Me lo fa presente Maurizio Acerbi su “Il Giornale”
e io non posso che confermarlo. Mai si era visto un maschio oggetto tanto oggetto, e oggetto di scherno. Nessuno ne conosce il cognome, in società si presenta come “il Ken di Barbie”, quasi lei l’avesse partorito!
Quei cialtroni della Mattel gli hanno fatto fare di tutto, sempre lavori sottopagati, mentre lei se ne va in giro con la cabrio “rosa Barbie”, tra una sfilata, un lunch e un brunch.
Se c’è una bambola schifosamente sottoposta al lifting, sguaiatamente drogata di moda e firme, quella è proprio lei. Al povero Ken tocca sopportare, eunuco di gomma – già, si sono pure scordati di dotarlo dei gioielli – perennemente in bilico tra l’esserle fidanzato, amico e confidente... mentre lei sgrana gli occhioni in giro in attesa di un bambolotto più appetibile.
Questa bambola sempre in forma – tranne quando è uscito il modello col pancione, ma poi il pilates ha rimediato ai danni – è l’esempio più chiaro di sessismo amazzone. Lo dice pure il prezzo, perché lei può essere “da collezione”, ma lui rimane il solito sfigato. Gli hanno fatto i muscoli ma non è dotato, a volte moro e a volte biondo - ma sembra sempre pettinato al laser -, gli danno un mestiere e poi glielo levano: il precariato alla Mattel lo vivono così, sulle spalle di Ken.
Me lo ricordo bene, questo poveraccio, perché da bambina ne avevo un paio della sua specie. Ovviamente era stata Barbie a chiedermi compagnia, non che sapessi esattamente cosa potevano combinare la notte, chiusi nella scatola dei giochi, a due passi dai Lego. Eppure due salti li dovevano pur fare, perché al mattino avevano quel sorriso beota, sempre quello. Le cose sono due: o le bambole hanno una vita sessuale degna del miglior Bunga Bunga, oppure hanno semplicemente uno sguardo ebete. State attenti perché la prima impressione non sempre è quella giusta, e la cosa è applicabile sia alle bambole che agli umani e umanoidi.
Ebbene, Ken compie cinquant’anni, se li porta bene, direte voi. Certo che sì perché lui non invecchia, non può, deve tenere il passo con Barbie. Mettetevi nei suoi panni, ha accanto la bambola più famosa del mondo, quante ore passerà davanti allo specchio per essere certo di non farla sfigurare in società? E’ il guaio di vivere accanto ad una bellona – mi pregio, nel mio piccolo, di non aver mai creato simili problemi – e di dover dare sempre l’impressione di salute e buonumore.
Ecco, voi alzatevi la mattina – scazzati perché la sveglia alle sei non piace a nessuno – e fate un bel sorriso al mondo. Non vi sentite un idiota? Bene, questa deve essere la sensazione di Ken, ce l’ha ogni giorno, da cinquant’anni. Io al posto suo mi tirerei un colpo!
Invece no, Ken non può farlo, perché sciuperebbe l’esistenza perfetta di Barbie: lei non può avere un fidanzato suicida, lo capite, no?
Perciò Ken è costretto ad essere bello, sorridente e palestrato per non far sfigurare la compagna: insomma, una vita da incubo!
Cosa possiamo fare per lui? Potremmo scrivere alla Mattel per chiedere un Ken davvero cinquantenne, con un po’ di pancetta e i capelli più radi. Senza quel sorriso da paresi, magari con una smorfia disincantata di chi ha vissuto davvero, un po’ di sano cinismo, qualche vizio – e fategli almeno accendere una sigaretta a ‘sto poveraccio! - e la sana ambizione d’essere soltanto Ken, e non più “il Ken di Barbie”.
A quella stronza non piacerebbe, andrebbe in giro a lamentarsene, ma lei è soltanto una bambolina.
E’ per questo che ho sempre fatto il tifo per Ken, nella speranza di vederlo crescere e invecchiare.
A lei non piacerà, a me piacerebbe, perché quando ho scelto il mio “bambolotto per la vita”, non mi sono fermata al sorriso idiota.
D’istinti saluti
ladystinta