Paolo Giardini Count down - 2 al referendum Sant'Anna per il futuro di Ferrara

 

 


 

A due giorni dal referendum indetto da PpF il sindaco assicura che la salute dei cittadini gli sta molto a cuore. E che si preoccupa di far si che tutti i cittadini siano tutelati e assistiti in strutture dignitose, confortevoli, soprattutto più moderne. La premura è lodevole, però, visto il filtro qualitativo che influenza la sua capacità di valutazione su dignità e modernità, preferiremmo che non gliene fregasse niente della salute dei cittadini. Chi è supportato da categorie paleotecniche non può pretendere gli sia riconosciuta la minima attendibilità di giudizio sulle necessità neotecniche, come già insegnava Lewis Mumford nel secolo scorso. Se l’attuale sindaco e il precedente dichiarassero congiuntamente che preferiscono pettinare le bambole piuttosto che baloccarsi di ospedali, sarebbe offerta alla cittadinanza la possibilità d’individuare almeno una parziale spiegazione al procurato disastro di Cona e al promesso naufragio del S. Anna. Pur non essendo granché, sarebbe preferibile all’apologia del masochismo municipale sanitario (quella del masochismo municipale generico è celebrata ogni giorno dando ad Hera quel che è di Hera, per ciò che è diventato di Hera senza chiederci il permesso). Ma una dichiarazione congiunta simile è impossibile come il far di conto mescolando le mele con le pere, dato l’innato aplomb del precedente sindaco che mai gli ha consentito espressioni analoghe a questa: “..come il signor xxx saprà, SONO MOLTO PRATICO ”. E’ noto che in politica l’avverbio di quantità ”molto” a volte è convertito in avverbio di modo. Il sindaco Cetto la Qualunque per esempio, preferisce l’avverbio di modo “moltamente”. In ogni caso l’autocertificazione quanti/qualitativa del sindaco stride pure col suo appellarsi al basso numero dei posti letto ammissibili per legge negli ospedali, perché evita di soffermarsi su come possano 540 letti spettanti ai 135.000 abitanti riferiti all’ospedale S. Anna contrapporsi ai 1.500 posti dei due ospedali al servizio dei 186.000 abitanti di Modena. Eppure le due città sono rette da amministrazioni comunali provinciale e regionale dello stesso colore.

Stride ancor più della nonchalance sui pochi posti letto (con tutto quel che ne consegue per gli effetti nefasti sull’Università) la spernacchiata al futuro che ci attende. Si profilano tempi durissimi per questioni energetiche. Fuorché nell’ospedale di Cona surrogato del S. Anna, per il quale sarà d’obbligo dilapidare energia nell’allungamento dei trasporti di decine di migliaia di persone, percorrendo su mezzi motorizzati milioni e milioni di chilometri.

Nel mondo si è capito che il modello di sviluppo finora praticato è sbagliato, si torna ai rifornimenti a chilometri zero il più possibile, ma qui dispoticamente si pretende il contrario abbattendo ospedali in città e ricorrendo ad ospedali in campagne alluvionale mantenuti asciutti con la forza bruta di maxipompe sempre in funzione. Essendo il suo sindaco, “signor xxx…. molto pratico..”.

 

Paolo Giardini