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giovedì 19 dicembre 2024

Angelo Giubileo, su Marcello Veneziani, Senza Eredi-ultimo libro...

 

Angelo Giubileo  Filosofo Facebook

 
SENZA EREDI? NON CREDO!
Veneziani, in principio, è caustico: "La nostra è la prima epoca senza eredi (...). È l’epilogo coerente di una società senza padri divenuta società senza figli"... Ma, a leggere la realtà e il libro fino in fondo, come all'apertura del vaso di Pandora, non senza speranza!
Per chi? Per il futuro dell'uomo, che intende sottrarsi al dominio della tecnica, e in definitiva delle macchine.
Davvero è la prima volta che l'uomo, e l'umanità intera, si trova a "far fronte a" (nel greco antico, "episteme") una siffatta situazione?
Cosa ne sarebbe stato se, morto Cesare, non gli fosse succeduto Augusto e, mutatis mutandum, il Padre non avesse mandato il suo (unico) Figlio?
La storia non si fa con i "se". La storia della Tradizione è unica per tutti i figli, anche se diversa a seconda delle rispettive fedi di ognuno. È questa Tradizione, l'unica e vera Tradizione che perpetua il cammino dell'intera umanità, e non c'è fede o ragione che, necessariamente, lo "man-tenga". Il cammino o la più nota "via" continuerà finché continuerà la "verità" - di un'unica e semplice Tradizione, indipendentemente da una fede o ragione quale che sia -, finché ci sarà "vita", per gli eredi che ancora chiameremo "umani".
Angelo Giubileo
 
In effetti, la cosiddetta Destra Intellettuale, a suo tempo piu' creativa della Sinistra, ultimamente, per via sia ben chiaro di certo degrado strutturale dei Media, appare meno luminosa Futurismo Space




 

venerdì 10 settembre 2010

La Tecnodestra dopo Montecarlo-Mirabello da Alberto Ferretti

IL CAMPO E' SGOMBRO, RIPRENDIAMOCI I NOSTRI SPAZI

Come spesso accade in politica, per quanti progetti ben studiati si possano mettere in campo, si viene sempre sorpassati dagli eventi…
La politica italiana corre, forse in questi ultimi anni come mai prima.
Siamo passati da un tentativo forzoso quanto velleitario d’imposizione bipartitica, ripiegato in un bipolarismo altrettanto raffazzonato,anchilosato ed asfittico. Ma un’unica variabile è rimasta sempre costante: la mancanza di una vera destra!
Eppure, finalmente, ora che il vero elemento di disturbo, il “demolitore della destra italiana” Gianfranco Fini, ha graziosamente sgombrato il campo, preferendo altri lidi più consoni al percorso da gambero intrapreso da Fiuggi in avanti – che lo vedrà approdare al matrimonio contronatura Montecarlo.jpgcon Casini e Rutelli- non ci potranno piu essere veti incrociati e manovre“contro” per squalificare l’affermarsi di una vera destra anche nel nostro Paese.

Il muro di Berlino rappresentato dal costante boicottaggio finiano è finalmente crollato!
Adesso gli uomini di buona volontà della nostra area politica finalmente potranno, e a mio avviso dovranno, ritrovare la serenità e la volontà di riunificarsi in un unico soggetto, un partito identitario, coerente,concreto. Europeo, certo, ma nazionalista innanzitutto, seguendo magari il buon esempio di tanti altri partiti della destra europea.

Certo, il percorso andrà fatto passando magari prima per una federazione che salvaguardi le varie sensibilità e differenze che vivificano le militanze, e  che dia il tempo di rodarsi. Penso a uomini come Storace, Buontempo, Tilgher, Puschiavo ad esempio, che hanno posizioni politiche vicinissime e praticamente sovrapponibili; ma penso anche ai Romagnoli, ai Fiore, per citare i più famosi, che non si è ancora ben compreso cosa vogliano fare (di concreto) e dove vogliano condurre i loro militanti.
Ma soprattutto, penso alle basi militanti di tutti i partiti e movimenti,i quali, ora che il campo è finalmente sgombro dai sabotatori seriali, non aspettano altro che tornare insieme con una ritrovata unità d’intenti per poter far contare il loro peso, ideale, valoriale e politico e risvegliare una buona volta l’orgoglio in una nazione assopita e mortificata da troppi decenni.

Alberto Ferretti

mercoledì 10 marzo 2010

AD FuturDestra? di Massimiliano Mazzanti

amore e psiche.jpg 
Silvio Berlusconi è insoddisfatto della struttura del PdL? Il Cavaliere potrebbe in qualche modo tornare sui suoi passi e tornare a dividere le sorti di Forza Italia da quelle di Alleanza nazionale? In verità, è difficile immaginare uno scenario del genere, ma, se la PdL dovesse in qualche modo implodere, quali opportunità e quali rischi correrebbe, la Destra politica
italiana?Il rischio maggiore, è certamente  quello di una rinascita di Alleanza nazionale, magari senza Gianfranco Fini e guidata da un Maurizio Gasparri o un Gianni Alemanno. Una tale formazione, potentemente organizzata col vantaggio di una presenza al governo e diffusa nelle istituzioni sparse in tutto il territorio nazionale, potrebbe avere capacità di attrazione tra la militanza e l’elettorato che - stante le persistenti divisioni e spaccature tra le altre sigle – continuano a considerare “di destra” quella classe dirigente e il gruppo a cui appartiene.
Di contro, una rinnovata concorrenza tra FI e An potrebbe anche aiutare la crescita dei movimenti di destra o, meglio ancora, di un partito unico della Destra che fosse in grado di esprimere una posizione politica e un programma spendibili per il governo del Paese. Anzi, una tale formazione – vista tatticamente, nel breve e medio periodo, come opportunità di indebolire gli ex-An - potrebbe trovare in FI anche una sponda interessante, oltre che interessata. L’agitarsi di problematiche di tale natura nella PdL, poi, restringe e di molto le tempistiche concesse alla Consulta per l’unità dell’area costituita da AreaDestra per raggiungere i risultati sperati. Fatta salva la regola che afferma come in politica nulla sia mai certo e definitivo, è di tutta evidenza come, perdurando le divisioni nella Destra non allineata al PdL, un’eventuale concorrenza sul territorio con una “destra già al governo” vedrebbe tutti gli altri alquanto svantaggiati.
Si creerebbe, da un certo punto di vista, la situazione che An ha vissuto per anni nei territori della Lega, dominati facilmente da un partito che, a seconda dei casi, poteva giocare la carta del partito di piazza o quella del partito di governo. La speranza, da questo punto di vista, è che nell’eventuale “costola destra” della PdL resti proprio Gianfranco Fini, con le sue per lo meno bizzarre posizioni politiche che aiuterebbero certamente la disaffezione degli elettori e dei militanti da quel gruppo. E, comunque, se Fini decidesse di costruire qualcosa in splendida solitudine, la “costola destra” del PdL troverebbe in lui un ulteriore competitore che permetterebbe a una nuova Destra di far risaltare la sua ritrovata coerenza e unità. Infine, questa situazione suggerirebbe di trovare quanto prima una tattica e una strategia di comportamento verso i berlusconiana, improntate alla massima pragmaticità, nell’intento di trarre dal rapporto con la”costola forzista” dell’attuale PdL i massimi vantaggi possibili, in termini di visibilità e agibilità politica.
Ovviamente, però, tutto questo discorso dovrebbe essere comunque accompagnato da un’intensificazione degli sforzi e delle energie organizzative e miltanti, in modo da estendere e rafforzare in ogni parte del Paese la cinghia di trasmissione delle idee e dei progetti della Destra politica italiana.

Massimiliano Mazzanti /esecutivo nazionale Area Destra

www.areadestra.it

video http://www.youtube.com/watch?v=pJ-W2uyGv7Y&feature=related
 

sabato 6 marzo 2010

Il Futuro della Destra Rivoluzionaria da Alessandro Pucci

AVANTI.jpgda Alesandro Pucci Area Destra  The Future & Nouvelle Droite in Italy
 
Ad
esso uniamoci per davvero!

Pubblicato da Redazione il 5 - marzo - 2010
Come si è detto, se l’area di destra si fosse unificata già per queste elezioni regionali, la Fortuna – che sempre aiuta gli audaci, non gli eterni “attendisti a gettone” – avrebbe regalato a essa, almeno in Lombardia e nel Lazio, una clamorosa e imprevedibile opportunità di successo. Se, poi, a questa unificazione avesse fatto seguito una selezione rigorosa di una classe dirigente all’altezza della situazione, ci sarebbe stata anche la possibilità, forse, di costringere il PdL a una trattativa di Brenno, laddove rischia di non essere nemmeno in corsa per i seggi regionali. Si sarebbe potuti arrivare al punto di potersi proporre, come Destra, quale unico interlocutore dell’intero elettorato alternativo alle Sinistre. Invece, solita corsa dei soliti partitini divisi – e anche litigiosi -, nella speranza massima di ottenere “un po’ di visibilità”. Voglia di “visibilità” che, per altro, tradisce una profondissima contraddizione intima dell’attuale area della destra, laddove si vedono tutte queste sigle percorrere la strada dell’apparenza e non già quella della sostanza, in contrasto con la critica profonda della società di cui pretenderebbe di essere maestra. Sia chiaro: nulla di nuovo, ma anche nulla di definitivamente compromesso. Il tempo per raggiungere questo fondamentale risultato c’è ancora – purtroppo, è “un po’ meno” ma ancora sufficiente alla bisogna –, purché si faccia finalmente e definitivamente strada la convinzione della assoluta secondarietà di qualsiasi altro obbiettivo. In altre parole, è necessario che tutti facciano un passo indietro, prendendo atto della debolezza intrinseca alla divisione delle forze militanti delle Destre, e s’impegnino, a partire dai singoli militanti stessi, a costruire la speranza di una nuova, grande Destra. Partecipando, però. Il fattore deciso, infatti, è questo: la partecipazione della base. In particolare, nel ruolo di soggetto di “pressante incentivazione” al raggiungimento del risultato, prima; a “garante della costanza nel perseguimento degli obbiettivi di programma”, una volta realizzata questa benedetta unità. Lo di capisca e lo si dica una volta per tutte: è finito il tempo dei “ducetti”. Firmare “deleghe in bianco” a questo o a quel leader o leaderino è solo la strada più diretta per l’ennesima delusione. Solo attivandosi – nella propria realtà sociale e territoriale – in modo diretto e solo contribuendo fattivamente alla costruzione del nuovo soggetto politico, i militanti delle Destre potranno essere nuovamente utili al Paese e, nello stesso tempo, certi di partecipare a un’avventura comune e non già ala solita operazione finalizzata al reperimento di una o poche poltrone per i soliti noti. E se si hanno sentimenti di destra, non si dica: <Ma chi me lo fa fare, dopo tutto quello che è successo in questi anni…>. C’è un dovere morale, un appello imperativo per tutti noi, a fronte dello sfascio del Paese: tornare in campo; farlo seriamente e non per dare sfogo a qualche pulsione nostalgica o a qualche tentazione goliardica; riprendere in mano e riannodare i fili di una società sempre più lacerata e priva di punti di riferimento istituzionali, politici, morali, economici e sociali. Anzi, da questo punto di vista, l’unità delle destre non è un’opportunità per le sigle dell’area, ma un preciso dovere a cui è venuto il momento di attendere con responsabilità. Allora – la domanda sarebbe legittima, a questo punto –, che senso ha e ha avuto fondare un nuovo partito, l’ennesima sigla, Area Destra, invece di puntare su quelle già esistenti o su alcune di esse? La risposta è semplice: per dare un segnale proprio a tutte quelle sigle. Area Destra non pretende affiliazioni esclusive: o con noi o contro di noi. Il doppio tesseramento è funzionale allo scopo: dare forza a un movimento trasversale a tutte le realtà della Destra, affinché tutte queste realtà confluiscano sotto un’unica sigla. Chi aderisce ad Area Destra, ancor meglio se restando iscritto anche ad altri movimenti, ricorda ogni giorno ai suoi dirigenti quale sia il lavoro che li attende, altrimenti, prima o poi, saranno gli eventi a superarli. Oppure, se gli eventi dovessero travolgere –per l’ignavia o la lentezza di quelle classi dirigenti – la stessa possibilità di ricostruire una Destra in Italia, a rispondere davanti a tutta la comunità militante di questo vero e proprio delitto politico.
Area Destra

VIDEO http://www.youtube.com/watch?v=KRL6SEzRUgU


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venerdì 15 gennaio 2010

Lettera Aperta ai Popoli della Libertà

 

DOMUS AUREA.jpg...L’esecutivo nazionale di Area Destra ha indirizzato a Luca Romagnoli, Daniela Santanché, Adriano Tilgher, Piero Puschiavo, Teodoro Buontempo e Francesco Storace la seguente lettera aperta:

 Nelle prossime settimane, data la scriteriata politica della componente ex-An del Popolo delle Libertà che, di fatto, ha privato definitivamente di ogni contenuto programmatico e ideale genuinamente di destra l’azione dell’attuale governo, si apre per tutti i movimenti di area una prospettiva irripetibile. Concretizzare – come le militanze chiedono da tempo – l’unificazione dei movimenti in vista delle prossime elezioni regionali, anche con accordi ancora prevalentemente “tecnici”, ma nella prospettiva sincera di una futura fusione politica – stante il raggiungimento o la possibilità di raggiungere collegamenti con la PdL – significherebbe e significa dare la possibilità alla Destra italiana di ritornare ad avere sicuramente una rappresentanza istituzionale diffusa omogeneamente sull’intero territorio nazionale, precostituendo la base per un grande rilancio della presenza della Destra stessa sulla scena politica italiana. Perseverare nella divisione delle sigle - in questo frangente di profonda debolezza delle forze che hanno ancora la possibilità di usurpare la fiducia dell’elettorato di destra – comporterebbe e comporta un’assunzione di responsabilità che diventerebbe ancor più pesante e ingiustificabile qualora questa frammentazione portasse ancora una volta al sottodimensionamento della rappresentanza dell’area. Dal congresso di scioglimento del Msi-Dn a Fiuggi, la storia della Destra italiana esterna ad An è stata una vicenda articolata nei soggetti politici e nelle personalità che vi hanno operato, portando ciascuno sia contributi importanti sia carichi di problematicità. Oggi, tutti dovrebbero accantonare e dimenticare le ragioni di divisione politica e i motivi di attrito umano, assumendo la prospettiva unitaria e la possibilità di cogliere un risultato solo fino a qualche mese or sono insperabile quale unico faro per l’immediata navigazione nel mare politico-elettorale, nella consapevolezza che ogni sacrificio eventualmente sopportato sarà ampiamente ripagato dalla incommensurabile soddisfazione di aver ridato alla Destra italiana dimensione, agibilità, rappresentanza istituzionale e quella dignità politica e ideale che, da troppo tempo, la società italiana e gli elettori sembrano non riconoscere più ad essa”.

                                                                                             

Area Destra  (Alessandro Pucci, Alberto Ferretti)

 

www.areadestra.it

 VIDEO http://www.youtube.com/watch?v=2dmkFSpUsNo

mercoledì 18 febbraio 2009

DAVIDE VERRI FOR PRESIDENT

FERRARA DIALETTO.jpgDavide Verri, pizze in faccia ai vecchi schemi

Cento. C’era una sala gremita, martedì sera, per la ‘pizzata’ con cui Davide Verri, candidato alla Presidenza della Provincia di Ferrara, ha dato il via a ‘La Terrazza’ di Cento alla sua campagna elettorale. Non casuale il debutto, partito volutamente da un luogo diverso dal capoluogo ferrarese, per «dare voce a territori ricchi di potenziale le cui istanze, per amministrare, debbono essere tenute in giusta considerazione».

Una serata informale, «per far conoscere le tante competenze di un Ente spesso avvertito lontano dalla gente e che si occupa invece di temi importanti, dalla viabilità alla formazione professionale passando per l’ambiente», all’insegna di quella che Verri ha definito «operazione verità. Credo in un partito che dia voce a tutti – ha detto - , che stimoli e sia esempio di partecipazione, che non allontani le persone ma sappia trasmettere entusiasmo, l’entusiasmo che chi governa ha l’obbligo di sollecitare. In politica è arrivato il momento di rompere gli argini, di combattere i vecchi schemi in cui a decidere sono in pochi facendo grandi promesse. La verità è che si possono promettere soltanto impegno e volontà, perché non ci sono soluzioni magiche, a portata di mano. Tanto più perché tanti sono i temi sul tavolo, a partire dalla sanità, che dopo Cona vedrà la ristrutturazione dell’intera rete degli ospedali del ferrarese. Bisogna riportare la politica alla politica, tornare a parlare di cose concrete, raccogliere le energie migliori in una società che i migliori non li premia ma li teme perché non allineati. La gente queste cose le capisce. Alle persone si possono chiedere sacrifici soltanto nella misura in cui si dà loro la possibilità di condividere un percorso».

Tra i tanti partecipanti che hanno preso la parola, anche il capogruppo di An in Provincia, Fausto Balboni, presente insieme al collega de La Desta, Stefano Gargioni, che dopo aver sottolineato l’esperienza amministrativa di Verri, ha dichiarato: «Verri, con ‘Per Noi’, è l’unica persona che sappia interpretare le esigenze di una nuova politica, che sappia ridare fiducia. Anche e soprattutto – ha chiuso – perché ha dimostrato che si può governare senza inchinarsi».

Parole confermate anche dall’ex sindaco di Cento e attuale consigliere di opposizione, Annalisa Bregoli. Prossimo appuntamento, venerdì 20 febbraio, al ‘Cantinon’ di Comacchio

www.ladestra.org

martedì 2 dicembre 2008

IL PDL VUOL VINCERE?

ESTENSE CASTELLO.jpg MA IL PDL VUOLE DAVVERO VINCERE?

http://www.estense.com/?module=displaystory&story_id=41576&format=html

...Il dibattito politico ed il confronto tra le forze alternative alla sinistra riguardo le amministrative del 2009 tarda a partire, anzi, sembra che per qualcuno non se ne senta affatto il bisogno di parlarne.

Lanciamo allora una pietra nello stagno, con l'auspicio di creare qualche onda virtuosa che possa contribuire ad alimentare l'interesse generale sull'argomento.

In particolare la domanda che ci poniamo, e che poniamo a tutte le altre forze politiche dell’area centro-destra, è la seguente: “Si vuole veramente tentare di vincere le prossime elezioni amministrative oppure no?”.

Anche noi, infatti, come tutti quanti, abbiamo appreso attraverso i quotidiani locali di alcune candidature diciamo così… un tantino autoreferenziali, che come per incanto sono state calate dall’alto. Inoltre, per quello che si evince da alcune dichiarazioni già rilasciate da esponenti autorevoli di “area” centro-destra, si direbbe che tali candidature non appaiono propriamente “esaltanti”.

Beh, devo dire che al momento attuale anche noi de La Destra vediamo nel PDL poca volontà di dare "battaglia" al centro-sinistra!

Ma se così fosse veramente, allora ci verrebbe da chiedere, ed il condizionale e d’obbligo: “E perché mai non si vorrebbe vincere né in Comune e soprattutto in Provincia (che appare invece ancora più alla portata)?”

In attesa di risposte, magari supportate da fatti concreti, vogliamo però sollevare alcune perplessità sul metodo fin qui seguito da AN-PDL e FI-PDL per affrontare la delicata questione.

Non vogliamo entrare, per ora, nel merito dei nomi o delle reali potenzialità dei candidati proposti (o imposti?), ma vogliamo invece richiamare l'attenzione sugli argomenti che riteniamo al momento più importanti e determinanti, ovverosia: quale tipo di progetto politico si vuole mettere in campo; quando si comincerà a lavorare sul programma che si dovrà poi necessariamente, a nostro avviso, valutare se condividere o meno; quali sono le priorità che si vogliono affrontare per dare finalmente risposta agli innumerevoli ed annosi problemi che affliggono il territorio e la nostra comunità e che una volta individuate ci potrebbero permettere di fare una campagna elettorale condivisa dalla maggioranza dei ferraresi? Una volta risposto a queste domande sarebbe sicuramente più semplice trovare i candidati giusti, che magari, perché no, risulterebbero proprio i nomi già avanzati, ma che nessuno però ha capito seguendo quale criterio.

Concludo rimarcando il fatto che il centro-sinistra vive un momento di grande difficoltà, sia a livello nazionale dove abbiamo assistito all’implosione di una coalizione che ha evidenziato i propri limiti, e di governo e politici, così come a livello locale, dove un probabile “effetto domino” potrebbe portare ad esiti elettorali veramente storici per la nostra città, che sente oggi più che mai il bisogno di un radicale cambiamento dopo sessant’anni ininterrotti di governo comunista e post-comunista.

(ALBERTO FERRETTI)