DA IL GIORNALE «L’ho scelto per la sua storia, perché è un politico di livello e, non voglio essere ipocrita, perché è nero». Chiaro che è buona l’ultima ragione, se no non l’avrebbe circondata di borotalco: l’ha preso perché nero. Questo ha detto Dario Franceschini per spiegare come mai ha voluto Jean Leonard Touadi, nato in Congo, deputato eletto con l’Italia dei valori e poi passato al Partito democratico, come vice nella corsa per la segreteria. Ha detto proprio: «Non voglio essere ipocrita». Pensava così di essersela cavata, e di beccarsi un elogio: ma guarda com’è sincero. Al diavolo. È come dire a Touadi che è più nero che intelligente. Scegliere uno perché è nero, è uguale - perfettamente uguale - a scartare uno perché è nero. Obbedisce alla stessa gerarchia di valori razzisti. Trasforma il colore della pelle, l’appartenenza etnica in un merito, in un punteggio. Come l’origine sociale per Stalin, il quale optava per Tizio o per Caio sostenendo: è di puro sangue proletario. O...