Fanno semplicemente ridere le patetiche provinciali (e francamente allucinate) contestazioni del PD e Forza Italia! al neo premier G. Conte al G7 dei grandi della Terra. Ma come, ormai ufficiale, l'Italia tra i paesi europei è ora quello più alleato con la "scandalosa" America di Donald Trump e concorde nel nuovo corso postsanzioni con la Russia di Putin e lo accusano di figura fragile e dilettantesca! Come se l'ombrello nascente per l' Italia di Trump e Ptuin in persona sia poco rilevante rispetto a quello della decrepita e sempre meno significante Unione Europea!
Al contrario, tali assi verso Trump e Putin sono quasi prove di Italxit futura se l'Unione Europea, dopo le svolte in Italia e da tempo in Ungheria e Austria oltre che in GB con la Brexit, non di deciderà a riformattarsi anche con modulazioni radicali, finendola con l'attuale Europa germanocentrica ai danni di gran parte dei popoli europei.
Se poi parallelamente Salvini non sarà infamamente boicottato dall'Unione Europea stessa o peggio dalla fu sinistra nella lotta finalmente al migrantismo, svolte impensabili e positive per l'Italia sono oggi potenzialità concrete.
Intanto, se poi la nuova Italia sarà costretta a mandare a fan culo l'Europa dei burocrati finanzocratici delinquenti e speculatori sui migranti ecc., benissimo l'asse doppio Usa Trump e Putin Russia: sia come difesa che come risorse energetiche e commerciali ecc. alternative ai filtri penalizzanti dell'Unione Europea (che nei fatti ora conta e da un pezzo assai meno - tranne la sola Germania e un poco la Francia- come Nazione globale europea stessa- non solo verso Usa Russia e Cina, ma anche Giappone, India, Australia, Canada) questa è la direzione se non per una futura e impossibile autonomia nazionale quantomeno con partnership possibili assai più leali, potenti e economicamente sempre comunque forti. E con tali Partner certamente certo sviluppo oltre che sopravvivenza economico- sociale - di questo passo- senza alcuna dietrologia o terrorismo mediatico europeo- è scenario futuribile dietro l'angolo.
Certo, tempo in Italia di qualcosa tipo l'Austria per il pericolo islamico, di stop a eccessiva tolleranza verso il genderismo e i paleocomunisti sia intellettuali che di troppi centri sociali (i primi da azzerare mediaticamente, i secondi - molti almeno semplicemente da chiudere e le teste calde penalmente perseguibili!).
Nonostante e dopo la sentenza della Corte europea, che ha stabilito che Bruno Contrada non doveva essere processato, la Cassazione ha confermato la decisione del tribunale di Sorveglianza di non concedere a Marcello Dell'Utri la liberazione anticipata dal carcere, dove sta per un delitto non commesso e per un reato inesistente in assoluto, come ha autorevolmente sostenuto il procuratore Jacoviello, e comunque non definito prima del 1994 (Dell'Utri sarebbe stato condannato per «concorso esterno», manifestato tra il 1977 e il 1992). Mi pare abbastanza chiaro, se siamo in Europa, come osserva perfino Antonio Ingroia, e se la giurisprudenza prevede che debba prevalere la sentenza più favorevole all'imputato: «Che succede allora? Siamo forse in presenza di un conflitto giurisprudenziale fra Europa e Italia?». In piena illegalità hanno fatto un processo a Contrada e a Dell'Utri, per tre gradi di giudizio, decine di magistrati ignoranti e colpevoli (alla luce della sentenza europea), e non hanno pagato la loro colpa e la loro distrazione. E ora altri giudici, almeno sei, fanno lo stesso errore e tengono in carcere un innocente, per un reato che non poteva commettere perché non era contemplato nel codice penale, e per il quale, come Contrada, non poteva essere processato. Ma nessun parlamentare trova materia per una interrogazione su questo scandalo?
Il blogger della Gad 'sfida' Tagliani a un incontro pubblico | estense.com Ferrara: Lui e il suo gruppo consiliare erano stati accusati dal sindaco di avere poco rispetto dei cittadini. Questo perché, durante la seduta con ordine del giorno lo ius soli, il Movimento 5 Stelle aveva scelto di non partecipare al voto uscendo dall'aula. E allora Lorenzo Marcucci, il blogger della Gad con il suo 'Zonastadio' e ora tra i banchi dei grillini, prende carta e penna (schermo e tastiera) e replica alle parole di Tagliani rimandando ogni accusa al mittente. In primis dicendosi stupito che 'nessuno della maggioranza, nemmeno lei, sia entrato nel merito del nostro 'j'accuse': nella città che amministra, non si agisce efficacemente contro l'esclusione del diverso, che a oggi é prevalentemente ghettizzato in un quartiere'. Secondo Marcucci invece il sindaco 'ha preferito osservare che uscire dall'aula é stato un segno di poco rispetto, perché «ascoltare quello che dicono i colleghi che rappresentano dei cittadini é un segno di rispetto soprattutto se é la prima seduta alla quale uno
Cosa s'intende per "questione di Fiume"? Il patto di Londra non aveva menzionato Fiume tra i territori promessi all'Italia e la Jugoslavia ne pretese l'attenzione, anche se la città aveva, dal 3 ottobre 1918, manifestato la sua volontà di unirsi all'Italia. La Jugoslavia trovò dei validi sostenitori nel presidente degli Stati Uniti, Wilson, e nella Francia, che era contraria al fatto che l'Italia avesse il predominio sul mar Adriatico, nonostante che Parigi avesse a suo tempo brigato sensibilmente per l'entrata in guerra dell'Italia contro gli Imperi Centrali a fianco degli anglo-francesi. I nazionalisti italiani, già preoccupati per gli scarsi risultati ottenuti dal nostro governo dagli accordi circa le alleanze nel primo conflitto mondiale, furono profondamente colpiti dalla questione di Fiume. Fu così che, tra l'11 e il 12 settembre 1919, Gabriele D'Annunzio a capo di un gruppo di volontari, con la cosiddetta marcia di Ronchi, entrò in Fiume, allontanando le truppe alleate che l'avevano occupata e proclamando un governo provvisorio. La questione di Fiume venne regolata da due trattati. Il Trattato di Rapallo del 12 novembre 1920, stipulato da Giolitti, prevedeva che Fiume venisse riconosciuta come stato indipendente e che l'Italia avrebbe ceduto la Dalmazia, a parte Zara, alla Jugoslavia. Ma i legionari fiumani, protagonisti di una stagione interessante anche dal punto di vista di una felice esperienza costituzionale (che ho trattato anche su Asino Rosso), non accettarono i termini del trattato. Il governo italiano, di conseguenza, bloccò la città e, nella notte di Natale del 1920, Fiume venne occupata militarmente. Delle tensioni relative all'avventura fiumana si erano avuti echi anche in occasione della Conferenza di Pace di Sanremo del 1920 (e della quale mi sono occupato già in altre occasioni sempre su Asino Rosso e su Sanremonews), dove, peraltro, si consumò pure una scorretta spartizione di influenze in Medio Oriente tra Londra e Parigi alle spalle dell'Italia. Infine con il Trattato di Roma del 27 gennaio 1924, stipulato da Benito Mussolini, Fiume venne annessa all'Italia. La Dalmazia, a parte zara, restò alla Jugoslavia. Ciò che avvenne dopo è un'altra storia e investe problemi di politica estera del secondo dopoguerra.
Casalino Pierluigi
Nonostante un sindaco musulmano imposto dai poteri forti finanzocratici diversamente geoeconomici transcontinentali prima e poi il delitto diversamente di Unione, secondo il copione storico dell'arcaica Europa pre illuminista dei Re e degli intrighi di Corte, della Boldrini inglese... Nonostante tutta la stampa mediocre continentale filo Neuropa, compresi gli exitpolls farlocchi persino delle tre di notte, clamorosa vittoria dei No all'Europa in Gran Bretagna. Cameron pareva nessuna voglia di logicamente dimettersi, poi - comunque altra la burodemocrazia inglese e meno marcia, le ha annunciate lealmente, insomm il segnale è HARD. Come un nuovo sbarco alleato di Normandia 2.0, contro il Quarto Reich minimal della sempre vecchia Europa a guida Germania e contro i veripopoli europei. Oggi è il Day After di Neuropa, di troppi esperti politologi e pseudoeconomisti. Poco importano i soliti simulacri da Circo dei grandi clown dei cosiddetti Mercati e della cosiddette Borse, a picco, anche la Sterlina, ma copione solo provvisorio più prevedibile del Monopoli. Certamente trema una classe dirigente europea e finanzocratica che da troppi anni umilia la libertà dei popoli e la loro peculiare creatività. L'Unione Europea non ha voluto rinnovarsi e riformattarsi in chiave (sic!) d'uguaglianza e ottimizzazione della creatività di tutte le nazioni specifiche europee, magari in formula evoluta federalista come in Usa, la Germania come spesso nella storia si fissa con il suo barbaro Spazio Vitale, ma la fine dell'Europa, già defunta da decenni rispetto all'Usa e all'era tecnoscientifica, è ormai un automatismo senza antivirus. Fu un grave errore fin dall'inizio l' Europa impostata su basi meramente economicistiche e temporalmente assurda. Mentre per effetto della rivoluzione della comunicazione e poi dell'accelerazione memetica persino post Internet, il mondo è diventato un villaggio globale, i burocrati al potere tecnoidioti o in malafede hanno creato un supernazionalismo continentale, quasi come la velleità dell'Esperanto. L'Unione Europea indebolendo i popoli del continente, sia sul piano delle peculiari risorse singolari sia psicologicamente uccidendo la libertà e sovranità etnico culturale specifica dei popoli stessi, ha favorito centralmente e forse programmaticamente (pur tacito e indicibile) guarda guarda la quasi eutanasia di inglesi, francesi, italiani, greci, spagnoli, ecc., a favore dei gruppi etnici storicamente piu arretrati e spesso filomusulmani, leggi invasione migranti, meri soldatini di stagno di certo disegno neofaxista deciso a tavolino dal tardo capitalismo tedesco-americano dem-arabo islamico contro i popoli mediterranei culla della civiltà veraeuropea! Dalla piu antica delle democrazie europee moderne, ora una lezione di libertà e democrazia cognitiva del nostro tempo che genererà probabilmente un effetto farfalla, soprattutto se il mito di Obama come pare in ogni caso oltreoceano crollerà. Il nuovo Rinascimento inglese direbbe persino l'irlandese Oscar Wilde annuncia nello specifico italiano, un nuovo Risorgimento 2.0 contro i soliti germanici. Germania che ripete sempre nella storia lo stesso copione. In un modo o nell'altro s'impone nel vecchio continente, ma poi, l'indubbia genialità operativa tedesca è sempre subordinata archetipicamente al velleitarismo spesso tragico del Segno del Comando autoritario e antidemocratico. Poi la Germania crolla sempre, anche la Germania nazione guida della fu Unione Europea. E' anche la fine del paraprogressismo paralaico e del pensiero unico... Per la sinistra italiana, infine, già in crisi terminale per conto proprio, nonostante e per colpa anche di Matteo Renzi (ma chi lo critica nella fu sinistra solo meri zombie nostalgici... Prodi il grande stregone dell'Europa, D'Alema, Bersani sic....), che ha scommesso quasi tutto sul mito dell'Europa multietnica e sulla fine della libertà nazionale, per umanitarismo a dir poco schizopolitico e suicidale, è come un asteroide caduto sul PD e sull'anomalia mondiale di certa Intellighenzia ancora psicocomunista, l'estinzione è già iniziata. Con buona pace in Italia dei vari Napolitano, Monti, lo stesso Saviano e molti servi dell'Euro e la Finanza Rossa local che hanno persino evocato il nazismo contro la libera democrazia!!!! gettando una volta di più la maschera! Zomby vestiti di diversamente bitcoin! A proposito pare, persino la Regina con i DEM contro il Brexit!!! Chiaro anche a bambini dell'asilo!
Benito Guerrazzi Sarà magari utile in loco (sperando non sia in loculo come altro Ponte di alcuni anni fa), ma - come da cronache locali- 6 milioni di euro in area lagunare comacchiese, fondi europei per un Ponte delle Volpi o delle Nutrie, non si è capito bene, soprattutto sbandierando ancora e per l'ennesima volta, nel silenzio dei media a livello di critiche fondamentali, la futura Idrovia di cui il Ponte Scilla e Cariddi in versione anguille sarebbe la prima Eccellenza solare, ogni commento è semplicemente superfluo.
Appunto il famoso ponte sullo stretto non sarebbe costato molto di più...
Appunto, Le Corbusier, cara Madame Zap, sarebbe costato meno e il siffatto Ponte ricorda tanto le celebri brioches di Maria Antonietta Regina di Francia nota per il motto wildiano ante litteram, il piacere delle vita è il Superfluo, più o meno.
Va da sè, neppure le Anguille navigheranno nel mega progetto iperrealista della futura e dicono imminente Idrovia...
Madame Zap, salvo ribaltoni, si farà i suoi 5 anni in Regione, premiata dal Partito il PD per le sue indubbi doti realpolitik... degne degli intrighi di Versailles e fabulatorie (di questi tempi anche un pregio in certo senso!). Piu o meno anche Calvano e altri visionari Local dell'Idrovia affaire prossimo venturo.. Prima o poi.. ma Lor Signori avranno già appunto completato la loro navigazione ad personam...
Sateriale, come già scritto altri, parla di fantapolitica. E da tempo, dopo la sua caduta semilibera postsindaco, persino nelle grazie del suo Sindacato di origine carrieristica... L'ha fatto nel bestseller Local - Mente Locale (il chè è tutto dire su certo trend ferrarese da tonti del villaggio) e ribadito nell'attuale rassegna Think Tank promossa dai radicali a Ferrara.
Ma l’attuale
regime cattocomunista viene da lui, le perleRonconi flop economico e non ottimizzazione di quel che Soffritti aveva lanciato, la scommessa di Fe città d’arte, i
grandi eventi, Abbado, le Mura restaurate ecc.
Se il ciclo Soffritti era
monocomunista e poi storicamente finito (Muro di Berlino caduto ecc.), fu stagione
positiva per Ferrara, rifletteva la positività berlingueriana del fu PCI. Cristofori stesso altra stoffa rispetto a certi eredi locali postDC.
Sateriale ha creato l’attuale classe
dirigente locale mediocre e mistificatoria. Non a caso ad es. Ronchi se ne andò
a Bologna, invece. Fu Sateriale con
Tagliani vicesindaco a cambiare il progetto di Cona, con Soffritti complementare
al Sant’Anna, dopo…
Le cooperative con Soffritti funzionavano ancora, dopo
hanno seguito il degrado esploso in seguito a Roma , qua ancora silente….
Sateriale
mirava a Roma con Prodi, poi Prodi saltò.Altro che eretico!
Dopo
il primo incontro con Roberto Soffritti svoltosi lo scorso Dicembre,
invitiamo tutti gli interessati al secondo appuntamento organizzato con
il gruppo consiliare Sel del Comune di Ferrara:
Venerdì 16 gennaio 2015
Sala della Musica, chiostro di S. Paolo
ore 17.00
Gaetano Sateriale
intervistato da
Stefano Lolli, Carlino Ferrara
Marco Zavagli, Estense.com
Sergio Gessi, Ferraraitalia.it
Marcello Pradarelli, La Nuova Ferrara
Stefano Ravaioli, Telestense presenta
Mario Zamorani, Pluralismo e dissenso
DOPO IL SANGUE DI CHARLIE BISOGNA GUARDARE AI DIRITTI NEGATI
Alla soluzione del problema dell'integrazione, da cui deriva tutta
questa violenza, non basta un intervento solo sul piano delle norme:
l’affermazione di un diritto in linea di principio non può prescindere
dalla sua garanzia materiale.
Oggi
è stata postata questa lettera alla Nuova Ferrara in cui tal Massari (socialista
di sinistra) dice che l'architettura fascista a Ferrara comporta nefandezze
urbanistiche.
questa è la mia risposta:
Forse questo spocchioso signore si riferisce al polo chimico (ex
Montecatini etc.) edificato dal fascismo nella prima periferia della città. Ma
non è dato di saperlo perché non ha specificato quali sarebbero queste
nefandezze. Egli dovrebbe, in ogni caso, capire che gli interventi urbanistici
vanno contestualizzati all’epoca in cui sono stati fatti. Ai tempi del fascio
non vi era la sensibilità (e la conoscenza di danni che possono derivare da
esalazioni etc.) che abbiamo oggi, pertanto non si può certo fargliene una
colpa, ma anzi essi privilegiavano il LAVORO, l’industrializzazione e la
produzione, quali motori dello sviluppo economico e sociale dei territori.
Mentre invece vi era grande sensibilità per gli edifici storici e le tradizioni
(vedi Palio ad esempio).
Inutile tentare di spiegargli, quindi, che lo stile
razionalista inventato dal fascismo è tutt’oggi motivo di studi e ammirazione da
parte di studiosi ben più titolati di lui sull’argomento.
Diversamente, nel
dopoguerra si che vi fu speculazione edilizia, con abbattimento di lunghi tratti
di mura senza salvaguardare il patrimonio artistico/architettonico.
Per cui se c’è qualcosa da bocciare questi è il dopoguerra (antifascista) e
i commenti a sproposito del sig. Massari
LA STRAGE DI PARIGI E QUELLO CHE L'ISLAM NON HA MAI DETTO
I fatti di Parigi, gli ultimi di una lunga serie, inducono una volta per
tutte a riflettere su cosa sia veramente l'Islam e su quanto esuli
assolutamente da un'immagine formatasi dentro e fuori di quella
religione, spesso travisata e strumentalizzata a fini politici da
opposte sponde. Tra le molte idiozie costruite nel tempo per
identificare l'Islam, grazie anche al contributo di sue correnti
estremistiche, si distingue il concetto di guerra santa, sul quale chi
scrive ha avuto non di rado modo di soffermarsi per spiegarne il
significato autentico: una ricerca della perfezione, secondo le
intenzioni originarie del Profeta Maometto, al quale sono state
attribuite affermazioni non corrispondenti al suo pensiero, sull'abbrivo
di influenze ancora oggi esterne al suo messaggio originario. Una somma
di soprusi e di falsificazioni di cui sono stati responsabili i
cosiddetti fautori della reislmamizzazione dell'Islam.Si può condividere
o meno gli insegnamenti dell'Islam e si può criticare l'interferenza di
movimenti di rilettura aberrante del suo lascito, ma una cosa è certa:
mai e poi mai questa situazione è stata giustificata dall'Islamismo
classico. Si è detto delle comuni, storiche frequentazioni tra i fedeli
delle diverse religioni in Oriente e non solo in Oriente e dello spirito
di convivenza conservatosi nei secoli da quelle parti, fino
all'irrompere di elementi legati alle logiche di potenza e come si suol
dire di bottega in seno allo stesso mondo arabo-islamico. Dietro la
superficiale e pericolosa immagine in cui ormai ci si specchia con grave
danno per la tolleranza e la pacifica vicinanza tra religioni, esistono
delle ragioni profonde che testimoniano il contrario. Tra queste si
colgono verità poco conosciute e che non legittimano la scia di violenza
e di sangue che fa comodo a molte forze oscure, come si è detto, dentro
e fuori dell'Islam. Tralasciando l'emergenza del terrorismo e la
fanatica assenza di quel dibattito sulla tolleranza che ha suscitato la
moderna democrazia in Occidente, è opportuno ritornare su un argomento
centrale della questione islamica, quello delle donne e del loro ruolo,
ancora prevalentemente subalterno, nonostante le spinte innegabili della
modernità anche in quel mondo. Secondo una tradizione trasmessa da
qualche discepolo bugiardo e tendenzioso, e comunque totalmente
inattendibile, Maometto avrebbe pronunciato una forte sentenza di
sfiducia sul genere femminile:"Un popolo che affida i propri destini ad
una donna, non potrà mai essere prospero". Nulla di più falso, perché il
Profeta dell'Islam non ha mai detto cose simili. E d'altronde di
governi a direzione femminile, se pur con incerta fortuna, dato il clima
creatosi in forza di tale frase. Sta di fatto, però, che la circostanza
consacra qualcosa di oltraggioso e di illogico. Dall'anno 622, anno
primo dell'Egira, in cui i seguaci di Maometto si insediarono a Medina,
provenienti dalla Mecca, l'equivoco, peraltro, esiste ed esercita la sua
infelice influenza sull'Islam. Si tratta di un problema che trafigge
tutta la cultura musulmana: la posizione della donna all'ombra del
Profeta. Maometto aveva prefigurato una società religiosa e democratica
in cui uomini e donne, insieme, avrebbero potuto discutere le
leggi.formulare le scelte di un nuovo ordine, di un nuovo modo di vivere
in comunità e in reciproco rispetto. L'obiettivo era uno stato forte e
stabile, capace di affermarsi in un'Arabia governata da tribù, dilaniata
da rivalità, guerre civili venate di oscurantismo religioso e
culturale. Eppure, nonostante l'assunto del Profeta, che predicava
un'uguaglianza più che formale, la "storia" guidata da misogini
forsennati (dello stesso tenere dei nuovi islamisti), ha imposto il velo
alla donna e, ad un tempo, l'ha emarginata dalla vita decisionale per
tanti secoli. Un tendenza che, per fortuna, sta esaurendosi anche tra le
fila delle stesse donne velate, laddove il velo, paradossalmente,
diventa arma di rivalsa e di contrattacco civile e sociale. Se non si
promuove un'indagine serrata che punti a commentare autenticamente le
parole, le azioni e le gesta di Maometto, non si potrà mai intraprendere
un viaggio nel mistero dei comportamenti islamici e scoprire così come
da un indirizzo remoto in cui uomini e donne, nella Medina del VII
secolo, discutevano di politica e insieme andavano alla guerra, si sia
potuto arrivare ad un così umiliante degrado della presenza e del ruolo
femminile. Un'atmosfera ritrovata che fa il paio con quella della polis
greca, con i debiti distinguo. 8.01.2015
I Balcani, l’Albania
e la cultura italiana negli scritti di Ernesto Koliqi a 40 anni dalla morte:
l’Adriatico che incontra il Mediterraneo
Il 15 gennaio di quarant’anni fa moriva Ernesto Koliqi. Il legame
tra la cultura italiana e la cultura albanese ha avuto sempre un protagonista
che ha sancito un rapporto di straordinaria valenza tra l’Occidente, i Balcani
e l’Oriente: Ernesto Koliqi. Morto a
Roma il 15 gennaio del 1975, era nato a Scutari il 20 maggio del 1903. È stato un studioso, uno scrittore, un
saggista che ha dedicato la sua via alla ricerca del mondo albanese e italo
albanese. Il suo impegno per diffondere la cultura e la letteratura, in modo
particolare, ha avuto una costante che è rintracciabile in quasi tutti i suoi
scritti. La profonda meditazione sui valori spirituali lo hanno portato a
confrontarsi con gli scrittori e con la letteratura attraverso parametri di
comparazione al cui centro non sono mai mancati i sentimenti.
La letteratura stessa
è, per Koliqi, il risultato di una conoscenza di sentimenti la cui tensione
culturale non può che derivare da una visione chiaramente spirituale della
vita. I motivi legati al sentimento dell'appartenenza provengono da una
dimensione che ha come punto cruciale il rapporto tra storia umana e storia
cultura di un popolo. La letteratura è il percorso di una eredità.
Koliqi non ha mai
smesso di confrontarsi sia con gli scrittori e i poeti di Albania sia con
quelli arbereshe. Ha sempre indicato quegli interpreti che hanno segnato un
tracciato di spiritualità. Il suo rapporto con l'opera di Girolamo De Rada,
d'altronde, è una testimonianza emblematica. Ha scritto su questo poeta ma
scrivendo della sua opera e della sua vita non ha fatto altro che indirizzare
quella sua consapevolezza verso un testimone di una eredità che ha assommato la
spiritualità albanese con la spiritualità arbereshe. Una chiave di lettura che
ha permesso di penetrare realtà complesse e quella storia degli uomini e dei
territori il cui filo tra le comunità italo albanesi e la cultura albanese è
abbastanza consolidato. In una visione poetica la storia si lascia catturare e
offre legami inportanti.
In una sua conferenza
letta il 20 settembre del 1964
a Cosenza annotava riferendosi agli albanesi in Calabria:
"Anche al viandante esperto di contrade e genti le più diverse del mondo,
raramente avviene d'incontrare come in terra di Calabria, ricca di sconosciute
meraviglie, costumi così suggestivi per armoniosa fusione di tinte. Si
riflettono in essi i colori ora vividi ora sfumati del mare e del mediterranei
e l'incanto delle primavere rigermoglianti su piane e alture che coprono resti
di antiche cività e di cui la risonanza musicale del nome conserva tenaci
sapori classici. I solenni orizzonti che ci dànno il senso dell'infinito,
perdendosi oltre i grandiosi scenari dei monti, sembrano immersi in un' aura di
primordiale solitudine dove spazio e tempo assistono immobili all'avvicendarsi
di condizioni umane, le quali mantengono pressoché intatta nella loro interiorità
una remota saggezza materiata in millenarie esperienze. Terra di monaci,
filosofi e poeti, di pastori ed eroici fuorilegge che sempre preferivano la
libertà dei boschi a una vita menomata nella sua dignità da crude costrizioni
tirraniche, nobilissima terra abitata gente rude e silenziosa che cela nelle
pieghe dell'anima singolari qualità umane, le quali lampeggiano di viva
improvvisa bellezza a chi vi si accosti con cuore amico a somiglianza dei
segreti recessi pieni di prode fiorite e fresche acque, inseriti fra le quinte
delle sue aspre rupi montane" (ora in “Saggi
di letteratura albanese”, Olschki Editore, 1972, pag. 76).
Un paesaggio, si nota
benissimo, fatto non solo di luoghi ma dentro i luoghi c'è l'anima. L'anima di
un popolo ma anche l'anima di una geografia in cui il sentimento della
spiritualità si avverte. Koliqi proprio attraverso gli studi su De Rada ha dato
una dimostrazione di come l'approccio letterario deve stabilirsi attraverso i
testi. Lo studio dei testi ci introduce in una visione prettamente critica.
Ovvero di valutazione critica. Una valutazione non basata su elementi storici
ma creativi. Infatti quel gioco (prima citato) di fantasie calato dentro una
geografia ben definita Koliqi lo adotta anche negli studi sugli autori.
Una prosa d'arte, la
sua, che ha una indelebile forza interiore. Riferendosi a De Rada ne coglie in
alcune battute il senso vero di una definizione poetica: "I poliedrici
aspetti della eccezionale personalità di Girolamo De Rada si sintetizzano nel
suo genuino talento di poeta, che ad essi infonde vigorosa efficacia di
irradiazione. L'ispirazione poetica è all'origine di tutta la sua molteplice
attività di linguista, di “grammatologo”, di studioso di estetica e di
ordinamenti statali, di politico e di propagatore dell'idea risorgimentale
albanese". Ma Koliqi va oltre perché è un convinto assertore di un De Rada
che va oltre i confini della stessa cultura arbereshe.
E', in altri termini,
un poeta che va oltre il senso del nazionale che non può essere circoscritto ad
un ambito rigorosamente culturale. Infatti coglie con acume questo aspetto:
"Il suo messaggio poetico non rimane circoscritto agli interessi
nazionali, sia pure nobili e generosi, della stirpe albanese, ma li supera
raggiungendo la sfera universale della grande arte nella quale si trasfigura la
sua profonda umanità grondante di sofferto dolore e lievitata da uno schietto
anelito di elevazione spirituale". Un'analisi che giunge ad una
sottolineatura significativa proprio nel campo dell'indagine spirituale:
"Il de Rada superò con l'ardore della fede e la luce della poesia ostacoli
che parevano ed erano insormontabili" (da una conferenza svoltasi a
Palermo il 28 novembre 1964, e ora nel testo citato sopra, pag. 115).
Attenti studi Koliqi
ha condotto sul rapporto tra Islam e Cristianesimo nella letteratura albanese,
sulle influenze orientali sulla letteratura, sui fenomeni linguistici, sui
poeti e sugli scrittori albanesi e arbereshe, sul legame tra poeti italiani e
poeti albanesi, sulla figura di Skanderbeg, sulle traduzioni. Un capitolo
imponente resta la lettura su Gabriele D'Annunzio e la letteratura degli
albanesi. Al centro di questa sua ricerca ci sono sempre i temi fondamentali
della cultura popolare e dell'anima religiosa.
Temi, dunque, che
hanno caratterizzato tutto il suo percorso di scrittore, di studioso e di uomo.
Quell'anima popolare che è la vera anima di una spiritualità pregna di
riferimenti religiosi. A conclusione di un suo scritto dedicato a "Le
nuove correnti della letteratura albanese" cesella: "L'anima popolare
si nutre ancora della poesia conservata viva nella memoria collettiva del
Fishta e di Naim Frasheri, di quella poesia che s'impernia sui temi immortali:
Dio, santità del focolare, vita sul solco delle tipiche usanze schipetare, al
ritmo delle quali è bello vivere e per cui vale la pena di morire" (op.
cit., pag 230).
Il richiamo alle
origini, all'identità, all'appartenenza grazie a dei modelli che sono culturali
ma marcatamente, come già si è detto, spirituali resta fondamentale. Un
richiamo che è chiaramente inossidabile. Ma l'uomo Koliqi era un uomo della
tradizione, un uomo della conservazione, un uomo rimasto fedele ai principi
della fede. L'anima albanese non è mai stata un vissuto soltanto culturale o
soltanto letterario e storico ma dentro il valore della difesa di una
tradizione i segni della religiosità sono stati dei baluardi. Uomo che ha
rivestito, tra l'altro, anche delle prestigiose cariche politiche e
istituzionali. Ma la sua formazione umanistica lo ha sempre distaccato dalla
burocrazia e dagli apparati.
Ha pubblicato testi
sulla letteratura albanese, ha fondato riviste (si pensi a "La
scintilla" del 1940), ha scritto poesie, novelle ("Le ombre delle
montagne" nel 1928 e "Mercante di bandiere" nel 1935), ha
tradotto autori come Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso, Parini, Foscolo, Monti,
Manzoni. Il mondo popolare è stato sempre punto di riferimento dei suoi studi
ma anche i suoi testi creativi vanno in questa direzione (si pensi a "Le
orme delle stagioni" nel 1933). Un autore che è riuscito ad imporsi con
straordinaria vitalità ed ha innovato la ricerca sulla letteratura albanese e
arbereshe. su questo non ci sono dubbi.
Giuseppe Schirò junior
nel 1959 scriveva: "In Ernest Koliqi è possibile ravvisare in linee più
decise un nuovo stadio della letteratura albanese. (…) Nella sua poesia, come
nella sua prosa, s'avverte dunque il respiro delle Alpi Albanesi e una elegante
modernità occidentale, l'ampia eco degli aedi e dei suoi monti e la melodia
delle forme colte. E son questi i motivi per cui la posizione spirituale ed
artistica del Koliqi è destinata ad esercitare sensibili influenze sia sui
desiderosi radicali innovazioni sia sui retrivi di forme nuove e di nuova
poesia" (in “Storia della letteratura albanese”, Nuova Accademia, Milano,
1959, pag. 244).
Schirò junior aveva
visto bene. Dunque, Koliqi un innovatore. Ma non ha mai tralasciato di leggere
la letteratura albanese e italo albanese in un contesto la cui dimensione
culturale è legata alla spiritualità di un popolo. Una spiritualità che si
regge attraverso la difesa della tradizione. Innovatore nella tradizione. Una
tradizione in un intreccio che porta sempre ad un dialogare tra civiltà.
........ Tema: Një familje mesdhetare. Historia e artistes italiane dhe shqiptarit të birësuar Te ftuar: Antonella Pagnotta, Marcello Francolini, Bledar Hasko
Splendida presentazione di Vittorio Sgarbi a fine anno (30 12) alla libreria IBS di Ferrara per la sua ennesima meraviglia: ovvero Gli anni delle meraviglie, edito da Bompiani seconda ristampa. Un incanto mediatico culturale come bene evidenziato dalla stessa stampa ferrarese. Ma ovviamente Sgarbi mai mandarino, anche a Ferrara che mal lo sopporta, ma si sa certa ferraresità... E finalmente, ma mica la prima volta, anzi Sgarbi da tempo sulla scia di De Pisis (Ferrara, palude mefitica) e altri insospettabili, Bassani, Antonioni.... un mega aforisma, un futurisma persino degno di Karl Kraus, che fu "poeta" perturbante con la sua Scintilla DIE FACKEL, persino nella Grande Vienna mitteleuropea... : " Ferrara città meravigliosa ma GOVERNATA DA DEFICENTI"! Parola in libertà simultaneamente la lapidaria e lapide per la giunta cattocomunista! E dichiarazione bellica persino popperiana, negli ultimi giorni, sia Il Sole 24 Ore che Italia Oggi hanno ben statischizzato la caduta libera di Ferrara città d'arte, crollata in un appena 1 anno per qualità della vita di decine e decine di posizioni! Tropo hard, Sgarbi? Noi futuristi lo diciamo da anni, e non solo noi! E ovviamente è sempre Odi et Amo, non tutti in deficit ....anche i Politik (gli elettori allora? e non solo....) ma il Trend è quello. Purtroppo le autocritiche si sa.. da Budapest in poi, quando le fanno, gli psicocattocomunisti passano 20 anni! E 20 anni fa quasi non esisteva neppure Internet!
Come prevedibile da troppi indizi, Matteo Renzi, pur sempre meno caro agli elettori che lo premiarono alle Primarie (la rottamazione si sta rivelando un riformismo appena un poco Craxiano e nulla più) sul piano mediatico centra un nuovo bersaglio, poi come spesso... di mezzo c'è il mare (tra vecchio PD, i sindacati, la casta Pubblica, vero serbatoio di voti ecc. anche i suoi limiti purtroppo ormai visibili).
Mica ha torto Matteo quando in questi giorni prende finalmente di mira la PA e annuncia "a casa i fannullonii!".
Tuttavia se il disorso non fa una piega, è assai più complesso di qualche anche affascinante spot alla Toscani... Dati ufficiali recenti rivelano ad esempio (o meglio confermano quel che si sa da decenni...: nel Trentino il costo virtuale per la PA è circa 7 euro per italiano, nelle Isole e al Sud, oscilla sui 100 euro e oltre! ERGO se da Roma in su certo fantozzismo ben noto è quasi solo fisiologico, da Roma in giù il Rasoio di Occam sarebbe necessario.
Da Roma in su semmai andrebbe applicato ai Vertici dissipatori e privilegiati (e troppe unità umane ) non certo alla base (salvo casi fisiologici), anche se prima o poi anche nelle aree dal cartellino soddisfacente, troppe unità umane comunque superflue dovranno pur essere dislocate altrove.
Ferrara anche in questo senso, come nella fu Regione Rossa, spicca... Si pensi soltanto ai troppi Dirigenti pubblici, Ferrara Arte e Ferrara musica incluse...eccetera... Info ulteriori
"Muore l’anno. E nulla ha ancora increspato il silenzio che trasporta
chissà dove la compianta Cassa di Risparmio di Ferrara. Neanche un
brusio di fondo: il silenzio è l’insostenibile colonna sonora del
disarmo della banca salvadanaio dei ferraresi"
Così l'incipoit di un intervento particolarmente brillante di Stefano Scansani su La Nuova Ferrara di cui è direttore, dedicato alla Storia Infinita e la Parabola sempre più defaultiana della Carife, l'ex banca del Partito... a Ferrara. Dopo l'ennesimo flop, post commissariamento degli ultimi giorni per un suo rilancio decente.
A parte una analisi globale tempestiva e molto verosimile, Scansiani ha - ci pare - certamente alzato il tiro evidenziando certa ferraresità negativa vertistica (per modi dire) dei Resti della Banca attuale che si riflette eccome nella questione, tra silenzio e omertà, alla faccia di chi già ne ha pagato le conseguenze e pare destinato in caso di defualt ufficiale a subirne ancora, ovvero tanti azionisti ferraresi stessi.
Va da sè: noi aggiungiamo alcune considerazioni peraltro anche più o meno tacite nella bella e pungente analisi di Scansani.
In ogni caso per certa Dirigenza pluriennale che ha evidentemente pilotato la Carife come fosse una diigenza nell'era informatica della Finanza... immunità e prescrizioni diversamente legali?
I link storici tutt'altro fantapolitici tra la Carife e il Partito, idem destinati soltanto a foraggiare complottismi innocui? Anche per la Carife, certa magistratura continuerù a giocare a golf con gli amici di D'Alema ecc.?
Visto l'andazzo anche elettorale, la probabile fine post commissariamento della Carife, in assenza di salvatori improbabili, è quasi vincere, purtroppo, un gratta e vinci truccato. Altra perla della Ferrara cattocomunista e della Finanza Rossa!
Il cosiddetto mistero Local, prima bersaniani o lettiani poi
un bel liftingZona Cesarini e tutti
Renziani, dopo circa 9 mesi di Renzi Premier ora è decifrabile.Premesso che le montagne della rottamazione
hanno partorito solo topolini, anche se memi nuovi sono reali (ma deboli e a
medio termine – primavera o autunno. Perdenti), il decollo ad personam a Roma
dei vari Franceschini, Marattin (renziano prima ora ma sempre moderato…)
Boldrinie a Bologna dei vari
Zappaterra, Calvano (capogruppo regionale!) è il prezzo che Renzi ha pagato per
il famoso lifting e catturare consensi ex bersaniani ecc, a suo tempo con le
primarie e l’investitura post Letta. Della
serie, va da sé, come scaricare software senza antivirus.Passata la sbornia nuova e dinamica mediatica
(noi stessi ovvio Mea Culpa), in Renzi l’operazione neppure è stata solo Real
Politik (e scadente).ma anche in buona fede, certo DNA democristiano sta
prevalendo e 1+1fa 2…Come accennato la buona fede non è roba
politica e gli esiti, mentre il mondo va sempre più veloce, sono deboli e
perdenti (anche se non per le critiche della fu sinistra massimalista e
sindacati inclusi e certa intellighenzia). Come diceva Marx le rivoluzioni o
rottamazioni e cambiamenti politici non
si fanno con l’acqua santa neppure nella società odierna liquida. Il governo
Renzi profuma di ferraresità, quella negativa con ai verrtici romani o
regionalifigure mediocri, altro che meritocrazia
e conoscenza. Il non decollo romano della Di Francesco (discutibile per questioni
altre e certamente figura politicamente non perturbante) va da sé la dice
lunga. Qua nel campo dei beni culturali meritocrazia e conoscenza sono
indiscutibili…Forse oscurava il genio
conclamato di Franceschini.. gran
tessitore chi lo nega… ma allora meglio Andreotti e tutto il corollario, almeno
gestibile, non le ombre postmoderne riflesse da Roma a Ferrara.. Ombre a
Ferrara potenziate dalla ben nota Favola Reale della città Cenerentola in
Economia e in Regione dalla mitologia (attuale) della Fu eccellenza rossa…Fabule Reali che nessun ferrarese volato a
Roma o Bologna ha mai narrato evidentemente a Renzi.. oquest’ultimo si è sopravvalutato nella
campagna acquisti, rivelando limiti di leadership ormai conclamati. Altrimenti
le montagne avrebbero prodotto valanghe…
Alan Fabbri appena eletto non perde tempo né si
rilassa per Natale. Mentre tutta la corte pieddina - già che c’era - ha moltiplicato
(soldi dei contribuenti?) i biglietti d’auguridislocandoli ad personam per il neo capogruppo PD in Regione,
Calvano,alla faccia della Conoscenza e
della Meritocrazia, dichiara praticamente guerra al PD e su un tema che – non dominasse
Magistratura Democratica – se ne vedrebbero delle Belle.
Come noto e si è appreso, infatti, nonostante mezza Ferrara PD politik
aRoma,il senatore democratico Vaccari
non ha concretizzatoFerrara come Zona
Franca per i comuni terrormotati del celebre Sisma del 2012. Tutto rinviato al 2015, in perfetta salsa
democristiano Style.
E Fabbri ha tuonato: “Dopo l’annuncio trionfalistico di una una zona franca mai
esistita, ora è ancora una volta rinviata al 2015, Vaccari, Broglia e Renzi
hanno illuso e tradito i terremotati. Da due anni e mezzo promesse farlochhe . Allucinanti menzogne e sfacciataggine”
E Fabbri, a dispetto dei Parolai spiega e prova scientificamente tali
accuse: Ricordando – in generale - che
ben 3 Finanziarie non hanno previsto un solo euro di esenzione fiscale per le
vittime Viventi! del Sisma … che nel Marzo scorso persino ilParlamento aveva votatoin merito una proposta della Lega ecc.
Ergo, Alan Fabbri leader regionale dell’opposizione ha programmato una vera
e propria azione di rivolta democratica alla luce del Sole nelle pubbliche
Piazze, se non ci saranno News decentirispettando
la dignità degli emiliani terremotati… e l’occupazione dell’aula dell’assemblea
legislativa...
È l'immagine di una sinistra che si sta disfacendo. "Quelle immagini mi hanno fatto impressione - spiega Massimo Cacciari in un’intervista al Fatto Quotidiano
- avrà anche diecimila peli sullo stomaco, ma per uno con la sua
storia, quei fischi da parte del sindacato devono essere stati duri da
digerire". Quindi la stoccata finale: "Dico la verità, il compagno D’Alema mi ha fatto un po' pena". Nell'’intervista al Fatto Quotidiano, Cacciari riflette sulla contestazione a D'Alema nel giorno in cui i sindacati sono scesi in piazza contro il governo Renzi. "Le
persone - dice il filosofo - stanno sempre peggio e giustamente se la
prendono con chi in questi anni ha gestito la baracca e ha ridotto il
Paese in questo stato". Per l'ex sindaco di Venezia, la questione è delicatissima: "Non ci sono più punti di riferimento, né a destra né a sinistra né al centro".
E al giornalista che gli chiede se quei fischi non fossero quindi solo
contro D’Alema, Cacciari non sembra avere alcun dubbio: "Macchè! Non è una questione personale. Non c’entra niente D’Alema. Poteva passare Bersani, Renzi, Alfano... è la rivolta contro una classe dirigente che non sa trovare soluzioni credibili ai problemi della gente". Da spettatore esterno, mentre è in corso l'assemblea nazionale del Pd, Cacciari non si tira indietro a dire la sua sulle tensioni interne al Nazareno. "Ci
si avvia verso un divorzio lacrime e sangue - avverte - lo dico da
mesi, che era meglio procedere a una separazione consensuale: invece
finirà a coltellate, ormai è inevitabile".
Lungi da Noi essere pro Tagliani, anzi prima se ne va meglio è per molte altre questioni. Ma sulla Geotermia saltata a Ferrara il sindaco aveva invece Ragione e con la R maiuscola. Ferrara, visto anche come è messa, con il suo No alla geotermia sceglie il Medioevo, dimostra che se i Politici sono poco bravi o peggio, il populismo acritico può generare gravi flop. La Geotermia in tutta Italia, basta informarsi e nella comunità scientifica è una delle poche scommesse alternative energetiche possibili e ovunque o quasi sarà fatto, default permettendo. E qua a Ferrara per paure irrazionali, per comitati sedicenti che ora gioiscono e poi vanno a dormire beati in case fuori norme antisismiche , si perde una delle ultime navicelle per qualche futuro anche di sviluppo! Ha vinto la ferraresità altro che l'ecologia evoluta e scientifica. Semmai era da discutere l'affarismo Hera sulla questione, controllarlo, rettificarlo, ma il no assomiglia molto al famoso No verde luddista contro il nucelare in Italia. Mentre il resto d'Europa le faceva - Centrali Nucleari a grappoli... Il semidefault italiano viene anche da tale scelta italiota e medievale che fu praticamente marketing gratuito per i petrolieri ecc, limitando - tale gap economico scientifico - anche come effetto volano finanziamenti in piu e parecchi per la ricerca anche delle fonti alternative, fusione futura e le stesse energia solare ecc. che sul piano globale (e non solo domestico) poi attualmente non sono tecnologicamente decenti. E non per colpa del Capitalismo! Ebbene ora Ferrara ha fatto un marketing gratuito ancora per le risorse non alternative nei fatti, bravissimi scemi del villaggio! Prioritario anche per la società civile e associazioni varie di categoria discutere sul decorativismo delle bancarelle in Piazza o delle auto lumache a 30 all'ora dimenticando che Ferrara non ha piani di sviluppo forti: che la cultura non è sufficiente. Che senza sviluppo, avremo magari Picasso riclonato al Diamanti, Versace a inaugurare la Fiera del Regalo, ma con un problema. La città spopolata e-o ferraresi senza soldi con il Medioevo e la CRISI conclamati (e non il Medioevo meraviglioso di Le Goff o Huizinga.. o la sedicente Decrescita (in) felice! Tranne Cinesi e Immigrati in Centro Storico!