Antonio Saccoccio /Netfuturismo I moderati sono tutti conservatori
Ho passato una vita a sentire fastidio verso frasi come "la verità sta sempre nel mezzo", "non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace", "non sbilanciarti mai", "ricorda il giusto mezzo" e altre stupidaggini (non a caso confluite spesso nel nostro sciocchezzaio presentista).
Il problema non è tanto costituito dalle masse che fanno uso di tali frasine da venditore, perchè alle masse sono rimaste solo queste frasine da comprare e rivendere al primo che capita (vedi il citazionismo dilagante sul web e nostra conseguente operazione citazioni virali). Le masse, se restano masse a rimorchio e sostegno del sistema, non hanno potere. Il problema diventa per noi un pericolo nel momento in cui questo presentismo d'accatto è sbandierato dai ceti dominanti. Perchè l'uso di tale moderatismo ha un preciso compito: non cambiare mai nulla.
I moderati sono tutti conservatori. E oggi essere conservatori è molto grave.
Non tocca a noi ricordare la realtà penosa che abbiamo creato in millenni di evoluzione. E' sotto gli occhi di tutti. Basta fare una passeggiata nel centro storico di Roma, Firenze o Venezia, basta entrare in un qualunque centro commerciale, basta andare allo stadio, basta entrare in un museo o in una sala da concerto.
Ora, di fronte a questo i moderati cosa hanno da dire? Nulla. Più o meno va tutto bene per loro. Va sempre tutto bene. Perchè i moderati non vedono ciò che hanno attorno. Pochi (i più furbi) qualcosa vedono, ma fanno finta di non vedere per convenienza personale.
Immersi nel presentismo più sfrenato, i moderati vedono il 5% della realtà, arrivano a concepire al massimo il problema del litigio con la moglie/fidanzata (proprio come accade in Beautiful), del figlio che prende un 4 a scuola (ma va bene così, la professoressa è tiratissima di voti, è la migliore della scuola infatti), della Roma che pareggia in casa con il Cesena (per fortuna poi la Juve e la Lazio hanno perso il giorno dopo!), di quegli odiatissimi politici stupidi e corrotti che tolgono il potere a quegli altri così onesti e puri.
Questo è il moderato. Peggio di una povera bestia con i paraocchi.
Il moderato è il banale.
Il moderato è il semplicismo che diventa saggezza.
Il moderato è il relativismo trasformato in castrazione di pensiero.
Il moderato è fare sempre il serio, perchè chi ride è uno scellerato.
Il moderato è un libro già letto da tutti che vuol continuare a vendere copie.
Ma noi siamo con i tanti che vogliono scrivere libri nuovi.
Il Net.Futurismo è per questo avanguardia di massa.
Che ognuno dica e scriva ciò che ha da dire senza paura e senza censura.
Meglio una sola spontanea pura parola che mille chiacchiere moderate.
Meglio un CHE SCHIFO! indignato che mille volgari giri di parole.
Noi siamo con chi ci prova. Provarci oggi è un dovere.
Chi ci prova vince sempre.
Antonio Saccoccio (ci prova ci prova ci prova vince rivince stravince) liberidallaforma.blogpot.com Anarchist Futurist facebbok
GRAMSCI E I MEDIA di Roberto Guerra * da supereva.it/controcultura 2009
Controcultura vuol dire anche “Dire No” quando la vox populi tradizionale e il Media power- sua versione elettronica- spingono per il Sì. Molto schematicamente, perché la complessità -anche su questioni apparentemente insospettabili- gioca condizioni decisive.
Facciamo un esempio davvero controcorrente, banalissimo, significante, in quanto sembra un copione ben conosciuto da tutti ormai remixato da circa 20 anni; tenendo ben presente sullo sfondo figure quasi gestaltiche socioculturali quali Marshall McLuhan e soprattutto – per la variante culturalistica specifica- un certo Antonio Gramsci.
Tale copione, ebbe pure un embrione clamoroso: quando un'intera generazione traviata da cattivi maestri giocava alla rivoluzione leninista in Italia, certa controcultura che la foraggiava all'epoca, cosiddetta, esigeva quasi il Sì unanime verso certa deriva estremista e illegale/criminale... Un certo Berlinguer ebbe il coraggio controcorrente di edificare un bel Muro culturale e politico-istituzionale, di pronunciare il No fatidico... esprimendo i veri valori del popolo e dei lavoratori non solo in tuta blu di quegli anni (e della democrazia).
Ai giorni nostri, se i numeri han qualche significato postelettorale, il dato saliente degli ultimi due decenni, è un clamoroso spostamento dei consensi popolari in Italia, e nel Nord più significativo quantomeno sul piano simbolico industriale e produttivo, dall'ex sinistra alla cosiddetta Lega di Umberto Bossi.
Ed è un copione ripetuto: non tanto dalla gente exproletaria che anzi ha voltato le spalle via via ai vari mix dell'ex PCI, post il grande Berlinguer (ovvio), ma da certa intellighenzia e-o alta (ora e con ironia)manovalanza politicante d'estrazione spesso se non sempre tardoborghese schierata in certo pseudoprogressismo (almeno parzialmente), nei diversi contenitori mediatici, partito, stampa e televisione che sia.
La questione degli immigrati e della sicurezza ieri, dei valori neoperiferici, paradossalmente riemersi nell'era tecnocratica (supposta...) anche in Italia, come noto son sempre o quasi bollati dagli eredi pretesi della cultura pretesa di sinistra , e di Gramsci in particolare, di mera ignoranza dei promotori padani... se non peggio di xenofobia poco velata.
Eppure via via, proprio grazie a tali temi i Padani han sottratto all'ex sinistra la base popolare! Ora, lasciando perdere certe accuse di razzismo alla New Padana (certa intellighenzia tardo comunistica è spesso a rischio di certo neoantisemitismo, persino..sulla questione islamico-palestinese)
e sottolineando a scanso di facili equivoci la necessità futura di risposte più evolute ai problemi Realissimi e condivisi dalla gente (anche più di quanto si ammette nei sondaggi, almeno nel Centro Nord) sollevati dalla protesta popolare ..Padana, proprio Gramsci (oltre a McLuhan) possono spiegare l'apparente paradosso.
Paradosso non riducibile a obsolete analisi del novecento, quando il Power non era impersonale come oggi, ipotesi errate ancora applicate che proiettano mere analogie del preventennio fascista sui tempi attuali, o alle analisi di massa raffinate ma certamente da aggiornare magari di un W.Reich o Adorno.
Insomma, certo Gramsci, poco conosciuto avrebbe ben compreso il fenomeno: Gramsci lascia sui Media e la società di massa (ai suoi tempi allo stato nascente) pagine non a caso quasi obliate.., invece ben più significative di molti suoi comandamenti ancor oggi recitati a pappagallo da certi esegeti e vulgata, giornalisti progressisti pretesi inclusi, persino da pronipoti di Don Sturzo....
Intanto Gramsci, fin da certe sue primordiali analisi del fascismo (e anche del futurismo) visto-i già come fenomeni nuovi della nuovissima all'epoca società di massa, colse certa duplicità affascinante tipica della novità storica che riguardava anche proprio la classe dei lavoratori e degli operai: insomma suggeriva terze vie.. oltre al falso bivio apocalittici/integrati, molti decenni prima di Eco e i semiotici, strumenti innovativi per decifrare la società di massa e strumenti flessibili, in primis riconoscendo almeno in linea di principio la necessità di ascoltare le nuove domande del popolo, interfaccia con il Reale dinamico e mai statico, astratto, quindi la necessità di elaborare nuovi strumenti interpretativi per conservare l'avanguardia intellettuale al passo di corsa con le pulsioni nuove popolari e non con i dogmi del Partito.
A partire dagli anni cinquanta, un certo McLuhan, con lungimiranza impressionante, prevedeva per effetto dei nuovi media elettronici e della rivoluzione mediatica conseguente il ritorno a certi valori culturali cosiddetti orali, periferici, antinazionalistici..., sintetizzati nello spot celeberrimo, il Mondo è “un villaggio elettronico e globale”! E interpretava la nuova cultura strettamente di massa come nuovo folklore industriale, come nuova cultura popolare! E la cultura pop prima e electro/techno oggi, tam tam del cibermondo e delle tribù' postmoderne sono fatti.
Queste evocazioni culturali ci sembrano calzare se non a pennello per qualche conferenza sull'Umanesimo con frac obbligatorio..., forse ok .. -invece- per vedere in trasparenza certo trend culturale e politico diffuso attualmente in Italia. E forse , come lo stesso, quasi eccezione tra l'Intellighenzia- eccellente e sempre eretico Massimo Cacciari ha almeno bisbigliato, a Starace assomiglia assai meno il ruspante e autentico leader padano che magari quella mummia-oggi- di Luigi Scalfari e i suoi strani Repubblichini-ormai- di sinistra (pretesa!).