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martedì 10 settembre 2024

Orban e la Cina----

 https://www.iltempo.it/esteri/2024/07/09/news/viktor-orban-xi-jinping-cina-incontro-unione-europea-missione-contromisure-39818572/

 La partecipazione del primo ministro ungherese si è svolta nell’ambito delle relazioni bilaterali fra Ungheria e questa organizzazione. L’Ungheria non ha ricevuto alcun mandato dal Consiglio dell’Ue». anche con la Cina...

 


mercoledì 28 dicembre 2011

Il PCI, la rivoluzione d'Ungheria e Napolitano nel 1956: Storia non gossip! *video

 
Budapest 1956
*segnalato da Graziano Cecchini

.....di fronte ai coraggiosi interventi di Di Vittorio
e di Antonio Giolitti - gli unici che durante l'assise plenaria parlarono apertamente di «rivoluzione» ungherese, giungendo a definire non legittimo, non democratico e non socialista il governo contro il quale era insorto il popolo di Budapest il 23 ottobre - si scatenò immediatamente il fuoco di fila dell'ortodossia, che Togliatti affidò ai cosiddetti "giovani" rinnovatori del partito.
Prima fra tutte la «sparatoria» - come la definì il poeta e giornalista del «l'Unità», Fidia Gambetti - operata dal trentunenne delegato di Caserta, Giorgio Napolitano. Dopo aver attestato tutta la sua soddisfazione per l'impostazione data da Togliatti ai problemi del movimento operaio internazionale, Napolitano polemizzò aspramente con Giolitti argomentando che in Ungheria «non ci si è limitati a sviluppare la critica, ma si è scatenata una lotta disgregatrice, di fazioni»; l'azione sovietica,Salerno: visita del presidente Giorgio Napolitano. - Blog Salerno | http://www.blogsalerno.it/blog/2... «evitando che nel cuore dell'Europa si creasse un focolaio di provocazioni e permettendo all'Urss di intervenire con decisione e con forza per arrestare l'aggressione imperialista in Medio Oriente, oltre che ha impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ha contribuito in maniera decisiva, non già a difendere solo gli interessi militari e strategici dell'Urss ma a salvare la pace nel mondo».

continua:
http://www.storiain.net/arret/num123/artic1.asp

domenica 27 novembre 2011

"La giacca del Gundel" intervista a Claudio Strano, scrittore e giornalista

 gundel di budapest a uno dei ristoranti pia¹ conosciuti in ungheria ... | http://europa.qviaggi.it/...

 

 

INTERVISTA A CLAUDIO STRANO

 

D. Strano, dagli anni ’80 un nome ricorrente nel panorama ferrarese letterario più sperimentale.

R- La parola “sperimentale” nel mio caso ha una qualche attinenza se riferita al piano linguistico. Per il resto vengo da una formazione classica dalla quale ho ereditato, credo, un certo senso del sacrale, del rispetto dell’insegnamento dei maggiori, l’istinto a scandagliare il profondo dell’animo umano ma anche le idee che muovono noi, scimmie presuntuose, sulla scacchiera del mondo. La leggerezza calviniana mi pare un tratto caratterizzante della nostra epoca letteraria e non solo, la considero anzi un “lezione permanente” del grande scrittore italiano, ma è il sottosuolo che mi affascina nel senso più esistenziale e filosofico che non dostoevskijano. Gratta gratta penso ci siano mondi sconfinati relegati nel “non detto”quotidiano che solo la letteratura, ieri come oggi, può svelare ai nostri stessi occhi stanchi per il predominio dall’esteriorità. Credo sia questo il principale compito della letteratura, tra i tanti, che la rende immortale a dispetto dei tanti funerali che ha già ricevuto.

 

D- Perché questo titolo, “La giacca del Gundel”, al suo primo romanzo? Di cosa parla?

R- Il Gundel è un famoso ristorante di Budapest, capitale dell’Ungheria, in cui sono stato e dove rischiavo di non entrare essendomi presentato in maglione e non con la giacca d’ordinanza che lì è richiesta. E chi lo sapeva? Agli sprovveduti come me viene fornita, allora, una giacca dal locale, una giacca dunque “indossata da tutti senza essere mai appartenuta a nessuno”, come scrivo nel libro. Mi è parso, fin dal primo momento, un buono spunto letterario su cui incentrare una vicenda a metà fra thriller politico e storia reale documentata, dove la giacca rappresenta una molteplicità di cose che ben poco hanno a che fare con l’eleganza: il formalismo, sì, le convenzioni imposte dalla società, ma anche un modello sociale, il comunismo, da cui l’Ungheria del 2004, alla vigilia del suo ingresso nella Ue, voleva prendere le distanze senza riuscirvi mai pienamente. E ancora, la giacca fornita dal locale è un simbolo della massa, dell’indistinto, delle vecchie e nuove “integrazioni” che attraggono e che fanno paura a seconda dei tempi. Nonché, ovviamente, uno status symbol e una spia dell’intramontabile tema dei dislivelli sociali e del conflitto ricchezza-povertà.

 

D- E cosa capita nel romanzo? Chi sono i protagonisti e quali i riferimenti più alti, se ci sono?

R- Protagonisti del “romanzo di idee”, per dirla con Kundera, sono due uomini (e due generazioni) di ungheresi vittime della storia, entrambi figli del periodo comunista poi travolti dai rapidi cambiamenti della società. Il primo, Gábor, manager emergente, vorrebbe trovare consolazione nei valori del passato. L’altro, Balázs, giovane “esubero” con famiglia a carico, si fa sedurre dall’idea dell’occasione di una vita che, quando capita, bisogna saper cogliere. È uno dei falsi miti dell’Occidente che poi lo porterà alla rovina. Al loro incontro fa seguito un invito al ristorante Gundel dove una giacca fornita dal locale avvia l’azione: ci troviamo tutti all'interno di un grande gioco di ruolo ordito (ma a quale scopo?) da una fantomatica organizzazione che si è rintanata in un museo molto particolare, realmente esistente a Budapest: la Casa del Terrore.

La vicenda, che si sviluppa a cavallo di più generi e forme letterarie, con richiami a due grandi scrittori magiari come Sándor Márai e Peter Esterházy, va a toccare tre città italiane – Venezia, Bologna e Ferrara – viste con gli occhi stupiti della prima volta. In realtà è il pretesto per parlare, tra realtà e allegoria – come suggerisce Zsuzsanna Rozsnyói dell’Università di Bologna, autrice della prefazione – di una data come dicevo molto importante. La data è quella del 2004 che sancì l’ingresso nell’Unione Europea dell’Ungheria e di altri 9 paesi dell’ex blocco comunista. I timori, le paure, le fobie, le crisi d’identità dei singoli e di un intero popolo di 10 milioni di abitanti sono la metafora di situazioni simili nella vecchia Europa. Sullo sfondo, i segnali inquietanti che porteranno all’attualità, con la rinascita di un nazionalismo estremo e i rigurgiti di razzismo.

Temi di attualità anche italiani sono rintracciabili sullo sfondo della storia di Gábor e Balázs: dalla discussione sulla procreazione assistita alla strage degli innocenti (i bambini abbandonati o uccisi), dalle questioni legate all’immigrazione all’incontro/scontro tra culture diverse, alla ricerca di identità sempre nuove e anche sempre incerte.

 

D- Ambientare un romanzo in Ungheria, per uno scrittore ferrarese, non è un po’ come tradire la propria cultura di origine, il territorio che lo ha nutrito e di cui è espressione?

È una domanda che mi sono posto più volte e alla quale rispondo così: non ci sono e non ci possono essere confini, né verticali né orizzontali, all’indagine letteraria e tanto meno in tempi di globalizzazione e di circolazione rapida delle informazioni e delle idee come quelli in cui viviamo. Il mio “altrove”, l’Ungheria, è uno spazio geografico e dell’animo ben riconoscibile, da qui nasce il mio interesse per i magiari e la magiarità. E sto parlando di un piccolo paese con una grande cultura che non è meno interessante di Ferrara, Lo dico con ironia e con serietà allo stesso tempo. Oggi ciò di cui si sente davvero il bisogno è di approfondire il tema del confronto-scontro tra culture, di capire i nessi e i vuoti tra popoli che storicamente poco si sono frequentati, più che di omaggiare i proprio territori con operazioni difensive e di retroguardia. L’Ungheria, insomma, o qualsiasi altro paese intercettato con amore, va vista un po’ come un Android della pagina scritta: un ambiente “intelligente” in cui far muovere personaggi e idee. Per conoscerla e conoscerci meglio.

 

 

http://www.estense.com/?p=177793

 

 

R.G.

lunedì 14 novembre 2011

Claudio Strano, "La Giacca del Gundel": un romanzo noir post-comunista alla luce del web

*from  Resto del Carlino, novembre 2011

di STEFANO LOLLI


La giacca del Gundel





UN PO' THRILLER storico, un po' romanzo di «idee» per dirla alla Milan Kundera. 
Il libro è un romanzo classico, ambientato tra l'Italia e l'Ungheria, tra Venezia, Bologna, Ferrara e Budapest dove si intrecciano le vicende di due uomini (e di due generazioni) di ungheresi vittime della storia, «entrambi figli del periodo comunista poi travolti dai rapidi cambiamenti della società WEB
Il giornalista ferrarese Claudio Strano, 49 anni: il suo libro si trova su www.lulu.com


— spiega l'autore —, il primo Gàbor manager emergente che vorrebbe trovare consolazione nei valori del passato, l'altro Balàsz giovane con famiglia a carico che si fa sedurre dall'idea dell'occasione di una vita».
E' una giacca che li lega (quella fornita dal ristorante Gundel), e che scatena la trama fitta di richiami a orga- nizzazioni criminali, musei decisamente particolari (la «Casa del Terrore») ed episodi della storia recente, realmente avvenuti.
«Tutto prende l'avvio nel 2004, che ha sancito l'ingresso nell'Unione Europea dell'Ungheria e di altri nove paesi dell'ex blocco sovietico», riprende Claudio Strano. 49 anni, già autore di raccolte poetiche («Borborigmi») e testi narrativi («Racconti di leggero astigmatismo») che ora approda alla forma del romanzo.
«Oltre ai timori, alle paure, alle fobie ed alle crisi di identità che hanno condizionato l'approdo degli ungheresi all'Europa — spiega il giornalista —, sono rintracciabili nel libro anche temi di attualità italiana: dalla discussione sulla procreazione assistita alla strage degli innocenti (i bambini abbandonati o uccisi), dalle questioni legate all'immigrazione all'incontro-scontro sulle culture diverse».
Evidenti, in chiave letteraria, i richiami a due grandi scrittori magiari (Sàndor Marai e Peter Esterhàzy), citati in cartaceo o in quello elettronico, vedi la web version in Lulu com: