle belle. Parola mia!

Hai progetti editoriali per il futuro?

L' uscita del mio nuovo libro dal titolo: "L' ORDINE DELLA LUPA" e una serie di eventi in Italia, li potrete vedere sul mio sito, il quale, tengo sempre aggiornato. Grazie a voi e buona continuazione MaxSolinas!

Manuela Vio

 

Sito Internet                        :           http://www.maxsolinas.com

Dove acquistare il testo   :           http://www.ibs.it/code/9788889199848/solinas-max/

 

Citazione: “L’ignoranza fa sempre rumore!” – Max Solinas “In silenzio tra gli alberi” –



manuela8956@hotmail.it 
http://manuelavio.estro-verso.net/
 
VIDEO http://www.youtube.com/watch?v=8Tat0qE0mCg


nome.cognome @... Verifica la disponibilità sui NUOVI domini

sabato 27 febbraio 2010

Spigoli&Culture lancia lo scrittore Dario Gigli

Gigli2_jpg_jpgPICCOLA.jpgDA ESTENSE COM

"L'AUTORE CON TE(A) Rassegna letteraria a cura di Spigoli&Culture Magazine on line e Associazione Colonne D'Ercole.....

Lo scrittore Dario Gigli, protagonista dell’incontro del recente 25 2 alla biblioteca Aldo Luppi di Porotto (via Arginone, 320). L’autore ha brillantemente conversato con Francesco Giombini per un nuovo appuntamento, a ingresso libero, del ciclo ‘L’autore con te(a)’, rassegna itinerante, tra le biblioteche comunali decentrate, organizzata dall’associazione culturale Colonne d’Ercole, dal sito web Spigoli&Culture – spigol@ture e dal Servizio comunale Biblioteche e Archivio storico, con il patrocinio delle Circoscrizioni 2, 3 e 4.

Dario Gigli è nato a Taranto nel 1983 e nel 2006 si è laureato in Lettere moderne a indirizzo storico-geografico all’Università degli studi di Ferrara, con una tesi in storia greca antica.
Nel 2004 ha fatto il suo esordio letterario con il romanzo storico “Taras” (Este Edition), ambientato a Taranto durante la guerra tra la città magno-greca e Roma. Mentre del 2006 è il suo secondo romanzo, “L’eco del mare” (Este Edition), ambientato sempre a Taranto, con incursioni nelle campagne ferraresi, durante la seconda guerra mondiale.
Da anni collabora con la rivista “Leggere Donna” e con la “Tufani Editrice” dirette da Luciana Tufani.

http://www.estense.com/26800-026800.html

http://www.spigolature.it

video http://www.youtube.com/watch?v=c6Xz8qdroBc

lunedì 25 gennaio 2010

Davide Venticinque Interview di Manuela Vio

 n1643311560_9018[1].jpg

Intervista a Davide Venticinque autore di “Amore chimico”

di Manuela Vio



Com’è nata la tua passione per lo scrivere?

Credo di aver scritto la mia prima cosa quando ero molto piccolo, dopo aver letto i Tre porcellini di Jacobs Joseph. Di sicuro ho letto e scritto sempre molto, sin dall’infanzia. Forse il piacere che mi dava leggere mi ha spinto a scrivere. E’ stata una scoperta meravigliosa.

La storia di Matteo, il protagonista del tuo romanzo, è tutta inventata oppure ci sono situazioni che rispecchiano la realtà che hai vissuto in prima persona?

Per scrivere mi nutro sempre di tutto quello che mi circonda, ogni viso, ogni espressione, ogni odore e situazione. Prendo la realtà, la faccio a pezzi e la rimonto, cercando di creare una storia. Certo c’è anche molta fantasia nel mio romanzo, ma credo che oggi la narrativa debba occuparsi tanto della realtà. Mi piace il Realismo isterico. Matteo non esiste, o forse ne esistono migliaia, o pezzi di lui sono sparsi in tante persone diverse e ciò vale anche per gli altri personaggi: Lana, Marco, Genny, Simone...

Pensi di essere riuscito a lasciare un segno con il tuo romanzo?

Be’ magari un segno molto, ma molto, piccolo. I Segni veri credo li abbiano lasciati altri: Wilde, Celine, Wallace, Poe, Baudelaire, Kafka, Salinger, Orwell e un sacco di altra bella gente. A dire il vero sono stato sorpreso dall’amore che tanti lettori hanno dimostrato e continuano a dimostrare per Amore chimico. Quello di cui però son sicuro è di aver dato tutto me stesso quando l’ho scritto, con tutti i limiti e i pregi che ha un’opera prima. E so, che sto cercando di riversare tutto quello che ho imparato e vissuto nel frattempo, nel mio nuovo lavoro. Cerco sempre di dare il massimo per i lettori e per me stesso. Migliorare ogni virgola, parola e punto che scrivo e leggo, questo cerco.

Stai scrivendo qualcos’altro in questo momento?

Io scrivo sempre, sono fortunato, per ora niente crisi di ispirazione. Lavoro a un nuovo romanzo, mi sto divertendo tanto e sono molto soddisfatto, ma ci vorrà un bel po’ di tempo. Vorrei che fosse un testo sorprendente, per ora è sulla buona strada, io ne sono sorpreso.

Il lavoro di editing l’hai fatto da solo o la casa editrice, per contratto, l’ha fatto lei?

Io ho riletto e corretto il mio testo sino a non farcela più. Poi quando il mio manoscritto è stato selezionato ho avuto un editor che mi ha affiancato, Marzia Fabiano, una persona in gamba. Purtroppo non ha potuto terminare il lavoro come avrebbe dovuto per problemi contrattuali con la casa editrice. Con Marzia abbiamo lavorato assieme, in perfetta sinergia, niente di invasivo sul testo originale, lo abbiamo migliorato. E’ stata una bella esperienza.

Hai pubblicato con la collana Vertigo della casa editrice Il Filo, sappiamo che questa casa editrice è una delle tante che richiedono contributo, ma ne vale la pena? Ti sta facendo o ti ha fatto della buona pubblicità per poter “piazzare” il tuo romanzo in tutta Italia oppure, quello che dicono riguardo alla tanta pubblicità che ti fanno, sono solo parole al vento… solo per far firmare un contratto?

Qui devo dilungarmi, ma forse la mia esperienza può servire a chi sogna di pubblicare un libro o a chi è semplicemente curioso. Gli altri, se vogliono, possono anche saltare e andare alla prossima domanda.

Per quello che io ho visto in Italia, la situazione attuale dell’editoria vede:

1) le grandi case editrici, che non pubblicano esordienti, o quanto meno hanno piani editoriali già stabiliti e ti prendono in considerazione solo dopo un’ altra pubblicazione andata bene, salvo un miracolo, che può sempre avvenire per chi ci crede.

2) Piccole case editrici, che non pretendono che l’autore compri copie del suo libro, ma che hanno spesso pochissima capacità distributiva (vendono solo sul loro sito e per i librai sarà sempre un problema comprare da loro, perché non si avvalgono di distributori classici; basta andare a chiedere in libreria).

3) Case editrici di medie dimensioni, che spesso chiedono all’autore di acquistare un numero di copie del proprio libro, che potrà rivendere alle presentazioni, in compenso offrono buona distribuzione ovunque in Italia, sia per ordini nelle librerie che su Ibs o le altre librerie virtuali. Il Filo a me ha chiesto e dato questo, riconoscendomi i diritti d’autore.

La pubblicità, che pure offrono, secondo me serve quasi a nulla. A meno che non riempi le librerie di copie e non fai pubblicità in tv nessuno ti conosce. La curiosità e il passaparola hanno fatto arrivare Amore chimico a tanti lettori e in tante librerie. Un libro, se vale, deve camminare con le sue gambe, se non vale deve finire al macero, o meglio non essere mai pubblicato, e vale soprattutto per i miei lavori.

4) Infine ci sono pazzi e truffatori, che dicono di essere case editrici, che magari vogliono i diritti d’autore per dieci anni o a vita, senza riconoscerti nessun compenso, o un sacco di soldi senza darti neanche copie del romanzo da rivendere. Che non offrono garanzie contrattuali sulle copie che stamperanno, sulla distribuzione. Bisogna far attenzione. Leggere e far leggere il contratto editoriale a un avvocato. Chiedere informazioni riguardo la casa editrice in libreria, se la conoscono, se hanno difficoltà ad avere i loro libri eccetera.

Io dopo Amore chimico, l’antologia Qui tutto va a puttane che mi vede tra gli autori, dopo i primi riscontri di vendite e con due altre proposte avute, non mi sognerei mai di firmare un contratto come il primo che ho firmato. E’ vero, la logica del profitto purtroppo vale anche per i libri in questo Paese. Per un esordiente è dura, trovare chi ti pubblica e a condizioni decenti. Ma se una persona ama davvero scrivere delle difficoltà se ne frega e va avanti per la sua strada.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Lavorare con passione e sacrificio al mio nuovo romanzo, e ciò vale per la fase di scrittura ma anche per quella di ricerca che la affianca. Continuare a studiare in maniera isterica come faccio oggi: filosofia, letteratura, psicologia, logica e un mucchio di altra roba. Crescere, non solo invecchiare, c’è da imparare sino alla fine.


http://www.myspace.com/davideventicinque

http://www.ibs.it/code/9788856708349/venticinque-davide/amore-chimico.html



Manuela Vio



Citazione: “Con certe persone sai di non essere mai sbagliato” – Davide Venticinque “Amore chimico” –

 

venerdì 22 gennaio 2010

L'Amore Chimico di Davide Venticinque

 

n1643311560_9018[1].jpg

Amore chimico” di Davide Venticinque

di Manuela Vio



A volte ci chiediamo alcune cose, ci facciamo mille domande e mille “perché” ci balenano nella mente, le risposte però non ci arrivano mai o se lo fanno, arrivano sempre troppo tardi… Amore chimico (Il Filo editore)è un po’ come ricevere delle risposte ad alcuni nostri “perché”.

Questo romanzo mi ha colpito veramente molto, dalla dedica “Agli amici che non hanno fatto in tempo” fino alla fine, dove leggendo l’ultimo capitolo ne sono rimasta sorpresa.

Mi vorrei un attimo soffermare sulla dedica, la quale, ti fa provare una certa stretta al cuore perché si comincia a pensare a tutte quelle persone che ci sono state amiche, a quelle che non ci sono più e che, appunto, non hanno fatto in tempo a vedere ciò che abbiamo fatto e quello che siamo riusciti a realizzare che, per qualcuno sarà niente ma per noi, è definito come “l’avercela fatta”, la nostra soddisfazione più grande… il primo romanzo! Quale orgoglio maggiore per uno scrittore… e come non voler condividere questa nostra gioia con le persone a noi più care?

Amore chimico di Davide Venticinque è un testo giovane, a tratti frizzante e a tratti riflessivo. Matteo, il protagonista principale di questa storia, è un giovane studente universitario alle prese con i più normali problemi di quella particolare fase della vita.

Trasferitosi a Bologna per studiare trova, presso una giovane coppia, una casa in affitto, la stessa abitazione è adiacente a quella dei proprietari i quali, avendo, grosso modo, la sua stessa età, lo invitano a cena, passano serate divertenti insieme, e inevitabilmente, diventano amici.

Matteo è il classico ragazzo definito “spirito libero” non ha legami sentimentali, se non quelli sporadici, ma il più delle volte culminati solamente nel sesso, uscito, ormai da tempo, da casa dei suoi genitori, fa ciò che più gli va di fare. E’ padrone di se stesso, l’amico tra gli amici, quello al quale chiedere consiglio, con il quale ci si può sfogare o fumare uno spinello, tanto per passare il tempo.

Amore chimico è come un turbinio di emozioni rivissute su fatti che, per molti, sono già noti, vengono descritte scene e situazioni che non è difficile possano accadere nella vita reale, quella di tutti noi e leggendone le frasi ci si rispecchia rivivendo, ancora una volta, quelle emozioni e sensazioni che ci hanno fatto stare prima bene e poi male.

Chi non si è mai trovato nella situazione di conoscere una persona, guardarla negli occhi e sapere già cosa voleva? Beh, penso siano poche le persone alle quali non sia mai capitato.

Leggendo Amore chimico ho imparato alcune cose che, anche se già conoscevo, mi ha aiutata a capirle meglio e a renderle mie, come se prima fossero solo passate per il mio cervello e il mio “essere”, senza fermarsi, senza sostare il tempo necessario perché potessero divenire parte integrante di me, sto parlando del fatto che: è strano come le persone, tutte o quasi, vivano la loro vita in funzione degli altri, un ossessione che non ci rendiamo nemmeno conto di avere, curare la nostra persona quando sappiamo che dobbiamo incontrare qualcuno, lavarci, profumarci e vestirci in modo tale da piacere agli altri e anche se non piacciamo a noi stessi non fa niente. Dobbiamo essere apprezzati da chi abbiamo davanti. E’ normale sapete comportarsi così, almeno io lo ritengo normale, però se si analizza bene il fatto, si capisce che la nostra vita, il nostro mostrarsi alle persone, non è proprio quel che si può definire mostrare “noi stessi” per quello che siamo realmente, è normale prepararsi per uscire e anche se non ne abbiamo voglia, ci vestiamo in modo da piacere. Sono poche le persone che, in determinate situazioni e momenti, pensano prima a se stesse e poi agli altri. Matteo è una di quelle persone che mette in primo piano se stesso e poi tutto il resto del mondo, e penso che, questo lo dovremmo fare tutti!

Ho amato Matteo per questa sua peculiarità, in tutto quello che ha fatto, detto e pensato, fino a quando non è comparsa Lana nella sua vita che, con la sua femminilità, dolcezza, e a volte, aggressività non ha fatto di Matteo il ragazzo che si profuma per l’occasione, e a dire il vero, ho amato Matteo anche in questo suo modo di essere “normale tra i normali ma sempre un po’ speciale”.

Un’altra cosa che ho imparato da questo romanzo è: ci sono soltanto due scelte nella vita: combattere contro lo stato delle cose o accettarle così come sono.

Mi sono immedesimata in Lana, coprotagonista del romanzo, ho provato delle forti emozioni mettendomi nei suoi panni, l’ho capita e ascoltata, me la sono fatta amica, come se tutto quello che provava, durante tutta la storia, me lo raccontasse lei di persona, bisbigliandomi i suoi segreti all’orecchio e liberandosi la mente turbata da sentimenti contrastanti.

Penso proprio che questo libro sia uno dei pochi testi che riprenderò in mano fra qualche tempo, anche fra un paio di anni, e rileggerò con piacere.

Amore chimico è un testo che va letto, ma non letto e basta, bensì vissuto, sofferto e capito.

Tutti lo possono leggere, non c’è una fascia d’età a cui potrei consigliarlo perché per provare emozioni, di qualunque natura esse siano: felicità, tristezza, amarezza, angoscia e fitte al cuore, non esiste età.

 

http://www.myspace.com/davideventicinque

http://www.ibs.it/code/9788856708349/venticinque-davide/amore-chimico.html



Manuela Vio

http://manuelavio.estro-verso.org



Citazione: “La strada era piena di persone che attraversavano […] sembrava che tutti avessero un posto dove andare e nessuno avesse lo smarrimento che a volte si sente, la solitudine, la paura. Sarà stata la sera o il fatto che era un sabato sera, sarà stata l’estate vicina, la ganja che avevo fumato… saranno stati i vent’anni leggeri che mi portavo addosso, il sapere di non esser solo, le mille strade che ancora avevo davanti, ma il mondo era un bel posto, e mi sembrava che tutti, fossero d’accordo con me (Matteo).” – Amore chimico di Davide Venticinque

http://www.youtube.com/watch?v=s-gY9yXi47E VIDEO

The Best Post

CALCIO ROBOT E SAPIENS-Partita...Zero! VIDEO