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sabato 5 marzo 2016

Ferrara e la scrittura "aliena" : Andreotti e Traina

Scrivere a Ferrara

fonte Ferrara Italia


di GIANNI VENTURI



L'attività scrittoria ferrarese, come si sa, è imponente. Si scrive per mestiere, per vocazione, per svago e spesso la scrittura diventa un modo nuovo di riconoscersi, specie se si esercita un altro mestiere. È il caso del ministro della cultura Franceschini, dell'ex sindaco Sateriale, della nuova direttrice di Rai Tre, Daria Bignardi (e omen-nomen si noti la curiosa ripetizione del nome declinato in due generi Dario-Daria).
Qui non si parla di chi esercita questa attività come scelta di vita e di professione – come per esempio Roberto Pazzi – ma di chi la coltiva come 'secretum professionale', direbbe Pavese, che così titola la prima parte del suo Diario, o meglio 'vizio' in senso positivo, che alla fine esplode nella urgenza della pubblicazione. Queste note non nascono dunque per controllare la qualità – una volta si sarebbe detto estetica – delle pagine che vi proponiamo, ma per avvertire di una intensa vocazione alla scrittura di chi svolge altre professioni.
Tra i medici gli esempi sono abbastanza numerosi, ma chi persegue con costanza e perseveranza la narrativa è Gian Carlo Traina, già direttore di fama della Clinica Ortopedica ferrarese. La sua ultima raccolta di racconti si intitola "Sarebbe tre" (Liberty House 2015), alludendo al fatto che è la sua terza fatica letteraria, preceduta da "Brezze marine" del 2012 e "Pinete" nel 2013, sempre pubblicate da Liberty House. Le raccolte di Traina, accompagnate da disegni dello stesso autore, rivelano una nostalgia acuta e una fedeltà linguistica a quelle origini toscane a cui si fa continuamente riferimento nel lessico e nell'ambientazione: il territorio pisano, la Lucchesia, Viareggio e la Versilia, condite da un sale ironico graffiante che le rende ancor più gustose. Si legga la prima novella, "Salomè", dove la nota vicenda della danzatrice più famosa di ogni tempo si svolge in un contesto storico irrispettoso per i continui scivolamenti nel contemporaneo. Due viaggiatori in treno ricordano la vicenda di Salomè, quella che… "il prete, a noi bimbetti, a domanda non rispondeva mai". L'uso del vernacolo punteggia una storia trasferita nel racconto in una contemporaneità 'bassa', da discorso del bar Sport: "Salomè, che ormai s'è capito che era parecchio disinvolta, girò, guardò, chiese e insegnò a ballare danza moderna a tutte quelle, serve o schiave, che le giravano intorno, così si fece parecchie amiche e qualche amico, ma più in là non si andava". Tra un re Erode fumato, un'Erodiade scaltra e una Salomè un po' tonta, che alla fine – dopo che Giovanni le si rifiuta e si avvia a morte certa – sposerà un modesto centurione. Ma il treno è arrivato: "Vieni c'è da scendere, siamo arrivati a Lucca."
Tra la mediazione di fatti di cronaca nera e la struggente bellezza di un paesaggio e di una lingua che sembra a ogni momento farsi parodia si snodano fatti di ordinaria follia: eredità contese, furti, parodie di leggende come quella indubbiamente indotta dalla storia di San Giorgio e il drago, pedinamenti e telefonate. Sembra quasi che l'ossessione linguistica di Traina comporti, a volte, una specie di compiacimento della koiné linguistica, quasi a misurare la qualità di una lingua amata e rispettata con la volgarità dei temi e la banalità di un mondo piccolo che vive d'espedienti e di truffe.
Altro discorso per il volume di Angelo Andreotti, coltissimo direttore dei Musei d'arte antica e storico-scientifici della città. Andreotti proviene da studi umanistici e la poesia non sarebbe un 'vizio', ma il suo mestiere, mentre l'attività di direttore di musei ne è la conseguenza. Insomma, la condizione rovesciata rispetto a quella di Traina. I suoi libri di poesia (la prova più matura è il suo ultimo "A tempo e luogo", Manni 2016) insistono sullo sguardo che costruisce il tempo. La sua raccolta di racconti s'intitola appunto "Il guardante e il guardato" (Booksalad , 2015). Sono le cose o gli altri che guardano e costruiscono la personalità del guardante o il movimento è al contrario? Il primo racconto, che l'autore afferma essere l'unico con radici autobiografiche, "Pudore", situa l'azione in una clinica o in un ospedale. Sul letto giace in stato d'incoscienza una persona. Lo sguardo del visitatore si posa con insistenza sull'arredamento per poi fissarsi sul viso immobile del malato. Ogni paragrafo sancisce l'identità esteriore del visitatore: un 'Lui' che entra nella stanza, una 'Lei' l'infermiera che esce. Poi gli oggetti: 'Sulla sponda del letto'; 'Sul comodino'. Si costruisce in questa minuta attenzione ai particolari esteriori una perdita della vista esteriore, che si trasferisce e si trasforma in vista interiore. Poi lo sguardo si posa sul volto. Un paragrafo straordinario sancisce l'inversione della vista:
"Ma se questo è il tempo del dolore, non è ancora il tempo della sofferenza, quella che poi lo sveglierà di notte, con lo sguardo fisso nel buio a trattenere il respiro che non rubi l'aria a quel ricordo, che non lo smuova, che non lo soffi via."
E di fronte a quel viso immobile si racconta il senso della vita: "La vita è scandalo. Pensa". Così il racconto procede con un attentissimo uso degli incipit, che insistono tutti sulla disposizione di vocali e consonanti. Due volte appaiono i miti e le possibilità del dire: le parole. "Le parole scandiscono il tempo del tempo, ne afferrano gli istanti e li vestono di significati. Si fanno ascoltare da chi le argina tra un attimo e un altro, nella pausa di un silenzio."
Non sono moltissimi gli autori oggi che sanno così sapientemente mettere in gioco il senso del narrare e l'uso delle parole: attraverso lo sguardo di chi è guardato e di chi guarda. Altre sorprese ci riserva questo non facile libro che ci costringe a pensare. Tra le suggestioni di una visività improntata agli studi di storia dell'arte e a tagli dei racconti che rammentano la lunga consuetudine di Andreotti con le tecniche del cinema. Un libro colto, ma se si affronta con serietà e consapevolezza (anche aiutati dalla buona Prefazione di Flavio Ermini) ci saprà stupire.
Ormai sembra che la nostra città del silenzio parli, s'interroghi, sfondi la quieta protezione delle mura per comprendere e comprendersi. A volte quasi ossessivamente. Non passa giorno che almeno due o tre 'eventi' riempiano le sale dei luoghi deputati alle conferenze e alla presentazione dei libri. Non parliamo poi degli echi straordinari attraverso i quali le mostre, specie quest'ultima dechirichiana, tentano di agganciare la contemporaneità e le sue difficili pieghe.
Eppure ancora un passo andrebbe fatto in questa costruzione di uno sfondo culturale permanente e solido. Quello che permettesse di mettere da parte, una volta per tutte, il segno distintivo di una città che molto spesso confonde ferraresità con rancorosità e sospetto.
E non è un passo facile. Specie nella cultura. Benvenuti dunque gli scrittori 'alieni'!


http://www.ferraraitalia.it/diario-in-pubblico-scrivere-a-ferrara-80770.html



domenica 20 dicembre 2015

Ferrara, Gianni Venturi per il futuro dei Musei

 

 Estense com

Venturi pronto a lasciare la presidenza degli Amici dei musei

L'associazione apre il nuovo anno sociale alla ricerca di una nuova identità

P1140208di Anja Rossi
Non è un periodo facile per la cultura, anche a Ferrara. A farsi delle domande sul futuro è stata anche l’associazione Amici dei musei e dei monumenti ferraresi, che giovedì hanno aperto l’anno sociale 2016 presso la sala dei comuni del castello estense.
Tale occasione è stata soprattutto un modo per mettere alcuni paletti sul futuro dell’associazione e sulle sorti dell’attuale presidente, Gianni Venturi. “Sono affezionato questo ruolo – spiega -, ma sono chiamato ora ad altri incarichi. Non posso fare lo Sgarbi della situazione ed accumulare cariche, l’associazione va data in gestione ad altre mani buone. Se tutto va bene, mancherà poco all’addio”. Venturi si riferisce alle nuove e future mansioni al Centro di studi bassaniani e al lascito Prebys da gestire.
“Non possiamo più pensare di poter fare da soli, perché non c’è più né la possibilità né l’idea di continuare a iterare proposte che ormai sono diventate condivise da tutte le associazioni. Mi sento una specie di ‘umarel’ ormai – evidenzia subito dopo Gianni Venturi -: passo la vita ad ascoltare conferenze o a farle, questo è poco edificante a mio avviso. Capita che ci siano giorni con sette conferenze, tutte dello stesso argomento. Non credo che questa sia una proliferazione sana. La ricezione culturale ora andrebbe in qualche modo cambiata e meditata con altri sistemi e mezzi”. Per Venturi, la soluzione sarebbe da ricercare nella collaborazione e nell’unione tra le varie associazioni esistenti, cercando di coinvolgere sempre più i giovani, come è riuscita a fare il Fai.
Nella condivisione di prospettive tra associazioni auspicata da Venturi c’è anche quella di “difendere la nostra identità storico culturale, come quella dei beni della fondazione Carife, affinché queste opere non vegano vendute ma salvaguardate dalla città. Questo è lo scopo futuro, tanto che tutte insieme abbiamo elaborato un documento mandato a chi è responsabile, non per far diventare reale lo smembramento delle grandi collezioni, che dovrebbero godere di maggior rispetto nelle discussioni cittadine. Sicuramente più dell’albero ‘scolino’ – per via della sua struttura coi fori – e delle casette tirolesi”.
Infine, per il presidente Venturi, anche l’esigua richiesta di una quota annuale, diventa un peso. Questo si unisce a una applicazione sbagliata delle volontà della riforma Franceschini, che “togliendo la possibilità di visitare i musei gratis per gli oltre 65enni, vede ora i musei vuoti. Non credo – continua Venturi – che i giovani siano attratti così disperatamente da vedere quadri su quadri. Molto meglio, per loro, zampettare tutto il giorno sul computer”.
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sabato 25 febbraio 2012

Dissonanze Armoniche a Parma, 10 3 '12 : spettacolo di musica e poesia con G.Venturi, A.Pavinato, L.Caligiuri

"DISSONANZE ARMONICHE" La poesia incontra il jazz

“DISSONANZE ARMONICHE” La poesia incontra il jazz

 

Tre solisti conversano assieme fondendo musica e poesia, con spruzzate di sperimentazione e tanto jazz.... 


 

Gianni Venturi voce poesia e suoni 

Andrea Pavinato, contrabbasso

Leonardo Caligiuri, pianoforte.

Musiche di Leonardo Caligiuri e  Andrea Pavinato, testi di Gianni Venturi.

Sabato 10 Marzo 2012, ore 21,30  Theatro del Vicolo - Parma. Vicolo Asdente 9/b 

info   - 329 6538662  - ingresso 10 euro, ore 21.30

 

art design: Nedda Bonini per Nuovecarte FERRARA

 

 

Gianni Venturi è il cantante degli ALTARE THOTEMICO, gruppo nato a Parma e che ha avuto consensi internazionali con l'uscita del primo disco. Ha pubblicato nell'86 la sua prima raccolta di poesie, con la prefazione del grande poeta Roberto Roversi. Poi con i quaderni del Masaorita, pubblica il sogno della palude che lo porterà in giro per l'Italia e per l'Europa a proporre il suo modo di usare la voce ed intendere la poesia, con chiaro omaggio a Demetrio Stratos e a altri grandi sperimentatori vocali. Alterna altre pubblicazioni, ultima un romanzo con “Altromondo Editore” recensito anche sulla Gazzetta di Parma: “LAKSMI SHIVA” Diario di un’ assassina. Ora è alla ricerca del canto perduto, il suono primo....

 

Leonardo Caligiuri fonda con Gianni, gli ALTARE THOTEMICO a soli diciassette anni, viene definito dalla critica internazionale “Enfant prodige” per la maturità esecutiva improvvisativa e compositiva. Si allontana dal progetto ALTARE THOTEMICO per approfondire studi jazzistici con i maestri Roberto Bonati e Alberto Tacchini. Inizia lo studio di clavicembalo e basso continuo con il maestro Francesco Baroni. Attualmente collabora in vari progetti di jazz contemporaneo.

Anche lui è alla ricerca del suono primo...

 

Andrea Pavinatogrande jazzista, immenso musicista, ha suonato tanti generi, come se la musica fosse unica... progressive, blues, jazz, ma sempre ricercando il suono primo, la vibrazione dell'anima. Viene dalla scuola di AresTavolazzi, ed ha suonato con Patrizio Fariselli, Mimmo Turone e tanti altri che sarebbe lungo elencare.

Oggi costruisce strumenti inventati da lui, percussioni dal sapore antico, e... suona con le piante.

 
 

IL SUONO PRIMO...

 

Si dice che il mondo sia nato da una vibrazione, la vibrazione che solidifica l'energia e crea la materia pesante... Ma che può al contrario alleggerire la materia vibrando...

Dicono che si tratta di un si bemolle... Noi lo chiamiamo il canto perduto.... Quello che permette di capire intimamente la via dei canti aborigena... o i mistici mantra... o quella vibrazione che senti quando tutto il rumore si placa... Chi è stato nel deserto sa di cosa parlo...In questa rappresentazione o concerto, gli artisti tentano di trovare quella vibrazione che conosce il linguaggio sottile dell'anima... Questo spettacolo è l'inaugurazione di una tournée che porterà i musicisti in giro per l'Europa...

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

mercoledì 2 novembre 2011

La Pravda Nuova Ferrara- Gianni Venturi sovietizza Baricco e il sindaco Matteo Renzi



 
 
Oggi sulla Nuova Ferrara, Pravda della stampa italiana e ferrarese, due chicche della disinformazione: naturalmente in chiave anti Matteo Renzi e Rottamatori. Mentre il giorno dell'inaugurazione del Big Bang di Firenze, neppure una riga (poi subito puntuali sabato e domenica, ma si sa ... son strategie alla Vanna Marchi formato soviet-società liquida..), il penni-vendolismo del PD kattokomunista da un lato ha mandato un minidossier sull'effetto Renzi a Ferrara. Roba da Paperissima! Il paraleopoldino Merli, il Tecnico Marattin  (più credibile -noi siamo aperti e oggettivi), uno scanner dal web, ovvio Facebook  (prima alla Nuova manco sapevano esistesse Internet): son riusciti nel loro navigar a una dimensione, quella dei cartoons in  1D..., a non vedere l'Asino Rosso! In prima linea (non quella dell'estrema sinistra che fu..) per Renzi e la Rottamazione prossima ventura del vecchio parkinsoniano PD (ferrarese e nazionale..).
 
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Foto Alessandro Baricco: 5067 | Movieplayer.it | http://www.movieplayer.it/gallery/5067/alessandro-b...

 

Poi la velina più subdola, editorialistica persino e in prima pagina: il solito pur certamente non banale mandarino Gianni Venturi, veteroideologico tardogramsciano: prima ha capovolto quel che tutta la stampa italiana ha recentemente evidenziato: ovvero lo spot (serio!) di Benigni per Matteo Renzi.  Poi  ha sovietizzato Baricco, reo di aver definito il PD il partito più conservatore d'Italia, protagonista filorottamatori alla Leopolda 2011...  Velina subdola, poichè proveniente da una figura certamente autorevole e colta (tra Rinascimento e letteratura, ma non c'è nulla da fare... il comunismo intellettuale è sempre stato, in Italia, persino più ideologico e totalitazzante di..Togliatti, figurarsi di Berlinguer).  Baricco ridicolizzato come scrittore, nel peggior copione appunto di memoria sovietica contro i dissidenti. Come Renzi....  Venturi l'ha paragonato per stroncarlo ai vari Pavese, Pasolini ecc.   Certamente Baricco non è a quel livello, nè l'ha mai sbandierato....  Ma contro Baricco e magari pochissimo tempo fa  -proprio Venturi- pro Franceschini scrittore perchè discriminato (sic) al Festival di Mantova, beh... esige soltanto per la Ferrara futura (e non solo) un commento al ...Petrolio!  Rottamazione per il Politburo del PD... e Eutanasia almeno semantica per certa Intellighenzia "rossa"!

 
Roby Guerra futurista
 
(*tra gli autori di AA.VV. Divenire 4, Sestante Edizioni, 2010-  tra essi  Vattimo, Schiavone, More, Sussan, Marchesini, Pellicani eccetera eccetera)