mercoledì 31 dicembre 2008

BUON 2009 CAVALIERE!

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Efffetto Superman…

I nipotini lo credono Superman: nel capitalismo… feudale italiano, il cavaliere (elettronico), tra il gagà montezemolo, la dinastia lapo-agnelli , il confuciano della valle e l’economista mitteleuropeo in esilio ad Appenninia… Mortadella… lo e’ senz’altro! Le cosiddette sinistre  da sempre sono analfabeti tecnologici e mediatici. sono tutti tardoseguaci di orwell che - poi - in “animal farm” e 1984 si riferiva piu’ all’ex unione sovietica che all’occidente. a suo tempo le cosiddette sinistre furono persino contro l’avvento delle televisioni a colori… altro che conflitti d’interesse!

Una rivoluzione-invece- l’era Berlusconi come imprenditore della comunicazione, l’unico tecnocapitalista italiano- il bill Gates nazionale. contro la televisione e i media - non a caso - tutti i totalitarismi e - appunto- l’intellighenzia ideologica italiana. compreso l’ultimo agente all’italiana dell’ex kgb, l’ingenuissimo di pietro con la sua ad esempio celebre proposta neotalebana sulla televisione! Fantapolitica al 100%!

Oggi il Cavaliere (elettronico) con il modello vincente mediaset ha il bonus per la modernita’ italiana. contro la casta culturale antifuturista. l’ultimo…. elimini i residui virus scudocrociati (dopo follini… casini… ok!) e scommetta sulla grande Milano tradizionale e… futurista… il centenario imminente (2009) segnala piu’che mai la nuova italia del duemila!

E magari faccia un giro in elicottero anche a Ferrara per liberarla! (.....)

http://www.windoweb.it/edpstory_new/ep_gates.htm
 

IL FUTURISMO SECONDO BALDO SAVONARI

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MANIFESTO DEL TERZO FUTURISMO (1986)

L'Arte è guerra

Appena nato l'artista entra in conflitto con la società tutta che vede in lui un nemico della tranquillità borghese. E' infatti compito dell'artista smuovere, muovere e vangare il terreno incrostato delle idee; mettere in dubbio ogni regola, pensare invece di credere.

Noi affermiamo che l'arte è anche "grande divertimento" e con questo dichiariamo guerra ai falsi seri (i seriosi), agli accademici miopi e daltonici, ai musei senza vera antichità ma traboccanti di vecchiume, all'archeologia ridotta a oggettistica e a tutti coloro che giurano sulla bellezza di un pezzetto di vaso solo perché è vecchio:

Noi amiamo la ricerca, i progetti proiettati nel futuro, il passato come PIEDISTALLO su cui ergersi e non come PALLA AL PIEDE, l'arte come UTOPIA di vita e la VITA COME CAPOLAVORO D'ARTE.

Detestiamo i critici ridotti a presentatori di mostre (ovvero scribacchini a pagamento), ogni forma di pensiero imbrigliato dal potere; e detestiamo infine il buon gusto salottiero, il militarismo, i discorsi inutili, l'arte a servizio di chicchessia.

SIA BEN CHIARO

Il TERZOFUTURISMO non intende essere una anacronistica continuazione del primo e del secondo ma intende essere di più per sé nuovo pensiero e nuova forma proiettati nel futuro: Prende le mosse dai primi futuristi e li pone come piedistallo dell'ERA MODERNA.

Il futuro per noi è tutto da inventare: per noi l'arte è l'equivalente della natura, nel senso che sono due figure geometriche che hanno la stessa area ma forme così diverse da non poter essere mai sovrapponibili.

BALDO SAVONARI (e altri futuristi) (Trapani-Alcamo-Erice)

www.savonari.it

www.geocities.com/savonari

FASSINO IN AUTOGRILL?

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Donigaglia ha cominciato a vuotare il sacco (ci aveva già provato tempo fa.... ma curiosamente perse nell'etere le sue parole, nell'epoca delle cimici telefoniche; evidentemente dalle parti dell'ex glorioso Liceo Ariosto "storico", in tempi di cancelleria senza risorse con poche gomme e matite... non sono in uso neppure gli auricolari di un banale telefonino!). L'ex patron della Coop Costruttori, scandalo ferrarese e fantapolitico alla Bulgakov...) e della mitica Spal di Ferrara, giustamente rifiuta ora il facile copione del capro espiatorio con cui certi parrucconi dai capelli futuramente rossi intendono azzerare e archiviare la questione.

A parte il fatto che sarebbe stato opportuno da parte di tutta la nomenclatura dell'attuale PD a Ferrara e non solo, un bella autoriduzione degli stipendi come  fondo sociale per risarcire i compagni danneggiati dalla fine dell'ex Colosso d'Argenta (ma Tagliani e Franceschini farebbero ancora in tempo...): Donigaglia ha chiaramente chiamato in causa il buon Fassino, sulla stampa ferrarese e anche nazionale persino.

Che i Pacs tra i comunisti e la Coop Costruttori non fosse solo fantapolitica... non fu né è un romanzo di fantascienza scritto da Alberto Balboni o i residui Mccartysti ferraresi, anticomunisti fuori moda....  Che Donigaglia (e altri vertici della Coop Costruttori) non sia certamente l'unico responsabile lo sanno tutti i ferraresi , tranne appunto chi di dovere o la stampa stessa cittadina, come sempre  molto silente e omertosa, tranne alcune frecce di Stefano Lolli e pochi altri, frecce comunque sempre alla zucchero filato (ma è certamente arduo a Ferrara dribblare condizionamenti psicologici particolarmente anomali...).

Comunque, insomma, pare che in un contesto cruciale dello scandalo, Donigaglia abbia incontrato proprio l'uomo struzzo postcomunista, magari in uno degli autogrill alla periferia della città, sullo sfondo dell'attuale Turbogas e del grande Drago della Montecatini-Enichem, magari di notte, quando, agli occhi dei turisti...., sembra Capo Kennedy o Veltroni... : ovvio, già smentite non stop, ma dal punto di vista dei detective robot di un Asimov, invece l'ipotesi  appare molto realistica.... Quel che non quadra è proprio Fassino: fin d'ora - per la sua (davvero senza ironia) storia personale e soprattutto stile (non certo tra i peggiori della residua sinistra italiana), il ruolo di Fassino, all'autogrilll con Donigaglia va sicuramente interpretato. Da scommetterci sulla lealtà e l'onestà di Fassino: semmai, già in altre situazioni chiamato in causa, probabilmente proprio perché ancora sano, in certo modo, per zelo arcaico di Partito, ingenuamente (e certa sua ingenuità è anche affettuosamente evidente) certi marpioni in certo modo lo delegano per nodi insididiosi, da lui sottovalutati.

Anche perchè l'arcano... (ma non l'essenza delle dichiarazioni di Donigaglia) pare svelato da una voce che gira ormai da giorni in Piazza: dal 2009 la sede del PD ferrarese si trasferirà proprio nel sedicente Autogrill!

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=315461

martedì 30 dicembre 2008

IL GALILEO DI PAPA RATZINGER

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Uno degli eventi più rivoluzionari dell'anno 2008 è stato, alla vigilia del bicentenario di Darwin (12 9 2008), durante i saluti di Natale, una straordinaria rapida analisi e dichiarazione, senza tanti fronzoli teologici o pseudodialettici, del cosiddetto reazionario Papa Benedetto XVI- Ratzinger su Galileo Galilei.

I media (pure loro addobbati come gli alberi di Natale) hanno poco evidenziato l'importanza storica di simili dichiarazioni dell'attuale raffinatissmo e coltissimo Pontefice, invece al centro di assurde polemiche sempre nel 2008 per il noto tardo Gulag accademico dei Baroni della Sapienza... All'epoca, proprio su Galileo, travisando la citazione da parte del Papa di un certo Feyarabend (alla Sapienza evidentemente poco amato da certi pseudoprogressisti), i Baroni rossi (mi scusi ... Snoopy!), inscenarono una campagna degna dei Soviet, di fatto impedendo l'annunciata visita di Papa Ratzinger (invitato!): curioso, significativo e rivelatore SPECCHIO (molto lacaniano) di certa intellighenzia paleosinistrata... ancora dominante in Italia, ignorante a livello epistemologico, teologico..

Ora, Benedetto XVI, riprendendo quel che a suo tempo già accennò, travisato in malafede - come- detto dai seguaci residui del Pensiero Unico, ha lanciato esplicitamente i nuovi orizzonti desiderabili dell'incontro Fede Scienza, laicità autentica e trascendenza, libera ricerca scientifica e archetipo religioso, cristiano e cattolico in particolare: un autentico elogio di Galileo e della scienza moderna come umanesimo, nientaffatto in inevitabile conflitto con le verità eterne del sublime Divino.  Orizzonti al passo con l'epistemologia e la teologia più all'avanguardia: da Pierre Tehilard De Chardin , a Paul Davies, a Jean Guitton, allo stesso Antonino Zichichi e molti altri geni della Fisica e della scienza contemporanea stessa. La ricerca della scienza è una via per contemplare ancor di più il Miracolo di Dio e dell'Universo e della Natura!

Bendedetto XVI,  a suo tempo, amico di un certo Hans Kung; altro che reazionario, miseria della vecchia sinistra (persino vulgata marxista) incapace di captare la Meraviglia della Vita e delle Stelle!

Non parlava già Newton di Meccanica Celeste? E - leitmotiv dei matematici "Dio in persona inventò i Numeri!".

http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna//davies.htm

lunedì 29 dicembre 2008

PINOCCHIO E I PUNTI DELLA PATENTE

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Da buon ferrarese oggi mi sono fatto la lampada.
Dopo una breve doccia mi sono spalmato di crema dopo-Barba che funziona anche da dopo-Sbronza, dipende da come la si consuma: la dritta del doppio uso mi è stata offerta da una commessa di una nota profumeria del centro, la quale, con gli occhi sgranati, elargisce preziosi consigli ante et post coito.
Consapevole di questo mi sono recato all’aperitivo. Titubante sono andato da Massimo.
Non so se tutti i ferraresi conoscono Massimo, è quel bar di fianco a Mc Donald’s, sotto quella cosa alta e bucata, dove quando piove si fanno laghi di pioggia e tristezza. Non mi viene la parola ma credo che si chiami voltone o cupola, o soffitta di circostanza.
Da Massimo si beve con poco, ma bene.
Vorrei guadagnare qualche soldo con questa pubblicità, ma non sarà così.

L’Aperitivo da Massimo si è svolto nella Seguente Maniera.

Come il miglior Pantani di fronte ai tornanti del Passo Sella, io ho dovuto SCHIVARE ALMENO:
1- un CREDITORE che mi aveva offerto una birra nel 1996 e che ancora devo ripagare;
2- la sorella del mio Ex-Migliore Amico di Convenienza (dal 1999 al 2001);
3- una INGORDA che ho trombato per ben 5 volte e l’ho fatto solo perché ero depresso e mi aveva appena lasciato la mia Ex;
4- ho schivato la mia Ex, che mi guarda come uno sfigato: ha da poco conosciuto l’ INGORDA di cui sopra;
5- tutti i colleghi ai quali ho detto delle palle quand’ero ammalato ma che invece ero in discoteca con il mojito in mano mentre loro si attaccavano alla cannuccia del coca-rum.

Insomma, solo sono un Operaio, non accusatemi.

Un universitario pugliese mi ha detto che “l’omologazione è il mio essere e che il perbenismo è il mio scopo”. Ho bevuto un altro bianco poi ho ripetuto le stesse parole alla signora del banco per chiedere spiegazioni. Con voce rauca, mi ha mandato a fare una pisciata e mi ha detto che forse trombo poco. Sarà.
Così ho fatto. Ho tirato fuori il pisello, mi sono allontanato fino ai giardini lì di fianco e ho fatto pipì. Anche i cocker mi guardavano male.
Avevo freddo, quindi ho deciso di tornare a casa.
Davanti a Settimo ho incontrato un uomo vuoto, cioè una persona distinta che mi ha offerto cose che si possono assorbire dal naso. Ho rifiutato poiché la vita mia consiste nel lavorare, ma lui non lavora mai, io sì, quindi sono andato a letto. L’avessi saputo, oggi mi sarei ritrovato con tutti i punti sulla patente che ho perso perché una sera ho accompagnato a casa mia mamma dopo cena e i carabinieri, credo, ci hanno fermato. Vi lascio pensare a come è finita…
Ora vado a letto.
Ripenso alla mia giornata e cerco di fare battute su me stesso e sugli altri. Penso a mia mamma, alla patente, al freddo che avevo alla schiena e a tutte quelle cose che faccio ogni giorno per non pensare al lavoro. Faccio pipì questa volta nel water, e lo spazzolone che mi hanno appena regalato è un cocker di ceramica. Il poster sopra al mio letto è una foto di mio padre, un carabiniere.
Spero di non avere perso punti.
 
DAVID PALADA

28 dicembre 2008
david.palada@libero.it

http://trastasi.ilcannocchiale.it/?TAG=Visco

http://ferrara.blogolandia.it/2008/02/15/vigili-ferrara/

domenica 28 dicembre 2008

RACCONTO DI GIOVANNI TUZET

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LE GIOIOSE BOMBARDE DI GIOVANNI TUZET  

 

A.

Non mi sono mai divertito a capodanno. I motivi li ricordo esattamente: una volta non stavo bene, un'altra sono rimasto a piedi, un'altra era scappato il gatto e l'ho dovuto cercare fra i cespugli in mezzo ai botti che mi scoppiavano sulla testa, un'altra ancora avevo litigato con la fidanzata. Poi una ero triste, una ero completamente stordito, un'altra si era spaccata la caldaia e si gelava. Ieri sera? Non è successo niente. Di praticare l'amore non se ne parla: credo che in fondo porti sfortuna, per cui da molti anni in questa notte gioiosa me ne astengo. Anche stamattina, che mi era venuto malditesta – uno di quelli da mettersi a letto e non fare altro.

Invece sono andato al cimitero. C'era un'aria bella – credetemi – tanto umida, tutta in grigio, spessa ma pungente sulle orecchie, con i cipressi rigonfi, i mazzi di fiori nei cassonetti, un aroma molto intenso e una specie di saggezza, i sassi lucidi. Ho detto più preghiere del solito pensando agli antenati che ho visto solo in fotografia. Me li immagino sempre anziani, mai che li veda nel fiore degli anni. Chissà se la loro anima sottile svolazza un po' irrigidita da qualche parte e sorride quando rendo visita alla buca. Uno di loro ha servito durante la Grande guerra nelle uniformi dell'Imperatore: lui sì che ha passato dei momenti seri. A confronto, le mie chiacchiere senza scopo sono frutti avvizziti e indecorosi.

Ora mi è venuto un desiderio di pioggia, che sembri Pasqua almeno, e si beva un vino dal sapore di trifoglio, un po' commossi.

....

B.

A Pasqua ho visitato il Cimitero degli eroi ad Aquileia. È dietro alla basilica, vi si accede entrando in un cancello di ferro, passando il campanile e inoltrandosi fra i cipressi nell'ombra. Ci sono le spoglie dei primi caduti della Grande guerra. Sono in file ordinate: ognuno in una piccola aiuola ben curata e il metallo della croce con il nome inciso. Alcuni sono ai lati in più grandi sepolcri, di marmo e con frasi celebrative a ricordarne il grado e a volte il gesto. Nel mezzo riposano i militi ignoti in un ossario comune più solenne, ma anche più freddo. Non amo fermarmi lì, ma camminare lungo i cipressi, nei vialetti fra le tombe dei soldati, godere la luce che filtra sui rosai, fissare qualche volto che da tanti anni svanisce. Sul muro della basilica, in faccia alle croci, si vede alzando gli occhi una lapide. Chi se ne accorge può ancora sussurrare i versi di d'Annunzio celebranti le 'primizie della forza nei tumuli di zolle'. Una cedevole forza. Oltre i cipressi si stende una verde campagna, striata di giallo e di macchie più scure, con un piccolo e lento fiume che l'attraversa, la Natissa.

Interrompono il silenzio dei richiami d'animali che non so riconoscere, degli uccelli che si lanciano delle cose a me incomprensibili e che per qualche ragione trovo incantevoli e giuste, anche dei polli in qualche vicina fattoria si uniscono al vociare.

A volte arrivano dei turisti italiani, spesso distratti, a volte in gruppi, con dei cappelli sportivi e degli zaini a colori indecenti o qualche panino a metà, che rimangono stupiti e commentano rumorosi. A volte hanno un accento romano o del Sud. Mi chiedo se provino qualcosa. Se sappiano che tanti, più giovani di me, più forti di me, più generosi di me, salirono dai loro paesi lasciando le famiglie, i loro amori, gli amici, le case, venendo a combattere qui, a soffrire, a colpire e uccidersi in uno sfacelo di proporzioni mai viste. Per cosa? Per questa buffa e graziosa nazione? Ne valeva una goccia di sangue? Ne valeva una sola goccia di quel sangue?

Più composti sono gli austriaci, passano di qua cercando il mare a cui non sapranno abbandonarsi. Ne sono entrati due l'ultima volta, mentre ero lì, intorpidito, fra le trame di luce ad ascoltare gli uccelli invisibili. M'ha scosso una maglietta bianca. Si aggiustavano gli occhiali dalla montatura fine. Cercano i loro? Non li troveranno qui. Ma chi sono i loro e i nostri? Guardate quegli ovali che sbiadiscono… Chi sono più? Sono i martiri delle trincee, i San Sebastiano da baionetta, i fucilati, quelli aperti dalle bombe? Vorrei andare loro incontro e senza una parola, così, abbracciarli. Forse potrei piangere. Ma so che per primo non lo farò e che loro non capirebbero. Che sarebbe un gesto esagerato, velleitario. Che sarei preso per pazzo, un debole, un vinto, un mentitore, un giuda. E allora niente. Lasciate che siano gli uccelli a parlarsi, anche senza capire o trattare una resa.

Ora mi è venuto un desiderio d'estate e di afa, di caldo asfissiante, dove si possa dimenticare…

....

C.

Ho avvertito la mia ragazza che una sera saremmo andati a Torre Viscosa. A fare che? In effetti è un posto dove non c'è niente, a parte le fabbriche orribili e gli stradoni desolati. Ma avevo dei motivi molto seri per andarci.

Una domenica avevamo deciso di mangiare il pesce in una trattoria che c'è da anni su un isolotto, a Porto Buso. Non avendo una barca nostra c'eravamo andati con un taxi acquatico attraversando la laguna, approdati come gli attori che arrivano a Venezia per il festival. La ragazza di mio cugino aveva delle scarpe rosse con un tacco vertiginoso, che non sono le calzature indicate per salire e scendere dalle barche, ma il tassista non se ne preoccupava. Anzi, sembrava ben contento di avere una clientela insolita come la nostra, con mio cugino che disquisiva di champagne, il sottoscritto che proferiva dei motti filosofici e le fanciulle a ridere come oche. Nelle domeniche d'agosto i tavoli sotto il pergolato sono sempre pieni ma con un po' di pazienza c'eravamo seduti e nutriti a sazietà di branzini, polipi e scampi.

Qualche giorno dopo, mentre ero a casa, mi capita di leggere degli scritti di Marinetti e un poema ambientato in un paesaggio lagunare fra le canne. Ha un'aria familiare e a un certo punto menziona un Porto Buso. Possibile? Che sia proprio quello? Proseguo la lettura, controllo le note e scopro che sì, è proprio quello e che il titolo originale del lavoro era 'Il poema di Torre Viscosa'. E che cavolo di posto è Torre Viscosa? Oggi il nome è contratto in 'Torviscosa'. Ci sono nei pressi degli allevamenti con molte mucche, dove si producono latte e latticini, c'è un Bar Bianco dove il gelato è a quanto pare molto buono. Voglio andarci a mangiare un cono? Niente affatto. Perché mai allora? Torre Viscosa venne fondata in era fascista, per creare in quella zona di campagne e acquitrini un orgoglio industriale, un grande faro di produzione in epoca di autarchia. Il poema di Marinetti ne canta il nascere, tutto il fervore e il dinamismo, rinvigorendo la mitologia futurista della macchina e della velocità, coniugandola a un motivo vitale: la sintesi di natura e artificio, la prodigiosa alchimia con cui dalla terra dall'acqua dalle canne sorgono beni per il popolo la guerra la nazione. Un miracolo d'ingegno. Crescere e moltiplicarsi di beni gioia tessuti attraverso gli operai i nastri trasportatori le macchine meravigliose. Oggi ancora ci sono le fabbriche. Voglio vederle, voglio vedere cos'è rimasto.

Allora una sera andiamo. Prendo il vecchio Maggiolone rosso, la vecchia Volkswagen ovvero la macchina del popolo. Passo a prendere Sara e lei mi guida, verso la mitica Torre Viscosa.

Dopo dieci minuti siamo in zona, estraggo dal cassetto un raro nastro di musica elettronica e lo faccio partire: ora ci siamo. Io sono molto eccitato, Sara mi prende in giro. Ecco! La vedo, vedo all'orizzonte, a sinistra dello stradone, ergersi nel buio una torre verde illuminata, uno stelo esile e miracoloso e una gonfia corolla, come un faro per imbarchi sconosciuti e spaziali, poi altri edifici illuminati di viola e la distesa immensa delle fabbriche con le piccole luci bianche sui dorsi infinite. È lei, la mitica, italiana, simultanea Torre Viscosa.

Possiamo inoltrarci nel suo lampo? Sara mi indica la via principale d'accesso, il gas del Maggiolone è alle stelle ed entriamo con energia! Non c'è nessuno. Percorriamo dei viali immensi, vuoti, sovrastati dalle masse architettoniche, attraversiamo piazze imponenti, passiamo accanto a un grandioso teatro per il popolo, chiuso da luci leggere sul frontone, vediamo un profondo viale per le marce, bordato di statue e limitato da una possente catena. Non c'è nessuno. Intanto la musica del mangianastri è scandita e ossessiva. Raggiungiamo con la macchina la grande torre illuminata di verde e attraversando più volte in modo concentrico un parcheggio ai suoi piedi mi torco il collo per guardare con la massima attenzione il corpo della torre e le sue cifre luminose. Mi sembra che celino un segreto inumano, un presagio. Sara non vuole che ci fermiamo e usciamo dalla macchina. Non c'è nessuno neanche qui. Continuiamo a girare e i ripetuti sibili della musica iniziano a inquietarci. Intanto m'accorgo che la pelle degli edifici non è tesa, fatica a conservare il turgore. Le vernici sono sfogliate in più punti, la grande torre verdastra ha delle parti screpolate, come rughe, forse ha delle crepe invisibili da qui. I grandi corpi delle fabbriche sono attaccati da ruggine, la vedo oltre il filo e i cancelli, mentre ci passiamo accanto con i finestrini ben chiusi… e quante fra le piccole luci sono spente o rotte, chissà quante ancora, dentro i muri protetti, sono le infiltrazioni, i nidi di ragno, le falle, nere putrefazioni. Non è più in sé, inizio a credere, non è più questa. L'elettrica, imperiale, simultanea Torre Viscosa ora vive in un'altra fibra dello spazio, in una diversa regione del tempo.

Ci allontaniamo dal nucleo della città e lungo strade meno larghe vediamo gli alloggi seriali degli operai e delle loro famiglie. Sara, che è cresciuta qui vicino, mi racconta di certe mattine in cui andando a scuola si vedeva nel cielo una nuvola abnorme, salire di qua, l'aria era strana e pungente e i bambini tossivano, i più deboli avevano una febbre costante, ad alcuni si producevano macchie in viso o sulle braccia. Intanto le autorità democraticamente elette non mancavano di tranquillizzare le popolazioni ed esibivano certificati di sicurezza. Poi il gelato del Bar Bianco è eccellente, il latte delle mucche è sopraffino, il pesce a Porto Buso è saporito, saporitissimo. Ma la musica sta diventando intollerabile e Sara mi prega di spegnerla. Lo faccio e restiamo in silenzio, si sente solo il rombo della macchina del popolo. – È finita, andiamo.

Ci seguono gli estremi bagliori della torre verdastra lasciata alle spalle, li sorveglio nello specchietto retrovisore.

Mentre torniamo sono pensieroso; mi chiedo cosa ne direbbero oggi, cosa ne penserebbero, Marinetti e i futuristi, di questo sfacelo avanzato e delle conseguenze di quel volo. Delle guerre atomiche e dei campi di sterminio, dei tumori nei petti degli operai, del sangue leucemico nelle madri, delle malformazioni sul corpo dei figli. Di ogni grande male in ogni piccolo esistere. Prima di rincasare ci fermiamo vicino alla basilica in paese, parcheggiamo e scendiamo a mangiare un gelato nei nuovi locali aperti accanto al museo. Ci sediamo su una panchina con i nostri cucchiai di plastica colorati. Ora m'è venuto un desiderio di freddo.

....

D.

All'abbazia di Novacella, presso Brixen, ho seguito una messa in tedesco, nella chiesa dell'abbazia, il mattino. Era una messa cantata e suonata, con musiche di Haydn per voci, piccola orchestra e organo.

La chiesa è curiosamente barocca in contrasto al rigore di tutto ciò che la circonda. I tedeschi seguivano la cerimonia con partecipazione ed esattezza. Non capivo quasi nulla di quanto detto dall'officiante, ma l'architettura, la musica, i gesti, mi facevano sentire al cuore di qualcosa di mio, di conosciuto, di profondamente intimo. Ho iniziato a fantasticare, a chiedermi che cosa provassi in quel momento, per quale emozione e sentimento mi sentissi felice e partecipe di qualcosa. I tedeschi non parevano accorgersi del mio stato, nessuno se ne curava e distoglieva i propri sensi dalle formule.

Così il sottoscritto, un italico dai capelli crespi e la barba nera, un calcolatore avvezzo al vino, vuole provare ad essere preciso ed elencare i pensieri che ha avuto in quel momento:

(a)    quanto fu grande l'Impero romano che ci ha uniti, ce ne sono ancora le rovine da Istanbul alla Spagna, alla Tunisia, all'Inghilterra;

(b)   quale superbo fiore il Rinascimento – a Ferrara, a Firenze, in tante magnifiche città;

(c)    che scoppio salutare la Rivoluzione scientifica, a liberarci dalle superstizioni medievali e passatiste!

(d)   noi abbiamo avuto l'Illuminismo e i rinnovati costumi giuridici e filosofici; ma anche

(e)    le guerre di religione, di Stato, di razze e di cazzate;

(f)     l'orrore dei campi di prigionia e di morte; e ora

(g)    le bombe, il terrorismo, le minacce alla libertà conquistata a tanto prezzo…

Mentre pensavo al terrorismo mi sono accorto che un bambino accanto a me, non visto dai genitori, si infilava le dita nel naso. Loro non si distoglievano dall'altare, lui si stropicciava le narici sotto il banco, pensando a chissà cosa. Mi è venuto da sorridere ma non ho voluto abbandonare il filo dei miei ragionamenti. Mentre il sacerdote apriva le braccia, chiedevo a me stesso toccandomi la barba:

(h)    bisogna dimenticare le pagine nere, per unirsi contro il nuovo pericolo? O invece non bisogna dimenticare, ma

(i)      capire freddamente poi unirsi in uno slancio?

Con la coda dell'occhio ho guardato il bambino, che continuava il suo lavoro di esplorazione. Dicevo:

(j)     sorridere a chiunque s'avvicini, pensare che è una parte di bene, un fratello? Anche se ricambia il sorriso con i denti? Anche se c'è chi ti pugnala?

Intanto la messa era avviata a concludersi. I fedeli accanto a me avevano iniziato a sollevarsi diretti all'altare per la comunione. Li osservavo, uno dopo l'altro, fra le volute zuccherose della navata, in fila, ricevere il sacramento, ruotare di centottanta gradi, tornare al loro posto. Il bambino ha approfittato del momento per ultimare il lavoro e appiccicare a un inginocchiatoio il risultato della ricerca. Appena conclusa la sua impresa liberatoria ha alzato gli occhi e ha visto i miei. Si è come spaventato, voltato subito dall'altra parte a vedere se tornassero i genitori. Prima che fosse troppo tardi mi sono sforzato di formulare questi altri pensieri, tirandomi la barba:

(k)   se si debbano tollerare gli intolleranti;

(l)      se si possa restringere la libertà di chi vuole soffocarla.

Poi hanno iniziato le campane e l'orchestra vaporosa con la musica finale. Confezionata per bene l'ultima nota, i teutonici dalle mille guerre hanno iniziato a salutarsi fra i fiocchi rosa e azzurri uscendo a gruppetti. Sono rimasto con la mia lista interrotta di pensieri, mentre le campane non smettevano e altre domande si aggiungevano. Il bambino, uscendo in braccio al padre, mi ha guardato per un istante, come per chiedermi di tenere il segreto, di non dirlo a nessuno.

Uscito, sono rimasto a fissare una porta di pensate legno scuro e ho sentito con le dita il muschio verde che si infoltisce fra le pietre della corte, dal lato dove non batte il sole. Ogni fine ha un inizio.

 

www.este-edition.com  (autori Giovanni Tuzet)

 

http://didattica.unibocconi.it/docenti/cv.php?rif=49852&cognome=TUZET&nome=GIOVANNI

 

IL FUTURISMO SECONDO ALESSIO BRUGNOLI

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L'assessore alla cultura del Comune di Milano, Finazzer Flory si è dispiaciuto per una velata critica che il Giornale avrebbe rivolto al programma dell'anno futurista milanese presentato il 4 dicembre scorso alla presenza del sindaco Moratti. Diciamo "avrebbe" perchè in realtà di critica non è trattato, ma di una puntualizzazione.

Non ricordando i contenuti dell'articolo, non entro nella polemica. Devo però riconoscere come il Comune di Milano, ha presentato un ampio programma di celebrazioni, qualcuna pacchiana, qualcun'altra discutibile dal punto di vista critico, ma che han tutte l'enorme pregio di catturare la rottura del diaframma tra Arte e Quotidiano che era uno degli obiettivi del Futurismo.

Sono iniziative migliorabili ? Sicuramente, tutto è perfettibile, ma sicuramente è meglio qualcosa del Nulla

Non si può parlare della più esplosiva delle avanguardie europee senza ricordarne la valenza politica: i futuristi furono prima interventisti e poi fascisti. Diciamo, in genere, decisamente bellicisti (chi ha scritto che la guerra è suprema igiene del mondo ?) Se è vero che Maurizio Scudiero, studioso del futurismo, ha rintracciato anche i futuristi antifascisti o addirittura anarchici, è altrettanto vero che Marinetti (uno dei pochi a criticare apertamente le leggi razziali) fu comunque fedele alla sua scelta fino alla Repubblica sociale

Qualche piccola puntualizzazione:

1) Han ragione Scudiero e decine di studiosi del resto del mondo. Il Futurismo e Fascismo, indipendentemente dalle scelte personali degli artisti, han sì una delle radici culturali in comune, la sinistra radicale di Sorel, ed affinità, il mito della creazione dell'Uomo Nuovo, ma son fortemente antitetici.

Il Fascismo credeva in una società ed in una visione del mondo gerarchizzata, in cui l'ordine discendesse dall'Alto. Il Futurismo in un mondo caotico ed autopoietico, in cui un equilibrio instabile ed in continuo divenire si generasse spontaneamente dal basso.

L'uno cercava di ricostruire il Passato, basti pensare al culto della romanità, l'altro vi si confrontava criticamente.

Che poi, il Fascismo abbia tratto idee e slogan dal Futurismo e che intellettuali futuristi, nell'ambizione di affrettare la ricostruzione del Mondo e inseguendo il mito dell'impegno, abbiano collaborato con il regime è un dato di fatto

2) Il concetto "la guerra è suprema igiene del mondo" è di natura filosofica, recupero del pensiero di Eraclito che politica

E fu proprio l'orientamento politico della maggior parte dei futuristi a provocare l'ostracismo che per un trentennio li ha relegati ai margini delle correnti artistiche del Novecento.

In Italia ed in Francia a causa dei "salvati", quel gruppo di intellettuali, più organici al fascismo dei futuristi che passano armi e bagaglia al PCI ed al PCF e che dovettero crearsi un capro espiatorio intellettuale.

Ma se dimentichiamo questo lato storico del futurismo, si rischia di presentarlo al vasto pubblico in maniera parziale, privilegiando l'aspetto puramente artistico e polemico

L'importanza del Futurismo è invece proprio questa: l'avanguardia seminale del Novecento, che contiene in sè tutti gli sviluppi e le contraddizioni intellettuali di quel secolo...Il che è assai più importante delle simpatie politiche marinettiane.

ALESSIO BRUGNOLI

http://arteeartisti.splinder.com

http://www.educational.rai.it/lezionididesign/designers/SCUDIEROM.htm

sabato 27 dicembre 2008

L'ARTISTA DINO MARSAN E LE ORME

 le orme.jpg

Tra i grandi eventi autentici di Ferrara, nel 2008 che volge al termine, desideriamo ricordare il grande concerto de Le Orme, tenutosi a Ferrara lo scorso 26 4 2008. Un grande ritorno a Ferrara, dopo 30 anni circa, dei padri del progressive italiano: a cura dell’Associazione Impulses.Art, diretta dall’artista Dino Marsan, celebre illustratore di fantascienza, da qulache tempo anche raffinato promotore d'arte.

 

 Così ha riportato  a suo tempo la webzine ferrarese on line Sands From Mars (su My Space- diretta dallo scrittore Maurizio Ganzaroli)

 

"Tutto esaurito alla Sala Estense per la band storica di Aldo Tagliapietra e Michi Dei Rossi, dalla voce pop siderale e la batteria-percussioni degna come sempre dei grandi maestri anglosassoni, di cui Le Orme sono stati e sono in Italia – i più creativi e originali interpreti e complici. Grande animatore, anche Michi.. Rossi, con intermezzi esilaranti con il pubblico. Non ultimo, anzi, splendida la performance del più giovane tastierista elettronico Michele Bon, il leggendario Hammond-organo elettronico, con i suoni primordici della musica elettronica, continua a stupire per la bellezza sintetica e aritifciale del puro- originale-appunto electrosound… 

 

Due ore di performance, tra estratti dai lavori più recenti (Il Fiume, Elementi, L’Infinito), a classici pop quali Felona e Sorona, Uomo di Pezza, Smogmagica,…Uno  sguardo verso il cielo… ecc. che confermano anche il pop progressive italiano come musica del nostro tempo autentica, art-rock dicevano in Gran Bretagna, sempre negli anni ’70, i vari Bryan Ferry, Peter Gabriel… Peter Hammil… Emerson…Lake… Palmer. E’ stato un viaggio nel tempo, ma nientaffatto nostalgico: con un tecnologia superiore… prototipo- oggi ancor più di ieri- di pop di ricerca anche- caldo e vitalistico, una lezione futuristica alle nenie in Italia di troppi cantautorucoli di ieri  e di oggi o a certo manierismo pseudo rap da centri sociali… subito riciclati dal business…" 

 www.myspace.com/sandsfrommars

www.impulsesart.jj

L'ANTICO FUTURO DI CLAUDIO CAZZOLA

 

omero.jpgC’ERA UNA VOLTA OMERO-CLAUDIO CAZZOLA

…Non è certo un caso che C’era una volta Omero (Quaderni del Liceo classico “Ariosto”, disponibile presso la vicepresidenza del Liceo),  dottissimo libro di Claudio Cazzola, sia composto, strutturato come un testo teatrale, concepito per la recitazione in forma di “dibattito” oltre che per la lettura. E non poteva essere altrimenti, infatti il professore di greco e latino Cazzola sa benissimo che il dialogo è la forma filosofico-letteraria per eccellenza (si pensi a Platone, a Galileo), dalla quale scaturisce l’autentico confronto, strumento di rivelazione della verità intrinseca delle cose.

 

 L’autore stesso chiarisce: «Si tratta di un sogno - elemento classico quanto mai della cultura vastamente intesa. A partire da quello di Penelope, nel diciannovesimo libro dell’Odissea, quando svela allo straniero dai molti nomi di aver visto, con gli occhi chiusi nel sonno, un’aquila piombare sul cortile del palazzo, e spezzare il collo a venti oche; ma non un’aquila qualsiasi, bensì un possente rapace dalla voce umana, profeta del ritorno a casa di Odisseo vendicatore. Allo stesso modo, ma privo di scene così cruente, avviene l’incontro notturno fra un’ipotetica studentessa di liceo classico ed un misterioso personaggio (Tigrane, nome inventato dalla fantasia inesauribile di Luciano di Samosata)….” 

 

Vi è un luogo letterario privilegiato attorno al quale ruotano tante leggende del repertorio mitologico antico, che è diventato un luogo dell’anima nella tradizione occidentale. Si tratta della battigia, o bagnasciuga, ovvero «il frangente del mare», scrive Omero. Qui, in uno spazio mai uguale a se stesso, sempre incerto fra la saldezza della terraferma e l’incostanza insidiosa delle onde, avviene il miracolo, vale a dire l’epifania di un dio: egli all’improvviso ti appare, e ti “strega”, come Odisseo strega il guardiano dei porci Eumeo con il mezzo umano a sua disposizione: la potenza della parola. Ecco che la metamorfosi provocata dalla parola salva il mondo dalla distruzione completa: peculiarità esclusiva della poesia, che ancora oggi può parlare con autorevolezza agli uomini del presente. E questo prezioso libro di Claudio Cazzola ce lo insegna.

RICCARDO ROVERSI

http://it.wikipedia.org/wiki/James_Hillman

LA SPERANZA VERDE

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*from Estense Com Quotidiano On Line di Ferrara 

http://www.estense.com/?module=displaystory&story_id=46052&format=html

Da Barbara Diolaiti la ricetta anti-crisi e la prima certezza:

''Correremo col nostro simbolo''

 “Correremo con il nostro simbolo e con la nostra lista aperta anche a personalità indipendenti ma che nutrono gli stessi nostri valori”. Barbara Diolaiti, appreso che il suo interlocutore sarà Tiziano Tagliani, fresco vincitore delle primarie del Pd, rompe gli indugi e annuncia come si muoveranno i Verdi di Ferrara in vista delle prossime amministrative.


A cominciare dal programma e dalle alleanze. La via è quella della condivisione e della partecipazione. Il primo strumento che i Verdi per la Pace utilizzeranno per toccare il polso dell’elettorato è il ciclo di incontri dal titolo "New Deal Verde: come uscire dalla crisi", che verrà battezzato proprio oggi da Monica Frassoni. “Questi incontri – spiega Barbara Diolaiti - saranno anche l'occasione per presentare e costruire la bozza di programma dei Verdi per le prossime elezioni, alle quali parteciperemo con il nostro simbolo e una lista "aperta", che prenderà avvio dall'analisi di quanto realizzato e non negli ultimi cinque anni e che sarà dunque, per i Verdi, base per quel confronto programmatico con le altre forze del Centro Sinistra, indispensabile per capire se risulterà possibile convergere sugli stessi candidati a Presidente della Provincia e a sindaci, o se ciascuno presenterà i propri”.

In attesa di conoscere il responso della base, la presidente provinciale si lascia andare a un giudizio su questa legislatura ormai agli sgoccioli: “diamo un giudizio positivo di questa "consigliatura" sia in Provincia che in Comune poiché gran parte degli impegni presi sono stati realizzati”.


Esistono però questioni sulle quali gli ecologisti intendono rilanciare. A partire dalla “riflessione sui servizi pubblici locali per toglierne dal mercato quanti più possibile, in primis la ripubblicizzazione della gestione dell'acqua, per finire con la proposta di una moratoria affinché non vengano tagliati i servizi essenziali per morosità a chi è in difficoltà”.


Un altro punto riguarda la “verifica puntuale dei reali costi dei diversi servizi e dei contratti di servizio, in particolare sui rifiuti visto che per legge il costo deve essere completamente coperto dalle tariffe e occorre capire se l'alta valutazione del contratto di servizio fatta nel 2004 al momento della fusione in Hera e che ha contribuito ad una elevata valutazione di Agea corrisponda ancora al reale costo del servizio stesso”. sempre in termini di servizi, Diolaiti fa notare che “da quattro anni, ed è molto positivo, la Tia non subisce aumenti, ma anche così restiamo la città con il costo di Tia più alto in regione e occorre capire perché”.


Dopo l’abbattimento del costo delle utenze, viene il tema della trasparenza, anche questo divenuto infuocato nell’agone politico. I Verdi propongono “nomine alla luce del sole, con curriculum pubblici, possibilità per tutti i cittadini di concorrere alle varie cariche e garanzie di meritocrazia”.


Infine, a nessuno sfugge che saranno elezioni in tempi di crisi. E allora le proposte dei Verdi non potranno prescindere da strumenti adeguati per cercare di uscirne. “Dobbiamo da una parte difendere i posti di lavoro – dichiara Barbara Diolaiti - anche agendo sull’accesso al credito per le imprese, in particolare quelle piccole i cui lavoratori non hanno nemmeno la cassa integrazione; dall’altra mobilitare e sostenere tutte le forme di assistenza sociale, sia pubbliche sia del privato sociale”.


Quanto invece alle infrastrutture, “è necessario investire esclusivamente in quelle opere pubbliche funzionali ad un nuovo modello sociale ed economico: fonti energetiche rinnovabili, edilizia scolastica e sanitaria, ferrovie e idrovie, reti idriche, manutenzione del territorio. Solo così potremmo lasciarci la crisi alle spalle”.

http://www.regione.emilia-romagna.it/wcm/ermes/pagine/paginegiunta/ronchi.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/Gregory_Bateson

GIANFRANCO FINI SECONDO LA FALLACI E GARGIONI

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("GIANFRANCO FINI? UN OPPORTUNISTA POLITICO!" ORIANA FALLACI da LA FORZA DELLA RAGIONE )

da  http://stefano-gargioni.blogspot.com/2008/12/lipocrisia-di-fini.html

Parliamoci chiaro. Le leggi razziali sono state solo un pretesto. Con l'attacco a freddo di Gianfranco Fini alla Chiesa Cattolica il Presidente della Camera paga l'ennesimo debito (e non crediamo sarà l'ultimo) alla cultura neo-illuminista e paleo-massonica della City londinese, che con grande entusiasmo abbracciò qualche anno fa, quando iniziò a smantellare pezzo a pezzo la sua storia personale e con essa quella di un popolo e di una comunità che ha sempre avuto, nel Magistero della Chiesa e nella sua Dottrina Sociale, un imprescindibile punto di riferimento culturale, morale e identitario. 

La cosa non ci stupisce. Soltanto ci rattrista e soprattutto ci disgusta.
Pensavamo che un limite invalicabile alla cattiva coscienza, all'ipocrisia, alla svendita delle proprie presunte idealità, ancora esistesse. Nell'uomo Fini, prima ancora che nel politico.
Purtroppo ci sbagliavamo.

ELOGIO DEI FANNULLONI

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IL TEMPO ALLA ROVESCIA...

Pochi - prigionieri della contingenza- osano sollevare lo sguardo: neppure pindarico, perché la questione ... è disseminata in tutta la letteratura futurista, futurologica e futuribile, come si preferisce. E gli storici futuri non perdoneranno a noi contemporanei, l'incredibile passo del gambero - grave e pericoloso a medio-lungo termine- che caratterizza certa gerentocrazia economicistica che - nell'era della scienza come stomaco degli umani, di tutte le razze..., per incompetenza, ignoranza scientifica e malafede, persevera nell'errore diabolico e antistorico.

Il simpatico folletto Brunetta, lo sceriffo del Paese dei Fannulloni, ovvero l'Italia, ha un grande merito contingente: da un lato ha smascherato certa sconcertante ipocrisia nazionale e della casta pubblica o dei sindacati stessi; il simpatico nanetto Brunetta ha un grave torto. Ha detto la verità a metà e ... purtroppo è soltanto un politicante, senza la necessaria conoscenza scientifica per pilotare il futuro del cosiddettto lavoro produttivo ed efficente, al passo con l'attuale dinamica tecnoscientifica e dell'automazione cibernetica in particolare: certamente almeno è ispirato da certa sana passione al contrario del suo alter ego, il Professor Ichino, mero opportunista politico e classico, per dirla con Freud, carattere anale! (Nulla a che fare con l'Eros, sia ben chiaro, una certa tipologia caraterriale profondamente oscurantista e dalla mente ristretta).

Brunetta ha detto la verità a metà, solo alcuni accenni ai veri e inrinviabili bersagli e soggetti strutturali da colpire: tutta la filosofia del tornello... è sacrosanta da ... Roma in giù, inutile negarlo! Ma da Firenze.. in su è quasi ridicolo; certi fenomeni sono marginali e fisiologici; perciò anche a Ferrara è ridicolo applicare la rivoluzione brunettiana dei tornelli eccetera: da Roma a Ferrara, invece, i veri fannulloni reazionari... sono figure ben diverse dai lavoratori pubblici (ovvio ancor di più al Sud!): sono i Vertici, i Consulenti pagati con stipendi vergognosi, inefficenti, incompetenti, spesso incarichi clientelari. A Ferrara ad esempio, se si vuol colpire il Fannullismo, nel Palazzo è solo questione di ... imbarazzo della scelta! In tutta Italia pullulano...Dirigenti o Consulenti o Politici al 100% che in qualsiasi Azienda europea o americana o giapponese sarebbero licenziati in tronco. Inoltre, si taglia la testa prima a Luigi XIV che... alle sue guardie se l'obiettivo è la Bastiglia!

A livello, però, macropolitico e futuribile, anzi, i cosiddetti lavoratori pubblici, marginali e non fondamentali, da Firenze in su... esprimono una grande intuizione storica, come già accennato, già sviscerata e discussa ad alto livello scientifico.: la Fine fatale, irriversibile e benefica del Lavoro alienante, meccanico e non creativo. Non solo nel settore Pubblico. Effetto e processo non riavvolgibile... della Logica della Cibernetica, dell'Automazione, dell'Informatica, della Robotica, della... Civiltà Umana nella sua Essenza.

I grandi scienziati, la Tecnologia non esistono solo per il profitto e il benessere (sia ben chiaro dei Valori!). Ma sono ormai quest'ultimi interconnessi e dipendenti strutturalmente dal cosiddetto fattore umano come password fondamentale per continuare l'evoluzione storica e sociale. Abbiamo inventato Macchine, Computers, Robot, Internet per liberare gli Umani! E la mappa sul futuro del Lavoro andrebbe capovolta, ridisegnata, rispetto all'attuale approccio (suicidale a lungo termine per il progresso sociale e l'economia stessa) appunto gerentocratico e oscurantista!

Come già intuì persino il non visionario Eric Fromm decenni fa (La Rivoluzione della Speranza), esistono oggi le condizioni tecnoscientifiche per una razionale automazione informatizzazione del Sistema Lavoro, tale da virtualemente abolirlo. Sempre già all'epoca (1970 circa), alcuni dei più celebri economisti americani s'accorsero che costa meno decretare Redditi di Esistenza individuali (al di là della forza lavoro reale!) che gestire piani d'occupazioni o enti attinenti (il circo Orfei-INPS ad esempio in Italia)....

Perciò, da Firenze in su, viva i Fannulloni, pionieri con i loro lapsus caffè del futuro! Come già intuirono anche Bertrand Russsell (Elogio dell'Ozio!), il geniale PAPERINO, lo stesso Marx (dal Regno della Necessità al Regno della Libertà!) , persino suo genero Paul Laforgue (Il Diritto all'Ozio) e i futuristi:

"Il proletariato dei geniali, collaborando con lo sviluppo del macchinario industriale, raggiungerà quel massimo di salario e quel minimo di lavoro manuale che, senza diminuire la produzione, potranno dare a tutte le intelligenze la libertà di pensare, di creare, di godere artisticamente"
                                                             FILIPPO TOMMASO MARINETTI

ROBERTO GUERRA

http://www.siptech.it/convfuturo.html

 

IL FUTURISMO SECONDO ROBY GUERRA

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1983 - MICROCHIP (MANIFESTO) NEOFUTURISTA
 
"... Come i villaggi in festa che il Po straripato squassa e sradica d'improvviso, per trascinarli fino al mare, sulle cascate e attraverso i gorghi di un diluvio... Noi canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne"
FILIPPO TOMMASO MARINETTI

 "Non voi, ne sono convinto... ma di voi ride il compagno Charlot: Signori tacete la bocca"
VLADIMIR MAJAKOWSKIJ




* da Fiori della Scienza, Poesie, Thc Polimedia, Ferrara, 1983.


"La morale futurista difende l'uomo dalla decomposizione determinata dalla lentezza, dall'analisi, dal ricordo e dall'abitudine. L'energia nuova centuplicata dalla velocità dominerà il tempo e lo spazio"
FILIPPO TOMMASO MARINETTI


L'era cibernetica suggerisce una co-scienza cibernetica: la tecnofantasia futurista suggerisce un rapporto vivente con l'estetica della realtà. L'era della scienza suggerisce la dissoluzione organica di religione e mito, nonché la valorizzazione delle intuizioni presenti in tali sistemi di comprensione umana storicamente superati.

Politicamente, il capitalismo industriale (pre-cibernetico) e il comunismo sono incompatibili con la natura scientifica dell'uomo: perché entrambi sono l'esatta negazione della libertà umana. Il problema, a rigor di logica, non è quale chiesa scegliere, ma come vivere nel rispetto del principio di realtà, deducibile dall'etica della conoscenza scientifica (Jacques Monod), dalla psicoanalisi di Freud, dall'umanesimo marxista, dalle avanguardie artistiche, dall'Illuminismo... dei nostri antenati di Parigi e... Atene, dalla semiotica dei massmediologi critici.

Al di là del bene e del male, c'è l'aurora del nuovo mondo, ma anche le tenebre del vecchio: da cui il cinismo dell'impotenza... La paura irrazionale contemporanea delle macchine è l'ultima fuga dalla libertà della nostra società industriale, ancora inquinata di religione.

NOI TRASFORMIAMO IL '68 PERDENTE IN UN COMPUTER VINCENTE!

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giovedì 25 dicembre 2008

CITTA' DELLE BICICLETTE?

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“Hanno mai avuto ragione i politici? Un verso di Holderlin non ha avuto più valore di tutta la saggezza dei regnanti?” Hermann Hesse

 

…Forse è peggio l’automobilista che passa con il rosso, ma poiché la cronaca rivela spesso episodi d’incidenti anche gravi, è venuto il momento di far rispettare le regole… Ferrara, come si legge dall’ingresso Nord, - “Città delle biciclette” necessita di una rettifica: “Città delle biciclette autoctone”. Perché ai ciclisti è consentito tacitamente circolare a fanale spento (mai visto un vigile fermarli e multarli, anche d’inverno con la nebbia!), in senso vietato, sui marciapiedi, dove è vietato, eccetera? Un amico automobilsta (difendiamo finalmente questa categoria perseguitata dal fanatismo pseudoecologico!) mi ha narrato… lo sgomento provato nell’aprire una volta la portiera nella nebbia con i vetri appannati e…  non vedere una due ruote che avanzava in pieno buio… So che se il malcapitato… cade e si fa molto male (in ogni caso – ovvio- agi automobilisti dispiace!) all’automobilsta viene momentaneamente sospesa la patente e magari non può più lavorare, se la sua attività è distante appena pochi chilometri dalla sua residenza, vista l’inefficenza conclamata o l’assenza di ogni sbandierato trasporto alternativo. Quanto ai ciclisti la smettano di lamentarsi delle rarissime contravvenzioni, denunciando come alibi infrazioni più gravi. Le regole – in una comunità moderna e scientifica (Ferrara?) non si misurano ma si rispettano, grandi o piccole che siano…E i vigili devono farle rispettare, diritto-dovere dei cittadini, non …certe  vessazioni (qua sono sempre solerti!) guarda guarda proprio contro gli automobilisti, in una città dalla viabilità e  dai parcheggi semifolli., per far quadrare la contabilità comunale! Magari davanti a certe scuole elementari, dove quando i bambini attraversano la strada, certi ciclisti sfrecciano contromano indisturbati! Oppure in certe strade molto trafficate dove i ciclisti sfrecciano… fregandosene della pista ciclabile obbligatoria accanto! Infine, un aneddoto forse rivleatore e stimolante: molti anni fa, un giovane vigile fermò tre ragazzi sullo stesso motorino (una ero io). Quel giovane vigile fu molto simpatico: “Oggi sono in buona…vi multo ma vi faccio lo sconto per comitiva!” Persi… la mia “sabatina”, ma non salii più in motorino neanche in due! E grazie a quel vigile solerte ma psicologo… forse non mi sono mai fracassata la testa!

SYLVIA FORTY

 

LO SCRITTORE FABRIZIO RESCA

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“Sono un grande fautore delle citazioni e trovo molto interessante l’opinione di Walter Benjamin, secondo il quale il miglior libro del mondo sarebbe una raccolta di citazioni...”.

Così scrive in quarta di copertina Fabrizio Resca, autore del fresco di stampa “Pensieri on the Road” (Este Edition), una sorta di manuale “di viaggio”, che riporta argute e divertenti citazioni tratte da dozzine di opere di scrittori e articoli di giornalisti attinenti appunto al “viaggio”, nella sua accezione più ampia: sia esso turistico, culturale, conoscitivo, mentale.

Un libro concepito per essere aperto a qualsiasi pagina, la cui lettura si può iniziare o sospendere a piacimento, rispettando i ritmi del viaggio intrapreso. Il ferrarese Fabrizio Resca, tour leader e travel consultant professionista, nonché autore di numerose sillogi poetiche e romanzi, e in particolare del best-seller di impressioni di viaggio “Odore di Russia” (1995), ha con pazienza certosina riunito in volume le più interessanti citazioni individuate nei molti libri letti per lavoro e per passione.

Da Aristotele a Dante, da Borges al Dalai Lama, da Hemingway a Kerouac, da Livingstone a Sepulveda, da Conrad a Terzani; un “itinerario” di citazioni che riserva spesso inaspettate sorprese, come ad esempio - tanto per citarne una - la frase del grande Voltaire: “Il viaggio di scoperta non consiste nel vedere nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Quanta umiltà, forza, attenzione, comprensione, umanità e scaltrezza ci vuole per muoversi, con passi leggeri, sulle vie di questo mondo, lungo le quali, come diceva Stanislaw Jerzy Lec, “ci saranno sempre degli esquimesi pronti a dettare le norme su come devono comportarsi gli abitanti del Congo durante la calura”.

RICCARDO ROVERSI

http://www.este-edition.com/prodotti.php?idProd=250

http://www.literary.it/dati/literary/diedo/pensieri_on_the_road.html

  

BUON NATALE GESU' BAMBINO

 

Da Mauro Presini all'ASINO ROSSO.

A cura di David Palada

"Dedicato a tutti i bambini che hanno 5 o 45 anni o forse più. Che sia un Natale colorato, e buona avventura!"

di Gianni Rodari

FILASTROCCA IMPERTINENTE

Filastrocca impertinente,
chi sta zitto non dice niente;
NATALE.jpg

chi sta fermo non cammina;
chi va lontano non s’avvicina;
chi si siede non sta ritto;
chi va storto non va dritto;
e chi non parte, in verità,
in nessun posto arriverà.


Gianni Rodari

http://www.giannirodari.it/

IL DRAGO ... ALL'ASSALTO!

berlusconi.jpgDRAGOTTO E LO SPOT DI NATALE...

Dopo mesi di incertezze e di grave assenza mediatica, Forza Italia a Ferrara, finalmente batte un colpo significativo e al passo del duemila e dei suoi ideali cibernetici: il Partito della Modernità Italiana, secondo il programma del Cavaliere. Finalmente il candidato ufficioso scende in campo, invadendo proprio per Natale la città con ottimi manifesti spot. Mossa apparentemente azzardata, invece azzeccata e significativa, secondo la miglior lezione mediatica dei vari McLuhan, De Kerckhove, Negroponte... Alvin Toffler  e anche... Berlusconi.

"COMINCIAMO A CREDERCI" lo slogan, un segnale ottimista e importante di chiamata alle armi per una battaglia vincente unitaria di tutto il PDL nascente e delle forze affini (da La Destra allo stesso Verri dissidente da AN): lo scenario è unico a Ferrara per un clamoroso sorpasso ... a Ferrara La Rossa (o quel che ne resta, dopo ... Tagliani).

I liberi cittadini, commercianti, operai, artisti di Ferrara non possono accontentarsi della fine della sinistra storica a Ferrara per opera dei loro... alleati postdemocristiani: la città ha bisogno di una svolta appuntro realmente storica, grazie al PDL e a certa nouvelle droite culturale esistente in città.

Stop, quindi a incertezze e polemiche e "Fiorire non Marcire" all'assalto democratico del Palazzo. Gli spot di Giorgio Dragotto sono un link di novità importanti: i vertici del nascente PDL continuino in questa direzione mediatica, a Ferrara già vincente con i celebri manifesti di Giulio Barbieri: e lancino altri link importanti, secondo i criteri meritocratici, conoscitivi,"cibernetici" che caratterizzano la rivoluzione del Cavaliere, coinvolgendo nel nascente Team vincente, non solo le figure più creative e meno buoniste e politichesi dei singoli staff strettamente partitici, ma interfacciandosi concretamente appunto con certa nouvelle droite attiva in Città.

Solo tale strategia di futurismo sociale, accanto ai piccoli grandi capolavori di Rendine contro i vertici dei Vigili, persuaderanno i ferraresi che il PDL (e aree affini) a Ferrara è oltre la Casta...  e mira a fare l'unica cosa per cui esiste: Vincere e liberare Ferrara nel 2009! Il Drago, simbolo di Ferrara, è pronto a sparare le sue fiamme laser futuriste!

http://www.windoweb.it/edpstory_new/ep_gates.htm

www.myspace.com/futurismo2009

IL FUTURISTA BALDO SAVONARI

 SAVONARI.jpg

ERICE CITTA' DELLA SCIENZA E FUTURISTA!

***Lo Pneumatico di Baldo Savonari- immagine a lato)

" Sono nato ad Erice (TP) il 15/11/42. Ho vissuto in diverse città della nostra penisola e qualche anno all' estero.
Fino al 1975 subisco l'influenza di tutti i pittori astrattisti o comunque non figurativi. Nel 1976 vengo fulminato dall'esperienza futurista di Giacomo Balla e allestisco a Faenza una mostra dove tutte le tele sono un omaggio al maestro. Poi è la volta di Umberto Boccioni e della sua straordinaria cromaticità. Ma è Paolo Uccello che in una notte magica, nella solitudine del mio studio, ne1 1985, mi dà il LA per ridipingere la sua battaglia: SOGGETTO RINASCIMENTALE PIÙ STILEMI E COLORI FUTURISTI.


Nel 1986, fondo il
TERZOFUTURISMO.


Sono un pittore di "bottega", nel senso che tutto quello che conosco delle tecniche pittoriche l'ho imparato negli studi di buoni maestri.

Va da se che ho aggiunto un po' anche del mio in quarant'anni di mestiere. La mia naturale avversione per ogni ordine precostituito mi portò a detestare "la copia dal vero".

Antepongo il colore al disegno e costringo il segno a obbedire alla necessità del colore, per me unico padrone della tela. Se per disegno si intende progetto, allora penso di essere un discreto disegnatore, ma se si intende capacità di schizzare velocemente dal vero e magari estemporaneamente allora sono un pessimo disegnatore. Io sono un pittore da studio, da laboratorio (metodo e progettazione fino alla nausea).

Secondo me, chi vuole veramente innovare deve partire da presupposti diversi da quelli comunemente accettati: se si parte dal figurativo, al massimo si avrà un'elaborazione del figurativo. I miei soggetti non sono oggetti ma concetti. Naturalmente, ho il massimo rispetto per chi pensa e opera in maniera diversa e opposta dalla mia. Tra gente d'arte, sono importanti soltanto il confronto e la diversità. Il resto è noia..."

BALDO SAVONARI (ERICE-CITTA' DELLA SCIENZA)

www.savonari.it

http://www.geocities.com/savonari/

mercoledì 24 dicembre 2008

FUTURISTI LIVE!

futurismo russo 3.jpg 

CONTINUITA' DEL FUTURISMO...

Ormai il centenario del Futurismo è già celebrato, da tempo, ovunque: e in anticipo (non a caso il termine Futur-ismo, se si passa il calembour!) rispetto alla data ufficiale del 20 febbraio 2009.

Risale a oltre due anni fa l'evento su Luigi Russolo al Mart di Trento; da poco si son smorzati gli echi della mostra di Osvaldo Licini a Borgo Storico Seghetti Panichi di Castel di Lama, in provincia di Ascoli Piceno che seguiva idealmente quella tenutasi a Brescia, nel complesso del Museo di Santa Giulia, tra la fine del 2006 e l'inizio del 2007, a cura di Marco Goldin e Fabrizio D'Amico.

Per non parlare di quella su Giacomo Balla - in occasione pure del cinquantenario della sua morte, avvenuta l' 1 marzo 1958 - a Palazzo Reale, a Milano e terminata circa sei mesi fa.

Dal Centre Pompidou di Parigi, «Le Futurisme à Paris - Une avant-garde explosive», première della rievocazione di massa che ci aspetta nel 2009 nel giorno esatto dell'anniversario al piccolo prezioso Depero già in atto a Correr di Venezia, alla prossima, sempre al Correr di Venezia, Futurismo 100. Astrazioni dal 5 giugno, a «Futurismo. Velocità + Arte + Azione», kermesse milanese a Palazzo Reale dal 5 febbraio, a Londra, «Futurism 100!», della Estorick Collection già dal 14 gennaio a quella di Roma alle Scuderie del Quirinale dal 20 febbraio, alla Tate Modern di Londra, nel Regno Unito, dal 12 giugno, per non citarne che alcune tra le più importanti.

Ma i futuristi sono anche...contemporanei, esistono ancora: il cosiddetto quinto futurismo secondo la felice definizione di Alessio Brugnoli, scrittore e tra i principali promotori del cosiddetto neofuturismo (ma i futuristi attuali rifiutano i suffissi neo/post!); a Roma, ad esempio, è ancora attivissimo Antonio Fiore (ex Futurismo Oggi, di Enzo Benedetto, l'ultima rivista "storica" ufficiale attiva fino al 1993), appena reduce da una grande mostra a Roma (primavera 2008 al Museo Nazionale degli strumenti musicali) e tra breve nuovamente in scena proprio per il centenario; a Bologna Valerio Zekkini e la sua cult electro band PCCorporation, poeta, saggista e musicista.

A Milano i cosiddetti Connettivisti, gruppo di neofuturisti particolarmente vicini alla fantascienza e alla rivoluzione digitale e del web.

A Roma e a Salemi, come noto, ci sono Graziano Cecchini (e lo stesso Sgarbi), il futurista della Fontana Rossa e delle Palline di Piazza di Spagna.

A Ferrara, da anni è attivo Roby Guerra, poeta e scrittore, ora anche video-poeta: e proprio Guerra, Futurismo al 100% - è il caso di sottolinearlo - ha avuto, per l'appunto, l'idea futurist-issima e, forse, unica di celebrare e rilanciare il futurismo direttamente nel Web, nel celebre server di You Tube: 22 video-poesie clip dedicate al centenario (Canale Futurguerra-playlist), sorta di giocattoli elettronici, cyber-graffiti (come li definisce l'autore) eretici e iconoclastici, microsintesi del nuovo futurismo del Duemila. Alcuni son dedicati proprio a ... Rosso Trevi (di cui Guerra è amico, ha ospitato Cecchini anche a Ferrara in un recente video festival internazionale curato da sé, oltre all'Ass. Ferrara Video&Arte); altri, programmatici, a Ferrara. Tra essi piace citare Ninna Nanna di Filippo Tommaso Marinetti, su musica di Massimo Croce, ispirata ad un testo di Guerra del 1983.

In effetti il futurismo in versione video persuade sulla continuità dell'avanguardia italiana più discussa e certamente, a tutt'oggi, rivoluzionaria...

MARIA CRISTINA NASCOSI

http://www.eventiesagre.it/Eventi_Culturali/21016773_Centenario+del+Futurismo+su+You+Tube.htmlw

http://news.google.it/news?hl=it&resnum=0&q=centenario%20del%20futurismo&um=1&ie=UTF-8&sa=N&tab=wn

martedì 23 dicembre 2008

CHIUDIAMO LE SCUOLE?

Ringrazio Mauro Presini (CGIL-Scuola) per la sua straordinaria insistenza. Mi ricorda, da uomo di sinistra, quei vecchi che alla domenica mattina si presentavano con l’Unità a casa mia. L’odore di inchiostro si confondeva con lucenti paste alla crema appena comprate. Un garofano alle signore, la radiolina per sentire le partite. Poi era quasi lunedì. Le partite di pallone sono rimaste.
Il garofano appassito tentava ancora di nutrirsi dalle pagine del giornale di Gramsci…

L’articolo che state per leggere è stato pubblicato il 22 dicembre 2008. L’Asino Rosso lo divulga integralmente poiché a noi piace così!

A cura di David Palada
 
  

“Difendiamo la scuola democratica” (11 febbraio 1950)

“È venuta così fuori l’idea dell’assegno familiare, dell’assegno familiare scolastico.

Il Ministro dell’Istruzione al Congresso Internazionale degli Istituti Familiari, disse: la scuola privata deve servire a “stimolare” al massimo le spese non statali per l’insegnamento, ma non bisogna escludere che anche lo stato dia sussidi alle scuole private.
Però aggiunse: pensate, se un padre vuol mandare il suo figliolo alla scuola privata, bisogna che paghi le tasse. E questo padre è un cittadino che ha già pagato come contribuente la sua tassa per partecipare alla spesa che lo stato eroga per le scuole pubbliche. Dunque questo padre deve pagare due volte la tassa. Allora a questo benemerito cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, per sollevarlo da questo doppio onere, si dà un assegno familiare.
Chi vuol mandare un suo figlio alla scuola privata si rivolge quindi allo stato ed ha un sussidio, un assegno.
Disse il ministro: “È un argomento che per la sua novità non può non dare motivo a incertezze e a discordi pareri”.
Certo, certo. Però confido che voi non sarete di discorde parere e che sarete tutti contrari, perché è un ragionamento che è basato su un sofisma. Il cittadino che paga due volte! Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare?
È un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese.
Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica.
<Omissis> Dunque questo giuoco degli assegni familiari sarebbe, se fosse adottato, una specie di incitamento pagato a disertare le scuole dello stato e quindi un modo indiretto di favorire certe scuole, un premio per chi manda i figli in certe scuole private dove si fabbricano non i cittadini e neanche i credenti in una certa religione, che può essere cosa rispettabile, ma si fabbricano gli elettori di un certo partito."
  

(di Mauro Presini
CGIL- Scuola)

http://isole.ecn.org/filiarmonici/papini1914.html

http://www.austroeaquilone.it/aea/aea2db.htm

L'ASINO ROSSO!

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COMUNICATO:

David Palada aspetta ogni vostro commento. E’ il mio modo di essere, non ci posso fare nulla.

L’ASINO ROSSO HA UNA PREROGATIVA: L’ACCESSO.

L’ASINO ROSSO NON E’ UN GIORNALE ANTIDEMOCRATICO.

L’ASINO ROSSO E’LIBERA INFORMAZIONE!

Io David Palada non sono di destra, non sono fascista,non sono futurista.
Appoggio ogni iniziativa che non sia antidemocratica e anticostituzionale; “sfortunatamente” sono capitato in un ambiente vivo e vegeto, ma di destra. Allora faccio un appello a coloro che sentono battere il cuore a sinistra, prima dell'infarto: mandate anche solo due righe ogni tanto, almeno non mi sentirò solo. Faccio un appello anche a chi non la pensa come me: abbiate pietà.
Schieratevi, non siate passivi. Prendete decisioni: anche l’aperitivo, se ci pensate bene, ha una sua valenza politica.


david.palada@libero.it

DAVID PALADA

www.beppegrillo.it

http://keynes.scuole.bo.it/ipertesti/arte_cinema/manifestodada.html

 

LETTERA A VELTRONI

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Gentile Veltroni,
so che in questi giorni lei è impegnato a riempirsi la bocca delle parole rinnovamento, perciò le rubo pochi istanti, per ricordarle un certo appalto, relativo alla manutenzione degli oltre 800 km delle strade di Roma, 720 milioni di euro per nove anni, dato ad un certo Alfredo Romeo.

Vorrei farle alcune domande, se permette. Dopo la contestata assegnazione di quell'appalto, una delle imprese concorrenti, la Manital fece ricorso al Tar, sottolineando come questo dovesse essere invalidato, perchè tra chi doveva valutare l'esito del bando, vi era un socio di Romeo, Luigi Bardelli. Una cosa chiamata conflitto di interesse... Ora, lei ripete queste parole i giorni pari e quelli dispari, per attaccar Berlusconi.

Perchè ignorò il parere della sua Commissione di Garanzia che evidenziava tale pasticciacio ?Perchè invece di dare il buon esempio, lei fece ricorso al Consiglio di Stato, per favorire l'assegnazione a Romeo ?

Perchè, tra l'altro, ha difeso a spada tratta un appalto che costa venti volte i normali prezzi di mercato e con una qualità di servizio immonda, dato l'allagamento che subiva Roma ad ogni pioggia ? Sa che se io avessi fatto la medesima cosa, nel mio lavoro, mi avrebbero licenziato in tronco ?

Perchè, quando Alemanno il 5 novembre ha revocato l'appalto per inadempienza contrattuale, lei ha dato mandato ai suoi scherani nel consiglio comunale di far cagnara, accusando il novello sindaco di voler cancellare la "buona" eredità della sua gestione ?

Non voglio mettere in dubbio la sua onestà, è compito dei magistrati, se ne avranno voglia, ma in questa vicenda ha dimostrato o totale menefreghismo della città e dei suoi abitanti o un'abissale incompetenza.

In ogni caso, non si è mostrato differente dalla Iervolino o dai tanti inquisiti del suo partito. D'altra parte, il pesce comincia a puzzare dalla testa

ALESSIO BRUGNOLI